“Nessun edificio in acciaio è mai crollato per il fuoco”...
“I WTC 1-2-7 sono stati evidentemente demoliti con esplosivi...”
“Sono caduti troppo diritti...”
“Sono caduti troppo velocemente....”
Sono alcune delle tante frasi che sentiamo ripetere, sino alla nausea, dai cospirazionisti. Ma quali sono le loro fonti?
Prima di rispondere a questa domanda, consentitemi di farne qualcuna a voi. Se aveste problemi al cuore, accettereste di farvi visitare da un professore di filosofia? Se doveste salire su una funivia, sareste tranquilli sapendo che la sua manutenzione è affidata a un fisico nucleare? E se foste accusati ingiustamente di un omicidio, vi fareste difendere da un professore di religione? Beh, queste sono le fonti con cui i cospirazionisti pretendono di dimostrare che gli edifici del WTC sono stati distrutti da esplosivi predisposti, e non dagli impatti degli aerei e dagli incendi.
Infatti le loro fonti sono:
- un certo professor Steven Jones, esperto in fusione nucleare, un tipo un po' stravagante che è stato smentito dai suoi colleghi, che di recente avrebbe pure ritrattato le sue dichiarazioni, membro di una bizzarra congregazione religiosa mormonica, convinto sostenitore della tesi che Gesù Cristo è stato in Sud America;
- poi c'è un tal professor David Ray Griffin, un professore di filosofia della religione e teologia;
- per non parlare di James H. Fetzer, professore di filosofia;
- e poi ci sono i soliti registi acchiappa-polli, scrittori in cerca di gloria (e soldi).
Quindi mai e poi mai mi sognerei di mettermi a discutere su un simile argomento (demolizioni da esplosivi e collassi strutturali) con un professore di filosofia... o con un regista che non distinguerebbe una mina anticarro da un frisbee...
C'è invece un fatto, ed è che decine di migliaia di ingegneri ed esperti (esperti veri) in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, hanno analizzato i collassi del WTC e pubblicato studi di migliaia e migliaia di pagine, con ricerche, simulazioni e analisi, e nessuno di loro ha avuto il benché minimo dubbio che si sia trattato di collassi dovuti al concomitante effetto degli impatti e del calore sprigionato dagli incendi.
Se permettete, io credo a loro, e non accetto discussioni in proposito.
Quello che segue è un elenco di alcuni studi fatti nel mondo sui collassi del WTC, studi cui hanno preso parte migliaia di ingegneri strutturali, esperti veri, analisti e ricercatori.
Si tratta di un elenco tratto dall'ultima versione del documento Crono911, in preparazione (la versione precedente è scaricabile sul sito Aereimilitari.org). Vediamo questi studi.
FEMA / ASCE World Trade Center Performance Study (2002) - Rapporto FEMA403 (link)
Il FEMA e l'ASCE (Società Americana degli Ingegneri Civili) hanno costituito un gruppo congiunto, denominato PBS, che ha studiato il comportamento delle strutture del WTC in seguito agli attentati dell'11 settembre.
La lista degli esperti dell'ASCE comprende:
W. Gene Corley, Ph.D., P.E., Lead
Senior Vice President
Construction Technologies Laboratories, Skokie, Illinois
Expert in building collapse investigations; principal investigator, Murrah Federal Office Building Study.
William Baker, P.E., S.E. Partner
Skidmore Owings & Merrill LLP
Expert in tall-building design.
Jonathan Barnett, Ph.D.
Professor, Center for Fire Safety Studies
Worcester Polytechnic Institute, Worcester, Massachusetts
Expert in building fire safety design and fire computer modeling.
David T. Biggs, P.E.
Ryan-Biggs Associates, Troy, New York
Expert in facades.
Bill Coulbourne, P.E., S.E.
Principal
URS Corporation, Gaithersburg, Maryland
Edward M. DePaola, P.E.
Partner
Severud Associates Consulting Engineers, New York, New York
Expert in structural engineering.
Robert F. Duval
Senior Fire Investigator
National Fire Protection Association
Expert in fire investigations.
Dan Eschenasy
Chief, Structural Engineering
City of New York
Dept of Design and Construction
John T. Fisher, P.E.
Joseph T. Stuart Professor of Civil and Environmental Engineering
Lehigh University, Bethlehem, Pennsylvania
Expert in metallurgy and connections.
Richard G. Gewain
Senior Engineer
Hughes Associates, Inc., Baltimore
Expert in fire engineering.
Ramon Gilsanz
Managing Partner
Gilsanz Murray Steficek, New York, New York
Expert in structural engineering.
John L. Gross, Ph.D., P.E.
Leader
Structural Systems and Design Group Building and Fire Research Laboratory
National Institute of Standards and Technology, Gaithersburg, Maryland
Expert in steel design and fire-structure interaction.
Ronald Hamburger, P.E., S.E.
Senior Vice President
EQE Structural Engineers Division, ABS Consulting, Belmont, California
Expert in structural analysis and design.
Nestor Iwankiw
Vice President, Engineering and Research
American Institute for Steel Construction, Chicago, Illinois
Expert in steel design.
Venkatesh Kodur, Ph.D., P.E.
Institute for Research in Construction
National Research Council of Canada, Ottawa, Ontario
Expert in fire effects on materials.
Eric Letvin
Department Head, Hazards Engineering Group
Greenhorne & O'Mara, Greenbelt, Maryland
Jon Magnusson, P.E.
Chairman of the Board, Chief Executive Officer
Skilling Ward Magnusson Barkshire, Inc., Seattle, Washington
Expert in structural analysis and high-rise design.
Christopher E. Marrion, P.E.
Fire Strategist
Arup Fire, New York, New York
Expert in fire engineering.
Therese P. McAllister, Ph.D., P.E.
Senior Structural Engineer
Greenhorne & O'Mara, Greenbelt, Maryland
James Milke, Ph. D., P.E.
Professor, Department of Fire Protection Engineering
University of Maryland
Expert in fire resistance analysis.
Harold E. "Bud" Nelson
Senior Research Engineer
Hughes Associates, Inc.
James A. Rossberg, P.E.
Director, Structural Engineering Institute
American Society of Civil Engineers (ASCE), Reston, Virginia
Saw-Teen See, P.E.
Managing Partner
Leslie E. Robertson Associates, New York, New York
Expert in structural analysis and high-rise design.
Robert Smilowitz
Principal
Weidlinger Associates, New York, New York
Expert in blast effects.
Bruce Swiren
Hurricane Program Manager, Region II
Federal Emergency Management Agency, New York, New York
Paul Tertell, P.E.
Program Manager, Building Performance Assessment Team
Federal Emergency Management Agency, Washington, D.C.
Si tratta, come si vede, di esperti in tutti i campi dell'ingegneria strutturale, della tecnologia dei materiali, dei collassi di strutture, del comportamento delle strutture sottoposte a fuoco e calore.
Questo, del 2002, è stato il primo rapporto che ha analizzato le cause dei collassi, e non va considerato come un rapporto definitivo, ma preliminare. Infatti già in Premessa il rapporto dice:
“Con le informazioni disponibili al momento, la sequenza di eventi che ha portato al collasso di ciascuna torre non può essere determinata in via definitiva”
Ancora in Premessa, leggiamo:
“Il Team ha eseguito rilevazioni sul campo, nel sito del WTC e nei cantieri dove è stato depositato l'acciaio, ha rimosso e testato campioni delle strutture collassate, ha visionato centinaia di ore di filmati e migliaia di fotografie, ha condotto interviste a testimoni e a persone coinvolte nella progettazione, costruzione e manutenzione di ciascuno degli edifici colpiti, ha riesaminato i documenti costruttivi e ha condotto analisi preliminare dei danni alle Torri del WTC”.
Vien logico immaginare che, dopo aver visionato tutto questo materiale, questo fior fiore di esperti avrebbe pur dovuto notare che il collasso del WTC presentava elementi caratteristici delle demolizioni controllate. Così non è stato, però.
A quanto pare, per scoprire i caratteri di una demolizione controllata, bisogna essere professori di filosofia o di religione, o di fisica nucleare, o registi sfaccendati...
Si noti pure che non è affatto vero che le macerie furono rapidamente dismesse: gli esperti hanno potuto analizzarle sia sul posto (Ground Zero) che nei siti dove furono stoccate, e hanno diligentemente rimosso campioni delle strutture.
La Premessa presenta già quelle che saranno le conclusioni del rapporto (che poi è suddiviso in una serie di rapporti, per ogni struttura interessata dagli attacchi):
“Il danno strutturale sostenuto da ciascuno dei due edifici come risultato degli attacchi, fu enorme. Il fatto che le strutture furono in grado di sostenere questo livello di danni e rimanere in piedi per un certo periodo di tempo è rimarcabile ed è la ragione per cui la maggior parte delle persone che le occupavano riuscirono a evacuarle in sicurezza.
Eventi di questo tipo, che risultano in danni così sostanziali, non sono generalmente tenuti in considerazione in sede progettuale... le analisi preliminari... suggeriscono che... gli edifici avrebbero potuto restare in piedi così danneggiati se non fossero stati sottoposti a una qualche significativo fattore aggiuntivo.
E difatti le strutture dovettero sopportare un ulteriore, simultaneo e severo fattore di carico determinato dal fuoco causato dagli impatti... la grande quantità di carburante trasportata da ciascun aereo prese fuoco al momento dell'impatto negli edifici. Una parte significativa di questo carburante si consumò immediatamente nelle palle di fuoco conseguenti... il calore prodotto da questo carburante in fiamme di per sé stesso non appare sufficiente a innescare i collassi strutturali.
D'altro canto, nel momento in cui il carburante in fiamme si riversava attraverso vari piani degli edifici, esso innescò l'incendio di gran parte dei materiali contenuti in essi, causando incendi simultanei in vari livelli di entrambi gli edifici... su un periodo di molti minuti questo calore ha indotto stress aggiuntivi alle strutture danneggiate e contemporaneamente le ha ammorbidite e indebolite.
I carichi aggiuntivi e i danni risultanti furono sufficienti a indurre il collasso di entrambe le strutture... questo studio non ha rilevato la presenza di specifiche caratteristiche strutturali sotto gli standard, anzi molte caratteristiche progettuali strutturali e di protezione dagli incendi sono risultate superiori ai minimi richiesti”.
Nel Capitolo 2, dedicato al comportamento dei WTC 1 e 2, il rapporto presenta una serie di evidenze, anche testimoniali, in base alle quali ritiene che non solo la struttura esterna delle Twin Towers fu danneggiata gravemente dagli impatti, ma anche parte della struttura portante centrale.
Di particolare interesse è la figura 2.17 del Capitolo 2, nella quale si evidenzia la distribuzione di rottami di aereo e di struttura al 91mo piano del WTC-1. La figura dimostra come l'impatto abbia seriamente travolto e lesionato buona parte della struttura centrale della Torre, proprio quelle sezioni costituenti il “core” di sostegno dell'edificio.
Infatti la figura 2.19 evidenzia come, in condizioni normali, le colonne centrali sostenevano il 60% del peso strutturale, mentre quelle perimetrali sostenevano il 40% di esso.
Dopo gli impatti, il peso dell'edificio fu ridistribuito strutturalmente sulle colonne centrali e perimetrali ancora integre, e la struttura riuscì in qualche modo a trovare un assetto stabile. A quel punto intervenne il fattore incendi. Il rapporto calcola che una certa parte di carburante bruciò fuori dagli edifici o si consumò quasi istantaneamente, mentre una parte valutabile in circa 4.000 galloni continuò a bruciare, riversandosi al di sotto su vari piani, attraverso vani di scale e di ascensori, ecc...
Il rapporto documenta anche l'effetto esplosivo determinato dalla combustione del carburante e dei suoi aerosol nei vani ascensori, effetto che ha generato sovrapressioni tali da distruggere le finestre delle Torri moltissimi piani più in basso e causare danni alle pareti dei vani ascensori a partire dal 23° piano, così come riferito anche dai vigili del fuoco.
Secondo il rapporto, la combustione completa del carburante residuo avvenne entro cinque minuti dall'impatto, ma questo tempo fu più che sufficiente per innescare numerosi incendi nei materiali infiammabili presenti nelle Torri.
Questi incendi furono ulteriormente alimentati dal costante apporto di aria fresca proveniente dalle aperture causate dagli impatti.
Il rapporto offre anche una plausibile spiegazione delle ragioni per cui il WTC-2, nonostante fosse stato colpito dopo il WTC-1, fu il primo a collassare.
Infatti gli esperti hanno calcolato che la velocità di impatto del volo AA11 contro il WTC-1 fu di 470 miglia orarie, contro le 590 della velocità di impatto del volo UA 175 contro il WTC-2.
Questa differenza di velocità è più che sufficiente a determinare un grado di danneggiamento delle colonne del “core” del WTC-2 in misura significativamente più grande rispetto al WTC-1.
Inoltre, il WTC-2 fu colpito circa 20 piani più sotto rispetto al WTC-1, e pertanto le colonne superstiti dovettero farsi carico di un peso ancora maggiore (20 piani in più).
L'ulteriore indebolimento strutturale conseguente al calore degli incendi, ha quindi determinato i collassi, prima del WTC-2 e poi del WTC-1, collassi iniziati ai livelli più danneggiati (coincidenti con quelli interessati dagli impatti).
Il collasso ha determinato la trasformazione dell'enorme energia potenziale della parte di struttura che si trovava al di sopra del punto di collasso, in energia cinetica, dando vita a una massa in rapida accelerazione che impattava il livello sottostante, aggregandosi ad esso, e insieme ad esso determinando una massa ancora maggiore che accelerava impattando il piano immediatamente sottostante, e così via.
Il rapporto, sulla base delle riprese fotografiche e della posizione dei rottami, ritiene che la parte superiore del WTC-2 sia collassata con inclinazione sud-est, mentre la parte inferiore sia collassata con inclinazione nord-ovest.
Nei successivi capitoli, il rapporto si sofferma sull'analisi dei danni e dei collassi che hanno interessato gli altri edifici del WTC.
Noi passeremo direttamente al capitolo 5, quello che tratta il WTC-7, il cui crollo, secondo i miti tanto cari ai cospirazionisti, non sarebbe mai stato spiegato. Per "non spiegarlo", il rapporto dedica al WTC-7 ben 32 pagine.
Nell'analizzare la costruzione del WTC-7, a pagina 7 il rapporto spiega che all'interno dell'edificio vi erano numerosi serbatoi di combustibile destinati ad alimentare i sistemi di generazione di energia elettrica, per un totale di quasi 7.000 galloni di combustibile, distribuiti su vari piani, in particolare tra il 2° e il 9° piano. Altri 18.000 galloni erano situati a livello del suolo.
Il rapporto si sofferma su due cause principali: gli incendi scoppiati nel WTC-7 (probabilmente innescati dagli incendi del WTC-1) tra i piani 6° e 19°, ed i danni causati alla struttura del WTC-7, e in particolare al suo angolo sud-ovest, ai piani tra l' 8° e il 20° nonché al 24°, al 25° e a quelli compresi dal 39° al 46°.
Si noti che gli incendi tra il 6° ed il 9° piano hanno potuto “beneficiare” della presenza di oltre seicento galloni di combustibile, contenuti nei serbatoi di alimentazione per i generatori di emergenza presenti in quei piani.
Gli incendi sono andati avanti del tutto incontrollati, sia per la sostanziale inefficacia dell'impianto automatico di spegnimento incendi, dovuta alla rottura della condotta principale di acqua causata dai crolli dei WTC-1 e 2, sia perché i vigili del fuoco avevano desistito da ogni tentativo di contrastare il fuoco, per evitare la perdita di ulteriori vite umane.
Per questa ragione, gli incendi si sono estesi interessando progressivamente molti altri piani, oltre quelli iniziali, ed in particolare il piano 5° ed i piani compresi tra il 28° ed il 30°.
Il rapporto evidenzia che ai piani 5° e 7° del WTC-7 erano situati elementi strutturali importanti per il sostegno dell'intera struttura, elementi che “trasferivano” i carichi dei piani superiori distribuendoli su altri elementi strutturali e sulle fondamenta.
Il piano 5° e 7°, quindi, che contenevano importanti componenti strutturali, sono anche due dei piani aggrediti dagli incendi incontrollati.
Dalle analisi del materiale fotografico, il rapporto evidenzia pure che la natura degli incendi andò mutando nel corso delle sette ore in cui il WTC-7 bruciò, passando alla combustione della nafta contenuta nei citati serbatoi di emergenza (sulla base del colore del fumo) ed il calore generato andò progressivamente incrementandosi (sulla base della densità e fluidità del fumo).
Un altro aspetto interessante del rapporto è il calcolo dei tempi di collasso: il collasso inizia alle ore 17.20.33 e termina alle ore 17.21.10. Il tempo totale è quindi di ben 37 secondi (e non i pochi secondi di cui parlano i cospirazionisti).
Il rapporto onestamente afferma che non è possibile, con i dati disponibili, determinare in quale misura il fuoco e i danni strutturali abbiano ciascuno contribuito a innescare il collasso, ma ritiene che il collasso abbia interessato le strutture portanti ubicate tra il 5° ed il 7° piano, indebolite dall'esposizione a ben sette ore di fuoco.
La particolare formula costruttiva del WTC-7, con la distribuzione dei carichi su elementi orizzontali anziché verticali, ha determinato la sua implosione verso l'interno.
Tutto questo, quindi, dicevano il FEMA e l'ASCE, nel 2002.
A volte vien da chiedersi se qualcuno abbia davvero letto questo rapporto, prima di fantasticare su esplosivi e demolizioni controllate.
I rapporti del NIST (settembre 2005) NCSTAR 1, 1-8 (link)
I rapporti di cui ci occupiamo sono soltanto alcuni dei numerosi e corposi documenti, tutti disponibili al link wtc.nist.gov, che ricostruiscono le indagini effettuate sui collassi dei WTC-1, WTC-2 e WTC-7 (sì proprio lui, il WTC-7, quello su cui non avrebbe indagato nessuno...) e che hanno il pregio di essere costantemente aggiornati, a tutto il 2006.
Gli autori di questi rapporti sono un pool di circa 200 ricercatori e consulenti che costituiscono i massimi esperti al mondo di ingegneria strutturale, materiali, incendi e annessi e connessi.
Purtroppo non sono professori di religione, né di filosofia, per cui non si sono accorti che il WTC è stato raso al suolo da una demolizione controllata mediante l'uso di esplosivi.
Si tratta di un rapporto finale (NCSTAR-1) e di ben 8 rapporti allegati (NCSTAR1-1 / 1-8) che ricostruiscono in ogni più piccolissimo dettaglio tutto ciò che riguarda le Twin Towers, gli impatti, i danni, gli incendi ed i collassi. Appena ottomila pagine (e anche in questo caso, sembra che i cospirazionisti non le abbiano mai lette...)
Cosa ci dice il NIST, sintetizzando al massimo? Ci dice che il volo AA11 colpì il WTC-1 alla velocità di 440 miglia orarie e ci individua con precisione le colonne perimetrali e quelle del “core” che furono danneggiate, e in quale misura. Fa la stessa cosa per il WTC-2, precisando che il volo UA175 impattò a 540 miglia orarie.
Ci spiega la natura e gli effetti degli incendi, che raggiunsero i 1000 gradi centigradi. Ci spiega come l'acciaio inizia a perdere progressivamente la sua resistenza (perde il 20 % già a 300 gradi) e ci mostra immagini termiche nelle quali si dimostra che al 96° piano del WTC-1, dopo 100 minuti dall'impatto, le temperature arrivavano a oltre 800 gradi.
E ci spiega che a 800 gradi l'acciaio strutturale è ormai al 10% delle proprie capacità di resistenza.
Il NIST evidenzia che gli impatti, oltre a danneggiare gravemente le colonne centrali (il “core”), distrussero il loro rivestimento antincendio. E ci dice con precisione quante colonne furono interessate da questo effetto.
Il NIST conclude che i danni strutturali conseguenti l'impatto, il danneggiamento del materiale isolante delle colonne portanti, il calore degli incendi che ammorbidì l'acciaio fino al 10% della sua resistenza strutturale, furono le tre cause che determinarono il collasso.
Nei rapporti, ovunque, vi sono fotografie, grafici, ricostruzioni, tabelle. C'è tutto.
Apprendiamo che dai WTC-1 e 2 furono oltre quindicimila le persone che furono evacuate.
Apprendiamo pure che il NIST si è avvalso di analisi fatte su 236 travi di acciaio strutturale del WTC che ha preso in consegna, oltre ad altri componenti strutturali.
E il WTC 7? C'è anche quello. Qui. E' solo un rapporto preliminare, datato aprile 2005, in attesa che siano disponibili i rapporti definitivi. Ma è comunque un rapporto schematico di 42 pagine, organizzato su altrettante slides, con fotografie, grafici, schemi.
Un rapporto in cui le ipotesi del collasso si concentrano sul cedimento di una colonna strutturale situata al 13° piano, per effetto del fuoco e/o del danneggiamento provocato dai crolli delle Torri.
Il cedimento, per la particolare progettazione del WTC-7, si è poi ampliato sia in senso orizzontale che in senso verticale, provocando il collasso.
Un rapporto in cui a pagina 6 c'è scritto (in rosso, bello grande...):
“NIST has seen no evidence that the collapse of WTC 7 was caused by bombs, missiles or controlled demolition”.
Lo traduco... c'è una certa soddisfazione nel farlo, lo ammetto:
“Il NIST non ha riscontrato alcuna evidenza che il collasso del WTC 7 sia stato causato da bombe, missili o demolizione controllata”
Studio di Charles Clifton, ingegnere strutturale dell'HERA (Nuova Zelanda, 2001) (link)
Un ingegnere strutturale neozelandese (chissà se la CIA è riuscita a corrompere anche lui fin laggiù...) ha pubblicato uno studio molto particolareggiato, e anche tempestivo, con ricostruzioni computerizzate, sul collasso delle Twin Towers.
L'ingegnere ritiene, un po' in controtendenza, che i danni degli impatti siano stati più determinanti rispetto agli incendi nel causare i collassi.
Anche lui non parla di demolizioni controllate. Pregevoli, però, due altri articoli che egli allega al suo lavoro:
- l'opinione del “Consiglio dei Costruttori di Grattacieli”, un'organizzazione che riunisce i progettisti di grattacieli nel mondo, i quali puntano invece il dito sull'effetto del calore sulla resistenza dell'acciaio (link);
- l'opinione del “Consiglio Nazionale delle Associazioni degli Ingegneri Strutturali”, che individua la causa nell'indebolimento dell'acciaio per effetto del calore (link).
Studio di Lu Xinzheng e Jjang Janjing, Dipartimento di Ingegneria Civile, Università Tsinghua di Beijing (Cina) 2002 (link)
Come è noto, la Cina è un altro paese sotto controllo della CIA, in fin dei conti basta togliere una enne, no?
Sta di fatto che anche gli ingegneri cinesi si sono prodigati per dare una propria ricostruzione al collasso del WTC, con una simulazione computerizzata molto interessante.
Anche loro attribuiscono la causa principale del collasso all'indebolimento dell'acciaio dovuto al calore.
Purtroppo per i cospirazionisti, non si sono accorti di alcuna demolizione controllata.
McGraw Hill Construction - Commento allo studio ingegneristico della Weidlinger Associates Inc. - 2002 (link)
Una importante società di costruzioni riporta e commenta lo studio della Weidlinger sul collasso delle Twin Towers.
Lo studio è un lavoro commissionato dal noto Silverstein nell'ambito della sua battaglia legale contro le società assicuratrici del WTC. Ovviamente Silverstein può avere mille interessi a commissionare uno studio del genere, che peraltro punta il dito sui danni strutturali subiti in seguito all'impatto, più che sul calore degli incendi.
Ma la cosa importante da sottolineare non è il rapporto in sé, quanto il fatto che la società che lo cita, la McGraw Hill, società leader nel settore dell'ingegneria e delle costruzioni, che gestisce anche il prestigioso portale informativo del settore Engineering News Record (ENR.com) non parla di demolizioni controllate.
Ma non è finita...
Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Sydney (Australia) (link) (link)
L'autore, Tim Wilkinson, ingegnere civile, autore di numerosi studi e ricerche in materie ingegneristiche con particolare riguardo alle strutture in acciaio, analizza i collassi e conclude che la causa è la combinazione di danni strutturali e calore da incendi.
Wilkinson, il cui lavoro è aggiornato al 2006, risponde anche alle osservazioni sulle demolizioni controllate (e le esclude categoricamente) e sui tempi di caduta degli edifici (e li spiega).
Per non parlare del portale "I Civil Engineer", che dedica una sezione al WTC, alle cause del collasso, alle problematiche ingegneristiche connesse e agli studi in corso in tutto il mondo ingegneristico.
Demolizioni controllate? No, niente... anche qui è arrivata la CIA...
E che dire del famosissimo MIT (Massachusetts Institute of Technology) e del suo Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, che analizza i collassi, le ragioni per cui le Torri sono venute giù in quel modo, ecc.... ?
O vogliamo parlare degli studi (con foto davvero interessanti) del Professor Abolhassan Astaneh, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università di Berkeley, esperto mondiale di strutture in acciaio, che ha esaminato i collassi ed i rottami del WTC, ed i cui lavori sono stati presentati presso la 9a Conferenza Araba di Ingegneria Strutturale in Abu Dhabi nel 2003? (link) (link)
O, tanto per spostarci nella vecchia Inghilterra, vogliamo parlare delle ricerche dell'Università di Edinburgo, Istituto per le Infrastrutture e l'Ambiente, Scuola di Ingegneria ed Elettronica?
Dobbiamo andare avanti? Io direi proprio che basta così...
1 commento:
io conoscevo anche un'altra dimostrazione basata sulle potenze in gioco e le affermazioni di Hambourgher (uno dei primi ingegneri ad intevenire sul crollo).
Prima o poi metterò qualche link
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