Visualizzazione post con etichetta The Third Tower. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta The Third Tower. Mostra tutti i post

2008/08/09

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (quarta parte)

di Paolo Attivissimo

Si conclude qui la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower dedicata al WTC7. Sono già state pubblicate la prima, seconda e terza parte.

47:00. Qualche immagine di Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, poi si passa alle dichiarazioni di Barry Jennings, uno dei sopravvissuti del WTC7.

La voce narrante del documentario sottolinea che nessuno morì nel WTC7, eppure sembra che le parole di Jennings, dette in un'intervista rilasciata da Jennings agli autori di Loose Change, indichino una situazione drasticamente differente. Secondo Dylan Avery, Jennings avrebbe detto di aver camminato sopra i cadaveri nell'atrio d'ingresso del WTC7. Jennings risponde che Avery e i suoi colleghi lo hanno presentato come se avesse visto dei cadaveri, ma lui dichiara di non averne mai visti.

Avery, però, ha una registrazione dell'intervista sul suo cellulare, e la fa vedere ai documentaristi della BBC. Dice Jennings nella registrazione:

"...e il pompiere ci portò giù, continuava a dire 'Non guardate giù'. E io continuavo a dire 'Perché?'. Lui disse 'Non guardate giù'. E... stiamo scavalcando la gente. E sai che lo puoi sentire, quando stai scavalcando la gente."

In originale:

...and the firefighter took us down, kept saying 'Do not look down'. And I kept saying 'Why?' He said 'Do not look down'. And... we're stepping over people. And you know you can feel when you're stepping over people."

Una frase decisamente enigmatica, che ha tutti i crismi e le ambiguità che la candidano a diventare il "pull it" del 2008. Perché Jennings parla di "people" ("gente, persone"), invece di "bodies" ("cadaveri"), come sarebbe più naturale se si trattasse di morti? Che cosa intende con "stepping over"? In inglese, "to step over" significa "scavalcare", nel senso di fare un passo che supera un ostacolo, senza toccarlo, come si potrebbe fare per scavalcare un fiore senza calpestarlo. Quindi non stava mettendo i piedi sui cadaveri, non li stava calpestando ("calpestare" sarebbe "to step on"). Stava scavalcando della gente. In che senso?

Jennings non chiarisce definitivamente la propria frase. La commenta così: "Ho detto che mi sentivo come se la stessi scavalcando, ma non la vidi mai. Capite, questo è il modo in cui mi hanno presentato, e non mi è piaciuto, così ho detto loro di rimuovere la mia intervista. Se credo che il nostro governo farebbe una cosa del genere alla propria gente? No. Sinceramente non lo credo. Io so che ero lì dentro, ho sentito quello che ho sentito, visto quello che ho visto."

Un video più esteso dell'intervista fatta da Avery a Jennings è disponibile qui su Youtube. La frase in questione è intorno a 5:30, ma il contesto non ne chiarisce il senso. Però Jennings dice che era con Mike Hess (per questo Jennings parla al plurale: "ci portò giù") e con almeno un soccorritore: sarebbe interessante sapere se queste persone confermano o smentiscono le parole di Jennings. E come mai nessuno degli addetti al recupero dei resti umani ha mai parlato di questi presunti cadaveri presenti sotto le macerie del WTC7?

48:00. Si torna a parlare del misterioso acciaio fuso proveniente dal WTC7 e arriva la spiegazione dell'apparente mistero. Il pezzo d'acciaio fu trovato dall'ingegnere specializzato in protezioni antincendio Jonathan Barnett in un'area di smistamento delle macerie di Ground Zero. Barnett (nell'immagine qui accanto, con il pezzo) dice che proveniva da una trave molto più grande e che è stato identificato con precisione perché il tipo di acciaio è quello usato per il WTC7 e non per le Torri Gemelle.

Barnett dice che il pezzo lo stupì, perché era così eroso e deformato. Le analisi di laboratorio hanno determinato che il pezzo fu "attaccato da scoria liquida", dice il professor Sisson citato all'inizio del documentario. La scoria liquida ("liquid slag" in originale, dove "slag" è un termine metallurgico), stando alle analisi, era composta da ferro, zolfo e ossigeno. Sisson chiarisce che il metallo non è stato fuso: è stato eroso progressivamente da un processo chimico, reso possibile dagli incendi molto caldi che covarono sotto le macerie di Ground Zero nelle settimane successive ai crolli. L'acciaio fu cotto a fuoco lento.

Lo zolfo derivava dalle grandi quantità di tramezze in gesso, polverizzato e poi bruciato dagli incendi. "Non lo trovo per niente misterioso" dice Sisson. "Se ho dell'acciaio e questo genere di temperature alte, e un'atmosfera ricca di ossigeno e zolfo, questo è il genere di risultato che mi aspetterei."

49:30. Il documentario parla del rapporto NIST sul WTC7, non ancora pubblicato. La prima indagine, effettuata dalla FEMA, dichiarò che il WTC7 era crollato per gli incendi intensi, alimentati da migliaia di litri di carburante presenti nell'edificio (per i generatori del centro di coordinamento emergenze). Ma la FEMA disse che questo aveva "solo una bassa probabilità di verificarsi" e che erano necessarie ulteriori indagini. Una conclusione che ha alimentato infinite teorie di complotto.

Sono passati sei anni da quel rapporto FEMA, e anche quest'attesa è stata interpretata come reticenza. Ma Shyam Sunder (immagine qui accanto), direttore delle indagini del NIST, passeggia fra i rottami delle Torri Gemelle (quelli che i complottisti dicono essere stati portati via in tutta fretta) e poi spiega:

"Ci lavoriamo da poco più di due anni. Due anni, due anni e mezzo, non sono affatto insoliti. E' lo stesso periodo che impieghiamo per le indagini sugli incidenti aerei."

Non disponendo di acciaio del WTC7 da studiare, i ricercatori del NIST hanno realizzato sofisticati modelli digitali che riproducono in estremo dettaglio le caratteristiche fisiche del WTC7. Vengono mostrate alcune immagini che sembrano corrispondere a quelle presenti nei file che, secondo i complottisti, sono bozze trafugate del rapporto NIST sul WTC7.




Secondo il NIST, dice il documentario, la ragione principale del crollo è la serie di normali incendi di ambienti adibiti a uffici; non è il carburante diesel come si pensava inizialmente. Vengono mostrate immagini di altri grattacieli incendiati ma non crollati e altre immagini dell'atrio del WTC7 devastato.

Il documentario fa notare che il WTC7 era diverso dagli altri grattacieli: era costruito a cavalcioni di una sottostazione elettrica. Inoltre c'erano numerosi incendi nel WTC7, e soprattutto i pompieri non poterono fare nulla per domarli: non c'era acqua.

Un'animazione digitale spiega la presunta dinamica degli eventi. Le sollecitazioni principali sono avvenute, secondo le risultanze non definitive del NIST, lungo il lato est, dove le travi (gli elementi strutturali orizzontali) avevano lunghezze considerevoli senza supporti. Gli incendi bruciarono abbastanza a lungo da indebolire le connessioni di queste travi lunghe al resto della struttura. Il punto debole, in particolare, fu costituito dalle connessioni fra le travi dei solai e le colonne verticali. Surriscaldandosi, le travi si imbarcarono e le connessioni si ruppero.



Questa rottura ebbe un effetto collaterale poco intuitivo ma molto importante: tolse alle colonne verticali il contenimento sul piano orizzontale prodotto dall'interconnessione con i solai. Di conseguenza, il WTC7 si trovò ad avere lunghi tratti verticali di colonne che erano libere di flettersi senza alcun contenimento laterale.

Questo concetto è confermato dalle prove fisiche trovate nel WTC5 (immagini qui sotto). Il grande squarcio presente nel WTC5, una sorta di cratere verticale in quest'edificio relativamente basso e largo, non fu il risultato dell'impatto delle macerie delle Torri Gemelle: fu causato puramente dagli incendi. L'acciaio fu esposto alle fiamme per ore e s'indebolì. Le connessioni s'imbarcarono e cedettero. Se questo è successo al WTC5, basso e meno sollecitato, non sembra illogico pensare che possa essere successo al ben più slanciato e sollecitato WTC7.





53:00. Si torna a parlare dei tempi di crollo del WTC7. Una ripresa molto nitida del crollo accompagna la voce di Richard Gage, che parla di "sei secondi e mezzo" di durata del crollo.

Shyam Sunder gli risponde che quando ci sono connessioni sostanzialmente prive di resistenza ai carichi che vi gravano, se si verifica il cedimento importante di una colonna verticale descritto prima, non ci vuole molto tempo per un crollo: a quel punto la struttura ha già perso tutta la propria integrità.

53:55. Uno spezzone del programma Hardfire illustra i dibattiti in USA fra complottisti e debunker. Viene intervistato Mark Roberts (immagine qui accanto), che sottolinea come il cospirazionismo ha i tratti tipici delle sette religiose: non c'è nulla, ma proprio nulla che possa far cambiare idea a un complottista; non c'è elemento di prova che tenga.

Roberts sottolinea anche un'altra lacuna fondamentale delle teorie alternative: non riescono a formare una versione coerente degli eventi e si contraddicono a vicenda.

55:00. Parla Richard Clarke (immagine qui accanto), capo consigliere per l'antiterrorismo del governo Bush all'epoca dei fatti, e solleva una delle più ovvie obiezioni di buon senso al cospirazionismo in generale.

"La gente che crede a queste teorie di complotto, specialmente questa riguardante il WTC7, non capisce cos'è il governo e chiaramente non vi ha mai lavorato. Chiunque vi abbia lavorato vi dirà due cose: il governo non ha la competenza necessaria per organizzare una cospirazione su vasta scala come questa; secondo, non è capace di mantenere i segreti. Non c'è praticamente nulla, che io sappia, in trent'anni di accesso libero ai documenti top secret, che non sia finito sul Washington Post o il New York Times."

A sottolineare le sue parole viene proposto uno spezzone di Nixon, la cui cospirazione elettorale fu smascherata, sfociando nel caso Watergate e nelle sue dimissioni. "Non c'è alcun modo in cui questo complotto per abbattere il WTC7 avrebbe potuto accadere" dice Clarke.

Dylan Avery perde le staffe davanti alla telecamera della BBC e risponde: "Non m'importa che esperienza del cazzo [fucking experience, in originale] ha. Non m'importa. E' una persona che fa parte del sistema. E' ovvio che vi dirà cose di questo genere." Una reazione scomposta e molto imbarazzante, per un gruppo di cospirazionisti che nel resto del programma aveva mantenuto un atteggiamento compito e ragionevole. Una reazione che toglie bruscamente la maschera di apparente civiltà dei leader del complottismo.

56:00. Mentre scorrono immagini del WTC7 e dei suoi interni, Clarke nota che era un edificio come gli altri: certo aveva molti inquilini governativi, ma ne aveva anche di altro genere, esattamente come tanti altri edifici.

Una passeggiata tra i complottisti che si radunano ogni fine settimana a Ground Zero. Poi parla di nuovo il pompiere Frank Papalia.

"Immagino che ognuno abbia diritto alla propria opinione. Mi fa un po' rabbia, perché io ero lì. Ho sentito parlarne gente che veniva da Cincinnati e dalla California e da dovunque venga questa gente. Io ero qui. Voi no. Credo che non abbiano alcun rispetto per gli amici che ho perso, e per tutte le persone che sono morte quel giorno, è come uno schiaffo in faccia."

58:00. Le parole del comandante dei pompieri Daniel Nigro, l'uomo accusato dai cospirazionisti di tacere le vere cause del crollo del WTC7, concludono il programma:

"I complotti possono sempre essere più emozionanti della realtà, perché ci puoi sempre aggiungere qualcosa. Sono un ottimo materiale per i romanzi. E anche a me piacciono i buoni romanzi, ma quando si tratta della vita reale, credo che dobbiamo sapere che un lato della pagina è la vita reale e l'altro è fantasia. E bisogna tirare una riga di demarcazione fra le due cose e vivere nel mondo reale, godersi i racconti di fantasia in quanto racconti di fantasia."

Un concetto quasi banale nella sua ovvietà, ma che sembra sfuggire del tutto a chi insegue le teorie alternative, basate su incredibili demolizioni organizzate di nascosto, senza tracce visibili, senza onde d'urto, senza residui di detonatori, con un'omertà assoluta che persino la mafia si sogna.

Il WTC7 è spesso definito la smoking gun, la pistola fumante, la prova più evidente del Grande Complotto: ma quando si affrontano i fatti, quando si ascoltano i tecnici, quando si parla con i testimoni diretti dell'11 settembre, emerge che è in realtà la prova più evidente della colossale stupidità delle teorie cospirazioniste.

2008/08/07

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (terza parte)

di Paolo Attivissimo

Prosegue la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower, una puntata della serie di documentari Conspiracy Files, dedicata alle ipotesi cospirazioniste riguardanti i grandi eventi della storia. La puntata riguarda specificamente il WTC7 ed è, almeno per il momento, disponibile su Google Video.

La serie dispone inoltre di varie pagine Web di supporto presso la BBC: una FAQ, una dettagliata cronologia (che include gli eventi significativi precedenti l'11/9) e il blog degli autori della serie, con dettagli supplementari sulle indagini svolte dall'emittente britannica.

Le parti precedenti della recensione sono state pubblicate da Undicisettembre qui (la prima parte) e qui (la seconda parte).

40:40. Di fronte alla chiara descrizione dell'enorme quantità di fumo che sgorgava dal WTC7 fatta da Steve Spak, il cospirazionista Richard Gage teorizza che il fumo non provenisse dal WTC7, ma dal WTC6 o dal WTC5, e fosse risucchiato contro il WTC7. Non spiega in che modo si producesse quest'ipotetico risucchio. Gage obietta che nel WTC7 non si vedevano fiamme, per cui secondo lui il fumo non proveniva dal grattacielo. Ma Steve Spak, che a differenza di Gage era a Ground Zero quel giorno, non ha dubbi: "Era dal Numero 7. Il fumo usciva dall'edificio. Non veniva dalla direzione opposta. E' demenziale. Usciva dalle finestre, si vede nei video, si vede nelle foto. C'era fumo intenso e numerosi piani presentavano incendi". A supporto delle sue affermazioni viene mostrato uno spezzone del video girato da Spak che mostra chiaramente e inequivocabilmente la direzione in cui si muove il fumo: esce dal WTC7. I filmati di Spak mostrano anche incendi sul lato ovest.

42:00. Intervista al tenente Frank Papalia (immagine qui accanto), un pompiere che era a Ground Zero l'11 settembre. "Vedemmo gli incendi e il fumo sul lato sud dell'Edificio 7. C'erano danni, tanti danni. E il fumo... una quantità enorme di fumo. Non riuscivo a capire a che piano finisse."

Dice Papalia del lato est del WTC7: "Le finestre dal decimo al quindicesimo piano circa dell'Edificio 7 iniziarono a cedere per l'intensità dell'incendio interno. Lo guardammo e ci dicemmo 'C'è così tanto fuoco dentro questo edificio, nessuno riuscirà mai a spegnerlo'."

Dopo che fu dato l'ordine di allontanarsi perché non c'era più nulla da fare, Papalia ricorda così gli eventi: "Udimmo quello che sembrava il rumore di un motore di jet: abbiamo guardato oltre gli edifici vicini, si vedeva la sommità dell'Edificio 7. Cominciò a tremare e poi scomparve verso il basso, ed è arrivato giù in sette, otto o nove secondi. Semplicemente sparito." Viene mostrato il crollo dal livello della strada, sul lato nord: la parte visibile del crollo, prima che la nube di fumo copra la visuale, dura otto secondi.

"Io vidi i danni, e per me è sufficiente" prosegue Papalia. "Non udii cariche esplosive, non udii nessuna sequenza di esplosioni, esplosioni temporizzate. E non avevo mai sentito nessuno parlarne fino a quando... fino a molto tempo dopo."

43:20. La BBC nota che negli ultimi anni, il numero dei presunti partecipanti alla cospirazione è cresciuto: non solo il governo statunitense, ma anche la polizia e i pompieri sarebbero complici. E lo sarebbero anche i media, secondo i complottisti. Viene presentato lo spezzone della diretta BBC dell'11 settembre 2001 che, secondo i sostenitori delle verità alternative, dimostrerebbe la complicità della BBC stessa. Jane Standley, da New York, annuncia che il WTC7 è crollato, ma il WTC7 è ancora in piedi alle sue spalle. Questo, per i complottisti di Loose Change, significa che la BBC aveva il copione degli eventi della giornata e ne ha letta troppo presto una pagina.

Richard Porter, capo della redazione della BBC News (immagine qui accanto), spiega che l'11 settembre fu ovviamente una giornata caotica. "Le indagini che abbiamo svolto indicano molto fortemente che operavano sulla base di un rapporto d'agenzia errato. Avevamo questa comunicazione della Reuters, l'abbiamo ricevuta in effetti qualche tempo dopo le nostre richieste iniziali, ma quello che dice è questo: 'L'11 settembre 2001 la Reuters riferì erroneamente che uno degli edifici presso il World Trade Center di New York, il 7WTC, era crollato prima che effettivamente crollasse. Questa notizia fu tratta da una notizia di un'agenzia locale e fu ritirata non appena emerse che l'edificio non era crollato.'"

La questione viene girata a Dylan Avery, autore di Loose Change, chiedendogli se la cosa è secondo lui sospetta. La sua risposta è decisamente interessante: "Veramente no. Io non volevo neanche... ad essere sincero con voi, io non volevo neanche includere quella frase [nel film]. Ma, sapete, io non sono l'unico membro della mia squadra." In altre parole, neppure Avery crede alla teoria del coinvolgimento della BBC.

Avery prosegue: "Credo che sia un po' imbarazzante da parte sia della CNN e della BBC". Tutto qui.

44:40. Il documentario tocca anche la questione dello smarrimento della registrazione originale della parte incriminata della diretta dell'11/9: anche questo, secondo i complottisti, è molto sospetto. Ma i nastri sono stati ritrovati: erano semplicemente sul ripiano sbagliato, quello del 2002 invece di quello del 2001.

45:00. Jane Standley, la giornalista che diede l'annuncio prematuro, racconta la propria storia. Era appena arrivata a New York e la BBC trovò di corsa un posto dal quale riprendere l'intervista, ma la Standley aveva pochissime informazioni concrete.

"Mi fu lanciata [dallo speaker della BBC in studio a Londra] dice Jane Standley (immagine qui accanto) "un'affermazione, non una domanda. Non sapevo da dove venisse quell'affermazione". Infatti riascoltando le sue parole dell'"anticipazione" del crollo durante la diretta, presentate a questo punto nel documentario, spicca la frase "vi posso dire solo quello che già sapete".

"E' molto difficile, quando ci si trova in quelle condizioni, senza informazioni, senza accesso ad alcuna comunicazione, e ti arriva in campo una cosa del genere." In sostanza, la Standley dice che ha dovuto improvvisare una risposta su un argomento di cui non sapeva nulla. Una cosa non infrequente, nel mondo del giornalismo televisivo.

Poi sottolinea il lato ossessivo del cospirazionismo: "Mi dava molto fastidio, circa un anno fa, a causa del livello di persecuzione e il modo virulento in cui si parlava di me. E' semplicemente molto spiacevole che tutta questa cospirazione, che io trovo una situazione piuttosto ridicola, sia cresciuta sulla base di quello che in realtà è un piccolo errore molto schietto."

46:00. Il documentario affronta un altro capo d'accusa dei complottisti alla BBC: l'improvvisa interruzione delle comunicazioni con Jane Standley subito dopo l'annuncio errato del crollo del WTC7. Qualcuno voleva zittirla prima che rivelasse altri dettagli? No, spiega la BBC: il feed da satellite aveva un timer automatico che scattava alle 17.15 precise. Tutto qui.

Si passa ad Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, e alle dichiarazioni di Barry Jennings. Questa sezione di The Third Tower verrà affrontata nella quarta parte di questa recensione.

2008/08/04

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (seconda parte)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Prosegue la recensione del documentario della BBC The Third Tower dedicato alle ipotesi cospirazioniste riguardanti il crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center. La prima parte della recensione è pubblicata qui.

29:40. Viene presentato un video in cui si ode chiaramente un boato improvviso nella zona del WTC. Il documentario dice che è stato girato dopo il crollo di entrambe le Torri Gemelle ma prima del crollo del WTC7. Mark Loizeaux fa un'osservazione molto importante. "Che rumore fa un'esplosione? La maggior parte della gente non lo sa, perché non ne ha mai sentita una dal vero. Per cui qualsiasi botto forte e improvviso... [mima la reazione di una persona] 'Quella è probabilmente un'esplosione!'".

Loizeaux ha ragione: siamo fortemente condizionati dagli effetti sonori usati da Hollywood, per cui la nostra percezione del rumore che ci attendiamo che facciano le esplosioni è fortemente alterata. Il cedimento improvviso di una trave portante, per esempio, produce un rumore che qualsiasi persona scambierebbe istintivamente per una detonazione (su questo Undicisettembre presenterà un esempio molto eloquente in un prossimo articolo).

Il documentario fa notare che per strada c'erano auto e camion in fiamme, i cui serbatoi esplodevano, e che non è stato trovato alcun segno della presenza delle ingenti quantità di esplosivo necessarie per abbattere un grande grattacielo come il WTC7.

Per esempio, nota Loizeaux mostrando una carica di esplosivo da demolizione (immagine qui accanto), una detonazione di esplosivo sufficiente a tagliare simultaneamente tutte le colonne portanti del WTC7 avrebbe facilmente infranto i vetri di tutti gli edifici adiacenti. Ma come nota Loizeaux (chiamato a Ground Zero per assistere nei lavori di sgombero), gli edifici adiacenti avevano finestre sfondate soltanto sulle facciate rivolte verso le Torri Gemelle. Le altre facciate erano intatte. Questo è un effetto compatibile con impatti di macerie provenienti dalle Torri, ma non con uno spostamento d'aria, un'onda d'urto prodotta da esplosivi, che avrebbe interessato tutte le facciate e distrutto tutti i vetri.

A riprova di quest'affermazione viene mostrato un filmato (fotogramma qui sotto) nel quale si vede chiaramente che negli edifici vicini al WTC7 crollato (la catasta di macerie al centro), le facciate non rivolte verso il WTC7 sono assolutamente intatte e non c'è un vetro fuori posto.



Loizeaux nota inoltre che in una demolizione con esplosivi, tra le macerie restano oggetti inequivocabili, come quello mostrato qui accanto: inconfondibili tubicini gialli a profusione e la parte dei detonatori che contiene il dispositivo di ritardo. Non risulta che ne siano stati trovati, e pare difficile (oltre che offensivo) argomentare che siano stati corrotti per tacere tutti i soccorritori, nonché gli addetti alla ricerca di resti umani che hanno setacciato a mano le macerie presso Fresh Kills: centinaia di persone, come sottolineerà tra poco anche la BBC.

La parola passa a Gene Corley (immagine qui accanto), ingegnere strutturista da cinquant'anni, principale responsabile delle indagini al World Trade Center: "Abbiamo guardato tutto. La demolizione controllata fu esclusa perché non [fu trovata] alcuna prova di demolizione controllata". Quando l'intervistatore gli chiede se le prove furono attivamente cercate, Corley risponde che "le abbiamo cercate e non abbiamo trovato alcuna prova di demolizione controllata".

32:00. Il documentario intervista Steven Jones, ricordando che ha lasciato il proprio ruolo di professore di fisica per inseguire le proprie teorie. Jones presenta la teoria della termite, di cui afferma di aver trovato tracce nella polvere prodotta dai crolli delle Torri Gemelle. Le sfere metalliche prodotte dalla reazione della termite, dice, corrispondono alle sfere metalliche ritrovate nella polvere di Ground Zero.

33.10. Jones dimostra in pratica l'effetto della termite. La termite fonde il proprio contenitore e trapassa la teglia che ospita l'improvvisato esperimento. Va detto che contenitore e teglia sono entrambi sottili e in alluminio, elemento a basso punto di fusione: una situazione ben diversa dagli spessori delle colonne del World Trade Center, che si misurano in centimetri d'acciaio.

Jones mostra immagini al microscopio elettronico delle sfere che ha trovato nella polvere di Ground Zero. Il documentario dice che Jones ricevette un campione prelevato dallo studente di fotografia Frank Delessio dal ponte di Brooklyn entro un'ora dal crollo delle Torri Gemelle. Delessio mostra come e dove ha prelevato il campione: vicinissimo a una strada ad intenso scorrimento.

E' un dettaglio importante, perché le strade sono una fonte nota e documentata di microsfere metalliche, prodotte dal logorio delle parti metalliche dei veicoli e reperibili in ogni città. Undicisettembre ha condotto un test informale a Milano, reperendo con una semplice calamita da laboratorio una quantità non trascurabile di finissima polvere metallica nell'erba di un parco pubblico. Si ritene improbabile che vi siano state demolizioni controllate mediante termite all'interno delle aree verdi milanesi.

Il documentario nota che secondo Jones, le microsfere sono prova dell'uso di termite e si formano soltanto in presenza di temperature elevate. Gli incendi nelle Torri Gemelle non raggiunsero temperature sufficienti, ma un aereo della NASA che sorvolò Ground Zero per rilevare le temperature delle varie zone scoprì aree caldissime vari giorni dopo i crolli. Il documentario sottolinea un picco di oltre 720 °C proprio nell'area occupata dal WTC7, cinque giorni dopo i crolli, nonostante i pompieri avessero versato sull'area grandi quantità d'acqua.

Vengono mostrate immagini di incendi che persistono all'interno delle macerie del WTC7 anche dopo il crollo dell'edificio e vengono citate le testimonianze di metallo incandescente tra le macerie. Nei fotogrammi qui sotto, le macerie del WTC7 sono al centro. L'edificio a sinistra è la Fiterman Hall, danneggiata dal crollo.




35:20. La BBC nota che esiste però un'altra spiegazione per la presenza delle microsfere metalliche: i lavori di taglio delle macerie metalliche di Ground Zero, effettuati con cannello ad altissima temperatura. Anche qualsiasi altra operazione di taglio a cannello effettuata nella zona in passato avrebbe disseminato microsfere metalliche.

Ma secondo Jones, questo non spiega la presenza di alluminio nella polvere delle Torri Gemelle (si noti che le facciate delle Torri Gemelle erano interamente rivestite in alluminio). Jones dice che nei campioni di polvere ci sono anche delle scaglie rosse (immagine qui accanto), che secondo lui sarebbero termite che non s'è consumata nella reazione chimica.

Loizeaux risponde che anche lui ha visto la termite, una volta, quando frequentava le scuole superiori. "Fa molta scena" dice "ma non ho mai visto nessuno usare una sostanza che fonde l'acciaio per scopi di demolizione. Non vedo come sarebbe possibile fare in modo che tutte le colonne subiscano una fusione passante contemporaneamente".

Il documentario nota che su Internet ci sono accenni a formule segrete per la termite che ne potenzierebbero gli effetti. Jones dice che si può tagliare il metallo usando la termite senza produrre una grande esplosione e che si può formulare la termite per farla bruciare rapidamente o lentamente. Jones parla di "nanotermite" e "supertermite... in forma di sol-gel... altamente esplosivo. Questo sol-gel può essere sagomato". Tutto questo, va precisato, si basa solo su "segnalazioni" di cui Jones non cita la fonte, non su prove sperimentali di Jones. In altre parole, nessuno finora ha presentato un campione di questa "supertermite in forma di sol-gel" e ne ha dimostrato l'uso per troncare di colpo colonne d'acciaio.

Loizeaux risponde: "Immagino che si possa continuare a dire 'Ma se... Ma se... e andare fino al mondo dei sogni e inventarsi tutto quel che si vuole. Ma semplicemente non è reale. Non è reale. I materiali e la tecnologia proprio non esistono. Se esistessero, io lo saprei".

36:55. Ribatte Richard Gage (che sostiene la demolizione tramite esplosivi): "Mark Loizeaux non è obiettivo perché ha una clientela molto ricca. Lavora anche per il governo federale. Lui non può dire pubblicamente 'Questa è una demolizione controllata' se non vuole perdere molti dei suoi migliori clienti." Si noti che Gage non risponde sul merito tecnico della questione. Non sta usando la sua competenza da architetto per dimostrare le proprie tesi. Sta accusando Loizeaux, senza la benché minima prova, di essere corrotto e di partecipare all'omertà della cospirazione.

Il documentario nota che altri hanno usato contro Loizeaux parole ancora più gravi e lo hanno accusato esplicitamente di far parte di un complotto. L'intervistatore riferisce le loro posizioni: Loizeaux ha lavorato a Ground Zero e ha le credenziali perfette come esperto di demolizioni pagato dal governo, quindi è ovvio che dica che non è stato lui a demolire il WTC. Loizeaux risponde senza mezzi termini: "Immagino che sarei un ottimo terrorista, e fortunatamente non ho quel genere di tendenze... Io sono turbato dall'11/9. Sono turbato da tutta questa faccenda. Ma ci sono modi per gestire questa cosa e modi in cui non la si può gestire, e di certo non si devono sottoporre a campagne di terrore... [sottolinea ripetendo] sottoporre a campagne di terrore la brava gente che lavora qui e i membri della mia famiglia." Questo è il lato squallido del complottismo: non si limita alla pacata discussione delle proprie tesi, ma accusa persone specifiche di aver partecipato alla strage di tremila civili, e minaccia attivamente queste persone.

38:00. Immagini del nuovo WTC7, già costruito e completato, più stretto e alto del suo predecessore. Il documentario nota che i lavori di sgombero di Ground Zero hanno fatto emergere, in questi anni, nuovi elementi che avvalorano la ricostruzione tecnica ufficiale delle cause del crollo del WTC7. La causa principale fu la serie d'incendi incontrollati che si sviluppò nell'edificio.

Gli incendi sono documentati dalle immagini del documentario, che mostrano il lato sud del WTC7 avvolto dal fumo e sfondato nella zona centrale. Immagini che rivelano una situazione ben diversa da quelle del lato nord, quello visto finora dalla maggior parte delle persone.

Lato nord intatto (ma osservando lo spigolo destro del WTC7 si nota già la pendenza dell'edificio):



Lato sud:








Qui sotto è mostrato un fotomontaggio dei tre fotogrammi mostrati qui sopra: si nota un solco nero verticale che indica una zona mancante della facciata. Questo dovrebbe essere lo squarcio descritto per esempio dal capo dei vigili del fuoco Chris Boyle in un'intervista a Firehouse: "...sulle facciate nord ed est del 7 non sembrava che ci fosse assolutamente alcun danno, ma poi guardavi la facciata sud del 7 e c'era un buco alto probabilmente venti piani nell'edificio, con incendi a vari piani... C'era uno squarcio enorme e [l'incendio] era diffuso lì dentro. Direi che era probabilmente un terzo, proprio in mezzo."


Richard Rotanz, vicedirettore del centro di coordinamento emergenze di New York, vide di persona questi danni: "Guardavamo i piani alti del WTC7. Si vedevano colonne mancanti, solai crollati, fumo intenso che scaturiva, e incendi. I piani superiori erano un inferno." Rotanz entrò nel WTC7 per valutarne le condizioni. "Si sentiva che l'edificio scricchiolava sopra di noi. Si sentivano oggetti che cadevano. Si sentivano gli incendi. Si vedevano colonne che pendevano dai solai soprastanti, squarci aperti nei solai sopra di noi. C'era una cabina d'ascensore scagliata fuori dalla propria tromba nell'ingresso, a causa dell'impatto della Torre 1 sull'Edificio 7".

39:30. Intervista al fotografo Steve Spak (fotogramma qui accanto), uno dei pochi che ebbe la possibilità di documentare fotograficamente il lato sud del WTC7 perché, nota il documentario, era vicecomandante onorario dei pompieri. Vengono mostrate le sue immagini del WTC7.

"Si vedeva che parte del lato sud... dell'edificio era danneggiata. Gravemente danneggiata. C'era un grande squarcio nell'edificio, nell'intero spigolo dell'edificio, sul lato sud. C'era un grande squarcio che a me è sembrato estendersi dal dodicesimo o quattordicesimo piano fin giù e si allargava man mano che scendeva." dice Spak mostrando la sua foto, visibile qui sotto.



Spak prosegue: "Si vedeva anche che parte dell'edificio era incurvata in fuori. Per me questi sono segni di danni strutturali primari. Si vede un elemento orizzontale conficcato nell'edificio proprio qui. C'è fumo lungo tanti piani sul lato sud dell'edificio. E io ho visto incendi fuoriuscire da queste finestre. Nella mia esperienza come fotografo di incendi per trent'anni, questo indica incendi estremamente intensi."



La terza parte della recensione prosegue la descrizione del documentario.

2008/08/01

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (prima parte)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 6 luglio scorso, la BBC ha trasmesso The Third Tower, una puntata della serie di documentari Conspiracy Files dedicata alle varie ipotesi cospirazioniste riguardanti i grandi eventi della storia. La puntata è, almeno per il momento, disponibile su Google Video, ed ha una serie di pagine Web di supporto presso la BBC: una FAQ, una dettagliata cronologia (che include gli eventi significativi precedenti l'11/9) e il blog degli autori della serie, con dettagli supplementari sulle indagini svolte dalla BBC.

Dopo aver discusso le teorie alternative generali sull'11 settembre in una puntata precedente, recensita qui, l'attenzione della BBC si è dunque concentrata sul crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center (WTC7) alle 17.20 dell'11 settembre 2001, che i cospirazionisti ritengono misterioso e sintomatico di una cospirazione. Secondo loro, il WTC7 sarebbe stato distrutto da una demolizione intenzionale.

A prescindere dalle teorie cospirazioniste più o meno strampalate, resta il fatto che, come nota la BBC, il WTC7 è l'unico grattacielo della storia che è crollato a causa di un incendio. E' quindi importante capire le ragioni tecniche del suo crollo, per capire se è necessario cambiare i criteri progettuali e se esistono altri edifici a rischio di crollo per incendio. L'argomento, insomma, è di interesse per qualsiasi addetto ai lavori e qualsiasi inquilino di grattacielo, oltre che per chi vi abita nelle immediate adiacenze.

2:05. Dopo i titoli di testa e una rassegna di anticipazioni di brani che vedremo nel documentario, la BBC visita Denver, dove si tiene una proiezione di Loose Change Final Cut, con la presenza di Dylan Avery, uno degli autori di questo popolare video cospirazionista. Segue Un breve riepilogo della storia e della collocazione del WTC7, con immagini eloquenti della sua vicinanza alle Torri Gemelle. Viene intervistato Barry Jennings, uno degli addetti ai soccorsi, che sottolinea quanto l'edificio fosse sempre strettamente sorvegliato e protetto da agenti in borghese (questo avrebbe reso piuttosto difficile introdurvi esplosivi in dosi sufficienti a demolirlo). La ragione di tanta protezione era la presenza, nel WTC7, di uffici della CIA, del Secret Service, del Dipartimento della Difesa, e dell'Office of Emergency Management (OEM): il centro autosufficiente di coordinamento per le emergenze della città di New York.

4:00. Viene proposto uno spezzone di 9/11 Mysteries che ipotizza il movente dell'ipotetica demolizione: distruggere le prove che il WTC7 era stato in realtà il centro di coordinamento degli attentati e alcuni documenti scottanti, ospitati nell'edificio, che comprovavano frodi commerciali su vasta scala di alcune grandi società (l'uso di un sofisticato dispositivo noto agli specialisti come "distruggidocumenti" o "caminetto" sembra non essere preso in considerazione dai complottisti).

4:20. Il documentario mostra in sequenza i tre crolli: quelli del WTC2, del WTC1 e del WTC7. In queste riprese si nota che il lato ovest del WTC7 si inclina notevolmente verso l'edificio.

5:30. Intervista a Steven Jones e Richard Gage (di Architects and Engineers for 9/11 Truth). Gage sostiene esplicitamente che si è trattata di una demolizione con esplosivi. Altre immagini del crollo del WTC7 mostrano che l'edificio si è inclinato verso sud e che la facciata ovest è crollata verso l'interno.


Si notano le file verticali di finestre ai bordi della facciata, che non sono più parallele: quella a sinistra è piegata verso l'interno. L'edificio non sta cadendo come un blocco unico, come invece sembra dalle riprese da lontano.



La caduta non verticale, ma inclinata lungo l'asse nord-sud nella direzione della facciata lesionata e dei danni alla base, è chiaramente visibile in questo fotogramma.


6:00. Viene presentato uno dei misteri dell'Edificio 7: una corrosione anomala del metallo che ha destato grandi perplessità negli esperti. Uno degli intervistati maneggia e mostra un campione di metallo del WTC7. Dunque non è vero che proprio tutto il metallo del WTC7 è stato riciclato in fretta e furia.



Il professor Richard Sisson, del Worcester Polytechnic Institute, spiega che "ci sono zone dove mezzo pollice della trave è sparito... interamente dissolto... qualcosa ha assottigliato tantissimo l'acciaio e in alcune zone l'ha fatto sparire completamente". Una descrizione che sembra sposarsi perfettamente con la teoria della termite di Steven Jones.

7:00. La BBC nota che l'intero sistema d'allarme antincendio del WTC7 era stato messo in modalità di test la mattina dell'11 settembre per effettuare una manutenzione di routine: "per le successive otto ore, qualsiasi allarme d'incendio ricevuto dal sistema va ignorato".

L'audio della telefonata d'allarme che segnala il dirottamento e chiede l'intervento degli F-16 precede il filmato Naudet del primo impatto. Fra le immagini della gente per strada che reagisce agli attacchi, una persona dice che c'erano già i veicoli dei pompieri in zona, "come se stessero aspettando".

8:30. Immagini del secondo impatto. La BBC nota che dopo il primo impatto, gli addetti al coordinamento dei soccorsi furono convocati d'urgenza al WTC7, perché lì appunto si trovava il centro di coordinamento (OEM). Ma quando vi fu il secondo impatto, fu dato l'ordine di evacuare il WTC7.

Parla il vicedirettore dell'OEM, Richard Rotanz: in quei momenti concitati, non si sapeva quali altri edifici erano nel mirino dei terroristi e anche il WTC7, secondo lui, poteva essere un "bersaglio serio per via di tutte le agenzie federali presenti nell'edificio".



Viene dato dunque l'ordine di evacuazione, ma non tutti lo ricevono. Barry Jennings, membro dei servizi d'emergenza, sale al 23° piano. Quando arriva all'Office of Emergency Management, è scioccato da quello che vede. "Non c'era nessuno: ho visto del caffé ancora fumante... monitor spenti. Ho ricevuto una chiamata da uno dei miei superiori", racconta Jennings. Quando informa il suo superiore di dove si trova, gli viene detto "Esci di lì. Esci di lì subito".



10:40. Il crollo della Torre Sud, alle 9:59, semina il panico. I danni arrivano al WTC7. Il documentario mostra alcune delle poche immagini filmate del WTC7 disponibili fra il crollo della Torre Sud e quello della Torre Nord. I vetri dell'ingresso principale sono sfondati e l'atrio d'ingresso è invaso dalla polvere.









Il documentario nota che poco più di un minuto dopo, si attiva l'allarme antincendio nel WTC7. Ma poiché è in modalità di test, non c'è modo di sapere dove si trovano gli incendi segnalati. Barry Jennings racconta di aver sceso le scale di corsa; arrivato al sesto piano, dice che "c'è stato questo suono da brivido. L'intero edificio si è oscurato, e la rampa di scale su cui stavo ha ceduto."

12.20. La voce narrante del documentario dice che la Torre Nord è crollata alle 10:28 "in soli undici secondi". In realtà il tempo di crollo è maggiore, intorno ai sedici secondi, come risulta dal filmato di Luigi Cazzaniga. Sembra che come molti, anche la BBC sia stata tratta in inganno da una frase poco chiara del rapporto NIST, che parla sì di 11 secondi, ma riferiti al tempo impiegato dalle prime macerie per cadere a terra al di fuori della pianta dell'edificio.

Stavolta, nota il documentario, il WTC7 viene colpito direttamente dalle macerie della torre che crolla. Immagini di auto in fiamme. La grafica digitale 3D rivela quanto fosse vicino il WTC7 alla Torre Nord. La voce narrante sottolinea che furono segnalati incendi nel WTC7 subito dopo il crollo della Torre Nord e si chiede se si tratti di tracce di esplosivi o di incendi innescati dal crollo.



13:50. Jennings racconta di essere risalito all'ottavo piano e di aver visto che "un intero lato dell'edificio era scomparso". Ha anche sentito (non visto, ma udito) quelle che definisce "esplosioni": la prima quando era sceso al sesto piano, le altre quando si trovava all'ottavo piano. Dice anche di aver sentito l'odore del fumo degli incendi e il calore che ne scaturiva.

14:30. Il documentario nota che la ricostruzione ufficiale dice che il crollo è avvenuto a causa degli incendi e si chiede come mai i pompieri non siano intervenuti per spegnerli. Uno spezzone mostra il pompiere Miller che spiega che non c'è modo di spegnerlo: manca l'acqua, perché il crollo delle Torri Gemelle ha interrotto le condotte primarie. Furono portate delle idrovore montate su chiatte per aspirare acqua dal fiume Hudson, ma si rivelarono insufficienti.

15:00. Intervista a Richard Gage, membro dell'AIA (American Institute of Architects) e sostenitore di teorie di complotto.



Gage sottolinea che il crollo per incendio di un grattacielo non ha precedenti. Il documentario nota, e illustra con immagini, che nel 1991, un grattacielo di Philadelphia bruciò per 18 ore senza crollare, e che nel 2005 un grattacielo di 32 piani a Madrid (la Windsor Tower) bruciò per un giorno intero, ma crollò soltanto in parte. Per contro, il WTC7 bruciò solo per sette ore.

16:20. Vengono mostrate le immagini degli esperimenti d'incendio condotti a Cardington, nel Bedfordshire, negli anni Novanta, su strutture in acciaio, che ne rivelarono una resistenza agli incendi superiore al previsto. Fu costruito appositamente un edificio di otto piani in acciaio, al quale fu appiccato il fuoco. Per un breve periodo, l'acciaio raggiunse temperature di 1000°C, molto superiori a quelle raggiunte nel WTC7: le travi dei solai s'imbarcarono, ma non vi furono crolli.



Gage sottolinea che se la versione ufficiale è vera, allora le norme edilizie sono inadeguate e migliaia di edifici sono a rischio. La BBC riferisce che gli esperti ritengono che nel WTC7 gli incendi abbiano raggiunto circa 600°C, temperatura alla quale l'acciaio dimezza la propria capacità di reggere carichi, e che secondo le indagini, gli incendi principali erano situati fra il sesto e il tredicesimo piano, con l'eccezione del decimo piano, e che vi erano altri incendi inizialmente ai piani superiori.



Ma secondo Scott Grainger, tecnico delle protezioni antincendio e membro di Architects and Engineers for 9/11 Truth, gli incendi non erano abbastanza gravi e non erano simultanei su tutti i piani, e come ogni incendio, erano soggetti a migrare: secondo lui, questo avrebbe riscaldato di certo l'acciaio, ma poi gli incendi si sarebbero spostati altrove per esaurimento locale dei materiali infiammabili (scrivanie, poltrone, carta).

18:20. Il documentario racconta che Jennings rimane intrappolato per tre ore dentro il WTC7. Finalmente, quando esce, incontra un poliziotto che gli dice di correre perché, dice, "abbiamo altre informazioni a proposito di bombe". Mentre Jennings si allontana dall'edificio, si imbatte nella troupe di Channel 7 Eyewitness News, che gli chiede un'intervista.



Nell'intervista dell'epoca, Jennings parla di "big explosion" che lo ha costretto a tornare all'ottavo piano. Sottolinea che qualcuno aveva già chiamato sua moglie dicendo che lui era morto, ma che quell'intervista, andata in diretta, fu vista dalla moglie e per molte ore fu l'unica conferma, per lei del fatto che Jennings era ancora vivo.

19:30. La BBC nota che poco dopo mezzogiorno i pompieri cominciano ad osservare preoccupati il WTC7. Viene intervistato uno dei vicecomandanti dei pompieri dell'epoca, Peter Hayden, che spiega che gli specialisti collocarono dei dispositivi (dei transit o teodoliti) per monitorare eventuali spostamenti dell'edificio: "Eravamo preoccupati della possibilità di crollo dell'edificio" dice "e abbiamo discusso con un ingegnere, in particolare... gli abbiamo chiesto se, lasciandolo bruciare, era prevedibile che crollasse, e quanto tempo ci avrebbe messo. Saltò fuori che ci aveva praticamente azzeccato... dice 'Nello stato in cui è ora, avete circa cinque ore'".

I pompieri, insomma, erano perfettamente al corrente della possibilità che crollasse il WTC7.



Come nota il documentario, c'è chi interpreta queste previsioni come un segno che i pompieri avevano pianificato la distruzione del WTC7 insieme a Larry Silverstein, locatario del complesso del WTC. Uno spezzone di "9/11 Mysteries" parla di Silverstein e del suo famoso "pull it".

21:00. Richard Gage interpreta il "pull it" dicendo che secondo lui dimostra che Silverstein era "coinvolto in una decisione di abbattere l'edificio, ma chissà cosa voleva dire, sono solo ipotesi".

E' interessante notare come Gage, di fronte alla BBC, è molto cauto e compassato e non esibisce alcuno dei gesti teatrali visti altrove (come la famosa "dimostrazione" del crollo delle Torri Gemelle fatta con le scatole di cartone nel programma Hardfire che vedete qui accanto).

Il documentario segnala che i critici della versione ufficiale notano che "solo due mesi prima dell'11/9, Larry Silverstein sottoscrisse una polizza assicurativa da 3,5 miliardi di dollari sulle Torri Gemelle, che prevedeva un risarcimento in caso di attacco terroristico". Ma la BBC nota che la polizza era un requisito per poter acquisire gli edifici, e che la polizza non copriva soltanto eventi terroristici, e che l'assicurazione sul WTC7 risaliva addirittura al 1987, anno in cui fu costruito.

21:40. Gage ritorna sul "pull it". "Non si dice 'prendemmo la decisione di 'pull it', che si riferisce a una cosa. Non si direbbe una cosa del genere per riferirsi a un gruppo di pompieri. Si direbbe 'prendemmo la decisione di 'pull them' dall'edificio'". La BBC dice che Silverstein nega ogni accusa di coinvolgimento in qualunque complotto.

Daniel Nigro, il comandante dei pompieri che l'11/9 prese il comando delle operazioni di soccorso, nota la BBC, era scampato per un pelo al crollo della Torre Sud.



Alle 15, nonostante fossero in corso le febbrili ricerche dei sopravvissuti, molti dei quali erano colleghi dei pompieri, le condizioni "in deterioramento" del WTC7 costrinsero Nigro a prendere una decisione difficile. "La decisione più grave fu quella di definire una zona di evacuazione intorno al 7 e di tirare via tutti [Nigro usa l'espressione "pull everyone away"] e di interrompere le operazioni di soccorso, che fu molto difficile da fare, perché c'erano ancora persone intrappolate, e di tirarci indietro. Tirarci indietro e aspettare."

23:00. La BBC nota che non fu in realtà Silverstein a dare ordini di nessun genere. Dice Nigro: "Noi non abbiamo bisogno di chiedere il permesso al proprietario. No. Quando prendiamo in carico un edificio, lo prendiamo in carico, e quella decisione spetta al comandante dei pompieri e soltanto a lui. Per questo so che non esiste nessun complotto, perché farne parte io sarebbe osceno, e mi disgusta persino pensarlo."

23:30. Si passa a parlare dei media che preannunciarono il crollo del WTC7: questo viene interpretato dai complottisti come un segno del fatto che anche i media fanno parte della messinscena e avevano ricevuto in anticipo il copione degli eventi. Vengono mostrati gli spezzoni della CNN e della BBC che, intorno alle 17 (ora di New York), segnalarono che il WTC7 "è crollato o sta crollando". Jane Standley, giornalista della BBC, dichiarò in diretta che il WTC7 era crollato mentre era ancora in piedi alle sue spalle, per poi vedersi interrompere la trasmissione subito dopo. Interruzione voluta, per zittirla dopo la gaffe? Il documentario tornerà su questa vicenda più avanti.

24:40. Richard Gage dice che il WTC7 è crollato "praticamente a velocità di caduta libera, simmetricamente e ordinatamente".

25:00. La grafica digitale ricostruisce con chiarezza la particolare struttura del WTC7, costruito a cavalcioni di una sottostazione elettrica della Con Edison. Furono necessarie soluzioni insolite, con travi molto lunghe, per distribuire il peso dell'edificio senza gravare sulla sottostazione.

Gage dice che per far crollare il WTC7 in quel modo, tutte le colonne centrali dell'edificio devono essere state distrutte contemporaneamente "entro un decimo di secondo". Affermazione interessante, perché esclude l'uso della termite, la cui azione non è sincronizzabile. Gage si pone quindi in contrasto con Steven Jones, che afferma di avere prove dell'uso di termite.

Kamal Obeid, di AE911 Truth, ingegnere strutturista, dice che un cedimento di una singola colonna può succedere, ma che è impossibile che quel cedimento causi il crollo dell'intero edificio.

26:30. Viene presentato Danny Jowenko, l'esperto olandese di demolizioni che, quando gli fu mostrato un video del crollo del WTC7 (senza dirgli che era il WTC7) nel programma olandese Zembla, disse che era chiaramente una demolizione controllata. Risate del pubblico alla proiezione di Loose Change nella scena in cui Jowenko, incredulo quando gli rivelano che si tratta del WTC7, dice "Allora devono aver lavorato sodo".

27:20. Intervista a Mark Loizeaux, altro esperto di demolizioni. Viene mostrata una rumorosissima serie di demolizioni controllate.



Dice Loizeaux: "La più grande struttura in acciaio che abbiamo demolito, e credo sia ancora un record nel Guinness, è l'Hudson Building di Detroit." Ne vengono mostrate le immagini. "Ci vollero mesi per progettarlo. Ci vollero mesi per preparare la struttura per la collocazione delle cariche esplosive. Mesi. Si fa un sacco di rumore, non lo si può evitare. Si abbattono, di solito, tutte le pareti ai piani dove si collocano gli esplosivi." Immagini dei preparativi. La BBC aggiunge che poi occorre piazzare centinaia di cariche e chilometri di cavo d'innesco.




La BBC chiede a Loizeaux se è tecnicamente possibile predisporre la demolizione di un edificio come il WTC7, mentre è ancora completamente occupato, senza che nessuno se ne accorga. Loizeaux riflette un momento, poi risponde categoricamente: "In una sceneggiatura, in un film, qualcosa con Bruce Willis, magari. Nella realtà, no."

Ma Richard Gage ha una spiegazione anche per quest'obiezione: "E' possibile che gli esplosivi siano stati collocati prima della ristrutturazione di ogni piano... o durante la costruzione iniziale dell'edificio".

In altre parole, secondo Gage, la distruzione del World Trade Center potrebbe essere stata pianificata addirittura negli anni Ottanta.

Loizeaux, quando gli riferiscono questa teoria, contiene a stento l'esasperazione. "Davvero? Non so che dire. Questi esplosivi hanno una data di scadenza. Quelli fatti in questo paese dicono 'Da usare entro tre anni'. Altrimenti non ci si può fidare che esplodano."

La descrizione di The Third Tower prosegue nella seconda parte della recensione.