2008/09/14

Conferenza di Lugano, primi dati

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

L'incontro "11/9 La cospirazione impossibile" ha offerto al pubblico presente una cospicua serie di dati tecnici, spesso inediti, forniti direttamente dagli esperti di settore con il supporto della moderazione di Claudio Mésoniat, direttore del Giornale del Popolo.

L'ingegnera civile Cristina Zanini Barzaghi ha illustrato la dinamica degli incendi negli edifici in acciaio, con particolare riferimento alle Torri Gemelle e al WTC7, e ha esaminato le ipotesi di demolizione controllata.

La conclusione del suo intervento è che nei crolli del WTC non vi è nessun segno di anomalia che suggerisca demolizioni controllate e che il tempo per il quale le strutture hanno retto è segno di progettazione valida entro i limiti del cosiddetto "rischio accettato", ossia le condizioni (sisma, uragani, danneggiamenti estremi) oltre i quali si accetta l'inevitabilità del crollo: e non si può fare a meno di progettare in questo modo, altrimenti ci troveremmo tutti a vivere in bunker e i grattacieli non esisterebbero.

Questo concetto della resistenza non assoluta degli edifici non è molto noto al di fuori degli addetti ai lavori e ridimensiona la visione mitica della solidità indistruttibile dei grattacieli, molto diffusa fra i profani, che sta alla base di molti dubbi sulla dinamica del crollo delle Torri Gemelle e del WTC7.

L'ingegnera ha anche affrontato la questione degli sbuffi o "squib" che si notano dopo l'inizio del crollo, spiegando che un edificio contiene un grande volume d'aria (nei grattacieli come il WTC, oltre il 90% del volume racchiuso dalla struttura è spazio fruibile) e che quando la struttura collassa, l'aria al suo interno si comprime e cerca vie di sfiato. Gli sbuffi sono appunto la manifestazione di questo sfiato.

Il pilota di linea (che ha chiesto l'anonimato online) ha esaminato i dati delle "scatole nere" del Volo 77, quello che si è schiantato contro il Pentagono, e del Volo 93, quello caduto in Pennsylvania, e in base alla sua esperienza di pilotaggio ha tracciato un quadro dettagliato del comportamento dei dirottatori durante i due voli, così come risulta dalle manovre e dai settaggi della strumentazione effettuati dopo l'assalto alla cabina di pilotaggio.

E' emerso che i dati delle "scatole nere" confermano una manovra a quattro mani da parte di due dirottatori in cabina e un periodo di "prova", nel corso del dirottamento, durante il quale i dirottatori hanno preso dimestichezza con la manovrabilità dell'aereo, diversa da quella dei simulatori utilizzati per il loro addestramento, che si riferivano a Boeing 737, decisamente più piccoli.

Il pilota ha inoltre valutato le forze aerodinamiche e la fattibilità della manovra di avvicinamento al Pentagono, giungendo alla conclusione, per certi versi nuova, che la scelta della facciata da colpire dell'edificio, ma non del punto specifico, sia stata preparata con precisione in anticipo mediante voli di ricognizione effettuati su aerei da turismo.

Peter Regli, già capo dei servizi segreti svizzeri, ha tracciato un quadro storico delle origini del terrorismo di stampo islamista, facendo una netta distinzione fra l'islamismo e l'Islam e chiarendo quali sono i rischi attuali per la Svizzera e per gli altri paesi occidentali. Ha inoltre delineato lo stato dell'arte nell'intelligence antiterrorismo e descritto la situazione statunitense pre-11/9 confrontandola con quella attuale.

Le sue conclusioni nette e per nulla rassicuranti sono state stemperate da una considerazione statistica: ulteriori attentati come l'11 settembre sono inevitabili, ma la probabilità di esserne coinvolti individualmente è infinitesima. Pertanto è il sistema paese a doversi preparare a gestire gli effetti economici e sociali di un grande atto terroristico.

Da parte mia, ho illustrato brevemente alcune delle tesi cospirazioniste, spiegato le ragioni logiche e fattuali della loro insostenibilità, e documentato la dilettantesca superficialità delle "ricerche" svolte dai più noti esponenti del cosiddetto "movimento per la verità".

Alle relazioni è seguito il dibattito con il pubblico, che ha portato alla luce i dubbi più frequenti e offerto altri spunti di approfondimento e chiarimento per sfatare i miti instillati nell'opinione pubblica da questi sette anni di dicerie.

Non è mancato il cospirazionista in sala, le cui obiezioni, peraltro pacate, sono state affrontate esaurientemente dai relatori. Ci è stato chiesto, per esempio, perché non abbiamo avviato un confronto con i cospirazionisti, ed è stato spiegato, dati alla mano, che sono loro (specificamente Giulietto Chiesa, Maurizio Blondet e altri) a rifiutare ogni dibattito.

Altri sostenitori delle teorie alternative erano presenti in sala, ma si sono limitati a mormorare parole incoerenti di protesta invece di affrontare il dibattito: ulteriore conferma della chiusura al dialogo di cui si è parlato.

Nei limiti di quanto verrà permesso dai relatori e dagli organizzatori, Undicisettembre pubblicherà il materiale della conferenza nelle prossime settimane.


Aggiornamento

La trascrizione degli atti del convegno è pubblicamente scaricabile come documento PDF.

19 commenti:

Gabriele ha detto...

Buongiorno Paolo

Mi ha stupito molto la frase dell'ingegnera quando ha detto una cosa simile a questa : "mi sono stupita che la struttura (parlava delle torri) dopo un'ora di incendi fosse ancora in piedi"...siccome è la stessa frase che ho già sentito da un altro "adetto ai lavori", mi chiedo come mai quel giorno a New York nessuno abbia detto che il pericolo di crollo era imminente. Voglio dire, ci sarà stato un esperto di settore nella zona...Tutti quei pompieri lì sotto non mi sembra avessero nessun timore a riguardo...Se per i nostri esperti era assolutamente scontato il crollo, non capisco perchè oltre oceano non lo fosse...spero di essermi fatto capire!

brain_use ha detto...

Paolo, qualche considerazione nata dai contenuti della conferenza l'avrei.

Attendevo però la pubblicazione di questo e gli altri articoli per capire quali fossero i paletti chiesti dai conferenzieri: l'anonimato chiesto dal pilota, ad esempio.

Ci sono altre cose da sapere prima di commentare?

alexandro ha detto...

Brutto colpo per i complottisti... un Ingegnere, un pilota, un esperto di intelligence, contro teologi, filosofi e gli architetti che elemosinano sandwich e fanno simulazioni con i cartoni...

Paolo Attivissimo ha detto...

Brain,

Direi di no: gli altri relatori hanno espresso il consenso ad essere citati per nome. Sono ancora in attesa del permesso di presentare altre foto e i contenuti delle relazioni in forma più estesa, ma direi che visto che c'eri puoi commentare tranquillo.

Paolo Attivissimo ha detto...

Gabriele,

mi chiedo come mai quel giorno a New York nessuno abbia detto che il pericolo di crollo era imminente

Se leggi attentamente le testimonianze, le avvisaglie di crollo ci furono eccome. Addirittura nel video "Per non dimenticare" si sente un giornalista chiedere perché si viene allontanati dalle torri, e il poliziotto rispondere che sta pendendo.

In Zerobubbole c'è un elenco piuttosto completo delle avvisaglie.

Il problema fu che i pompieri non poterono essere avvisati per via delle pessime comunicazioni radio. Problema già noto e malamente gestito all'epoca, pre-11/9.

Mario ha detto...

Caro Gabriele, quando un pompiere vede un edificio in fiamme cosa lo spinge ad entrare se sente persone urlare all'interno? e quando (cosa che succede a volte nelle metropoli americane) una persona cade in un fiume in piena perchè cercano di salvarla con corde ed elicottero (spesso attaccando un pompiere all'estremità)?
Nella ricostruzione 11 settembre il giorno che ha cambiato la storia trasmessa da LA7 basata sulla testimonianza di persone vere, viene messo in bocca a DeMartini morto nel crollo che si era accorto come la struttura stridesse e fosse a pericolo crollo. Questo perchè nell'ultima telefonata con la moglie espresse proprio questa opinione.
Nella ricostruzione Report from Ground Zero molte sono le testimonianze di pompieri che hanno mandati fratelli e parenti al WTC (anche se erano fuori servizio) e solo dopo si sono resi contro di aver mandato gente a morire, osservando i danni al grattacielo. Non mancano le testimonianze di pompieri che parlano di un camion della NYP in cui esplodevano munizioni e nemmeno quelle di pompieri che si erano accorti che la struttura stava collassando. Peggio ancora i pompieri arrivati al 40-50-esimo piano del WTC1 quando il WTC2 crollò (quelli della stairwell B).
Il pompiere è di per se martire, ma non nell'accezione kamikaze fondamentalista (uccidersi per uccidere l'obbiettivo), ma uccidersi pur di salvare l'obbiettivo (definizione di martire proveniente dalla visione cristiana)

Mario ha detto...

PS: quanti pompieri muoiono negli incendi "normali". Nessuno si è mai passato gli elenchi pubblicati nei siti dei pompieri americani?
Guardate. Non sono 300 al giorno, ma sono comunque un bel numero.

Anonimo ha detto...

Giusto per dire due parole sulla "superpotenza": sentito dell'incidente ferroviario a Los Angeles?

Tracciare la rete ferroviaria è molto più semplice di tracciare quella aerea, considerando che i "radar" in questione sono circuiti elettrici e le informazioni vengono trasferite via cavo. Eppure la i sistemi di controllo della "superpotenza" non si sono accorti che due treni viaggiavano sullo stesso binario...

Gabriele ha detto...

Grazie Paolo, nn ero ben documentato....Grazie anche a te Mario, hai perfettamente ragione.

studente88 ha detto...

ice_rocket

infatti mi preoccupa, perche' i sistemi di gestione del traffico ferroviario in america sono stati proggettati da Finmeccanica (sebbene dubito che il sistema usato da Metrolink sia lo stesso della Amtrak, compagnia che ha comprato da Finmeccanica), stesso sistema utilizzato da Ferrovie dello Stato.
In fondo pero' non ci sarebbe da stupirsi nel caso accadesse qualcosa del genere in Italia..


Per tornare OT, mi dispiace davvero di non esserci stato, ma mi trovo oltreoceano, quindi sarebbe stato un po costoso venire. E di conferenze del genere qui non ne fanno, sebbene non mi stupisce visto che mi trovo in un ambiente urbano-universitario, e non ho trovato una sola persona che pensa ci sia un dubbio su cosa "credere".

brain_use ha detto...

Qualche prima nota sparsa, cominciando dalla relazione del pilota:

- scelta della facciata da colpire dell'edificio [cut] sia stata preparata con precisione in anticipo mediante voli di ricognizione effettuati su aerei da turismo.

E' una considerazione interessante.
Spesso ho notato come il mito degli attentatori dilettanti, creato dal cospirazionismo, faccia perdere di vista la meticolosità con cui invece si è preparato l'attentato.

Credo che questa osservazione del pilota, unita alla relazione di Regli sulla storia di Al Quaeda e della preparazione dell'attentato, sia importante proprio per restituire all'azione il giusto rilievo: non 19 "beduini", come si sente a volte citare, che salgono su 4 aerei con i tagliacarte, ma 19 attentatori che hanno meticolosamente preparato le azioni di quella giornata.


- le "prove in volo":
il pilota, citando i dati della scatola nera, evidenzia alcune manovre compiute da Hanjour per meglio familiarizzare con le reazioni del velivolo, più grosso del 737 cui era abituato.

Anche questa osservazione è nuova.
E riporta l'attenzione alla meticolosità con cui i terroristi si erano prima preparati ed hanno poi eseguito il loro compito.


- Il pilota evidenzia anche lo sforzo fisico necessario a "tenere giù" il velivolo negli ultimi secondi di volo prima dello schianto.

Il rateo di discesa era di circa 5°, leggermente superiore a quello di atterraggio. In sé, dunque, nulla di particolare, ma l'accelerazione rapida degli ultimi secondi
avrebbe portato il velivolo a tendere ad un livellamento orizzontale (spero di essermi spiegato bene).

Si tratta di un'altra considerazione molto interessante, che leggo in chiave motivazionale.
Non fa che confermare la forte volontà da parte degli attentatori che, ormai allineati all'obiettivo, compiono quest'ultima fatica, quasi corale, per completare l'azione pianificata.


Da questa nasce una ulteriore osservazione:
- L'aver evidenziato la fatica fisica di questi ultimi secondi, è perfettamente coerente col quadro della relazione fornita dal pilota.

Non stupisce affatto, ma aggiunge un dettaglio interessante al resto del racconto letto dal pilota sui dati della scatola nera, dipingendo un resoconto completo e vivo del volo di AA77.

La medesima osservazione, tuttavia, slegata dal contesto tracciato dal pilota, avrebbe potuto essere letta con facilità in chiave cospirazionista: Hanjour ha anche dovuto fare uno sforzo tremendo per tenere giù l'aereo, magari addirittura è stato aiutato... Per un attimo ho immaginato le scritte in sovrimpressione su sfondo nero tipiche di zero!

E questo dimostra come lo stesso fatto, lo sforzo di quei secondi finali, possa essere inquadrato in una relazione coerente come quella del pilota o utilizzato strumentalmente a solo fine sensazionalistico.

Quanti esempi verrebbero alla mente!

Hanmar ha detto...

Per quanto riguarda lo sforzo del pilota negli ultimi istanti, non credo che si siano preoccupati di trimmare l'aereo per la discesa, ovvero regolare i compensatori presenti sui piani di coda proprio per diminuire lo sforzo sulla barra.

Credo piuttosto che abbiano "semplicemente" spinto la barra in avanti e tenuta fino alla fine.

Saluti
Hanmar

brain_use ha detto...

Esatto, Hanmar(H-maiuscola):
è quello che diceva il pilota.

Hanmar ha detto...

Grazie Brain.

Ma tu guarda se per colpa diun idiota mi tocca andare in giro coi garanti...

Saluti
Hamnar

Leonardo Salvaggio ha detto...

Truman,

sei appena stato espulso.

Sei stato avvertito stamane di evitare la strafottenza, non hai seguito il consiglio.

La conseguenza è che il tuo commento (stupido e inconcludente) è finito nel cestino.

Truman ha detto...

ricevuto

Leonardo Salvaggio ha detto...

Truman,

trattasi ovviamente di "espulsione" virtuale: nel senso che se non hai nulla di costruttivo da dire i tuoi commenti finiranno nel cestino, altrimenti verranno pubblicati.

Le accuse di falsificazione o malafede rientrano nel primo caso.

marco ha detto...

ciao, sono un redattore del giornale www.democrazialegalita.it.
Posso confermare (ho ancora le email) che tentai di organizzare un dibattito faccia a faccia tra Attivissimo e Chiesa (che conosco- conoscevo personalmente), e che quest'ultimo rifiutò. Anzi, si occupò di rispondermi un suo stretto collaboratore. L'iniziativa, alla quale Attivissimo aveva gentilmente aderito, finì lì.
Marco

Paolo Attivissimo ha detto...

Grazie Marco di avermi ricordato l'episodio. Confermo, il luogo doveva essere Firenze e doveste gettare la spugna a ottobre 2007.