Recentemente il cospirazionismo ha rispolverato una presunta prova di cospirazione riguardante Larry Silverstein, il facoltoso locatario del complesso del World Trade Center e di numerosi altri edifici a New York e in altre città. La tesi viene presentata così da Massimo Mazzucco:
“Larry Silverstein, il titolare delle Torri Gemelle, quel mattino decise di cancellare un appuntamento di lavoro all'88° piano della Torre Nord per andare a fare un appuntamento dal suo dermatologo [...] anche i figli di Silverstein, che lavoravano con lui alle Torri Gemelle, e che erano noti per essere sempre puntualissimi, proprio quel giorno riuscirono tutti e due ad arrivare in ritardo, evitando così, per loro fortuna, il crollo delle Torri Gemelle.”
A supporto di tutte queste affermazioni non viene fornita alcuna fonte, a parte un’anonima voce fuori campo inglese di provenienza non specificata.
L'insinuazione è che Larry Silverstein sapeva in anticipo degli attentati e quindi ne fu complice consapevole. Ma basta riflettere un momento per rendersi conto che se davvero Silverstein avesse saputo in anticipo degli attentati, probabilmente non avrebbe annullato l’appuntamento alle Torri Gemelle, per di più all'ultimo momento: non lo avrebbe preso in partenza. Inoltre non avrebbe permesso ai figli di andare al lavoro presso il World Trade Center.
L'idea che Silverstein avesse preso un appuntamento di lavoro al World Trade Center per l’11 settembre e all'ultimo istante si sarebbe accorto d'essersi dimenticato che quello era il giorno stabilito per la distruzione dei due grattacieli suona perlomeno ridicola ed è un buon esempio della bizzarra visione del mondo richiesta dalle tesi di cospirazione.
La verifica negli archivi dei giornali rivela che la versione raccontata (rigorosamente senza fonti) dai sostenitori delle tesi alternative è romanzata e resa più drammatica rispetto ai fatti documentati giornalisticamente. Infatti Larry Silverstein non annullò affatto un appuntamento di lavoro per rimpiazzarlo con una visita dermatologica all'ultimo momento: al contrario, tentò di annullare la visita medica, che era prenotata già da tempo, per andare al World Trade Center. E Silverstein era comunque ancora a casa propria quando avvennero gli attacchi.
Il New York Magazine del 21 maggio 2005, il Wall Street Journal del 12 maggio 2007 e il Financial Times dell'8 settembre 2007 riferiscono infatti che al momento del primo attacco (8:46) Silverstein era nel proprio appartamento a Park Avenue e voleva annullare l'appuntamento medico (non quello di lavoro) per recarsi all'88° piano della Torre Nord, dove stava traslocando gli uffici della propria società. Mentre la moglie Klara stava insistendo affinché non mancasse la visita di routine con il proprio dermatologo, squillò il telefono: era il comandante dello yacht di Silverstein, che dai moli di Chelsea stava assistendo agli attacchi alle Torri Gemelle e lo avvisava dell'accaduto.
Ecco come ne parla il Wall Street Journal:
Larry Silverstein began spending every morning at the World Trade Center shortly after he inked a 99-year deal to operate the complex in July 2001. The New York developer would have breakfast at Windows on the World, the restaurant on the 107th floor of the North tower, and then meet for several hours with tenants. But on the morning of Sept. 11, 2001, he was at home, dressing for a doctor's appointment his wife had made for him, instead of at his usual table at Windows. "I had said to my wife, sweetheart, cancel my doctor's appointment. I have so much to do at the Trade Center," he recalls. "She got very upset and told me I had to go. As it turns out, that saved my life."
While he was still getting ready for his doctor's appointment, Mr. Silverstein learned that the first plane hijacked by terrorists had struck the North tower. He turned on his television just in time to see the second plane fly into the South tower. No one at Windows on the World survived.
Traduzione: Larry Silverstein iniziò a trascorrere ogni mattina presso il World Trade Center poco dopo aver firmato un accordo per 99 anni per la gestione del complesso, nel luglio del 2001. L'immobiliarista di New York faceva colazione presso Windows on the World, il ristorante al 107° piano della Torre Nord, e poi incontrava gli inquilini per diverse ore. Ma la mattina dell'11 settembre 2001 era a casa e si stava vestendo per un appuntamento con il medico che gli aveva prenotato la moglie, invece di stare al suo solito tavolo presso il Windows. "Avevo detto a mia moglie 'Tesoro, annulla il mio appuntamento dal medico. Ho così tanto da fare al Trade Center'", ricorda. "Lei si arrabbiò molto e mi disse che ci dovevo andare. Il caso volle che questo mi salvasse la vita."
Mentre si stava ancora preparando per il proprio appuntamento dal medico, Silverstein venne a sapere che il primo aereo dirottato dai terroristi aveva colpito la Torre Nord. Accese il proprio televisore appena in tempo per vedere il secondo aereo che colpiva la Torre Sud. Nessuno nel Windows on the World sopravvisse.
Con o senza la visita medica, insomma, Silverstein non sarebbe stato nelle Torri al momento degli impatti degli aerei.
Al momento dell'impatto del primo aereo, il figlio Roger era invece già nel parcheggio del World Trade Center 7, mentre la figlia Lisa fu bloccata e mandata indietro dalla polizia quando era ancora lontana dalla zona commerciale della città.
Si può pensare che Silverstein fosse al corrente degli attacchi e pianificò la propria salvezza e quella dei figli, ma di questa tesi non c'è nessuna prova, e il fatto che il figlio fosse vicino alle Torri stride con questa pesante insinuazione. Oppure si può pensare, più banalmente, che Larry Silverstein e i suoi figli furono fra le tante persone che per varie ragioni o ritardi non erano nelle Torri Gemelle quella mattina, diversamente dal solito.
Persone come Ari Schonbrun, della Cantor Fitzgerald, che perse il treno; Michael Lomonaco, chef del Windows on the World (ristorante al 106° e 107° piano della Torre Nord), che si fermò dall'oculista prima di andare al lavoro; Thomas Michaud, amministratore della Keefe, Bruyette and Woods, che si dilungò a casa qualche minuto; Tom Maciejewski, programmatore per la Lehman Brothers, partito da casa in ritardo; Ludwig Heijden, turista in visita dall’Olanda, che voleva visitare le Torri quella mattina ma decise di fermarsi prima a fare colazione; Rick Filkins, avvocato che lavorava al 29° piano della Torre Sud, che si attardò per compilare un documento elettorale; Guy Tozzoli, presidente della World Trade Centers Association, che doveva raggiungere il proprio ufficio al 77° piano della Torre Nord ma fu bloccato da un incidente stradale (New York Daily News). Essere arrivati in ritardo non fa di loro automaticamente dei complici del complotto.
Anche un'altra persona arrivò in ritardo al lavoro l'11 settembre. Normalmente sarebbe salita al Windows on the World per fare colazione, ma essendo in ritardo andò direttamente agli uffici del proprio reparto, situati nei piani interrati. Se avesse seguito la propria normale tabella di marcia, l'impatto del primo aereo lo avrebbe intrappolato in cima alla Torre Nord. Invece quel provvidenziale ritardo di mezz'ora lo salvò (Spingola.com). La persona era William Rodriguez, all'epoca custode del World Trade Center e oggi uno dei più celebri sostenitori delle tesi di cospirazione.
In sintesi, da una parte abbiamo una macchinosa tesi di complotto presentata fideisticamente, senza alcuna pezza d'appoggio e basata (fino a prova contraria) solo su un ipse dixit di Mazzucco; dall'altra abbiamo almeno tre fonti giornalistiche indipendenti che delineano semplicemente una delle tante coincidenze, fortunate o rovinose, che caratterizzarono quel giorno.
Restiamo in serena attesa che Mazzucco documenti le fonti delle sue asserzioni oppure, come già accaduto di recente, riconosca di aver copiato, senza effettuare alcuna verifica, da fonti manipolate e di seconda mano invece di risalire agli originali, e di essere stato corretto dai tanto vituperati debunker. Si può pensare quello che si vuole sugli eventi dell'11 settembre, ma non è certo con una ricerca del genere, priva dei requisiti qualitativi minimi di qualunque indagine giornalistica, che si arriverà alla verità. Qualunque essa sia.