2011/05/31

Il demolitore Danilo Coppe e i cospirazionisti: lo sfogo di un esperto

di Hammer e Jerry Lee

Da alcuni giorni è presente su Youtube un video caricato dall'utente 911SkyScraper, a cui è stata prestata la voce da Massimo Mazzucco, di critica verso l'intervista a Danilo Coppe pubblicata da Undicisettembre lo scorso gennaio.

È inutile lanciarsi nello smontare pezzo per pezzo le manipolazioni (intenzionali o meno, non è nostra facoltà saperlo) di 911SkyScraper e di Mazzucco, i quali, è bene ricordarlo, non hanno alcuna competenza specifica e forse non si rendono conto di sfiorare il ridicolo nel loro tentativo di contraddire un esperto del calibro di Coppe sul campo di quest'ultimo.

Dello stesso avviso è lo stesso Danilo Coppe, che ci ha mandato le poche righe che seguono e che pubblichiamo con il suo permesso. Lo sfogo di Coppe è molto eloquente; concordiamo con il fatto che sia inutile tentare di far ragionare chi è autoconvinto delle proprie tesi e non vuole sentire alcun tipo di ragioni.

Precisiamo che Coppe non ha agito di sua iniziativa, ma ha risposto a una nostra segnalazione che abbiamo ritenuto opportuno fare. Lo ringraziamo per l'ulteriore prezioso tempo che ci ha dedicato e per noi la questione si chiude qui; non abuseremo oltre della pazienza di un professionista serio.

Facciamo nostro il suggerimento dello stesso Coppe: se i complottisti lo vorranno gli potranno commissionare uno studio ad hoc in modo da potersi togliere tutti i dubbi che hanno sulla questione. Purtroppo siamo sicuri che chi ha come scopo vendere libri e DVD infarciti di fantasie a scopo di lucro non ha certo interesse a commissionare un lavoro serio e professionale che porrebbe una pietra tombale sul business del complottismo.

La fede (in una religione, in una filosofia, in una credenza) è qualcosa che esula da qualsiasi considerazione logica e scientifica.

Va bene, lo ammetto: io non c'ero dentro alle Twin Towers quel maledetto 11 settembre 2001. Ho sempre ammesso che tutte le considerazioni pro e contro l'abbattimento controllato delle torri sono basate su indizi e non su prove. Gran parte delle ricerche fatte da chi ha indagato, magari in buona fede come Mazzucco, si basano su considerazioni a senso unico fatte da chi non accetta la spiegazione fornita magari frettolosamente, magari in modo poco rigoroso, dall'Autorità Americana. Tuttavia, tirato per la giacchetta, ho dato un mio parere da demolitore abituale, rispetto allla gran parte degli opinionisti intervistati.

Da un primo parere sono seguite schermaglie di vario genere da parte, soprattutto, di chi non ha nulla da fare tutto il giorno se non cercare conferme alle proprie opinioni. Mazzucco in fondo è giustificato poiché quello è il suo mestiere, quindi gradirebbe magari una maggior precisione da me, che invece a fatica trovo il tempo anche solo di scrivere queste poche righe.

Il giorno che i sostenitori del "complotto" vorranno, accetterò volentieri un incarico ufficiale, pagato, per redigere uno studio ufficiale sull'evento, supportato da tutte le dinamiche scientifiche del caso. Allo stato attuale, i miei detrattori dovranno accontentarsi delle mie dichiarazioni, fornite a caldo, quando vengo intervistato sull'argomento.

Solo unendo tutte le mie risposte alle varie interviste, che per forma mentis cerco sempre di rendere sintetiche, si riesce ad avere un quadro di massima del mio pensiero. Così se una volta ho detto che il WTC7 è caduto per danni ed incendio e una volta mi sono limitato a parlare solo di danni, si ridurrà la gravità di qualche mia omissione. Qualcuno dovrebbe poi spiegare ai complottisti che non c'è una documentazione scientifica che abbia censito quanti pilastri sono stati lesionati nell'impatto degli aerei e quanti siano stati preservati.

Come ho tentato di far capire più volte, le strutture reticolari si fanno carico di una o cento lesioni ma non per sempre. Se si aggiunge un calore di circa 600 gradi, l'acciaio tende comunque a snervarsi e di conseguenza basterebbe quasi solo quello per determinare un crollo.

Invece per abbattere le strutture con l'esplosivo la preparazione necessaria, fatta in clandestinità, richiederebbe ben più del tempo fornito per il blackout.

Comunque, come detto, sono stanco di tornare su questo argomento perché non ho tempo. Lascio volentieri che ognuno continui a pensarla come vuole.

2011/05/26

Ipse dixit: Giulietto Chiesa, Torri demolite con esplosivi. E anche con la nanotermite

di Paolo Attivissimo

...lo ripeto, l'11 settembre 2001, per demolire i tre edifici del WTC è stata usata sia la nanotermite (per fondere l'acciaio, specie quello delle strutture portanti degli spigoli) sia dispositivi esplosivi (altrimenti non si spiegherebbero le decine e decine di testimonianze che parlano di esplosioni a raffica). Certo che poteva anche essere dinamite.

– Giulietto Chiesa, su Giuliettochiesa.it, 17 maggio 2011


Dopo dieci anni nei quali i sostenitori delle tesi di demolizione controllata delle Torri Gemelle e del World Trade Center 7 si sono divisi in esplosivisti (nati per “spiegare” le caratteristiche a loro dire anomale del collasso progressivo gravitazionale) e termitisti (nati successivamente per “spiegare” l'imbarazzante assenza, nelle registrazioni e nelle testimonianze, dei potentissimi boati e delle onde d'urto causate da qualsiasi detonazione di quantità d'esplosivo tali da demolire edifici), finalmente Giulietto Chiesa opera una sintesi senza precedenti delle due correnti di pensiero.

Ricordiamo a Chiesa che Undicisettembre è sempre, come da dieci anni a questa parte, a disposizione per un dibattito tecnico con lui e i suoi esperti, nel quale finalmente potrà chiarire, con dovizia di particolari, come sarebbe stato possibile collocare nella struttura delle Torri Gemelle non solo l'esplosivo ma anche (stando a questa sua dichiarazione) la nanotermite e tutto il necessario per innescare entrambi senza che nessuno si accorgesse di nulla, come sarebbe stato possibile far detonare esplosivi senza causare i boati che si osservano invece nelle demolizioni controllate reali e come sarebbe stato possibile far agire la nanotermite in modo istantaneo senza causare un vero e proprio spettacolo pirotecnico di bagliori e operando tagli su colonne verticali (che, ricordiamolo, erano a vista).

Con l'occasione, Giulietto Chiesa o il suo pool di tecnici potranno spiegarci perché sarebbe stato necessario usare sia esplosivi, sia nanotermite. Uno dei due da solo non bastava?

Ricordiamo a chi ci legge che Giulietto Chiesa è stato più volte invitato da terzi ad affrontare il dibattito tecnico con Undicisettembre, ma si è sempre rifiutato (i dettagli sono qui). Qualcuno, dopo dieci anni, comincerà a chiedersi perché.

2011/05/25

La “misteriosa” assenza di Larry Silverstein e figli dal WTC l'11 settembre

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Brain_Use e ZeusBlue

Recentemente il cospirazionismo ha rispolverato una presunta prova di cospirazione riguardante Larry Silverstein, il facoltoso locatario del complesso del World Trade Center e di numerosi altri edifici a New York e in altre città. La tesi viene presentata così da Massimo Mazzucco:

“Larry Silverstein, il titolare delle Torri Gemelle, quel mattino decise di cancellare un appuntamento di lavoro all'88° piano della Torre Nord per andare a fare un appuntamento dal suo dermatologo [...] anche i figli di Silverstein, che lavoravano con lui alle Torri Gemelle, e che erano noti per essere sempre puntualissimi, proprio quel giorno riuscirono tutti e due ad arrivare in ritardo, evitando così, per loro fortuna, il crollo delle Torri Gemelle.”

A supporto di tutte queste affermazioni non viene fornita alcuna fonte, a parte un’anonima voce fuori campo inglese di provenienza non specificata.

L'insinuazione è che Larry Silverstein sapeva in anticipo degli attentati e quindi ne fu complice consapevole. Ma basta riflettere un momento per rendersi conto che se davvero Silverstein avesse saputo in anticipo degli attentati, probabilmente non avrebbe annullato l’appuntamento alle Torri Gemelle, per di più all'ultimo momento: non lo avrebbe preso in partenza. Inoltre non avrebbe permesso ai figli di andare al lavoro presso il World Trade Center.

L'idea che Silverstein avesse preso un appuntamento di lavoro al World Trade Center per l’11 settembre e all'ultimo istante si sarebbe accorto d'essersi dimenticato che quello era il giorno stabilito per la distruzione dei due grattacieli suona perlomeno ridicola ed è un buon esempio della bizzarra visione del mondo richiesta dalle tesi di cospirazione.

La verifica negli archivi dei giornali rivela che la versione raccontata (rigorosamente senza fonti) dai sostenitori delle tesi alternative è romanzata e resa più drammatica rispetto ai fatti documentati giornalisticamente. Infatti Larry Silverstein non annullò affatto un appuntamento di lavoro per rimpiazzarlo con una visita dermatologica all'ultimo momento: al contrario, tentò di annullare la visita medica, che era prenotata già da tempo, per andare al World Trade Center. E Silverstein era comunque ancora a casa propria quando avvennero gli attacchi.

Il New York Magazine del 21 maggio 2005, il Wall Street Journal del 12 maggio 2007 e il Financial Times dell'8 settembre 2007 riferiscono infatti che al momento del primo attacco (8:46) Silverstein era nel proprio appartamento a Park Avenue e voleva annullare l'appuntamento medico (non quello di lavoro) per recarsi all'88° piano della Torre Nord, dove stava traslocando gli uffici della propria società. Mentre la moglie Klara stava insistendo affinché non mancasse la visita di routine con il proprio dermatologo, squillò il telefono: era il comandante dello yacht di Silverstein, che dai moli di Chelsea stava assistendo agli attacchi alle Torri Gemelle e lo avvisava dell'accaduto.

Ecco come ne parla il Wall Street Journal:

Larry Silverstein began spending every morning at the World Trade Center shortly after he inked a 99-year deal to operate the complex in July 2001. The New York developer would have breakfast at Windows on the World, the restaurant on the 107th floor of the North tower, and then meet for several hours with tenants. But on the morning of Sept. 11, 2001, he was at home, dressing for a doctor's appointment his wife had made for him, instead of at his usual table at Windows. "I had said to my wife, sweetheart, cancel my doctor's appointment. I have so much to do at the Trade Center," he recalls. "She got very upset and told me I had to go. As it turns out, that saved my life."

While he was still getting ready for his doctor's appointment, Mr. Silverstein learned that the first plane hijacked by terrorists had struck the North tower. He turned on his television just in time to see the second plane fly into the South tower. No one at Windows on the World survived.

Traduzione: Larry Silverstein iniziò a trascorrere ogni mattina presso il World Trade Center poco dopo aver firmato un accordo per 99 anni per la gestione del complesso, nel luglio del 2001. L'immobiliarista di New York faceva colazione presso Windows on the World, il ristorante al 107° piano della Torre Nord, e poi incontrava gli inquilini per diverse ore. Ma la mattina dell'11 settembre 2001 era a casa e si stava vestendo per un appuntamento con il medico che gli aveva prenotato la moglie, invece di stare al suo solito tavolo presso il Windows. "Avevo detto a mia moglie 'Tesoro, annulla il mio appuntamento dal medico. Ho così tanto da fare al Trade Center'", ricorda. "Lei si arrabbiò molto e mi disse che ci dovevo andare. Il caso volle che questo mi salvasse la vita."

Mentre si stava ancora preparando per il proprio appuntamento dal medico, Silverstein venne a sapere che il primo aereo dirottato dai terroristi aveva colpito la Torre Nord. Accese il proprio televisore appena in tempo per vedere il secondo aereo che colpiva la Torre Sud. Nessuno nel Windows on the World sopravvisse.

Con o senza la visita medica, insomma, Silverstein non sarebbe stato nelle Torri al momento degli impatti degli aerei.

Al momento dell'impatto del primo aereo, il figlio Roger era invece già nel parcheggio del World Trade Center 7, mentre la figlia Lisa fu bloccata e mandata indietro dalla polizia quando era ancora lontana dalla zona commerciale della città.

Si può pensare che Silverstein fosse al corrente degli attacchi e pianificò la propria salvezza e quella dei figli, ma di questa tesi non c'è nessuna prova, e il fatto che il figlio fosse vicino alle Torri stride con questa pesante insinuazione. Oppure si può pensare, più banalmente, che Larry Silverstein e i suoi figli furono fra le tante persone che per varie ragioni o ritardi non erano nelle Torri Gemelle quella mattina, diversamente dal solito.

Persone come Ari Schonbrun, della Cantor Fitzgerald, che perse il treno; Michael Lomonaco, chef del Windows on the World (ristorante al 106° e 107° piano della Torre Nord), che si fermò dall'oculista prima di andare al lavoro; Thomas Michaud, amministratore della Keefe, Bruyette and Woods, che si dilungò a casa qualche minuto; Tom Maciejewski, programmatore per la Lehman Brothers, partito da casa in ritardo; Ludwig Heijden, turista in visita dall’Olanda, che voleva visitare le Torri quella mattina ma decise di fermarsi prima a fare colazione; Rick Filkins, avvocato che lavorava al 29° piano della Torre Sud, che si attardò per compilare un documento elettorale; Guy Tozzoli, presidente della World Trade Centers Association, che doveva raggiungere il proprio ufficio al 77° piano della Torre Nord ma fu bloccato da un incidente stradale (New York Daily News). Essere arrivati in ritardo non fa di loro automaticamente dei complici del complotto.

Anche un'altra persona arrivò in ritardo al lavoro l'11 settembre. Normalmente sarebbe salita al Windows on the World per fare colazione, ma essendo in ritardo andò direttamente agli uffici del proprio reparto, situati nei piani interrati. Se avesse seguito la propria normale tabella di marcia, l'impatto del primo aereo lo avrebbe intrappolato in cima alla Torre Nord. Invece quel provvidenziale ritardo di mezz'ora lo salvò (Spingola.com). La persona era William Rodriguez, all'epoca custode del World Trade Center e oggi uno dei più celebri sostenitori delle tesi di cospirazione.

In sintesi, da una parte abbiamo una macchinosa tesi di complotto presentata fideisticamente, senza alcuna pezza d'appoggio e basata (fino a prova contraria) solo su un ipse dixit di Mazzucco; dall'altra abbiamo almeno tre fonti giornalistiche indipendenti che delineano semplicemente una delle tante coincidenze, fortunate o rovinose, che caratterizzarono quel giorno.

Restiamo in serena attesa che Mazzucco documenti le fonti delle sue asserzioni oppure, come già accaduto di recente, riconosca di aver copiato, senza effettuare alcuna verifica, da fonti manipolate e di seconda mano invece di risalire agli originali, e di essere stato corretto dai tanto vituperati debunker. Si può pensare quello che si vuole sugli eventi dell'11 settembre, ma non è certo con una ricerca del genere, priva dei requisiti qualitativi minimi di qualunque indagine giornalistica, che si arriverà alla verità. Qualunque essa sia.

2011/05/14

Davvero Dick Cheney ammise che non ci sono prove che bin Laden organizzò l'11/9?

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Hammer

La trasmissione Matrix di Canale 5 è tornata ad occuparsi delle teorie cospirazioniste in due puntate, trasmesse il 5 e il 10 maggio 2011 in occasione dell'annuncio della morte di Osama bin Laden. Una loro breve descrizione è disponibile qui e qui.

Nella puntata del 5 maggio è stata citata da Massimo Mazzucco questa dichiarazione, fatta da Dick Cheney, all'epoca vicepresidente degli Stati Uniti, nel corso del programma radiofonico Tony Snow Show il 29 marzo 2006: “Noi non abbiamo mai sostenuto che Osama bin Laden sia direttamente coinvolto nell'11 settembre, perché quelle prove non sono mai emerse.”

Questa dichiarazione sembrerebbe un'ammissione schiacciante e autorevole che la tesi governativa statunitense, secondo la quale bin Laden fu il mandante degli attentati dell'11 settembre 2011, era basata su un impianto probatorio inesistente. Tuttavia consultando l'intervista emerge che dalla citazione manca una parte molto importante: il contesto.

Infatti riascoltando l'intera intervista emerge che l'intervistatore, Tony Snow, stava parlando con Cheney di Saddam Hussein e gli stava chiedendo se secondo lui Saddam era direttamente coinvolto nell'11 settembre (le evidenziazioni sono aggiunte):


SNOW: I want to be clear because I've heard you say this, and I've heard the President say it, but I want you to say it for my listeners, which is that the White House has never argued that Saddam was directly involved in September 11th, correct?

CHENEY: That's correct. We had one report early on from another intelligence service that suggested that the lead hijacker, Mohamed Atta, had met with Iraqi intelligence officials in Prague, Czechoslovakia. And that reporting waxed and waned where the degree of confidence in it, and so forth, has been pretty well knocked down now at this stage, that that meeting ever took place. So we've never made the case, or argued the case that somehow Osama bin Laden [sic] was directly involved in 9/11. That evidence has never been forthcoming. But there -- that's a separate proposition from the question of whether or not there was some kind of a relationship between the Iraqi government, Iraqi intelligence services and the al Qaeda organization.

Avendo questo contesto, diventa chiaro Cheney fece il nome di bin Laden al posto di quello di Saddam, tant'è vero che citò gli agenti segreti iracheni, che erano di Saddam Hussein, non di Osama bin Laden. Un semplice lapsus, insomma, tanto che l'intervistatore chiese pochi minuti più tardi una rettifica e Cheney ammise subito l'errore:


SNOW: Okay. A couple of things, I think a couple of minutes ago -- I want to make sure -- you said Osama bin Laden wasn't involved in 9/11 planning. You meant Saddam Hussein, correct? That Saddam Hussein was not involved in September 11th?

CHENEY: Correct. Yes, sir.

SNOW: Okay.

CHENEY: Thanks for straightening that out. I didn't realize I'd done that. (Laughter.)

L'intervista integrale, pubblicata in origine sul sito della Casa Bianca, oggi è archiviata qui presso Archive.org ed è disponibile come file audio e come trascrizione.

La questione del contesto mancante è stata fatta notare da Undicisettembre a Massimo Mazzucco durante la trasmissione Matrix del 10 marzo: Mazzucco ha replicato sul proprio sito, confermando che il riferimento a bin Laden è un lapsus di Cheney e dichiarando che si è fidato della fonte “senza andare a verificarla”:

...confermo quello che ha detto Attivissimo. Mi scuso quindi con gli spettatori e con gli utenti del sito per questa errata informazione che ho diffuso, in completa buona fede, a causa della fretta. Stavo infatti preparando il mio intervento a Matrix, ed ho preso lo spezzone incriminato dal documentario “Alqueda doesn’t exist” [vedi nota in coda] – nel quale ovviamente la correzione di Cheney non compare – fidandomi di quella fonte, senza andare a verificarla.

La sua fonte, secondo quanto ha dichiarato Mazzucco, non è l'intervista originale, ma un documentario di terzi, Al Qaeda doesn't exist. Un'ammissione che mette in luce il profondo e ricorrente errore metodologico del cospirazionismo, che invece di andare alle fonti originali attinge a materiale di seconda mano, guarda caso già tagliato ad arte per conformarsi alle tesi di complotto. Senza mai chiedersi se per caso c'è una spiegazione più semplice che non implichi un complotto.

2011/05/10

Benazir Bhutto e la “pre-morte” di Osama bin Laden

di Brain_Use

Sull'onda delle emozioni suscitate dalla notizia della morte di Osama bin Laden, torna alla ribalta la vecchia storia della pre-morte di Osama che sarebbe stata rivelata inavvertitamente il 2 novembre 2007 da Benazir Bhutto in un'intervista rilasciata al giornalista David Frost e divenuta ormai famosa.

Undicisettembre si era già occupato a suo tempo (la diffusione della bufala risale al 2008) della vicenda.

I nostri lettori ricorderanno certamente la già nota intervista alla CNN rilasciata dalla Bhutto il 3 novembre 2007, giusto il giorno dopo quella contenente il lapsus che tante emozioni ha donato ai cospirazionisti di mezzo mondo, nella quale l'intervistata non sembra affatto pensare che Osama bin Laden non fosse più in vita. In quell'occasione, infatti, si espresse con queste parole:

"I don't think General Musharraf personally knows where Osama bin Laden is"

"Non credo che il generale Musharraf sappia personalmente dov'è Osama bin Laden"

Giova però ricordare qualche altro caso significativo.


Intervista a Fox, 9 novembre 2007


Per esempio, in un'intervista rilasciata alla giornalista della Fox Greta van Susteren una settimana dopo, il 9 novembre 2007, rispondendo all'intervistatrice che le chiede del sostegno del governo pakistano nella guerra al terrorismo, Benazir Bhutto si espresse così:

Well, I think Osama bin Laden must be rubbing his hands with glee as he looks at what’s happening in Pakistan


Bene, penso che Osama bin Laden si stia sfregando le mani dalla gioia nel vedere cosa sta accadendo in Pakistan

Qui l'audio di questa parte dell'intervista.



National Public Radio, 13 novembre 2007


In un'altra intervista (audio) rilasciata il 13 novembre alla National Public Radio sul tema del suo arresto domicialiare, la Bhutto parlò in questi termini della polizia che presidiava la sua abitazione:

And I was just telling one of the policemen, I said 'should you be here after us? Shouldn’t you be looking for Osama bin Laden?'


E stavo giusto dicendo a uno dei poliziotti, "Dovete stare appresso a noi? Non dovreste essere alla ricerca di Osama bin Laden?"


BBC, 13 novembre 2007


Le stesse considerazioni dell'intervista precedente furono espresse, nel medesimo giorno, al giornalista della BBC James Naughtie:


I'm just wondering when we have this huge deployment where Police of this kind can't be used to hunt down Osama bin Laden.


Mi stavo giusto chiedendo quando abbiamo questo gran dispiegamento in cui la polizia di questo tipo non può essere usata per cacciare Osama bin Laden.

A quanto pare la Bhutto si considerava meno libera (e non meno viva) di Osama bin Laden.

Ricordiamo che la Bhutto fu vittima di un attentato terroristico poco più di un mese dopo queste dichiarazioni, il 27 dicembre 2007.

2011/05/02

Osama bin Laden ucciso dalle forze USA

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Brain_Use. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Poche ore fa il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato che Osama bin Laden è stato ucciso stanotte durante un'operazione delle forze speciali statunitensi in Pakistan dopo un conflitto a fuoco e il suo corpo è stato preso in custodia dalle forze USA (BBC; dichiarazione in video di Obama).

Reuters ha una prima analisi delle modalità dell'intervento militare e delle tracce che hanno portato progressivamente alla localizzazione di bin Laden in un complesso residenziale fortificato ad Abbottabad.

Sempre Reuters indica che sul corpo è in corso un test del DNA i cui risultati dovrebbero essere pubblicati nei prossimi giorni (aggiornamento: sono stati pubblicati in giornata) e che bin Laden è stato colpito alla testa da un'arma da fuoco. Numerose fonti giornalistiche indicano, sulla base di indiscrezioni di fonte governativa statunitense, che il corpo di bin Laden sarebbe stato sepolto in mare, a bordo della portaerei USS Carl Vinson, a quanto pare per rispettare le norme islamiche che prevedono una sepoltura entro 24 ore dalla morte e per risolvere il problema del fatto che nessuno stato voleva accogliere la salma (le indiscrezioni sono state poi ribadite in dichiarazioni formali delle autorità statunitensi). L'Arabia Saudita, in particolare, avrebbe rifiutato esplicitamente di farlo.


Secondo fonti governative citate dalla ABC, l'amministrazione Obama ha fotografie del corpo di bin Laden e si sta decidendo se divulgarle o no, ma le immagini sono molto cruente, dato che c'è “una grande ferita alla testa, sopra l'occhio sinistro, dove è stato colpito da un proiettile, e sono visibili sangue e materia cerebrale”. La Associated Press (citata da BBC) ha scritto il 2 maggio che “il Pentagono ha un video della sepoltura in mare di bin Laden e probabilmente lo rilascerà presto”.

Le stesse fonti, citate dal New York Times, riportano che il corpo è stato identificato da una delle mogli di Osama bin Laden. Sempre il NYT segnala che i documenti riservati statunitensi pubblicati da Wikileaks sembrano coincidere con alcuni dettagli della versione governativa per quanto riguarda il referente o messaggero di bin Laden il cui pedinamento avrebbe condotto alla scoperta del luogo in cui risiedeva il leader di al-Qaeda.

Il New York Times ha consultato degli esperti per conoscere le possibili modalità e l'affidabilità di un test del DNA, effettuato (secondo le fonti ufficiali) confrontando vari campioni di DNA dai familiari di bin Laden con campioni presi dal corpo del leader di al-Qaeda.


La controversia sulla correttezza della sepoltura in mare secondo i dettami dell'Islam esiste anche fra gli studiosi islamici, stando a quanto riportato da MSN.com, che fornisce alcuni dettagli (di origine ufficiale, privi per ora di conferme indipendenti) sulla procedura eseguita.

Secondo le prime ricostruzioni, la data di oggi sarebbe stata scelta per approfittare dell'oscurità notturna massima prodotta dalla Luna nuova (in effetti la notte fra l'1 e il 2 di maggio c'era Luna nuova).

Va sottolineato per chiarezza che quanto sopra ha per ora una sola fonte originale, vale a dire le autorità statunitensi, ma per chi avesse dubbi sull'effettiva morte del leader di al-Qaeda, si ricorda che Osama bin Laden potrebbe dimostrare molto facilmente la propria esistenza in vita pubblicando un video nel quale legge un giornale con le notizie di oggi o vi fa riferimento.

L'FBI ha aggiornato lo status di Osama bin Laden nella sezione Most Wanted del proprio sito, indicandolo come “deceased”.


La fotografia diffusa dalla TV pachistana è un falso


La fotografia del volto del cadavere di bin Laden diffusa da una TV pachistana e ripubblicata acriticamente da vari giornali ed emittenti televisive è un falso che già circolava in Rete prima dell'annuncio dell'uccisione di bin Laden (probabilmente da novembre 2010, secondo questa fonte).

Il falso è stato ottenuto elaborando altre due immagini, come mostrato qui accanto: a destra l'immagine falsa, a sinistra e al centro le due immagini usate per generarla.


Effetti sul cospirazionismo


L'uccisione di bin Laden da parte delle forze statunitensi mette seriamente in crisi uno dei capisaldi del cospirazionismo: l'idea che gli Stati Uniti avessero creato e mantenessero il personaggio dell'imprendibile Osama come spauracchio e come giustificazione per tenere indefinitamente aperto il fronte della guerra al terrorismo.


Prime informazioni da altre fonti


In un articolo datato 3 maggio, la BBC riporta le dichiarazioni di un funzionario dell'ISI (il principale servizio segreto pachistano), che descrivono l'incursione fornendo una versione che nella sostanza conferma quella statunitense (Osama bin Laden ucciso) ma non coincide nei dettagli o ne rivela di nuovi. Per esempio, le forze speciali avrebbero portato via una persona ancora viva, forse un figlio di bin Laden, e l'uccisione di bin Laden sarebbe stata vista da una sua figlia di 12 o 13 anni.