di Hammer
Le 28 pagine del Joint Inquiry pubblicate a luglio del 2016, dopo essere rimaste secretate per 14 anni, hanno attirato l’attenzione sulla figura di Omar al-Bayoumi, il saudita che offrì aiuto logistico e finanziario ai dirottatori al-Mihdhar e al-Hazmi durante la loro permanenza in California.
Il testo delle 28 pagine lascia aperta la questione se al-Bayoumi sia o meno un agente dell'intelligence saudita e questo punto è ovviamente di fondamentale importanza. L’ambasciata saudita negli Stati Uniti ha smentito più volte (il 23 luglio, il 2 agosto e il 13 settembre del 2003) che al-Bayoumi fosse uno dei propri agenti e in un’intervista rilasciata alla 9/11 Commission nell’ottobre del 2003 a Riyadh lo stesso al-Bayoumi dichiarò di essere molto ferito nel venire descritto come una spia saudita.
Tuttavia il 10 aprile di quest’anno il senatore della Florida Bob Graham ha asserito nel corso della trasmissione televisiva 60 Minutes (in una puntata dedicata alle 28 pagine), in onda sulla CBS, che al-Bayoumi era noto all’FBI come un agente saudita anche prima dell’11/9. Lo stesso sospetto era diffuso nella comunità islamica di San Diego, come confermato da alcune testimonianze raccolte dal San Diego Magazine.
L’uomo nacque in Arabia Saudita e secondo il 9/11 Commission Report aveva 42 anni nel 2000, quindi la data di nascita risale al 1957 o al 1958. Secondo le 28 pagine, al-Bayoumi lavorò per la Saudi Civil Aviation Administration dal 1976 al 1993. Il settimanale San Diego Reader, nel luglio di quest’anno, ha dedicato un lungo articolo (che cita molte e autorevoli fonti) a chiarire chi fosse al-Bayoumi; secondo l’articolo in questione, l’uomo si sarebbe trasferito negli USA nel 1994 per studiare inglese alla San Diego State University.
Dalle 28 pagine apprendiamo che al-Bayoumi, durante la sua permanenza negli USA, veniva stipendiato da una compagnia saudita con sede negli Stati Uniti, presso i cui uffici però si recava molto di rado; inoltre la moglie di al-Bayoumi, chiamata Manal Bajadr, riceveva regolarmente sovvenzioni dalla famiglia reale e dall’ambasciata saudita negli USA. I due avevano anche quattro figli, che vivevano con loro a San Diego.
Secondo l’articolo del San Diego Reader, il primo incontro tra al-Bayoumi e i due dirottatori avvenne l’1 febbraio del 2000 al ristorante Mediterranean Gourmet, sul Venice Boulevard a Los Angeles, dopo che al-Bayoumi si era recato al consolato saudita nella medesima città. L’uomo avvicinò i due terroristi fingendo di far cadere un giornale accanto a loro, quindi si presentò e intavolò una discussione da cui scoprì che i due non si trovavano bene a Los Angeles e li invitò quindi a trasferirsi a San Diego.
Pochi giorni dopo al-Bayoumi li aiutò a trovare un alloggio presso i Parkwood Apartments (immagine sotto) di San Diego, nel quale viveva lo stesso al-Bayoumi, e questi li aiutò anche a pagare le prime rate dell’affitto anticipando il denaro con un assegno circolare poiché la proprietà della casa non accettò il pagamento in contanti dei due uomini che non avevano un conto corrente negli USA. Secondo le 28 pagine i due dirottatori trascorsero anche qualche giorno nell’appartamento di al-Bayoumi prima di affittarne uno nello stesso complesso.
Dopo pochi giorni al-Bayoumi organizzò anche per loro una festa di benvenuto al Centro Islamico di San Diego. I due dirottatori rimasero ai Parkwood Apartments fino a maggio del 2000, quando si trasferirono a casa di Abdussattar Shaikh, informatore dell’FBI, a Lemon Groove. Gli inquirenti non seppero che i dirottatori vissero a casa di un informatore dell’FBI fin dopo gli attacchi. In un’intervista alla 9/11 Commission anche Shaikh confermò di aver sentito, anche da al-Hazmi, che al-Bayoumi fosse un agente dell’intelligence saudita. L’uomo lo aveva forse appreso dalla comunità islamica locale, all’interno della quale molti credevano appunto che al-Bayoumi fosse una spia.
Il racconto di al-Bayoumi sulla sua frequentazione con i due terroristi alla 9/11 Commission fu comunque notevolmente diverso. Raccontò infatti di avere conosciuto i due terroristi al ristorante in modo del tutto fortuito, dopo essersi alzato dal proprio tavolo per prendere qualcosa in un frigorifero e aver sentito i due seduti poco lontano parlare in arabo tra loro. A quel punto si avvicinò loro per presentarsi. Al-Bayoumi raccontò quindi di averli incontrati una seconda volta alla moschea di San Diego dopo che i due avevano chiesto di lui all’imam. Inoltre asserì che i due dirottatori vissero vicino a casa sua solo per pochi giorni in quanto durante un suo viaggio di lavoro a Washington si sarebbero trasferiti a El Cajon dove i prezzi di affitto erano più bassi.
Nel luglio del 2001 al-Bayoumi si trasferì in Inghilterra, nell’area di Birmingham, per conseguire un dottorato di ricerca alla Aston University. Nel settembre del 2001, dopo gli attentati dell’11/9, al-Bayoumi fu arrestato da Scotland Yard su richiesta dell’FBI ma fu rilasciato dopo poco tempo, perché le indagini giunsero alla conclusione che al-Bayoumi non avesse legami con al-Qaeda e non fosse un complice degli attentatori, ma solo una persona che aveva interagito con loro negli USA. Dopo essere stato rilasciato, al-Bayoumi riprese gli studi presso la Aston University per poi tornare stabilmente in Arabia Saudita, dove vive tuttora.
Se, come sembra probabile, al-Bayoumi era davvero un agente dell’intelligence saudita, resta da spiegare il suo interesse verso i due dirottatori. Una delle ipotesi è che l’uomo volesse arruolarli come informatori, o solo indagare su di loro; in questo caso appare drammaticamente palese che l’11/9 sarebbe stato evitabile se l’intelligence saudita che seguiva i due terroristi non avesse sottovalutato la minaccia che questi rappresentavano.
Le 28 pagine del Joint Inquiry pubblicate a luglio del 2016, dopo essere rimaste secretate per 14 anni, hanno attirato l’attenzione sulla figura di Omar al-Bayoumi, il saudita che offrì aiuto logistico e finanziario ai dirottatori al-Mihdhar e al-Hazmi durante la loro permanenza in California.
Il testo delle 28 pagine lascia aperta la questione se al-Bayoumi sia o meno un agente dell'intelligence saudita e questo punto è ovviamente di fondamentale importanza. L’ambasciata saudita negli Stati Uniti ha smentito più volte (il 23 luglio, il 2 agosto e il 13 settembre del 2003) che al-Bayoumi fosse uno dei propri agenti e in un’intervista rilasciata alla 9/11 Commission nell’ottobre del 2003 a Riyadh lo stesso al-Bayoumi dichiarò di essere molto ferito nel venire descritto come una spia saudita.
Tuttavia il 10 aprile di quest’anno il senatore della Florida Bob Graham ha asserito nel corso della trasmissione televisiva 60 Minutes (in una puntata dedicata alle 28 pagine), in onda sulla CBS, che al-Bayoumi era noto all’FBI come un agente saudita anche prima dell’11/9. Lo stesso sospetto era diffuso nella comunità islamica di San Diego, come confermato da alcune testimonianze raccolte dal San Diego Magazine.
L’uomo nacque in Arabia Saudita e secondo il 9/11 Commission Report aveva 42 anni nel 2000, quindi la data di nascita risale al 1957 o al 1958. Secondo le 28 pagine, al-Bayoumi lavorò per la Saudi Civil Aviation Administration dal 1976 al 1993. Il settimanale San Diego Reader, nel luglio di quest’anno, ha dedicato un lungo articolo (che cita molte e autorevoli fonti) a chiarire chi fosse al-Bayoumi; secondo l’articolo in questione, l’uomo si sarebbe trasferito negli USA nel 1994 per studiare inglese alla San Diego State University.
Dalle 28 pagine apprendiamo che al-Bayoumi, durante la sua permanenza negli USA, veniva stipendiato da una compagnia saudita con sede negli Stati Uniti, presso i cui uffici però si recava molto di rado; inoltre la moglie di al-Bayoumi, chiamata Manal Bajadr, riceveva regolarmente sovvenzioni dalla famiglia reale e dall’ambasciata saudita negli USA. I due avevano anche quattro figli, che vivevano con loro a San Diego.
Secondo l’articolo del San Diego Reader, il primo incontro tra al-Bayoumi e i due dirottatori avvenne l’1 febbraio del 2000 al ristorante Mediterranean Gourmet, sul Venice Boulevard a Los Angeles, dopo che al-Bayoumi si era recato al consolato saudita nella medesima città. L’uomo avvicinò i due terroristi fingendo di far cadere un giornale accanto a loro, quindi si presentò e intavolò una discussione da cui scoprì che i due non si trovavano bene a Los Angeles e li invitò quindi a trasferirsi a San Diego.
Pochi giorni dopo al-Bayoumi li aiutò a trovare un alloggio presso i Parkwood Apartments (immagine sotto) di San Diego, nel quale viveva lo stesso al-Bayoumi, e questi li aiutò anche a pagare le prime rate dell’affitto anticipando il denaro con un assegno circolare poiché la proprietà della casa non accettò il pagamento in contanti dei due uomini che non avevano un conto corrente negli USA. Secondo le 28 pagine i due dirottatori trascorsero anche qualche giorno nell’appartamento di al-Bayoumi prima di affittarne uno nello stesso complesso.
Dopo pochi giorni al-Bayoumi organizzò anche per loro una festa di benvenuto al Centro Islamico di San Diego. I due dirottatori rimasero ai Parkwood Apartments fino a maggio del 2000, quando si trasferirono a casa di Abdussattar Shaikh, informatore dell’FBI, a Lemon Groove. Gli inquirenti non seppero che i dirottatori vissero a casa di un informatore dell’FBI fin dopo gli attacchi. In un’intervista alla 9/11 Commission anche Shaikh confermò di aver sentito, anche da al-Hazmi, che al-Bayoumi fosse un agente dell’intelligence saudita. L’uomo lo aveva forse appreso dalla comunità islamica locale, all’interno della quale molti credevano appunto che al-Bayoumi fosse una spia.
Il racconto di al-Bayoumi sulla sua frequentazione con i due terroristi alla 9/11 Commission fu comunque notevolmente diverso. Raccontò infatti di avere conosciuto i due terroristi al ristorante in modo del tutto fortuito, dopo essersi alzato dal proprio tavolo per prendere qualcosa in un frigorifero e aver sentito i due seduti poco lontano parlare in arabo tra loro. A quel punto si avvicinò loro per presentarsi. Al-Bayoumi raccontò quindi di averli incontrati una seconda volta alla moschea di San Diego dopo che i due avevano chiesto di lui all’imam. Inoltre asserì che i due dirottatori vissero vicino a casa sua solo per pochi giorni in quanto durante un suo viaggio di lavoro a Washington si sarebbero trasferiti a El Cajon dove i prezzi di affitto erano più bassi.
Nel luglio del 2001 al-Bayoumi si trasferì in Inghilterra, nell’area di Birmingham, per conseguire un dottorato di ricerca alla Aston University. Nel settembre del 2001, dopo gli attentati dell’11/9, al-Bayoumi fu arrestato da Scotland Yard su richiesta dell’FBI ma fu rilasciato dopo poco tempo, perché le indagini giunsero alla conclusione che al-Bayoumi non avesse legami con al-Qaeda e non fosse un complice degli attentatori, ma solo una persona che aveva interagito con loro negli USA. Dopo essere stato rilasciato, al-Bayoumi riprese gli studi presso la Aston University per poi tornare stabilmente in Arabia Saudita, dove vive tuttora.
Se, come sembra probabile, al-Bayoumi era davvero un agente dell’intelligence saudita, resta da spiegare il suo interesse verso i due dirottatori. Una delle ipotesi è che l’uomo volesse arruolarli come informatori, o solo indagare su di loro; in questo caso appare drammaticamente palese che l’11/9 sarebbe stato evitabile se l’intelligence saudita che seguiva i due terroristi non avesse sottovalutato la minaccia che questi rappresentavano.
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