2008/07/23

Recensione: La Guerra Segreta della CIA

di John - www.Crono911.org

Steve Coll è un giornalista investigativo, è stato co-direttore del Washington Post, collaboratore del New Yorker e corrispondente dall'Asia e Medio Oriente.

Ha vinto due premi Pulitzer, uno nel 1990 e l'altro nel 2004 con il libro che ci accingiamo a recensire, la cui edizione originale in inglese ha il titolo di Ghost Wars.

Quest'anno l'edizione italiana è stata pubblicata nella collana Storia della BUR (codice ISBN 978-88-17-02230-9, prezzo di copertina 13 euro) con il titolo La guerra segreta della CIA e il sottotitolo: L'America, l'Afghanistan e Bin Laden dall'invasione sovietica al 10 settembre 2001.

La conoscenza degli antefatti dell'11 settembre 2001 è una parte fondamentale della ricerca storica su quella tragedia, e Coll ha fatto un lavoro magistrale, per certi versi incredibile, nel ricostruire ogni singolo dettaglio di un aspetto di cui si parla tanto ma si conosce poco: le attività della CIA in Afghanistan nel periodo 1979-2001.

Coll ha attinto le informazioni direttamente dai protagonisti di quelle vicende: americani, afghani, pakistani, sauditi. Ogni particolare è stato ricostruito con la memoria di chi lo ha realmente vissuto ed è stato verificato con le evidenze provenienti da numerose altre fonti. In oltre 800 pagine, Coll ci proietta nei colloqui, nelle riunioni, nelle decisioni e nelle azioni operative.

In estrema sintesi, il giornalista spiega e descrive come la CIA e l'ISI (il servizio segreto pakistano) finanziarono e fornirono equipaggiamenti, ciascuno per proprio conto, direttamente ai numerosi “capi” dei vari gruppi di guerriglieri che combattevano contro i sovietici e contro il governo da questi sostenuto.

Osama bin Laden non beneficiò di questi aiuti, in quanto lo sceicco disponeva di risorse finanziarie proprie. Inoltre USA e Pakistan avevano tutto l'interesse a finanziare i capi locali, in previsione di una loro futura ascesa al governo del paese, piuttosto che personaggi stranieri destinati (così si pensava) a sparire alla fine del conflitto. Ancora una volta viene smentita la tesi cara ai "complottisti" secondo cui il leader di al-Qaeda fu addestrato e finanziato dalla CIA.

Dopo il ritiro dei sovietici, l'agenzia americana si preoccupò di recuperare i missili antiaerei Stinger ceduti ai guerriglieri afghani e di monitorare le attività di India e Pakistan nel campo delle armi nucleari, disinteressandosi delle vicende politiche afghane.

Le cose cambiarono nel momento in cui Osama bin Laden avviò la sua campagna terroristica contro gli Stati Uniti e il regime dei Talebani (che godeva di ampio sostegno in Pakistan) gli diede asilo, protezione e appoggio logistico: la CIA fu costretta a riconsiderare l'opportunità di tornare in Afghanistan e di appoggiare i gruppi armati che si opponevano ai Talebani, al fine di eliminare la nuova e inaspettata minaccia.

Furono approntate vere e proprie strategie di intervento in quella terra sfortunata e martoriata. Quando sentiamo dire che i piani di invasione all'Afghanistan erano pronti già prima dell'11 settembre 2001, l'affermazione poggia su fatti veri, di cui Coll ci fornisce un quadro dettagliato.

Non è vero che l'11 settembre 2001 fu un complotto per invadere l'Afghanistan, ma è vero che esistevano piani di intervento per operazioni segrete (peraltro approvati dal Governo e dal Congresso americani) mirate a contrastare quella minaccia che si sarebbe poi drammaticamente concretizzata l'11 settembre del 2001.

Talvolta viene affermato dai sostenitori di teorie alternative (è successo proprio su questo blog) che Coll nel suo libro avrebbe confermato la tesi (sostenuta da ex ufficiali della polizia filippina, riportata da alcuni giornalisti e indagata dalla Commissione d'Inchiesta sull'11 settembre) secondo cui le autorità filippine informarono l'intelligence americana, sin dal 1995, del fatto che al-Qaeda stesse preparando attacchi suicidi utilizzando aerei di linea dirottati (per approfondire: articolo sull'Operazione Bojinka).

Ebbene, su questo punto Coll viene citato a sproposito. Nel suo libro fa un solo accenno a questa vicenda (capitolo 15, pagina 346 dell'edizione italiana qui recensita), citando come fonte un articolo del New York Times del 9 giugno 2002, che a sua volta si basa su quanto dichiarato dai già citati ex ufficiali della polizia filippina.

La fonte è rimasta sempre quella e Coll non aggiunge nulla di suo: purtroppo è l'ennesima dimostrazione che bisogna sempre diffidare di qualsiasi affermazione e citazione fatta dai complottisti, perché troppo spesso le cose sono ben diverse da come essi le presentano.

Il libro si chiude con ben 96 pagine di note che elencano le fonti utilizzate e una ricca e utilissima bibliografia. Si fa notare, purtroppo, l'assenza di un indice analitico.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho ben capito in che termini Coll cita l'articolo del New York Time che parla della polizia filippina.
Ne parla come fonte, come sentito dire non verificato, come bufala.

Il trenino: complottisti->Coll->New York Times->polizia filippina.

Poi mi chiedevo per quale motivo la polizia filippina sa questioni di natura così delicata da essere di livello "servizio segreto" o "ministero degli esteri".

Ricordo inoltre che nelle Filippine ci sono duri scontri fra cristiani e musulmani, con decine di morti ogni anno.
Nella puntata di Mission, mediaset si parlava proprio di questi scontri fra musulmani moderati e cristiani e musulmani fondamentalisti, dell'eccidio di vari preti, e del coprifuoco imposto dal governo per una settimana a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001.

Saluti

John ha detto...

Coll cita la notizia che la polizia filippina trasmise agli USA un rapporto (relativo all'interrogatorio di uno dei terroristi coinvolti nell'operazione Bojinka) in cui, tra le altre cose, si faceva riferimento all'utilizzo di aerei dirottati in missioni suicide.
La fonte, che lo stesso Coll indica, è l'articolo del New York Times.

In pratica è sempre la stessa fonte (Mendoza) riportata da vari giornalisti.
Mendoza ha prodotto (al giornalista Lance) una serie di fogli che riassumono il contenuto degli interrogatori e ha sostenuto che quei fogli sono stati trasmessi ai servizi segreti americani.

Di questa trasmissione non c'è prova, nè Mendoza ha mai fornito elementi utili almeno a identificare le persone alle quali avrebbe trasmesso tali fogli.

Tutto qua.

Anonimo ha detto...

Interessante il fatto, ampiamente documentato, che Mohammad Atta, il dirottatore delle torri gemelle, fu pagato dall'ISI pakistano, ente spionistico che collabora con la CIA.

Paolo Attivissimo ha detto...

Anonimo, in realtà non è "ampiamente documentato". L'unica fonte di questa storia è il Times of India, che non brilla per serietà.

E poi perché l'ISI avrebbe dovuto pagare Atta pochi giorni prima che si suicidasse?

marcov ha detto...

Paolo, perché sostieni che times of india sia un giornale poco serio ? Non sono un esperto di stampa internazionale ma mi pare invece che goda di un certo credito.
O lo ritieni poco attendibile perché negli anni scorsi tra india e pakistan c'è stata molta tensione (eufemismo) e quindi da parte indiana c'era la tendenza di accusare i cugini pakistani di ogni nefandezza ?
Poi possiamo trovare diversi motivi per cui ad un suicida servono soldi: corruzione degli addetti di sicurezza, aiuto ai propri parenti...
Questo non per sostenere le ipotesi di complotto ma solo per invitare ad approfondire anche questo aspetto.
Avete mai provato a chiedere via mail all'autore dello scoop quali fossero le proprie fonti ? Se scrive per il times of india senz'altro parlerà in inglese.

Paolo Attivissimo ha detto...

Marcov,

Paolo, perché sostieni che times of india sia un giornale poco serio ?

Be', guarda com'è scritto questo articolo del TOI sull'argomento.

E guarda com'è scritto l'articolo del TOI dal quale tutti gli altri hanno preso spunto.

Ti pare un modo serio di fare un giornale?

Anonimo ha detto...

Quello che gli autori di questo sito vorrebbero liquidare come fantasie propagandistiche di un giornaletto indiano sono qualcosa di più.

Del legame stretto fra Ahmed capo dell'ISI pakistano e Atta, coinvolti in quel pagamento di 100.000 dollari, non parla solo il rispettabile, quantunque ortograficamente sciatto "Times of India". Ne parlano anche "Press Trust of India" (10/8/01), "India Today" (10/15/01), "Daily Excelsior" (10/18/01). Ma se ne parla anche nello stesso Pakistan, "Dawn" (10/8/01), il che di per sé sembra suggerire che la propaganda indiana forse non c'entra. Ma ne parlano anche lo "Australian", (10/10/01), la prestigiosa "Agence France Press" (10/10/01), una sezione online del "Wall Street Journal" (10/10/01) e altri.

Paolo Attivissimo ha detto...

Anonimo, controlla bene: da dove hanno tratto la notizia tutte le altre fonti che citi?

Il Times of India, per caso?

John ha detto...

Interessante il fatto, ampiamente documentato, che Mohammad Atta, il dirottatore delle torri gemelle, fu pagato dall'ISI pakistano, ente spionistico che collabora con la CIA.

Innanzitutto non è un fatto e non è ampiamente documentato.
E' una voce ampiamente riportata, semmai.

Quanto all'ISI e alla CIA, tutti i servizi segreti a volte collaborano tra loro e a volte si fanno vicendevolmente le scarpe, e negli anni '90 fino al 2001 i rapporti tra ISI e CIA furono tutt'altro che idilliaci. Le cose sono cambiate dopo il 2001.

Oggi esistono pochi spazi per voci e chiacchiere di corridoio: i movimenti finanziari del 19 dirottatori e dei loro fiancheggiatori sono stati tutti ricostruiti nei minimi dettagli e i relativi documenti sono oggi di dominio pubblico.
Di questo fantomatico finanziamento dell'ISI ad Atta non c'è alcuna traccia.
Questo è il fatto.

Anonimo ha detto...

Se il Wall Street Journal, nella persona del conservatore Taranto, cita l’India Times, evidentemente considera la fonte autorevole.

Ma ciò che più importa è che la notizia è stata confermata in modo indipendente dal giornale Pakistano "Dawn", di Karachi
October 9, 2001
NEW DELHI, Oct 8: Director General of Pakistan's Inter- Services Intelligence (ISI) Lt Gen. Mahmud Ahmed has been replaced after the FBI investigators established credible links between him and Umar Sheikh, one of the three militants released in exchange for passengers of the hijacked Indian Airlines plane in 1999.
The FBI team, which had sought adequate inputs about various terrorists including Sheikh from the intelligence agencies, was working on the linkages between Sheikh and former ISI chief Gen Mahmud which are believed to have been substantiated, reports PTI website.
Informed sources said there were enough indications with the US intelligence agencies that it was at Gen Mahmud's instruction that Sheikh had transferred 100,000 US dollars into the account of Mohammed Atta, one of the lead terrorists in strikes at the World Trade Centre on Sept 11, it adds.

Nessun giornale e nessuna fonte americana si è preoccupata di smentire esplicitamente questa notizia.

L’altra cosa, forse meno importante ma di sicuro interesse, e documentata sia dai giornali pakistani sia da quelli americani come il LA Times, è che il capo dell’ISI Ahmad si trovava negli USA nei giorni appena precedenti l’11/9 e lo stesso 11/9, e vi aveva incontrato il capo della CIA Tenet, Porter Goss e altri alti ufficiali americani.

Altra fonte indipendente, almeno parzialmente:
La “Agence France Press”, il 10 ottobre, ha chiesto (e trovato) conferma della notizia dell’Indian Times direttamente al governo indiano: “A highly-placed government source told AFP that the "damning link" between the general and the transfer of funds to Atta was part of evidence which India has officially sent to the US. "The evidence we have supplied to the US is of a much wider range and depth than just one piece of paper linking a rogue general to some misplaced act of terrorism," the source said.”

Altra opinione autorevole, di sicuro interesse:
Len Downie, Executive Editor, Washington Post: “They [ISI] helped create Bin Laden and the roots of Al-Queda during the Russian occupation of Afghanistan, when the CIA and the intelligence services of Pakistan and Saudi Arabia created this group of people to fight the Russians in Afghanistan.”


I punti essenziali sono stati confermati alla PBS, nel 2003, anche da Bernard-Henry Levy, che ha indagato sull’omicidio di Daniel Pearl ed è tutt’altro che un complottista antiamericano.
http://www.pbs.org/now/transcript/transcript236_full.html

LEVY: Pakistanis already half run by extremists. We
must know and the people who hear us must know that
one of the man convicted to have channeled the money
to Mohammed Atta was no other than the number one of
Pakistani Secret Service, Mr. Mahmoud Ahmad (PH). And
he was fired. He was dismissed a few days before the
attacks.



Potreste mettere un link sui movimenti finanziari diretti ai terroristi, che sarebbero "di pubblico dominio"?

Le informazioni allegate avrebbero dovuto bastare e avanzare perché gli USA chiedessero come minimo l’estradizione del capo dell’ISI e lo mandassero a Guantanamo come tutti gli altri. Come minimo. Eppure le massime autorità statunitensi si sono mostrate disinteressate al problema.

Emblematica, del resto, è la sbrigativa e inquietante frasetta nel “Rapporto ufficiale della commissione” USA:
“To date, the U.S. government has not been able to determine the origin of the money used for the 9/11 attacks. Ultimately the question is of little practical significance.”