Visualizzazione post con etichetta Mohammed al-Kahtani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mohammed al-Kahtani. Mostra tutti i post

2022/03/11

Il designato ventesimo dirottatore, che non prese parte agli attentati, è stato trasferito da Guantanamo all'Arabia Saudita

di Leonardo Salvaggio

Il Pentagono ha annunciato lo scorso 4 febbraio la scarcerazione dalla prigione di Guantanamo di Mohammed al-Qahtani, cittadino saudita che con ogni probabilità era il designato ventesimo dirottatore dell'11/9, l'uomo avrebbe dovuto completare la squadra del volo United Airlines 93 su cui viaggiavano solo quattro dirottatori e non cinque come sugli altri tre voli. Al momento di entrare negli USA, il 4 agosto del 2001, gli fu negato il permesso all'ingresso e per questo non fece parte del gruppo finale degli attentatori.


In una nota il Ministero della Difesa chiarisce che la decisione è stata presa da un comitato periodico che si riunisce allo scopo di verificare le condizioni dei detenuti di Guantanamo. Al-Qahtani è stato trasferito in un ospedale psichiatrico in Arabia Saudita in quanto soffre di stress post traumatico e schizofrenia e non può ricevere le cure necessarie in un penitenziario americano, in tali condizioni non è ritenuto pericoloso per la sicurezza degli Stati Uniti.

Al-Qahtani, che è detenuto a Guantanamo da dicembre 2001, non è mai stato processato. Dopo essere stato recluso, è stato sottoposto a torture quali privazione del sonno, pestaggi, esposizione a temperature estreme, isolamento o essere costretto ad abbaiare o indossare sul capo indumenti intimi da donna. I dettagli sono riportati in un verbale ottenuto e pubblicato dalla rivista Time nel 2006. Nel 2002 un ufficiale dell'FBI riportò di averlo visto parlare da solo, sentire voci inesistenti o passare ore rannicchiato in un angolo; gli stessi comportamenti sono stati riscontrati recentemente dai suoi legali e da uno psichiatra che lo ha visitato in cella. Nel 2009 un alto ufficiale del Pentagono responsabile delle commissioni militari di Guantanamo stabilì che per via delle torture subite al-Qahtani non potesse essere processato, ammettendo per la prima volta ufficialmente che i detenuti di Guantanamo avevano subito delle torture.

Ovviamente la decisione di scarcerarlo ha scatenato ampie polemiche, perché se in rimpatrio dei detenuti a Guantanamo è iniziato da anni, al-Qahtani occupa tra di loro un posto di rilievo essendo l'uomo che doveva diventare il ventesimo dirottatore. I legali del saudita ne avevano chiesto la scarcerazione già nel 2020, ottenendo un rifiuto dall'amministrazione Trump, al contrario l'amministrazione Biden ha abbandonato la disputa legale accettando il trasferimento. A seguito della recente decisione di scarcerazione tre senatori repubblicani, James Inhofe dell'Oklahoma, Jim Risch dell'Idaho e Marco Rubio della Florida, hanno mandato al Presidente Biden una lettera chiedendogli di sovvertire la decisione in quanto al-Qahtani può essere ancora un pericoloso terrorista.

Il Pentagono ha emesso una nota in cui ringrazia l'Arabia Saudita e gli altri partner per l'impegno nella ricezione dei detenuti che contribuisce a ridurre il numero degli occupanti del penitenziario, con lo scopo finale di chiudere la struttura come annunciato da Obama nel 2014. Al momento la prigione di Guantanamo ospita altri trentotto detenuti, di cui diciannove per i quali è già stato autorizzato il rimpatrio. Nel 2003 i detenuti erano quasi settecento, il percorso intrapreso a partire dall'amministrazione Obama è quindi molto chiaro.



Fonti:

2018/06/11

I terroristi reclutati da al Qaeda che non presero parte all'11/9

di Hammer

Secondo quanto riportato dal 9/11 Commission Report, Khalid Sheikh Mohammed (spesso indicato con il solo acronimo KSM) confessò in un interrogatorio nel 2004 che nei piani iniziali di al Qaeda il commando suicida impiegato l'11/9 avrebbe dovuto essere composto da 25 o 26 persone. Come è ben noto, però, alla fine i terroristi furono solo 19; al Qaeda quindi reclutò altre persone che non riuscirono a far parte del gruppo per svariati motivi o che furono esclusi dagli stessi organizzatori.

I più famosi tra gli esclusi sono sicuramente Zacarias Moussaoui, che era stato selezionato come possibile sostituto di Ziad Jarrah nel caso in cui questi avesse deciso di abbandonare il gruppo a causa di malumori nei confronti di Mohamed Atta, e Mohammed al-Qahtani, che con ogni probabilità avrebbe dovuto essere il vero ventesimo dirottatore nella composizione finale del gruppo ma che fu fermato alla frontiera degli USA.

Oltre a questi due, al Qaeda ne reclutò numerosi altri e il 9/11 Commission Report chiarisce in una nota quali sarebbero stati gli altri potenziali dirottatori che non presero parte alla missione, chiarendone anche il motivo.

Oltre a quelle che abbiamo già citato, le persone reclutate e poi escluse furono:

  • Khalid al Zahrani: Viaggiò dall'Arabia Saudita, suo paese natale, all'Afghanistan illegalmente perché il suo nome compariva nella lista delle persone pericolose che non avrebbero potuto espatriare. Per lo stesso motivo non ottenne il visto per gli USA. Al Zaharani è stato detenuto a Guantanamo dal 2002 al 2007, anno in cui è stato rimpatriato.
  • Ali Abd al Rahman al Faqasi al Ghamdi (foto accanto, noto anche con il nome di Abu Bakr al Azdi): Saudita, avrebbe dovuto prendere parte all'11/9, ma lo stesso bin Laden lo escluse dal gruppo per impiegarlo in un attentato successivo che non si è mai verificato. Secondo l'intelligence americana, al Ghamdi prese parte alla battaglia di Tora Bora nel dicembre del 2001 e fu uno degli organizzatori di un triplice attentato suicida a Riyadh nel maggio del 2003. A seguito di quest'ultimo evento fu arrestato nel suo paese natale.
  • Saeed al Baluchi e Qutaybah al Najdi: Entrambi sauditi, furono rimandati in patria dall'Afghanistan per chiedere il visto per gli USA, ma durante uno scalo in Bahrein al Najdi fu fermato per un controllo di sicurezza. L'evento spaventò i due al punto che si ritirarono dalla missione, nonostante le pressioni di Khalid Sheikh Mohammed su al Baluchi.
  • Zuhair al Thubaiti: Saudita, si vantava di essere un membro di al Qaeda e di godere della stima di bin Laden; fu escluso dall'operazione in quanto ritenuto troppo nervoso e non dotato del necessario temperamento.
  • Saeed Abdullah Saeed al Ghamdi (soprannominato "Jihad"): Saudita e omonimo di uno dei muscle hijacker del volo United 93. Dopo aver partecipato all'addestramento di al Qaeda in Afghanistan nel marzo del 2000, tornò in Arabia Saudita insieme ad Ahmed al Haznawi (muscle hijacker del volo United 93) per chiedere il visto per gli USA, ma non lo ottenne perché nella richiesta aveva scritto di voler rimanere per dodici mesi, mentre al tempo il visto turistico consentiva sei mesi di permanenza. Inoltre non aveva un lavoro e questo fece pensare all'ufficiale del consolato che volesse immigrare negli USA.
  • Saud al Rashid: Khalid Sheikh Mohammed lo descrisse come cocciuto e immaturo; dopo essere ritornato in patria dall'Afghanistan per chiedere il visto per gli USA non prese più contatti con al Qaeda, forse per un ripensamento o per pressioni della famiglia. Alcune foto tessera di al Rashid, insieme a quelle dei dirottatori Nawaf al Hazmi, Khalid al Mihdhar, e Abdulaziz al Omari, furono trovate nel maggio del 2002 durante un raid a Karachi. Dopo questo episodio si consegnò alle autorità saudite e durante un interrogatorio disse di non sapere perché la sua foto si trovava insieme a quelle di tre dei dirottatori.
  • Mushabib al Hamlan: Tornò in Arabia Saudita dall'Afghanistan insieme ad Ahmed al Nami (muscle hijacker del volo United 93); insieme i due chiesero il visto per gli USA il 28 ottobre del 2000. Ottenne il visto, ma non tornò mai in Afghanistan, forse a causa di un ripensamento.

Oltre a questi nove, la monografia 9/11 and Terrorist Travel (che spiega in dettaglio i viaggi e gli spostamenti compiuti dai terroristi coinvolti nell'organizzazione dell'11/9) elenca altri miliziani di al Qaeda che chiesero il visto per gli USA senza riuscire ad entrarvi. L'elenco include i già citati al Ghamdi e al Hamlan, e oltre a loro indica:

  • Ramzi Binalshibh: Chiese il visto per gli USA, ma gli fu negato quattro volte (il 17 maggio, il 15 giugno, il 14 agosto e il 15 settembre del 2000). Secondo il 9/11 Commission Report il motivo del diniego risiede nello scetticismo nei confronti dei cittadini yemeniti, in particolare quando la richiesta veniva fatta da un altro stato (la Germania, in questo caso). Secondo il 9/11 and Terrorist Travel, invece, il motivo è da ricercarsi nel fatto che Binalshibh non aveva né un reddito né un lavoro e nei suoi frequenti viaggi in Medio Oriente. Venne catturato a Karachi nel settembre 2002 e attualmente è detenuto a Guantanamo.
  • Tawfiq bin Attash: Noto anche con il nome di Khallad, chiese il visto per gli USA in Yemen, ma gli fu negato. L'uomo comunque portava una protesi a una gamba dal 1997 dopo aver perso la propria in una battaglia in Afghanistan contro l'Alleanza del Nord, quindi non avrebbe potuto prendere parte ai dirottamenti in ogni caso. Con ogni probabilità il suo ruolo avrebbe dovuto essere di coordinamento e ausilio ai terroristi, avendo partecipato anche al summit del terrore di Kuala Lumpur. Fu catturato a Karachi nel 2003 e ad oggi è detenuto a Guantanamo.
  • Zakariya Essabar (foto accanto): Chiese il visto per gli USA a Berlino due volte, ma gli fu negato perché non aveva un lavoro o legami stabili in Germania. Secondo quando riferito da Khalid Sheikh Mohammed, fu proprio Essabar a comunicargli la data scelta per gli attentati consegnandogli una lettera proveniente da Binalshibh; tuttavia il racconto di quest'ultimo è diverso, in quanto sostiene di aver comunicato la data al telefono a KSM dopo averla appresa da Atta. Essabar non fu mai catturato, e secondo quanto riportato dal sito Making Sense of Jihad della ricercatrice Marisa Urgo, è morto in Afghanistan dopo la caduta dei Talebani (di questa affermazione non abbiamo trovato un riscontro più affidabile).
  • Ali Abdul Aziz Ali: Secondo la biografia stilata dal governo americano sarebbe un nipote di KSM e di conseguenza cugino di Ramzi Yousef (perpetratore del primo attentato al World Trade Center del 1993). Chiese il visto per gli USA a Dubai, ma gli fu negato. Fu catturato a Karachi insieme a Tawfiq bin Attash, mentre era nelle fasi finali dell'organizzazione di un attentato con aerei dirottati in partenza da Heathrow che avrebbero dovuto schiantarsi contro il consolato americano nella medesima città pachistana.

Purtroppo ad oggi non è chiaro quale sarebbe stato il ruolo di ciascuna di queste persone reclutate da al Qaeda e che non riuscirono ad entrare negli USA. In parte la spiegazione risiede nel fatto che, come detto da KSM, i terroristi volevano squadre più numerose su ciascun aereo; in parte forse anche perché nei piani originali avrebbe potuto esserci una quinta cellula che avrebbe dovuto entrare in azione; e in parte sicuramente per il fatto che i vertici di al Qaeda sapevano che si sarebbero trovati a fronteggiare difficoltà con i visti ma anche rinunce e pentimenti.

Quest'ultima considerazione dovrebbe fare riflettere quelli che pensano che vi sia qualcosa di sospetto nel fatto che per i terroristi è andato tutto troppo bene.

2015/12/14

Il ventesimo dirottatore

di Hammer

Il commando che condusse gli attentati dell'11/9 era formato da 19 terroristi suddivisi in tre gruppi di cinque persone e uno, quello che dirottò il volo United 93, composto da soli quattro uomini. Nel gruppo guidato da Ziad Jarrah mancava quindi il quinto terrorista e fin dal 2001 si sono susseguite numerose ipotesi su chi fosse nelle intenzioni originali di al-Qaeda il ventesimo dirottatore.

Negli anni le ricostruzioni giornalistiche hanno abusato dell'espressione il ventesimo dirottatore e il terrorista più famoso a cui è stato attribuito tale ruolo è Zacarias Moussaoui (foto accanto), arrestato nel Minnesota il 16 agosto del 2001 per aver violato le norme sull'immigrazione. Tuttavia Moussaoui era stato addestrato da pilota e quindi il suo ruolo non sarebbe stato quello di ventesimo dirottatore inteso come quarto muscle hijacker di United 93; al contrario era stato individuato come possibile sostituto di Ziad Jarrah nel caso in cui questi si fosse ritirato dal commando per via di malumori interni, come confermato dal 9/11 Commission Report; lo stesso Osama bin Laden, in un messaggio audio emesso il 23 maggio del 2006, smentì che Moussaoui fosse uno dei venti terroristi che avrebbero dovuto condurre gli attacchi.

Il ruolo di ventesimo dirottatore fu attribuito anche allo yemenita Ramzi Binalshibh, ma anche questi avrebbe dovuto essere uno dei possibili piloti; infatti fece richiesta per l'iscrizione a scuole di volo negli USA ma non poté entrare negli Stati Uniti perché gli fu negato il visto quattro volte (il 17 maggio, il 15 giugno, il 14 agosto e il 15 settembre del 2000, come riportato nell'atto d'accusa contro Moussaoui) per via dello scetticismo nei confronti dei cittadini yemeniti in particolare quando la richiesta veniva fatta da un altro stato (la Germania, in questo caso) come descritto di nuovo dal 9/11 Commission Report.

Trovandosi quindi nell'impossibilità di prendere parte all'attentato, Binalshibh assunse il nuovo ruolo di coordinatore tra i terroristi che erano entrati negli USA e Khalid Sheikh Mohammed e quindi neanche Binalshibh era il designato ventesimo dirottatore.

Nel 2006 al-Qaeda stessa indicò chi avrebbe dovuto essere il ventesimo dirottatore; secondo quanto riportato dalla BBC e dalla CNN l'organizzazione fondata da Osama bin Laden pubblicò un messaggio online e un video in cui sostenne che Fawaz al-Nashimi (foto accanto) sarebbe stato il quarto muscle hijacker di United 93. Tuttavia non vengono chiariti i motivi per cui al-Nashimi non prese parte agli attacchi. L'uomo è morto nel 2004 in uno scontro a fuoco con le forze saudite a Khobar a seguito di un attentato perpetrato da un gruppo legato ad al-Qaeda contro le sedi di alcune aziende petrolifere.

Il governo americano non si è mai pronunciato ufficialmente sulla credibilità di questa attribuzione e si tratta probabilmente solo di propaganda per glorificare un terrorista morto, perché gli indizi che indicano un'altra persona come il ventesimo dirottatore sono molto più solidi; infatti secondo le autorità americane il vero ventesimo dirottatore sarebbe Mohammed al-Qahtani. L'uomo, un saudita nato nel 1975 (o nel 79 secondo altre fonti), tentò di entrare negli USA all'aeroporto di Orlando il 4 agosto 2001 arrivando da Dubai dopo uno scalo a Londra, ma gli fu negato il permesso all'ingresso dall'agente José Meléndez-Pérez, che fu anche ascoltato dalla 9/11 Commission.

La testimonianza di Melendez-Pérez riporta che al-Qahtani non parlava inglese e quindi fu necessario un interprete per interrogarlo. L'agente gli chiese perché non avesse un biglietto aereo di ritorno né una prenotazione in albergo, ma al-Qahtani divenne aggressivo e puntando il dito all'agente gli disse che non sapeva ancora da quale aeroporto sarebbe ripartito dagli Stati Uniti. L'uomo aggiunse che un amico lo avrebbe raggiunto in America nel giro di tre o quattro giorni e questo amico sapeva dove si sarebbero spostati all'interno degli USA, L'agente gli chiese quanto tempo intendeva restare e quale fosse il motivo del viaggio, il terrorista rispose che sarebbe rimasto solo sei giorni per una vacanza. A quel punto fu chiaro che la sua storia non reggeva perché avrebbe dovuto aspettare il misterioso amico per circa la metà della sua permanenza negli Stati Uniti.

Melendez-Pérez gli chiese quindi dove avrebbe alloggiato e al-Qahtani (foto accanto) rispose vagamente che avrebbe alloggiato in un albergo e che un altro amico era venuto a prenderlo all'aeroporto. L'agente gli chiese il nome dell'amico che lo avrebbe prelevato e l'uomo cambiò versione dicendo che avrebbe telefonato a qualcuno affinché venisse a prenderlo, ma si rifiutò di darne il numero all'agente. Al-Qahtani si mostrò aggressivo e indisponente per tutto il colloquio, che durò circa un'ora e mezza.

Considerando che l'uomo, oltre a non saper l'inglese, aveva con sé solo 2800 dollari e nessuna carta di credito, Mendelez-Pèrez in accordo con il proprio superiore gli negò il permesso all'ingresso e lo accompagnò personalmente al gate, dove prese un volo della Virgin Airlines (la stessa con cui era arrivato) per Londra dove avrebbe preso un altro per Dubai.

Ad attendere al-Qahtani all'aeroporto di Orlando c'era Mohamed Atta. Nel libro The Black Banners l'ex agente dell'FBI Ali Soufan spiega come fu possibile verificare questa circostanza: quel giorno da un telefono a pagamento dell'aeroporto di Orlando furono effettuate cinque telefonate al terrorista saudita Mustafa al-Hawsawi con una tessera telefonica prepagata acquistata con la carta di credito di Atta; inoltre un'automobile noleggiata con la medesima carta di credito entrò nel parcheggio alle 16:30 e ne uscì alle 21:04. Il fatto che Atta si trovasse all'aeroporto di Orlando ad attendere l'arrivo di al-Qahtani è riportato anche dal documento Prisoner 63 pubblicato da WikiLeaks nell'ambito dei Guantanamo Files.

Al-Qahtani fu catturato nel dicembre del 2001 durante la battaglia di Tora Bora e poi imprigionato a Guantanamo, dove è tuttora detenuto.

2008/05/19

Guantanamo: confermati solo 5 imputati su 6

di John

I giudici militari di Guantanamo hanno accolto i capi d'accusa presentati nei confronti di cinque imputati nel processo per gli attentati dell'11 settembre.

Si tratta di Khalid Sheikh Mohammed (considerato l'organizzatore degli attentati) e dei complici Ramzi bin Al-Shibh, Mustafa al-Hawsawi, Walid bin 'Attash e Ali Abdulaziz Ali.

Sono stati rigettati, invece, i capi d'accusa a carico di Mohammed al-Kahtani (nella foto), considerato il 20° componente del gruppo di dirottatori che l'11 settembre del 2001 presero il controllo di quattro aerei passeggeri per schiantarli contro il World Trade Center a New York e contro il Pentagono a Washington. Il quarto obiettivo, il Campidoglio (sede del Congresso), non fu raggiunto perché i passeggeri riuscirono a rivoltarsi contro i dirottatori. Si trattava del volo United 93, l'unico in cui i dirottatori erano solo in quattro (sugli altri aerei erano cinque).

Al-Kahtani avrebbe dovuto completare la squadra destinata a prendere il controllo di United 93.

Sebbene gli inquirenti non abbiano dubbi sul ruolo assegnato ad Al-Kahtani (9/11 Commission Report, pag. 11), quest'ultimo ha sempre dichiarato di non essere a conoscenza della natura della missione che avrebbe dovuto espletare una volta giunto in USA e non sono emerse prove del contrario.

Anzi, sia Khalid Sheikh Mohammed che lo stesso Osama bin Laden, in varie circostanze, hanno sempre sottolineato che solo i piloti erano a conoscenza dei particolari dell'operazione.

E' quindi probabile che proprio questa circostanza sia alla base della decisione dei giudici (le cui motivazioni non sono state ancora rese pubbliche): il processo riguarda specificamente gli attentati dell'11 settembre 2001 e nel caso di Al-Kahtani non è possibile provare l'elemento soggettivo del reato (il dolo) neppure a livello di tentativo (come fu invece per Moussaoui).

Come si evince da questo servizio della CNN, Al-Kahtani è difeso da un avvocato civile e da uno militare.

La vicenda smentisce chi sostiene che il processo sia solo una farsa e dimostra la volontà dei giudici di istruirlo nel rispetto dei normali principi giuridici e senza tener conto di eventuali elementi accusatori acquisiti con forme di pressione psicologica o di tortura.

Aggiornamento


di Paolo Attivissimo

Un articolo nel Wall Street Journal del 20/5/2008 getta luce sulle difficoltà e opposizioni che sta incontrando questa serie di processi. Il Brigadier General Thomas Hartmann (nella foto), consulente legale delle commissioni, incaricato di avviare i processi, è stato escluso dalla consulenza per uno degli imputati da parte del giudice militare Keith Allred, perché ha esercitato sugli avvocati militari d'accusa una "influenza inopportuna".

Avrebbe infatti detto a questi avvocati che è opportuno che ricevano una formazione più approfondita e che si dia priorità ai casi "sexy" [sic] che potrebbero "catturare l'emozione del popolo americano". Tutto qui. Il giudice Allred ha ammesso che questo non avrebbe invalidato Hartmann (che, ricordiamolo, non decide nulla, ma è semplicemente un consulente) in una corte marziale comune, ma in questo caso era sufficiente perché il Congresso voleva evitare anche la sola "parvenza di influenza indebita da parte di superiori".

C'è di più. Secondo il WSJ, le motivazioni dell'esclusione di Mohammed al-Qahtani (al momento non ancora depositate dal giudice Susan Crawford che presiede i processi) sarebbero che al-Qahtani ebbe un ruolo meno centrale nel complotto rispetto a Khalid Sheikh Mohammed e altri, e che quindi processarlo insieme a loro sarebbe stato iniquo, col rischio di favorirne ingiustamente la condanna capitale. "In altre parole" dice il Wall Street Journal "la decisione mostra quanto il giudice Crawford e i tribunali siano indipendenti dalle pressioni esercitate dal Pentagono".

Tutto questo sembra uno scrupolo decisamente poco compatibile con la definizione cospirazionista di "processo-farsa".