2006/09/05

Nessun nome arabo nelle liste dei passeggeri

di Paolo Attivissimo

Secondo molti siti sostenitori delle ipotesi di complotto, le liste dei passeggeri dei voli dirottati, in particolare quella del Volo 77 lanciato contro il Pentagono, rivelerebbero un particolare inquietante: mancano i nomi dei dirottatori. Questo viene interpretato come un chiaro segno che i nomi sono stati aggiunti in seguito dai veri organizzatori degli attacchi dell'11 settembre.

In realtà dietro quest'accusa si nasconde uno dei più classici esempi di faciloneria a senso unico dei complottisti: la prassi standard di prendere dei dati senza controllare se sono esatti, perché sono favorevoli all'ipotesi di complotto, e poi imbastirvi sopra una teoria.

Tutto nasce da un articolo di Thomas R. Olmsted del 2003. Olmsted consulta la lista dei passeggeri del Volo 77 e poi richiede all'amministrazione USA la lista delle vittime identificate tramite DNA. Sorpresa: le due liste non combaciano, e in nessuna delle due ci sono nomi arabi. Niente dirottatori a bordo, dunque?

Tutt'altro. Olmsted ha semplicemente preso la lista pubblicata di corsa dalla CNN nel 2001 subito dopo gli attentati e non s'è accorto della precisazione che si trattava di una lista parziale e che gli attentatori erano stati esclusi intenzionalmente per non accostarne i nomi a quelli delle vittime.

La lista degli identificati, invece, non include i nomi dei dirottatori perché nessun familiare dei dirottatori s'è fatto avanti con un campione di DNA per consentire l'identificazione, a differenza dei familiari delle vittime.

Una spiegazione di una banalità sconcertante, ma soprattutto una dimostrazione della pessima qualità della "ricerca" complottista, viziata dalla foga di voler trovare a tutti i costi conferme delle proprie teorie predilette.

L'indagine completa è pubblicata qui.

2006/09/03

Rottami al Pentagono: confronto con lo schianto del volo El Al 1862 ad Amsterdam

di Hammer (con il contributo di Zeus Blue)

Uno degli aspetti più controversi degli attacchi dell'11/9 è l'apparente mancanza di vistosi rottami di aereo al Pentagono.
Questo aspetto può trarre in inganno anche gli osservatori meno propensi a credere alle teorie arzigogolate che sostengono che un oggetto diverso fu utilizzato per gli attacchi dell'11/9. Ci si aspetterebbe di vedere grossi resti di aereo; invece ci si deve accontentare di rottami, comunque compatibili con un Boeing 757 della American Airlines e non con missili o aerei diversi, più piccoli di quelli che la nostra immaginazione vorrebbe.

Qualche informazioni utile ci può arrivare dal confronto con lo schianto del volo El Al 1862 contro un palazzo residenziale di Amsterdam il 4/10/1992 in seguito ad un guasto a due motori.

Da quanto apprendiamo dal sito aviation-safety.net, il velivolo che impattò ad Amsterdam era un Boeing 747 - 258F che al momento della partenza dall'aeroporto di Amsterdam fece registrare una massa di 338 tonnellate (solo 21 sotto il limite massimo consentito).
Al contrario, stando ai dati forniti dai rapporti NIST, il Boeing 757-200 che si schiantò contro il Pentagono aveva massa massima consentita di 181500 libbre (circa 80 tonnellate).
Il sito www.airliners.com ci fornisce inoltre le dimensioni dei Boeing 747-200 e 757-200.

Da questi dati di base si evince che l'aereo che si schianto ad Amsterdam era quindi circa 4 volte più massivo del Boeing che impattò al Pentagono e molto più ampio sia in lunghezza (70,6m vs 47,3m) che in larghezza (59,6m vs 38m).

Per quanto riguarda la dinamica degli incidenti, sappiamo bene che il Boeing 757 si schiantò al Pentagono con traiettoria orizzontale e impattò a circa 900 km/h, sempre basandosi sui rapporti NIST, contro la facciata esterna.
Al contrario è molto difficile valutare la dinamica di impatto del volo El Al 1862. Qualcosa possiamo dedurre dalle registrazioni antecedenti allo schianto dalle quali apprendiamo che l'aereo stava perdendo quota, era già giunto a 1500 piedi (circa 450 metri); inoltre si può ipotizzare che la velocità non fosse eccessiva, dato che l'aereo stava tentando un atterraggio di emergenza dall'aeroporto dal quale era partito.

La traiettoria dell'aereo in avaria, dal decollo allo schianto, è mostrata nell'immagine seguente, presa da questa pagina web di indagine.


Per quanto riguarda lo schianto ci può aiutare il seguente fotogramma tratto da questa ricostruzione animata disponibile in rete. L'aereo era inclinato verso destra di circa 90°, essendo entambi i motori guasti sulla stessa ala, e aveva già raggiunto una quota sufficientemente bassa da colpire gli edifici con traiettoria orizzontale.


La seguente immagine mostra dall'alto una rappresentazione dell'edifcio colpito ed evidenzia la zona in cui si sviluppò l'incendio.


Riguardo le conseguenze dell'impatto, è possibile fare un paragone abbastanza preciso. In entrambi i casi, infatti, si verificò un importante incendio delle strutture colpite seguito dal crollo parziale delle stesse.



Analizziamo in maggiore dettaglio il caso olandese.
Già dalle prime foto del vigoroso incendio sviluppatosi, possiamo notare che la grossa carcassa dell'aereo è stata in breve tempo divorata dalle fiamme. Infatti, nonostante la sua imponenza, l'aereo sembra già sparito.




Le seguenti immagini mostrano la zona dell'impatto dopo il crollo e l'estinzione dell fiamme. Le immagini confermano che a seguito di un incidente di questo tipo non restano voluminosi resti aerei.



Versioni ad alta risoluzione delle stesse immagini si trovano qui, qui e qui.

La seguente immagine mostra in dettaglio la porzione di edificio crollata.


Quest'altra, invece, mostra una visuale aerea della zona interessata dall'incendio e dal crollo. Da nessuno dei due lati dell'edificio ci sono grossi resti riconoscibili di aereo. L'originale della foto si trova qui.


Così come al Pentagono, neanche ad Amsterdam si vedono grosse carcasse di aereo. In entrambi i casi gli aerei sono andati distrutti nell'incendio e i loro resti sono stati sommersi dal crollo delle strutture.
In entrambi i casi le ali non hanno lasciato sui muri segni evidenti come vorrebbero i complottisti.

Un esempio di questo genere può dimostrare che né la mancanza di resti aerei evidenti, né l'assenza di filmati o immagini chiare può essere considerata prova di un mistero che vuole essere mantenuto.
Non è poi così strano che un aereo vada distrutto in un incendio.

Shanksville, complottisti colti a manipolare i testimoni

di Paolo Attivissimo

Una delle citazioni preferite dei complottisti è una dichiarazione del sindaco di Shanksville, Ernest Stull (da molti indicato con la grafia Ernie Stuhl): sul luogo dell'impatto del Volo 93, dice Stull, "l'aereo non c'era... Non c'era nessun aereo".

Detta così, la frase sembra una schiacciante ammissione del sindaco che la tragedia del Volo 93 è una messinscena. La dichiarazione di Stull è utilizzata, per esempio, nel film Inganno globale di Massimo Mazzucco (a 33:00 circa).

Ma grazie al lavoro di ricerca del settimanale tedesco Der Spiegel salta fuori che si tratta di una squallida manipolazione. Durante l'intervista dalla quale è tratta la dichiarazione, infatti, il sindaco ha detto molte altre cose che chiariscono che l'aereo c'era eccome. Ma i complottisti giocano col taglio delle frasi per mettere in bocca alle persone quello che vogliono e ingannare lo spettatore.

Facciamo un passo indietro. Lo spezzone con la dichiarazione di Stull/Stuhl proviene dal programma "Aktenzeichen 11.9. ungelöst" ("Dossier 11/9 ancora aperto") di Willy Brunner e Gerhard Wisnewski, due vecchie conoscenze: complottisti di professione, che realizzano documentari favorevoli a ogni sorta di ipotesi di complotto (compresa l'immancabile ipotesi dello sbarco sulla Luna simulato in studio, come si può notare visitando i loro siti o leggendo il mio articolo sul loro documentario "lunare" trasmesso dalla Rai).

Der Spiegel ha ottenuto dalla rete tedesca WDR, che ha trasmesso il documentario, il nastro originale dell'intervista, che include le parti tagliate e mai messe in onda. In questo nastro, la frase di Stuhl prosegue in modo estremamente chiaro:

"...Hanno trovato soltanto le due turbine perché, ovviamente, sono più pesanti e massicce di tutto il resto. Ma non era rimasto quasi niente dell'aereo vero e proprio. Là fuori si trovano ancora parti della dimensione di un piatto. E Neville, che vive nella fattoria laggiù, ha trovato dietro il suo granaio un pezzo d'alluminio del rivestimento esterno della fusoliera dell'aereo, che doveva misurare 8 piedi per 10 o anche 8 per 12 [2,5 m per 3 o anche 2,5 per 3,5, N.d.T.]."

In originale:

"They just found the two turbines because, of course, they're heavier and more massive than everything else. But there was almost nothing left of the actual airplane. You can still find plate-sized parts out there. And Neville from the farm over there found an aluminum part from the airplane's outside shell behind his barn that must've been about 8 by 10 or even 8 by 12 feet."

Se la dichiarazione di Stuhl fosse stata presentata correttamente e integralmente, sarebbe emerso il vero senso di quello che diceva il sindaco di Shanksville: quando è arrivato sul posto, si aspettava di trovare un aereo incidentato. Ma non c'era nessun aereo: soltanto rottami abbastanza piccoli, sparsi sul terreno, e i due motori. Stuhl stava esprimendo il suo stupore per gli effetti inattesi del violentissimo impatto.

Come ulteriore riscontro, Der Spiegel ha presentato a Stuhl la traduzione in inglese dei brani di un libro scritto da Wisnewski e dello spezzone del suo documentario. Stuhl ha reagito in questo modo:

"Le mie dichiarazioni sono state tolte completamente dal loro contesto. Certo che c'era un aereo: semplicemente non ne era rimasto granché dopo l'esplosione. Questo è quello che intendevo quando ho detto 'nessun aereo'. Ho visto io stesso, con i miei occhi, pezzi dei rottami; ho visto anche uno dei motori, giaceva nei cespugli".

In originale:

"My statements were taken completely out of context. Of course there was an airplane. It's just that there wasn't much left of it after the explosion. That's what I meant when I said 'no airplane'. I saw parts of the wreckage with my own eyes, even one of the engines. It was lying in the bushes."

Ancora una volta i complottisti si fanno cogliere con le mani nel sacco. Manipolare le dichiarazioni dei testimoni è indubbiamente un modo curioso di arrivare alla Verità che affermano di voler smascherare. Vista la frequenza di queste manipolazioni, il titolo Inganno globale si rivela assai calzante.

Quanto tempo sarebbe servito a preparare le Torri per la demolizione

di Hammer

Il presidente della nota società americana di demolizioni Controlled Demolition Inc, Mark Loizeaux, dà il suo parere sulla fattibilità di una demolizione con esplosivi delle Torri Gemelle e del WTC7 nel libro "Debunking 9/11 Myths: Why Conspiracy Theories Can't Stand Up to the Facts".

Alle pagine 46 e 47 dell'edizione paperback, Loizeaux risponde a Steven Jones, il quale testualmente (*) sostiene che

"Roughly 2,000 pounds of RDX-grade linear-shaped charges (which could have been pre-positioned by just a few men) would then suffice in each Tower and WTC 7 to cut the supports at key points so that gravity would bring the buildings straight down."

Loizeaux ribatte che non esiste modo di demolire edifici così grandi con esplosivo. Le cariche necessarie peserebbero ciascuna centinaia di chili e quindi non sarebbe possibile portarle a mano dentro ai palazzi.

Inoltre le cariche esplosive più grandi che siano disponibili attualmente sarebbero in grado di tagliare l'acciaio fino allo spessore di 3 pollici (7,6 cm). Lo spessore delle colonne delle Torri Gemelle era invece di 14 pollici (35 cm).

Ciò nonostante, anche se esistessero cariche esplosive adatte, una squadra di 75 uomini avrebbe impiegato due mesi, avendo libero accesso ai tre palazzi, per rimuovere le protezioni antincendio e piazzare le cariche e i cavi di innesco.

"There's just no way to do it." conclude Loizeaux. Del resto ce lo si poteva aspettare, dato che (come discusso in un precedente articolo comparso su questo blog) per demolire un centro commerciale in acciaio a Detroit di soli 130 metri d'altezza, una squadra di 12 operai della Controlled Demolition Inc. impiegò 24 giorni.

Con buona pace di chi ancora crede alle strampalate teorie dello strampalato professore.

(*) L'articolo del professor Jones è stato rimosso dopo la pubblicazione iniziale del presente articolo e questo link non è più valido. Copie dell'articolo di Jones, in varie versioni notevolmente differenti, sono comunque disponibili in molti siti della Rete. Si preferisce non linkarne qui una specifica perché non è possibile determinare quale sia la versione esatta dell'articolo del professore; la questione è molto delicata, in quanto alcune versioni contengono riferimenti a concetti di fisica estremamente discutibili.

Speciale TG1 stasera da non perdere

di Paolo Attivissimo

Oggi (domenica 3 settembre) Raiuno trasmetterà alle 23.20 circa uno Speciale TG1 dedicato ai presunti misteri del 9/11. Il taglio della trasmissione dovrebbe essere più rigoroso e documentato rispetto ad altri programmi analoghi.

Secondo fonti interne alla produzione del programma, verranno presentati vari filmati poco noti, fra i quali alcuni del Pentagono, girati prima del crollo della facciata, nei quali si vedono chiaramente rottami d'aereo.

Un altro filmato interessante e inedito sarà quello girato da un operatore Rai durante il crollo della Torre Sud del World Trade Center. L'audio in presa diretta non segnala le esplosioni previste dalle teorie di demolizione controllata.

2006/09/01

WTC, Il NIST risponde alle domande complottiste più frequenti

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il NIST (National Institute of Standards and Technology, ente statunitense per la normazione e la tecnologia) ha prodotto 43 volumi di documentazione e di ricerca sugli attentati dell'11 settembre 2001 al World Trade Center. I volumi, pubblicati a ottobre 2005 e noti collettivamente come NIST NCSTAR, sono tutti scaricabili da wtc.nist.gov.

Una mole di documentazione di questo genere può risultare indigesta. Così ad agosto 2006 il NIST ha pubblicato una pagina Web nella quale fornisce risposte ufficiali esaurienti su molte ipotesi di complotto. La traduco qui integralmente per renderla maggiormente accessibile al pubblico italofono.

È materiale redatto con la collaborazione di tutti i principali esperti di settore e quindi estremamente difficile da impugnare da parte dei complottisti, che si basano principalmente sulle argomentazioni a senso unico di teologi (David Ray Griffin) e filosofi (James Fetzer) e di fisici (Steven Jones) che hanno smarrito le basi di chimica e ingegneria strutturale durante la ricerca delle prove delle visite di Gesù in America. Sembra molto improbabile che tutti gli esperti statunitensi del settore siano stati comprati o zittiti.

Ho tradotto le risposte del NIST in italiano qui sotto. Ringrazio tutti coloro che hanno snidato errori e refusi nella prima bozza di questa traduzione fatta di getto. Se ne sono rimasti, la colpa è mia, non certo loro.

Ecco in sintesi i punti salienti delle risposte del NIST:
  • Il WTC era progettato per sopportare un impatto, ma è crollato per colpa di incendi combinati con danni da impatto violentissimo; negli anni Sessanta non c'erano i supercomputer di adesso per le simulazioni di resistenza e quindi si andava un po' a spanne: non è affatto certo che il WTC fosse realmente in grado di reggere un Boeing 707.
  • Si vede chiaramente dai filmati che il cedimento inizia solo ed esclusivamente in corrispondenza delle brecce, con un incurvamento verso l'interno delle colonne esterne. Nessun altro cedimento simultaneo da "demolizione controllata".
  • Nessun altro grattacielo è mai stato sottoposto simultaneamente a incendi e impatti di questa portata, per cui i paragoni con altri eventi sono inutili.
  • Le tracce sismografiche registrano l'impatto delle macerie al suolo, non la discesa del fronte del crollo.
  • C'è un'ottima ragione per il crollo a velocità prossime alla caduta libera: la struttura non poteva opporsi minimamente alla massa in caduta. Tanto vale chiedersi perché una parete di carta non ferma un TIR.
  • Niente acciaio fuso dagli incendi, ma semplicemente indebolito: temperature di 1000°C raggiunte dall'aria, e a queste temperature l'acciaio non fonde ma ha soltanto il 10% della normale capacità di carico.
  • La certificazione dell'acciaio dichiarata dai complottisti è semplicemente falsa: in USA non si certifica l'acciaio per la sua resistenza antincendio: si certifica la struttura.
  • Spiegato il fumo nero: non è sintomo di bassa temperatura all'interno dell'edificio, ma di carenza d'ossigeno.
  • Chiarito anche il mistero della persona che si scorge nella breccia d'impatto di uno degli aerei.
  • Spiegata la colata di liquido fuso visibile in foto e filmati: alluminio dell'aereo.
  • Fatta a pezzi la teoria della termite: ce ne vuole troppa, brucia troppo piano, e le tracce di zolfo trovate nelle macerie possono essere dovute a mille altre fonti presenti quel giorno (non esclusi i corpi delle vittime).
  • Acciaio fuso nella pila di macerie? Plausibile, ma irrilevante: non è certo quella la causa del crollo.
  • L'indagine definitiva sul WTC7 sarà pronta a luglio 2008 (la prima stesura di queste risposte del NIST la preannunciava per i primi mesi del 2007). Ci vuole tempo perché le risorse umane ed economiche non sono infinite e le Torri Gemelle avevano la priorità.
Ecco, di seguito, la traduzione.

1. Se le torri del World Trade Center (WTC) erano progettate per sopportare impatti multipli di aerei Boeing 707, perché gli impatti di singoli Boeing 767 causarono così tanti danni?


Come dichiarato nella Sezione 5.3.2 del NIST NCSTAR 1, un documento proveniente dalla Port Authority of New York and New Jersey (PANYNJ) indicava che l'impatto di un Boeing 707 (uno solo, non più d'uno) fu analizzato durante la fase di progettazione delle torri del WTC. Tuttavia gli investigatori del NIST non sono stati in grado di reperire alcuna documentazione dei criteri e del metodo usati nell'analisi d'impatto, e pertanto non hanno potuto verificare l'affermazione secondo la quale "...una collisione di questo genere produrrebbe soltanto danni localizzati che non dovrebbero causare crolli o danni consistenti all'edificio..."

La capacità di svolgere simulazioni rigorose dell'impatto di un aereo e dello sviluppo e diffusione degli incendi che ne conseguono, nonché dell'effetto degli incendi sulla struttura, è uno sviluppo recente. Poiché l'approccio alla modellazione strutturale fu sviluppato per l'indagine sul WTC del NIST, le capacità tecniche disponibili alla PANYNJ e ai suoi consulenti e subfornitori per svolgere tali analisi negli anni Sessanta sarebbero state molto limitate rispetto alle capacità messe in campo per l'indagine del NIST.

Il danno causato dall'impatto di un Boeing 767 (all'incirca il 20% più grande di un Boeing 707) contro ciascuna torre è ben documentato in NCSTAR 1-2. I danni ingenti sono stati prodotti dalla grande massa, velocità ed energia cinetica dei velivoli, che hanno tranciato l'acciaio relativamente meno robusto delle colonne esterne in corrispondenza dei piani ai quali è avvenuto l'impatto. I risultati delle analisi d'impatto del NIST sono ben sovrapponibili alle osservazioni (tratte da foto e filmati e dall'analisi dell'acciaio recuperato del WTC) di danni esterni e della quantità e posizione delle macerie uscenti dagli edifici. Questa sovrapponibilità fornisce supporto alla premessa che il danno strutturale alle torri fu dovuto all'impatto degli aerei e non ad ipotetiche forze alternative.

2. Perché il NIST non ha preso in considerazione l'ipotesi della "demolizione controllata", con una modellazione digitale e una spiegazione corrispondenti, come ha fatto per l'ipotesi della "teoria del pancake"? Una delle critiche fondamentali al lavoro del NIST è la totale mancanza di analisi a supporto di un "crollo progressivo" dopo il punto di inizio del crollo e la mancanza di considerazione data all'ipotesi della demolizione controllata.


Il NIST ha condotto un'indagine estremamente rigorosa, durata tre anni, sulle cause dei crolli delle torri del WTC, come spiegato nel sito Web apposito del NIST, http://wtc.nist.gov. Quest'indagine ha incluso la valutazione di varie ipotesi per il crollo delle torri.

Circa 200 esperti tecnici, fra i quali vi erano circa 85 esperti di lungo corso del NIST e 125 esperti di spicco del settore privato e del mondo accademico, hanno esaminato decine di migliaia di documenti, intervistato oltre 1000 persone, esaminato 7000 filmati e 7000 fotografie, analizzato 236 pezzi d'acciaio provenienti dalle macerie, eseguito prove di laboratorio e sofisticate simulazioni al computer della sequenza di eventi che si è verificata dal momento dell'impatto degli aerei contro le torri fino al momento in cui è iniziato il loro crollo.

Sulla base di quest'indagine esauriente, il NIST ha concluso che le torri del WTC sono crollate perché: (1) l'impatto dei velivoli ha tranciato e danneggiato le colonne di sostegno, asportato l'isolamento antincendio che rivestiva le travature reticolari (truss) dei solai in acciaio e le colonne in acciaio, e ha disperso estesamente il carburante avio su più piani; (2) i successivi incendi su più piani, innescati dal carburante avio, di estensione eccezionalmente ampia (che hanno raggiunto temperature fino a 1000°C), hanno indebolito significativamente i solai e le colonne alle quali era stato strappato l'isolamento antincendio, tanto che i solai si sono insellati e hanno applicato alle colonne perimetrali una trazione verso l'interno dell'edificio. Questo ha portato all'incurvamento verso l'interno delle colonne perimetrali e al cedimento della facciata sud del WTC1 e della facciata est del WTC2, innescando il crollo di ciascuna delle torri. Sia le testimonianze fotografiche e filmate, sia i resoconti dell'unità aerea del Dipartimento di Polizia di New York durante la mezz'ora precedente i crolli confermano questa sequenza per ciascuna torre.
I risultati del NIST non avvalorano la "teoria del pancake" [accatastamento verticale dei solai, NdT] del crollo, che si basa sul presupposto di un cedimento progressivo dei solai nelle torri del WTC (i solai compositi, che collegavano le colonne centrali e quelle perimetrali, erano composti da una griglia di travature reticolari integrate con una soletta in calcestruzzo, come mostrato nel disegno qui sotto). L'indagine del NIST ha invece dimostrato in modo definitivo che il cedimento delle colonne perimetrali, incurvate verso l'interno, ha innescato il crollo e che il verificarsi di quest'incurvamento esigeva che i solai insellati restassero connessi alle colonne e applicassero una trazione alle colonne verso l'interno dell'edificio. Pertanto, i solai non hanno ceduto progressivamente per produrre un fenomeno di pancaking.

diagram of composite wtc floor system
Schema dei solai compositi del WTC [concrete = calcestruzzo; metal deck = lastra in metallo; bridging truss = travatura reticolare di connessione; main truss = travatura reticolare principale (NdT)]


I risultati del NIST, inoltre, non avvalorano la teoria della "demolizione controllata", poiché vi sono prove decisive che:
  • il crollo è stato innescato in corrispondenza dei piani delle torri del WTC affetti da impatti e incendi e in nessun altro punto; e
  • il tempo necessario per l'innesco del crollo (56 minuti per il WTC2 e 102 minuti per il WTC1) fu dettato (1) dall'estensione dei danni causati dall'impatto degli aerei e (2) dal tempo impiegato dagli incendi per raggiungere zone critiche ed indebolire la struttura fino al punto in cui le torri non potevano opporre resistenza all'enorme energia liberata dal movimento verso il basso della massiccia porzione superiore dell'edificio in corrispondenza, e al di sopra, dei piani affetti da impatti e incendi.
Le testimonianze video hanno inoltre dimostrato in modo inequivocabile che il crollo è progredito dall'alto verso il basso, e che non vi sono prove (raccolte dal NIST, dal Dipartimento di Polizia di New York, dal Dipartimento di Polizia della Port Authority o dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York) di detonazioni o esplosioni nella zona al di sotto dei piani affetti da impatti e incendi nel momento in cui le porzioni superiori degli edifici (dal 98° piano incluso in su nel WTC1 e dall'82° piano incluso in su nel WTC2) iniziavano il loro movimento discendente al momento dell'innesco del crollo.
In sintesi, il NIST non ha trovato prove a supporto delle ipotesi alternative che propongono che le torri del WTC siano state abbattute da una demolizione controllata mediante esplosivi collocati prima dell'11 settembre 2001. Il NIST, inoltre, non ha trovato prove di lancio di missili o di impatto di missili contro le torri. Le fotografie e i video da varie angolazioni mostrano invece chiaramente che il crollo è iniziato in corrispondenza dei piani affetti da incendi e impatti e che il crollo è progredito verso il basso, a partire dai piani ove si è innescato, fino a che le nubi di polvere hanno impedito la visuale.


3. Come è possibile che le torri del WTC siano crollate senza una demolizione controllata, dato che nessun grattacielo con struttura in acciaio è mai crollato, né prima né dopo, a causa di un incendio? Le temperature degli incendi non diventano alte abbastanza da far crollare gli edifici.


Il crollo delle torri del WTC non fu causato soltanto da un incendio convenzionale e neppure soltanto dagli incendi estesisi contemporaneamente su più piani quel giorno. Il NIST ha concluso, invece, che le torri del WTC crollarono perché (1) l'impatto dei velivoli tranciò e danneggiò le colonne di sostegno, asportò l'isolamento antincendio che rivestiva le travature reticolari (truss) dei solai in acciaio e le colonne in acciaio, e disperse estesamente il carburante avio su più piani; (2) i successivi incendi su più piani, innescati dal carburante avio e di estensione eccezionalmente ampia, indebolirono l'acciaio della struttura, che al quel punto fu vulnerabile. Nessun edificio negli Stati Uniti è mai stato sottoposto contemporaneamente al massiccio danno strutturale e agli incendi su più piani che le torri subirono l'11 settembre 2001.

4. Ma gli sbuffi di fumo che si videro all'inizio del crollo di ciascuna torre del WTC non sono prova di esplosioni di una demolizione controllata?


No. Come dichiarato nella Sezione 6.14.4 del documento NIST NCSTAR 1, la massa in caduta dell'edificio compresse l'aria sottostante, in modo analogo all'azione di un pistone, facendo fuoriuscire fumo e detriti dalle finestre man mano che i piani sottostanti cedevano in modo sequenziale.

Questi sbuffi furono osservati in vari punti durante il crollo delle torri. In ciascun caso avevano l'aspetto di getti di gas che venivano espulsi dall'edificio attraverso le finestre o fra le colonne nei piani riservati agli impianti tecnici. Getti di questo genere sono da prevedere, dato che l'aria all'interno dell'edificio viene compressa man mano che crolla la torre e deve fluire da qualche parte man mano che si accumula la pressione. È significativo che "sbuffi" analoghi furono osservati più volte in corrispondenza dei piani colpiti da incendi in entrambe le torri prima del loro crollo, prodotti forse dal cedimento di pareti o porzioni di solaio. Furono visti sbuffi provenienti dal WTC1 persino quando il WTC2 fu colpito dall'aereo. Queste osservazioni confermano che anche le sovrapressioni di entità modesta furono propagate all'interno delle torri e costrinsero fumo e detriti a fuoriuscire dall'edificio.

5. Perché vi sono due picchi distinti, uno per ciascuna torre, nei tracciati sismografici prima che avvenga il crollo delle torri? Questa non è un'indicazione di un'esplosione dentro ciascuna torre?


I picchi sismografici per il crollo delle torri del WTC sono il risultato dell'impatto al suolo delle macerie delle torri che stavano crollando. I picchi iniziarono circa 10 secondi dopo l'istante iniziale del crollo di ciascun edificio e continuarono per circa 15 secondi. Non vi furono segnali sismografici prima dell'innesco del crollo di ciascuna torre. Il tracciato sismografico non contiene indizi che possano indicare il verificarsi di esplosioni prima del crollo delle torri.

6. Come fu possibile che le torri crollassero in soli 11 secondi (WTC1) e 9 secondi (WTC2), ossia a velocità prossime a quelle di una sfera lasciata cadere da pari altezza nel vuoto (senza alcuna resistenza dell'aria)?


Il NIST ha stimato il tempo impiegato dai primi pannelli esterni a colpire il suolo dopo l'innesco del crollo in ciascuna torre: circa 11 secondi per il WTC1 e circa 9 secondi per il WTC2. Questi tempi si basano su: (1) cronometrazione precisa dell'innesco del crollo sulla base delle testimonianze filmate; (2) segnali di moto del terreno (segnali sismici) registrati presso Palisades, N.Y., sincronizzati con precisione per tenere conto dei tempi di propagazione delle onde dalla zona sud di Manhattan (v. NCSTAR 1-5A).

Come documentato nella Sezione 6.14.4 del documento NIST NCSTAR 1, questi crolli mostrano che:

“… la struttura al di sotto del livello al quale si è innescato il crollo ha offerto una resistenza minima alla massa dell'edificio in caduta in corrispondenza e al di sopra della zona d'impatto. L'energia potenziale liberata dal movimento discendente della grande massa dell'edificio ha di gran lunga superato la capacità della struttura integra di assorbire tale energia tramite energia di deformazione.

Poiché i piani sottostanti il livello dell'innesco del crollo hanno opposto poca resistenza all'enorme energia liberata dalla massa in caduta dell'edificio, la sezione di edificio è discesa sostanzialmente in caduta libera, come si vede nei filmati. Man mano che cedevano i piani sottostanti, la massa in caduta aumentava, incrementando ulteriormente la sollecitazione applicata ai piani sottostanti, che non sono stati in grado di arrestare la massa in movimento."

In altre parole, la quantità di moto (pari a massa per velocità) dei 12 o 28 piani (rispettivamente del WTC1 e del WTC2) che cadevano sulla struttura portante sottostante (progettata per reggere soltanto il peso statico dei piani soprastanti, non gli effetti dinamici dovuti alla quantità di moto discendente) superò così massicciamente la capacità di resistenza della struttura sottostante che essa (la struttura sottostante) non è stata in grado di fermare e neppure rallentare la massa in caduta. La quantità di moto discendente subìta da ciascun piano sottostante successivo fu ancora più grande a causa della massa crescente.

Sulla base delle testimonianze video, è noto che parti significative delle zone centrali (core) di entrambi gli edifici (circa 60 piani del WTC1 e 40 piani del WTC2) rimasero in piedi per 15-25 secondi dopo l'innesco del crollo prima di iniziare anch'esse a crollare. Né la durata dei tracciati sismografici, né le testimonianze video (per via dell'ostacolo alla visuale prodotto dalle nubi di detriti) sono indicatori affidabili del tempo complessivo impiegato da ciascun edificio per crollare completamente.

7a. Come è possibile che si sia fuso l'acciaio, se gli incendi nelle torri del WTC non erano caldi abbastanza da fonderlo?
OPPURE
7b. Dato che il punto di fusione dell'acciaio è circa 2700°F [1400°C], che la temperatura degli incendi di carburante avio non supera i 1800°F [980°C], e che l'[ente certificatore statunitense] Underwriters Laboratories (UL) ha certificato l'acciaio delle torri del WTC per sei ore a 2000°F [1100°C], come è possibile che gli incendi abbiano avuto effetto sull'acciaio tanto da far crollare le torri del WTC?


Il NIST non ha mai dichiarato che l'acciaio nelle torri del WTC si fuse a causa degli incendi. Il punto di fusione dell'acciaio è circa 1500°C (2800°F). I normali incendi di edifici e gli incendi di idrocarburi (per esempio il carburante avio) generano temperature di circa 1100°C (2000°F). Il NIST ha riferito di temperature massime dello strato superiore d'aria di circa 1000°C (1800°F) nelle torri del WTC (per esempio, v. NCSTAR 1, Figura 6-36).

Tuttavia, quando l'acciaio non protetto raggiunge temperature intorno ai 1000°C, si ammorbidisce e la sua resistenza si riduce a circa il 10% del suo valore a temperatura ambiente. L'acciaio non protetto (il cui isolamento anticendio è per esempio stato rimosso) può raggiungere la temperatura dell'aria circostante nel lasso di tempo per il quale gli incendi sono rimasti attivi dentro le torri. Pertanto, lo snervamento e lo svergolamento degli elementi in acciaio (travature reticolari dei solai, travi e colonne esterne e centrali) privati del proprio rivestimento antincendio erano prevedibili in considerazione dell'intensità e della durata degli incendi determinate dal NIST per le torri del WTC.

L'ente UL non ha certificato alcun acciaio come allude la domanda. In realtà, nella prassi statunitense, l'acciaio non viene certificato affatto; sono semmai gli assemblaggi strutturali che vengono collaudati per la loro classificazione (rating) di resistenza agli incendi, secondo una procedura standard come per esempio l'ASTM E 119 (v. NCSTAR 1-6B). È semplicemente falso che l'acciaio fosse "certificato per sei ore a 2000°F [1100°C]".

8. Sappiamo che gli impianti antincendio a pioggia furono attivati, perché i sopravvissuti riferirono la presenza d'acqua nelle trombe delle scale. Se funzionavano gli impianti anticendio, come poteva esserci un "inferno furioso" nelle torri del WTC?


Sia i calcoli del NIST, sia le interviste con i sopravvissuti e i vigili del fuoco hanno indicato che gli impatti degli aerei tranciarono le condotte idriche che alimentavano gli impianti antincendio a pioggia. Gli irroratori non funzionavano ai piani maggiormente colpiti dagli incendi.

Vi erano tuttavia molte fonti d'acqua nelle trombe delle scale. Le condotte idriche correvano verticalmente all'interno delle trombe stesse. Inoltre ci sarebbe stata acqua in abbondanza proveniente dalle linee di alimentazione tranciate dei servizi igienici e dai serbatoi che fornivano l'acqua iniziale per gli irroratori. Pertanto non è sorprendente che le persone presenti nell'edificio che stavano fuggendo abbiano incontrato molta acqua.

Anche se gli impianti automatici antincendio a pioggia fossero stati funzionanti, tali impianti (installati secondo le norme antincendio in vigore) erano concepiti per estinguere un incendio che coprisse fino a 1500 piedi quadrati [140 metri quadri] su un qualsiasi piano. Questo livello di copertura è in grado di tenere sotto controllo quasi tutti gli incendi che hanno probabilità di verificarsi in un edificio adibito a uffici. L'11 settembre 2001, gli incendi innescati dal carburante avio si diffusero sulla maggior parte dei 40.000 piedi quadrati [3700 metri quadri] su vari piani di ciascuna torre. Questo generò dei roghi che neppure un sistema antincendio intatto (men che meno uno che era stato significativamente danneggiato) avrebbe potuto estinguere.

9. Se il fumo nero e denso è caratteristico di un incendio meno intenso, a temperatura inferiore, in carenza di ossigeno, perché dalle torri del WTC usciva fumo nero e denso mentre gli incendi all'interno erano teoricamente molto caldi?


Quasi tutti i grandi incendi al chiuso, compresi quelli dei principali materiali combustibili presenti nelle torri del WTC, producono grandi quantità di fumo scuro e visivamente denso. Questo avviene perché nelle zone dove si verifica la combustione vera e propria c'è forte carenza di ossigeno e i materiali combustibili non vengono ossidati completamente fino a diventare anidride carbonica e acqua incolori.

La parte visibile del fumo di un incendio è costituita da piccole particelle di fuliggine, la cui formazione è favorita dalla combustione incompleta associata a un incendio in carenza d'ossigeno. Una volta formatasi, la fuliggine proveniente dagli incendi delle torri veniva sospinta rapidamente via dagli incendi verso zone meno calde dell'edificio o direttamente verso finestre rotte e brecce nell'esterno dell'edificio. A queste temperature inferiori, la fuliggine non poteva più bruciare e dissolversi. Pertanto la gente video il fumo scuro e denso tipico degli incendi in carenza d'ossigeno.

10. Perché si videro delle persone nelle brecce prodotte dagli impatti degli aerei, se il calore degli incendi dietro di loro era così eccessivo?


Il NIST ritiene che le persone che furono viste fossero lontane da qualsiasi fonte di calore intenso e si trovassero probabilmente in una zona dalla quale, in quel momento, veniva risucchiata aria dall'esterno per alimentare gli incendi. Va notato che furono osservate persone soltanto nelle brecce del WTC1.

Secondo la norma internazionale ISO/TS 13571, le persone subiscono dolore intenso entro pochi secondi se sono in prossimità del livello di calore radiante generato da un grande incendio. Pertanto non sorprende che nessuna delle foto mostri una persona che sta in quelle brecce mentre è presente un incendio di dimensioni significative.

Il comportamento degli incendi successivamente agli impatti degli aerei è descritto nel documento NCSTAR 1-5A. In generale, vi furono pochi incendi prolungati in prossimità della zona colpita dagli aerei. Subito dopo l'impatto degli aerei, delle grandi palle di fuoco prodotte dal carburante avio nebulizzato consumarono tutto l'ossigeno presente localmente (questo di per sé avrebbe reso rapidamente impossibile sopravvivere in quelle zone). Le palle di fuoco si ridussero rapidamente e furono seguite dagli incendi che si svilupparono all'interno della torre, dove si trovava una combinazione di materiale combustibile, aria e una fonte d'innesco. In prossimità delle brecce di penetrazione degli aerei rimase poco materiale combustibile, perché gli aerei "spazzarono" (come un bulldozer) gran parte di questo materiale, sospingendolo verso l'interno dell'edificio. Inoltre, parte del contenuto cadde ai piani sottostanti attraverso le brecce prodottesi nel pavimento.

Pertanto, le persone osservate in quelle brecce devono essere sopravvissute all'impatto dell'aereo ed essersi spostate (dopo che si erano dissipate le palle di fuoco) per raggiungere le brecce, dove le temperature erano più basse e l'aria era più respirabile che all'interno dell'edificio.

11. Perché alcune foto mostrano un flusso giallo di metallo fuso che cola lungo la facciata del WTC2, che il NIST afferma essere alluminio proveniente dall'aereo schiantato, anche se l'alluminio brucia con una luce bianca?


Il NIST ha riferito (NCSTAR 1-5A) che poco prima delle 9:52 comparve una macchia luminosa nella zona superiore di una finestra all'80° piano del WTC2, a quattro finestre di distanza dallo spigolo est, sulla facciata nord; a questa comparsa fece seguito il flusso di un liquido luminoso. Questo flusso durò circa quattro secondi prima di cessare. Molti flussi liquidi di questo genere furono osservati in prossimità di questo punto nei sette minuti precedenti il crollo della torre. Non vi sono indicazioni di analoghe colate di liquidi fusi in altri punti del WTC2 e in nessun punto del WTC1.

Le fotografie e le simulazioni NIST dell'impatto dell'aereo mostrano grandi cataste di macerie all'80° e all'81° piano del WTC2, in prossimità del punto nel quale si presentò poi il liquido luminoso. Molte di queste macerie provenivano dall'aereo stesso e dall'arredo degli uffici, che l'aereo sospinse in avanti mentre si scavava un varco fino a quest'estremo opposto dell'edificio. In queste cataste si svilupparono grandi incendi poco dopo l'impatto dell'aereo. Questi incendi continuarono ad ardere nella zona fino al crollo della torre.

Il NIST ha concluso che la fonte del materiale fuso era costituita dalle leghe d'alluminio del velivolo, dato che è noto che queste leghe fondono fra 475 e 640°C (a seconda della lega specifica), ben al di sotto delle temperature previste (circa 1000°C) in prossimità degli incendi. Non è previsto che l'alluminio bruci alle temperature normali degli incendi e non vi sono indicazioni visive che il materiale che fluiva dalla torre stesse bruciando.

Ci si potrebbe attendere che l'alluminio liquido puro abbia un aspetto argenteo. Tuttavia, il metallo fuso era molto probabilmente mescolato con grandi quantità di materiali organici solidi, caldi e parzialmente combusti (per esempio mobilio, tappeti, divisori interni e computer) che possono manifestare una luminosità arancione, in modo molto simile ai tizzoni che ardono in un caminetto. Il colore apparente sarebbe stato inoltre influenzato dalla formazione di scorie in superficie.

12. L'indagine del NIST ha cercato prove di abbattimento delle torri del WTC tramite demolizione controllata? L'acciaio è stato analizzato alla ricerca di residui di esplosivi o di termite? La combinazione di termite e zolfo (nota come thermate) taglia l'acciaio come un coltello caldo taglia il burro.


Il NIST non ha effettuato analisi alla ricerca di residui di questi composti nell'acciaio.

Le risposte alle domande 2, 4, 5 e 11 dimostrano le ragioni per cui il NIST ha concluso che nel crollo delle torri del WTC non erano coinvolti esplosivi o demolizioni controllate.

Inoltre, per far crollare una torre sarebbe stato necessario collocare una grandissima quantità di termite (miscela di alluminio in polvere o granulare e di ossido di ferro in polvere, che brucia ad altissime temperature una volta innescata) o di un altro composto incendiario perlomeno su un numero di colonne equivalente a quelle danneggiate dall'impatto dell'aereo e indebolite dagli incendi successivi. La termite brucia lentamente, rispetto ai materiali esplosivi, e può richiedere vari minuti di contatto con un profilato di acciaio di grandi dimensioni per scaldarlo fino a una temperatura che possa produrre un indebolimento significativo. In sede separata rispetto all'indagine sulle torri del WTC, i ricercatori del NIST hanno stimato che sarebbero state necessarie almeno 0.13 libbre [circa 58 grammi] di termite per scaldare ogni libbra [453 grammi] di profilato d'acciaio fino a circa 700°C (la temperatura alla quale l'acciaio s'indebolisce significativamente). Pertanto, anche se una reazione di termite è in grado di tagliare grandi colonne d'acciaio, per indebolire l'edificio sarebbe stato necessario collocare anticipatamente molte migliaia di libbre [migliaia di chilogrammi] di termite, in modo che passassero inosservate, innescarle da lontano, e in qualche modo tenerle in contatto diretto con la superficie di centinaia di componenti strutturali massicci. Questo ne fa una sostanza altamente improbabile da usare per ottenere una demolizione controllata.

Un'analisi dell'acciaio del WTC alla ricerca degli elementi presenti nella termite/thermate non sarebbe stata necessariamente risolutiva. I composti metallici sarebbero stati presenti nei materiali di costruzione usati per le torri del WTC, e lo zolfo è presente nei pannelli di rivestimento a base di gesso che erano prevalenti nei divisori interni.

13. Perché l'indagine del NIST non ha considerato le testimonianze della presenza di acciaio fuso nelle macerie provenienti dalle torri del WTC?


Gli investigatori del NIST e gli esperti della American Society of Civil Engineers (ASCE) e della Structural Engineers Association of New York (SEONY), che ispezionarono l'acciaio del WTC in loco e nei depositi di recupero, non trovarono prove a sostegno della fusione di acciaio in un incendio innescato da carburante avio nelle torri prima del crollo. La condizione dell'acciaio nei resti delle torri del WTC (cioè la sua condizione fusa o meno) non era pertinente per l'indagine sul crollo, dato che non fornisce alcuna informazione decisiva sulle condizioni dell'acciaio mentre le torri erano in piedi.

Il NIST ha preso in considerazione i danni alla struttura in acciaio e al suo rivestimento antincendio causati dall'impatto degli aerei e dai successivi incendi quando gli edifici erano ancora in piedi, dato che quelli sono i danni responsabili per l'innesco del crollo delle torri del WTC.

In determinate circostanze è possibile che parte dell'acciaio delle macerie si sia fuso dopo che gli edifici sono crollati. L'eventuale acciaio fuso presente nelle macerie era dovuto più probabilmente alle alte temperature prodotte da un'esposizione prolungata alla combustione all'interno della pila di macerie che alla breve esposizione agli incendi o alle esplosioni mentre gli edifici erano ancora in piedi.

14. Perché l'indagine del NIST sul crollo del WTC7 (l'edificio adibito ad uffici alto 47 piani, crollato l'11 settembre 2001, ore dopo le torri) ci sta mettendo così tanto tempo? Viene presa in considerazione l'ipotesi di una demolizione controllata per spiegare il crollo?


Quando il NIST ha iniziato l'indagine sul WTC, ha deciso di non assumere personale nuovo per fornire assistenza all'indagine. Dopo la pubblicazione del progress report [rapporto sullo stato d'avanzamento] dell'indagine sul WTC di giugno 2004, la squadra d'indagine del NIST ha smesso di lavorare al WTC7 ed è stata assegnata a tempo pieno per tutto l'autunno del 2005 per completare l'indagine sulle torri del WTC. L'indagine sul crollo del WTC7 è ripresa dopo la pubblicazione e diffusione del rapporto sulle torri del WTC a ottobre 2005. Da allora sono stati compiuti progressi notevoli, fra cui l'esame di quasi 80 scatole di nuovi documenti relativi al WTC7, lo sviluppo di approcci tecnici dettagliati per la modellazione e l'analisi di varie ipotesi di crollo, e la scelta di una ditta appaltatrice per assistere il personale del NIST nello svolgimento delle analisi. È previsto che una bozza del rapporto venga messa a disposizione per i commenti da parte del pubblico entro luglio 2008 e che il rapporto finale sia pubblicato poco dopo [la pagina Web del NIST riportava inizialmente che la bozza sarebbe stata pubblicata "nei primi mesi del 2007", ma è stata modificata successivamente, N.d.T.].

L'attuale ipotesi di lavoro del NIST riguardante il crollo del WTC7 è descritta nel documento June 2004 Progress Report on the Federal Building and Fire Safety Investigation of the World Trade Center Disaster (Volume 1, pag. 17, e Appendice L) nel modo seguente:
  • Si verificò un cedimento localizzato iniziale nei piani inferiori (al di sotto del 13° piano) dell'edificio, a causa di danni strutturali, prodotti dagli incendi e/o dalle macerie, a una colonna vitale che reggeva un solaio a campata molto ampia avente un'area di circa 2000 piedi quadrati [185 metri quadri] (evento scatenante);
  • La progressione verticale del cedimento localizzato iniziale raggiunse i locali per servizi tecnici sul tetto ad est, e man mano che le campate ampie dei solai diventavano incapaci di redistribuire i carichi, la progressione causò il crollo della struttura interna al di sotto dei locali per servizi tecnici ad est; e
  • Innescata dai danni prodotti dal cedimento verticale, la progressione orizzontale del cedimento lungo i piani inferiori (nella zona del quinto e settimo piano, che erano molto più spessi e maggiormente rinforzati rispetto agli altri piani) provocò un crollo sproporzionato dell'intera struttura.

Quest'ipotesi potrà essere avvalorata o modificata, oppure potranno svilupparsi nuove ipotesi, durante l'indagine in corso. Il NIST sta inoltre valutando se degli ipotetici eventi detonanti possono aver avuto un ruolo nell'innesco del crollo. Anche se il NIST non ha trovato prove di detonazioni o di demolizioni controllate, il NIST vorrebbe determinare l'ordine di grandezza degli scenari ipotetici di detonazione che avrebbero potuto portare al cedimento strutturale di uno o più componenti critici.

La "virata impossibile" al Pentagono

di Paolo Attivissimo

Molti siti complottisti affermano che l'aereo che ha colpito il Pentagono ha compiuto una virata impossibilmente stretta prima di raggiungere il proprio bersaglio. Una virata che soltanto un pilota espertissimo poteva compiere, e forse addirittura insostenibile per la struttura stessa dell'aereo.

La virata è solitamente documentata con quest'immagine:



E' quella usata, fra l'altro, anche da Massimo Mazzucco di Luogocomune.net nel suo video Inganno Globale.

A metà agosto 2006, tuttavia, l'NTSB, l'ente statunitense preposto alla sicurezza dei trasporti, ha divulgato il documento Flight Path Study-American Airlines Flight 77, che include una mappa basata sui dati delle "scatole nere" recuperate dall'aereo:



Secondo i dati delle scatole nere, la virata è non solo situata diversamente rispetto alla versione complottista (tirata fuori da non si sa dove), ma è anche molto più ampia. Infatti se si prende la mappa complottista e la si sovrappone in scala e a registro su quella fornita dall'NTSB, si ottiene questo risultato interessante:



La virata risulta larga oltre 8 km in orizzontale e oltre 10 km in verticale. In altre parole, non è affatto la manovra acrobatica e strettissima che presentano i complottisti, ma una tranquilla virata larga come la città di Milano.

Va notato, inoltre, che la virata secondo la tesi complottista si avvicina al Pentagono a perpendicolo rispetto alla facciata colpita, mentre in realtà l'impatto è stato fortemente angolato (lo dimostrano le tracce della traiettoria, per esempio i pali divelti). Guarda caso, l'angolazione reale corrisponde alla traiettoria indicata dalla mappa dell'NTSB.