2024/09/04

Intervista alla consulente della 9/11 Commission Janice Kephart

di Leonardo Salvaggio

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista alla consulente della 9/11 Commission Janice Kephart, coautrice della monografia 9/11 and Terrorist Travel. Nel video parliamo di come i terroristi abbiano viaggiati negli anni precedenti agli attentati e di come abbiano avuto i visti per entrare negli USA.


2024/08/20

Sui luoghi degli incontri tra i dirottatori e gli operativi sauditi a Culver City

di Leonardo Salvaggio

Sono a Los Angeles per una settimana, è la seconda volta che ci vengo ma la prima ci sono rimasto troppo poco, questa volta invece ho finalmente tempo anche per andare a vedere a Culver City i luoghi degli incontri tra Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si schiantò contro il Pentagono, e gli operativi del governo saudita che li supportarono.

La prima tappa del mio percorso è il ristorante di Venice Boulevard dove l'agente dei servizi segreti sauditi Omar al-Bayoumi incontrò i due terroristi al loro arrivo negli USA il primo di febbraio del 2000. Al tempo era un ristorante italiano noto come Mediterranean Gourmet, mentre oggi è un ristorante tailandese che si chiama Thai Boom, il numero telefonico sull'insegna è lo stesso riportato sui documenti dell'FBI relativi all'indagine Operation Encore. Corrisponde l'indirizzo, corrisponde il numero di telefono: il ristorante è sicuramente quello.


Entro nel ristorante e vedo che si sviluppa tra due sale, una alla mia destra e una è quella in cui sono entrato dove si trova la cassa, il frigo, l'accesso alle cucine e dove ci sono due clienti che stanno mangiando a un tavolo. L'altra sala sembra leggermente più elegante, con i divanetti imbottiti al posto delle sedie.


È presto per fermarmi per pranzo ma il caldo si fa sentire e l'arsura è tanta, allora opto per qualcosa di freddo da bere. Il proprietario è gentilissimo e alla mia richiesta di una Diet Coke mi dice di prendere pure dal frigo quello che voglio. Non mi fa domande sul perché io stia facendo foto del suo ristorante, nemmeno quando continuo a farle anche mentre lui passa la mia carta di credito sul POS.

Sono passati più di vent'anni da quando al-Bayoumi è stato in quel locale con i dirottatori, è cambiata la proprietà e ovviamente anche il mobilio. Ha poco senso stare a chiedersi quale tavolo abbia occupato o dove stesse, perché probabilmente anche la disposizione era notevolmente diversa. E ha poco senso chiedersi se il proprietario e i clienti sappiano cosa è successo tra quelle mura nell'anno 2000, la risposta è probabilmente no, ma non chiedo.

Esco dal Thai Boom e mi dirigo al secondo luogo di questa visita: la moschea King Fahad di Washington Boulevard a poche centinaia di metri di distanza. I due terroristi hanno frequentato questa moschea durante la loro permanenza a Los Angeles in quanto nel gruppo dei sauditi che li hanno aiutati c'era anche Fahad al-Thumairy, diplomatico del consolato saudita e imam della medesima moschea. Parcheggio poco lontano e mi avvicino alla struttura, appena fuori c'è un gruppo di fedeli che parla tra di loro. Uno di loro mi viene incontro, chiedo se posso entrare e mi risponde con una gentilezza e un calore che sinceramente non mi aspettavo: mi dice che posso entrare, purché mi tolga le scarpe all'ingresso come previsto. Chiedo se posso scattare foto e mi risponde con la stessa gentilezza "You can take as many pictures as you want". Oltre alla cortesia mi stupisce che nessuno mi chieda da dove vengo e perché mi interessi quella moschea, non mi chiedono nulla.


Entro nella moschea e mi tolgo le scarpe riponendole nell'apposito scaffale. Noto che le mie Nike More Uptempo colorate stonano un po' tra le scarpe classiche che si trovano lì, ma poco importa. Alla mia destra si trova la biblioteca, alla mia sinistra gli uffici. Accedo all'atrio su cui vedo delle scritte in arabo sulla parete, chiedo alla guardia cosa ci sia scritto e mi dice che sono versetti del Corano. Procedo nella sala della preghiera che è molto più grande di come me la aspetto; ci sono dei fedeli inginocchiati verso La Mecca che pregano. Colpisce la mia attenzione un cartello che dice che è vietato dormire all'interno della moschea, in realtà perché mi stupisce che sia necessario specificarlo.

Esco salutando le persone con cui ho parlato e mi allontano. Anche in questo caso, mi chiedo se i frequentatori attuali di quella comunità sappiano che i due dirottatori sono passati di lì e chi era Fahad al-Thumairy. E anche questa volta mi tengo il dubbio.

Questo giro dovrebbe proseguire a San Diego, dove i due dirottatori si sono spostati grazie all'aiuto dei sauditi, ma questa volta proprio non ce n'è tempo, sarà per la prossima. Intanto quello che è importante è avere visto questi due posti, perché i luoghi fondamentali degli attacchi dell'11/9 non sono solo sulla East Coast, ma passano anche inevitabilmente da Culver City in California.

2024/07/29

Secondo video con Adam Fitzgerald

di Leonardo Salvaggio

Il ricercatore americano Adam Fitzgerald mi ha invitato per la seconda volta sul suo canale YouTube per una discussione sulle occasioni perse di sventare gli attentati dell'11/9, nello specifico in questa occasione abbiamo parlato del summit del terrore in Malesia del gennaio 2000 e del centro delle comunicazioni a Sana'a, in Yemen, usato da al-Qaeda negli anni 90.

Questo format diventerà nei prossimi mesi uno spazio ricorrente a cadenza mensile, il link all'intera playlist è disponibile nella colonna di destra di questo blog.


2024/07/19

Intervista alla giornalista investigativa Robbyn Swan

di Leonardo Salvaggio

Ho invitato la giornalista investigativa Robbyn Swan (coautrice insieme al marito Anthony Summers del libro The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden uscito nel 2011) per un'intervista sulle novità emerse nelle ultime settimane sul coinvolgimento saudita negli attentati.

Il 21 giugno scorso, infatti, la trasmissione giornalistica 60 Minutes ha trasmesso un video, rinvenuto nella casa di Birmingham di Omar al-Bayoumi, in cui quest'ultimo faceva riprese video e foto a Washington al Campidoglio e altri monumenti della città. Al-Bayoumi prima degli attentati offrì supporto logistico ed economico a due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato contro il Pentagono. Lo stesso giorno la stessa Robbyn Swan ha scritto sul giornale online Florida Bulldog un articolo che riporta che la casa dove i due terroristi stettero ebbe numerose telefonate con un principe saudita proprio mentre i due erano in California.


2024/07/02

Intervista all'ex agente speciale dell'FBI Mark Rossini sul coinvolgimento saudita negli attentati

di Leonardo Salvaggio

Il 21 giugno scorso, la trasmissione giornalistica 60 Minutes ha trasmesso un video, rinvenuto nella casa di Birmingham di Omar al-Bayoumi, in cui quest'ultimo faceva riprese video e foto a Washington al Campidoglio e altri monumenti della città. Al-Bayoumi prima degli attentati offrì supporto logistico ed economico a due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato contro il Pentagono.

Lo stesso giorno il giornale online Florida Bulldog ha riportato che la casa dove i due terroristi stettero ebbe numerose telefonate con un principe saudita proprio mentre i due erano in California.

Per parlare di queste rilevanti novità, ho invitato l'ex agente speciale dell'FBI Mark Rossini (che offre consulenza a Undicisettembre dal 2016) per un'intervista (disponibile solo in inglese).


2024/06/22

Intervista per il ricercatore americano Adam Fitzgerald

di Leonardo Salvaggio

Il ricercatore americano Adam Fitzgerald mi ha invitato sul suo canale YouTube per una discussione sull'11/9. Nel video parliamo del video pubblicato da 60 Minutes in cui si vede Omar al-Bayoumi, l'agente dei servizi segreti sauditi che aiutò due dei dirottatori a San Diego, a Washington a fare foto al Campidoglio e ad altri monumenti, degli errori di intelligence e di cosa di solito il pubblico generalista ignora.

Ringrazio Adam Fitzgerald per questa opportunità.


2024/06/12

The Strange Deaths That Followed Abu Zubaydah's Confession

by Leonardo Salvaggio. We would like to thank investigative journalist Robbyn Swan, co-author of "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden", for her consultancy. The Italian version of this article is available here.


In March 2002, US forces, in collaboration with Islamabad's intelligence, captured in Pakistan Saudi terrorist Abu Zubaydah who at the time was considered the third in command in the al-Qaeda hierarchy. He was, on the contrary, as explained by former CIA officer John Kiriakou, a person who happened to have the same name, but the captured man nevertheless had close ties to bin Laden and had knowledge of the planning of the 9/11 attacks. Abu Zubaydah was interrogated by the CIA with unorthodox techniques by American agents who pretended to be Saudis, and during these interrogations the terrorist revealed that he had taken part in various meetings between Osama bin Laden and Saudi prince Turki bin Faisal Al Saud (who at the time was the head of Saudi intelligence), in which the latter offered secret funds to al-Qaeda as long as the terrorist committed not to carry out attacks in Saudi Arabia. The Saudi funds reached al-Qaeda through three princes: Turki himself, Ahmed bin Salman Al Saud (whose telephone number Abu Zubaydah had with him), and Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir.

According to Abu Zubaydah's testimony, this backdoor deal also included a high-ranking officer of the Pakistani air force, Mushaf Ali Mir, who offered weapons and protection to al-Qaeda in agreement with the Saudi crown.

After obtaining this information, the CIA passed it on to the Pakistani and Saudi intelligence agencies, and within a few months both the three Saudi princes and the Pakistani air officer lost their lives in strange circumstances.

Partial schema of the Saudi royal family

The first of the three Saudi royals to lose his life in unclear circumstances was Ahmed bin Salman Al Saud, third son of the then governor of Riyadh and current king of Saudi Arabia Salman bin Abdulaziz Al Saud. Born in 1958, after a military career he worked in media and communications, becoming in 1999 the chairman of the Saudi Research and Media Group (a Saudi state-backed media company) and owner of 80% of the pan-Arab newspaper Asharq Al Awsat. Prince Ahmed bin Salman died of heart failure following an abdominal surgery in Riyadh on July 22, 2002. He was also actively involved in horse racing and the news of his death was also reported by the sports news network ESPN. On September 11, 2001, he was in the United States and was one of the first to leave the country to return to Saudi Arabia as soon as flights resumed.

The next day, on July 23, 2002, Prince Sultan bin Faisal bin Turki bin Abdullah Al Saud, son of the king's sister Luluwah bint Abdulaziz Al Saud, also lost his life in an atypical situation, as he was returning to the capital from Jeddah to attend his cousin's funeral. Information about this incident is very scarce, the little available is reported again by ESPN. The man was involved in a car accident and was taken alive to the King Faisal Specialist Hospital in Riyadh, the same one where Ahmed had died the day before, where he did not survive his wounds. The two cousins had one funeral for them both and were buried together.

The following week, on July 30, 2002, Prince Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir died of thirst at the age of 25 while traveling in his Rolls Royce in the desert of the Rimah governorate in the summer heat of over 47 degrees, apparently after getting lost. This time, no other details are known.

The series of strange deaths following Abu Zubaydah's confession does not end with the three Saudi princes. After them, Mushaf Ali Mir also lost his life in an accident when the Fokker F27 on which he was traveling from the Chaklala air base to the Kohat air base, both in the north of the country, crashed into a mountain in the Kohat district. Sixteen other people were traveling with him, including his closest coworkers. An anonymous source reported to journalist Rahimullah Yusufzai that the accident was caused by human error and adverse weather conditions; a parliamentary investigation instead established that the cause was a malfunction of the aircraft, excluding in any case that it was sabotage. The investigation found that the plane had already been indicated as dangerous and faulty in 1993 by the Navy, which the following year passed it to the Air Force.

Source: Air Power Asia

These four events may, of course, be unrelated and indeed accidents. In the case of Ali Mir, at least an official investigation has been conducted, and it is perhaps the least mysterious of the four. But it is at least strange that these people, and especially the Saudi princes, died in accidents, in such unlikely conditions, weeks after Abu Zubaydah revealed to the CIA that they had "under the rug" deals with al-Qaeda. We can only suspend judgment in the hope that a government investigation will shed light on the links between al-Qaeda and the Saudi royal family. Otherwise, it will forever remain one of the darkest aspects of 9/11.


Sources:
  • "Why America Slept" di Gerald Posner, 2003
  • "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden" di Anthony Summers e Robbyn Swan, 2011