2024/09/11

World Trade Center: intervista alla sopravvissuta e attivista Anne Marie Principe

di Leonardo Salvaggio. L'originale in inglese è disponibile qui.
In occasione del ventitreesimo anniversario dell'11 settembre, Undicisettembre offre ai suoi lettori la testimonianza personale della sopravvissuta Anne Marie Principe. Anne Marie si stava recando al suo ufficio vicino al World Trade Center quando il primo aereo colpì. Dopo essere sopravvissuta agli attacchi, è diventata un'attivista per i trattamenti sanitari e ha co-fondato Affinity Healthcare Advocates (AHA), un'organizzazione dedicata a raccogliere fondi per i trattamenti medici dei sopravvissuti all'11 settembre e ad ottenere copertura statale e federale per le spese sanitarie legate alle malattie sviluppate a causa degli attacchi.

Le donazioni in supporto di AHA sono benvenute e possono essere fatte a questo indirizzo.

Ringraziamo Anne Marie Principe per ciò che fa e per la sua cortesia e il suo aiuto.




Undicisettembre: Puoi farci un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto l'11 settembre?

Anne Marie Principe:
Al tempo avevo una piccola azienda in Greenwich Street, ad alcuni isolati dalle torri. Arrivai in traghetto quella mattina, era una mattina bellissima e con un clima perfetto. C'era un cielo azzurro come non lo vediamo mai qui a New York. Mentre camminavo, sentii lo schianto del primo aereo, anche se non lo vidi. Rimasi in strada con altre persone, guardavamo tutti in alto verso il buco nella torre da cui usciva il fumo e cercavamo di capire cosa fosse.

Non sapevamo che fosse un aereo di linea. Vedevamo solo il buco nell'edificio. C'erano anche uccelli in fiamme. Qualcuno all'interno delle torri ruppe delle finestre, probabilmente per respirare, per prendere aria. Poi vedemmo qualcosa uscire da quelle finestre. Inizialmente pensavamo che fossero mobili lanciati dalle aperture, poi capimmo che erano persone che si buttavano.

Quindici minuti dopo, vedemmo arrivare il secondo aereo, ma in una situazione del genere il tuo cervello non processa ciò che stai vedendo. Era impossibile capire cosa stesse succedendo. In quel momento fu ovvio che fosse intenzionale e che anche il primo, come questo secondo, era un aereo di linea e non un piccolo aereo. Rimasi ferma in strada, probabilmente per lo shock. Prima di renderci conto che era intenzionale, eravamo tutti curiosi di sapere cosa fosse e ci preoccupavamo che le persone stessero bene, ma il secondo aereo cambiò tutto: eravamo tutti agitati e urlavamo per lo shock, era indescrivibile e si sentivano solo sirene. Ancora oggi se sento una sirena continua mi inquieta, mi dà fastidio.

Vedemmo i soccorritori arrivare sul posto, non parlavano nemmeno tra loro, erano solo concentrati a correre in quell'edificio per far uscire le persone, non avevano tempo di parlare o fermarsi.

Assistemmo a molte cose orribili e rimanemmo a guardare con orrore finché non sentimmo la terra tremare sotto i nostri piedi. Era un suono come quello di un treno merci. Alzammo lo sguardo e vedemmo la Torre Sud come se si stesse sciogliendo. Anche questo era incomprensibile: semplicemente è venuta giù, è crollata e i detriti finirono ovunque. Quando la prima torre venne giù, la gente rimase in silenzio per il caos e di nuovo si sentivamo solo sirene e clacson che suonavano.

Non rimasi colpita ma ero ricoperta di polvere. C'era un altro traghetto che potevo prendere a nord del World Trade Center e iniziai a camminare per oltre sei chilometri per uscire dal centro e prendere il traghetto. Mentre camminavo sentii la vibrazione e il rumore della seconda torre che crollava, ci voltammo e vedemmo che la Torre Nord non c'era più. Era scomparsa. Era sorprendente guardare e vedere che queste due alte e potenti strutture non esistevano più. Rimaneva solo polvere che fumava.

Una volta attraversato il fiume e arrivati all'altra riva continuavamo a vedere quello che stava succedendo. Ci trattennero in quel luogo perché nessuno ancora sapeva cosa sarebbe successo. C'erano altri aerei dirottati? Cosa succederà dopo? Nessuno sapeva nulla, quindi chiusero le strade sia per il passaggio dei veicoli di emergenza che per la sicurezza delle persone. Potemmo andare via verso le 16:30 o le 17. Non era possibile contattare le nostre famiglie perché le unità dei cellulari erano in cima alle torri, quindi i cellulari e le radio non funzionavano. Inoltre, ovviamente, molte persone cercavano di telefonare e questo sovraccaricava il sistema. Quindi la mia famiglia non sapeva che ero viva.

Andai al pronto soccorso immediatamente e qualunque cosa mi dessero, il mio corpo e la mia mente erano così traumatizzati che non riuscivo a smettere di tremare.

Tornai in città il giorno dopo e tutti i giorni seguenti perché era la mia azienda e non sapevo cos'altro fare. Era la mia azienda di successo da molti anni. Avevo un contratto di locazione, avevo delle persone verso cui ero responsabile, quindi andavo tutti i giorni sperando di far ripartire le cose, ma non accadde. Anzi, iniziammo ad ammalarci subito. Senti la mia voce, le mie corde vocali sono rimaste danneggiate dalla polvere. Rimasero irritate e ustionate e questo ha avuto un impatto sulla mia voce che dura tuttora.


Undicisettembre: Come avete fatto ripartire l'azienda dopo l'11 settembre?

Anne Marie Principe: Ad oggi non so come abbiamo fatto. Non avevamo linee telefoniche, non avevamo internet, non potevamo entrare in ufficio e avevamo ricevuto l'antrace per posta, quindi non potevamo nemmeno ricevere posta. Era quasi impossibile gestire un'azienda e formammo una lobby con altre piccole aziende. Una bravissima avvocata di nome Jeannine Chanes si offrì di aiutarci a formare ufficialmente una lobby di piccole aziende e prendemmo contatti con il consiglio comunale, i senatori e i membri del Congresso per cercare di riaprire le nostre strade e ripristinare le nostre linee telefoniche.

Quelle agenzie governative non avevano linee guida su come aiutarci o cosa fare. Dovevano ripristinare fogne che avevano più di cento anni, anche tutte le linee telefoniche dovevano essere ripristinate e questa era New York, una città di otto milioni di abitanti e 12.000 piccole aziende solo in centro, senza contare i residenti. Fu un'impresa colossale per loro. Quando le torri crollarono, scossero così violentemente le aree circostanti che gli enti pubblici dovettero anche verificare che gli altri edifici fossero sicuri per l'ingresso delle persone.

L’11 settembre mi ha cambiato per sempre, fu un incredibile catalizzatore di cambiamento. Quando ti accade qualcosa di così orribile la gente ti dirà che non hai scelta, ma non è così. Puoi crollare, non fare nulla e cadere nella disperazione, oppure puoi scegliere di andare avanti e agire. Mi sentivo impotente. Avevamo tutti perso lavoro, colleghi, amici e la nostra città sembrava essere stata bombardata. Ero in rovina e per me aver potuto fare qualcosa mi ha restituito una sensazione di speranza che potevo aiutare a risolvere la situazione, a portare un cambiamento.


Undicisettembre: Ci racconti qualcosa di quello che fai ora come sostenitore dell'assistenza sanitaria? Perché sei ancora molto coinvolta, quindi penso che per tua sia molto importante.

Anne Marie Principe: Mentre cercavo di rimettere in piedi la mia attività, è cambiata completamente la percezione delle cose che ritenevo importanti e mi sono resa conto che il mio lavoro, per quanto avesse successo, non faceva la differenza e io volevo fare la differenza. Così ho iniziato a occuparmi di assistenza sanitaria; c'era una clinica in centro finanziata da Tom Cruise che curava i sopravvissuti, lavorai con quella fondazione per qualche tempo raccogliendo fondi per aiutare altre persone a essere curate. Ho trovato esattamente il posto in cui volevo essere, ho trovato qualcosa in cui ero molto brava. Significava molto per me e per le altre persone.

Mi ha aiutato a guarire dal punto di vista della salute mentale, ha fatto un'enorme differenza per me e per come vedo le cose. Ci sono seri problemi di salute mentale tra di noi sopravvissuti. Si tratta di civili che si sono trovati fondamentalmente in una zona di guerra sotto attacco e nessuno sapeva come affrontarlo. Quindi trovare modi per curare le persone fisicamente e mentalmente è stato molto importante.

Iniziai a lavorare molto con il Congresso, perché quelle persone avevano il potere di creare quel cambiamento e approvare proposte di legge per finanziare l’assistenza sanitaria. Più recentemente, ho lavorato con una coalizione di cinquanta organizzazioni di primi soccorritori, sopravvissuti e veterani che hanno anche avuto gravi problemi di salute mentale, disturbo da stress post-traumatico o tendenze suicide. Abbiamo scoperto che gli psichedelici sono ottime opzioni terapeutiche per la salute mentale e sono di fatto una cura. È molto difficile fare la terapia e ripetere la tua orribile storia a un terapista ogni settimana, quindi gli antidepressivi e la psichiatria da soli non risolvono nulla. In questo momento c'è un disegno di legge sugli psichedelici in fase di esame al Congresso e sembra possa essere approvato a breve, sarà un disegno di legge storico e consentirà di prescrivere gli psichedelici per i trattamenti di salute mentale.

Affinity Healthcare Advocates, the association founded by Anne Marie Principe

Undicisettembre: Quindi sei in contatto anche con molti altri sopravvissuti dell'11/9. Ne parlate? Cosa ti raccontano gli altri?

Anne Marie Principe: Facciamo due cerimonie ogni anno l'11 settembre e il 30 maggio, perché è l'anniversario della chiusura di quello che chiamiamo “il pozzo”. Ciò che restava delle torri era solo un gigantesco pozzo profondo vari piani, non riesco a descriverti quanto fosse vasto, da cui avevano tirato fuori i detriti e ripulito l'area in modo che potesse essere ricostruita. Così il 30 maggio e l'11 settembre di ogni anno i primi soccorritori, i sopravvissuti e i residenti si riuniscono a Ground Zero per incontrarsi e ricordare. C'è un’atmosfera di pace tra noi data dal fatto che le persone con cui ti trovi capiscono perfettamente cosa hai passato, cosa senti e cosa continui ad affrontare. Perché per noi tutto questo non è finito. Siamo tutti malati e da quel giorno sono più di 6000 le persone che sono morte a causa delle polveri tossiche.

Ho una chat di gruppo con sei o sette donne che quel giorno sono state soccorritrici. Una delle cose interessanti che ho scoperto, essendo io stessa una donna, è che le donne vengono spesso ignorate nella discussione. La gente non considera che le donne erano lì ad aiutare e lavorare sulla pila dei detriti, curando i feriti, occupandosi del cibo o di qualsiasi altro tipo di servizio. C'erano anche donne presenti e spesso vengono dimenticate ed escluse da molte discussioni sull'assistenza sanitaria.

Molte hanno avuto problemi riproduttivi o di fertilità, i tumori femminili sono stati inclusi nel programma solo dieci anni dopo che i problemi specifici degli uomini erano stati presi in considerazione. Non siamo realmente rappresentate nel comitato per il programma sanitario, di questo parliamo spesso: come affrontiamo la questione? La prossima cosa che cercherò di fare è rimediare a questa ingiustizia.

C'erano donne incinte l'11 settembre, quelle donne hanno partorito bambini che ora sono malati e per questo il governo non riconoscerà nulla. Quei bambini hanno problemi alle ossa e ai polmoni, sono più bassi degli altri, hanno problemi cognitivi. Anche questo fa parte di quello che faccio, lo chiamiamo “La sorellanza di Ground Zero”. Queste donne si uniscono in gruppo per dire: “Dobbiamo difendere noi stesse. Dobbiamo raggiungere le altre donne e assicurarci che le nostre voci siano ascoltate”. Ci è voluto più di un decennio perché quelle donne fossero incluse nei programmi governativi e alcune di loro nel frattempo sono morte.


Undicisettembre: Cosa pensi di come ha reagito inizialmente il governo? Vedo che in qualche modo lo stai criticando, ma penso che ci voglia una spiegazione più ampia.

Anne Marie Principe: Inizialmente ammetto che nessuno sapeva cosa fare. Come fai a sapere cosa fare quando succede qualcosa del genere? Cosa fai? Da dove inizi? Non sapevano nemmeno da dove cominciare. Ma capii di più quando iniziammo a tenere udienze con la città di New York e con il Congresso e ho scoperto che negavano che ci stessimo ammalando.

L'EPA, Environmental Protection Agency, ha mentito quando ha detto che l'aria era pulita, ero all'udienza al congresso quando alla fine ammisero che non avevano nemmeno l'attrezzatura adatta a misurare cosa c'era nell'aria. Invece di dire “Le nostre apparecchiature non sono adatte“, hanno detto semplicemente “Sai cosa facciamo? Siccome non lo sappiamo, limitiamoci a dire che la situazione è buona”.

Razionalmente, capisco che abbiano fatto una scelta consapevole nel rimandarci indietro. Avevano bisogno di dimostrare che la città di New York era forte e si sarebbe ripresa. Wall Street è la capitale finanziaria del mondo e non potevano lasciarla morire. Quindi noi eravamo il prezzo da pagare, erano le necessità di pochi contro le necessità di molti. Emotivamente invece penso: “Ci avete rimandato indietro intenzionalmente e ci avete chiesto di pagarne il prezzo e poi non siete disposti a coprirne i costi?” La città non ha voluto pagarlo, lo stato non ha voluto pagarlo, nessuno ha voluto pagarlo e alla fine è diventato un problema del governo federale. Per convincere il Congresso e il Senato ad approvare tali fondi ci sono voluti quasi dieci anni. In quel periodo molte persone sono morte per le malattie che hanno contratto.

Se da subito ci avessero fatto fare la chelazione, ci avessero dato farmaci o integratori, probabilmente avremmo salvato molte vite. Per quanto mi riguarda, avevo fatto in autonomia un programma di disintossicazione per eliminare le tossine dal mio corpo. È stato solo nel 2018 che ho sviluppato il cancro e credo che quella disintossicazione abbia prolungato e salvato la mia vita. Non so se sarei ancora qui senza quella disintossicazione. È deludente per me che dobbiamo ancora combattere con il governo affinché si prenda cura di noi. È come una missione.


Undicisettembre: L'11 settembre che effetto ha sulla tua vita quotidiana?

Anne Marie Principe: È una cosa che per forza ho sempre in mente. La mia voce me lo ricorda costantemente, mi si irritano le vie respiratorie quando la qualità dell'aria non è buona e in quei giorni non posso uscire di casa. Ci inviamo messaggi tra di noi quando la qualità dell’aria è scarsa per ricordare agli altri di non uscire. Avevo un tumore al cervello che mi è stato rimosso, nel 2018 mi è venuto un cancro al seno e poche settimane fa ho terminato il mio undicesimo intervento chirurgico.

Il mio corpo porta le cicatrici di 23 anni. Anche solo svegliarsi la mattina e respirare è un costante ricordo dell'11 settembre. Per noi non finisce. I bisogni della mia comunità sono importanti per me e credo che fare qualcosa di positivo e proattivo sia motivante. Non mi fermerò finché non sarà tutto risolto.

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