2008/08/07

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (terza parte)

di Paolo Attivissimo

Prosegue la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower, una puntata della serie di documentari Conspiracy Files, dedicata alle ipotesi cospirazioniste riguardanti i grandi eventi della storia. La puntata riguarda specificamente il WTC7 ed è, almeno per il momento, disponibile su Google Video.

La serie dispone inoltre di varie pagine Web di supporto presso la BBC: una FAQ, una dettagliata cronologia (che include gli eventi significativi precedenti l'11/9) e il blog degli autori della serie, con dettagli supplementari sulle indagini svolte dall'emittente britannica.

Le parti precedenti della recensione sono state pubblicate da Undicisettembre qui (la prima parte) e qui (la seconda parte).

40:40. Di fronte alla chiara descrizione dell'enorme quantità di fumo che sgorgava dal WTC7 fatta da Steve Spak, il cospirazionista Richard Gage teorizza che il fumo non provenisse dal WTC7, ma dal WTC6 o dal WTC5, e fosse risucchiato contro il WTC7. Non spiega in che modo si producesse quest'ipotetico risucchio. Gage obietta che nel WTC7 non si vedevano fiamme, per cui secondo lui il fumo non proveniva dal grattacielo. Ma Steve Spak, che a differenza di Gage era a Ground Zero quel giorno, non ha dubbi: "Era dal Numero 7. Il fumo usciva dall'edificio. Non veniva dalla direzione opposta. E' demenziale. Usciva dalle finestre, si vede nei video, si vede nelle foto. C'era fumo intenso e numerosi piani presentavano incendi". A supporto delle sue affermazioni viene mostrato uno spezzone del video girato da Spak che mostra chiaramente e inequivocabilmente la direzione in cui si muove il fumo: esce dal WTC7. I filmati di Spak mostrano anche incendi sul lato ovest.

42:00. Intervista al tenente Frank Papalia (immagine qui accanto), un pompiere che era a Ground Zero l'11 settembre. "Vedemmo gli incendi e il fumo sul lato sud dell'Edificio 7. C'erano danni, tanti danni. E il fumo... una quantità enorme di fumo. Non riuscivo a capire a che piano finisse."

Dice Papalia del lato est del WTC7: "Le finestre dal decimo al quindicesimo piano circa dell'Edificio 7 iniziarono a cedere per l'intensità dell'incendio interno. Lo guardammo e ci dicemmo 'C'è così tanto fuoco dentro questo edificio, nessuno riuscirà mai a spegnerlo'."

Dopo che fu dato l'ordine di allontanarsi perché non c'era più nulla da fare, Papalia ricorda così gli eventi: "Udimmo quello che sembrava il rumore di un motore di jet: abbiamo guardato oltre gli edifici vicini, si vedeva la sommità dell'Edificio 7. Cominciò a tremare e poi scomparve verso il basso, ed è arrivato giù in sette, otto o nove secondi. Semplicemente sparito." Viene mostrato il crollo dal livello della strada, sul lato nord: la parte visibile del crollo, prima che la nube di fumo copra la visuale, dura otto secondi.

"Io vidi i danni, e per me è sufficiente" prosegue Papalia. "Non udii cariche esplosive, non udii nessuna sequenza di esplosioni, esplosioni temporizzate. E non avevo mai sentito nessuno parlarne fino a quando... fino a molto tempo dopo."

43:20. La BBC nota che negli ultimi anni, il numero dei presunti partecipanti alla cospirazione è cresciuto: non solo il governo statunitense, ma anche la polizia e i pompieri sarebbero complici. E lo sarebbero anche i media, secondo i complottisti. Viene presentato lo spezzone della diretta BBC dell'11 settembre 2001 che, secondo i sostenitori delle verità alternative, dimostrerebbe la complicità della BBC stessa. Jane Standley, da New York, annuncia che il WTC7 è crollato, ma il WTC7 è ancora in piedi alle sue spalle. Questo, per i complottisti di Loose Change, significa che la BBC aveva il copione degli eventi della giornata e ne ha letta troppo presto una pagina.

Richard Porter, capo della redazione della BBC News (immagine qui accanto), spiega che l'11 settembre fu ovviamente una giornata caotica. "Le indagini che abbiamo svolto indicano molto fortemente che operavano sulla base di un rapporto d'agenzia errato. Avevamo questa comunicazione della Reuters, l'abbiamo ricevuta in effetti qualche tempo dopo le nostre richieste iniziali, ma quello che dice è questo: 'L'11 settembre 2001 la Reuters riferì erroneamente che uno degli edifici presso il World Trade Center di New York, il 7WTC, era crollato prima che effettivamente crollasse. Questa notizia fu tratta da una notizia di un'agenzia locale e fu ritirata non appena emerse che l'edificio non era crollato.'"

La questione viene girata a Dylan Avery, autore di Loose Change, chiedendogli se la cosa è secondo lui sospetta. La sua risposta è decisamente interessante: "Veramente no. Io non volevo neanche... ad essere sincero con voi, io non volevo neanche includere quella frase [nel film]. Ma, sapete, io non sono l'unico membro della mia squadra." In altre parole, neppure Avery crede alla teoria del coinvolgimento della BBC.

Avery prosegue: "Credo che sia un po' imbarazzante da parte sia della CNN e della BBC". Tutto qui.

44:40. Il documentario tocca anche la questione dello smarrimento della registrazione originale della parte incriminata della diretta dell'11/9: anche questo, secondo i complottisti, è molto sospetto. Ma i nastri sono stati ritrovati: erano semplicemente sul ripiano sbagliato, quello del 2002 invece di quello del 2001.

45:00. Jane Standley, la giornalista che diede l'annuncio prematuro, racconta la propria storia. Era appena arrivata a New York e la BBC trovò di corsa un posto dal quale riprendere l'intervista, ma la Standley aveva pochissime informazioni concrete.

"Mi fu lanciata [dallo speaker della BBC in studio a Londra] dice Jane Standley (immagine qui accanto) "un'affermazione, non una domanda. Non sapevo da dove venisse quell'affermazione". Infatti riascoltando le sue parole dell'"anticipazione" del crollo durante la diretta, presentate a questo punto nel documentario, spicca la frase "vi posso dire solo quello che già sapete".

"E' molto difficile, quando ci si trova in quelle condizioni, senza informazioni, senza accesso ad alcuna comunicazione, e ti arriva in campo una cosa del genere." In sostanza, la Standley dice che ha dovuto improvvisare una risposta su un argomento di cui non sapeva nulla. Una cosa non infrequente, nel mondo del giornalismo televisivo.

Poi sottolinea il lato ossessivo del cospirazionismo: "Mi dava molto fastidio, circa un anno fa, a causa del livello di persecuzione e il modo virulento in cui si parlava di me. E' semplicemente molto spiacevole che tutta questa cospirazione, che io trovo una situazione piuttosto ridicola, sia cresciuta sulla base di quello che in realtà è un piccolo errore molto schietto."

46:00. Il documentario affronta un altro capo d'accusa dei complottisti alla BBC: l'improvvisa interruzione delle comunicazioni con Jane Standley subito dopo l'annuncio errato del crollo del WTC7. Qualcuno voleva zittirla prima che rivelasse altri dettagli? No, spiega la BBC: il feed da satellite aveva un timer automatico che scattava alle 17.15 precise. Tutto qui.

Si passa ad Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, e alle dichiarazioni di Barry Jennings. Questa sezione di The Third Tower verrà affrontata nella quarta parte di questa recensione.

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