Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli aspetti generali degli attentati dell'11 settembre 2001. Ai singoli attentati sono dedicate altre pagine specifiche di risposta in sintesi. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto, oppure si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
1.2. Gli antefatti
1.2.1. Perché furono fatte delle speculazioni in Borsa, delle “put option” (scommesse al ribasso) anomale, prima dell'11/9?
Non furono particolarmente anomale: nell'arco dell'anno vi furono altre transazioni di valore anche doppio (13 marzo, 6 aprile, 20 luglio). E c'era un motivo perfettamente logico per farle: le notizie di ingenti perdite delle compagnie aeree, pubblicate poco prima dell'11/9. Le put option erano raccomandate esplicitamente, per esempio, dalla nota newsletter finanziaria Options Hotline di Steve Sarnoff.
Ma soprattutto, l'investitore che fece il 95% delle put option sulla United Airlines fu lo stesso che acquistò un blocco molto grande di azioni della American Airlines: per cui l'operazione aveva somma zero. Inoltre l'investitore fu identificato e non ha alcun legame possibile con il terrorismo. La cifra in gioco, comunque, era ridicola: 2,5 milioni di dollari (dettagli; altri dettagli).
1.2.2. Perché i servizi segreti di almeno dodici paesi avvisarono gli Stati Uniti che terroristi stranieri stavano preparando un attentato contro gli USA?
Perché ritenevano appunto che terroristi stranieri stessero preparando attentati. Questo fatto è una conferma che l'11/9 non fu un autoattentato commesso da agenti interni: altrimenti i servizi segreti stranieri non avrebbero avuto nessun piano terrorista straniero da segnalare.
1.2.3. È vero che ad agosto del 2001, un mese prima degli attentati, Bush e il suo staff ricevettero da agenzie d'intelligence estere avvisi che bin Laden voleva colpire gli Stati Uniti?
Sì. Il 6 agosto 2001, il rapporto quotidiano a Bush, il President's Daily Brief, era intitolato “Bin Laden deciso a colpire negli Stati Uniti”. Parlava di possibili dirottamenti di tipo tradizionale (con richiesta di riscatto e negoziato) e faceva l'esempio dell'attentato del 1993 al World Trade Center, ma non parlava di usare aerei dirottati come missili contro edifici, men che meno contro il World Trade Center o il Pentagono. Niente date, niente luoghi, niente dettagli, insomma.
Certo, con l'aiuto del senno di poi sembra abbastanza preciso. Ma se si sostiene che il rapporto non era vago e che Bush lo ha preso sottogamba ed è poi accaduto l'11 settembre, allora bisogna buttar via tutte le teorie che parlano di missili, dirottatori ancora vivi e demolizioni controllate e quelle che dicono che bin Laden non c'entra. Non possono essere vere tutte quante.
1.2.4. Al-Qaeda e Osama bin Laden erano sconosciuti prima dell'11 settembre?
Solo i complottisti non sapevano chi fosse Osama bin-Laden prima dell'11/9. In realtà sia il terrorista saudita sia l'organizzazione da lui fondata erano ben conosciuti da tempo: basta sfogliare i giornali dell'epoca. Osama bin Laden era già indicato nelle liste internazionali come terrorista sin dai tempi della presidenza Clinton nel 1998 (dettagli).
Clinton stesso ordinò attacchi contro le installazioni paramilitari di bin Laden nell'agosto del 1998 in risposta agli attentati contro le ambasciate USA in Tanzania e Kenya che causarono oltre 80 morti e furono attribuiti a bin Laden.
Nel giugno del 2001, il Corriere della Sera titolava “Bin Laden vuole colpire Bush a Genova” citando fonti russe (dettagli). Una nostra ricerca sull'archivio storico de La Stampa ha mostrato come negli anni precedenti il giornale abbia parlato di lui centinaia di volte (dettagli).
Osama bin Laden era inoltre citato nel President's Daily Brief (v. sopra) del 6 agosto 2001 come “deciso a colpire negli USA”.
1.2.5. Come è possibile che uno come Osama bin Laden, che viveva in una caverna, abbia fatto una cosa così sofisticata?
La “caverna” è una fantasia basata su un luogo comune razzista che trova comodo dipingere gli arabi come primitivi e ignoranti. Osama bin Laden proveniva da una famiglia ricchissima di costruttori. Aveva sempre avuto a sua disposizione fondi ingenti e campi di addestramento. Per molto tempo, negli anni di terrorismo prima degli attentati dell'11/9, mantenne contatti con i suoi alleati tramite telefoni satellitari. Disponeva di basi come Tarnak Farms, vicino a Kandahar, per esempio, almeno dalla metà degli anni Novanta, e prima ancora aveva basi e risorse tecniche in Sudan.
A ulteriore riprova che i membri di al-Qaeda non sono cavernicoli privi di cultura o formazione accademica, va notato che Osama bin Laden studiò ingegneria; Ayman al-Zawahiri è un medico; Khalid Shaykh Muhammad prese una laurea in ingegneria meccanica in North Carolina; e Mohamed Atta, uno degli attentatori dell'11/9, studiò architettura in Europa.
1.2.6. È vero che Osama bin Laden fu addestrato e finanziato dagli USA nella guerra afghana contro i russi?
È una credenza diffusa, ma è basata sul nulla e su congetture. Chi ha fatto ricerca vera, come il premio Pulitzer Steve Coll e gli altri giornalisti che hanno ripercorso la storia della guerra contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan, sa che Stati Uniti e Pakistan finanziarono i gruppi di ribelli locali in previsione di una loro futura ascesa al governo del paese: ma Osama bin Laden era straniero (saudita) e ricco di suo. Non c'era motivo, né politico né economico, per ottenerne la collaborazione (dettagli).
Il Dipartimento di Stato USA ha smentito la cosa, con una dichiarazione insolitamente precisa che non lascia spazio a sfumature: “United States never had "any relationship whatsoever" with Osama bin Laden” (dettagli).
1.2.8. Cos'è il piano segreto americano, chiamato Northwoods, che prevedeva una messinscena analoga?
Il Piano Northwoods non era affatto analogo: non prevedeva né dirottamenti né lanci di aerei di linea pieni di passeggeri contro edifici, con annessa strage di civili, ma una serie di finti attentati di tutt'altro genere da attribuire a Cuba.
Si tratta inoltre di un piano di oltre quarant'anni fa, partorito in piena Guerra Fredda, e che già allora fu ritenuto talmente insensato, complicato e rischioso da essere scartato.
Che i governi, in situazioni estreme, considerino l'ipotesi di inscenare attacchi per avere giustificazioni per interventi militari non è certo una novità: ma non lo fanno mai usando le tecnologie fantascientifiche ipotizzate dai cospirazionisti (dettagli). Usano invece piani semplici, perché il rischio che qualcosa vada storto e riveli la messinscena è troppo alto.
1.2.9. Come fecero i terroristi a ottenere così facilmente visti per l'ingresso negli Stati Uniti?
Al contrario, ebbero grossi problemi con i visti nonostante fossero stati scelti apposta in quanto cittadini di un paese alleato degli Stati Uniti, per il quale valevano procedure meno rigorose per i visti d'ingresso. Quasi tutti i terroristi dell'11 settembre erano cittadini dell'Arabia Saudita, non è un caso: nei confronti di quel paese la legislazione americana prevedeva un sistema di concessione di visti agevolato, denominato Visa Express, che consentiva di ottenere il visto rapidamente e con poche formalità.
Nonostante ciò molti dei terroristi reclutati dal al-Qaeda non poterono prendere parte alla missione perché non riuscirono a entrare negli USA per problemi di visti. Uno di questi fu il designato ventesimo dirottatore, Mohammed al-Qahtani, che avrebbe dovuto essere uno dei muscle hijackers di United 93, che non a caso fu l'unico volo a non raggiungere il proprio obiettivo. Anche Ramzi Binalshibh, yemenita, considerato un coordinatore degli attacchi, non riuscì ad ottenere il visto.
Ma quand'anche fosse vero, che prova di complotto sarebbe? Se i terroristi sono entrati negli USA (con più o meno difficoltà) vuol dire che gli attentati sono stati condotti da loro veramente.
1.2.10. È vero che gli Stati Uniti avevano già pronti i piani per invadere l'Afghanistan prima dell'11 settembre?
Sì, ma non perché sapevano che ci sarebbe stato l'11 settembre. La vera ragione è che dopo il ritiro dei sovietici, Osama bin Laden avviò una campagna terroristica contro gli Stati Uniti e il regime afghano dei Talebani gli diede asilo, protezione e appoggio logistico, per cui la CIA fu costretta a riconsiderare l'opportunità di tornare in Afghanistan e di appoggiare i gruppi armati che si opponevano ai Talebani, al fine di eliminare la nuova e inaspettata minaccia.
Furono quindi approntate strategie di intervento per operazioni segrete (peraltro approvate dal Governo e dal Congresso americani) e furono preparati piani d'invasione dell'Afghanistan già prima dell'11 settembre 2001, proprio per contrastare quella minaccia che aveva già messo a segno gravi attentati contro gli Stati Uniti e si sarebbe poi drammaticamente concretizzata l'11 settembre (dettagli).
1.2.11. È vero che prima dell'11/9 il NORAD aveva svolto esercitazioni che prevedevano aerei lanciati contro edifici?
Sì, ma l'articolo di USA Today citato spesso a questo proposito sottolinea una differenza importante: gli aerei di quelle esercitazioni provenivano dall'estero e quindi avrebbero dovuto fare i conti con le ADIZ, le sorvegliatissime aree di difesa perimetrali statunitensi. Gli aerei dell'11/9 erano voli interni nazionali di compagnie statunitensi.
1.2.12. Perché il dominio Internet www.wtc2001.com era già stato registrato prima dell'11 settembre?
Perché era il sito dei campionati mondiali di bicicletta su pista del 2001, che si chiamano World Track Championships, ossia WTC. La storia è stata lanciata dal noto autore complottista Thierry Meyssan ma sbufalata da un semplice controllo via Internet dai giornalisti di Der Spiegel (dettagli).
1.2.13. Come mai un documento del comitato politico conservatore PNAC (Project for a New American Century), di cui facevano parte Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld, scrisse nel 2000 che “Il processo di trasformazione... sarà probabilmente lungo, a meno che vi sia un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor”?
Perché il documento parla di nuove tecnologie militari, non di strategie geopolitiche. Leggendo la frase nel suo contesto, risulta chiaro che la “trasformazione” alla quale si riferisce è l'ammodernamento delle risorse militari, soprattutto quelle informatiche.
Subito dopo la frase incriminata, infatti, si legge che “Decidere di sospendere o terminare la produzione di portaerei, come consigliato da questo rapporto e giustificato dai chiari orientamenti della tecnologia militare, causerà grandi sconvolgimenti. Parimenti, i sistemi che entrano oggi in produzione (per esempio il caccia F-22) resteranno in inventario attivo per decenni... La spesa collegata ad alcuni dei programmi può convertirli in ostacoli per il processo più ampio di trasformazione: il programma per il Joint Strike Fighter, con un totale di circa 200 miliardi di dollari, sembra un investimento poco accorto.”
E più avanti: “Senza un programma rigoroso di sperimentazione che indaghi sulla natura della rivoluzione in materia militare per quanto riguarda la guerra navale, la Marina potrebbe rischiare di affrontare una futura Pearl Harbor: trovarsi impreparata per la guerra nell'era post-portaerei come lo fu agli albori dell'era delle portaerei.”
Nessuna rivoluzione o colpo di stato, ma un'innovazione radicale delle tecnologie militari. La “nuova Pearl Harbor” è una situazione di inadeguatezza militare che, come la Pearl Harbor originale, darebbe una giustificazione lampante per un aggiornamento tecnologico più spedito. Ma gli attentati dell'11 settembre, essendo “a bassa tecnologia”, non comportarono alcun ammodernamento tecnologico militare significativo (a parte dotare il controllo del traffico aereo e il NORAD di radar e sistemi di coordinamento meno fatiscenti).
In altre parole, il documento del PNAC dice che le forze militari devono ammodernarsi, e se non capita qualche evento drammatico che renda palese la loro inadeguatezza e induca i politici a darsi una mossa, l'ammodernamento procederà a rilento, e questo non è un bene. Tutto qui (dettagli). Il PNAC, dipinto dai cospirazionisti come una potentissima cricca, è talmente a corto di sostenitori e di soldi che persino il suo sito è stato chiuso nel 2008 (dettagli).
1.2.14. Com'è possibile che nel 1999 i caccia riuscirono a intercettare in soli diciannove minuti l'aereo impazzito del campione di golf Payne Stewart ma fallirono l'11 settembre?
Il dato di partenza è sbagliato: l'aereo di Stewart non fu intercettato dopo 19 minuti, ma dopo un'ora e 19 minuti. L'errore deriva dal fatto che molti si dimenticano che nei rapporti sull'incidente l'orario di perdita dei contatti radio (le 9:33) è espresso in EDT (Eastern Daylight Time), ora legale della costa est, mentre l'orario di intercettazione (le 9:52) è espresso in CDT (Central Daylight Time), ora legale della fascia centrale degli Stati Uniti, pari alle 10:52 EDT.
Inoltre l'aereo di Payne Stewart non aveva il transponder spento, come l'avevano invece gli aerei dirottati l'11 settembre, e questo permise di localizzarlo tramite i radar (dettagli). Un caso del 2023 conferma che anche oltre vent'anni dopo l'11/9 ci vollero quasi due ore a intercettare un velivolo che non rispondeva alle comunicazioni.
1.2.15. Come mai nei dodici mesi precedenti il NORAD aveva fatto alzare in volo i caccia ben 67 volte con successo per intercettare velivoli sospetti, ma fallì l'11 settembre?
Il dato è tratto da un articolo del Colorado Springs Gazette dell'11/9/2002, in cui si dice che il NORAD fece alzare in volo i caccia 67 volte alla ricerca di velivoli con intenzioni apparentemente perniciose tra il settembre 2000 e il giugno 2001. Di solito, però, i sostenitori delle tesi di complotto omettono di precisare che la frase prosegue con “but not over the continental United States” (“ma non sopra gli Stati Uniti continentali”) e che lo stesso articolo conferma anche che “before September 11, the only time officials recall scrambling jets over the United States was when golfer Payne Stewart's plane veered off course and crashed in South Dakota in 1999” (“prima dell'11 settembre, l'unica occasione che i funzionari ricordino in cui sono stati lanciati i jet sopra gli Stati Uniti fu quando l'aereo del giocatore di golf Payne Stewart andò fuori rotta e si schiantò nel South Dakota, nel 1999”) (dettagli).
1.2.16. Perché il ministro della giustizia John Ashcroft smise di prendere aerei di linea prima dell'11 settembre?
Questa scelta può sembrare sospetta, ma una semplice riflessione di buon senso fa notare che chiunque avesse fatto parte di un ipotetico complotto avrebbe saputo con precisione la data degli attentati e i voli coinvolti: quindi Ashcroft non avrebbe avuto bisogno di evitare tutti i voli in generale o cambiare i propri piani con largo anticipo (addirittura a luglio del 2001), attirando così l'attenzione dei media sul proprio comportamento anomalo (l'uso di voli commerciali è infatti la prassi per i funzionari governativi statunitensi) (dettagli; dettagli).
Inoltre Ashcroft non smise di prendere voli di linea, nonostante il parere contrario dell'FBI: continuò a usare aerei commerciali per i propri viaggi personali, come confermato anche dal team di verifica del regista Michael Moore, non certo incline a fare favori al governo Bush (dettagli; dettagli).
1.2.17. Come mai al sindaco di San Francisco, Willie Brown, fu consigliato di non volare l'11 settembre?
Gli fu consigliato sulla base di un avviso generico del Dipartimento di Stato, reso pubblico il 7 settembre, che però riguardava possibili minacce terroristiche agli americani all'estero, non negli Stati Uniti.
Brown ricevette l'avviso dal personale di sicurezza dell'aeroporto di San Francisco soltanto alcune ore prima degli attentati, quando chiamò per conoscere la situazione del volo per New York che doveva prendere da lì alle otto del mattino dell'11 settembre. Inoltre ignorò comunque l'avviso e prese l'aereo lo stesso.
Alcuni cospirazionisti hanno interpretato questo episodio come una prova che alcuni membri del governo furono preavvisati degli attentati: ma se così fosse, sarebbe stato assurdo da parte di Brown dichiarare pubblicamente di essere stato preavvisato. Inoltre se Brown avesse fatto parte del complotto, avrebbe saputo quali voli sarebbero stati dirottati e quindi non avrebbe avuto alcun motivo per non prendere un volo che non sarebbe stato dirottato e per ricevere un avviso che non gli sarebbe servito (San Francisco Chronicle; San Francisco Chronicle; San Francisco Chronicle).
1.2.18. Come mai alcuni ufficiali del Pentagono annullarono improvvisamente i propri piani di viaggio la sera prima dell'attacco?
La fonte originale di questa notizia (Newsweek) è molto vaga: non fa i nomi degli ufficiali, non dice quanti erano, non specifica se si trattava di uno o più gruppi e non dice neanche se si trattava di personale militare che si trovava negli Stati Uniti o all'estero. Inoltre la fonte originale dice che il livello di allarme era stato alto per le due settimane precedenti e che forse fu ricevuto un allarme particolarmente urgente la sera prima degli attacchi.
In questi termini così vaghi, la notizia è quindi spiegabile in molti modi anche senza ricorrere all'ipotesi di un preavviso legato all'11/9. Se si trattava di militari statunitensi all'estero, può darsi che rispondessero ad allarmi di sicurezza locali. Se invece si trattava di personale che risiedeva al Pentagono, annullare un viaggio per allontanarsi dall'edificio sarebbe stato addirittura controproducente. Se il viaggio non coinvolgeva aerei di linea (per esempio avveniva in auto o su aerei militari), non c'era motivo di annullarlo.
Più in generale, va notato ancora una volta che i partecipanti all'ipotetica cospirazione avrebbero presumibilmente saputo quali viaggi erano a rischio e quali no, per cui non avrebbero avuto bisogno di annullare altri viaggi.