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2018/06/11

I terroristi reclutati da al Qaeda che non presero parte all'11/9

di Hammer

Secondo quanto riportato dal 9/11 Commission Report, Khalid Sheikh Mohammed (spesso indicato con il solo acronimo KSM) confessò in un interrogatorio nel 2004 che nei piani iniziali di al Qaeda il commando suicida impiegato l'11/9 avrebbe dovuto essere composto da 25 o 26 persone. Come è ben noto, però, alla fine i terroristi furono solo 19; al Qaeda quindi reclutò altre persone che non riuscirono a far parte del gruppo per svariati motivi o che furono esclusi dagli stessi organizzatori.

I più famosi tra gli esclusi sono sicuramente Zacarias Moussaoui, che era stato selezionato come possibile sostituto di Ziad Jarrah nel caso in cui questi avesse deciso di abbandonare il gruppo a causa di malumori nei confronti di Mohamed Atta, e Mohammed al-Qahtani, che con ogni probabilità avrebbe dovuto essere il vero ventesimo dirottatore nella composizione finale del gruppo ma che fu fermato alla frontiera degli USA.

Oltre a questi due, al Qaeda ne reclutò numerosi altri e il 9/11 Commission Report chiarisce in una nota quali sarebbero stati gli altri potenziali dirottatori che non presero parte alla missione, chiarendone anche il motivo.

Oltre a quelle che abbiamo già citato, le persone reclutate e poi escluse furono:

  • Khalid al Zahrani: Viaggiò dall'Arabia Saudita, suo paese natale, all'Afghanistan illegalmente perché il suo nome compariva nella lista delle persone pericolose che non avrebbero potuto espatriare. Per lo stesso motivo non ottenne il visto per gli USA. Al Zaharani è stato detenuto a Guantanamo dal 2002 al 2007, anno in cui è stato rimpatriato.
  • Ali Abd al Rahman al Faqasi al Ghamdi (foto accanto, noto anche con il nome di Abu Bakr al Azdi): Saudita, avrebbe dovuto prendere parte all'11/9, ma lo stesso bin Laden lo escluse dal gruppo per impiegarlo in un attentato successivo che non si è mai verificato. Secondo l'intelligence americana, al Ghamdi prese parte alla battaglia di Tora Bora nel dicembre del 2001 e fu uno degli organizzatori di un triplice attentato suicida a Riyadh nel maggio del 2003. A seguito di quest'ultimo evento fu arrestato nel suo paese natale.
  • Saeed al Baluchi e Qutaybah al Najdi: Entrambi sauditi, furono rimandati in patria dall'Afghanistan per chiedere il visto per gli USA, ma durante uno scalo in Bahrein al Najdi fu fermato per un controllo di sicurezza. L'evento spaventò i due al punto che si ritirarono dalla missione, nonostante le pressioni di Khalid Sheikh Mohammed su al Baluchi.
  • Zuhair al Thubaiti: Saudita, si vantava di essere un membro di al Qaeda e di godere della stima di bin Laden; fu escluso dall'operazione in quanto ritenuto troppo nervoso e non dotato del necessario temperamento.
  • Saeed Abdullah Saeed al Ghamdi (soprannominato "Jihad"): Saudita e omonimo di uno dei muscle hijacker del volo United 93. Dopo aver partecipato all'addestramento di al Qaeda in Afghanistan nel marzo del 2000, tornò in Arabia Saudita insieme ad Ahmed al Haznawi (muscle hijacker del volo United 93) per chiedere il visto per gli USA, ma non lo ottenne perché nella richiesta aveva scritto di voler rimanere per dodici mesi, mentre al tempo il visto turistico consentiva sei mesi di permanenza. Inoltre non aveva un lavoro e questo fece pensare all'ufficiale del consolato che volesse immigrare negli USA.
  • Saud al Rashid: Khalid Sheikh Mohammed lo descrisse come cocciuto e immaturo; dopo essere ritornato in patria dall'Afghanistan per chiedere il visto per gli USA non prese più contatti con al Qaeda, forse per un ripensamento o per pressioni della famiglia. Alcune foto tessera di al Rashid, insieme a quelle dei dirottatori Nawaf al Hazmi, Khalid al Mihdhar, e Abdulaziz al Omari, furono trovate nel maggio del 2002 durante un raid a Karachi. Dopo questo episodio si consegnò alle autorità saudite e durante un interrogatorio disse di non sapere perché la sua foto si trovava insieme a quelle di tre dei dirottatori.
  • Mushabib al Hamlan: Tornò in Arabia Saudita dall'Afghanistan insieme ad Ahmed al Nami (muscle hijacker del volo United 93); insieme i due chiesero il visto per gli USA il 28 ottobre del 2000. Ottenne il visto, ma non tornò mai in Afghanistan, forse a causa di un ripensamento.

Oltre a questi nove, la monografia 9/11 and Terrorist Travel (che spiega in dettaglio i viaggi e gli spostamenti compiuti dai terroristi coinvolti nell'organizzazione dell'11/9) elenca altri miliziani di al Qaeda che chiesero il visto per gli USA senza riuscire ad entrarvi. L'elenco include i già citati al Ghamdi e al Hamlan, e oltre a loro indica:

  • Ramzi Binalshibh: Chiese il visto per gli USA, ma gli fu negato quattro volte (il 17 maggio, il 15 giugno, il 14 agosto e il 15 settembre del 2000). Secondo il 9/11 Commission Report il motivo del diniego risiede nello scetticismo nei confronti dei cittadini yemeniti, in particolare quando la richiesta veniva fatta da un altro stato (la Germania, in questo caso). Secondo il 9/11 and Terrorist Travel, invece, il motivo è da ricercarsi nel fatto che Binalshibh non aveva né un reddito né un lavoro e nei suoi frequenti viaggi in Medio Oriente. Venne catturato a Karachi nel settembre 2002 e attualmente è detenuto a Guantanamo.
  • Tawfiq bin Attash: Noto anche con il nome di Khallad, chiese il visto per gli USA in Yemen, ma gli fu negato. L'uomo comunque portava una protesi a una gamba dal 1997 dopo aver perso la propria in una battaglia in Afghanistan contro l'Alleanza del Nord, quindi non avrebbe potuto prendere parte ai dirottamenti in ogni caso. Con ogni probabilità il suo ruolo avrebbe dovuto essere di coordinamento e ausilio ai terroristi, avendo partecipato anche al summit del terrore di Kuala Lumpur. Fu catturato a Karachi nel 2003 e ad oggi è detenuto a Guantanamo.
  • Zakariya Essabar (foto accanto): Chiese il visto per gli USA a Berlino due volte, ma gli fu negato perché non aveva un lavoro o legami stabili in Germania. Secondo quando riferito da Khalid Sheikh Mohammed, fu proprio Essabar a comunicargli la data scelta per gli attentati consegnandogli una lettera proveniente da Binalshibh; tuttavia il racconto di quest'ultimo è diverso, in quanto sostiene di aver comunicato la data al telefono a KSM dopo averla appresa da Atta. Essabar non fu mai catturato, e secondo quanto riportato dal sito Making Sense of Jihad della ricercatrice Marisa Urgo, è morto in Afghanistan dopo la caduta dei Talebani (di questa affermazione non abbiamo trovato un riscontro più affidabile).
  • Ali Abdul Aziz Ali: Secondo la biografia stilata dal governo americano sarebbe un nipote di KSM e di conseguenza cugino di Ramzi Yousef (perpetratore del primo attentato al World Trade Center del 1993). Chiese il visto per gli USA a Dubai, ma gli fu negato. Fu catturato a Karachi insieme a Tawfiq bin Attash, mentre era nelle fasi finali dell'organizzazione di un attentato con aerei dirottati in partenza da Heathrow che avrebbero dovuto schiantarsi contro il consolato americano nella medesima città pachistana.

Purtroppo ad oggi non è chiaro quale sarebbe stato il ruolo di ciascuna di queste persone reclutate da al Qaeda e che non riuscirono ad entrare negli USA. In parte la spiegazione risiede nel fatto che, come detto da KSM, i terroristi volevano squadre più numerose su ciascun aereo; in parte forse anche perché nei piani originali avrebbe potuto esserci una quinta cellula che avrebbe dovuto entrare in azione; e in parte sicuramente per il fatto che i vertici di al Qaeda sapevano che si sarebbero trovati a fronteggiare difficoltà con i visti ma anche rinunce e pentimenti.

Quest'ultima considerazione dovrebbe fare riflettere quelli che pensano che vi sia qualcosa di sospetto nel fatto che per i terroristi è andato tutto troppo bene.

2015/12/14

Il ventesimo dirottatore

di Hammer

Il commando che condusse gli attentati dell'11/9 era formato da 19 terroristi suddivisi in tre gruppi di cinque persone e uno, quello che dirottò il volo United 93, composto da soli quattro uomini. Nel gruppo guidato da Ziad Jarrah mancava quindi il quinto terrorista e fin dal 2001 si sono susseguite numerose ipotesi su chi fosse nelle intenzioni originali di al-Qaeda il ventesimo dirottatore.

Negli anni le ricostruzioni giornalistiche hanno abusato dell'espressione il ventesimo dirottatore e il terrorista più famoso a cui è stato attribuito tale ruolo è Zacarias Moussaoui (foto accanto), arrestato nel Minnesota il 16 agosto del 2001 per aver violato le norme sull'immigrazione. Tuttavia Moussaoui era stato addestrato da pilota e quindi il suo ruolo non sarebbe stato quello di ventesimo dirottatore inteso come quarto muscle hijacker di United 93; al contrario era stato individuato come possibile sostituto di Ziad Jarrah nel caso in cui questi si fosse ritirato dal commando per via di malumori interni, come confermato dal 9/11 Commission Report; lo stesso Osama bin Laden, in un messaggio audio emesso il 23 maggio del 2006, smentì che Moussaoui fosse uno dei venti terroristi che avrebbero dovuto condurre gli attacchi.

Il ruolo di ventesimo dirottatore fu attribuito anche allo yemenita Ramzi Binalshibh, ma anche questi avrebbe dovuto essere uno dei possibili piloti; infatti fece richiesta per l'iscrizione a scuole di volo negli USA ma non poté entrare negli Stati Uniti perché gli fu negato il visto quattro volte (il 17 maggio, il 15 giugno, il 14 agosto e il 15 settembre del 2000, come riportato nell'atto d'accusa contro Moussaoui) per via dello scetticismo nei confronti dei cittadini yemeniti in particolare quando la richiesta veniva fatta da un altro stato (la Germania, in questo caso) come descritto di nuovo dal 9/11 Commission Report.

Trovandosi quindi nell'impossibilità di prendere parte all'attentato, Binalshibh assunse il nuovo ruolo di coordinatore tra i terroristi che erano entrati negli USA e Khalid Sheikh Mohammed e quindi neanche Binalshibh era il designato ventesimo dirottatore.

Nel 2006 al-Qaeda stessa indicò chi avrebbe dovuto essere il ventesimo dirottatore; secondo quanto riportato dalla BBC e dalla CNN l'organizzazione fondata da Osama bin Laden pubblicò un messaggio online e un video in cui sostenne che Fawaz al-Nashimi (foto accanto) sarebbe stato il quarto muscle hijacker di United 93. Tuttavia non vengono chiariti i motivi per cui al-Nashimi non prese parte agli attacchi. L'uomo è morto nel 2004 in uno scontro a fuoco con le forze saudite a Khobar a seguito di un attentato perpetrato da un gruppo legato ad al-Qaeda contro le sedi di alcune aziende petrolifere.

Il governo americano non si è mai pronunciato ufficialmente sulla credibilità di questa attribuzione e si tratta probabilmente solo di propaganda per glorificare un terrorista morto, perché gli indizi che indicano un'altra persona come il ventesimo dirottatore sono molto più solidi; infatti secondo le autorità americane il vero ventesimo dirottatore sarebbe Mohammed al-Qahtani. L'uomo, un saudita nato nel 1975 (o nel 79 secondo altre fonti), tentò di entrare negli USA all'aeroporto di Orlando il 4 agosto 2001 arrivando da Dubai dopo uno scalo a Londra, ma gli fu negato il permesso all'ingresso dall'agente José Meléndez-Pérez, che fu anche ascoltato dalla 9/11 Commission.

La testimonianza di Melendez-Pérez riporta che al-Qahtani non parlava inglese e quindi fu necessario un interprete per interrogarlo. L'agente gli chiese perché non avesse un biglietto aereo di ritorno né una prenotazione in albergo, ma al-Qahtani divenne aggressivo e puntando il dito all'agente gli disse che non sapeva ancora da quale aeroporto sarebbe ripartito dagli Stati Uniti. L'uomo aggiunse che un amico lo avrebbe raggiunto in America nel giro di tre o quattro giorni e questo amico sapeva dove si sarebbero spostati all'interno degli USA, L'agente gli chiese quanto tempo intendeva restare e quale fosse il motivo del viaggio, il terrorista rispose che sarebbe rimasto solo sei giorni per una vacanza. A quel punto fu chiaro che la sua storia non reggeva perché avrebbe dovuto aspettare il misterioso amico per circa la metà della sua permanenza negli Stati Uniti.

Melendez-Pérez gli chiese quindi dove avrebbe alloggiato e al-Qahtani (foto accanto) rispose vagamente che avrebbe alloggiato in un albergo e che un altro amico era venuto a prenderlo all'aeroporto. L'agente gli chiese il nome dell'amico che lo avrebbe prelevato e l'uomo cambiò versione dicendo che avrebbe telefonato a qualcuno affinché venisse a prenderlo, ma si rifiutò di darne il numero all'agente. Al-Qahtani si mostrò aggressivo e indisponente per tutto il colloquio, che durò circa un'ora e mezza.

Considerando che l'uomo, oltre a non saper l'inglese, aveva con sé solo 2800 dollari e nessuna carta di credito, Mendelez-Pèrez in accordo con il proprio superiore gli negò il permesso all'ingresso e lo accompagnò personalmente al gate, dove prese un volo della Virgin Airlines (la stessa con cui era arrivato) per Londra dove avrebbe preso un altro per Dubai.

Ad attendere al-Qahtani all'aeroporto di Orlando c'era Mohamed Atta. Nel libro The Black Banners l'ex agente dell'FBI Ali Soufan spiega come fu possibile verificare questa circostanza: quel giorno da un telefono a pagamento dell'aeroporto di Orlando furono effettuate cinque telefonate al terrorista saudita Mustafa al-Hawsawi con una tessera telefonica prepagata acquistata con la carta di credito di Atta; inoltre un'automobile noleggiata con la medesima carta di credito entrò nel parcheggio alle 16:30 e ne uscì alle 21:04. Il fatto che Atta si trovasse all'aeroporto di Orlando ad attendere l'arrivo di al-Qahtani è riportato anche dal documento Prisoner 63 pubblicato da WikiLeaks nell'ambito dei Guantanamo Files.

Al-Qahtani fu catturato nel dicembre del 2001 durante la battaglia di Tora Bora e poi imprigionato a Guantanamo, dove è tuttora detenuto.

2012/04/11

Riprendono i processi a Guantanamo Bay

di Brain_use

"It has been more than 10 years since 9/11 and the President is committed to ensuring that those who were accused of perpetrating the attacks against the United States be brought to justice."

"Sono ormai trascorsi oltre dieci anni dall'11 settembre e il Presidente si impegna a garantire che coloro che sono stati accusati di aver perpetrato gli attacchi contro gli Stati Uniti siano consegnati alla giustizia".

Sono le parole del portavoce della Casa Bianca Jay Carney a commento della notizia, diffusa mercoledì 4 aprile (Washington Post, BBC, CBS, ABC), che sono stati formalmente rinviati a giudizio cinque presunti militanti di al-Qaeda ritenuti i pianificatori degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, che causarono complessivamente 2.976 vittime.

I cinque, Khalid Sheikh Mohammed, Waleed bin Attash, Ramzi Binalshibh, Ali Abd al-Aziz Ali e Mustafa Ahmad al-Hawsawi, sono detenuti a Guantanamo Bay e saranno giudicati congiuntamente da una commissione militare. L'avvio della fase dibattimentale è prevista entro trenta giorni dalla notifica.

Le accuse sono pesantissime: terrorismo, dirottamento aereo, omicidio, attacchi a civili, attività cospiratorie e distruzione di proprietà ed è possibile che si arrivi anche ad una sentenza di morte.

La giuria è composta da 12 ufficiali militari provenienti da tutte le forze armate americane. Secondo la legge militare degli Stati Uniti deve essere raggiunta l'unanimità per poter giungere alla sentenza capitale.

La decisione di affidare il processo a un tribunale militare è stata presa dopo un lungo dibattito di natura sia politica che giuridica sull'opportunità di considerare gli imputati dei semplici criminali e giudicarli di conseguenza in un tribunale civile, oppure portarli davanti ai tribunali militari in qualità di combattenti nemici (ricordiamo che gli attacchi dell'11 settembre sono stati giuridicamente inquadrati come "atti di guerra").

Il presidente Obama, infatti, aveva basato parte della propria campagna elettorale sull'ipotesi di chiudere Guantanamo Bay e di trasferire la competenza sui terroristi ai tribunali civili. Aveva infatti sospeso l'attività del tribunale militare istituito nel 2008, cercando di trasferire il dibattimento alla corte federale di New York nel corso del 2009. Obama, tuttavia, si è trovato costretto a cambiare posizione di fronte all'oggettiva difficoltà di collocazione sul territorio nazionale dei sospetti terroristi detenuti a Guantanamo Bay e alla fortissima opposizione del partito repubblicano nell'ambito del Congresso e della stessa popolazione di New York al trasferimento dei processi alle corti civili, proprio accanto al luogo colpito dagli attentatori.

Il principale imputato, Khalid Sheikh Mohammed, kuwaitiano, è ritenuto l'ideatore e pianificatore degli attentati dell'11 settembre. Si era già dichiarato colpevole e pronto ad affrontare il "martirio" nel corso del 2008.

Si ritiene che Khalid Sheikh Mohammed sia coinvolto anche nell'attentato del 1993 al World Trade Center, in quello del 2002 a un nightclub a Bali, in Indonesia, nell'omicidio del giornalista americano Daniel Pearl e nel tentativo fallito del 2001 di far esplodere in volo un aereo con una bomba nascosta in una calzatura.

Già nel 2002 affermò il proprio ruolo di ideatore degli attentati a Yosri Fouda, un giornalista di Al-Jazeera, che pubblicò il libro "Masterminds of Terror". Catturato nel 2003 in Pakistan, è detenuto a Guantanamo dal 2006, dove documenti della CIA confermano che è stato sottoposto alla tortura conosciuta come "waterboarding" (annegamento simulato) per 183 volte, pratica oggi vietata dall'amministrazione Obama.

Le rivelazioni ottenute con la tortura non saranno ammesse come prova e l'attività del tribunale dovrà ripartire da zero, senza tener conto di quanto già emerso nel corso del precedente avvio dibattimentale del 2008, compresa la dichiarazione di colpevolezza di Khalid Sheikh Mohammed, l'intenzione manifestata dagli altri imputati di seguirne l'esempio e affrontare il "martirio" e la scelta di due altri imputati di difendersi da soli.

Per quanto riguarda gli altri quattro imputati (qui un rapido profilo su Al-Jazeera), ricordiamo che sono tutti accusati di essere coinvolti nella pianificazione e organizzazione degli attentati dell'11/9.
Si tratta di:
  • Walid bin Attash, yemenita, accusato di aver addestrato due dei terroristi nei campi di al-Queda in Afghanistan, di aver preparato tecnicamente i dirottamenti e di essere coinvolto nell'attentato al cacciatorpediniere USS Cole del 2000 e in quello all'ambasciata statunitense in Kenia del 1998.
  • Ramzi Binalshibh, yemenita, accusato di aver contribuito ad organizzare la formazione dei piloti, di aver fornito copertura finanziaria, di essersi occupato del collegamento fra al-Qaeda e i terroristi e di essere stato scelto per far parte del gruppo dei dirottatori prima di essere fermato dall'impossibilità di ottenere il visto per entrare in territorio statunitense.
  • Ali Abd al-Aziz Ali, pakistano, nipote di KSM, accusato di aver aiutato a far entrare negli Stati Uniti nove dei dirottatori e di aver fornito sostegno finanziario all'operazione.
  • Mustafa Ahmad al-Hawsawi, saudita, accusato di aver preso parte alla pianificazione degli attentati e di aver fornito denaro e appoggio logistico ai terroristi.

2010/08/27

Gli interrogatori di Ramzi Binalshibh

di Brain_Use

È stata confermata in questi giorni l'esistenza di registrazioni video degli interrogatori cui è stato sottoposto nel 2002, in una prigione usata dalla CIA in Marocco, Ramzi Binalshibh, accusato di essere implicato nell'organizzazione degli attentati dell'11/9.

Binalshibh avrebbe dovuto anche partecipare attivamente agli attentati, ma non riuscì ad ottenere il visto per gli Stati Uniti e fu quindi sostituito da Zacarias Moussaoui.

Secondo la Associated Press, i nastri erano conservati sotto una scrivania in un ufficio della CIA fino alla loro scoperta nel 2007 e sono sopravvissuti alla distruzione di un gruppo di 92 registrazioni video di interrogatori di sospetti terroristi.

I portavoce militari sminuiscono il loro interesse, dal momento che i nastri mostrano semplicemente "un individuo" - Ramzi Binalshibh appunto - "che risponde a delle domande seduto davanti a una scrivania".

Secondo il suo avvocato, Thomas Durkin, i nastri potrebbero essere invece molto rilevanti al fine di constatare le condizioni fisiche e psicologiche al momento degli interrogatori di Binalshibh, oggi detenuto a Guantanamo Bay in attesa del processo a suo carico.

Un portavoce della CIA ricorda inoltre che le passate attività di detenzione e di interrogatorio dei sospetti da parte dell'agenzia sono state soggette ad ispezioni da parte di svariate organizzazioni governative e lo sono tuttora, ad oltre un anno e mezzo dalla fine del programma di detenzione. Ad aprile del 2009 infatti è stata dichiarata completa la chiusura dei cosiddetti "Black sites", le prigioni ove venivano detenuti i sospetti terroristi e nelle quali sono stati condotti gli interrogatori, compresi quelli divenuti poi famosi e famigerati con il metodo del waterboarding.

Anche questo episodio, come quello recente che ha visto protagonista la pubblicazione da parte di WikiLeaks di oltre 90 mila documenti di fonte militare e di intelligence e relativi al conflitto in Afghanistan, conferma quanto sia difficile, specialmente in un paese come gli Stati Uniti, evitare che le notizie trapelino sui media.

Inoltre dimostra una volta di più come la "Ricerca della Verità" poggi su ben altri pilastri fattuali, storici ed investigativi rispetto al chiacchiericcio fantasioso e ai cartoni animati dei cospirazionisti.

2009/01/27

Orgogliosi di averlo fatto

di John - www.crono911.org, con il contributo di Henry62.

"Lo abbiamo fatto e ne siamo orgogliosi": queste le parole con cui Ramzi Binalshibh, uno degli organizzatori degli attentati dell'11 settembre 2001, ora alla sbarra nel tribunale militare di Guantanamo assieme ad altri quattro complici, ha commentato la lettura in aula dell'atto di accusa il 18 gennaio 2009.

Gli ha fatto eco Khalid Sheikh Mohammed, l'uomo che concepì il piano terroristico che avrebbe drammaticamente cambiato la storia del XXI secolo: "Non temiamo la pena di morte. Il nostro è un martirio per la causa divina".

Tutti gli imputati si sono dichiarati colpevoli, pur sapendo che su di essi pende la concreta possibilità di essere condannati a morte per aver ucciso quasi 3000 persone, il bilancio delle vittime degli attacchi aerei suicidi che rasero al suolo il World Trade Center e danneggiarono gravemente il Pentagono, oltre a distruggere quattro aerei di linea con il loro carico di vite umane.

E' l'ennesima ammissione di responsabilità, pienamente coerente con le rivelazioni che lo stesso Khalid Skeikh fece – prima dell'arresto – al giornalista arabo Yosri Fouda.

Si tratta di un copione già visto: anche Zacarias Moussaoui, l'aspirante pilota suicida arrestato prima che potesse prendere parte agli attentati, ne fece di analoghe al suo processo, concluso nel 2006 con una sentenza che lo condannava al carcere a vita.

Gli odierni imputati difficilmente potranno evitare la condanna a morte: la responsabilità di Moussaoui si fermava al semplice tentativo, mentre in questo caso è piena. Però hanno guadagnato un po' di tempo, perché il neoeletto presidente Barack Obama ha imposto una sospensione del processo per quattro mesi, durante i quali si valuterà la possibilità e l'opportunità di spostarlo presso una normale corte giudiziaria, non militare. Una decisione del genere comporterebbe la necessità di far ripartire il processo da zero.

I familiari delle vittime hanno protestato con forza contro la decisione, e non solo loro: anche gli imputati hanno fatto sapere che intendono "continuare a dichiararsi colpevoli" in qualunque sede. Il messaggio è chiaro: non serve sospendere o spostare il processo, perché l'ammissione di colpevolezza è fuori discussione, per cui si può passare direttamente alla sentenza e – soprattutto – alla sua esecuzione, in modo da suggellare al più presto il desiderato martirio. Ma il martirio dovrà aspettare, e tutto lascia intendere che questo processo non si concluderà tanto presto.

2009/01/01

Udienze preliminari per KSM e altri quattro imputati, presenti i familiari delle vittime

di Brain_Use

"State dicendo che se ci dichiariamo colpevoli non potremo essere condannati a morte?" ("Are you saying if we plead guilty we will not be able to be sentenced to death?") Questa la preoccupazione di Khalid Sheik Mohammed (nella foto, risalente a prima dell'11/9) durante un'udienza preliminare tenutasi all'inizio di dicembre 2008.

Al tribunale di Guantanamo, KSM e quattro altri imputati (Ramzi Binalshibh, Mustafa Ahmed al-Hawsawi, Tawfiq bin Attash e Ammar al-Baluchi) hanno manifestato l'intenzione di dichiararsi colpevoli, purché questo non comprometta la pena capitale (fonte: UPI.com).

All'udienza dell'8 dicembre i cinque hanno dichiarato di voler attendere solo il completamento della perizia richiesta dal giudice militare, il colonnello Stephen Henley, volta ad accertare la capacità mentale di affrontare il processo per due dei coimputati, per potersi dichiarare colpevoli tutti insieme. Ne parla la BBC in questo articolo.

A giugno scorso, Khalid Sheikh Mohammad (per brevità KSM), che si dimostra leader del gruppo anche in questa fase dibattimentale, aveva già esplicitamente dichiarato di desiderare la pena capitale che avrebbe fatto di lui un martire a tutti gli effetti ed ha confermato questa scelta nelle prime fasi dell'udienza preliminare.

KSM ha ribadito nuovamente di essere stato il pianificatore "dall'A alla Z" degli attacchi ed ha poi rifiutato l'assistenza dell'avvocato militare assegnatogli, in quanto l'avvocato ha servito per alcuni mesi in Iraq. KSM ha sottolineato la propria sfiducia negli Stati Uniti e negli americani in genere e ricordando anche le torture subite prima dell'internamento a Guantamo, il cosiddetto waterboarding, l'annegamento simulato.

Un altro coimputato, Ramzi Binalshibh, ha inviato i saluti ad Osama Bin Laden, riaffermando la propria fedeltà alla causa e la speranza che la Jihad prosegua fino a colpire il cuore dell'America con ogni genere di arma di distruzione di massa: "I want to send my greetings to Osama Bin Laden and reaffirm my allegiance. I hope the Jihad will continue and strike the heart of America with all kinds of weapons of mass destruction."

Anche in questa occasione, come già più volte in passato, prima e dopo la cattura, i cinque si sono vantati del loro ruolo negli attentati dell'11 settembre e del grande successo ottenuto.

A questa fase preliminare hanno potuto assistere anche nove parenti di vittime degli attentati dell'11 settembre, che hanno espresso soddisfazione per il giusto processo e per la correttezza procedurale cui hanno potuto assistere. Un dettaglio significativo: le udienze vengono interrotte per permettere le preghiere cerimoniali degli imputati.

Al contrario, gli avvocati della difesa hanno criticato la presenza dei familiari in questa fase di dibattimento, sollevando il sospetto che si tratti di una manovra politica per esercitare pressioni sul neopresidente Obama, di cui si attendono le scelte sul futuro giudiziario del tribunale, dopo la decisione di smantellare il centro di detenzione di Guantanamo Bay. Maggiori dettagli in questo articolo della BBC.

Sempre la BBC segnala che a far coro con gli avvocati della difesa, anche alcuni altri parenti delle vittime dell'11 settembre, non presenti alla fase dibattimentale, si sono schierati contro il processo militare e a favore del rientro nel sistema giudiziario civile.

Oltre a KSM, i quattro coimputati, meno noti, coinvolti in questa fase dibattimentale sono:

  • Ramzi Binalshibh, yemenita, considerato un coordinatore degli attacchi e che avrebbe dovuto essere nel gruppo dei dirottatori ma che non è riuscito ad ottenere il visto per gli Stati Uniti.
  • Mustafa Ahmad al-Hawsawi, saudita, considerato uno dei principali esperti di finanza ad aver collaborato alla raccolta dei fondi necessari per l'organizzazione degli attentati.
  • Ali Abd al-Aziz Ali, conosciuto anche come Amar al-Balochi, nipote di KSM, considerato il suo principale referente organizzativo.
  • Walid Bin Attash, yemenita, accusato di essere l'ideatore dell'attentato alla USS Cole del 2000 e di essere coinvolto anche negli attacchi dell'11 settembre.

Inutile sottolineare come anche in questa occasione gli imputati non si siano minimamente proclamati innocenti ed anzi abbiano dichiarato esplicitamente la loro fedeltà alla Jihad, il loro desiderio di martirio e la soddisfazione per il successo degli attentati.

Da notare anche che, in qualche misura, le qualifiche stesse dei cinque imputati rispondono ad alcune critiche semplicistiche del mondo del cospirazionismo: come è possibile che i terroristi avessero ottenuto così facilmente i visti per gli Stati Uniti? Ramzi Binalshibh infatti non lo ottenne affatto. Come fecero a finanziare scuole di volo e attività preliminari? Potremmo chiederlo a Mustafa Ahmad al-Hawsawi. Da dove è spuntata fuori al-Qaeda? Da un'evoluzione ultradecennale di cui l'attentato al Cole è una delle tappe. L'undici settembre è un'altra.

2008/04/26

Odissea Nada/1: Executive Order e "liste Bush"

di mother

A seguito degli attentati dell'11 settembre 2001, il governo americano prese una serie di provvedimenti per impedire il ripetersi di tali atti. Fra i vari provvedimenti adottati, alcuni più discussi, altri meno, può essere interessante vedere quelli che vertevano su sanzioni economiche e blocchi patrimoniali: gli Executive Order (già discussi qui), visibili sul sito del Tesoro USA (le sanzioni applicate verso gruppi terroristici).

Dal Terrorist Assets Report 2001 vediamo che:

The U.S. Government has used economic sanctions as a tool against international terrorist organizations since 1995, marking a significant departure from the traditional use of sanctions against hostile countries or regimes. Following the events of September 11, 2001, President Bush issued Executive Order 13224, significantly expanding the scope of U.S. sanctions against international terrorists and terrorist organizations. The combination of innovative programs targeting international terrorist organizations with those targeting terrorist-supporting governments represents a wideranging assault on international terrorism, its supporters and financiers.
...
On September 23, 2001, President Bush declared a national emergency pursuant to the International Emergency Economic Powers Act, 50 U.S.C. §§ 1701- 1706 (“IEEPA”), and other authorities in Executive Order 13224 (EO 13224) (Tab 1), "Blocking Property and Prohibiting Transactions With Persons Who Commit, Threaten to Commit, or Support Terrorism." EO 13224 was issued in response to the grave acts of terrorism and threats of terrorism committed by foreign terrorists, including the terrorist acts committed on September 11, 2001 in New York and Pennsylvania and against the Pentagon, and the continuing and immediate threat of future attacks on U.S. nationals and the United States. The terrorist acts of September 11, 2001, were also recognized and condemned in United Nations Security Council Resolution 1368 of September 12, 2001. EO 13224 imposes economic sanctions on persons who commit, threaten to commit, or support certain acts of terrorism. It prohibits transfers, including donations of funds, goods, or services to any organizations or individuals designated under its authority, and it blocks all property in the United States or within the possession or control of a U.S. person in which there is an interest of any designated person. President Bush identified, in the Annex to EO 13224, 12 individuals and 15 entities whose assets are blocked (Tab 1). Additional individuals and entities have subsequently been designated by the Secretary of State and the Secretary of the Treasury.

A seguito degli attentati dell'11 settembre, il presidente Bush, con l'Executive Order 13224, estese le sanzioni contro le organizzazioni terroristiche e i terroristi internazionali (azioni non più solo verso gli stati, ma anche contro le organizzazioni non statali e contro singoli individui).

Tali atti vengono condivisi con la comunità internazionale, e ogni singola nazione può decidere se adottare le sanzioni espresse negli Executive Order o meno. Biunivocamente, singole nazioni della comunità europea possono proporre propri nominativi di organizzazioni, stati o persone coinvolte nel terrorismo, i quali possono essere adottati dagli Executive Order.

In campo europeo le liste che raccolgono i nominativi delle persone, organizzazioni e stati legate al terrorismo per cui vengono indette sanzioni economiche vengono chiamate in genere "liste Bush". Executive Order e "liste Bush", ovviamente, devono essere conosciuti ed applicati dalle banche, di qualsiasi natura esse siano, nel rispettivo territorio di appartenenza, a pena di gravi sanzioni nel caso di mancato rispetto.

Per capire cosa siano queste liste si può leggere qui:

Lotta contro il finanziamento del terrorismo

Dall’epoca della sua adesione all’ONU, la Svizzera è obbligata in virtù del diritto internazionale ad attuare le misure coercitive non militari decretate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Le misure coercitive per l’applicazione delle sanzioni dell’ONU (Nazioni Unite), dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) o dell’UE sono emanate sotto forma di ordinanze del Consiglio federale e poggiano sulla legge federale sull’applicazione di sanzioni internazionali (legge sugli embarghi, RS 946.231).

Le liste di persone, organizzazioni e gruppi colpiti dalle sanzioni sono di norma riprese in allegato alle corrispondenti ordinanze del Consiglio federale. Il Segretariato di Stato dell’economia (seco) del Dipartimento federale dell’economia è l’autorità competente per l’esecuzione di simili ordinanze.

Gli intermediari finanziari hanno l’obbligo di informarsi costantemente sulle sanzioni vigenti e di applicare tempestivamente le misure coercitive e gli obblighi di comunicazione.

Attualmente sono in vigore sanzioni nei confronti delle persone e organizzazioni legate a Osama bin Laden, al gruppo «Al-Qaïda» o ai Taliban; ....

Provvedimenti nell’ambito della lotta contro il finanziamento del terrorismo

1. Risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU e liste nominative dell’ONU. Già nell’ottobre del 1999 il Consiglio di sicurezza dell’ONU – per il tramite della sua risoluzione n. 1267 – aveva disposto sanzioni economiche nei confronti del regime dei Taliban in Afganistan perché tale regime accettava attività terroristiche. In passato questa risoluzione ha subito diverse modifiche. Attualmente le sanzioni non sono più dirette contro i Taliban in quanto gruppo e l’Afganistan, bensì contro determinate persone fisiche e giuridiche nonché organizzazioni legate a Osama bin Laden, il gruppo «Al-Qaïda» o i Taliban...Nel settembre del 2001 il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha adottato un’ampia risoluzione per la lotta contro il terrorismo, ossia la risoluzione n. 1373, che impone agli Stati di applicare determinati provvedimenti, tra l’altro il blocco dei valori patrimoniali.

La risoluzione in questione non è diretta contro un preciso regime, bensì contro il terrorismo in genere. Ogni Stato è libero di allestire le proprie liste. L’applicazione di queste liste nominative nazionali può essere decisa dagli altri Stati su base volontaria....Gli USA trasmettono le proprie liste agli altri Stati, invitandoli a riprendere come terroristiche le designazioni di persone e organizzazioni e quindi ad adottare nei loro confronti provvedimenti ai sensi della risoluzione dell’ONU, segnatamente il blocco dei valori patrimoniali. Le liste trasmesse dagli USA sono denominate «liste Bush», dato che poggiano su un decreto del presidente Bush (Executive Order 13224 del 23 settembre 2001).

[link]

Le "liste Bush" sono disponibili nella confederazione svizzera a questo indirizzo. Possono essere viste anche qui (ASG, chi siamo). Anche il Liechtenstein le ha adottate.

Come primo esempio, possiamo vedere che le "liste Bush", sin dal primo numero in data di pubblicazione 24-09-2001, indicano Osama Bin Laden (Usama Bin Laden) implicato con il terrorismo e da perseguire con restrizioni economiche applicate nei suoi riguardi. Tuttavia la collaborazione fra nazioni in campo economico per combattere il terrorismo inizia proprio a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001 in America.

Infatti non esistono "liste Bush" precedenti gli attentati, sebbene esistessero già degli Executive Order che condannavano le azioni di paesi che appoggiavano Usama Bin Laden. Il 20 agosto 1998, Bill Clinton, nell'EO13099, aggiunse all'EO12947 altre tre persone in correlazione alle sanzioni contro la distruzione della pace in Medio Oriente.

On August 20, 1998, President Clinton issued Executive Order 13099, "Prohibiting Transactions With Terrorists Who Threaten To Disrupt the Middle East Peace Process" (Tab 6) to amend Executive Order 12947 by adding three individuals and one organization to the Annex of EO 12947:
Usama bin Muhammad bin Awad bin Ladin Islamic Army (a.k.a. Al-Qaida)
Abu Hafs al-Masri
...

Fra questi ci sono Osama bin Laden e Al-Masri (attentati di Madrid dell'11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005). Inoltre riguardo ai Talebani:

Executive Order 13129 (EO13129) (Tab 9), effective July 6, 1999, imposes trade sanctions and blocks property and interests in property of the Taliban, persons owned or controlled by, or acting for or on behalf of the Taliban, or those providing financial, material, or technological support for, or services in support of, the foregoing, if those assets are in the United States, come within the United States, or are within the possession or control of U.S. persons. Blocked Taliban assets are included in this report because EO 13129 was issued in response to the use of territory under the control of the Taliban by terrorist Usama bin Ladin and a foreign terrorist organization, al Qa’ida, as a safe-haven and base of operations.

[continua con l'embargo sul commercio d'armi in Iran, Iraq, Cuba, Siria, Sudan, Corea del Nord, ecc...]

L'EO13129 di luglio 1999, emanato da Clinton, impone sanzioni economiche verso i Talebani, poiché questi ospitano nei loro territori Osama Bin Laden e organizzazioni terroristiche come al Qa'ida.

Qualche esempio di come sia ampio il campo d'azione degli Executive Order / "liste Bush" e non ristretto al solo terrorismo di al Qaeda si può rilevare dall'inserimento di decine e decine di altri soggetti ed organizzazioni discutibili nelle liste. Assieme a questi nominativi vi sono anche l'Abu Sayaff group (pressoché sconosciuto nel nostro paese, perché operante dall'altra parte del mondo, ma forse uno dei più sanguinari gruppi terroristici mai esistiti) e il GIA Armed Islamic Group.

Si lamenta dell'Executive Order 13224 del 23 settembre 2001 anche il sito pro forze libanesi per l'inserimento nella lista della TV araba al-Manar, emittente oscurata anche in Europa a causa della sua inclinazione a trasmettere i video di propaganda dei terroristi (esempio 1, esempio 2).

The U.S. Department of the Treasury today designated pursuant to Executive Order 13224 al Manar, a satellite television operation owned or controlled by the Iran-funded Hizballah terrorist network. Additionally designated today were al Nour Radio and the Lebanese Media Group, the parent company to both al Manar and al Nour Radio.

Un altro riferimento viene fatto in questo post, in cui si fa notare come nelle "liste Bush" gli Hizbullah (o Hezbollah) vengano riconosciuti come una delle maggiori organizzazione dedite alla produzione di dollari falsi come forma di autofinanziamento ,con tanto di video della NBC a dimostrazione, tanto da risultare inserite fra i gruppi terroristici da perseguire.

One of the most prominent and influential members of the Hizballah terrorist organization, along with two of his companies, was designated by the Treasury Department today under Executive Order 13224. Assad Ahmad Barakat has close ties with Hizballah leadership and has worked closely with numerous Islamic extremists and suspected Hizballah associates in South America's tri-border area (TBA), made up of Brazil, Paraguay and Argentina. . . . Barakat has also been involved in a counterfeiting ring that distributes fake U.S. dollars and generates cash to fund Hizballah operations. As of early 2001, Barakat was one of two individuals reportedly in charge of distribution and sale of the counterfeit currency in the TBA.

[link]

A riferimento di quella vicenda che coinvolse gli Hezbollah c'è anche questo articolo.

Nelle "liste Bush" vediamo comparire fra gli altri nomi quello di Muhammed Daki (lista 46 del 11-10-2003). Inoltre Cooperativeresearch ricorda come sia emersa la vicinanza fra Muhammed Daki e Ramzi Bin al-Shibh nella cellula di Amburgo.

Records indicate that would-be hijacker Ramzi Bin al-Shibh lives at the same Hamburg, Germany, address as a Moroccan named Mohamed Daki during this time. Daki will be arrested in April 2003, and will admit to knowing bin al-Shibh and some others in the Hamburg cell. In April 1999 Daki will obtain a visa to travel to the US, but it is not known if he goes there. It is generally assumed by the press that the Hamburg cell keep themselves separate from other al-Qaeda cells in Europe. However, Daki is an expert document forger and a member of al-Qaeda’s Milan cell. There is considerable evidence that the Milan cell has foreknowledge of the 9/11 plot. The cell is under heavy surveillance by Italian intelligence before 9/11 (see August 12, 2000 and January 24, 2001), but apparently the connection between the Milan and Hamburg cells through Daki is not made. German authorities will interview him after 9/11, and he will admit ties to bin al-Shibh, but he will be let go, not investigated further, and not put on any watch lists. He will later come under investigation in Italy for recruiting fighters to combat the US in Iraq. He will finally be arrested and charged for that, but not for his 9/11 connections.

La "lista Bush" n° 53, la n°16 e la n°59 indicano i nomi proposti dall'Italia alla comunità internazionale.

La vicenda che riguarda Youssef M. Nada vede il coinvolgimento della banca islamica AlTaqwa di cui era a capo nella sede svizzera, inserita nella "lista Bush" n°4. Qui è disponibile il comunicato con cui si dà mandato al blocco finanziario dei beni appartenenti a persone coinvolte nel terrorismo internazionale.

Ufficio Italiano Cambi
Unione Europea
Nazioni Unite - Acts against terrorism
US Treasury - USA
Office of Foreign Assets Control - USA
Financial Action task Force - GAFI
Global Counter-Terrorism Strategy
Uniting against Terrorism
2005 World Summit

(continua)

2007/04/10

Al Qaeda: dichiarazioni, ammissioni e rivendicazioni sull'11/9

di John (http://www.crono911.org/), con integrazioni di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

English abstract: A comprehensive list of events and documents in which Al Qaeda, Osama bin Laden and/or their associates have publicly claimed responsibility for the 9/11 attacks or shown direct ties to the 19 hijackers, which conspiracy theorists often deny, attempt to downplay or claim to be fakes. Links are also provided to the English and Italian transcriptions and translations of the video claims and to the exhibits of the Zacarias Moussaoui trial.

Dall'11 settembre del 2001, la responsabilità di Al Qaeda e di Osama bin Laden nell'organizzazione e nella conduzione degli attacchi è stata ampiamente dimostrata sia dagli elementi probatori acquisiti nel corso delle indagini (la stragrande maggioranza dei quali è elencata ed è liberamente consultabile tra gli atti del processo Moussaoui), sia da una serie di ammissioni, confessioni e rivendicazioni fatte dagli stessi organizzatori.

In questo articolo cerchiamo di riassumerle e ricostruirle, allo scopo di fornire un quadro chiaro e di rapido accesso alle fonti relative a questi aspetti, spesso poco noti.

I link fanno spesso riferimento a risorse esterne, ma ne abbiamo copia in archivio. Preghiamo quindi i lettori di segnalarci eventuali link non più funzionanti, che sostituiremo con le copie locali.


1) Settembre 2001: Osama bin Laden nega il proprio coinvolgimento


Il 17 settembre 2001, Osama bin Laden fa pervenire all'emittente Al Jazeera una propria dichiarazione:

"Il governo degli Stati Uniti mi ha sistematicamente accusato di essere il mandante ogni volta che i suoi nemici l'attaccano. Vorrei assicurare al mondo che io non ho pianificato i recenti attacchi, che sembrano essere stati pianificati da persone per motivi personali. Vivo nell'emirato islamico dell'Afghanistan e seguo le regole dei suoi capi. Il capo attuale non mi permette di effettuare operazioni di questo genere."

CNN: Bin Laden says he wasn't behind attacks


2) Settembre 2001: Osama bin Laden nega ancora



In una intervista pubblicata il 28 settembre 2001 da The Daily Ummat, uno dei principali giornali in lingua urdu di Karachi, Osama bin Laden nega ancora una volta di essere coinvolto negli attentati:

"Ho già detto che non sono coinvolto negli attacchi... la religione islamica proibisce di colpire donne, bambini e persone innocenti... gli USA dovrebbero cercare i responsabili degli attacchi nel loro interno, gente che è parte della società americana ma dissente da essa, oppure gente che appartiene ad altre strutture, persone che vogliono fare di questo secolo un secolo di guerra tra l'Islamismo e il Cristianesimo... può essere stato chiunque, dalla Russia a Israele, dall'India alla Serbia. Persino negli stessi Stati Uniti ci sono una dozzina di gruppi ben organizzati ed equipaggiati, in grado di causare distruzioni su larga scala. E non dimentichiamoci degli ebrei, che odiano Bush sia dalle sue elezioni in Florida e vorrebbero vendicarsi contro di lui...”

Daily Ummat (traduzione in inglese pubblicata da Just Response Network): Who was behind 9/11? – an interview with Osama Bin Laden

È interessante notare che l'inizio della risposta militare statunitense (attacco all'Afghanistan, il 7 ottobre 2001) si colloca a dividere le smentite iniziali dalle rivendicazioni. Questo è compatibile con uno scenario in cui Osama bin Laden cerca di evitare che il regime talebano che lo ospita subisca la distruttiva reazione americana, ma una volta che questo tentativo è fallito, non c'è più ragione di continuare a negare.


3) Ottobre 2001: il proclama su Al Jazeera, prima generica rivendicazione


Proclama2g.jpgNei primi giorni di ottobre, Osama bin Laden diffonde su Al Jazeera un video (a sinistra ne è mostrato un fotogramma) in cui fa una prima generica e parziale rivendicazione degli attentati dell'11 settembre, attribuendoli non specificamente a sé ma a "una piccola avanguardia di musulmani", e incita i fedeli alla guerra contro gli Stati Uniti e contro l'Occidente.

La Repubblica: la Jihad di Bin Laden

La Repubblica: il testo del proclama (in italiano)

"Dio ha benedetto una piccola avanguardia di musulmani, la prima linea dell'Islam, affinché distruggessero l'America."

MidEastWeb: il testo del proclama (in inglese)


4) Ottobre 2001: video propaganda di Bin Laden


Dei giornalisti del Sunday Telegraph riescono a visionare un video girato da Osama Bin Laden e destinato a essere diffuso come materiale propagandistico. Secondo i giornalisti, nel video Osama ammette la responsabilità di Al Qaeda negli attentati, dichiarando che le Torri Gemelle erano obiettivi legittimi. La notizia viene diffusa nella prima decade di novembre 2001. La CNN trasmette il filmato e pubblica una trascrizione e traduzione a febbraio 2002.

La Repubblica: "Il nostro è un terrorismo buono"

"Se vendicare l'uccisione della nostra gente è terrorismo, allora la storia testimonierà che siamo terroristi. Sì, noi uccidiamo i loro innocenti, e ciò è legale dal punto di vista religioso e logico."

BBC: Bin Laden 'confesses to terrorism'

Sunday Telegraph: Bin Laden, Yes I did it

CNN: Bin Laden's sole post-September 11 TV interview aired

CNN: trascrizione e traduzione integrale del video


5) Novembre 2001: intervista a Bin Laden


Nel novembre del 2001, Osama Bin Laden rilascia un'intervista a un giornalista pakistano, Hamid Mir. Nell'intervista, registrata l'8 ottobre 2001, non ci sono ammissioni di responsabilità: Osama glissa sulla paternità degli attacchi, ma li giustifica e li approva.

La Repubblica: "America devi arrenderti"

Dawn: l'intervista integrale (in inglese)


6) Novembre 2001: il video di Kandahar


Alla fine del 2001, nel corso delle operazioni militari in Afghanistan, viene rinvenuta una videocassetta che riprende un incontro avvenuto nel mese di novembre tra Osama Bin Laden ed alcuni seguaci. Nel corso dell'incontro, il leader di Al Qaeda spiega numerosi dettagli relativi all'organizzazione degli attentati. La notizia viene rivelata il 9 dicembre del 2001 e il video viene reso pubblico il giorno seguente.

L'autenticità del video è stata messa spesso in dubbio mediante la presentazione di fotogrammi di bassissima risoluzione, se non volutamente manipolati, di modo che Osama Bin Laden non fosse riconoscibile. A sinistra mostriamo un fotogramma ricavato dal filmato originale, nel quale il capo di Al Qaeda è chiaramente riconoscibile.

La Repubblica: "Ecco il video shock di Osama" (articolo e foto)

La Repubblica: "La trascrizione del video" (in inglese, testo); "La trascrizione del video" (in italiano, testo)

"(...incomprensibile...) abbiamo calcolato in anticipo il numero delle vittime fra i nemici, quelli che sarebbero stati uccisi in base alla loro posizione nella torre. Avevamo calcolato che i piani che sarebbero stati colpiti sarebbero stati due o tre. Io ero il più ottimista di tutti. (...incomprensibile...) vista la mia esperienza in questo campo, pensavo che il fuoco sprigionato dal carburante dell'aereo avrebbe fuso le strutture di ferro dell'edificio e avrebbe fatto crollare la zona colpita dall'aereo e i piani sovrastanti. Questo è ciò che speravamo."


"Tutto quello che sapevano i fratelli che hanno portato a termine l'operazione era che era un'operazione per il martirio. Abbiamo chiesto a ciascuno di loro di andare in America, ma loro non sapevano nulla dell'operazione, nulla di nulla. Ma erano addestrati e noi non abbiamo rivelato nulla dell'operazione fino a quando furono là, proprio prima che si imbarcassero sugli aerei."



7) Dicembre 2001: video di bin Laden trasmesso da Al-Jazeera

Osama benedice gli attacchi ("tre mesi dopo i benedetti attacchi contro l'ateismo mondiale e il suo leader, l'America...") e li loda ("il terrorismo contro l'America è lodevole"). Descrive i dirottatori: "Quindici giovani sono usciti dalle due sacre moschee [l'Arabia Saudita]. Altri due venivano dagli Emirati Arabi. Mohammad Atta dall'Egitto. Un altro, Ziad al Jarrah, dal Levante. Tutti i 19 studenti che hanno portato a compimento gli attentati negli USA erano stati addestrati in mezzo al nemico."

La Stampa del 28/12/2001, con testo integrale del discorso.


8) Marzo 2002: video di Bin Laden e Al-Zawahri


2002alomari.jpgIn un video rilasciato ad Al Jazeera (a sinistra), Osama Bin Laden è seduto a fianco di Al-Zawahri, suo consigliere spirituale, che con riferimento agli attacchi dell'11 settembre li definisce "una grande vittoria".

Nello stesso video viene mostrato il proclama di martirio di Al-Haznawi, uno dei dirottatori. Alcuni elementi lasciano ritenere che il video sia stato girato alcuni giorni prima del 27 marzo 2002.

CBS News: "Bin Laden Video recent?"

9) Aprile 2002: l'intervista di Khalid Sheikh Mohammed a Yosri Fouda


Yosri Fouda, capo redattore di Al Jazeera, intervista Khalid Shaikh Mohammed e Ramzi Binalshibh, rispettivamente organizzatore degli attentati dell'11 settembre 2001 e responsabile dei collegamenti tra Al Qaeda e Atta, capo dei dirottatori.

L'intervista viene pubblicata nel libro "Masterminds of Terror" scritto da Yosri Fouda e da Nick Fielding (reporter del Sunday Times), nel quale sono incluse anche interviste ai parenti dei dirottatori.

Il libro è stato pubblicato anche in Italia, con il titolo "Le menti criminali del terrorismo" (Newton & Compton Editori, ISBN 88-8289-998-5).

Nel corso dell'intervista, i due responsabili di Al Qaeda ricostruiscono la storia e l'organizzazione degli attentati. Entrambi saranno successivamente catturati e presi in custodia dalle autorità americane.

Fouda radunò tutta la propria esperienza, guardò Khalid negli occhi e chiese: "Siete stati voi?". Ma Khalid non esitò.
"Niente riprese oggi" disse "e non devi preoccuparti per la telecamera o per un operatore per domani. Forniremo noi tutto."
Ramzi [Binalshibh] aggiunse i propri dettagli dell'organizzazione: "Andrai direttamente da qui [Karachi] al tuo volo quando avremo finito".
Poi, senza cerimonie, Khalid andò al sodo facendo una dichiarazione che colpì Fouda come il pugno di un peso massimo: "Io sono il capo del comitato militare di al-Qaeda" disse "e Ramzi è il coordinatore dell'operazione Martedì Sacro. E sì, siamo stati noi."



10) Aprile e settembre 2002: i primi video dei dirottatori


2002alomari.jpg2_91603_1_12.jpgAl Jazeera manda in onda spezzoni di un video di Al Qaeda (a sinistra), nel quale vengono mostrati alcuni dei dirottatori dell'11 settembre che proclamano il proprio martirio e minacciano l'Occidente. Nel video, i dirottatori vengono ripresi mentre studiano carte e piani di volo e si incontrano con Osama Bin Laden.

In particolare, il filmato, che si ritiene girato nel 2000, riprende Abdulaziz Al Omari, Ahmed Al Nami, Hamza Al Ghamdi, Saeed Al Ghamdi, Wail Al Shehri e altri. Sullo sfondo sono state montate anche immagini e disegni che mostrano le Twin Towers ed il Pentagono.

CNN: "Bin Laden tape..."

ABC News: "Bin Laden's new videotape"


11) Ottobre 2004: il discorso "pre-elettorale"


Proclama2004.jpgAlla vigilia delle elezioni presidenziali americane, Osama Bin Laden affida ad una videocassetta mandata in onda da Al Jazeera il proprio messaggio rivolto agli elettori americani.

Nel messaggio (a sinistra), trasmesso a fine ottobre, il terrorista rivendica gli attentati dell'11 settembre giustificandoli come rappresaglia agli attacchi israeliani in Libano nel 1982. Osama Bin Laden rivendica anche altri attentati precedenti in Kenya, in Tanzania e nello Yemen.

Al Jazeera (archiviato presso Archive.org): "Full transcript" (il testo del video-messaggio, in inglese, come presentato dai sottotitoli originali del video).

"Allah sa che non avevamo mai pensato di colpire le torri. Ma dopo che divenne insostenibile e fummo testimoni dell'oppressione e della tirannia della coalizione americana/israeliana contro la nostra gente in Palestina e in Libano, ci pensai."


"... e nel guardare quelle torri demolite in Libano, mi venne in mente che dovevamo punire l'oppressore allo stesso modo e che dovevamo distruggere torri in America, affinché assaggiassero ciò che avevamo assaggiato noi e affinché fossero scoraggiati dall'uccidere le nostre donne e i nostri bambini."


"...per esempio, al-Qaeda spese 500.000 dollari per l'evento, mentre l'America perse, nell'avvenimento e nelle sue conseguenze, secondo la stima più bassa, oltre 500 miliardi di dollari. Significa che ogni dollaro di al-Qaeda ha sconfitto un milione di dollari, con il permesso di Allah."


"avevamo concordato con il comandante generale Mohammed Atta, Allah abbia pietà di lui, che tutte le operazioni dovessero svolgersi entro 20 minuti, prima che Bush e la sua amministrazione se ne accorgessero."



12) Maggio 2006: sentenza Moussaoui


moussaoui1.jpgZacarias Moussaoui (nella foto), spesso indicato a torto come il ventesimo dirottatore, arrestato in USA poche settimane prima degli attentati mentre frequentava una scuola di volo, viene riconosciuto colpevole da una pubblica giuria e condannato al carcere a vita. Il 31 luglio del 2006 tutti gli atti del processo vengono pubblicati sul Web.

Nel corso del processo, Moussaoui ha ammesso di appartenere ad Al Qaeda e di aver avuto il compito di pilotare un quinto aereo destinato a colpire la Casa Bianca. Ha dichiarato di aver ricevuto l'incarico direttamente da Osama bin Laden.

Secondo le dichiarazioni rese nello stesso processo da Khalid Shaikh Mohammed, organizzatore degli attacchi, l'aereo di Moussaoui era parte di una seconda ondata che avrebbe dovuto seguire agli attacchi dell'11 settembre.

Quest'ultima precisazione è stata confermata dallo stesso Osama bin Laden, che in un messaggio divulgato nello stesso mese di maggio del 2006 ha dichiarato di aver scelto personalmente i 19 dirottatori dell'11 settembre 2001 e che Moussaoui non faceva parte di quel gruppo.

Atti del processo Moussaoui

CBS News: Le dichiarazioni di Moussaoui al processo

Fox News/Associated Press: Il messaggio di Bin Laden

"[Moussaoui] non aveva alcun legame con l'11 settembre... Io sono la persona responsabile dei 19 fratelli e non ho mai incaricato il fratello Zacarias di essere con loro in quella missione."


CNN News: il caso Moussaoui


13) Settembre 2006: il secondo video dei dirottatori


usatoday.jpgAl Jazeera riceve e manda in onda un altro filmato di Al Qaeda (a sinistra) che mostra i dirottatori durante alcune fasi dell'addestramento in Afghanistan, Osama Bin Laden che partecipa ai preparativi e alla pianificazione, e i soliti proclami.

USA Today: "Video shows..."

Al Jazeera: "Al Qaeda video takes credit..."


14) Ottobre 2006: il terzo video dei dirottatori


sunday1.jpgIl Sunday Times riceve e pubblica un video (a sinistra), girato da Al Qaeda in Afghanistan e datato gennaio 2000, che mostra alcuni dirottatori, tra i quali i due piloti Atta e Jarrah, che fanno dichiarazioni, si addestrano, ridono, e parlano con Osama Bin Laden.

CNN: "Video shows laughing..."

MSNBC: "Video showing Atta..."


15) Marzo 2007: i processi militari


Si aprono nella base militare americana di Guantanamo i processi a carico dei guerriglieri di Al Qaeda, ai quali viene attribuito lo status di combattenti, e pertanto sottoposti alla giustizia penale militare.

Vengono rilasciate al pubblico le dichiarazioni rese da Khalid Shaikh Mohammed (KSM), Ramzi Binalshibh e Al Shaykh Al-Libi. Dei primi due abbiamo già parlato sopra; Al-Libi è invece il responsabile del campo di addestramento in Afghanistan nel quale furono preparati e addestrati i dirottatori.

Nel corso dell'udienza preliminare, i tre hanno reso piena ammissione delle proprie responsabilità e del ruolo di Al-Qaeda e di Osama Bin Laden negli attentati.

Findlaw.com: dichiarazioni di KSM

Dichiarazioni di Binalshibh

Dichiarazioni di Al-Libi


16) Novembre 2007


In un messaggio audio, Osama bin Laden ribadisce:

"Io sono responsabile degli attacchi a New York e Washington dell'11 settembre 2001."


Al Jazeera: "Message to the European Peoples"


17) Luglio 2008: al-Qaeda "coinvolta"


Il 22 luglio 2008, Mustafa Abu al-Yazid, noto anche come Sheikh Saeed, ritenuto il comandante delle operazioni di al-Qaeda in Afghanistan e amministratore del supporto economico agli attentati dell'11 settembre 2001, ha concesso un'intervista televisiva all'emittente pachistana Geo in cui ha dichiarato che al-Qaeda era stata "adeguatamente coinvolta" ("properly involved") negli attentati dell'11/9.

BBC: Al-Qaeda Leader in Interview


18) Gennaio 2009: "Orgogliosi di averlo fatto"


Alla lettura dei capi di imputazione presso il tribunale militare di Guantanamo, Khalid Sheikh Mohammed e Ramzi Binalshibh proclamano: "Lo abbiamo fatto e ne siamo orgogliosi".

NewsDaily: Guantanamo court convenes with chaos, boasting


19) Settembre 2009: "ciò che ha spinto noi a realizzare gli eventi dell'11/9"


Il 14 settembre 2009 il sito As-Sahab pubblica un messaggio audio attribuito a bin Laden. La voce rivendica la paternità degli attacchi dell'11/9:

"... lasciatemi dire che abbiamo dichiarato molte volte, nel corso di più di due decenni e mezzo, che la ragione del nostro conflitto con voi è il vostro sostegno ai vostri alleati israeliani, che occupano la nostra terra di Palestina. Il vostro atteggiamento, insieme ad altre ingiustizie, sono ciò che ha spinto noi a realizzare gli eventi dell'11 settembre."

Fonti: Al Jazeera, UPI. Audio disponibile presso Liveleak.com.


Altri messaggi audiovisivi di Osama bin Laden o al-Qaeda senza rivendicazioni dell'11/9

Questa lista è in via di compilazione ed è quindi parziale. Una cronologia dei messaggi è disponibile qui su CNN.

3 giugno 2009. Messaggio audio pubblicato inizialmente da al-Jazzeera. Fonte: CNN (con campione e testo del messaggio), Daily Mail.

Gennaio 2010. Messaggio audio di bin Laden che incolpa gli Stati Uniti per il riscaldamento globale.


Marzo 2010. Messaggio audio di bin Laden che minaccia l'uccisione di americani se verrà giustiziato Khalid Sheikh Mohammed, accusato di essere l'organizzatore degli attentati dell'11/9.

15 giugno 2010. Messaggio audio di circa un minuto e mezzo che annuncia che "Gli Stati Uniti verranno colpiti ancora come furono colpiti l'11/9". Fonti: TgCom, Libero News, Asian Age, Vancouver Sun, Hindustan Times. Nessuna testata di primaria importanza riporta la notizia.

1 ottobre 2010. Messaggio audio di 11 minuti sul tema dei soccorsi nei paesi colpiti da disastri naturali, attribuito a bin Laden e pubblicato da siti islamisti (fonte: BBC).


Rivendicazioni di altri attentati


Attentato fallito di Natale 2009. Il 25 dicembre 2009, Omar Farouk Abdulmutallab ha tentato di innescare degli esplosivi cuciti nella propria biancheria intima a bordo del volo Northwest Airlines 253 da Amsterdam a Detroit. La reazione dei passeggeri ha sventato l'attentato. Il 24 gennaio, un messaggio audio attribuito a Osama bin Laden ha rivendicato la responsabilità dell'operazione terroristica. Fonti: Al Jazeera, USA Today, BBC, Corriere della Sera.


Organizzazione e produzione video


A margine di questo elenco è utile spendere due parole sulla struttura propagandistica di Al-Qaeda, deputata alla produzione di video e altro materiale mediatico. Al-Qaeda è suddivisa in una serie di dipartimenti, chiamati anche "Commissioni".

Lo Staff Statement 15, un rapporto compilato nell'ambito dei lavori della Commissione Indipendente sui fatti dell'11 settembre, ne ha individuati sei, ciascuno responsabile di un settore di attività.

Tra essi vi è il dipartimento Informazioni, incaricato della propaganda. Nell'ambito di questo dipartimento opera una vera e propria struttura di produzione di filmati, che Al-Qaeda ha pubblicamente denominato "As-Sahab".

Praticamente tutti i video rilasciati da Al-Qaeda sono prodotti da "As-Sahab". Non è chiaro quanto di questa struttura sia sopravvissuto dopo la "guerra globale" avviata contro Al-Qaeda dopo i fatti del 2001, anche perché buona parte dei video rilasciati negli ultimi anni è stata ottenuta "riciclando" spezzoni girati tra il 2000 ed il 2001.

Staff Statement 15

As Sahab su Internet Archive

2006/07/07

I misteri di Hani Hanjour

di John. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

C’è stato un lungo periodo in cui il più misterioso tra i 19 dirottatori dell’11 settembre del 2001 è stato Mohamed Atta, l’uomo dallo sguardo inquietante che ha aperto la sequenza dei tragici avvenimenti di quella mattina schiantandosi contro la North Tower di New York.

Poi, una volta che tutti i “misteri” di Atta sono stati chiariti dai numerosi riscontri investigativi, dalle dichiarazioni dei suoi stessi familiari e del governo saudita, nonché dai numerosi approfondimenti pubblicati sui mass media arabi, il fulcro del mistero si è spostato su Hani Hanjour, il pilota del volo American Airlines 77 schiantatosi contro una facciata del Pentagono.

Hani Hanjour e il volo 77 costituiscono infatti uno dei tre "baluardi" fondamentali dei vaneggiamenti di coloro che ritengono che l’11 settembre sia stato un auto-attentato ordito dagli stessi USA (gli altri due sono il collasso degli edifici del WTC e lo schianto del Volo 93).

In particolare, il mito del mistero vuole che Hanjour fosse un pilota assolutamente incompetente, incapace persino di pilotare un piccolo monomotore ad elica, e che al contrario il profilo di volo dell’aereo che pilotava, dal momento dell’arrivo sull’area di Washington fino all’impatto contro il Pentagono, fu degno del migliore dei piloti da caccia. Vediamo come stanno le cose veramente.

L’identità di Hani Hanjour (alias Hanjoor, nella foto qui accanto) è oggi del tutto fuori discussione. Oltre a quanto da egli stesso dichiarato sui moduli per richiedere il visto di ingresso negli USA (le immagini dei moduli per il visto sono qui, mostrata a inizio articolo, qui e qui), vi sono numerose registrazioni della sua presenza negli Stati Uniti e, più di tutto, ci sono le stesse dichiarazioni dei suoi familiari, compreso il fratello Abulrahman, che hanno riconosciuto la sua foto diffusa dall’FBI e hanno contribuito a ricostruire le vicende della sua vita, come descritto in questo articolo del Washington Post e questo articolo di Arabnews.com.

Chi era quindi Hanjour, e che esperienze di volo aveva? Hanjour è nato il 30 agosto del 1972 a Taif, in Arabia Saudita. Fonti arabe affermano che egli intraprese subito la carriera del pilota civile, e che addirittura egli ottenne il suo primo brevetto di volo già negli Emirati Arabi Uniti:

According to previous reports, Hanjour was working as a pilot for Emirates Airlines in the United Arab Emirates. The family said its contacts with their son had ceased after his departure for the UAE
(fonte: arabview.com, 22 settembre 2001)

Hani Saleh Hasan Hanjour 29, from Taif (the western resort city) was working as a pilot for Emirates Airlines in the United Arab Emirates. His father was a contractor for Saudi Armed forces and died December 28th, 2001. He flew American Airlines #77 that crashed into Pentagon. He was the pilot of American Airlines #77 that crashed into the Pentagon.
(fonte: Saudi Information Agency, 11 settembre 2002; Arabianews)

In effetti non è chiaro su quali basi le fonti arabe abbiano fatto tali affermazioni, ma di certo esse introducono un elemento interessante. Ci sono ampi spazi vuoti negli ultimi anni di vita di Hanjour, e non è escluso che egli possa aver frequentato delle scuole di volo arabe prima ancora di iscriversi a quelle americane.

Sta di fatto che nel 1991 egli si reca in USA, presso l’abitazione del fratello in Arizona, e frequenta un corso di lingua inglese presso l’Arizona University di Tucson e probabilmente fu proprio presso quella università che egli fu contattato per la prima volta dai membri di Al Qaida (fonti: Amazonaws.com, Azstarnet.com).

Dopo vari spostamenti, nel 1996 torna in USA e inizia ad addestrarsi presso la CRM di Scottsdale, Arizona. I suoi istruttori lo giudicano un pessimo allievo:

"Hanjour attended CRM Airline Training Center in Scottsdale, Ariz. Duncan Hastie, the owner of CRM, said Hanjour attended the school the last three months of 1996. Then Hanjour "sort of disappeared," he said, returning in December 1997. Hastie said Hanjour wasn't much of a pilot. “One of the first accomplishments of someone in flight school is to fly a plane without an instructor," Hastie said. "It is a confidence-building procedure. He managed to do that. That is like being able to pull a car out and drive down the street. It is not driving on the freeway."

Eppure è proprio presso la CRM che Hanjour alla fine prende le sue ali da pilota commerciale, nell'aprile del 1999.

After Hanjour last took classes at the school, he called back numerous times to ask about further instruction. At least once, Hastie recalled, Hanjour said he was living in Florida. He told Hastie he had continued with his training.
(fonti: Latimes.com, Boston.com)

Hanjour, con la sua brava licenza, parte subito per l'Afghanistan dove partecipa a un meeting con altri futuri dirottatori. A dirlo, ad Al Jazeera, sono due degli organizzatori dell'attacco.

In April 1999, Hanjour returned to Saudi Arabia. Two of the alleged planners of the Sept. 11 attacks, Khalid Sheikh Mohammed and Ramzi Binalshibh, recently told the Al-Jazeera network that Hanjour was present later that year at meeting of key hijackers in Kandahar, Afghanistan. Also present were the members of the Hamburg cell and Khalid Almihdhdar and Nawaf Alhazmi, who would join Hanjour on Flight 77.
(fonte: Yosri Fouda (Al Jazeera): “Top Secret: The Road to September 11”, Washington Post)

E in effetti Hanjour sparisce per diversi mesi nel 1999, tornando in USA soltanto dopo un anno, nel 2000. E cosa fa? Vuole imparare a pilotare un Boeing 757, a ogni costo.

In 2000, Hanjour applied for another student visa to take English classes at the ELS Language Center in Oakland, where he had studied four years earlier. The visa was approved at the U.S. Embassy in Jeddah. Hanjour returned to the United States in December, entering the country in Cincinnati.
Hanjour never showed up in Oakland. Instead, he phoned Duncan Hastie at CRM Airline Training Center in Scottsdale and said he now wanted to learn how to fly a Boeing 757.
Hastie thought the request unusual, and not only because Hanjour's pilot skills were weak. Normally, a pilot hoping to work for an airline would move first to a small business aircraft or a 737, which would give him or her more options for work.
Hastie explained this to Hanjour.
"No," Hanjour said. "I want to fly the 757."
When Hastie demurred, Hanjour replied, "Is the 737 similar to the 757?"
Hastie told Hanjour they were similar aircraft. But Hanjour "couldn't get the 757 out of his head," Hastie said.
Hanjour ultimately turned to JetTech, a now-defunct flight academy in Phoenix, to train to fly a jetliner. He paid nearly $6,000 in cash for 737 training, according to Marilyn Ladner, a vice president with JetTech's parent company, Pan Am International Flight Academy in Miami. The Federal Aviation Administration, after JetTech flight instructors raised doubts about Hanjour's pilot and language skills, said it would recommend an English tutor but never followed through. Hanjour flunked out after a month.
(fonte: Amazonaws.com)

Hanjour, che si era già addestrato ai simulatori della Sawyer School di Phoenix, si fa quindi il suo bravo addestramento alla JetTech - Pan Am International Flight Academy di Mesa, sul simulatore di volo del Boeing 737, che è, assieme al Boeing 727, il plurimotore più utilizzato nell'addestramento dei piloti di linea. Il Boeing 737 è effettivamente molto simile al Boeing 757 (fonti: Openairwaves.org, 9/11 Final Report, pag. 226-227).

Anche gli istruttori della JetTech esprimono dubbi sulla preparazione di Hanjour:

The operations manager for the now-defunct JetTech flight school in Phoenix said she called the FAA inspector that oversaw her school three times in January and February 2001 to express her concerns about Hanjour.
"I couldn't believe he had a commercial license of any kind with the skills that he had," said Peggy Chevrette, the JetTech manager. She also has been interviewed by the FBI.

La FAA controlla le abilità di Hanjour, ma le ritiene sufficienti.

The FAA official "did observe Hani's limited knowledge of flying" and "did check his flight credentials. He did tell us they were valid, so he did follow up on our concern," she said. Hanjour did not finish his studies at JetTech and left the school.
FAA officials confirm their inspector, John Anthony, was contacted by Pan Am in January and February about Hanjour and, at the request of the school, checked Hanjour's commercial pilot's license to ensure it was valid.
But they said he observed nothing that warranted further action or suggested Hanjour would eventually hijack a plane. The inspector considered Hanjour just one of many students that schools routinely seek FAA reviews on, officials said.
"There was nothing about the pilot's actions to signal criminal intent at the time or that would have caused us to alert law enforcement," FAA spokeswoman Laura Brown said.
(fonte: Foxnews.com)

Hanjour cerca anche di noleggiare piccoli aerei per voli in “solitario”. Alcune scuole gli negano il permesso di volare da solo, ma altre glielo concedono senza problemi. Per esempio, la AFTS di Teterboro respinge la sua richiesta di noleggio, così come la respinge il Freeway Airport di Bowie, mentre la Caldwell Field Academy di Fierfield gli concede numerosi noleggi in solitario, senza alcun problema (fonti: Cbsnews.com; 9/11 Final Report, pag. 242).

Alcuni istruttori delle scuole cui Hanjour si era rivolto per noleggiare gli aerei hanno rilasciato dichiarazioni ai mass media. Le più note sono quelle di Marcel Bernard, responsabile del Freeway Airport:

“Hello, my name is Marcel Bernard and I'm the chief flight instructor here at Freeway. Hani Hanjour, well basically what happened with him is... He showed at the airport and wanted to get checked out in the aircraft you see, he was already certified, he didn't come to us for flight training.
He already earned it, it was private, instrument, commercial, at a school in Arizona. I don't remember the name of the school. He already had certificates in hand and we sometimes occasionally have pilots who come to us that don't want flight training, but just want to rent our aircraft.
This was the case of Hani, he wanted to get checked-out, as we call it, to rent our aircraft. And our insurance requires that he flies with one of our instructors to be found competent to rent. And that was the process that he was going through. And consensus was, he was very quiet, average, or below average piloting skills, English was very poor. So, that's about the best description I can get, give you for his demeanor. At that time very uneventful from my perspective”.
(Fonte: DVD Loose Change 2nd Ed.)

Freeway Airport evaluated suspected hijacker Hani Hanjour when he attempted to rent a plane. He took three flights with the instructors in the second week of August, but flew so poorly he was rejected for the rental, said Marcel Bernard, chief flight instructor at Freeway.
The standard evaluation consists of one- to one-and-a-half-hour flights east over the Chesapeake Bay area. Hanjour paid $400 cash and provided a valid pilot's license from Arizona, Bernard said. He failed because he showed problems landing the airplane, and the flight instructor had to help him, Bernard said.
But Hanjour's problems were nothing unusual, Bernard said. "At the time, he didn't raise any red flags," he said. "He never did get angry or make any unusual statements."
(Fonte: Newsline.umd.edu)
MARCEL BERNARD, FLIGHT INSTRUCTOR:
“We believe that even though he didn't necessarily have experience in jets that once the airplane was airborne that he could have easily pointed it in any direction he wanted to and crash it into a building or whatever. It would be a real feasibility, a real possibility”.
(fonte: transcripts.cnn.com)

At Freeway Airport in Bowie, Md., 20 miles west of Washington, flight instructor Sheri Baxter instantly recognized the name of alleged hijacker Hani Hanjour when the FBI released a list of 19 suspects in the four hijackings. Hanjour, the only suspect on Flight 77 the FBI listed as a pilot, had come to the airport one month earlier seeking to rent a small plane.
However, when Baxter and fellow instructor Ben Conner took the slender, soft-spoken Hanjour on three test runs during the second week of August, they found he had trouble controlling and landing the single-engine Cessna 172. Even though Hanjour showed a federal pilot's license and a log book cataloging 600 hours of flying experience, chief flight instructor Marcel Bernard declined to rent him a plane without more lessons.
Despite Hanjour's poor reviews, he did have some ability as a pilot, said Bernard of Freeway Airport. "There's no doubt in my mind that once that [hijacked jet] got going, he could have pointed that plane at a building and hit it," he said.
(fonte: Newsmine.org)

Il 20 luglio del 2001 Hanjour noleggiò un aereo dalla citata Caldwell di Fierfield e atterrò all'aeroporto di Gaithersburg con una rotta che gli consentì di sorvolare l'area del Pentagono. In quell'occasione ottenne anche una certificazione dalla “Congressional Air Charters” per essere riuscito ad atterrare su un aeroporto piccolo e con procedura di avvicinamento complessa. L'istruttore che lo supervisionava ha dichiarato che “Hanjour may have had training from a military pilot because he used a terrain recognition system for navigation.” (Fonti: 9/11 Final Report, pagine 248 e 531; Staff Statement n. 16, pag. 19).

Facciamo il punto


Hanjour aveva preso una regolare licenza di volo commerciale riconosciuta dalla FAA ed alla fine di agosto del 2001 aveva accumulato 600 ore di volo e si era addestrato al simulatore del Boeing 737, che è un aereo estremamente simile al Boeing 757.

Gli istruttori della CRM dicono che era un pessimo pilota, però sono gli stessi che lo hanno preparato e gli hanno fatto conseguire la licenza di pilota commerciale. Alcune scuole di volo gli hanno rifiutato il noleggio di un aereo, altre glielo hanno concesso.

L'istruttore della Freeway che gli negò il noleggio dice sostanzialmente che era un pilota nella media o sotto la media, ma in ogni caso aveva delle capacità ed era sicuramente in grado di puntare quel tipo di aereo contro un edificio e di colpirlo.

La FAA, che gli aveva rilasciato la licenza di volo commerciale, nel riesaminarlo gliel'ha confermata.

Nel luglio del 2001 aveva compiuto con successo un avvicinamento complicato, e il suo esaminatore ne aveva esaltato le qualità perché sembravano quelle di un addestramento militare.

Questo quadro sembra contraddittorio, ma la spiegazione c'è e non è poi così complicata. La licenza di pilota commerciale è una licenza che consente non solo di volare, ma di volare in maniera professionale, con passeggeri paganti a bordo. Hanjour aveva difficoltà con la lingua inglese (e la lingua inglese è fondamentale nelle comunicazioni radio in volo e a terra) e aveva difficoltà con l'atterraggio.

Si tratta di qualità fondamentali se si esamina un pilota con l'occhio critico di un istruttore, specialmente nel caso di un pilota commerciale, cui si richiede di volare in maniera estremamente morbida per non creare disagio ai passeggeri trasportati, ma certamente sono qualità del tutto inutili se lo scopo è quello di schiantarsi contro un bersaglio.

Allo stesso modo, non c'è da meravigliarsi se la FAA non ritenne di ritirargli la licenza di volo, dopo le segnalazioni ricevute: Hanjour non stava lavorando come pilota professionale, ma anzi si stava addestrando per migliorare le proprie capacità. Per quale ragione la FAA doveva impedirgli di addestrarsi e di superare le proprie lacune?

Né c'è da stupirsi per la buona prestazione che Hanjour ha fornito in occasione del suo atterraggio a Gaithersburg: evidentemente Hanjour era una persona incostante e si applicava quando ne aveva voglia. Non è una cosa così strana, in fin dei conti. Esempi simili ce ne sono a migliaia, nella vita di tutti i giorni.

Quella virata impossibile


Ma qualcuno dirà: “Va bene, Hanjour non era un gran pilota, non sapeva atterrare da solo e parlava male l'inglese, diciamo pure che poteva colpire il Pentagono... però l'ha fatto con una manovra che richiede un'abilità da pilota espertissimo”.

Ne siamo sicuri? Cosa sappiamo della manovra di Hanjour? Cosa ha fatto di così speciale?

Ebbene, tutto parte dal presupposto che Hanjour sia arrivato su Washington ad altissima velocità, abbia fatto una strettissima virata di 270 gradi ad altissima velocità, si sia abbassato a una quota di pochi metri dal suolo e abbia impattato il Pentagono, sempre ad altissima velocità (oltre gli 800 km/h).

Se esaminiamo le varie fonti, peraltro riportate nel rapporto finale della commissione d'inchiesta, notiamo però che le cose non stanno esattamente così.

Innanzitutto dobbiamo tenere a mente che il transponder del volo 77 era spento quando l'aereo è arrivato in prossimità di Washington, e che i radar del controllo aereo potevano pertanto fornire indicazioni molto approssimative sulla sua velocità e sulla sua quota. Poi possiamo fare riferimento a un paio di utili studi.

Uno è la Timeline del Volo 77, riportata dal sito Cooperative Research, apprezzabile per la puntuale indicazione delle fonti:

(Before 9:37 a.m.): Flight 77 Turns, Then Disappears from Radar Washington flight controllers are watching Flight 77’s radar blip. Just before radar contact is lost, FAA headquarters is told, “The aircraft is circling. It’s turning away from the White House.” [USA Today, 8/13/2002] Then the blip disappears. Its last known position is six miles from the Pentagon and four miles from the White House. The plane is said to be traveling 500 mph, or a mile every seven seconds. [CBS News, 9/21/2001; Newhouse News Service, 1/25/2002; ABC News, 9/11/2002; USA Today, 8/13/2002]

Quindi, l'ultima posizione rilevata dell'aereo è a sei miglia (quasi 10 chilometri) dal Pentagono, in fase di virata. La velocità è indicata (non rilevata: si tratta di una stima dei controllori di volo) in 500 miglia orarie, ossia poco più di 800 km/h.

Dopodichè, tutto quello che abbiamo di sicuro è che l'aereo arriva sul Pentagono bassissimo e ad alta velocità (che fosse basso lo dicono le evidenze, del resto il Pentagono è alto poco più di 20 metri; che fosse veloce ce lo dicono i testimoni e gli scarni fotogrammi dei video delle telecamere di sicurezza).

Dalla posizione e rotta dell'aereo prima che sparisse dai radar, e dalla rotta finale di impatto sul Pentagono, si desume che l'aereo abbia fatto una virata di 270 gradi. Non una virata stretta, non una virata ad alta velocità: una virata di 270 gradi, punto.

Ora, qualsiasi pilota sa bene che il sistema per perdere quota e velocità in maniera rapida e corretta, per qualsiasi aereo, è – da manuali di volo – proprio quello di fare una virata discendente.

Quindi, tutto quello che ha fatto Hanjour, dopo essere arrivato ad alta velocità sul Pentagono, a una quota che le fonti indicano in circa 7000 piedi, è stato fare una normale virata di 270 gradi perdendo quota e velocità con un rateo forse brusco (per un aereo con passeggeri a bordo) ma perfettamente compatibile con l'aereo che pilotava (e diciamo che era compatibile, semplicemente perché non c'è alcuna evidenza che abbia tenuto un assetto incompatibile, proprio perchè quella fase del suo volo non è stata monitorata da alcun radar).

Qui prendiamo in prestito il secondo sito: Thepowerhour.com. L'analisi dei momenti finali del volo 77, fatta da un pilota militare che ha volato su grandi plurimotori a getto, credo che sia particolarmente interessante. E in questa analisi si dice chiaramente che la manovra di Hanjour non è per niente così stupefacente.

Ma torniamo a noi. Al termine della virata, larga quanto gli pareva e dopo aver perso quota e velocità quanto gli pareva, si è allineato verso il Pentagono (il che non era impresa difficile: ogni facciata del Pentagono è lunga 280 metri ed alta quasi 24 metri) e ha spinto al massimo i motori, recuperando la velocità persa durante la virata.

E adesso ci troviamo nella fase finale dell'attacco, che è durata pochi secondi (a 800 km/h, si percorrono oltre 220 metri al secondo). Nessun pilota civile esperto avrebbe scelto di attaccare un bersaglio così grande, con una superficie di 2,4 chilometri quadrati e largo circa 300 metri, ma alto solo 24 metri, con un profilo di volo radente al terreno, rischiando di schiantarsi al suolo o di impattare un ostacolo (e difatti Hanjour ha impattato diversi pali dell'illuminazione, rischiando di sfracellarsi prima di arrivare sul bersaglio).

E' normale che un pilota esperto dica: “E' una manovra molto difficile!”. Certo che lo è. Ma probabilmente Hanjour, proprio perché come pilota non era un gran manico, al termine della sua virata di 270 gradi si è ritrovato a una quota eccessivamente bassa, e proprio perché, volando a oltre 220 metri al secondo e quindi quando mancavano pochi secondi prima di sorvolare il Pentagono, non c'era il tempo per salire di quota e poi picchiare, ha deciso di restare in quell'assetto estremamente rischioso.

Ma Hanjour di certo non era preoccupato di correre rischi. Non stava cercando di portare a casa la pelle, come qualsiasi pilota civile o militare che si trovi in una situazione impegnativa, ma stava andando deliberatamente a morire.

In conclusione, quello che può apparire un profilo di attacco scelto deliberatamente, in realtà è stata la manovra “meno peggiore” che Hanjour è riuscito a fare. Persino nel momento in cui si è schiantato, Hanjour ha dimostrato che la professione del pilota non era cosa sua.

Nota


Questa scheda era stata chiusa il 7 luglio del 2006. Un mese dopo, l'NTSB (l'ente per la sicurezza del trasporto aereo) ha reso pubblico il rapporto completato nel 2002 sull'analisi del Flight Data Recorder del volo AA77, recuperato tra i rottami dell'aereo.

Abbiamo preferito lasciare intatte le considerazioni fatte all'epoca, perché si noti come un'analisi onesta, basata solo sui fatti e non sulle illazioni, è sempre più vicina alla realtà di quanto non lo siano i voli di pura fantasia.

Il rapporto dell'NTSB può essere scaricato qui: Flight Path Study - American Airlines Flight 77 e come si nota, il punto essenziale è che la virata è stata molto ampia e larga, per niente "impossibile". Proprio come dicevamo noi: larga quanto gli pareva.

Rimandiamo all'analisi di Paolo Attivissimo in questo stesso blog, "La virata impossibile al Pentagono".