2023/05/28

Storia del NORAD: dalla guerra fredda all'11/9

di Leonardo Salvaggio


Il North American Aerospace Defense Command, meglio noto con l'acronimo NORAD, è l'ente binazionale di Stati Uniti e Canada preposto alla sicurezza dello spazio aereo delle due nazioni. Le sue radici risalgono alla fine degli anni 40, quando la minaccia sovietica data dai bombardieri a lungo raggio e dallo sviluppo di armi atomiche portò i due stati a unire le forze per creare un sistema di sorveglianza e allerta. Il primo sforzo di cooperazione prevedeva la realizzazione di tre linee di stazioni radar che attraversavano il Canada da est a ovest per prevenire attacchi provenienti dal Polo Nord: la Pinetree Line nel Canada meridionale, la McGill Fence (altresì della Mid-Canada Line) più a nord e la DEW Line oltre il circolo polare. La difesa da attacchi dall'Atlantico o dal Pacifico sarebbe stata garantita dalle forze USA grazie alle navi della marina o da piattaforme radar offshore. Il sistema così congegnato avrebbe consentito di individuare un velivolo nemico con un anticipo di circa tre ore prima che potesse giungere a un centro abitato, dando così il tempo per l'identificazione e l'intercettazione.


Parallelamente, i due stati iniziarono a collaborare su un piano comune di difesa aerea grazie alla collaborazione sempre più fitta tra la United States Air Force e la Royal Canadian Air Force, con la seconda che spostò un proprio gruppo di relazione alla Ent Air Force Base della U.S. Air Force in Colorado. L'alleanza sempre più stretta tra Stati Uniti e Canada per la difesa aerea portò quindi alla creazione di un ente congiunto il cui nome iniziale era North American Air Defense Command, che adottò da subito l'acronimo NORAD, la cui nascita venne annunciata l'1 agosto del 1957, pochi giorni dopo il completamento delle tre linee di radar in Canada, e le cui operazioni iniziarono il 12 settembre successivo.

Dalla fondazione del NORAD, vista la crescente minaccia da parte dell'Unione Sovietica, la spesa pubblica dei due paesi per la sicurezza aerea aumentò e nel 1960 circa 250.000 persone, tra statunitensi e canadesi, lavoravano a qualche livello in attività legate al NORAD. Tuttavia già dai primi anni sessanta il contesto internazionale cambiò con lo sviluppo di missili balistici intercontinentali che di fatto rendevano il sistema di radar obsoleto, perché poteva essere del tutto scavalcato dai nuovi armamenti. La U.S. Air Force sviluppò quindi sistemi di sorveglianza spaziale e di allarme missilistico a livello mondiale che appena entrati in esercizio passarono sotto il controllo del NORAD. Nello stesso periodo vennero aperti due centri operativi sotterranei, uno nella Cheyenne Mountain, vicino a Colorado Springs, e il secondo a North Bay, nell'Ontario.

Ingresso della sede di Cheyenne Montain. Fonte: NORAD

Negli anni 70 l'accettazione del concetto di mutua vulnerabilità (cioè il principio in base a cui in caso di attacco nucleare, l'attaccante subirebbe una ritorsione pari al danno inflitto) portò a una diminuzione dell'attenzione alla sicurezza aerea con conseguenti tagli di fondi e la dismissione di parte dell'infrastruttura che nel frattempo era diventata obsoleta. Alla fine del decennio si verificarono anche due falsi allarmi. Il 9 novembre del 1979 un tecnico inserì un nastro con degli scenari di test, ma dimenticò di mettere il sistema in stato TEST causando così l'invio di veri allarmi verso le basi aeree; inoltre il 3 e il 6 giugno del 1980 un malfunzionamento causò l'invio di notifiche di attacco nucleare a varie sedi della U.S. Air Force nel mondo.

Tuttavia il calo di interesse durò poco e verso la fine degli anni 70 le due nazioni avviarono uno studio noto come Joint US-Canada Air Defense Study (JUSCADS) per valutare quali fossero le minacce aeree del tempo e come far loro fronte. Lo studio evidenziò le lacune del sistema e, al termine della valutazione, il congresso americano ordinò alla U.S. Air Force di redigere un piano per un nuovo sviluppo della difesa aerea. Il piano previde la sostituzione della DEW Line con un sistema radar artici più moderni chiamato North Warning System, lo sviluppo di radar Over-the-Horizon che consentono di superare la curvatura terrestre, l'utilizzo di caccia più avanzati e un incremento dell'uso del sistema radar aviotrasportato AWACS. Inoltre, visto il cambio di missione dalla difesa dei confini all'intero spazio aereo, l'organizzazione cambiò il proprio nome in North American Aerospace Defense Command (cioè sostituendo Air con Aerospace), mantenendo inalterato l'acronimo.

Negli anni 80 l'Unione Sovietica continuò a sviluppare i propri missili cruise che ponevano una nuova seria minaccia ai sistemi difensivi del NORAD perché potevano viaggiare a velocità subsonica e a bassa altitudine così da evitare di essere rilavati dai radar. Per far fronte a questo pericolo, il NORAD si dotò di cinque basi che avevano lo scopo di individuare missili o velivoli armati che provenissero dall'esterno prima che giungessero sul continente americano.

Con il crollo dell'Unione Sovietica e la fine della guerra fredda, su iniziativa del Presidente Reagan, il NORAD estese il proprio ambito di azione all'antidroga intercettando piccoli velivoli e cooperando con le forze di polizia locali.

L'11 settembre portò ovviamente un nuovo sconvolgimento, il NORAD si trovò a fronteggiare una situazione imprevista con il dirottamento di aerei dall'interno; una procedura di emergenza nota come SCATANA prevedeva che il NORAD potesse prendere il controllo dello spazio aereo in caso di emergenza, ma non venne attuata proprio perché lo scenario previsto era notevolmente diverso. Da allora il NORAD coordina l'operazione Noble Eagle che si occupa della sicurezza del territorio in collaborazione con agenzie federali, statali e locali, tenendo conto anche del nuovo scenario di dirottamenti dall'interno.

Fonte: NORAD

L'ultimo decennio ha visto il passato ritornare con l'attività militare sovietica a livelli che non si vedevano dagli anni 80 che sta portando il NORAD a nuovi incrementi delle proprie dotazioni e tecnologie.

Il NORAD ha anche ereditato dalla sua fondazione un programma che apparteneva a un preesistente ente statunitense chiamato CONAD (Continental Air Defense Command), cioè il NORAD tracks Santa, ovvero la simulazione del tracciamento della slitta di Babbo Natale che il 24 dicembre dal Polo Nord entra nello spazio aereo di Stati Uniti e Canada per portare i doni ai bambini.

In un incontro del febbraio di quest'anno, il Segretario alla Difesa Lloyd Austin e il Ministro della Difesa del Canada Anita Anand hanno ribadito l'importanza di dotare il NORAD di infrastrutture e di sistemi sempre più moderni per garantire la sicurezza dei due paesi nell'affrontare nuove sfide, come i palloni sonda cinesi che recentemente hanno violato lo spazio di entrambe le nazioni. Il NORAD, che a breve compirà sessantacinque anni, è quindi ancora cruciale per la sicurezza del due paesi e per la loro imprescindibile alleanza.



Fonti:

2023/05/18

La chiesa greco-ortodossa di Saint Nicholas distrutta nel crollo delle torri

di Leonardo Salvaggio


Tra gli edifici distrutti l'11 settembre 2001 nel crollo dei grattacieli del World Trade Center ce n'è uno di cui si parla poco, nonostante fosse il più antico della zona, risalente al 1830 circa. Appena a sud delle Torri Gemelle, separata dal complesso da Liberty Street, sorgeva infatti la chiesa greco-ortodossa di Saint Nicholas che venne schiacciata dal crollo della Torre Sud quando al suo interno non c'era più nessuno.

Nel 1916 un gruppo di greci ortodossi di New York fondò nella punta meridionale di Manhattan la congregazione della Saint Nicholas Greek Orthodox Church; dapprima i fedeli si riunivano per il culto nel ristorante di un albergo di Morris Street, fino a quando nel 1919 cinque famiglie raccolsero 25.000 dollari con cui comprarono una taverna al numero 155 di Cedar Street per convertirla in una chiesa. L'edificio di quattro piani era stato costruito nel quarto decennio del 1800 come condominio residenziale.

La nuova chiesa iniziò a funzionare come luogo di culto nel 1922 e dapprima si trovava in mezzo ad altri due edifici abitativi, quando poi il quartiere venne demolito per lasciare spazio al World Trade Center la chiesa si ritrovò ad essere una costruzione indipendente con l'ingresso pedonale sul lato nord, quello rivolto alle torri, e il parcheggio sugli altri tre lati. Dalla fondazione la comunità di Saint Nicholas era vetero-calendarista e solo dal 1993 adottò il calendario gregoriano.

La chiesa era di soli 6,7 metri, per 17, per 11 di altezza e al suo interno erano custodite reliquie, piccoli frammenti ossei, di San Nicola di Bari, Santa Caterina d'Alessandria e San Saba Archimandrita che erano state donate alla comunità dall'ultimo Zar Nicola II e che ovviamente andarono disperse nel crollo delle torri.

Dopo l'11 settembre i parrocchiani di Saint Nicholas si unirono alla comunità della Saints Constantine and Helen Greek Orthodox Cathedral a Brooklyn dove rimasero per più di vent'anni fino a luglio del 2022, quando la nuova Saint Nicholas, costruita a partire dal 2014, venne consacrata e inaugurata sul lato meridionale dello stesso isolato che ospitava la costruzione precedente. La nuova chiesa è stata disegnata dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava e, per via delle quattro torri ai vertici, si ispira a Santa Sofia e alla Chiesa di San Salvatore in Chora, entrambe a Istanbul.

La nuova chiesa di Saint Nicholas aperta nel 2022

Non erano quindi tutti moderni i palazzi distrutti nell'attentato, e il fatto che la città di New York abbia voluto ricostruire anche questa piccola chiesa conferma quanto sia stato grande lo sforzo di far rinascere ogni pezzo, piccolo e grande, del World Trade Center di Manhattan.


Fonti:

2023/05/04

Pubblicate foto inedite della war room alla Casa Bianca durante la missione che uccise Osama bin Laden

di Leonardo Salvaggio

In occasione del dodicesimo anniversario della missione che uccise Osama bin Laden, il Washington Post ha ottenuto tramite una richiesta Freedom of Information Act e Presidential Records Act oltre 900 foto scattate alla Casa Bianca in quegli attimi concitati. Le foto sono di proprietà della Obama Presidential Library, che è una delle biblioteche presidenziali gestite dalla National Archives and Records Administration, ente federale preposto a conservare documenti storici e governativi. Le foto sono state scattate quasi interamente da Pete Souza, capo dei fotografi ufficiali della Casa Bianca durante le amministrazioni Reagan e Obama.

Una delle foto della situation room pubblicate dal Washington Post

Inizialmente il Washington Post ha ricevuto, dopo 376 giorni dalla richiesta, un PDF che contiene le foto a bassa risoluzione, senza metadati né riferimenti temporali; a seguito di un'ulteriore richiesta il giornale ne ha quindi ricevuto un insieme più ristretto ad alta risoluzione e con i timestamp. La Obama Presidential Library ha comunque trattenuto altre 307 foto, sostenendo che si tratti di materiale riservato che potrebbe compromettere la sicurezza nazionale. Il Washington Post ha quindi incrociato le foto con i riferimenti temporali al racconto dello stesso Obama contenuto nell'autobiografia A Promised Land del 2020 (pubblicata in Italia con il titolo Una Terra Promessa) e alla ricostruzione del giornalista Garrett M. Graff pubblicata sul quotidiano della capitale Politico realizzata attraverso interviste con i protagonisti della war room che dalla Casa Bianca seguiva quanto avveniva ad Abbottabad.

Fino ad oggi di quel set di foto ne era stata pubblicata una sola molto celebre: quella con Obama proteso in avanti con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e Hillary Clinton con la mano davanti alla bocca come a voler soffocare la propria stessa tensione emotiva. Dal confronto di questa foto con quelle nuove emergono dettagli interessanti. La prima cosa che si nota è che l'azione alla Casa Bianca non si è svolta in una stanza sola. Alcune immagini sono infatti state scattate in una grande situation room, di cui si vedono i maxischermi su almeno due lati, in cui sono riunite circa trenta persone tra lo staff presidenziale e i vertici degli apparati di intelligence e militari. Altre foto al contrario (tra cui quella pubblicata nel 2011) sono state scattate in una stanza più piccola con un gruppo di sole quindici persone su richiesta dello stesso Obama che decise di spostarsi in un ambiente più ristretto per poter seguire con maggiore attenzione le fasi cruciali. Per scattare questa foto Souza ha faticato a trovare posto nella stanza dovendosi mettere a ridosso di una delle stampanti. Tra l'altro, sia nella versione del 2011 sia in questo nuovo lotto, nell'unica foto precedentemente pubblicata i documenti davanti a Hillary Clinton sono stati resi illeggibili digitalmente.

L'unica foto pubblicata nel 2011

Dalle foto pubblicate si nota anche molto la distensione sui volti dei protagonisti dal momento in cui dal Pakistan arrivò la comunicazione enemy killed in action. Se fino ad allora Obama e il resto dello staff è teso nel visualizzare lo svolgersi dell'azione, da lì in avanti inizia a vedersi qualche sorriso e qualche viso più disteso.

Obama si congratula con il Segretario alla Difesa, l'ambiente inizia a essere più rilassato.

Le nuove foto mostrano anche quanto Obama non si curasse particolarmente della forma. Durante la war room infatti indossa lo stesso abbigliamento con cui quella mattina era andato a giocare a golf: una polo, dei pantaloni chiari e una giacca leggera con il sigillo del Presidente degli Stati Uniti. Per l'annuncio pubblico non solo si è cambiato in un abito scuro, come è più che ovvio, ma ha cambiato anche orologio, passando da uno con cinturino di gomma a uno più classico con cinturino in pelle.

Il New York Times fa notare la differenza di stile con la war room del Presidente Trump durante la missione che uccise il leader dell'ISIS al-Baghdadi nel 2019 in cui l'allora presidente indossava l'abito classico formale già durante la missione, le foto sono in posa e Trump occupa il posto principale al tavolo, sul lato corto, sotto al sigillo del Presidente degli Stati Uniti. Anche le persone attorno a Trump indossano il vestito, mentre nel caso delle foto di Obama molti non hanno la cravatta o hanno tolto la giacca.

Queste foto pubblicate dal Washington Post mostrano quindi il lato più umano di un evento di importanza mondiale; mostrano l'ansia e la distensione di persone tra le più influenti del pianeta nel coordinare e condurre una missione di vitale importanza e che davanti a questa situazione affrontano problemi quotidiani come lo stress e il dover trovare un posto adeguato per il proprio lavoro. Non è chiaro quale problema di sicurezza nazionale si sarebbe creato con la pubblicazione delle foto rimaste secretate, non è comunque escluso che in futuro vengano rilasciate anche quelle vista la tendenza alla trasparenza che contraddistingue l'attuale amministrazione americana.