2022/12/09

Pubblicato il verbale dell'intervista della 9/11 Commission a George Bush e Dick Cheney

di Leonardo Salvaggio

Lo scorso mese di novembre è stato desecretato il verbale dell'intervista al Presidente George Bush e al Vicepresidente Dick Cheney della 9/11 Commission, la Commissione di indagine istituita per indagare sugli attentati dell'11/9. L'intervista si è svolta il 29 aprile del 2004 e, come già emerso al tempo, non è stata registrata; il documento infatti non è una trascrizione ma un memorandum redatto da una persona presente durante la discussione che aveva il compito di prendere appunti su quanto veniva trattato. L'ordine di pubblicazione del documento è stato emesso dalla Interagency Security Classification Appeals Panel, ente creato dall'amministrazione Obama nel 2009 che include rappresentanti di vari dipartimenti federali e che ha il compito di decidere sulla desecretazione di documenti sensibili.


Il PDF pubblicato è di 31 pagine ed è ancora censurato in alcune parti, che sono comunque ridotte al minimo. L'incontro si svolse nello Studio Ovale della Casa Bianca, di cui il verbalizzante riporta anche dei dettagli sugli ornamenti, come la presenza di un ritratto di George Washington e dei busti di Abraham Lincoln e Winston Churchill. L'inizio della discussione è indicato alle 12:40 e la durata fu di poco superiore a tre ore. La discussione si aprì con la domanda del Presidente della Commissione Thomas H. Kean che chiese a Bush quale fosse lo stato delle segnalazioni sulle minacce terroristiche che riceveva nel President's Daily Brief (briefing quotidiano su temi di intelligence che richiedono particolare attenzione) che teneva con George Tenet, al tempo direttore della CIA, alle otto di ogni mattina. L'incontro avveniva alla presenza anche di Dick Cheney, Condoleezza Rice (chiamata con il soprannome Condi in tutto il documento, forse per la necessità di scrivere in fretta da parte del verbalizzante) e del capo di gabinetto Andy Card. Kean fece particolare riferimento alla riunione del 6 agosto 2001 il cui rapporto parlava esplicitamente dell'intenzione di bin Laden di colpire negli Stati Uniti. Il Presidente rispose che le minacce erano relative a obiettivi americani all'estero e di aver dato ordine di indagare ulteriormente sul rischio di attacchi sul suolo americano, ma che nulla di concreto gli arrivò in tempo.

La discussione si spostò quindi sui primi attimi cruciali seguenti agli attacchi alle Torri Gemelle. Da quanto riportato dal Presidente e dal suo vice emerge il caos che regnava in quei minuti tra falsi allarmi e informazioni incomplete. Vennero riportate alla Casa Bianca informazioni di un aereo dirottato schiantatosi al confine tra Kentucky e Ohio, dell'esplosione di un'autobomba (probabilmente in centro a Washington), di un attacco contro il Campidoglio (nelle cui vicinanze avrebbe dovuto trovarsi la First Lady) e di uno contro la residenza del Presidente a Ranch Crawford. Si susseguirono anche notizie errate di altri dirottamenti, tra cui un volo dirottato in ingresso dalla Corea del Sud e un altro da Madrid per il quale fu dato l'ordine di abbattimento e che pochi minuti dopo atterrò a Madrid da dove era partito. Fu riferito anche un volo dirottato diretto verso la Casa Bianca e anche per questo venne dato l'ordine di abbattimento, ma si trattò probabilmente del volo United 93 che i terroristi fecero schiantare a terra. Oltre a queste seguirono innumerevoli segnalazioni sbagliate che contribuirono a creare confusione tra i vertici del paese.

Il Presidente della Commissione chiese quindi quali fossero le strategie per affrontare il terrorismo e il Presidente Bush rispose che l'azione sarebbe stata in tre parti. Anzitutto sarebbe stato necessario combattere le organizzazioni terroriste, in secondo luogo potenziare la sicurezza interna e in ultimo attuare politiche tendenti a evitare le condizioni sociali che favoriscono la nascita del terrorismo.

L'intervista si spostò quindi sullo scenario internazionale e di come gli Stati Uniti avessero bisogno di alleati tra gli stati islamici, tra cui la Turchia, il Pakistan e l'Arabia Saudita. In particolare per quanto riguarda Islamabad il Presidente sottolineò come il Pakistan fu dapprima uno strenuo alleato dell'Afghanistan, ma i rapporti tra i due paesi iniziarono a incrinarsi dopo che i Talebani tentarono per due volte di uccidere il generale Pervez Musharraf, Presidente pakistano dal 1999.

La Commissione affrontò quindi il tema delle teorie del complotto. Chiese dapprima al Presidente perché avesse continuato la sua presentazione nella scuola Emma E. Booker di Sarasota, in Florida, dopo essere stato raggiunto dalla notizia dell'attacco; il Presidente rispose che fu un errore e di non aver immediatamente capito la gravità della situazione pensando che fosse lo schianto di un piccolo bimotore. La Commissione chiese quindi perché il governo non intervenne efficacemente dopo aver avuto notizia delle intenzioni di al-Qaeda di colpire sul suolo americano, Bush ribadì, come detto in precedenza, che le informazioni in suo possesso riguardavano solo la minaccia a obiettivi americani all'estero. In ultimo la Commissione chiese se il Presidente o il suo vice ebbero un ruolo nell'autorizzare l'uscita di cittadini sauditi dal pese dopo gli attentati, il Presidente rispose di non aver autorizzato la partenza e di averlo saputo dai giornali. Bush insistette sul tema delle teorie del complotto specificando che fosse compito della Commissione chiarire che gli attentati erano stati compiuti dai terroristi, su questo punto la Commissione espose il proprio favore sostenendo che fossero loro intenzione affrontare le teorie del complotto e mettere la nazione al sicuro.

Un'ampia parte delle discussione riguardò i rapporti tra gli USA e l'Arabia Saudita. Il Presidente Bush spiegò alla Commissione che la famiglia reale non deve essere vista come monolitica e che alcune frange effettivamente sono vicine a organizzazioni non governative legate al terrorismo. Il Presidente si disse preoccupato della situazione e del fatto che al-Qaeda potesse guadagnare più potere o che Riyadh potesse stringere alleanza con l'Iran.

L'intervista passò quindi a discutere la possibile uccisione di bin Laden, che al tempo dell'intervista era ancora in vita. Il Presidente risponde che un'operazione speciale non era in quel momento pianificabile perché non era noto dove il terrorista si nascondesse e che in ogni caso le operazioni speciali possono fallire, come accaduto nelle prime fasi della guerra mentre le forze USA davano la caccia al Mullah Omar.

L'ultima parte dell'intervista riguarda quanto fatto in termini di prevenzione prima dell'11/9 per fermare la minaccia di al-Qaeda prima che colpisse. Bush riporta che nel passaggio di consegne da parte dell'amministrazione Clinton la minaccia di al-Qaeda non fu trattata con particolare priorità, ma che al contrario il principale nemico fu indicato nella Corea del Nord. Bush aggiunse di aver discusso con il premier britannico Tony Blair se avessero perso l'occasione di distruggere al-Qaeda prima dell'11/9, Blair si trovò d'accordo sul fatto che all'epoca non era in alcun modo parte della discussione e che sarebbe stato impensabile iniziare una guerra preventiva senza un evento che la causasse.

In chiusura al Presidente venne chiesto di commentare le dichiarazioni di Condoleezza Rice secondo cui sarebbe stato impossibile prevedere l'uso di aerei come armi di distruzione di massa. Bush confermò che in assenza di una minaccia concreta lo scenario era impossibile da prevedere. La Commissione ribatté che il Presidente egiziano Mubarak aveva avvisato le autorità italiane di un possibile uso di aerei come missili durante il G8 di Genova. Bush rispose di non aver mai sentito questa notizia e che la chiusura dello spazio aereo su Genova non implicava la previsione dell'uso di aerei come missili contro edifici abitati.

La pubblicazione di questo memorandum, dal quale si evince quanto le autorità americane siano state colte impreparate, si aggiunge allo sforzo dell'amministrazione Biden, che ha anche ordinato la desecretazione di centinaia di documenti sulle indagini dell'FBI, di fare chiarezza su colpe, responsabilità e omissioni. Iniziativa lodevole che ci auguriamo prosegua su questa strada.