2011/02/23

L'acciaio di Ground Zero a Matera

di John - www.crono911.org

Una delle storielle che i complottisti sono soliti raccontare nel tentativo di accreditare le proprie teorie è che le macerie di Ground Zero furono rimosse e smaltite in gran fretta allo scopo di evitare che dalla loro analisi emergessero le prove che le Twin Towers furono distrutte da una demolizione controllata con l'utilizzo di esplosivi e sostanze incendiarie.

La storia non è vera: le macerie furono rimosse in tempi relativamente brevi (almeno per i nostri standard, dove anche lo smaltimento dell'immondizia è un problema) ma per essere accantonate presso un deposito in vista del successivo smaltimento, dove furono oggetto di studi e rilievi (nella foto a destra, uno dei massimi esperti mondiali di strutture in acciaio, l'ing. Astaneh, mentre esamina i rottami del World Trade Center).


Una parte dei rottami è poi stata risparmiata dalle operazioni di smaltimento e conservata per ulteriori necessità presso l'Hangar 17 dell'aeroporto Kennedy di New York, che nel 2012 diventerà un vero e proprio museo di Ground Zero.

Altro acciaio proveniente dalle Twin Towers è finito in vari musei e un certo numero di tonnellate è stato riutilizzato per costruire la nave militare New York varata nel 2008.

Adesso un certo numero di travi (nella foto di apertura), per un peso complessivo di circa venti tonnellate, è stato ottenuto e riutilizzato dallo scultore Antonio Paradiso, che intende farne un'opera raffigurante l'Ultima Cena in quel di Matera, in Basilicata.

L'articolo di Repubblica che riferisce la notizia è interessante anche per un passaggio di sottotitolo nella galleria di fotografie:

“Ultima cena globalizzata”, il titolo della prima delle sculture che saranno realizzate con le travi tagliate dalla fiamma ossidrica, deformate dalla violenza.

Il passaggio dimostra come il mondo delle persone normali sia ben consapevole del fatto che buona parte delle travi di acciaio di Ground Zero siano state tagliate con la fiamma ossidrica per essere rimosse e trasportate.

È una evidenza logica e banale. Eppure centinaia di complottisti sono ancora convinti che i tagli siano stati provocati dalla “termite”.

2011/02/07

Wikileaks, il Daily Telegraph e la “quinta cellula”

di Brain_Use

Il noto quotidiano britannico Daily Telegraph ha dedicato attenzione in questi giorni a un cablogramma proveniente dall'ambasciata americana di Doha, in Qatar, datato 11 febbraio 2010 e reso pubblico da Wikileaks in data 1 febbraio 2011. Il dispaccio è indirizzato al Segretario di Stato, con copia al Department of Homeland Security, all'FBI e alla CIA.

L'ipotesi ventilata dal Telegraph sulla base del contenuto del cablogramma è che un gruppo di tre persone di nazionalità del Qatar potesse essere una sorta di quinta cellula pronta a intervenire l'11 settembre.

I tre, Meshal Alhajri, 35 anni, Fahad Abdulla, 36 anni, e Ali Alfehaid, 35 anni, avevano prenotato dei posti sul volo American Airlines 144 per Washington D.C. in data 10 settembre 2001, ma non riuscirono ad imbarcarsi. L'aereo di quel volo, il giorno dopo, assunse la designazione AA77 e si schiantò contro il Pentagono.

I tre erano giunti negli Stati Uniti il 15 agosto 2001, provenienti da Londra con un volo British Airways. Avevano visitato il World Trade Center, la Statua della Libertà, la Casa Bianca e varie zone a Washington, New York e in Virginia.

Il 24 agosto si erano recati, con un volo American Airlines, a Los Angeles, dove avevano alloggiato in un albergo vicino all'aeroporto, pagando in contanti.

Avevano poi trascorso una settimana in California in compagnia di Mohamed Ali Mohamed al Mansoori, un arabo degli Emirati, anch'egli sotto indagine per un possibile coinvolgimento negli eventi dell'11/9, sempre secondo il dispaccio dell'ambasciata di Doha.

Nei giorni precedenti la data di partenza, fissata per il 10 settembre, i tre avevano richiesto che la camera non venisse pulita. Il personale dell'albergo si era dunque insospettito perché erano state notate nella camera uniformi da pilota, computer portatili, pacchetti indirizzati alla Siria, a Gerusalemme, all'Afghanistan e alla Giordania, oltre a elenchi contenenti nomi di piloti, linee aeree, numeri e orari di voli.

Il 10 settembre, non riuscendo ad imbarcarsi per Washington sul volo AA144, i tre presero un volo British Airways e tornarono a Londra, dove si trattennero fino al 13 per poi volare con un nuovo volo British Airways verso Doha, in Qatar, dove si perdono le loro tracce.

Il costo dei biglietti, compresi quelli per il mancato volo AA144, e le prenotazioni degli alberghi, secondo il dispaccio, fu sostenuto da un “terrorista condannato”.

Secondo il Telegraph, la vicenda riporta l'attenzione al possibile ruolo della Gran Bretagna nelle fasi di organizzazione degli attacchi dell'11/9. Si sa infatti che tre dei dirottatori, compreso Atta, avevano visionato i discorsi del'islamista londinese Abu Qatada, mentre Zacarias Moussaoui, il cosiddetto “ventesimo dirottatore” (che sta scontando una condanna all'ergastolo negli Stati Uniti), aveva avuto contatti, sempre a Londra, con un altro predicatore, Abu Hamza.

I tre non sono nominati nel 9/11 Commission Report ma compaiono in una lista di 300 persone che l'FBI avrebbe voluto interrogare nel corso del 2002.

Non risulta che i tre abbiano avuto contatti con i 19 dirottatori, che all'epoca si trovavano negli Stati Uniti già da molto tempo per addestrarsi al volo. Tuttavia è noto che due dei dirottatori del volo AA77 avevano trascorso del tempo a Los Angeles nel 2000, periodo del quale si hanno poche informazioni.

Il sospetto è che i tre e Al Mansoori potessero essere coinvolti in attività di supporto e di sorveglianza dei possibili obiettivi o addirittura potessero costituire una sorta di quinta cellula pronta ad intervenire l'11/9.

Al momento non ci sono commenti da parte dell'FBI o delle autorità statunitensi.

Maggiori informazioni sono disponibili negli articoli del Daily Telegraph sull'argomento: