postato da John - www.crono911.org
"We believe that transparency in government activities leads to reduced corruption, better government and stronger democracies" - WikiLeaks.
Il 25 luglio 2010, WikiLeaks, un sito che consente la pubblicazione anonima di documenti e atti riservati o comunque non destinati alla pubblica diffusione, ha messo online un'impressionante raccolta di documenti (oltre 90 mila) relativi al conflitto in Afghanistan provenienti dalle forze armate e dai servizi di intelligence americani.
Gran parte di questi documenti, riuniti in una raccolta denominata Afghan War Diary, è di natura confidenziale.
Il materiale è di grande interesse non tanto dal punto di vista strettamente tecnico e operativo (WikiLeaks assicura che non sono stati pubblicati i documenti relativi a operazioni Top-Secret né quelli che potrebbero mettere in pericolo le vite di soldati e operatori impegnati nel teatro afghano) quanto sotto il profilo delle valutazioni politiche e strategiche sull'andamento del conflitto.
Il quadro finale tracciato dalle relazioni, dai rapporti e dalle trascrizioni di colloqui e valutazioni svelati da WikiLeaks è in profonda distonia con le dichiarazioni ufficiali rese negli ultimi cinque anni di operazioni militari.
In particolare, i risultati conseguiti sinora da parte delle forze della coalizione impegnata a combattere la guerriglia talebana sono meno che modesti e l'obiettivo di una vittoria finale è molto più lontano - se non impossibile - di quanto sinora affermato.
Non si tratta di una sorpresa imprevedibile: le operazioni militari americane e NATO contro i talebani sono iniziate nel 2001 e il fatto stesso che dopo quasi un decennio di guerra la situazione del paese è tutt'altro che stabile rivela che le cose non sono andate come previsto e giustifica una valutazione pessimistica sulla durata del conflitto e sul suo esito.
Dai documenti emerge poi il ruolo del Pakistan nell'appoggiare e sostenere la guerriglia talebana, un aspetto già discusso a livello politico e mediatico in questi anni ma che adesso si impone come fattore chiave dell'incapacità di aver ragione della guerriglia.
L'intera vicenda, però, offre spunto per alcune considerazioni interessanti anche sotto il profilo della credibilità delle teorie complottiste sull'11 settembre (e non solo).
Da un lato, infatti, i documenti pubblicati da WikiLeaks dimostrano che la guerra in Afghanistan non ha altre motivazioni oltre quelle già note: distruggere le basi operative di al-Qaeda, impedire il ritorno del regime talebano e stabilizzare il paese con un sistema di governo democratico. Non c'è traccia di attentati terroristici autoinflitti per giustificare l'invasione del paese, per intenderci.
Dall'altro, e soprattutto, il fatto che decine di migliaia di documenti segreti relativi a un conflitto in corso siano finiti diritti su WikiLeaks, pronti per essere scaricati da chiunque, dimostra quanto sia impossibile tenere nascosta l'esistenza di un complotto come quello che - secondo le teorie dei cospirazionisti - si sarebbe consumato l'11 settembre del 2001.
Se si riflette sull'enorme numero di persone che avrebbe dovuto concorrere non solo alla fase strettamente operativa del complotto (minare 3 grattacieli, inibire la difesa aerea, far sparire quattro aerei di linea con tutti i passeggeri) ma anche a tutti gli altri aspetti connessi (costruire finte identità per i terroristi kamikaze, costruire le confessioni di quelli arrestati, simulare le rivendicazioni di bin Laden, deviare le inchieste, corrompere i migliori ingegneri del mondo, e così via), e sulla facilità con cui documenti riservati finiscono nelle mani di chi è pronto a diffonderli (oggi parliamo di WikiLeaks, ma pensiamo anche alla FinnList che elencava affiliati e finanziatori di al-Qaeda) è inevitabile concludere che un complotto di tale portata sarebbe svelato ben prima di arrivare alla fase operativa.
Non possiamo che concordare sul fatto che iniziative come WikiLeaks rappresentano un pilastro delle nostre democrazie e un magnifico esempio di ciò che debba veramente intendersi per "ricercatore della verità".
Il 25 luglio 2010, WikiLeaks, un sito che consente la pubblicazione anonima di documenti e atti riservati o comunque non destinati alla pubblica diffusione, ha messo online un'impressionante raccolta di documenti (oltre 90 mila) relativi al conflitto in Afghanistan provenienti dalle forze armate e dai servizi di intelligence americani.
Gran parte di questi documenti, riuniti in una raccolta denominata Afghan War Diary, è di natura confidenziale.
Il materiale è di grande interesse non tanto dal punto di vista strettamente tecnico e operativo (WikiLeaks assicura che non sono stati pubblicati i documenti relativi a operazioni Top-Secret né quelli che potrebbero mettere in pericolo le vite di soldati e operatori impegnati nel teatro afghano) quanto sotto il profilo delle valutazioni politiche e strategiche sull'andamento del conflitto.
Il quadro finale tracciato dalle relazioni, dai rapporti e dalle trascrizioni di colloqui e valutazioni svelati da WikiLeaks è in profonda distonia con le dichiarazioni ufficiali rese negli ultimi cinque anni di operazioni militari.
In particolare, i risultati conseguiti sinora da parte delle forze della coalizione impegnata a combattere la guerriglia talebana sono meno che modesti e l'obiettivo di una vittoria finale è molto più lontano - se non impossibile - di quanto sinora affermato.
Non si tratta di una sorpresa imprevedibile: le operazioni militari americane e NATO contro i talebani sono iniziate nel 2001 e il fatto stesso che dopo quasi un decennio di guerra la situazione del paese è tutt'altro che stabile rivela che le cose non sono andate come previsto e giustifica una valutazione pessimistica sulla durata del conflitto e sul suo esito.
Dai documenti emerge poi il ruolo del Pakistan nell'appoggiare e sostenere la guerriglia talebana, un aspetto già discusso a livello politico e mediatico in questi anni ma che adesso si impone come fattore chiave dell'incapacità di aver ragione della guerriglia.
L'intera vicenda, però, offre spunto per alcune considerazioni interessanti anche sotto il profilo della credibilità delle teorie complottiste sull'11 settembre (e non solo).
Da un lato, infatti, i documenti pubblicati da WikiLeaks dimostrano che la guerra in Afghanistan non ha altre motivazioni oltre quelle già note: distruggere le basi operative di al-Qaeda, impedire il ritorno del regime talebano e stabilizzare il paese con un sistema di governo democratico. Non c'è traccia di attentati terroristici autoinflitti per giustificare l'invasione del paese, per intenderci.
Dall'altro, e soprattutto, il fatto che decine di migliaia di documenti segreti relativi a un conflitto in corso siano finiti diritti su WikiLeaks, pronti per essere scaricati da chiunque, dimostra quanto sia impossibile tenere nascosta l'esistenza di un complotto come quello che - secondo le teorie dei cospirazionisti - si sarebbe consumato l'11 settembre del 2001.
Se si riflette sull'enorme numero di persone che avrebbe dovuto concorrere non solo alla fase strettamente operativa del complotto (minare 3 grattacieli, inibire la difesa aerea, far sparire quattro aerei di linea con tutti i passeggeri) ma anche a tutti gli altri aspetti connessi (costruire finte identità per i terroristi kamikaze, costruire le confessioni di quelli arrestati, simulare le rivendicazioni di bin Laden, deviare le inchieste, corrompere i migliori ingegneri del mondo, e così via), e sulla facilità con cui documenti riservati finiscono nelle mani di chi è pronto a diffonderli (oggi parliamo di WikiLeaks, ma pensiamo anche alla FinnList che elencava affiliati e finanziatori di al-Qaeda) è inevitabile concludere che un complotto di tale portata sarebbe svelato ben prima di arrivare alla fase operativa.
Non possiamo che concordare sul fatto che iniziative come WikiLeaks rappresentano un pilastro delle nostre democrazie e un magnifico esempio di ciò che debba veramente intendersi per "ricercatore della verità".