Visualizzazione post con etichetta Zero (video). Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Zero (video). Mostra tutti i post

2016/09/19

Giulietto Chiesa e i 500.000 euro raccolti per “Zero”

di Paolo Attivissimo

Gli anni passano, i ricordi si affievoliscono e le tracce in Rete delle asserzioni dei complottisti sull’11/9 spariscono. Ma è importante crearne una memoria permanente, per evitare confusioni e per fare in modo che i complottisti non possano rifarsi una verginità e far finta di non aver mai detto o fatto certe cose.

Per esempio, sono scomparse da Internet molte delle pagine che documentavano le dichiarazioni di Giulietto Chiesa sul costo di produzione del suo documentario Zero del 2007, diretto da Franco Fracassi e Francesco Trento. Il sito Zerofilm.it scriveva, a ottobre 2007, che il “valore” del documentario era di 500.000 euro, ma questa dichiarazione è scomparsa: la pagina non esiste più. Tuttavia Archive.org ne conserva tuttora una copia della versione in inglese:



Nel 2008 Undicisettembre raccolse questa immagine della versione italiana, che dice che “Il 100% del film vale 500.000 €”:



Una dichiarazione analoga fu raccolta da Abitarearoma.net nel 2007:

Come DIVENTARE COPRODUTTORI e CONTRIBUIRE
– E’ possibile fare versamenti a fondo perduto, usando Paypal e la carta di credito.
– E’ possibile diventare COPRODUTTORI a tutti gli effetti, versando 500 euro o multipli di 500 euro.
– E’ possibile acquistare percentuali di quote, investendo minimo 100 euro; 
Nel dettaglio:
1 – Il 100% del film vale 500.000 €. Tale ammontare è suddiviso in 1.000 quote da 500 €, che corrispondono ognuna allo 0,1% del totale. Per partecipare alla produzione, essere COPRODUTTORI, bisogna versare almeno 500 € o multipli di 500 €. I coproduttori partecipano ai guadagni complessivi del film in proporzione alla percentuale acquistata.
2 – Chi investe tra i 100 e i 500 euro acquisterà una percentuale di quota (ad es. 100 euro sono il 20% di una quota)
3 – Chiunque verserà meno di 100 euro lo farà a titolo di donazione a fondo perduto.

Per partecipare si può scrivere a: coproduzione@zerofilm.it
Tutte le info su www.zerofilm.it

Oggi il sito Zerofilm.it non esiste più. Questo sembra indicare che alcuni paladini italiani della lotta per la verità fatichino persino a mantenere aperto un sito Web, ora che le occasioni di sfruttamento economico sono svanite nel dimenticatoio.

In compenso esiste ancora un sito francese, Reopen911.info, che parla di Zero in questi termini (copia archiviata anche su Archive.is; screenshot qui accanto):

En tout, le film a coûté 500.000 Euros, dont 200.000 par l’actionnariat populaire, et le reste du financement est venu de nos propres disponibilités et aussi de notre travail et de notre expertise et de celle de Francesco.

Lo stesso sito aggiunge un altro dato interessante:

Il aurait pu coûter 100.000 de moins sans ce système d’actionnariat, car on ne peut pas négocier les prix et demander des rabais à quelqu’un de rémunéré par ce système d’actions. A ce jour, les gains n’ont toujours pas remboursé le budget du film.

2008/08/07

Il cospirazionismo precipita a velocità di caduta libera? Qualche cifra dagli USA

di mother, si ringrazia ScrewLooseChange
  1. 911blogger continua a perdere visitatori. Nel luglio 2007 il traffico di accesso era a quota 231.000, mentre nell'ultimo mese è arrivato a 169.260. Un calo del 26,7%.


  2. Il sito WeAreChange aveva lanciato una raccolta di fondi per indire un congresso per la verità sugli attentati dell'11 settembre 2001. Il budget richiesto per organizzare l'evento per l'11 settembre 2008 è di 20.000 dollari e la raccolta dei fondi doveva finire il 15 agosto 2008. In luglio la somma raccolta era di 22 dollari e 22 centesimi. Oggi è arrivata a 522,22 dollari e mancano solo dieci giorni alla chiusura della raccolta di fondi.


  3. Il 24 maggio, Richard Gage ha annunciato di aver iscritto 419 architetti ed ingegneri alla sua lista per richiedere nuove indagini che appurino la verità sugli attentati dell'11 settembre 2001. Fino ad oggi se ne sono aggiunti altri 8, per un totale di 427. Gage prevedeva di raggiungere quota 1000 entro l'11 settembre 2008, ma sembra alquanto improbabile che riesca a raggiungere tale risultato. In tutta probabilità arriverà a malapena a 550 iscritti. Bisognerebbe chiedersi quanti ingegneri ed architetti esistano negli USA, dove la popolazione è stimata in circa 304 milioni di persone (dato Census.gov). La sola ASCE, American Society of Civil Engineers, conta oltre 140.000 iscritti.


  4. Les Jamieson aveva indetto una raccolta di firme a New York per richiedere la verità sugli attentati dell'11 settembre 2001. Pensava di raggiungere le 100.000 firme entro il 25 luglio (1-2% della popolazione della metropoli), ma a luglio era stato raggiunto soltanto il 20% del suo obiettivo.


  5. Di Zero si sa... zero. Non è noto quanti coproduttori abbiano ricevuto un compenso per aver partecipato alla produzione del film. Non è noto quanti fondi siano stati raccolti fino ad oggi.
    Dopo il progetto NoWarTv e dopo la produzione del film Zero, Giulietto Chiesa passa a sostenere il canale informativo CanaleZero (3535 adesioni). Questa volta Giulietto Chiesa vanta censura anche da parte dei partiti di sinistra, che hanno taciuto sul format Pandora del canale informativo CanaleZero, in onda una volta a settimana su una rete di televisioni regionali a partire dal network di Europa 7.
    Continua la vendita del DVD del video Zero sul sito di 911blogger.com, con tanto di banner pubblicitario in homepage, con copertina del DVD completamente diversa dalla versione pubblicizzata dai nostri connazionali/produttori e senza alcuna segnalazione di questo sbocco commerciale sul sito ZeroFilm.info. Si noti che secondo la pubblicità di Zero per il mercato statunitense, il 50% dei guadagni degli affiliati di 911 blogger andranno alla FealGood Foundation ("50% of 911blogger affiliate profits will go to the FealGood foundation when you buy through this ad").
    Nella homepage di Zerofilm.info si avverte che al 17 luglio 2008, circa 7 mesi dopo la prima apparizione del film/documentario alla Festa del cinema di Roma, sono 10.280 gli spettatori che lo hanno visto.


  6. Cancellati st911.org e sst911.org (fonte 911blogger). Il primo era il sito dell'associazione Scholars for 911 Truth prima della separazione fra sostenitori della teoria della termite di Steven Jones e sostenitori della teoria della demolizione controllata con cariche di esplosivo, il cui sostenitore più rappresentativo è James Fetzer. Il secondo era il sito di riferimento del gruppo di Fetzer nella scissione della Scholars For 911 Truth da Steven Jones e dalla sua teoria basata sull'uso di termite. S'era accennato alla scissione nell'articolo St911 - Scholars for 911 Truth. Rimane aperto Stj911.org il sito di riferimento della parte di Scholars for 911 Truth and Justice, che fa capo a Steven Jones. La Scholars For 911 Truth, che fa capo a Fetzer, muta nella YAFA (Young Americans for Accountability), con l'intento di ampliare il campo d'azione del loro attivismo a molti più argomenti e non solo alla ricerca della verità sull'11 settembre 2001. La maggior parte del materiale e degli articoli di sst911.org viene spostata sul sito del YAFA.

Aggiornamento 15 agosto 2008
Jamieson: Epic Failure da Screewloosechange

Aggiornamento 18 agosto 2008 AE911truth manda una mail per chiedere aiuto ai sostenitori e sottoscrittori, al fine di poter mantenere per l'11 settembre 2008 la promessa di vantar fra le sue file 1000 ingegneri ed architetti che richiedono nuove indagini sui crolli del World Trade Center.

2008/06/24

Il seguito oceanico del "movimento per la verità" / 2

di mother





Nelle foto qui sopra, Giulietto Chiesa risponde alle domande degli spettatori dopo la proiezione del suo video Zero - inchiesta sull'11 settembre 2001 al Centro congressi di Caen, in Francia, 6 giugno 2008.

Recentemente l'associazione Reopen911.info ha organizzato varie date per la pubblicizzazione di Zero in Francia. La proiezione a Caen è avvenuta in occasione dell'apertura, nel museo della città, di un'esposizione dedicata agli attentati, che include foto, video ed alcuni resti delle Torri Gemelle portati appositamente da Ground Zero, compresi frammenti degli aerei. Il sito Internet del museo di Caen propone anche una sezione commemorativa degli attentati.

Alcune immagini dell'esposizione, che sarà aperta al pubblico fino al 31 dicembre 2008, sono disponibili tramite Fox News (link 1; link 2), in un servizio TV in francese e in una serie di fotografie.

La proiezione di Zero è commentata in francese presso Caen.maville.com, che stima in "circa 150" le persone presenti.

2008/06/01

Il seguito oceanico del "movimento per la verità" / 1

di Paolo Attivissimo, su segnalazione di Screwloosechange

Il cosiddetto "movimento per la verità" sull'11 settembre si vanta spesso di avere una grandissima percentuale di adesioni nell'opinione pubblica. In questo senso vale la pena di conoscere le dimensioni della manifestazione organizzata dal movimento di recente, l'11 maggio scorso, a San Francisco.



E meno male che questo raduno era denominato West Coast Convergence e doveva quindi riunire tutti i rappresentanti del movimento della costa occidentale statunitense.

La folla oceanica che si accalca intorno a Dylan Avery, autore di Loose Change, è davvero impressionante in questo fotogramma tratto da un altro video del grande evento:



E come vanno le cose nel Vecchio Continente? Qui, come al solito, le mode americane vengono scimmiottate con ritardo. Infatti il video Zero a tutt'oggi, dopo sei mesi di proiezioni, può vantare ben 7.303 spettatori. Un trionfo di pubblico. Non siamo noi a dare questi numeri: è il sito di Zero (il dato è in alto a destra nell'immagine qui sotto, cliccabile per ingrandirla).



E' insomma chiaro che il numero dei credenti (il paragone fra l'ossessivo slogan "911 truth now - 911 truth now - 911 truth now" ripetuto all'infinito e certi mantra religiosi è spontaneo) è infimo. Quello dei perplessi e dei male informati, tuttavia, è probabilmente maggiore. E' per loro che continueremo a pubblicare articoli in questo blog.

Ma per il resto, il "movimento per la verità" è finito. Dopo sette anni non è riuscito né a presentare una prova concreta, né a coinvolgere l'opinione pubblica. Ha saputo soltanto sprecare anche l'occasione mediatica che pure gli era stata offerta nel 2005 negli USA (con l'uscita del primo Loose Change) e nel 2006 in Italia (con la serie di puntate di Matrix).

Requiescat in pace.

2008/05/28

"Zero": i giornalisti USA non indagarono l'11/9 "per paura di essere linciati", lo dice Dan Rather

di Hammer. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

E' uscita nell'aprile del 2008 l'edizione di Zero che comprende in un cofanetto il libro e il DVD. Sul retro del confanetto compare una dichiarazione del giornalista Dan Rather in apparenza decisamente sconvolgente: il celeberrimo anchorman statunitense avrebbe detto "Non abbiamo indagato per paura di essere linciati" nel corso di un'intervista al programma Newsnight della BBC.

La frase successiva è ancora più inquietante e suggerisce al lettore che ciò su cui Rather e i suoi colleghi si sarebbero astenuti dall'indagare sarebbe quanto avvenuto l'11 settembre 2001: "La nostra indagine sull'11 settembre è dunque ripartita da ZERO, per ricostruire i fatti".



Purtroppo non vengono forniti riferimenti ed è quindi estremamente difficile risalire alle circostanze in cui Rather avrebbe pronunciato quelle parole.

L'unica intervista rilasciata da Dan Rather al programma NewsNight della BBC di cui abbiamo trovato notizia risale al 6 giugno 2002. Uno spezzone dell'intervista è pubblicato su Youtube. La trascrizione è riportata proprio dal sito della BBC e, come si può constatare, non parla in nessun punto dell'11 settembre o delle teorie cospirazioniste. L'argomento è infatti la guerra al terrorismo e il fatto che l'ondata di patriottismo sollevata dagli attentati dell'11 settembre ha reso impossibile per i giornalisti porre domande scomode al governo sull'opportunità e sulle modalità di una serie di conflitti contro i paesi che ospitano organizzazioni terroristiche.

Dan Rather sottolinea nell'intervista che la guerra comporta veri morti e vero sangue, si chiede se il ritrovato e istintivo sentimento patriottico americano non stia offuscando i valori stessi di democrazia, e sostiene che non si può essere a favore di una guerra se non si sa perché e come la si sta combattendo. Prosegue poi con altre argomentazioni di questo genere.

Tutta l'intervista parla della cosiddetta "guerra al terrorismo". Non contiene alcun riferimento alle ipotesi di complotto sull'11 settembre e nemmeno alla dinamica degli attentati. Non solo: in nessuna parte del testo dell'intervista compare la citazione riportata dalla copertina di Zero.

Nell'intervista, Rather ricorda i tempi in cui in Sud Africa venivano appesi pneumatici infuocati al collo dei dissidenti accusati di antipatriottismo e paragona la paura provata dai giornalisti americani di porre scomode domande al governo a quella di ritrovarsi al collo uno pneumatico in fiamme. Ma da nessuna parte nel testo compaiono le parole "investigate" ("investigare") o "lynch" ("linciare").

Vorremmo sapere da dove Zero ha tratto la frase che riporta. Nonostante lunghe ricerche, non abbiamo trovato evidenza che Rather abbia mai pronunciato la frase in questione, né abbiamo trovato riscontri che il giornalista abbia mai avanzato dubbi su quanto accaduto l'11 settembre. In assenza di chiare spiegazioni da parte degli autori di Zero, e considerato che non si tratterebbe certo del primo caso di creatività disinvolta in questo video, resta il dubbio che la frase attribuita a Rather sia semplicemente inventata.

Forse Zero si riferisce a un'altra intervista o ad altre dichiarazioni rilasciate da Dan Rather a NewsNight; noi non le abbiamo trovate e rimaniamo in attesa che qualcuno ce ne indichi le coordinate precise, cosa che dei ricercatori seri avrebbero dovuto fare in partenza invece di dare indicazioni così vaghe.

E' anche abbastanza improbabile che Dan Rather creda alle strampalate teorie cospirazioniste presentate da Zero, visto che fu uno dei conduttori della diretta della CBS l'11 settembre 2001 e che le dirette di quel giorno sono un ottimo strumento di debunking.

Proprio durante la conduzione di Rather, per esempio, si ebbe un'ottima smentita della teoria, sostenuta anche da Zero, secondo cui il crollo del World Trade Center 7 fu inaspettato e improvviso.

Fu infatti nell'edizione di quel giorno del CBS Evening News, condotta proprio da Rather, che l'inviato da Lower Manhattan, Byron Pitts, disse chiaramente che il crollo dell'Edificio 7 era lungamente atteso. Le parole di Pitts furono le seguenti:

About an hour ago, World Trade Center Building Number 7 collapsed. A 42-story building, weakened by the devastation that occurred earlier today. No word of any casualties in the building. It was the one calamity that was not a surprise. Police had evacuated the area hours ago, fearful Building Number 7 would indeed fall down.


La traduzione in italiano è la seguente:

Circa un'ora fa, il World Trade Center 7 è crollato. Un palazzo di 42 piani, indebolito dalla devastazione che si è svolta in precedenza. Non sappiamo di nessuno che sia morto nel palazzo. E' stato l'unico disastro non accaduto di sorpresa. La polizia aveva evacuato l'area ore prima, nel timore che il palazzo numero 7 crollasse.


Alla luce di queste considerazioni, sembra molto strano che le cose stiano davvero come Zero vuole farci credere: le evidenze puntano tutte in senso contrario. E' quindi auspicabile che gli autori del video dipanino questa questione e spieghino in quale specifica circostanza, e in che contesto, Dan Rather avrebbe pronunciato la frase da loro riportata tra virgolette. La questione non è banale, perché l'accusa fatta da Zero è gravissima. Se si rivelasse fasulla, sarebbe una manipolazione davvero imbarazzante.

Aggiornamento (2008/05/29)


di Paolo Attivissimo

Mentre le spiegazioni degli autori di Zero latitano, Undicisettembre ha contattato HDNet, l'emittente dove lavora attualmente Dan Rather, per informarlo dell'uso del suo nome e delle sue parole in Zero. Se vi saranno sviluppi in proposito, verranno segnalati qui prontamente.

2008/05/03

Giulietto Chiesa e i missili antiaerei del Pentagono

di John

Quello che mostriamo qui a sinistra è un fotogramma tratto dal film Zero (minuto 45 circa), edizione in DVD.

Il fotogramma è parte di una sequenza animata del film che mostra quelle che – secondo Giulietto Chiesa e gli altri autori – sarebbero le batterie antiaeree poste a difesa del Pentagono.

Il cartone animato ci mostra botole nascoste che si aprono improvvisamente e missili che si sollevano sulle loro rampe di lancio e vengono lanciati per abbattere un velivolo intruso in avvicinamento al Pentagono.

La prova dell'esistenza di batterie antiaeree al Pentagono è quindi un cartone animato realizzato dai produttori di Zero.

Naturalmente la ragione di realizzare un cartone animato sta nel fatto che le batterie sarebbero nascoste alla vista dei comuni mortali. Nessuno le ha mai viste, insomma.

La teoria è molto comoda: sostengo che esiste qualcosa che nessuno ha mai visto, e quando mi chiedono di provarlo, mostro un disegnino fatto da me affermando che non posso mostrare qualcosa che non si può vedere.

Immaginate un Tribunale in cui l'accusa sostiene che abbiate commesso un omicidio senza che nessuno vi abbia visto e che abbiate nascosto il cadavere. Quando la vostra difesa chiede di provarlo, l'accusa mostra un disegnino e spiega al giudice che ovviamente non può mostrare qualcosa che nessuno ha visto né un cadavere che nessuno ha ritrovato.

E' lo stesso Chiesa a spiegare tale singolare ragionamento, in questa risposta a uno dei tanti co-produttori del film che iniziano a pentirsi di averlo finanziato (l'evidenziazione è aggiunta):

Sig. Chiesa, Giulietto,
sono uno dei tanti coproduttori di Zero, e per questo forse uno dei più titolati a farti una richiesta come quella che sto per fare.

Conosciamo entrambi bene Attivissimo e la sua opera di dis-informazione, che nonostante tutto credo sia fatta in buona fede.

C'è una pagina, nel suo sito dedicato all'11/9, che vorrei poter confutare punto per punto, ma sento che il candidato migliore ad un'azione del genere sia proprio lei.

Sig. Chiesa, non crede che sarebbe opportuno, per fugare definitivamente ogni dubbio, rispondere punto per punto alle obiezioni di Attivissimo? Io stesso non ho le idee ben chiare riguardo ad alcuni dei punti da lui elencati... se non altro, mi sarebbe utile un riferimento per dipanare da me ogni dubbio in merito.

La ringrazio dell'attenzione concessami.
Fabio Alemagna


Caro Fabio,
anche lei, come altri, mi scrive una lettera chiedendomi di rispondere "punto per punto" alle critiche dei kamikaze di Bush e, non so se se ne renda conto, tentando di usare le mie lettere per fare propaganda ai loro vaneggiamenti.

Le rispondo sinteticamente: ho già replicato a diverse lettere (veda quella a Fabriziono Gonelli, 17/2/08, quella a Walter Moretti (14/4/08, quella a Alessandro Lucherini 18/2/08, quella a Giorgio Vergnano del 4/2/08, e molte altre). Non intendo ripetermi.

Nel merito e nel metodo ho scritto cinque libri che se ne occupano.
Quindi chi vuole conoscere le mie opinioni non può pretendere che le riscriva ogni volta sul web. Ci sono già, in gran parte, per il resto sono nei miei libri e saggi.
Ciascuno ha cervello e ragione sufficiente per scegliere. La convincono di più gli argomenti dei kamikaze? Benissimo. E' affare suo.

Io mi limito adire che questi signori sono dei falsari. Per la banale ragione che mescolano, non sempre abilmente, ma qualche volta molto subdolamente, cose che io ho detto con cose che non ho mai detto. Per cui nella confusione "sembra" che confutino me, ma in realtà combattono contro i non pochi cretini che popolano il web e che dicono cose non verificate, o espongono ipotesi fantasiose.

Questa è la prova della loro disonestà. La faccenda del buco del Pentagono è uno dei trenta interrogativi aperti. Loro tentano di concentrare su un solo punto (per altro interamente opinabile, sebbene urlino che quella loro foto dimostra tutto) per far dimenticare gli altri 29. Basti una sola scemenza: dove dicono che noi, nel film, abbiamo fatto ricorso alla grafica per far vedere le batterie antiaeree che difendono il Pentagono e la Casa Bianca e ci sfidano a mostrarle. Le pare un'obiezione? Qualcuno (con il cervello non pieno di segatura) è in grado di affermare che Pentagono e casa Bianca non sono protetti da uno scudo missilistico? Chiunque capisce che sarebbe addirittura sensazionale se non ci fosse.

Per esempio intorno a Mosca c'è, eccome che c'è. Sebbene nessuno (salvo i servizi segreti americani) sappia come è fatto e dove è dislocato.

Inoltre noi abbiamo la testimonianza dell'ufficio di una ex deputata del Congresso americano, che ha accesso a informazioni attendibili, che conferma l'esistenza di quelle batterie. Noi non sappiamo dove sono, e non lo sa nessuno, al di fuori del Pentagono, semplicemente perchè sono uno dei più cruciali segreti della difesa di Washington. Ci vuole tanta sagacia per capirlo?
E lei mi chiede di rispondere a questa feccia ignorante?
Cordiali saluti
Giulietto Chiesa

La risposta di Chiesa si commenterebbe da sola, così come si commenta il ricorso agli insulti, espediente tipico dei complottisti quando si ritrovano a corto di argomentazioni.

L'ignoranza, però, alberga tutta in Chiesa, che lo dimostra con le sue parole.

Non c'è alcuno "scudo" a difesa del Pentagono.

L'unico "scudo" realizzato dagli americani fu il sistema Safeguard, basato sui missili Spartan e Sprint. Fu attivato il 1° aprile del 1975 e diventò operativo il 1° ottobre del 1975, a Nekoma (Nord Dakota), per proteggere la base missilistica di Grand Forks. Quindi nulla a che vedere con Washington DC. Esattamente 24 ore dopo, il Congresso americano votò il suo smantellamento.

Fonti: Directory of US Military Rockets and Missiles; Encyclopedia Astronautica; Unofficial Safeguard Site; Union of Concerned Scientists.

Il motivo di questa decisione, come spiegano anche le fonti citate, va ricercato nel fatto che il trattato ABM tra USA e URSS, firmato nel 1972, consentiva a entrambe le parti di mantenere solo due siti missilistici (parliamo di missili anti-missile), poi ridotti a un solo sito dal protocollo firmato nel 1974. Il Congresso americano giudicò che un singolo sito era del tutto inutile e cancellò il programma.

L'Unione Sovietica, invece, dispiegò il suo sistema a protezione di Mosca, ed è ancora attivo.

Non c'è alcun dubbio che Chiesa stia parlando proprio di questi sistemi, visto l'esplicito riferimento allo scudo posto a protezione di Mosca.

Ma come abbiamo visto, lo "scudo" a Mosca c'è. A Washington non c'è mai stato e l'unico "scudo" dispiegato in USA fu realizzato e smantellato tra il 1975 ed il 1976.

L'immagine di un sistema missilistico nascosto sotto terra e sconosciuto a tutti è poi a dir poco ridicola, degna di un film di James Bond. Un sistema del genere non si monta dalla sera alla mattina: occorrono scavi, lavori, gallerie. Come si può pensare di costruirne uno in una zona abitata, senza che nessuno se ne accorga?

Per non parlare poi delle necessità logistiche: missili di quel tipo hanno bisogno di manutenzione, devono essere periodicamente smontati, le batterie di alimentazione vanno sostituite, i motori a razzo revisionati. E bisognerà pur collaudare il sistema e provarlo di tanto in tanto! E' inconcepibile pensare di "seppellire" un missile e un meccanismo di elevazione e lancio e lasciarli così per decenni.

Un altro aspetto fondamentale che Chiesa evita di citare, è che – ammesso che sia possibile nascondere un marchingegno del genere – i missili antiaerei e antimissile hanno bisogno di conoscere la posizione del loro bersaglio. Un bersaglio che si muove velocemente. Hanno bisogno di un sistema radar che individui il bersaglio, lo agganci e lo "insegua" a beneficio del missile, che saprà dove dirigersi dopo il lancio. Si tratta di radar con caratteristiche specifiche.

Un radar non funziona sotto terra, ed è anche un affare molto grosso.

Per avere un'idea di cos'era il sistema Safeguard, eccone una foto:



In primo piano i pozzetti di lancio dei missili, in secondo piano la piramide del sistema radar.
Ossia questa:


Non sembra una cosuccia da poter realizzare in una notte, mentre tutti gli abitanti dormono, per poi nasconderla sotto terra.

In Google Earth si può vedere ciò che resta di questo complesso, a queste coordinate:

Decimali: 48.140492, -111.757267
Longitudine: 48° 8'25.77"N
Latitudine: 111°45'26.16"O

Passiamo all'altra affermazione di Chiesa:


Per esempio intorno a Mosca c'è, eccome che c'è. Sebbene nessuno (salvo i servizi segreti americani) sappia come è fatto e dove è dislocato.

Abbiamo visto che non è possibile nascondere sistemi del genere. E difatti il sistema che protegge Mosca è ben noto, sin da quando fu costruito.

Questa immagine è tratta dal Soviet Military Power, edizione 1984, una pubblicazione del Pentagono a diffusione libera:



Mostra l'ubicazione dei sistemi che componevano lo "scudo" intorno a Mosca.

Questa è la mappa aggiornata:



Questa è la foto di uno dei siti:



E se volete vedervi personalmente i siti su Google Earth, noi, "feccia ignorante", vi mettiamo a disposizione il relativo file dati con le coordinate in formato kmz (download link).

E' di tutta evidenza che Giulietto Chiesa non sa di cosa parla. Eppure, queste sono le basi su cui ha realizzato il suo film.

2008/04/02

105 bubbole in Zero (prima parte)

di Undicisettembre. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nella versione di Zero presentata alla Festa di Roma ci sono 105 errori gravi, tagli ingannevoli, dati fasulli e stupidaggini tecniche. O meglio, con l'aiuto paziente degli esperti siamo arrivati a centocinque, poi ci siamo stancati di contare.

Un errore al minuto: questa la media del video presentato come il risultato di "due anni di preparazione, ricerche, inchieste. Per scoprire tutto ciò che la versione ufficiale non dice." Niente male.

Dato che Zero è ancora in evoluzione, non è il caso, per ora, di descrivere e documentare in dettaglio ognuna di queste centocinque Zerobubbole e spendere troppo tempo su cartoni animati ed affermazioni che potrebbero finire in pattumiera grazie a qualche forbice imbarazzata. Lasciamo che esca in DVD nella sua stesura finale, come promesso per l'ennesima volta.

Aggiornamento: la versione in DVD è stata pubblicata ed è recensita qui.

Nel frattempo, dato che Zero circola già in versione leggermente rimaneggiata tramite le proiezioni private (ora offerte con lo sconto estivo, nota sconsolato un lettore di Chiesa), vale la pena di offrire al lettore interessato una prima guida snella per vaccinarsi contro gli errori e le manipolazioni presenti nel video. Qui sotto trovate le prime ventinove Zerobubbole, che riguardano la pre-sigla e la parte dedicata alle Torri Gemelle. Nei prossimi giorni verranno pubblicate man mano le altre.

Una premessa importante: queste 105 bubbole, complessivamente, coprono l'intero contenuto di Zero. Di conseguenza, non si tratta di qualche errore qua e là o di cercare il pelo nell'uovo: alla fine dell'analisi, di Zero non si salva più nulla. Tolti tutti i peli, l'uovo non c'è più.

Dopo l'uscita del DVD, a bocce ferme, riordineremo e pubblicheremo tutti i dettagli tecnici delle Zerobubbole, che si stanno rivelando un viaggio molto utile e illuminante, a prescindere da Zero, nel mondo dell'ingegneria strutturale, della sicurezza antincendio, dell'aeronautica, della fisica, della chimica, della storia contemporanea e della psicologia e metodologia dei cospirazionismi.

Con questo ci congediamo dalle teorie cospirazioniste proposte da Giulietto Chiesa, Franco Fracassi, Thomas Torelli e Francesco Trento per dedicarci, salvo novità, alla pubblicazione di articoli di ricerca tecnica pura correlati alla dinamica degli eventi dell'11 settembre 2001 e alle loro conseguenze e sviluppi.

Pre-sigla


  1. La telefonata interrotta dal crollo della Torre Sud. E' un trucco di montaggio: in realtà la telefonata della donna che dice che il calore è insostenibile (particolare importante in seguito) prosegue per altri 20 minuti, ed è negli atti del processo Moussaoui. Zero non lo dice, ma la donna è Melissa Doi, e le sue grida non sono dovute al crollo, ma al fatto che sta chiamando i soccorritori, in una parte di telefonata che è stata tagliata ad arte. (dettagli)
  2. Osama bin Laden non è ricercato dall'FBI per l'11 settembre, quindi l'FBI non crede sia colpevole. Falso. L'FBI ha chiarito che non è ricercato soltanto per ragioni puramente procedurali: non sono state ancora formulate imputazioni formali, e non c'è fretta di farlo, perché tanto è già ricercato dall'FBI per altri attentati gravissimi. Inoltre l'FBI ha dichiarato più volte che lo ritiene pienamente responsabile degli attentati dell'11 settembre: per esempio tramite il portavoce Richard Kolko a novembre del 2007.
    Non solo: se davvero l'FBI non credesse alla colpevolezza di Osama, vorrebbe dire che l'FBI non è complice della cospirazione, e che quindi quello che dice è vero. E l'FBI dice che le teorie complottiste sono tutte panzane: l'11/9 è stato perpetrato da 19 dirottatori, l'aereo al Pentagono c'era eccome, e le Torri Gemelle non sono state demolite. Come la mettiamo? (dettagli)


Le Torri Gemelle e l'Edificio 7


  1. Un testimone parla di "esplosioni" dentro le Torri. Lo fanno in tanti. I complottisti interpretano sistematicamente la parola "explosion" come prova della detonazione di esplosivo, ma dalle parole del testimone (Brian Clark) e dal contesto (il momento dell'impatto) è chiaro che il termine viene usato genericamente per indicare anche qualsiasi boato o scoppio prodotto da impatti, incendi e cedimenti delle strutture. (dettagli)
  2. Le Torri Gemelle erano concepite per resistere a impatti anche multipli, ma stupidamente i progettisti non considerarono il carburante degli aerei. Falso. Zero prende un'opinione informale ("credo che... probabilmente"), rilasciata in un'intervista da un responsabile esecutivo del progetto delle Torri (Frank DeMartini, morto negli attentati), la taglia togliendo il "credo che" iniziale per nascondere che si tratta di una congettura, e la spaccia per un dato tecnico. Bel coraggio, quello di prendere le parole di un morto che non si può difendere dalle manipolazioni. I progettisti delle Torri, Leslie Robertson e John Skilling, hanno invece dichiarato formalmente, e i documenti d'epoca confermano, che fu ipotizzato un solo aereo di linea che volasse lentamente e con poco carburante perché stava atterrando a fine volo, e che sapevano benissimo che il pericolo maggiore non era l'impatto, ma l'incendio che ne sarebbe scaturito. Non sono mica scemi; invece nessuno degli "esperti" di Zero è ingegnere strutturista o progettista di grattacieli. Chissà come mai. E perché gli autori di Zero non sono andati a intervistare il progettista Robertson, invece di tagliuzzare le parole di un morto? (dettagli)
  3. Le Torri Gemelle erano come alberi e quindi non dovevano crollare. Il professor Steven Jones, che fa questa dichiarazione, dimentica che gli alberi sono strutture piene: le Torri Gemelle, invece, avevano un nucleo centrale e un perimetro che reggevano la struttura, ma il resto (il 95% del volume) era spazio vuoto abitativo. Il paragone con gli alberi è del tutto ridicolo. Immaginate di scavar via il 95% del legno a un albero: reggerebbe a un impatto? (dettagli)
  4. Le Torri crollarono improvvisamente, senza preavviso. Falso. Vi furono numerose avvisaglie anche mezz'ora prima del primo crollo: movimenti e cedimenti anche al piano terra misero in allerta i comandanti dei vigili del fuoco, ma le radio inefficaci non riuscirono a diffondere gli ordini di evacuazione. (dettagli)
  5. Le Torri crollarono in "circa 8-10 secondi", quindi troppo in fretta, e in verticale. Falso. I filmati mostrano solo la prima parte del crollo, fino al momento in cui la struttura è nascosta dalla nube di polvere. Se ascoltiamo le registrazioni dei boati, scopriamo che durano almeno 16 secondi. Non solo: la parte centrale delle Torri rimase in piedi per quasi un minuto prima di collassare anch'essa.
    La distribuzione delle macerie, fino a 170 metri dalle Torri, dimostra che il crollo fu tutt'altro che verticale: ci sono foto che mostrano quanto s'inclinò la sommità tranciata di entrambe le torri.
    Zero non mostra nulla di tutto questo. Come mai? (dettagli)
  6. Dario Fo dice che i costruttori pensarono a "degli aerei che arrivassero sopra le torri senza carburante... per fiato proprio". Falso. I documenti dimostrano che i progettisti presero eccome in considerazione il carburante, ma negli anni Sessanta non c'era modo di simularne scientificamente gli effetti. Ciononostante, John Skilling, capo ingegnere strutturista del World Trade Center, sapeva benissimo, e lo dichiarò apertamente nel 1993, che il carburante di un aereo avrebbe prodotto "un incendio terrificante". Come già detto: i progettisti delle Torri Gemelle non sono imbecilli, e Zero è scorretto nel cercare di presentarli come tali.
    E poi scusate: Dario Fo è un premio Nobel per la letteratura, non per l'ingegneria strutturale. Perché Zero non fa parlare un tecnico? (dettagli)
  7. Nessun grattacielo in acciaio è mai crollato per un incendio, quindi il crollo delle Torri Gemelle è sospetto. Zero dimentica già il piccolo particolare che le Torri Gemelle non crollarono per un semplice incendio: furono prima colpite da due aerei da 110 tonnellate ciascuno, lanciati a oltre 700 km/h (immaginate una locomotiva scagliata come un ariete alla velocità di un proiettile), e poi riempite di circa 32.000 litri di carburante. Nessun altro grattacielo ha mai subito la stessa duplice ferita.
    La vulnerabilità dell'acciaio al calore è ben nota: proprio per questo si riveste con protezioni antincendio (che gli impatti asportarono). Chiedete ai Vigili del Fuoco italiani: oltre i 500°C, l'acciaio non regge più il carico e la struttura non può far altro che crollare. E ci sono molti esempi di grandi edifici in acciaio crollati per puro incendio, anche senza impatti d'aereo. (dettagli)
  8. Un grattacielo a Madrid bruciò per ore senza crollare. E' sleale paragonare un grattacielo in puro acciaio (le Torri Gemelle) con un grattacielo in cemento armato e acciaio (la torre di Madrid). I Vigili del Fuoco sanno benissimo che una struttura in puro acciaio cede rapidamente in caso d'incendio; una in cemento armato no. Infatti tutta la parte d'acciaio della torre di Madrid citata da Zero crollò per puro incendio, senza neppure essere stata colpita da un aereo che la riempisse di carburante. Rimase in piedi solo la parte centrale in cemento armato (assente nelle Torri Gemelle). I danni furono tali che fu necessario demolire quel che rimase del grattacielo madrileno.
    Zero mostra immagini spettacolari del rogo senza rendersi conto che quelle immagini dimostrano che un grattacielo ancora vuoto, senza arredi combustibili e senza 32.000 litri di kerosene aggiunto, brucia come una torcia: come fa allora a dire, come farà tra poco, che gli incendi alle Torri Gemelle erano modesti? (dettagli)
  9. Il fumo degli incendi delle Torri era nero, sintomo di incendi modesti. Ma come: poco fa, Zero ci ha presentato una donna che telefonava dicendo che faceva "molto, molto, molto caldo", tanto che si sentiva bruciare, e adesso dice che le Torri Gemelle avevano solo un focherello?
    La realtà è che il colore del fumo non indica affatto l'intensità o il calore di un incendio. Chiedete anche questo ai Vigili del Fuoco: vi diranno che il colore del fumo indica il tipo di materiale che sta bruciando. Perché i complottisti non hanno controllato prima di dire queste stupidaggini? (dettagli)
  10. Alcune persone riuscirono a scendere attraversando i piani in fiamme, quindi gli incendi non erano poi così violenti. Zero dimentica di dire che questo avvenne solo nella Torre Sud e soltanto per sedici persone. Nella Torre Nord, da sopra i piani incendiati non si salvò nessuno. Quindi quest'affermazione non dimostra nulla per la Torre Nord.
    Zero non dice che quelle sedici persone usarono l'unica scala d'emergenza rimasta intatta, dotata di protezioni antincendio e situata (ai piani in fiamme) non al centro dell'edificio, ma nello spigolo opposto a quello d'impatto, e protetta dall'impatto dai dodici motori d'ascensore da 24 tonnellate l'uno che si trovavano al piano colpito. (dettagli)
  11. Una donna si affacciò dalla breccia d'impatto, quindi gli incendi non erano intensi. Ancora una volta, Zero dimentica la povera Melissa Doi presentata prima, che diceva di sentirsi bruciare. Per non parlare delle circa duecento persone che si gettarono nel vuoto pur di sfuggire agli incendi. Che provino a raccontare ai familiari di questi duecento che i loro cari si sono suicidati per un focherello da nulla.
    Zero non lo dice, ma la donna in questione si affacciò alla breccia ben tre quarti d'ora dopo l'impatto, quando gli incendi erano migrati altrove, come fanno sempre gli incendi quando consumano tutto ciò che può bruciare. E la breccia fungeva da presa d'aria per gli incendi, per cui era un punto fortemente ventilato. (dettagli)
  12. L'esperto Kevin Ryan fu licenziato per aver sfidato la versione ufficiale. Falso. Fu licenziato perché si spacciò per un rappresentante di un prestigioso ente governativo di certificazione, la Underwriters Laboratories (UL), in una delirante lettera aperta, in cui faceva sembrare che la UL desse del bugiardo a un altro ente incaricato delle indagini sulle Torri Gemelle, il NIST, e faceva credere che la UL aveva fatto certificazioni inesistenti dell'acciaio delle Torri e che secondo la UL le Torri non sarebbero dovute crollare per gli incendi.
    Inoltre Zero omette, guarda caso, di specificare in cosa è esperto Ryan. Incendi? No. Metallurgia? No. Aeronautica? Neanche. Kevin Ryan è un esperto in acque potabili. (dettagli)
  13. L'esperto Kevin Ryan dice di aver sbugiardato la teoria ufficiale del crollo. Peccato che la teoria contro la quale si accanisce Ryan non è quella ufficiale. E' quella che fu proposta inizialmente da alcuni tecnici, ma che le perizie e le osservazioni dimostrarono ben presto essere errata. Ryan, insomma, sbugiarda una teoria obsoleta, già smentita e accantonata da tempo: scopre l'acqua calda. Del resto, è un esperto di acque potabili, non d'ingegneria strutturale di grattacieli. (dettagli)
  14. L'esperto Kevin Ryan dice che nei test d'incendio, i modelli dei solai delle Torri non collassarono. Bella scoperta: infatti non collassarono neanche i solai originali delle Torri Gemelle. Anzi, si imbarcarono tanto da tirare verso l'interno le colonne delle facciate, facendole cedere e innescando il crollo. Lo si vede nei filmati e nelle foto: basta guardarle. Perché Zero non lo ha fatto? (dettagli)
  15. L'esperto Kevin Ryan dice che i test del NIST dimostrano temperature "molto basse" degli incendi al WTC. In altre parole, il NIST smentisce la versione ufficiale? Ma allora non fa parte del complotto e quindi ci possiamo fidare. Però il NIST dice che le teorie complottiste sono panzane. Allora come la mettiamo?
    La mettiamo che un incendio in un ufficio produce immancabilmente temperature altissime (anche oltre 900°C). Lo dicono i Vigili del Fuoco italiani. Lo dice lo standard ISO 834.
    La realtà è che qualcuno ha letto una frase del NIST che parla di temperature dell'acciaio sotto i 250°C e non ha capito che si riferisce solo a uno specifico gruppo di campioni recuperati dalle Torri: quello non troppo esposto al fuoco, tanto da avere ancora la vernice protettiva (dettagli).
  16. Il NIST ha fatto tornare i conti "grazie al computer" e cambiato teoria. No, ha corretto le ipotesi iniziali alla luce delle foto e dei filmati, oltre che dei reperti. L'inflessione delle colonne perimetrali appena prima del crollo è un fatto documentato fotograficamente, non è una teoria e non è frutto di manipolazioni al computer.
  17. Le Torri Gemelle sono cadute troppo in fretta, come se la struttura sottostante non avesse opposto resistenza. Falso. L'ha opposta, tanto che il tempo di crollo non fu quello della caduta libera ("circa 9 secondi", dice Zero), ma oltre 16 secondi (basta ascoltare la durata del boato del crollo nel documentario 11/9), e le colonne centrali rimasero in piedi ancora più a lungo. La struttura sottostante non aveva una robustezza tale da bloccare la caduta, ma l'ha frenata.
    I rapporti tecnici parlano di tempi fra 9 e 12 secondi, ma si riferiscono all'arrivo a terra delle prime macerie, che sono appunto in caduta libera ai lati della struttura, non al crollo completo dell'edificio.
  18. L'Edificio 7 (WTC7) è caduto troppo in fretta. Falso. I filmati sui quali si basano i conteggi dei complottisti mostrano solo una parte del crollo: il resto è coperto dalla nube di polvere e dagli edifici adiacenti. I dati dei sismografi indicano un crollo durato almeno 13,5 secondi.
  19. E' stato trovato del metallo fuso in pozze alla base delle Torri: è prova di attentato. Dove sono le foto di questo fenomeno straordinario? I complottisti chiedono prove fotografiche di ogni cosa, ma quando fa comodo alle loro teorie, si accontentano di una vaga descrizione aneddotica.
    E' noto che sotto le macerie, gli incendi sono continuati per tre mesi: hanno creato zone ad alta temperatura, sufficienti a fondere alcuni metalli bassofondenti, come l'alluminio. Inoltre i lavori di taglio al cannello delle macerie hanno prodotto colature di acciaio che possono aver formato pozze.
  20. I grattacieli sono stati demoliti con la termite. La termite non è un esplosivo, ma una miscela incendiaria. Se fosse stata usata la termite, allora non ci sarebbero state esplosioni. Ma Zero dice che ci furono esplosioni. Zero vuole forse dirci che qualcuno ha usato termite e anche esplosivo, giusto per sicurezza? Come si sarebbe riusciti a introdurre di nascosto termite ed esplosivo, in un edificio occupato quotidianamente, e a collocarlo a ridosso delle colonne, come richiesto per la demolizione esplosiva e per il taglio con la termite, senza che nessuno notasse nulla?
    Ci vogliono 120 grammi di termite per ogni chilo d'acciaio da tagliare. E la termite non agisce istantaneamente, come fa un esplosivo, ma procede per fusione progressiva. Quindi non è utilizzabile per produrre tagli istantanei, necessari per distruggere la struttura piano per piano nella sequenza rapida (in tutto meno di venti secondi) e accuratissimamente temporizzata che ipotizzano i cospirazionisti.
  21. Nelle macerie c'è dello zolfo che non ci dovrebbe essere: lo zolfo è un ingrediente della termite. Lo zolfo è un ingrediente di tante, tante altre cose presenti nelle Torri Gemelle. Per esempio, nei pannelli dei divisori interni in gesso (che contiene appunto zolfo).
  22. L'esperto Steven Jones dice che è stata usata la termite e che gli esperti di demolizione infatti usano esplosivi radiocomandati. Ma la termite non è un esplosivo: è una miscela incendiaria. L'esperto non sembra essere molto esperto, se fa un errore del genere.
  23. Sono state trovate goccioline di metallo, come quando si usa la termite. Ma non sono stati trovati i contenitori resistenti ad altissime temperature, necessari per far colare la termite incandescente sulle colonne. Come mai?
    Non solo: particelle sferoidali metalliche si trovano nelle strade di ogni città del mondo. Undicisettembre le ha trovate in un parco a Milano, dove si presume non sia stata usata termite. Sono particelle prodotte dal normale logorio di ogni componente metallico dei veicoli che circolano.
  24. E' stato trovato del bario: uno degli ingredienti della termite militare. Ma il bario è anche un ingrediente della carta, del vetro, delle lampade fluorescenti, delle pitture, degli schermi dei computer, degli elettrodi delle batterie nei gruppi di continuità. Tutti materiali tipicamente presenti in un edificio adibito a uffici. Come mai gli esperti di Zero non sanno queste cose?
  25. Ci sono state esplosioni prima dei crolli. Ma la termite non esplode: brucia. E gli esplosivi non lasciano pozze di metallo fuso. Come la mettiamo? Come mai queste esplosioni, che secondo Zero sono avvenute a ripetizione prima dei crolli, non si sentono nei filmati?
    Un edificio in fiamme può produrre boati per mille altre ragioni: cedimento improvviso di una parte della struttura o deflagrazione di materiali infiammabili. Anche una batteria, buttata nel fuoco, scoppia. Vuol dire che è stata minata?
  26. Pochi istanti prima del secondo impatto, nella torre adiacente si vedono delle esplosioni. Falso. L'inquadratura stretta scelta (guarda caso) da Zero non fa vedere che le "esplosioni" avvengono durante l'impatto, non prima. E non sono esplosioni: sono lenti sbuffi di fumo, risucchiati dallo spostamento d'aria prodotto dall'impatto avvenuto nella torre adiacente e dalla relativa deflagrazione del carburante.
  27. Il custode William Rodriguez parla di esplosioni in basso, prima dei crolli. Rodriguez ha cambiato versione: nelle interviste iniziali non parlò di esplosioni multiple, ma di un rumore "come lo spostamento di mobili". E che senso avrebbe prodigarsi in esplosioni in basso, un'ora prima, quando la presunta demolizione partirà cento piani più in alto e la base sarà comunque distrutta dalla colossale valanga di macerie?


Aggiornamento (2008/04/04): la seconda parte delle 105 Zerobubbole, dedicata al Pentagono, è ora disponibile qui.

2008/03/28

Quanti sono i Veri Complottisti italiani? Circa trecento

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Brain_use

In un precedente articolo avevamo suggerito un metodo per valutare la serietà della fede complottista di una persona: chiederle di aprire il portafogli. Perché dire stupidaggini al bar non costa nulla, mentre aderire alle continue richieste di denaro dei guru del complottismo richiede impegno concreto (anche se siamo in stagione di saldi).

Uno spezzone di una presentazione pubblica del video Zero a Roma, non datato ma risalente a prima del 19 febbraio 2008, rivela che i Veri Complottisti italiani, quelli disposti a finanziare Zero, sono meno di trecento. Lo dice Paolo Jormi Bianchi:

E questo film noi lo abbiamo realizzato con una sorta di sistema di azionariato popolare. 200, quasi 300 persone hanno contribuito al... a finanziare questo film, e... quindi c'è anche una... una sorta di coralità popolare dietro a questo lavoro, perché adesso ci sono 300 cittadini come voi che sono proprietari di un pezzetto di questo film.


Considerato che il valore dichiarato (dagli autori, beninteso) di Zero è 500.000 euro, questa frase sembra indicare che in tutta Italia siano meno di trecento le persone che credono così tanto che nessun aereo di linea abbia colpito il Pentagono e che i dirottatori siano ancora vivi a zonzo da scommettere oltre mille euro a testa, come afferma il video di Chiesa e Fracassi.

Il video della presentazione contiene altre affermazioni interessanti. Per esempio, lo stesso Jormi Bianchi dichiara che il libro Zero ha avuto un grande successo e che ad aprile verrà pubblicato allegandovi il video:

Zero è anche un libro, un libro curato da Giulietto Chiesa e Roberto Vignoli, che è già uscito, ha già avuto un grandissimo successo, siamo a circa 30.000 copie, ecco, correggimi se sbaglio. 30.000 copie... e questo libro ri-esce, una seconda edizione adesso, a metà aprile se non sbaglio, con allegato il DVD del film.


Non abbiamo riscontri indipendenti di questi dati di vendita, e va detto che l'uscita in DVD è stata già promessa e poi annullata più volte, ma diamoli per buoni. 30.000 copie significa che grosso modo una persona ogni duemila, in Italia, crede al cospirazionismo undicisettembrino così fermamente da pagare 17 euro e 50. Non si può certo parlare di seguito oceanico.

Un altro aspetto interessante delle dichiarazioni di Jormi Bianchi è sembrano indicare che forse anche Piemme, l'editore di Zero, fa parte della grande cospirazione. Ecco cosa racconta Jormi:

L'uscita del libro Zero in libreria è stata accompagnata da un evento piuttosto singolare, diciamo raro, se non esclusivo, nell'... nell'editoria. Praticamente... l'editore, mentre era in preparazione il libro, Giulietto ci stava lavorando insieme a Roberto Vignoli, senza dire niente né a lui né a Roberto né agli altri autori, ha fatto preparare parallelamente un altro libro che si intitola “La Cospirazione Impossibile”, che è uscito a sorpresa per tutti gli autori di Zero contemporaneamente al libro ed è stato messo dall'editore sugli scaffali di tutte le librerie accanto al nostro. Come se per poter pubblicare... tutte le analisi di persone assolutamente di rispetto e di livello... contenute nel nostro libro fosse assolutamente necessario, per lavarsi la coscienza, pubblicare anche un libro che dicesse tutto l'opposto.


Per dovere di cronaca, io e tutti gli autori de La Cospirazione Impossibile, e ancor prima il curatore del libro, Massimo Polidoro, eravamo invece al corrente del progetto letterario di Chiesa almeno da novembre 2006, quasi un anno prima della pubblicazione, anche se l'editore non ce ne anticipò i contenuti, tanto che dovemmo aspettare l'uscita in libreria per leggerli. Le parole di Jormi Bianchi sembrano accusare Piemme di favoritismo nei nostri confronti. O forse è soltanto un lapsus sintomatico di una certa mania di persecuzione, inevitabile sottoprodotto di una forma mentis che vede complotti dappertutto.

Per finire, una frase rivelatrice di Jormi Bianchi sulle motivazioni che hanno portato alla realizzazione di Zero:

Questo film è stato realizzato dall'associazione Megachip e soprattutto dalla Telemaco, una società di un giovane produttore romano, Thomas Torelli, che si è unito a Megachip di Giulietto Chiesa, questa associazione, per realizzare un prodotto sul tema 11 settembre che andasse al cinema.

Si noti l'uso della parola "prodotto".

2008/03/17

Complottisti ancora in TV: ma non c'era una congiura del silenzio?

di Paolo Attivissimo

Il 14 marzo scorso la trasmissione Rebus di Odeon TV si è occupata di 11 settembre presentando il video "Zero" e ospitando in studio Thomas Torelli (produttore e autore del video) insieme a Franco Fracassi e Francesco Trento (autori e registi di Zero).

Ancora una volta, le teorie cospirazioniste sono state presentate in televisione senza dare alcuno spazio al contraddittorio tecnico, ma soprattutto in barba alla presunta congiura del silenzio che, secondo i complottisti, permea diabolicamente i media.

E' anche vero che un canale televisivo che viene seguito, secondo i dati Auditel più recenti disponibili online, da un massimo di 51.000 spettatori in tutta Italia, con uno share pari a 0,2, è grosso modo equivalente al silenzio mediatico, ma non è questo il concetto importante.

Quello che conta è che la trasmissione è stata seguita, nonostante fosse a portata di telecomando dell'intero paese, soltanto da quindicimila telespettatori (dati Auditel citati da Bilink). L'equivalente di un quartiere di una città, e meno di un terzo degli spettatori che solitamente seguono Odeon TV in quella fascia oraria. Gli spettatori erano decisamente altrove.

Questo è un segno chiaro e inequivocabile che al grande pubblico il complottismo undicisettembrino non interessa, che non esiste alcun seguito oceanico e che non vi è alcun "movimento per la verità" capillare e pronto a scatenarsi nelle piazze, checché ne dicano i suoi guru.

E' un segno che fa cadere quella scusa della congiura del silenzio imposta dall'alto, ordita dai direttori dei giornali e telegiornali, proposta (per esempio qui) da Giulietto Chiesa per giustificare lo stanco disinteresse che avvolge ormai le produzioni complottiste: stavolta è stato direttamente il pubblico a disertare, senza prendere ordini da nessuno. I complottisti dovranno ora spiegarsi questo fatto, preferibilmente senza accusare l'Auditel di falsificare i dati o accusare l'intero pubblico televisivo italiano di essere al soldo della CIA.

Ma veniamo ai contenuti della trasmissione. Con un martellante contorno di pubblicità di prodotti contro la flatulenza e il meteorismo, sono stati mostrati numerosi spezzoni di Zero, che rispetto alla versione presentata a Roma alla Festa del Cinema introduce l'aggiunta del doppiaggio delle testimonianze in inglese e mantiene alcune immagini accelerate artificialmente senza motivo apparente.

Nella puntata di Rebus sono state inoltre ripetute, sostanzialmente, le tesi presentate nel video, a cui sono stati aggiunti alcuni dati riguardanti la produzione e distribuzione di Zero. Per i dettagli delle singole tesi, si può fare riferimento alle nostre analisi in Zerobubbole.

Teaser


A 2 minuti circa dall'inizio, Fracassi afferma che esiste una ditta, di cui non fa il nome, che è stata ricattata: doveva fornire certi risultati, altrimenti l'avrebbero incolpata del crollo delle Torri. Un momento: ma se gli autori di Zero hanno a disposizione materiale così scottante, come mai non ne hanno fatto il perno del loro video? Verrà poi chiarito che si tratta della Underwriters Laboratories e che la "fonte autorevole" è... un addetto alle acque potabili. Niente di nuovo.

Primo segmento


Siamo a sette minuti dall'inizio. Si accenna a ben due anni di lavorazione: un po' tanti, per non riuscire neppure a misurare correttamente le dimensioni dello squarcio nel Pentagono, come vedremo in seguito. Fracassi dice che le indagini ufficiali sono state brevissime. Decollanz, il conduttore, accenna alle cento domande dei familiari, che non hanno (secondo lui) avuto risposta.

Una promessa interessante a 11 minuti: Zero uscirà nelle sale, con una distribuzione non capillare, intorno al 20 aprile. Staremo a vedere.

Viene presentato il caso di Brian Clark, che è passato dai piani in fiamme (ma non viene detto che passò all'angolo opposto alla zona in fiamme, in un passaggio antincendio protetto dall'impatto da una batteria di motori d'ascensore). Decollanz e Trento parlano di acciaio fuso dagli incendi (cosa mai asserita dalla ricostruzione tecnica) e di colore del fumo che indica temperature basse (falso, come confermano anche i Vigili del Fuoco italiani). La tesi è che gli incendi siano stati piccoli e tiepidi. Come no. Diciamolo ai familiari delle circa duecento persone che si sono suicidate gettandosi nel vuoto dalle Torri Gemelle per non finire arse vive.

Fracassi accusa il NIST di aver costruito il proprio rapporto "sul nulla" e la Underwriters Laboratories di aver falsificato i risultati per farli quadrare. L'accusa, anche se Fracassi non fa nomi, è data sulla base delle asserzioni di Kevin Ryan: un addetto alle acque potabili, quello presentato nel teaser. Nessuno spiega come si possa falsificare un rapporto di 43 volumi così bene che gli esperti di tutto il mondo non vi trovano niente di strano.

A 21 minuti circa, Decollanz parla ancora del "pull it" di Larry Silverstein: il teorema che vorrebbe che l'Edificio 7 sia stato demolito intenzionalmente in segreto e che il locatario, Silverstein, sia stato così cretino da ammetterlo in TV. Siamo, insomma, ancora al vecchiume sbufalato anni fa, tanto che persino Trento prende le distanze dalla tesi di Decollanz.

Si parla del confronto con la Windsor Tower di Madrid e del colore delle fiamme e del fumo come sintomo di carenza d'ossigeno, ossia (dicono gli autori di Zero) di un incendio scarso e in via di spegnimento. Trento parla di Steven Jones, che ha trovato zolfo e bario nelle macerie: sarebbe prova di demolizione. Come se il bario non facesse parte di tanti materiali, dalle lampade alla carta. A 29 minuti circa si parla di rimozione velocissima delle macerie per far sparire le prove. Peccato che ci siano voluti otto mesi e che ci siano centinaia di tonnellate di macerie ancora oggi all'Hangar 17 dell'aeroporto JFK di New York.

Secondo segmento


Trento afferma che nel suo video non vengono proposte tesi, ma questo è chiaramente errato, perché in Zero vengono presentati soltanto quei dati, quelle immagini e quelle dichiarazioni che sembrano avvalorare le ipotesi cospirazioniste del video (principalmente demolizione delle Torri Gemelle e assenza di un aereo al Pentagono), ignorando tutte le prove che rendono impossibili queste ipotesi. Questo, checché ne dica Trento, è presentare una tesi, ed è farlo senza neppure il coraggio e l'onestà di dire che lo si fa.

In un segmento tratto da Zero, Steven Jones parla ancora di bario e zolfo; Griffin parla di esplosioni al WTC come se fossero una novità. Cosa più interessante, Fracassi parla di molte interviste a giornalisti che non sono presenti nel film e che dicono che non potevano indagare. Si parla di un'associazione di "gole profonde" composta da membri dell'FBI e di altre agenzie governative, che si "offrono sul mercato" (lapsus freudiano?) per rivelare la presunta verità nascosta. Anche qui, viene spontanea la domanda: con materiale così scottante, perché lo si nasconde e si perde tempo in Zero a far parlare gente come David Shayler, che crede di essere il Messia?

Una delle perle della trasmissione è la dichiarazione di Torelli (a 42 minuti circa) che lamenta che c'è qualcuno che vuole "fare in modo che questo film venga visto il meno possibile". Se Torelli davvero ci tiene a farlo vedere, perché non lo mette su Internet, come hanno fatto gli autori di Loose Change, invece di pretendere costose proiezioni a pagamento? Tanto, come scopriremo fra poco, nessuno dei collaboratori di Zero è stato pagato. S'è fatto tutto per la Causa.

Terzo segmento


Trento lamenta che nessun giornalista serio ha messo alla prova la versione "ufficiale". Si dimentica delle indagini di Popular Mechanics, Vanity Fair, San Francisco Chronicle, giusto per citare le prime che mi vengono in mente, o le polemiche del New York Times sulla respirabilità dell'aria a New York e sulla tempistica e la priorità dei soccorsi e la gestione di coloro che si sono ammalati per aver lavorato a Ground Zero. Sulle cose serie, sulle vere lacune, il giornalismo statunitense ha indagato eccome; sulle panzane no.

Fracassi dice che i redattori nei media tradizionali non hanno indagato per non perdere pubblico. Ma come? Se è vero che il "movimento per la verità" e il popolo dei dubbiosi è così vasto, avrebbero semmai guadagnato pubblico, se avessero indagato sostenendo le tesi alternative.

Si passa alle teorie riguardanti il Pentagono. Le solite cose: assenza di rottami, manovra asseritamente impossibile. A 50 minuti circa, Trento spara cifre false o ingannevoli: parla di "virata di 270° alla velocità di 800 chilometri orari", dimenticandosi che la virata fu larga dieci chilometri: non certo una piroetta. Parla di "volo rasoterra che dura un chilometro", ma in realtà sono meno di 300 metri (misurati, volendo essere generosi, dal lampione abbattuto più lontano dal punto di schianto).

Trento parla anche di manovra inutile e assurda, perché il pilota "avrebbe fatto molto prima" a buttarsi in picchiata, ma dimostra con queste parole di non avere la minima competenza in aeronautica: una picchiata, con un aereo di linea, è una manovra difficilissima, mentre un volo orizzontale rasoterra è normale, tant'è vero che quando lo fa un pilota di linea senza sfracellarsi, si chiama atterraggio.

Si parla dei video al Pentagono che mancano o sono insufficienti e assurdi: forse perché non è ancora stato capito che i "video" sono in realtà fotogrammi singoli scattati a distanza di un secondo l'uno dall'altro. Si parla ancora (ancora!) del foro nella facciata del Pentagono, che Dario Fo dichiara largo "cinque metri, ripeto, cinque metri".

Impagabile l'animazione (immagine qui accanto) in cui l'aereo al Pentagono entra ed esce ripetutamente dai tre anelli esterni della struttura. Due anni di indagini, e questi signori non sanno ancora che i tre anelli esterni formano un volume unico al piano terra e al primo piano? Basta consultare gli schemi tecnici del Pentagono, pubblicamente disponibili: ne trovate uno qui sotto. La facciata esterna è a sinistra.

L'aereo non è affatto entrato e uscito più volte: ha sfondato la facciata, è stato trinciato dalle colonne, ed è arrivato come valanga incoerente alla parete esterna del terzo anello, senza mai uscire se non, in piccola parte, alla fine della propria corsa.


Interessantissima la reazione di Fracassi di fronte alla domanda di Decollanz su quali siano le esatte dimensioni del foro nel Pentagono e la loro compatibilità con un missile: esitazione totale e cambio di discorso. Forse certe fotografie, come quella mostrata nella colonna di destra di Undicisettembre, cominciano finalmente a pesare. Forse aver fatto dire a un premio Nobel per la letteratura una bestialità di cui si rende conto anche un bimbo delle elementari, se solo gli si mostrano le foto, tutte le foto, comincia a causare qualche imbarazzo.

Si parla di stallo "incomprensibile" dell'aviazione e si afferma che la versione "ufficiale" lo attribuisce al disorientamento dovuto alle esercitazioni in corso quel giorno. In realtà la ricostruzione non dice nulla di tutto questo.

Si torna sui soliti luoghi comuni: le famose 67 intercettazioni mancate (dimenticando di dire che erano avvenute fuori dal territorio USA, non all'interno), di aerei scomparsi dai radar per 36 minuti (falso, si veda l'articolo di John), Osama bin Laden non ricercato dall'FBI per l'11/9 (dimenticando che si tratta di motivi procedurali e che l'FBI ha detto più volte che sa che Osama è colpevole).

Quarto segmento


Si parla delle mancate punizioni e rimozioni dei responsabili. Moni Ovadia racconta la storiella dei soli tre giorni d'indagine. David Shayler, quello che si crede Gesù reincarnato, dice che i nomi dei dirottatori non sono nelle liste dei passeggeri. Ma allora i cospiratori sono degli sbadati di prima categoria: una dimenticanza degna di Stanlio e Ollio.

Questo qui sotto è un grafico tratto dal Boston Globe, poco tempo dopo gli attentati, che verrà poi confermato dagli atti del processo Moussaoui. I nomi dei dirottatori sono in grassetto.


Ovadia parla del ritrovamento di un passaporto di un dirottatore alle Torri Gemelle. E' un po' distratto: dimentica di dire che furono anche ritrovati effetti personali di molti passeggeri dei voli dirottati, oltre a brandelli dei loro corpi.

Trento dice che nel luogo d'impatto del Volo 93 non ci sono tracce d'aereo. Anche stavolta i cospiratori sono stati pasticcioni? E allora perché non se ne parla affatto in Zero?

Gli spezzoni di Zero parlano dei video "falsi" delle rivendicazioni di Osama bin Laden, descrivendo errori talmente madornali nella presunta falsificazione che se fossero reali dovrebbero essere davvero opera di una banda di dilettanti allo sbaraglio, altro che della CIA.

Trento parla di modifiche al film: è stato aggiunto un confronto di vari filmati di Osama bin Laden.

E' assolutamente sublime questa frase di Decollanz (a 1:26 circa), che forse non intendeva esprimere esattamente quello che in realtà scaturisce dalle sue labbra:

"... io inviterei i complottisti a riflettere in particolar modo su questa clip tratta dal film 'Zero - Inchiesta sull'11 settembre, su come è facile rendere artefatto qualcosa oggi, soprattutto quando si tratta di montare una clip, un filmato."

E' la perfetta descrizione di ciò che fanno i video cospirazionisti.

Un'altra perla sgorga dalle labbra troppo spesso sorridenti di Fracassi, che sembra dimenticarsi che sta parlando di una tragedia con tremila morti e ridacchia come se avesse fatto un documentario sul corteggiamento fra lemuri:

"Anche a me scoccia ogni volta di essere tacciato di una cosa che non sono. I complottisti sono quelli che gli attentati li progettano. Cioè, chi ha fatto l'11 settembre è il complottista."

No, Fracassi, no: quelli sono i cospiratori. Viene da chiedersi se ci si può fidare delle ricerche sull'11 settembre di chi ha difficoltà persino a cercare in un dizionario d'italiano. Vogliamo dare una mano? Ecco qua:

com|plot|tì|smo - s.m. TS polit., spreg., tendenza a scorgere o, talvolta, anche a progettare, complotti nello svolgersi della vita politica, anche senza fondamento

co|spi|ra|tó|re - s.m. CO chi cospira, chi prende parte a una cospirazione: i cospiratori furono arrestati

Quinto segmento


Si conclude con alcuni dettagli sulla produzione: i collaboratori di Zero non sono stati pagati, ma hanno ricevuto quote del film. Ma allora per cosa sono stati spesi i 500.000 euro di budget dichiarato? Per i cartoni animati di cui è costellato Zero?

Le ultime parole di Rebus richiedono la riapertura delle indagini e parlano di legittimità del porsi domande sull'11 settembre. Come se non bastassero otto inchieste tecniche e giudiziarie, più i processi imminenti con relativa desegretazione di masse ingenti di prove; ma soprattutto, come se le risposte alle loro domande non fossero già state date in mille modi dagli esperti più autorevoli.

E' inutile fare domande, se non si vogliono ascoltare le risposte. Significa che gli scopi sono altri. Il fatto che Zero non sia liberamente distribuito, ma invochi pagamenti per fondare un "canale Zero" e pretenda sponsorizzazioni, può forse far riflettere.

2008/03/11

Ipse dixit: Giulietto Chiesa

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Barbara Raggi e la segnalazione di Screwloosechange. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

"Questa sera non è qui presente nessun giornalista italiano, se non vado errato. E in tutta questa serata noi abbiamo visto in tutto sei deputati su ottocento deputati del Parlamento europeo.

Non vi dice quanto è potente, quanto sono potenti gli Stati Uniti d’America, da impedire alla stampa europea di essere presente a una iniziativa come questa?

Come sono potenti gli Stati Uniti, da poter impedire alla gran parte dei rappresentanti dell’Europa di venire a guardare, non a condividere, a guardare questo film?

Il sistema dell’informazione è interamente controllato dagli Stati Uniti d’America, interamente controllato. E se noi siamo qui, qui, noi, questa stasera è perché loro hanno il dominio.

Non si può sottovalutare gli Stati Uniti, non si può sottovalutare gli Stati Uniti, la loro potenza attuale; non esisterebbe l’undici di settembre, non esisterebbe la guerra in Afghanistan, non sarebbe esistita la guerra in Iraq, se gli Stati Uniti non fossero tremendamente dominanti. E quindi io mi limito a fare questa considerazione: sono forti, non sono deboli, sono potenti, perché non c’è un solo politico in Europa che può prescindere nel suo comportamento dalle decisioni dell’amministrazione degli Stati Uniti d’America. Questa è la mia risposta."

– Giulietto Chiesa, presentazione pubblica di Zero in una sala dell'Europarlamento, Bruxelles, 26 febbraio 2008 (video Youtube).