2022/08/29

Visita al 9/11 Memorial Museum

di Leonardo Salvaggio

Mancavo da New York da cinque anni, troppi. Infatti questo viaggio era previsto inizialmente per il 2020, ma la pandemia mi ha costretto a rimandarlo di due anni. Questa volta ho avuto il primo assaggio del World Trade Center il giorno prima rispetto alla prenotazione che avevo per il museo, quando uno dei sopravvissuti che ho intervistato recentemente mi ha permesso di visitare il suo ufficio all'Empire State Building dalle cui finestre (molto più ampie e luminose di quanto mi aspettassi e di quanto sembrano in foto quelle delle compiante Torri Gemelle) si vede tutta Manhattan nel suo strano connubio tra classico e nuovo che affianca ai palazzi storici come il Chrysler Building o il MetLife Building i nuovissimi supertall della 57esima Strada e il complesso di Hudson Park che si affaccia sul fiume omonimo verso il New Jersey. Le finestre del lato sud dell'Empire State Building offrono una vista mozzafiato, che potremmo definire cinematografica, sulla parte meridionale della città dietro a cui si staglia il nuovo One World Trade Center e il complesso degli altri edifici.

La punta meridionale di Manhattan vista dall'Empire State Building

Il giorno dopo la gradita visita all'Empire State Building sono tornato per la terza volta al 9/11 Memorial Museum dove ho trovato la Plaza ancora molto simile a come la ricordavo dal precedente viaggio del 2017, con le due fontane che occupano il posto delle Torri Gemelle e che riportano sui bordi i nomi delle quasi tremila vittime. Attorno ad esse la vita della metropoli ha ripreso il suo ritmo, con la folla che cammina, si incontra o si ferma per una breve sosta. Mancano ancora tre degli edifici che comporranno il complesso definitivo: un performing center disegnato da Santiago Calatrava (autore anche di Oculus, la struttura da cui si accede alle stazioni dei mezzi di trasporto e al centro commerciale sottostante al World Trade Center) che è già in costruzione, e i palazzi 2 e 5 che verranno avviati quando ne verranno affittati gli spazi in modo da poterne finanziare i lavori. Ovviamente il COVID e il lavoro da remoto non hanno aiutato a sbloccare la situazione. Per ora del Two World Trade Center esiste solo la base, colorata esternamente con un allegro graffito, che viene utilizzata dalle società di costruzione per l'ingresso alle fondamenta. La Torre 2 sarà il secondo edificio più alto del complesso e quindi lo skyline della città cambierà ancora notevolmente; in realtà questo non sorprende più di tanto perché New York è in continua evoluzione. Ci sono cantieri praticamente ovunque che demoliscono e creano, e anche edifici storici come l'Hotel Pennsylvania, antistante al Madison Square Garden, sono prossimi alla demolizione per lasciare posto a costruzioni nuove.

La base del World Trade Center 2 in costruzione

L'ingresso al memoriale è al livello stradale, anche se il museo stesso si sviluppa sotto terra, sotto le fontane tra le fondamenta delle Torri Gemelle rimaste dov'erano. Pur essendo stato al memoriale già due volte (la prima nel 2014 poche settimane dopo l'apertura e la seconda tre anni dopo) la forza di quelle immagini e quelle voci arriva sempre forte come la prima volta. Mentre ci si muove tra la narrazione di quei tragici eventi e il ricordo delle vittime e degli eroi di quel giorno si sentono ovunque le registrazioni delle telefonate di chi chiedeva aiuto perché intrappolato tra le fiamme, di chi coordinava i soccorsi e di chi racconta dei propri amici e parenti perduti.

Ricordavo bene quasi tutto il materiale esposto, ma questa volta una cosa mi ha colpito in particolare: una foto di vari metri quadrati di persone che si gettano dalle torri in fiamme, una di loro però non si sta lasciando cadere ma è uscita dalla finestra e afferra con forza una delle colonne della facciata, forse in un disperato tentativo non di uccidersi ma di scendere lungo la parete esterna. Le persone al museo guardano sbigottite le immagini delle distruzione, immagini che magari non vedono da anni e mi chiedo che reazione avrei io se vedessi quell'orrore per la prima volta da quando questi eventi sono passati dalla cronaca alla storia.

Un pezzo dell'antenna della Torre Nord recuperato tra le macerie

A downtown però gli attentati sono solo un ricordo, per quanto vivido e doloroso. Il World Trade Center e l'adiacente Brookfield Place (noto fino al 2014 come World Financial Center) sono posti ricchi di attività commerciali e finanziarie e gli hub di trasporto sono sempre affollati di lavoratori che raggiungono i propri uffici. Se il World Trade Center e Wall Street sono strabordanti di attività, il resto della città non è da meno. New York è tuttora una delle capitali del jazz e del blues, è la città dove è nato l'hip hop ed è l'unica (insieme a Los Angeles) ad avere due squadre per ciascuna lega sportiva professionistica. Times Square è affollatissima a qualunque ora, tanto che è impossibile attraversarla senza prendersi almeno una spallata. Non è tutto oro ovviamente, perché anche senza andare in uno degli altri quattro boroughs la povertà si vede in faccia anche a Manhattan. Ma nonostante le contraddizioni e le commistione di stranezze di questa città, la resilienza dei suoi abitanti e del resto della nazione hanno dimostrato che i diciannove terroristi che ventuno anni fa volevano ucciderne l'economia e la vita hanno fallito nel loro obiettivo.

2 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

beh, che dire..i resoconti di viaggi reali sono i più interessanti, niente a che vedere con gli articoli basati su documentari o viaggi fatti da altre persone. il tuo articolo è così ricco di informazioni che mi ha fatto venire voglia di tornare a new york che ho - purtroppo - visto più volte nei vari movies di spiderman e robert de niro che nella realtà ! e poi dovrei tornare soprattutto perché dalla foto dei resti dell'antenna della torre nord si evince chiaramente che l'edificio è stato fatto saltare con dell'esplosivo ! scherzo. a volte prevale ancora la mia parte complottista, spero potrai perdonarmi ;) in realtà la voglia di rinascita di questa città dimostra, come anche tu affermi, che quel terribile e sciagurato tentativo di porre fine, stupidamente peraltro, alla nostra civiltà e ai nostri valori non abbia sortito ( per fortuna ! ) gli effetti sperati e desiderati da quei terroristi. non voglio dire con questo una banalità, ma al contrario ricordare come una civiltà con solide radici possa superare anche simili tragedie. giusto quindi ricordare, e mi sembra da come descrivi il luogo, che non abbiano fatto la solita pacchianata all'americana, ma anzi siano stati attenti da un lato a mostrare la crudeltà e la crudezza di quanto accaduto, e dall'altro a non ferire la sensibilità di chi magari è rimasto coinvolto o in qualche modo ha subìto l'accaduto. anche se c'è da dire a onor del vero che tutto il mondo ha subìto l'undici settembre e quindi è giusto che ognuno ne prenda coscienza, magari con una visita come hai fatto tu.

Leonardo Salvaggio ha detto...

Grazie per l'apprezzamento, Marco. Effettivamente raccomando a tutti di visitare il museo, perché davvero fa capire da vicino l'orrore di quanto accaduto ed evita che se ne perda la memoria. Al prossimo giro a New York, ti suggerisco di passarci anche tu.