
Si conclude qui la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower dedicata al WTC7. Sono già state pubblicate la prima, seconda e terza parte.
47:00. Qualche immagine di Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, poi si passa alle dichiarazioni di Barry Jennings, uno dei sopravvissuti del WTC7.
La voce narrante del documentario sottolinea che nessuno morì nel WTC7, eppure sembra che le parole di Jennings, dette in un'intervista rilasciata da Jennings agli autori di Loose Change, indichino una situazione drasticamente differente. Secondo Dylan Avery, Jennings avrebbe detto di aver camminato sopra i cadaveri nell'atrio d'ingresso del WTC7. Jennings risponde che Avery e i suoi colleghi lo hanno presentato come se avesse visto dei cadaveri, ma lui dichiara di non averne mai visti.
Avery, però, ha una registrazione dell'intervista sul suo cellulare, e la fa vedere ai documentaristi della BBC. Dice Jennings nella registrazione:
"...e il pompiere ci portò giù, continuava a dire 'Non guardate giù'. E io continuavo a dire 'Perché?'. Lui disse 'Non guardate giù'. E... stiamo scavalcando la gente. E sai che lo puoi sentire, quando stai scavalcando la gente."
In originale:
...and the firefighter took us down, kept saying 'Do not look down'. And I kept saying 'Why?' He said 'Do not look down'. And... we're stepping over people. And you know you can feel when you're stepping over people."
Una frase decisamente enigmatica, che ha tutti i crismi e le ambiguità che la candidano a diventare il "pull it" del 2008. Perché Jennings parla di "people" ("gente, persone"), invece di "bodies" ("cadaveri"), come sarebbe più naturale se si trattasse di morti? Che cosa intende con "stepping over"? In inglese, "to step over" significa "scavalcare", nel senso di fare un passo che supera un ostacolo, senza toccarlo, come si potrebbe fare per scavalcare un fiore senza calpestarlo. Quindi non stava mettendo i piedi sui cadaveri, non li stava calpestando ("calpestare" sarebbe "to step on"). Stava scavalcando della gente. In che senso?
Jennings non chiarisce definitivamente la propria frase. La commenta così: "Ho detto che mi sentivo come se la stessi scavalcando, ma non la vidi mai. Capite, questo è il modo in cui mi hanno presentato, e non mi è piaciuto, così ho detto loro di rimuovere la mia intervista. Se credo che il nostro governo farebbe una cosa del genere alla propria gente? No. Sinceramente non lo credo. Io so che ero lì dentro, ho sentito quello che ho sentito, visto quello che ho visto."
Un video più esteso dell'intervista fatta da Avery a Jennings è disponibile qui su Youtube. La frase in questione è intorno a 5:30, ma il contesto non ne chiarisce il senso. Però Jennings dice che era con Mike Hess (per questo Jennings parla al plurale: "ci portò giù") e con almeno un soccorritore: sarebbe interessante sapere se queste persone confermano o smentiscono le parole di Jennings. E come mai nessuno degli addetti al recupero dei resti umani ha mai parlato di questi presunti cadaveri presenti sotto le macerie del WTC7?

Barnett dice che il pezzo lo stupì, perché era così eroso e deformato. Le analisi di laboratorio hanno determinato che il pezzo fu "attaccato da scoria liquida", dice il professor Sisson citato all'inizio del documentario. La scoria liquida ("liquid slag" in originale, dove "slag" è un termine metallurgico), stando alle analisi, era composta da ferro, zolfo e ossigeno. Sisson chiarisce che il metallo non è stato fuso: è stato eroso progressivamente da un processo chimico, reso possibile dagli incendi molto caldi che covarono sotto le macerie di Ground Zero nelle settimane successive ai crolli. L'acciaio fu cotto a fuoco lento.
Lo zolfo derivava dalle grandi quantità di tramezze in gesso, polverizzato e poi bruciato dagli incendi. "Non lo trovo per niente misterioso" dice Sisson. "Se ho dell'acciaio e questo genere di temperature alte, e un'atmosfera ricca di ossigeno e zolfo, questo è il genere di risultato che mi aspetterei."
49:30. Il documentario parla del rapporto NIST sul WTC7, non ancora pubblicato. La prima indagine, effettuata dalla FEMA, dichiarò che il WTC7 era crollato per gli incendi intensi, alimentati da migliaia di litri di carburante presenti nell'edificio (per i generatori del centro di coordinamento emergenze). Ma la FEMA disse che questo aveva "solo una bassa probabilità di verificarsi" e che erano necessarie ulteriori indagini. Una conclusione che ha alimentato infinite teorie di complotto.

"Ci lavoriamo da poco più di due anni. Due anni, due anni e mezzo, non sono affatto insoliti. E' lo stesso periodo che impieghiamo per le indagini sugli incidenti aerei."
Non disponendo di acciaio del WTC7 da studiare, i ricercatori del NIST hanno realizzato sofisticati modelli digitali che riproducono in estremo dettaglio le caratteristiche fisiche del WTC7. Vengono mostrate alcune immagini che sembrano corrispondere a quelle presenti nei file che, secondo i complottisti, sono bozze trafugate del rapporto NIST sul WTC7.


Secondo il NIST, dice il documentario, la ragione principale del crollo è la serie di normali incendi di ambienti adibiti a uffici; non è il carburante diesel come si pensava inizialmente. Vengono mostrate immagini di altri grattacieli incendiati ma non crollati e altre immagini dell'atrio del WTC7 devastato.
Il documentario fa notare che il WTC7 era diverso dagli altri grattacieli: era costruito a cavalcioni di una sottostazione elettrica. Inoltre c'erano numerosi incendi nel WTC7, e soprattutto i pompieri non poterono fare nulla per domarli: non c'era acqua.
Un'animazione digitale spiega la presunta dinamica degli eventi. Le sollecitazioni principali sono avvenute, secondo le risultanze non definitive del NIST, lungo il lato est, dove le travi (gli elementi strutturali orizzontali) avevano lunghezze considerevoli senza supporti. Gli incendi bruciarono abbastanza a lungo da indebolire le connessioni di queste travi lunghe al resto della struttura. Il punto debole, in particolare, fu costituito dalle connessioni fra le travi dei solai e le colonne verticali. Surriscaldandosi, le travi si imbarcarono e le connessioni si ruppero.

Questa rottura ebbe un effetto collaterale poco intuitivo ma molto importante: tolse alle colonne verticali il contenimento sul piano orizzontale prodotto dall'interconnessione con i solai. Di conseguenza, il WTC7 si trovò ad avere lunghi tratti verticali di colonne che erano libere di flettersi senza alcun contenimento laterale.
Questo concetto è confermato dalle prove fisiche trovate nel WTC5 (immagini qui sotto). Il grande squarcio presente nel WTC5, una sorta di cratere verticale in quest'edificio relativamente basso e largo, non fu il risultato dell'impatto delle macerie delle Torri Gemelle: fu causato puramente dagli incendi. L'acciaio fu esposto alle fiamme per ore e s'indebolì. Le connessioni s'imbarcarono e cedettero. Se questo è successo al WTC5, basso e meno sollecitato, non sembra illogico pensare che possa essere successo al ben più slanciato e sollecitato WTC7.



53:00. Si torna a parlare dei tempi di crollo del WTC7. Una ripresa molto nitida del crollo accompagna la voce di Richard Gage, che parla di "sei secondi e mezzo" di durata del crollo.
Shyam Sunder gli risponde che quando ci sono connessioni sostanzialmente prive di resistenza ai carichi che vi gravano, se si verifica il cedimento importante di una colonna verticale descritto prima, non ci vuole molto tempo per un crollo: a quel punto la struttura ha già perso tutta la propria integrità.

Roberts sottolinea anche un'altra lacuna fondamentale delle teorie alternative: non riescono a formare una versione coerente degli eventi e si contraddicono a vicenda.
55:00. Parla Richard Clarke (immagine qui accanto), capo consigliere per l'antiterrorismo del governo Bush all'epoca dei fatti, e solleva una delle più ovvie obiezioni di buon senso al cospirazionismo in generale.

A sottolineare le sue parole viene proposto uno spezzone di Nixon, la cui cospirazione elettorale fu smascherata, sfociando nel caso Watergate e nelle sue dimissioni. "Non c'è alcun modo in cui questo complotto per abbattere il WTC7 avrebbe potuto accadere" dice Clarke.
Dylan Avery perde le staffe davanti alla telecamera della BBC e risponde: "Non m'importa che esperienza del cazzo [fucking experience, in originale] ha. Non m'importa. E' una persona che fa parte del sistema. E' ovvio che vi dirà cose di questo genere." Una reazione scomposta e molto imbarazzante, per un gruppo di cospirazionisti che nel resto del programma aveva mantenuto un atteggiamento compito e ragionevole. Una reazione che toglie bruscamente la maschera di apparente civiltà dei leader del complottismo.
56:00. Mentre scorrono immagini del WTC7 e dei suoi interni, Clarke nota che era un edificio come gli altri: certo aveva molti inquilini governativi, ma ne aveva anche di altro genere, esattamente come tanti altri edifici.

"Immagino che ognuno abbia diritto alla propria opinione. Mi fa un po' rabbia, perché io ero lì. Ho sentito parlarne gente che veniva da Cincinnati e dalla California e da dovunque venga questa gente. Io ero qui. Voi no. Credo che non abbiano alcun rispetto per gli amici che ho perso, e per tutte le persone che sono morte quel giorno, è come uno schiaffo in faccia."
58:00. Le parole del comandante dei pompieri Daniel Nigro, l'uomo accusato dai cospirazionisti di tacere le vere cause del crollo del WTC7, concludono il programma:

Un concetto quasi banale nella sua ovvietà, ma che sembra sfuggire del tutto a chi insegue le teorie alternative, basate su incredibili demolizioni organizzate di nascosto, senza tracce visibili, senza onde d'urto, senza residui di detonatori, con un'omertà assoluta che persino la mafia si sogna.
Il WTC7 è spesso definito la smoking gun, la pistola fumante, la prova più evidente del Grande Complotto: ma quando si affrontano i fatti, quando si ascoltano i tecnici, quando si parla con i testimoni diretti dell'11 settembre, emerge che è in realtà la prova più evidente della colossale stupidità delle teorie cospirazioniste.