2010/01/30

Visita al memoriale del Pentagono

di Mattia Butta - www.butta.org

Trovandomi a Washington per lavoro, sono andato a visitare il memoriale costruito davanti al Pentagono per ricordare le vittime dell'attacco terroristico dell'11 settembre.

È il 18 gennaio, giorno in cui si ricorda Martin Luther King, e quindi festività nazionale. L'area attorno al Pentagono è perciò deserta, visto che nessuno va al lavoro. Deserta e silenziosa, il che rende tutto ancora più suggestivo.

Il memoriale è semplice, vi si entra senza formalità, perché è direttamente connesso col parcheggio antistante il Pentagono. È formato da panchine sulle quali sono incisi i nomi delle vittime, tutte rivolte verso il punto dell'impatto.

Nella sua semplicità ha una grande forza visiva, perché quando ci si trova al suo interno, la struttura del memoriale crea la prospettiva che richiama con le panchine e i vialetti la dinamica dello schianto. Non so quale sia l'intenzione del progettista, ma la struttura delle panchine mi ha dato la sensazione di quelle strutture flessibili, che se le schiacci poi si rialzano, come un filo d'erba. Un po' come se ogni panchina rappresentasse una vita schiacciata da quell'aereo, ma che poi si rialza nella memoria di chi ricorda quell'avvenimento.


Gli aerei sopra il Pentagono


Durante la visita al memoriale ho visto tanti aerei sorvolare il Pentagono. Chi ha gli occhi aperti già lo sa: a un tiro di schioppo dal Pentagono sorge un aeroporto, perciò sono moltissimi gli aerei che quotidianamente sorvolano l'edificio, senza che nessuna contraerea modello Mazinga si metta ad abbatterli. Ma siccome ripetere fa bene, soprattutto in considerazione del fatto che ogni tanto qualche personaggio se ne esce ancora con la storia che gli aerei non possono volare sopra il Pentagono, ho fatto qualche foto per dare un'ulteriore testimonianza del fatto che l'edificio viene sorvolato ogni cinque minuti.

Si noti una cosa: le foto le ho fatte dal memoriale (dove è consentito fotografare) e dal piazzale adiacente. Ho provato a fotografare un aereo dal lato del Pentagono dove sorge la fermata della metro. Da quel punto gli aerei sono notevolmente più grandi, essendo più vicino al tragitto dell'aereo, e la vicinanza col Pentagono si nota meglio. Ho provato, dicevo, perché in quel momento ho sentito una sirena della polizia che significava "metti via la macchina fotografica se non vuoi avere casini". Cosa che ho fatto prontamente, con un rapido movimento delle orecchie che si piegavano in basso.

Faccio notare che i poliziotti non sono poi venuti ad identificarmi. Questo per far capire, ancora una volta, quanto è leggera la sorveglianza attorno al Pentagono: io già mi immaginavo di essere fermato dalla polizia, che mi controllassero le foto in memoria... Niente, giusto un cicchetto con la sirena, come se il discorso fosse "oh, dobbiamo farti rispettare le regole, però non è che ci interessi più di tanto".

E lo stesso vale per le foto al memoriale, dove sono consentite e dove quindi puoi fotografare in libertà l'edificio, mentre questo è vietato fuori dal memoriale. Sinceramente non capisco la logica: se è potenzialmente pericoloso che cittadini fotografino il Pentagono da un lato perché non lo è dall'altro?


Airfone del volo 93


Una particolare tipologia di complottisti undicisettembrini è quella secondo i quali il Volo 93 non si è schiantato in Pennsylvania, ma è stato dirottato altrove, con la gente che non è morta ma è andata a farsi un'altra vita chissà dove.

Queste persone ovviamente chiudono gli occhi di fronte ai resti, benché minuti, che sono stati ritrovati di quell'aereo. Ieri, al Museo della Storia Americana, ho visto uno di quei resti, un Airfone. Ve lo propongo con queste immagini, giusto per tenerci a mente che i resti del Volo 93 sono stati ritrovati eccome.