2024/12/06

Who is Khalid Sheikh Mohammed, the mastermind of 9/11

by Leonardo Salvaggio. The Italian original version is available here.


Although the most well-known name among the planners of 9/11 is that of Osama bin Laden, the true organizer of the attacks was the Pakistani terrorist Khalid Sheikh Mohammed (often referred to by the acronym KSM).

Khalid Sheikh Mohammed was born in Pakistan in the region of Baluchistan on April 14, 1965, but spent his early years in Kuwait, where at the age of sixteen he joined the Muslim Brotherhood. After completing high school in 1983, he moved to the United States, enrolling at Chowan College in North Carolina. After just one semester, he transferred to North Carolina Agricultural and Technical State University, where he graduated in mechanical engineering in 1986.

After finishing his studies, he returned to Pakistan for the first time and there he joined the Afghan mujahideen in their resistance against the Soviet invasion. Between 1988 and 1992, he also worked with a non-governmental organization supported by the Afghan guerrilla leader Abd al-Rasul Sayyaf, which operated in Pakistan and Afghanistan, raising funds to support the Afghan resistance. In 1992, he fought in Bosnia before returning to Qatar, where he worked as an engineer for the Ministry of Electricity and Water.

In 1993, the terrorist Ramzi Yousef, KSM’s nephew who was only two years younger, was the perpetrator of the first bombing of the World Trade Center in New York. From that point, U.S. forces turned their attention to both KSM and his nephew. The attack carried out by his nephew gave KSM the idea of striking the U.S. with another terrorist attack, driven by American support for the state of Israel. In 1994, KSM moved for a few months to the Philippines with Ramzi Yousef, where they planned the attack known as “Bojinka” (which involved the simultaneous explosion of several airplanes in different parts of the world). The plot failed when one of their collaborators, the Pakistani terrorist Murad, accidentally detonated a bomb while assembling it. At the time of Murad's arrest, KSM had already fled to Qatar and from there moved to Afghanistan.

In 1996, KSM presented his original plan to bin Laden for what would later become the 9/11 attacks. The initial proposal involved hijacking ten planes to crash them into nine targets on both U.S. coasts. The last plane, piloted by KSM himself, would land at an unspecified airport where he would summon the media to address the American government in a worldwide broadcast. This plan would have placed KSM as the central figure in the operation. Bin Laden rejected it due to its evident complexity (and perhaps because he did not want to be overshadowed by KSM), and the plan was renegotiated over the following years, eventually leading to the final version.

During this time, bin Laden proposed to KSM that he formally join al-Qaeda, but KSM rejected the offer and never accepted it. Nonetheless, KSM moved to Kandahar to plan the attacks with the leadership of al-Qaeda, including bin Laden.

After the 9/11 attacks, in 2002, a video showing the beheading of CNN journalist Daniel Pearl was released, and the FBI believes that the killer, whose face is not shown, was actually KSM. That same year, the terrorist Abu Zubaydah was captured in Pakistan, and during interrogations, he confirmed the important role KSM played in planning the attacks. KSM himself later confirmed this in an interview with journalists Yosri Fouda and Nick Fielding, which was published in the book Masterminds of Terror.

KSM was captured in 2003 while he was sleeping, and for the first three years, he was detained in various prisons across Europe. The terrorist was interrogated and tortured, providing partial and sometimes completely false information. For example, he gave useful information about the whereabouts of Hambali (another planner of 9/11), but he said nothing about the hiding places of Osama bin Laden or al-Zawahiri. He also fabricated claims that al-Qaeda possessed nuclear weapons, a completely invented allegation.

Since 2006, he has been held at Guantanamo, and his trial began in 2021.


Sources:

Chi è Khalid Sheikh Mohammed, l'organizzatore degli attentati dell'11/9

di Leonardo Salvaggio. Una traduzione in inglese è disponibile qui.


Nonostante il nome più noto tra i pianificatori dell'11/9 sia quello di Osama bin Laden, il vero organizzatore degli attentati fu il terrorista pakistano Khalid Sheikh Mohammed (spesso indicato con l'acronimo di KSM).

Khalid Sheikh Mohammed nacque in Pakistan nella regione del Baluchistan il 14 aprile del 1965, ma visse i primi anni della sua vita in Kuwait dove a sedici anni si unì ai Fratelli Musulmani. Dopo aver concluso le scuole superiori nel 1983, si trasferì negli Stati Uniti e si iscrisse al Chowan College in North Carolina e dopo un solo semestre si trasferì alla North Carolina Agricultural and Technical State University dove nel 1986 si laureò in ingegneria meccanica.

Terminati gli studi tornò in Pakistan per la prima volta e da lì si unì ai mujahideen afghani nella resistenza contro l'invasione sovietica. Tra il 1988 e il 1992 collaborò anche con un'Organizzazione Non Governativa, sostenuta dal guerrigliero afghano Abd al-Rasul Sayyaf, che operava in Pakistan e Afghanistan attraverso la quale raccolse fondi per sostenere la resistenza afghana. Nel 1992 combatté anche in Bosnia, prima di tornare in Qatar dove lavorò come ingegnere per il Ministero dell'Elettricità e dell'Acqua.

Nel 1993 il terrorista Ramzi Yousef, nipote di KSM di soli due anni più giovane, fu l'autore materiale del primo attentato contro il World Trade Center di New York e da allora le forze USA posero la propria attenzione su entrambi. L'attentato condotto dal nipote diede a KSM l'idea di colpire gli USA con un altro attentato terroristico, per via del supporto americano allo stato di Israele. Nel 1994 KSM si trasferì per qualche mese nelle Filippine con Ramzi Yousef dove i due pianificarono l'attentato noto come "Bojinka" (che prevedeva l'esplosione simultanea di vari aerei in diverse zone del mondo) che fallì quando uno dei loro collaboratori, il terrorista pakistano Murad, fece esplodere una bomba mentre la stava assemblando. Al momento dell'arresto di Murad, KSM era già fuggito in Qatar e da lì si spostò in Afghanistan.

Nel 1996 KSM propose a bin Laden il proprio piano originale per quello che poi avvenne l'11 settembre del 2001. La prima proposta prevedeva di dirottare dieci aerei da far schiantare contro nove obiettivi sulle due coste, l'ultimo pilotato dallo stesso KSM sarebbe atterrato in un aeroporto da definire in cui avrebbe convocato i media per poter rivolgere in mondovisione le proprie accuse al governo americano. Il piano prevedeva quindi per lo stesso KSM un ruolo da assoluto protagonista. Bin Laden lo scartò per l'evidente complessità (e forse per non venire adombrato da KSM) e il piano fu rinegoziato per anni fino ad arrivare a quello finale.

Durante quel periodo bin Laden propose a KSM di unirsi ufficialmente ad al-Qaeda, ma quest'ultimo rifiutò e non accettò mai la proposta. In ogni caso KSM si trasferì a Kandahar per poter pianificare gli attentati con i vertici di al-Qaeda e lo stesso bin Laden.

Dopo gli attentati dell'11/9, nel 2002, venne pubblicato il video della decapitazione del giornalista della CNN Daniel Pearl e l'FBI ritiene che l'assassino, che non si vede in faccia, sia proprio KSM. Nello stesso anno venne catturato in Pakistan il terrorista Abu Zubaydah che confermò durante gli interrogatori il ruolo importante che KSM ebbe nella pianificazione degli attentati. Lo stesso KSM confermò di essere stato il pianificatore in un'intervista rilasciata ai giornalisti Yosri Fouda e Nick Fielding pubblicata nel libro Masterminds of Terror.

KSM venne catturato nel 2003 durante il sonno e per i primi tre anni fu detenuto in diverse prigioni in Europa. Il terrorista venne interrogato e torturato e diede informazioni parziali e a volte del tutto scorrette. Ad esempio, diede informazioni utili su dove si trovasse Hambali (un altro dei pianificatori dell'11/9), ma non disse niente su dove si nascondessero Osama bin Laden o al-Zawahiri. Non disse nulla sugli attentati che sarebbero avvenuti a Madrid nel 2004 e inventò che al-Qaeda avesse armi atomiche, circostanza del tutto inventata.

Dal 2006 è detenuto a Guantanamo e il processo contro di lui è iniziato nel 2021.


Fonti:

2024/11/24

Nuovo episodio con Adam Fitzgerald (con la partecipazione del ricercatore Sean Russell)

di Leonardo Salvaggio

Nel nuovo episodio del mio spazio ricorrente con Adam Fitzgerald (autore del podcast sull'11/9 The Darkened Hour) parliamo della storia di Khalid Sheikh Mohammed, l'ideatore degli attentati dell'11/9, e in questa occasione si è unito alla discussione come ospite anche il ricercatore americano Sean Russell (coautore del podcast Beyond Ground Zero).

L'elenco completo degli episodi della serie è disponibile nella colonna di destra di questo blog.


2024/09/14

Nuovo video con Adam Fitzgerald

di Leonardo Salvaggio

Il ricercatore americano Adam Fitzgerald mi ha invitato per un nuovo video sul suo canale, questa volta parliamo del mio viaggio a Culver City in cui ho visitato il ristorante e la moschea dove due dei dirottatori sono stati con gli operativi sauditi che li hanno aiutati in California. Il link alla playlist intera dei miei video con Adam Fitzgerald è disponibile nella colonna di destra di questo blog.

2024/09/11

World Trade Center: an interview with survivor and activist Anne Marie Principe

by Leonardo Salvaggio. An Italian translation in available here.

For the twenty-third anniversary of 9/11, Undicisettembre is offering its readers the personal account of survivor Anne Marie Principe. Anne Marie was on her way to her office near the World Trade Center when the first plane struck. After surviving the attacks, she became an advocate for healthcare treatments and co-founded Affinity Healthcare Advocates (AHA), an organization dedicated to raising funds for 9/11 survivors' medical treatments and advocating for state and federal coverage of the healthcare costs associated with illnesses caused by the attacks.

Donations to support AHA are welcome and can be done at this address.

We would like to thank Anne Marie Principe for what she does and for her availability and willingness to help.



Undicisettembre: Can you give us a general account of what you saw and experienced on 9/11?

Anne Marie Principe:
At that time I had a small business on Greenwich Street, which was several blocks up from the towers. I came in on the ferry that morning, it was beautiful and perfect morning. There was a blue sky like we never see it here in New York City. As I was walking up the street, I heard the first plane hit, even if it didn't see it. I remained in the street with other people, we were all looking up, watching the hole in the tower with the smoke coming out and trying to figure out what it was.

We could not tell it was an airliner. We could only see a gaping hole in the building. There were birds on fire. People in the towers started to break windows, probably to breathe, to get air. The we saw something coming out of those windows. Initially, we thought it was furniture being thrown from the openings, then we realized it was people jumping.

Fifteen minutes later, we saw the second plane coming, but in a situation like that your brain does not compute what you are seeing. It was impossible to understand what was happening. At that moment it became apparent that this was intentional and that also the first one, as this second one, was an airliner and not a small aircraft. I remained in the streets, probably from shock. Before we had realized it was intentional we were all curious what it was and that people were okay, but the second plane changed it all: people were just heated screaming in shock, it was indescribable and all you could hear were sirens. To this day if I hear a continuous siren it unsettles me, it bothers me.

We saw rescuers coming to the scene, they weren't even talking to one another, they were concerned about running into that building to get people out, there wasn't time for them to talk or to stop.

There were lots of horrific things that we witnessed and we remained watching this in horror. That went on until we felt the ground shake beneath our feet. It was a sound like a freight train. We looked up and we saw the South Tower like it was melting. This also was incomprehensible: it just came down, it collapsed and debris flew everywhere. When the first tower came down people went quiet for the chaos and again all you could hear were sirens and horns going off.

I was not hit but I was covered in dust. There was another ferry location north of the World Trade Center and I started to walk four miles to get out of the city and take another ferry. While I was walking we felt and heard the second tower collapsing, we turned around and saw the North Tower was no longer there. It was gone. It had vanished. That was startling, to look and to see that these two tall powerful structures no longer existed. They were just smoking dust.

Once we got across the water to the landing we could still see what was going on. They kept us there at that site because at that time no one really knew. Were there other planes coming in? What will happen next? They didn't have information so they shut the roads down both for emergency vehicles to get through and for people to remain safe. So they didn't release us until about 4:30 or 5 o'clock that night. We couldn't get through to our families because the cellphone units were on top of the towers, so our cell phones and radios all went silent. Moreover of course many people were trying to make phone calls and it literally overloaded the system. So my family did not know that I was still alive.

I went to the emergency room immediately after and it didn't matter what they gave me, my body and my mind were so traumatized I just couldn't stop shaking.

I went back to the city the next day, and all the days after because it was my company and I didn't know what else to do. This had been my successful small business for many years. I had a lease, I had people I was responsible to, so I went in everyday hoping to recover, but that was not to come for us. On the contrary we almost begun to get sick immediately. You can hear my voice, my vocal cords were damaged by the dust. They were so irritated and burned, that it impacts my voice to this day.


Undicisettembre: How did you restart your company after 9/11?

Anne Marie Principe: I'm still not sure how we did anything. We had no phone lines, we had no internet, we had no access and our mail was even anthraxed so we couldn't get mail. It was almost impossible to run a business and that was how I came to form a small business lobby with some other small businesses. This amazing attorney named Jeannine Chanes stepped forward to help us form officially a small business lobby and we began to talk to our city council, our senators and our congress people to try to get our streets open and our phone lines back.

Those government agencies had no guideline for how to help us or what to do. They had to restore sewers which were over 100 years old, all the phone lines had to be restored too and this was New York, a city of 8 million people and 12,000 small businesses downtown alone without counting the residents. It was a monumental task for them. When the towers came down, they shook the surrounding areas so badly that they had also to ensure that the other buildings were safe for people to go into.

9/11 changed me forever, it was an incredible catalyst for change. When something that horrific happens to you people will say you don't have a choice, but indeed you do have a choice. You can either collapse, do nothing and fall into despair, or you can choose to go on and to do something. I felt so powerless. We all had lost businesses, colleagues, friends, and our city looked like it was bombed. You're in ruins and for me being able to do something gave me back that feeling of power that there was something I could do to help fix this, to make the change.


Undicisettembre: Would you like to tell us to tell us something about what you do now as an advocate for healthcare? Because you're still very involved with this, so I think it's very relevant.

Anne Marie Principe: While I was trying to get my business up and running again the things that were important to me had completely changed and I realized that the work that I was doing, which was successful, didn't make a difference and I wanted to make the difference. So I started to advocate for healthcare; there was a clinic downtown funded by Tom Cruise that was treating people, I worked with that foundation for some time raising funds to help other people get treated. I just found the place that I was supposed to be, I found something I was very good at. It was something that meant a lot to me and to other people.

It helped me to heal mental health wise, it made a tremendous difference for me and on how I see things. There are serious mental health issues in my community. These were civilians that were basically in a war zone that was under attack and people don't know how to cope with that. So finding ways to get people treated physically and mentally was very important to me.

I began to work with Capitol Hill a lot, because those people had the most power to create that change to pass bills to fund healthcare. Most recently, I've been working with a veterans coalition of fifty organizations of first responders, survivors and veterans who also experienced serious mental health issues, PTSD or suicidal tendencies. We have found that psychedelics are some of the most incredible treatment options for mental health and that they are literally a cure. It's very hard to go to therapy and repeat your horrific story to a therapist week after week, so antidepressants and psychiatry alone are not a fix. Right now we have a psychedelic bill moving through Congress and it does look like it's going to pass, it will be a historic bill and it will reschedule psychedelics for mental health treatments.

Affinity Healthcare Advocates, l'associazione fondata da Anne Marie Principe

Undicisettembre: So you're also in touch with a lot of other 9/11 survivors. Do you guys ever ask about it? What are other people's accounts like?

Anne Marie Principe: We have two ceremonies every year, on September 11 and May 30, because that was the closing of what we call "the pit". What was left of the towers was just a giant pit several stories down, I can't even describe to you how vast it was, where they had dug out all of the debris and cleaned the area so that it could be rebuilt. So May 30 and September 11 every year the first responders, survivors and residents come together at Ground Zero to meet and remember. There is peace amongst us given by the fact that you are with someone who completely understands what you went through, what you feel and what you continue to go through. Because this doesn't end for us, it just doesn't. We are all sick and there are more than 6000 people that have died from the toxic dust since that day.

I have a text chain with six or seven female responders. One of the interesting things that I found, being one myself, is that women are often left out of the conversation. People don't acknowledge that the women were there helping and working on the pile, taking care of people bandages, food, any kind of service. The women were there as well and they are often forgotten and left out of many of the healthcare discussions.

There are reproductive issues and fertility issues, our cancers were only included in the program 10 years after men's particular issues were taken care of. We are not really represented on the committee for the healthcare program and this is something that we often speak about: how do we address that? The next thing I'm looking to do is to correct that piece of injustice.

There were pregnant women on 9/11, those women gave birth to children who are now sick and from it and the government will not recognize that. Those children have issues with their bones and their lungs, they're not as tall as other children, they have cognitive issues. This is also part of what I do, we call it "The sisterhood of Ground Zero". These women are coming together and saying "We have to advocate for ourselves. We have to find all the other women and make sure our voices are heard." It took us over a decade for those women to be covered and there are women who have already passed.


Undicisettembre: What do you think about how the government reacted in the first place? I see you are somehow criticizing but I think that probably this needs to be elaborated.

Anne Marie Principe: Initially, I concede that nobody knew what to do. How do you know what to do when something like this happens? What do you do? Where do you start? They just didn't even know where to begin. But my greater understanding came as we started to do hearings at the City Hall and at Capitol Hill, they were denying that we were getting sick.

The EPA, Environmental Protection Agency, lied when they said the air was safe, I was actually at the hearing on Capitol Hill when they finally admitted they didn't even have equipment that could measure what we were hit with. Rather than say "Our equipment can't even measure this" they were just like "You know what? We don't understand this. Let's just say it's okay."

Intellectually, I get they made a conscious choice to send us back in. They needed to show that New York City was strong and it was going to recover. Wall Street is the financial capital of the world and you couldn't let it fall. So we were the price that was paid, it was the need of the few versus the need of the many. Emotionally, I think "Have you intentionally sent us back in and you asked us to pay a price but then you're not willing to cover that cost?" The city didn't want to cover it, the state didn't want to cover it, nobody wanted to cover it and finally it became an issue with the federal government. Getting Congress and Senate to approve those funds took nearly 10 years. In that time many people passed from their illnesses.

Had they initially had us do chelation, take medications or supplements, it probably would have saved many lives. For myself, I had done a detox program to get the toxins out of my body. It wasn't until 2018 that I developed my cancer and I believe that that detox extended and saved my life. I don't know if I'd still be here without that detoxification. It is disappointing to me that we still have to fight our government to take care of us. It feels like a calling.


Undicisettembre: How does 9/11 affect your everyday life?

Anne Marie Principe: It is something I am forced to think about. My voice is a constant reminder, my breathing irritates when the air quality is not good and I can't leave my house on those days. We send alerts to each other when the air quality is poor to remind others not to go outside. I had a brain tumor that had to be removed, in 2018 I developed a breast cancer and a few weeks ago I finished my eleventh surgery.

My body bears the scars of 23 years. Waking up in the morning and breathing alone is a constant reminder of 9/11. It doesn't end for us. The needs of my community are important to me and I do believe doing something positive and proactive is empowering. I will not stop my work until this is made right.

World Trade Center: intervista alla sopravvissuta e attivista Anne Marie Principe

di Leonardo Salvaggio. L'originale in inglese è disponibile qui.
In occasione del ventitreesimo anniversario dell'11 settembre, Undicisettembre offre ai suoi lettori la testimonianza personale della sopravvissuta Anne Marie Principe. Anne Marie si stava recando al suo ufficio vicino al World Trade Center quando il primo aereo colpì. Dopo essere sopravvissuta agli attacchi, è diventata un'attivista per i trattamenti sanitari e ha co-fondato Affinity Healthcare Advocates (AHA), un'organizzazione dedicata a raccogliere fondi per i trattamenti medici dei sopravvissuti all'11 settembre e ad ottenere copertura statale e federale per le spese sanitarie legate alle malattie sviluppate a causa degli attacchi.

Le donazioni in supporto di AHA sono benvenute e possono essere fatte a questo indirizzo.

Ringraziamo Anne Marie Principe per ciò che fa e per la sua cortesia e il suo aiuto.




Undicisettembre: Puoi farci un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto l'11 settembre?

Anne Marie Principe:
Al tempo avevo una piccola azienda in Greenwich Street, ad alcuni isolati dalle torri. Arrivai in traghetto quella mattina, era una mattina bellissima e con un clima perfetto. C'era un cielo azzurro come non lo vediamo mai qui a New York. Mentre camminavo, sentii lo schianto del primo aereo, anche se non lo vidi. Rimasi in strada con altre persone, guardavamo tutti in alto verso il buco nella torre da cui usciva il fumo e cercavamo di capire cosa fosse.

Non sapevamo che fosse un aereo di linea. Vedevamo solo il buco nell'edificio. C'erano anche uccelli in fiamme. Qualcuno all'interno delle torri ruppe delle finestre, probabilmente per respirare, per prendere aria. Poi vedemmo qualcosa uscire da quelle finestre. Inizialmente pensavamo che fossero mobili lanciati dalle aperture, poi capimmo che erano persone che si buttavano.

Quindici minuti dopo, vedemmo arrivare il secondo aereo, ma in una situazione del genere il tuo cervello non processa ciò che stai vedendo. Era impossibile capire cosa stesse succedendo. In quel momento fu ovvio che fosse intenzionale e che anche il primo, come questo secondo, era un aereo di linea e non un piccolo aereo. Rimasi ferma in strada, probabilmente per lo shock. Prima di renderci conto che era intenzionale, eravamo tutti curiosi di sapere cosa fosse e ci preoccupavamo che le persone stessero bene, ma il secondo aereo cambiò tutto: eravamo tutti agitati e urlavamo per lo shock, era indescrivibile e si sentivano solo sirene. Ancora oggi se sento una sirena continua mi inquieta, mi dà fastidio.

Vedemmo i soccorritori arrivare sul posto, non parlavano nemmeno tra loro, erano solo concentrati a correre in quell'edificio per far uscire le persone, non avevano tempo di parlare o fermarsi.

Assistemmo a molte cose orribili e rimanemmo a guardare con orrore finché non sentimmo la terra tremare sotto i nostri piedi. Era un suono come quello di un treno merci. Alzammo lo sguardo e vedemmo la Torre Sud come se si stesse sciogliendo. Anche questo era incomprensibile: semplicemente è venuta giù, è crollata e i detriti finirono ovunque. Quando la prima torre venne giù, la gente rimase in silenzio per il caos e di nuovo si sentivamo solo sirene e clacson che suonavano.

Non rimasi colpita ma ero ricoperta di polvere. C'era un altro traghetto che potevo prendere a nord del World Trade Center e iniziai a camminare per oltre sei chilometri per uscire dal centro e prendere il traghetto. Mentre camminavo sentii la vibrazione e il rumore della seconda torre che crollava, ci voltammo e vedemmo che la Torre Nord non c'era più. Era scomparsa. Era sorprendente guardare e vedere che queste due alte e potenti strutture non esistevano più. Rimaneva solo polvere che fumava.

Una volta attraversato il fiume e arrivati all'altra riva continuavamo a vedere quello che stava succedendo. Ci trattennero in quel luogo perché nessuno ancora sapeva cosa sarebbe successo. C'erano altri aerei dirottati? Cosa succederà dopo? Nessuno sapeva nulla, quindi chiusero le strade sia per il passaggio dei veicoli di emergenza che per la sicurezza delle persone. Potemmo andare via verso le 16:30 o le 17. Non era possibile contattare le nostre famiglie perché le unità dei cellulari erano in cima alle torri, quindi i cellulari e le radio non funzionavano. Inoltre, ovviamente, molte persone cercavano di telefonare e questo sovraccaricava il sistema. Quindi la mia famiglia non sapeva che ero viva.

Andai al pronto soccorso immediatamente e qualunque cosa mi dessero, il mio corpo e la mia mente erano così traumatizzati che non riuscivo a smettere di tremare.

Tornai in città il giorno dopo e tutti i giorni seguenti perché era la mia azienda e non sapevo cos'altro fare. Era la mia azienda di successo da molti anni. Avevo un contratto di locazione, avevo delle persone verso cui ero responsabile, quindi andavo tutti i giorni sperando di far ripartire le cose, ma non accadde. Anzi, iniziammo ad ammalarci subito. Senti la mia voce, le mie corde vocali sono rimaste danneggiate dalla polvere. Rimasero irritate e ustionate e questo ha avuto un impatto sulla mia voce che dura tuttora.


Undicisettembre: Come avete fatto ripartire l'azienda dopo l'11 settembre?

Anne Marie Principe: Ad oggi non so come abbiamo fatto. Non avevamo linee telefoniche, non avevamo internet, non potevamo entrare in ufficio e avevamo ricevuto l'antrace per posta, quindi non potevamo nemmeno ricevere posta. Era quasi impossibile gestire un'azienda e formammo una lobby con altre piccole aziende. Una bravissima avvocata di nome Jeannine Chanes si offrì di aiutarci a formare ufficialmente una lobby di piccole aziende e prendemmo contatti con il consiglio comunale, i senatori e i membri del Congresso per cercare di riaprire le nostre strade e ripristinare le nostre linee telefoniche.

Quelle agenzie governative non avevano linee guida su come aiutarci o cosa fare. Dovevano ripristinare fogne che avevano più di cento anni, anche tutte le linee telefoniche dovevano essere ripristinate e questa era New York, una città di otto milioni di abitanti e 12.000 piccole aziende solo in centro, senza contare i residenti. Fu un'impresa colossale per loro. Quando le torri crollarono, scossero così violentemente le aree circostanti che gli enti pubblici dovettero anche verificare che gli altri edifici fossero sicuri per l'ingresso delle persone.

L’11 settembre mi ha cambiato per sempre, fu un incredibile catalizzatore di cambiamento. Quando ti accade qualcosa di così orribile la gente ti dirà che non hai scelta, ma non è così. Puoi crollare, non fare nulla e cadere nella disperazione, oppure puoi scegliere di andare avanti e agire. Mi sentivo impotente. Avevamo tutti perso lavoro, colleghi, amici e la nostra città sembrava essere stata bombardata. Ero in rovina e per me aver potuto fare qualcosa mi ha restituito una sensazione di speranza che potevo aiutare a risolvere la situazione, a portare un cambiamento.


Undicisettembre: Ci racconti qualcosa di quello che fai ora come sostenitore dell'assistenza sanitaria? Perché sei ancora molto coinvolta, quindi penso che per tua sia molto importante.

Anne Marie Principe: Mentre cercavo di rimettere in piedi la mia attività, è cambiata completamente la percezione delle cose che ritenevo importanti e mi sono resa conto che il mio lavoro, per quanto avesse successo, non faceva la differenza e io volevo fare la differenza. Così ho iniziato a occuparmi di assistenza sanitaria; c'era una clinica in centro finanziata da Tom Cruise che curava i sopravvissuti, lavorai con quella fondazione per qualche tempo raccogliendo fondi per aiutare altre persone a essere curate. Ho trovato esattamente il posto in cui volevo essere, ho trovato qualcosa in cui ero molto brava. Significava molto per me e per le altre persone.

Mi ha aiutato a guarire dal punto di vista della salute mentale, ha fatto un'enorme differenza per me e per come vedo le cose. Ci sono seri problemi di salute mentale tra di noi sopravvissuti. Si tratta di civili che si sono trovati fondamentalmente in una zona di guerra sotto attacco e nessuno sapeva come affrontarlo. Quindi trovare modi per curare le persone fisicamente e mentalmente è stato molto importante.

Iniziai a lavorare molto con il Congresso, perché quelle persone avevano il potere di creare quel cambiamento e approvare proposte di legge per finanziare l’assistenza sanitaria. Più recentemente, ho lavorato con una coalizione di cinquanta organizzazioni di primi soccorritori, sopravvissuti e veterani che hanno anche avuto gravi problemi di salute mentale, disturbo da stress post-traumatico o tendenze suicide. Abbiamo scoperto che gli psichedelici sono ottime opzioni terapeutiche per la salute mentale e sono di fatto una cura. È molto difficile fare la terapia e ripetere la tua orribile storia a un terapista ogni settimana, quindi gli antidepressivi e la psichiatria da soli non risolvono nulla. In questo momento c'è un disegno di legge sugli psichedelici in fase di esame al Congresso e sembra possa essere approvato a breve, sarà un disegno di legge storico e consentirà di prescrivere gli psichedelici per i trattamenti di salute mentale.

Affinity Healthcare Advocates, the association founded by Anne Marie Principe

Undicisettembre: Quindi sei in contatto anche con molti altri sopravvissuti dell'11/9. Ne parlate? Cosa ti raccontano gli altri?

Anne Marie Principe: Facciamo due cerimonie ogni anno l'11 settembre e il 30 maggio, perché è l'anniversario della chiusura di quello che chiamiamo “il pozzo”. Ciò che restava delle torri era solo un gigantesco pozzo profondo vari piani, non riesco a descriverti quanto fosse vasto, da cui avevano tirato fuori i detriti e ripulito l'area in modo che potesse essere ricostruita. Così il 30 maggio e l'11 settembre di ogni anno i primi soccorritori, i sopravvissuti e i residenti si riuniscono a Ground Zero per incontrarsi e ricordare. C'è un’atmosfera di pace tra noi data dal fatto che le persone con cui ti trovi capiscono perfettamente cosa hai passato, cosa senti e cosa continui ad affrontare. Perché per noi tutto questo non è finito. Siamo tutti malati e da quel giorno sono più di 6000 le persone che sono morte a causa delle polveri tossiche.

Ho una chat di gruppo con sei o sette donne che quel giorno sono state soccorritrici. Una delle cose interessanti che ho scoperto, essendo io stessa una donna, è che le donne vengono spesso ignorate nella discussione. La gente non considera che le donne erano lì ad aiutare e lavorare sulla pila dei detriti, curando i feriti, occupandosi del cibo o di qualsiasi altro tipo di servizio. C'erano anche donne presenti e spesso vengono dimenticate ed escluse da molte discussioni sull'assistenza sanitaria.

Molte hanno avuto problemi riproduttivi o di fertilità, i tumori femminili sono stati inclusi nel programma solo dieci anni dopo che i problemi specifici degli uomini erano stati presi in considerazione. Non siamo realmente rappresentate nel comitato per il programma sanitario, di questo parliamo spesso: come affrontiamo la questione? La prossima cosa che cercherò di fare è rimediare a questa ingiustizia.

C'erano donne incinte l'11 settembre, quelle donne hanno partorito bambini che ora sono malati e per questo il governo non riconoscerà nulla. Quei bambini hanno problemi alle ossa e ai polmoni, sono più bassi degli altri, hanno problemi cognitivi. Anche questo fa parte di quello che faccio, lo chiamiamo “La sorellanza di Ground Zero”. Queste donne si uniscono in gruppo per dire: “Dobbiamo difendere noi stesse. Dobbiamo raggiungere le altre donne e assicurarci che le nostre voci siano ascoltate”. Ci è voluto più di un decennio perché quelle donne fossero incluse nei programmi governativi e alcune di loro nel frattempo sono morte.


Undicisettembre: Cosa pensi di come ha reagito inizialmente il governo? Vedo che in qualche modo lo stai criticando, ma penso che ci voglia una spiegazione più ampia.

Anne Marie Principe: Inizialmente ammetto che nessuno sapeva cosa fare. Come fai a sapere cosa fare quando succede qualcosa del genere? Cosa fai? Da dove inizi? Non sapevano nemmeno da dove cominciare. Ma capii di più quando iniziammo a tenere udienze con la città di New York e con il Congresso e ho scoperto che negavano che ci stessimo ammalando.

L'EPA, Environmental Protection Agency, ha mentito quando ha detto che l'aria era pulita, ero all'udienza al congresso quando alla fine ammisero che non avevano nemmeno l'attrezzatura adatta a misurare cosa c'era nell'aria. Invece di dire “Le nostre apparecchiature non sono adatte“, hanno detto semplicemente “Sai cosa facciamo? Siccome non lo sappiamo, limitiamoci a dire che la situazione è buona”.

Razionalmente, capisco che abbiano fatto una scelta consapevole nel rimandarci indietro. Avevano bisogno di dimostrare che la città di New York era forte e si sarebbe ripresa. Wall Street è la capitale finanziaria del mondo e non potevano lasciarla morire. Quindi noi eravamo il prezzo da pagare, erano le necessità di pochi contro le necessità di molti. Emotivamente invece penso: “Ci avete rimandato indietro intenzionalmente e ci avete chiesto di pagarne il prezzo e poi non siete disposti a coprirne i costi?” La città non ha voluto pagarlo, lo stato non ha voluto pagarlo, nessuno ha voluto pagarlo e alla fine è diventato un problema del governo federale. Per convincere il Congresso e il Senato ad approvare tali fondi ci sono voluti quasi dieci anni. In quel periodo molte persone sono morte per le malattie che hanno contratto.

Se da subito ci avessero fatto fare la chelazione, ci avessero dato farmaci o integratori, probabilmente avremmo salvato molte vite. Per quanto mi riguarda, avevo fatto in autonomia un programma di disintossicazione per eliminare le tossine dal mio corpo. È stato solo nel 2018 che ho sviluppato il cancro e credo che quella disintossicazione abbia prolungato e salvato la mia vita. Non so se sarei ancora qui senza quella disintossicazione. È deludente per me che dobbiamo ancora combattere con il governo affinché si prenda cura di noi. È come una missione.


Undicisettembre: L'11 settembre che effetto ha sulla tua vita quotidiana?

Anne Marie Principe: È una cosa che per forza ho sempre in mente. La mia voce me lo ricorda costantemente, mi si irritano le vie respiratorie quando la qualità dell'aria non è buona e in quei giorni non posso uscire di casa. Ci inviamo messaggi tra di noi quando la qualità dell’aria è scarsa per ricordare agli altri di non uscire. Avevo un tumore al cervello che mi è stato rimosso, nel 2018 mi è venuto un cancro al seno e poche settimane fa ho terminato il mio undicesimo intervento chirurgico.

Il mio corpo porta le cicatrici di 23 anni. Anche solo svegliarsi la mattina e respirare è un costante ricordo dell'11 settembre. Per noi non finisce. I bisogni della mia comunità sono importanti per me e credo che fare qualcosa di positivo e proattivo sia motivante. Non mi fermerò finché non sarà tutto risolto.

2024/09/04

Intervista alla consulente della 9/11 Commission Janice Kephart

di Leonardo Salvaggio

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista alla consulente della 9/11 Commission Janice Kephart, coautrice della monografia 9/11 and Terrorist Travel. Nel video parliamo di come i terroristi abbiano viaggiati negli anni precedenti agli attentati e di come abbiano avuto i visti per entrare negli USA.


2024/08/20

Sui luoghi degli incontri tra i dirottatori e gli operativi sauditi a Culver City

di Leonardo Salvaggio

Sono a Los Angeles per una settimana, è la seconda volta che ci vengo ma la prima ci sono rimasto troppo poco, questa volta invece ho finalmente tempo anche per andare a vedere a Culver City i luoghi degli incontri tra Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si schiantò contro il Pentagono, e gli operativi del governo saudita che li supportarono.

La prima tappa del mio percorso è il ristorante di Venice Boulevard dove l'agente dei servizi segreti sauditi Omar al-Bayoumi incontrò i due terroristi al loro arrivo negli USA il primo di febbraio del 2000. Al tempo era un ristorante italiano noto come Mediterranean Gourmet, mentre oggi è un ristorante tailandese che si chiama Thai Boom, il numero telefonico sull'insegna è lo stesso riportato sui documenti dell'FBI relativi all'indagine Operation Encore. Corrisponde l'indirizzo, corrisponde il numero di telefono: il ristorante è sicuramente quello.


Entro nel ristorante e vedo che si sviluppa tra due sale, una alla mia destra e una è quella in cui sono entrato dove si trova la cassa, il frigo, l'accesso alle cucine e dove ci sono due clienti che stanno mangiando a un tavolo. L'altra sala sembra leggermente più elegante, con i divanetti imbottiti al posto delle sedie.


È presto per fermarmi per pranzo ma il caldo si fa sentire e l'arsura è tanta, allora opto per qualcosa di freddo da bere. Il proprietario è gentilissimo e alla mia richiesta di una Diet Coke mi dice di prendere pure dal frigo quello che voglio. Non mi fa domande sul perché io stia facendo foto del suo ristorante, nemmeno quando continuo a farle anche mentre lui passa la mia carta di credito sul POS.

Sono passati più di vent'anni da quando al-Bayoumi è stato in quel locale con i dirottatori, è cambiata la proprietà e ovviamente anche il mobilio. Ha poco senso stare a chiedersi quale tavolo abbia occupato o dove stesse, perché probabilmente anche la disposizione era notevolmente diversa. E ha poco senso chiedersi se il proprietario e i clienti sappiano cosa è successo tra quelle mura nell'anno 2000, la risposta è probabilmente no, ma non chiedo.

Esco dal Thai Boom e mi dirigo al secondo luogo di questa visita: la moschea King Fahad di Washington Boulevard a poche centinaia di metri di distanza. I due terroristi hanno frequentato questa moschea durante la loro permanenza a Los Angeles in quanto nel gruppo dei sauditi che li hanno aiutati c'era anche Fahad al-Thumairy, diplomatico del consolato saudita e imam della medesima moschea. Parcheggio poco lontano e mi avvicino alla struttura, appena fuori c'è un gruppo di fedeli che parla tra di loro. Uno di loro mi viene incontro, chiedo se posso entrare e mi risponde con una gentilezza e un calore che sinceramente non mi aspettavo: mi dice che posso entrare, purché mi tolga le scarpe all'ingresso come previsto. Chiedo se posso scattare foto e mi risponde con la stessa gentilezza "You can take as many pictures as you want". Oltre alla cortesia mi stupisce che nessuno mi chieda da dove vengo e perché mi interessi quella moschea, non mi chiedono nulla.


Entro nella moschea e mi tolgo le scarpe riponendole nell'apposito scaffale. Noto che le mie Nike More Uptempo colorate stonano un po' tra le scarpe classiche che si trovano lì, ma poco importa. Alla mia destra si trova la biblioteca, alla mia sinistra gli uffici. Accedo all'atrio su cui vedo delle scritte in arabo sulla parete, chiedo alla guardia cosa ci sia scritto e mi dice che sono versetti del Corano. Procedo nella sala della preghiera che è molto più grande di come me la aspetto; ci sono dei fedeli inginocchiati verso La Mecca che pregano. Colpisce la mia attenzione un cartello che dice che è vietato dormire all'interno della moschea, in realtà perché mi stupisce che sia necessario specificarlo.

Esco salutando le persone con cui ho parlato e mi allontano. Anche in questo caso, mi chiedo se i frequentatori attuali di quella comunità sappiano che i due dirottatori sono passati di lì e chi era Fahad al-Thumairy. E anche questa volta mi tengo il dubbio.

Questo giro dovrebbe proseguire a San Diego, dove i due dirottatori si sono spostati grazie all'aiuto dei sauditi, ma questa volta proprio non ce n'è tempo, sarà per la prossima. Intanto quello che è importante è avere visto questi due posti, perché i luoghi fondamentali degli attacchi dell'11/9 non sono solo sulla East Coast, ma passano anche inevitabilmente da Culver City in California.

2024/07/29

Secondo video con Adam Fitzgerald

di Leonardo Salvaggio

Il ricercatore americano Adam Fitzgerald mi ha invitato per la seconda volta sul suo canale YouTube per una discussione sulle occasioni perse di sventare gli attentati dell'11/9, nello specifico in questa occasione abbiamo parlato del summit del terrore in Malesia del gennaio 2000 e del centro delle comunicazioni a Sana'a, in Yemen, usato da al-Qaeda negli anni 90.

Questo format diventerà nei prossimi mesi uno spazio ricorrente a cadenza mensile, il link all'intera playlist è disponibile nella colonna di destra di questo blog.


2024/07/19

Intervista alla giornalista investigativa Robbyn Swan

di Leonardo Salvaggio

Ho invitato la giornalista investigativa Robbyn Swan (coautrice insieme al marito Anthony Summers del libro The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden uscito nel 2011) per un'intervista sulle novità emerse nelle ultime settimane sul coinvolgimento saudita negli attentati.

Il 21 giugno scorso, infatti, la trasmissione giornalistica 60 Minutes ha trasmesso un video, rinvenuto nella casa di Birmingham di Omar al-Bayoumi, in cui quest'ultimo faceva riprese video e foto a Washington al Campidoglio e altri monumenti della città. Al-Bayoumi prima degli attentati offrì supporto logistico ed economico a due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato contro il Pentagono. Lo stesso giorno la stessa Robbyn Swan ha scritto sul giornale online Florida Bulldog un articolo che riporta che la casa dove i due terroristi stettero ebbe numerose telefonate con un principe saudita proprio mentre i due erano in California.


2024/07/02

Intervista all'ex agente speciale dell'FBI Mark Rossini sul coinvolgimento saudita negli attentati

di Leonardo Salvaggio

Il 21 giugno scorso, la trasmissione giornalistica 60 Minutes ha trasmesso un video, rinvenuto nella casa di Birmingham di Omar al-Bayoumi, in cui quest'ultimo faceva riprese video e foto a Washington al Campidoglio e altri monumenti della città. Al-Bayoumi prima degli attentati offrì supporto logistico ed economico a due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato contro il Pentagono.

Lo stesso giorno il giornale online Florida Bulldog ha riportato che la casa dove i due terroristi stettero ebbe numerose telefonate con un principe saudita proprio mentre i due erano in California.

Per parlare di queste rilevanti novità, ho invitato l'ex agente speciale dell'FBI Mark Rossini (che offre consulenza a Undicisettembre dal 2016) per un'intervista (disponibile solo in inglese).


2024/06/22

Intervista per il ricercatore americano Adam Fitzgerald

di Leonardo Salvaggio

Il ricercatore americano Adam Fitzgerald mi ha invitato sul suo canale YouTube per una discussione sull'11/9. Nel video parliamo del video pubblicato da 60 Minutes in cui si vede Omar al-Bayoumi, l'agente dei servizi segreti sauditi che aiutò due dei dirottatori a San Diego, a Washington a fare foto al Campidoglio e ad altri monumenti, degli errori di intelligence e di cosa di solito il pubblico generalista ignora.

Ringrazio Adam Fitzgerald per questa opportunità.


2024/06/12

The Strange Deaths That Followed Abu Zubaydah's Confession

by Leonardo Salvaggio. We would like to thank investigative journalist Robbyn Swan, co-author of "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden", for her consultancy. The Italian version of this article is available here.


In March 2002, US forces, in collaboration with Islamabad's intelligence, captured in Pakistan Saudi terrorist Abu Zubaydah who at the time was considered the third in command in the al-Qaeda hierarchy. He was, on the contrary, as explained by former CIA officer John Kiriakou, a person who happened to have the same name, but the captured man nevertheless had close ties to bin Laden and had knowledge of the planning of the 9/11 attacks. Abu Zubaydah was interrogated by the CIA with unorthodox techniques by American agents who pretended to be Saudis, and during these interrogations the terrorist revealed that he had taken part in various meetings between Osama bin Laden and Saudi prince Turki bin Faisal Al Saud (who at the time was the head of Saudi intelligence), in which the latter offered secret funds to al-Qaeda as long as the terrorist committed not to carry out attacks in Saudi Arabia. The Saudi funds reached al-Qaeda through three princes: Turki himself, Ahmed bin Salman Al Saud (whose telephone number Abu Zubaydah had with him), and Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir.

According to Abu Zubaydah's testimony, this backdoor deal also included a high-ranking officer of the Pakistani air force, Mushaf Ali Mir, who offered weapons and protection to al-Qaeda in agreement with the Saudi crown.

After obtaining this information, the CIA passed it on to the Pakistani and Saudi intelligence agencies, and within a few months both the three Saudi princes and the Pakistani air officer lost their lives in strange circumstances.

Partial schema of the Saudi royal family

The first of the three Saudi royals to lose his life in unclear circumstances was Ahmed bin Salman Al Saud, third son of the then governor of Riyadh and current king of Saudi Arabia Salman bin Abdulaziz Al Saud. Born in 1958, after a military career he worked in media and communications, becoming in 1999 the chairman of the Saudi Research and Media Group (a Saudi state-backed media company) and owner of 80% of the pan-Arab newspaper Asharq Al Awsat. Prince Ahmed bin Salman died of heart failure following an abdominal surgery in Riyadh on July 22, 2002. He was also actively involved in horse racing and the news of his death was also reported by the sports news network ESPN. On September 11, 2001, he was in the United States and was one of the first to leave the country to return to Saudi Arabia as soon as flights resumed.

The next day, on July 23, 2002, Prince Sultan bin Faisal bin Turki bin Abdullah Al Saud, son of the king's sister Luluwah bint Abdulaziz Al Saud, also lost his life in an atypical situation, as he was returning to the capital from Jeddah to attend his cousin's funeral. Information about this incident is very scarce, the little available is reported again by ESPN. The man was involved in a car accident and was taken alive to the King Faisal Specialist Hospital in Riyadh, the same one where Ahmed had died the day before, where he did not survive his wounds. The two cousins had one funeral for them both and were buried together.

The following week, on July 30, 2002, Prince Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir died of thirst at the age of 25 while traveling in his Rolls Royce in the desert of the Rimah governorate in the summer heat of over 47 degrees, apparently after getting lost. This time, no other details are known.

The series of strange deaths following Abu Zubaydah's confession does not end with the three Saudi princes. After them, Mushaf Ali Mir also lost his life in an accident when the Fokker F27 on which he was traveling from the Chaklala air base to the Kohat air base, both in the north of the country, crashed into a mountain in the Kohat district. Sixteen other people were traveling with him, including his closest coworkers. An anonymous source reported to journalist Rahimullah Yusufzai that the accident was caused by human error and adverse weather conditions; a parliamentary investigation instead established that the cause was a malfunction of the aircraft, excluding in any case that it was sabotage. The investigation found that the plane had already been indicated as dangerous and faulty in 1993 by the Navy, which the following year passed it to the Air Force.

Source: Air Power Asia

These four events may, of course, be unrelated and indeed accidents. In the case of Ali Mir, at least an official investigation has been conducted, and it is perhaps the least mysterious of the four. But it is at least strange that these people, and especially the Saudi princes, died in accidents, in such unlikely conditions, weeks after Abu Zubaydah revealed to the CIA that they had "under the rug" deals with al-Qaeda. We can only suspend judgment in the hope that a government investigation will shed light on the links between al-Qaeda and the Saudi royal family. Otherwise, it will forever remain one of the darkest aspects of 9/11.


Sources:
  • "Why America Slept" di Gerald Posner, 2003
  • "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden" di Anthony Summers e Robbyn Swan, 2011

2024/06/11

Le strane morti successive alle dichiarazioni del leader di al-Qaeda Abu Zubaydah

di Leonardo Salvaggio. Si ringrazia la giornalista investigativa Robbyn Swan, coautrice di "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden", per la consulenza fornita. Una traduzione in inglese di questo articolo è disponibile qui.


Nel marzo del 2002 le forze USA, in collaborazione con l'intelligence di Islamabad, catturarono in Pakistan il terrorista saudita Abu Zubaydah che al tempo era ritenuto il terzo in comando nella gerarchia di al-Qaeda. Si trattò in realtà, come spiegato dall'ex ufficiale della CIA John Kiriakou, di un caso di omonimia, ma l'uomo catturato aveva comunque stretti legami con bin Laden e aveva conoscenza della pianificazione degli attentati dell'11/9. Abu Zubaydah fu interrogato dalla CIA con tecniche poco ortodosse da agenti americani che si finsero sauditi e nel corso di questi interrogatori il terrorista rivelò di aver partecipato a vari incontri tra Osama bin Laden e il principe saudita Turki bin Faisal Al Saud (al tempo capo dell'intelligence saudita) nei quali quest'ultimo offriva fondi segreti ad al-Qaeda purché il terrorista si impegnasse a non compiere attentati in Arabia Saudita. I fondi sauditi arrivavano ad al-Qaeda attraverso tre principi: lo stesso Turki, Ahmed bin Salman Al Saud (di cui Abu Zubaydah aveva con sé il numero di telefono) e Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir.

Di questo accordo clandestino avrebbe fatto parte, secondo la testimonianza di Abu Zubaydah, anche un alto ufficiale dell'aviazione militare pakistana, Mushaf Ali Mir, il quale offrì armi e protezione ad al-Qaeda in accordo con la corona saudita.

Venuta in possesso di queste informazioni, la CIA le passò alle agenzie di intelligence di Riyadh e Islamabad e nel giro di pochi mesi sia i tre principi sauditi sia il militare pakistano persero la vita in situazioni strane.

Schema parziale della famiglia reale saudita

Il primo dei tre reali sauditi a perdere la vita in circostanze poco chiare è stato Ahmed bin Salman Al Saud, terzo figlio dell'allora governatore di Riyadh e attuale re dell'Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud. Nato nel 1958, dopo una carriera militare si occupò di media e comunicazione diventando nel 1999 il presidente della Saudi Research and Media Group (società saudita attiva nel campo dei media) e proprietario dell'80% del giornale panarabo Asharq Al Awsat. Il principe Ahmed bin Salman morì di insufficienza cardiaca a seguito di un'operazione chirurgica addominale a Riyadh il 22 luglio del 2002. L'uomo era anche attivamente coinvolto nelle corse di cavalli, al punto che la notizia della sua morte fu data anche dal network di informazione sportiva ESPN. L'11 settembre 2001 si trovava negli USA e fu uno dei primi a lasciare al paese per tornare in Arabia Saudita appena ripresero i voli.

Il giorno dopo, il 23 luglio del 2002, anche il principe Sultan bin Faisal bin Turki bin Abdullah Al Saud, figlio della sorella del re Luluwah bint Abdulaziz Al Saud, perse la vita in una situazione atipica, proprio mentre tornava nella capitale da Jeddah per partecipare al funerale del cugino. Le informazioni su questo incidente sono molto scarse, le poche disponibili sono riassunte di nuovo da ESPN. L'uomo fu coinvolto in un incidente d'auto e fu portato ancora vivo al King Faisal Specialist Hospital di Riyadh, lo stesso dove era morto Ahmed il giorno prima, dove non sopravvisse alle ferite. Per i due cugini si tenne un solo funerale e vennero sepolti insieme.

La settimana seguente, il 30 luglio del 2002, il principe Fahd bin Turki bin Saud al-Kabir morì di sete a 25 anni mentre viaggiava con la sua Rolls Royce nel deserto del governatorato di Rimah nel caldo estivo di oltre 47 gradi, apparentemente dopo essersi perso. Questa volta, non sono noti altri dettagli.

La serie delle strane morti seguenti alle dichiarazioni di Abu Zubaydah non si esaurisce con i tre principi sauditi. Dopo di loro infatti, anche Mushaf Ali Mir perse la vita in un incidente quando il Fokker F27 su cui si stava spostando dalla base dell'aeronautica di Chaklala a quella di Kohat, entrambe nel nord del paese, si schiantò contro una montagna nel distretto di Kohat. Insieme a lui viaggiavano altre sedici persone tra cui i suoi più stretti collaboratori. Una fonte rimasta anonima riportò al giornalista Rahimullah Yusufzai che l'incidente era stato causato da errore umano e condizioni meteo avverse; un'indagine parlamentare stabilì invece che la causa fu un malfunzionamento del velivolo, escludendo in ogni caso che si sia trattato di un sabotaggio. L'indagine riscontrò che l'aereo era già stato indicato come pericoloso e difettoso nel 1993 dalla Marina Militare che l'anno seguente lo passò all'Aviazione.

Fonte: Air Power Asia

Questi quattro eventi possono ovviamente essere slegati l'uno dall'altro ed essere effettivamente degli incidenti. Nel caso di Ali Mir almeno un'indagine ufficiale è stata condotta ed è forse l'evento meno misterioso dei quattro. Ma è quantomeno strano che queste persone, e in particolare i principi sauditi, siano morte vittime di altrettanti incidenti, in condizioni così poco probabili, settimane dopo che Abu Zubaydah rivelò alla CIA che questi stessi avevano accordi clandestini con al-Qaeda. Non possiamo che sospendere il giudizio nella speranza che un'indagine governativa faccia luce sui legami tra al-Qaeda e la famiglia reale saudita. Altrimenti rimarrà per sempre uno degli aspetti più oscuri riguardo all'11/9.


Fonti:
  • "Why America Slept" di Gerald Posner, 2003
  • "The Eleventh Day: The Full Story of 9/11 and Osama bin Laden" di Anthony Summers e Robbyn Swan, 2011

2024/06/07

Intervista all'ex Berretto Verde Mike Nelson sulla guerra al terrorismo

di Leonardo Salvaggio

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista all'ex Berretto Verde Mike Nelson, che tra il 2003 e il 2017 è stato più volte impiegato in Iraq e in Afghanistan. Nell'intervista parliamo della collaborazione con i leader locali, dell'insorgenza dell'ISIS, del ritorno dei Talebani al potere e di molti altri argomenti.

L'intervista è disponibile solo in inglese.


2024/05/27

Proteggere la First Lady l'11 settembre: intervista all'ex vicedirettore dello US Secret Service Nick Trotta

di Leonardo Salvaggio

È disponibile sul mio canale YouTube l'intervista all'ex vicedirettore dello US Secret Service Nick Trotta che l'11/9 ebbe l'incarico di proteggere la First Lady, che si trovava allo US Capitol quando il primo aereo colpì la prima torre a New York.

L'intervista è disponibile solo in inglese.


2024/05/25

Intervista all'ex capo delle operazioni antiterrorismo della CIA in Pakistan John Kiriakou

di Leonardo Salvaggio

Ho invitato sul mio canale YouTube l'ex capo delle operazioni antiterrorismo della CIA in Pakistan John Kiriakou per un'intervista nella quale parliamo delle responsabilità saudite negli attentati, della cattura e dell'interrogatorio del terrorista di al-Qaeda Abu Zubaydah e della storia personale di John che è stato condannato a trenta mesi di reclusione per aver rivelato alla stampa informazioni riservate sul trattamento della CIA dei detenuti.

L'intervista è disponibile solo in inglese.


2024/05/18

Saleh al-Hussayen: the saudi official who stayed at the same hotel as three hijackers

by Leonardo Salvaggio. The original Italian text of the article is available here.

On the night between 10 and 11 September 2001, three of the hijackers of American Airlines Flight 77 that would crash into the Pentagon (pilot Hani Hanjour and muscle hijackers Khalid Almihdhar and Nawaf Alhazmi) spent the last night of their lives at the Marriott Residence Inn in Herndon, Virginia. That night, Saleh Ibn Abdul Rahman Hussayen, an official of the Interior Ministry of Saudi Arabia who had been in the United States since August 20, was also staying in the same hotel.

The man was in Washington DC for various meetings with different leaders of Islamic groups, such as alleged Saudi charities that had links to terrorist organizations and hosts of websites that spread ideas of Saudi religious leaders close to Osama bin Laden. Among the imams that Hussayen met were some exponents of Wahhabism (an extremist and literalist current of Sunni Islam) who investigators believe exhorted followers to violence against members of other religions or other Islamic currents.

Saleh al-Hussayen
Videos from the Marriott Residence Inn's security cameras and FBI interviews with hotel staff have revealed no evidence that Hussayen met with the terrorists, but his past is not entirely unrelated to terrorism. In the 90s, in fact, he was director of the SAAR Foundation, a Saudi holding company based in Virginia which, according to a joint investigation by various federal agencies known as Operation Green Quest, financed terrorist organizations by laundering money.

Saleh al-Hussayen was interrogated by the FBI but investigators believe he was lying to them. To avoid having to answer questions, he then faked a seizure for which he was taken to the hospital, where the doctors on shift found no health problems. The FBI recommended that he not be allowed to leave the country once he was released from the hospital, but despite their recommendations, Saleh al-Hussayen was able to leave for Saudi Arabia with his wife on September 19, 2001.

Unfortunately, Saleh al-Hussayen will never be able to explain why the three hijackers stayed in the same hotel where he also was staying while in the USA, because he died in 2013 of natural causes and is buried in Riyadh. It therefore remains only for investigators to shed light on yet another mystery regarding the links between the 9/11 hijackers and the Saudi regime.


Sources:

2024/05/17

Saleh al-Hussayen: l'ufficiale saudita che stette nello stesso albergo dei dirottatori

di Leonardo Salvaggio. Una traduzione in inglese è disponibile qui.


La notte tra il 10 e l'11 settembre del 2001 tre dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato contro il Pentagono (il pilota Hani Hanjour e i muscle hijackers Khalid Almihdhar e e Nawaf Alhazmi), passarono l'ultima notte della loro vita al Marriott Residence Inn di Herndon, in Virginia. Nello stesso albergo quella notte alloggiava anche Saleh Ibn Abdul Rahman Hussayen, ufficiale del ministero degli interni di Riyadh, che si trovava negli Stati Uniti dal 20 agosto.

L'uomo si trovava nella capitale americana per vari incontri con altrettanti capi di gruppi islamici, quali presunti enti di beneficienza sauditi che avevano legami con organizzazioni terroristiche e gestori di siti web che diffondevano idee di leader religiosi sauditi vicini a Osama bin Laden. Tra gli imam che Hussayen incontrò vi erano alcuni esponenti dello Wahhabismo (corrente estremista e letteralista dell'Islam Sunnita) che gli investigatori ritengono inneggiassero alla violenza nei confronti di appartenenti ad altre religioni o altre correnti islamiche.

Saleh al-Hussayen
Dai video delle telecamere di sicurezza del Marriott Residence Inn e dalle interviste dell'FBI con il personale dell'albergo non sono emerse prove che Hussayen abbia incontrato i terroristi, tuttavia il suo passato non è del tutto estraneo a legami con il terrorismo. Negli anni 90, infatti, era stato direttore della SAAR Foundation, holding saudita con sede in Virginia che secondo un'indagine congiunta di varie agenzie federali nota come Operation Green Quest finanziava varie organizzazioni terroristiche riciclando denaro.

Saleh al-Hussayen fu interrogato dall'FBI ma gli investigatori ritengono che stesse loro mentendo. Per non dover rispondere alle domande, l'uomo finse quindi un attacco epilettico per quale fu portato all'ospedale dove i medici in turno non gli trovarono nessun problema di salute. L'FBI raccomandò che non gli fosse concesso di lasciare il paese una volta dimesso dall'ospedale, ma nonostante le raccomandazioni il 19 settembre 2001 Saleh al-Hussayen poté partire per l'Arabia Saudita con la moglie.

Purtroppo Saleh al-Hussayen non potrà mai più rispondere del motivo per cui i tre dirottatori stettero nello stesso albergo in cui rimase anche lui durante la sua permanenza negli USA, perché è morto nel 2013 di cause naturali ed è sepolto a Riyadh. Rimane quindi solo agli investigatori il compito di far luce su questo ennesimo mistero sui legami tra i dirottatori dell'11/9 e il regime saudita.


Fonti:

2024/04/08

L'11 settembre nel bunker della Casa Bianca: intervista all'ex Maggiore dei Marines Robert Darling

di Leonardo Salvaggio

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista all'ex Maggiore del Marines Robert Darling che l'11/9 era nel bunker della Casa Bianca con, tra gli altri, il Vice Presidente Dick Cheney e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice.

L'intervista è solo in inglese.


2024/04/02

Chi è Omar al-Bayoumi: cosa emerge dai documenti desecretati dall'FBI

di Leonardo Salvaggio

Tra il 2021 e il 2022 l'FBI ha desecretato una considerevole mole di documenti riguardanti l'indagine federale sull'11/9 a seguito dell'Ordine Esecutivo 14040 firmato dal Presidente Biden in occasione del ventennale degli attentati. Tra i documenti desecretati ce n'è uno che contiene informazioni sulla vita personale di Omar al-Bayoumi, l'agente dei servizi segreti sauditi che offrì aiuto logistico e finanziario ai dirottatori al-Mihdhar e al-Hazmi durante la loro permanenza in California, che aggiunge molte informazioni riguardo a quanto era noto in precedenza. Le informazioni riportate sono state raccolte dall'FBI, dal Mabahith (il servizio segreto saudita) e da Scotland Yard (in quanto al-Bayoumi si traferì nel Regno Unito dopo l'11/9).

Omar al-Bayoumi in un video trovato nella sua casa di Birmingham

Il nome completò dell'uomo è Omar Ahmed Mustafa al-Bayoumi ed è nato nel 1957 a Hajrah, in Arabia Saudita,  circa 150 chilometri a sud di Jeddah. Alcune informazioni come il giorno della nascita e il social security number rimangono censurati anche nel documento desecretato.

Dal 1977 al-Bayoumi iniziò a lavorare presso la Presidency of Civil Aviation, l'ente governativo che regola il traffico aereo civile in Arabia Saudita, con vari incarichi amministrativi. Nel 1988 conseguì una lauera di primo livello (bachelor's degree) in Scienze Amministrative alla King Abdulaziz University di Jeddah.

Omar al-Bayoumi entrò per la prima volta negli Stati Uniti l'8 gennaio del 1993, dal documento non si evince quanto tempo ci stette. Ritornò negli USA nel 1995 e da subito si stabilì a San Diego, ufficialmente il motivo del suo trasloco negli USA era l'intenzione di studiare l'inglese alla San Diego State University. Al-Bayoumi si iscrisse anche alla West Coast University e quando questa chiuse per problemi economici si iscrisse alla United States International University dove prese la laurea magistrale (master's degree) in International Business Administration nel 1997.

A San Diego, dove viveva con la moglie e i quattro figli, cambiò due residenze tra il 1995 e il 1999 prima di spostarsi ai Parkwood Apartments dove in seguito avrebbe trovato alloggio anche per i due dirottatori. Durante tutto il periodo di permanenza negli USA, al-Bayoumi riceveva lo stipendio dalla Dallah Avco, un appaltatore della Presidency of Civil Aviation che gli erogava anche aiuti economici per pagarsi i trasporti e l'affitto.

Dopo aver preso la laurea magistrale, al-Bayoumi si iscrisse alla Keller Graduate School dove frequentò il corso per la certificazione da Certified Public Accountant ma non completò gli studi.

Al-Bayoumi era inoltre il supervisore delle infrastrutture della moschea al-Madina al-Munawarah di El Cajon per il quale non veniva pagato, essendo un'attività volontaria, nonostante avesse un ufficio presso la moschea stessa.

Omar al-Bayoumi

L'uomo finì sotto l'attenzione dell'FBI per la prima volta nel 1998 quando ricevette un pacco sospetto da uno stato mediorientale, l'indagine si chiuse nel 1999 in quanto non c'erano gli estremi per ritenerlo pericoloso.

Al-Bayoumi tornò in Arabia Saudita dal marzo al maggio del 2000, quindi tornò a San Diego e alla fine del 2000 si trasferì a Birminghman, nel Regno Unito, per conseguire un dottorato di ricerca alla Aston University. Al-Bayoumi fu arrestato da Scotland Yard il 20 settembre del 2001 e rimase in custodia fino al 28 dello stesso mese quando la polizia inglese dovette rilasciarlo, non avendo trovato evidenze di attività criminali a suo carico. Rimase in Inghilterra fino ad agosto del 2002, quando tornò in Arabia Saudita stabilendosi a Jeddah. In Arabia Saudita venne interrogato dal Mabahith nel 2002 e dall'FBI nel 2003.

Da allora di questo personaggio si sono perse le tracce ed è probabile che viva ancora in Arabia Saudita. In ogni caso Omar al-Bayoumi rimane il più grande mistero dell'11/9. Purtroppo la poca luce gettata dalla documentazione desecretata dall'FBI non basta, ed è ancora buio fitto sul perché abbia aiutato i terroristi e su quali fossero le intenzioni del governo saudita che gli assegnò questo incarico.