2006/09/29

I sondaggi Zogby del 2004 e del 2006: vediamoci chiaro

di John - www.crono911.org. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 31 ottobre 2010.

Capita frequentemente che i cospirazionisti affermino che “i sondaggi dimostrano che i cittadini americani credono al complotto” e a tal fine citano costantemente il “sondaggio della Zogby”. È giunto il momento di vederci chiaro.

Sono decenni, ormai, che sondaggi e statistiche sono entrati nel nostro vivere quotidiano, e anche la persona più sprovveduta ha imparato a diffidare di questi dati e delle interpretazioni che ne vengono fornite.

Non è un mistero che solitamente chi commissiona un sondaggio vuole ottenere un risultato che in qualche modo lo aiuti a sostenere la propria causa.

Si può pilotare in vari modi il risultato di un sondaggio: per esempio scegliendo il momento in cui fare le domande, oppure scegliendo gli intervistati tra un campione mirato, oppure ponendo le domande in un certo modo anziché in un altro.

Se faccio un sondaggio sulla preferenza fra treno e aereo come mezzo di trasporto, un conto è farlo una settimana dopo un disastro ferroviario, un altro è farlo una settimana dopo un disastro aereo.

Se voglio sostenere l'opportunità di immettere sul mercato un nuovo dentifricio, un conto è chiedere “Ci sono trecentododici marche di dentifricio sul mercato, pensa che sia opportuno immetterne un altro?”, un altro è chiedere: “Lei è pienamente soddisfatto del dentifricio che usa o ne vorrebbe uno migliore?”.

Se poi un sondaggio non dà l'esito sperato, si può semplicemente ignorarlo ed evitare di renderlo pubblico, e farne un altro, e un altro ancora, magari cambiando tempi, campioni e tipo di domande, finché non spunta il risultato che mi aggrada.

Ma anche i risultati di un sondaggio si possono interpretare in modo differente. Se il 49% degli intervistati approva un nuovo dentifricio, il 49% non lo approva e il 2% risponde “Non so”, posso affermare che “la maggioranza degli intervistati non è contraria al nuovo dentifricio” oppure posso affermare “che la maggioranza degli intervistati non approva un nuovo dentifricio”.

Una buona regola per valutare il grado di affidabilità di un sondaggio è quella di controllare quali e quante domande sono state effettuate, qual è la composizione del campione, dove, come e quando è stato fatto il sondaggio e chi l'ha commissionato.

E arriviamo quindi ai sondaggi Zogby.

Innanzitutto diciamo che sono due: uno del 2004 e uno del 2006.

Il rapporto completo di questi sondaggi, con tutte le domande effettuate, non è disponibile, o quantomeno noi non siamo riusciti a trovarlo.

Chi li ha commissionati? Il “Movimento per la verità sull'11 settembre” (http://www.911truth.org/), che è notoriamente uno dei movimenti che sostengono buona parte delle teorie complottistiche, uno dei più attivi e organizzati, una vera “macchina commerciale”, con tanto di direttore esecutivo, che nel suo sito, oltre a raccogliere cospicue donazioni in denaro, vende 22 libri, 37 DVD e decine di altri gadget raffinati.

Un'impresa del genere non commissiona un sondaggio per sentirsi dire che le teorie complottiste sono acqua riciclata, questo è chiaro.


Il sondaggio Zogby del 2004


Ma vediamo cosa concludeva il sondaggio del 2004 e utilizziamo come fonte il comunicato ufficiale della Zogby del 30 agosto 2004.

Il sondaggio è stato fatto a New York su un campione di 808 adulti intervistati a mezzo telefono.

Una prima cosa che deve farci riflettere è l'affermazione (contenuta in fondo in fondo in fondo al comunicato) secondo cui:

Slight weights were added to region, party, age, race, religion, and gender to more accurately reflect the population.

Tradotto:

Piccoli bilanciamenti sono stati fatti in relazione alla regione, partito politico, età, razza, religione e sesso, per riflettere con maggior precisione la popolazione.

Che vuol dire? E mica lo sappiamo. Ma ce lo spiega un esperto di statistica:

Il bilanciamento del campione avviene usando dei coefficienti (chiamati pesi) per gli individui di ogni categoria.

Se, per esempio, nel campione intervistato le donne sono sovrarappresentate (perché magari è più probabile che siano queste a rispondere al telefono) allora si assegnerà alle donne un peso inferiore rispetto a quello degli uomini, in modoche la risposta di un uomo “conti di più”. In questo modo si riequilibria il campione.

Ora, i pesi si costruiscono utilizzando informazioni di altre indagini di cui si è abbastanza sicuri della loro rappresentatività (perché particolarmente accurate, ricordo che le indagini telefoniche hanno un tasso di rifiuto che si aggira sul 70%).

In Italia si utilizzano spesso i dati del censimento per ricavare i pesi. Solitamente i pesi vengono calcolati sulla base della distribuzione per sesso, età, ripartizione geografica del campione.

Se disponibile, si usa anche il livello di istruzione (persone con livelli di istruzione diversi hanno una diversa probabilità di rispondere).

Negli Stati Uniti è giusto che i pesi vengano calcolati anche secondo la razza.

Trovo, invece, poco sensato e addirittura sospetto ponderare i dati sulla base del partito politico e della religione: Perché usare anche queste due variabili? Mentre è ragionevole pensare che il grado di collaborazione (o reperibilità) degli individui dipenda da sesso, età, razza, e residenza, è altrettanto sensato immaginare che la religione o il partito per cui si vota influenzi il tasso di risposta degli individui?

Un cattolico collabora di più di un musulmano o di un ebreo? Un democratico risponde più volentieri di un repubblicano? I protestanti sono sempre fuori casa e quindi al telefono non li si trova mai?

Francamente, è la prima volta che vedo usare queste due variabili per la ponderazione del campione, e non riesco a trovare una motivazione scientifica per il loro utilizzo in tal senso.

Da dove Zogby ha tratto la “vera” distribuzione della popolazione per partito e religione?

Nei censimenti queste domande non vengono fatte. Un rapporto di ricerca serio avrebbe riportato la fonte da cui si sono tratti i pesi. Molto allarmante una risposta in proposito che troviamo sulle FAQ di Zogby:

“Finally, we apply weighting for party identification to ensure that there is no built-in Democratic bias in our sampling”.

Perché dovrebbe esserci un Democratic bias? (nota: Bias significa: preferenza, tendenza).

I casi sono due: o è noto che i Democratici rispondono con maggior frequenza ai sondaggi telefonici o il campione non è casuale come sostengono.

Ma la domanda rimane: come sono stati calcolati i pesi? Che peso è stato dato ai Democratici e quale ai Repubblicani? Si capisce che la questione è cruciale. Anche usare la religione come variabile di ponderazione solleva dubbi simili: forse che gli evangelici rispondono con maggior frequenza degli altri? Il sospetto malevolo che viene è che essendo anche Bush un “born-again” si sia voluto ridurre il livello di rappresentatività di questo gruppo religioso, che come si sa, si presume tra i “responsabili” di aver fatto vincere a Bush le ultime elezioni. Certo è un pensiero malevolo, ma facilitato da chi non fornisce informazioni sul processo di ponderazione.

Questo ci dice l'esperto, ma noi vogliamo essere buoni: fidiamoci di Zogby e prendiamo per buono il suo campione e i suoi "pesi". Zogby sostiene che il sondaggio riguardava 5 aree tematiche:

  • La prima: i newyorkesi pensano che i leader abbiano deliberatamente mentito prima della Guerra in Iraq?
  • La seconda: La Commissione Indipendente sui fatti dell'undici settembre ha risposto a tutte le questioni più importanti?
  • La terza: L'inspiegabile e largamente sconosciuto collasso del terzo grattacielo al WTC: qual era il suo numero?
  • La quarta: La questione della complicità.
  • La quinta: Bisogna chiedere una nuova inchiesta sull'undici settembre?

Notate le domande, o meglio, le “aree tematiche”, perché Zogby non ci spiega (non in questo comunicato, in ogni caso) qual è l'esatta domanda posta.

Si parte dall'Iraq e già questo è significativo. È ben noto che le armi di distruzione di massa attribuite all'Iraq non sono mai state trovate. Il popolo americano non ha perdonato questo grave errore (menzogna, secondo molti).

Ricordare la circostanza, in apertura di un sondaggio che dovrebbe avere come oggetto l'undici settembre, è un modo per predisporre l'intervistato a un certo approccio. È come se a uno chiedessero: "Sai che la scoperta della penicillina ha salvato due miliardi di persone negli ultimi decenni? Sì? Bene, cosa ne pensi sul fatto che la ricerca medica dovrebbe incontrare delle limitazioni etiche?"

Nonostante questo approccio tendenzioso, solo il 51,2% degli intervistati ha detto: "sì, penso che i nostri leader abbiano mentito sull'Iraq".

Vero, il 51,2% è una maggioranza, ma considerato che l'avventura irachena è stata molto mal digerita e il 2004 è stato l'anno in cui le forze armate americane in Iraq stavano subendo perdite elevatissime, non è certo quella schiacciante maggioranza che probabilmente Zogby si aspettava. E se consideriamo che la stessa Zogby ammette che il suo sondaggio ha un margine di errore di +/- 3,5%, nemmeno si può parlare di maggioranza in senso stretto!

Sentiamo cosa dice l'esperto statistico:

Sui margini di errore: se correttamente calcolati questi dovrebbero indicare l'intervallo in cui (al 95% di probabilità) dovrebbe cadere la VERA percentuale. Quindi se il 51.2% è la percentuale di quelli che sostengono che i leader abbiano deliberatamente mentito prima della guerra inIraq allora possiamo affermare che, al 95%, il VERO valore di questa percentuale appartiene all'intervallo (47.7% - 54.7%). poiché il 50% è contenuto in questo intervallo, in “statistichese” si dice che la percentuale di individui d'accordo con quella affermazione NON è significativamente superiore alla metà dei rispondenti.

Sulla seconda area tematica, Zogby informa che solo il 36% degli intervistati ritiene che la Commissione abbia risposto a tutte le domande importanti. Non so quanti del restante 64% abbiano letto tutte le oltre 500 pagine del rapporto finale della Commissione (probabilmente nessuno) ma questo risultato ci dice solo che la gente ha la convinzione che non a tutte le domande sia stata data risposta, ma non ci dice a quali domande e non avalla alcuna ipotesi complottistica.

Peraltro, la domanda è subdola, perché non era compito della Commissione rispondere a tutte le domande possibili (altri enti come il FEMA, il NIST, la FAA, l'NTSB ecc... hanno pubblicato propri rapporti su specifici aspetti che la Commissione non aveva toccato o aveva solo sfiorato).

Inoltre Zogby inserisce tra gli esempi di domande senza risposta quello degli attacchi all'antrace, che esulavano totalmente dai compiti della Commissione, in quanto episodi verificatisi dopo l'11 settembre.

Sulla terza area tematica (il WTC7) Zogby ci dice che solo il 28% dei residenti di New York conosceva il numero del terzo grattacielo caduto. Attenzione: di qui a dire che la maggior parte della gente non sapeva nulla del crollo del WTC7, ce ne passa. Se una persona non conosce il “numero” di un edificio non vuol dire che non sappia che esiste ed è crollato. Del resto, prima dell'undici settembre non erano in molti a sapere che le Twin Towers si chiamavano WTC 1 e WTC 2: per la maggior parte della gente erano le “Twin Towers” e basta, in USA così come nel resto del mondo.

Si noti, poi, che Zogby parte definendo il crollo del WTC7 “inspiegabile”: questa è già un'affermazione più che idonea ad influenzare l'intervistato.

Passando alla quarta area tematica (il “complotto”), la domanda di Zogby è ancor più subdola: “Qualcuno dei nostri leader sapeva in anticipo che erano stati pianificati attacchi l'11 settembre del 2001, o intorno a questa data, ed essi hanno consapevolmente mancato di agire?”.

Si noti la genericità del quesito. Parla di “qualcuno dei nostri leader”, parla di “attacchi” in genere, anche in data diversa dall'11 settembre. È una cosa un po' diversa dal chiedere: “Lei pensa che l'Amministrazione Bush abbia organizzato gli attentati?”.

Cosa ci dice al proposito il nostro esperto?

Le domande che vengono poste nei sondaggi di opinione devono essere chiare, non ambigue, e prive di giudizi di merito. Per essere non ambigue non devono chiedere due cose nella stessa domanda. Quindi chiedere se “i leader sapevano in anticipo dell'attacco terroristico e hanno consciamente evitato di agire” vuol dire andare contro questo banale criterio. Si chiede infatti se i leader sapevano e se hanno evitato consciamente di agire. Se uno pensa che sapevano ma non pensa che abbiamo evitato consciamente di agire risponderà si esattamente come uno che pensa che i leader sapevano e hanno consciamente evitato di agire. Anche inserire nella domanda aggettivi come “inspiegabile” e “ampiamente sconosciuto” è contrario a quelle che sono le regole di base di chi progetta una indagine.

Ad ogni modo, il 49,3% degli abitanti di New York City – secondo il sondaggio – ha detto di credere che qualcuno sapeva in anticipo e ha colpevolmente omesso di prevenire gli attacchi.

Questa cifra però scende al 41% con riferimento ai cittadini dell'intero Stato di New York.

Questa differenza ci mostra come può cambiare il risultato di un sondaggio sulla base di considerazioni emotive (chi abita a New York City ha certamente vissuto la tragedia in modo molto più profondo di chi abita in altre città, sia pure nello stesso Stato di New York).

Resta però il dato che molti cittadini di New York nel 2004 credevano che qualcuno sapesse e non abbia fatto nulla per prevenire, il che è comunque diverso da credere a un complotto organizzato, ossia quell'"inside job" tanto caro ai cospirazionisti più accaniti.

E siamo arrivati all'ultimo punto del sondaggio, la necessità di una “nuova inchiesta”. Ora, se si chiede a una persona: “Vorresti una nuova inchiesta per chiarire i punti oscuri della vicenda?”, per quale ragione quella persona dovrebbe rispondere di no? Inchiesta più, inchiesta meno, perché no?

Difatti il 66% degli intervistati di New York City ha risposto sì. La percentuale scende al 56,2 % se si considerano gli abitanti dello Stato di New York.

Il sondaggio del 2004, quindi, in sostanza rivelava che una larga parte di newyorkesi credeva nella teoria “se lo sono lasciato fare”, non conosceva il numero del WTC7, pensava che la Commissione non avesse dato risposta a tutte le domande e che pertanto era necessaria una seconda inchiesta.


Il sondaggio Zogby del 2006


Ma nel maggio 2006 Zogby fa un nuovo sondaggio (link alternativo). Anche in questo caso, lo sponsor è il movimento 911 Truth.

Margine di errore dichiarato: 2,9%. Campione: 1200 americani, che devono rispondere a ben 81 domande.

Anche in questo caso non conosciamo la lista di tutte e 81 le domande. Ci vengono forniti, infatti, i dati relativi a poche di quelle domande. Vediamo com'è andata.

  • Domanda 23: Pensi che Bush abbia approfittato dell'11 settembre per invadere l'Iraq, o che abbia agito correttamente invadendo l'Iraq perché Saddam appoggia il terrorismo?
Il 44% degli intervistati risponde che Bush si è approfittato dell'11 settembre, un altro 44% risponde che ha fatto bene a invadere l'Iraq, l'11% non è sicuro su che risposta dare.

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Notate bene come la percentuale sia scesa dall'oltre 51% del 2004 al 44% del 2006. Cosa è cambiato?

Tante cose - la localizzazione geografica del campione, che prima rappresentava solo New York e adesso gli USA in generale; il fatto che nel 2004 i soldati americani morivano a un ritmo impressionante mentre nel 2006 le perdite si sono quasi azzerate; il fatto che dal 2004 al 2006 si sono rese disponibili molte più informazioni - ma resta un dato significativo: il consenso sulla guerra in Iraq, anziché calare, è cresciuto.

  • Domanda 24: Pensi che ci sia stato un “Cover Up” da parte della Commissione Indipendente?
Il 48% degli intervistati ritiene che non ci sia stato alcun Cover Up, il 42% ritiene che ci sia stato, un 10% non è sicuro sulla risposta.

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Si noti la genericità della domanda. Chi non è portato a credere che in una faccenda così complessa, con tante responsabilità e poltrone in gioco, qualcuno non abbia nascosto qualcosa?

Eppure, da un 49% e passa di persone che nel 2004 ritenevano che i leader sapessero e non hanno fatto nulla per prevenire e da un 66% che richiedeva una riapertura dell'inchiesta, si è passati nel 2006 a un mero 42% che pensa che ci sia stato un generico Cover Up (nascondere informazioni o evitare di approfondire questioni imbarazzanti).

Notiamo quindi che il consenso nell'operato dell'Amministrazione Bush e in quello della Commissione di Inchiesta, anziché diminuire con il tempo, è aumentato.

  • Domanda 25: Il WTC7 è crollato senza che nessun aereo lo abbia colpito, il collasso non è stato indagato dalla Commissione. Eri a conoscenza di questa circostanza, e se sì, pensi che la Commissione avrebbe dovuto investigarla, oppure ha fatto bene a limitarsi ai due grattacieli colpiti?
Domanda particolarmente subdola, questa, innanzitutto perché non dice che il WTC7 è stato investito dalle macerie del crollo di un grattacielo pesante centinaia di migliaia di tonnellate, non dice che era in preda ad incendi incontrollati, non dice che la Commissione non ha investigato sulle cause dei collassi, indagine che è stata effettuata invece da organismi tecnici specifici, come il NIST e il FEMA.

Ebbene, il 43% degli intervistati dichiara di non saperne nulla (il che testimonia un marcato disinteresse per la questione, teorie cospirazioniste comprese). Il 38% dice di conoscere la cosa e crede che la Commissione avrebbe dovuto indagarla. Il 14% approva l'operato della Commissione. Un 5% non sa che rispondere.

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Nessun riferimento a cospirazioni. Semplicemente un 38% che pensa che la Commissione avrebbe dovuto indagare anche sulle cause del collasso del WTC7. Un 38% cui è stato detto che la Commissione ha indagato sulle cause dei collassi dei WTC 1 e 2, in maniera da far scattare il meccanismo: come mai quelli sì e questo no? Un 38% che evidentemente non sa che le cause dei collassi sono state indagate, e sono tuttora oggetto di indagine, da parte di NIST e FEMA.

In ogni caso, una risposta che certamente non ha nulla a che vedere con il sospetto di complotti.

  • Domanda 26: Alcune persone dicono che ci sono così tante domande senza risposta che il Congresso o un Tribunale Internazionale dovrebbero riaprire le indagini sugli attacchi e verificare se qualche pubblico ufficiale ha consentito o favorito il loro successo. Altri dicono che gli attacchi sono stati oggetto di accurate indagini e che ogni ipotesi su un coinvolgimento del governo americano è priva di senso. A quale tesi aderisci?
Il 47% degli intervistati risponde che le indagini sono state soddisfacenti, un 45% dice che sarebbe opportuno riaprire le indagini, un 10% non risponde.

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Anche in questo caso, la risposta è relativa all'opportunità di riaprire le indagini, e non all'esistenza o meno di un complotto. Ciò nonostante, dal 64% di intervistati che nel 2004 era favorevole alla riapertura dell'inchiesta, nel 2006 si è scesi al 45%.

  • Domanda 27: Come giudichi la prestazione dei media americani, incluso lo spazio dato alle domande dei familiari delle vittime del 9-11, alle teorie che contestano la versione ufficiale, e al modo in cui gli attacchi furono investigati?
Il 33% risponde “Buona”, il 36% risponde “Sufficiente” (“Fair”) e un 19% risponde “Scarsa”. Un 3% non risponde.

Dalle mie parti, 33% di Buono e 36% di Sufficiente fanno un totale complessivo di 69% con un giudizio sostanzialmente positivo. Stranamente, però, 911 Truth interpreta il dato come un 43% positivo e un 55% negativo, non si capisce sulla base di quale calcolo matematico.

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Anche in questo caso, comunque, la domanda è generica. La qualità della copertura dei media è riferita a una generalità di aspetti, che include, ma non è esclusiva, delle teorie cospirazioniste.

Inoltre, a questo genere di domanda, posta in questo modo, può rispondere con un giudizio negativo sia chi crede che i giornali abbiano fatto male a non dare spazio a queste teorie, sia chi crede che vi abbiano dato troppo spazio!

Sul punto, l'esperto dice:

Quando gli si presenta davanti una scala del tipo “Molto – abbastanza – poco” tendenzialmente le persone tendono a scegliere la modalità centrale (abbastanza). Questo rende la percentuale del 36% riferita a “Fair” abbastanza difficile da interpretare. Sarebbe stato più corretto mettere una scala del tipo “Very good – good – poor – very poor). Così si sarebbe capito un po' di più cosa pensa veramente quel 36%.

E conclude:

In sintesi, trovo che l'indagine di Zogby sia di scarsa qualità (come accade spesso purtroppo in questo campo). La mancanza di trasparenza nel rapporto fornito ne è un chiaro indicatore. Soprattutto la questione dei pesi è abbastanza controversa, perché i pesi possono cambiare notevolmente i risultati.


Conclusioni e riflessioni


Anche noi possiamo adesso trarre qualche conclusione. È evidente come il giudizio degli americani, decisamente critico nei confronti dell'Amministrazione Bush nel 2004, anno in cui fu reso pubblico il Rapporto Finale della Commissione di Inchiesta (e che probabilmente pochi, o nessuno degli intervistati, aveva letto), a distanza di due anni si è notevolmente ammorbidito.

Se si considera che in questi due anni, da un lato c'è stata la pubblicazione di studi e rapporti di altri enti, e dall'altro c'è stato un vero e proprio martellamento di propaganda cospirazionista, con la diffusione di decine e decine di filmati, migliaia di siti web, conferenze ecc... e l'investimento di decine di milioni di dollari, la conclusione finale è che il popolo americano dà sempre più credito alla versione ufficiale rispetto alle teorie cospirazioniste.

Come opinione strettamente personale, la spiegazione a questo “trend” è che la "verità ufficiale" è la verità e basta, è una ed una sola, ed una sola è rimasta nel corso degli anni, senza che sia mai stata intaccata da una qualsiasi prova degna di questo nome.

Anzi, tutti gli elementi probatori emersi successivamente, come le analisi del NIST, le inchieste dei tribunali, le dichiarazioni dei terroristi catturati, la rivelazione di documenti prima classificati, non hanno fatto altro che confermare quella verità e la ricostruzione dei fatti operata dalla Commissione di Inchiesta Indipendente.

Al contrario, le teorie cospirazioniste si sono sempre più aggrovigliate in una matassa di ipotesi una diversa dall'altra, spesso in contraddizione una con l'altra, sempre prive di qualsiasi fondamento probatorio e costantemente rivelatesi menzognere.

Se mai ci fosse stato qualche punto meritevole di essere approfondito, con serena autocritica, questo sondaggio dimostra che i cospirazionisti hanno affossato ogni speranza non solo di approfondire il punto, ma persino di riconoscerlo e individuarlo in mezzo alla loro mole di idiozie.

Peraltro, nessun sondaggio può certificare una verità o cambiarla. Se il 90% della popolazione mondiale dovesse un giorno pensare che Hitler non è mai esistito, questo non vuol dire che non sia esistito. Ricorrere ai sondaggi, quindi, è solo un'altra maniera dei cospirazionisti di fare propaganda alle proprie tesi, ma in ogni caso i due sondaggi Zogby, letti insieme, non portano certo acqua al loro mulino.

Ma c'è una cosa che i cospirazionisti evitano accuratamente di dire, quando citano i sondaggi della Zogby. Ed è questo dato, dichiarato dalla Zogby e ammesso da 911 Truth:

“Both men and women and residents in each of the four regions are more likely to say the U.S. government and 9/11 Commission are not covering up anything. Majorities who agree include Republicans (64%), 50-64 year-olds, married adults, suburbanites (59%), Protestants, those with at least some college education, and people with annual household income of $50,000 or more (57%). Majorities (50%-56%) of Democrats, 18-29 year-olds, Hispanics, single adults and those who are divorced/widowed/separated, residents of small cities, and adults with less education than a high school diploma believe the government and 9/11 Commission are covering up something. Nearly half of independent voters (48%) agree”.

Traduco:

Uomini e donne e residenti nelle quattro regioni, per la maggior parte ritengono che il Governo USA e la Commissione 9-11 non stanno nascondendo nulla. La maggioranza di quelli che la pensano così sono i Repubblicani (64%), le persone tra 50 e 64 anni, gli adulti coniugati, gli abitanti in zone residenziali (59%), i religiosi protestanti, quelli con almeno una qualche cultura universitaria, e persone con reddito superiore ai 50.000 dollari (57%).La maggior parte (tra il 50% ed il 56%) dei Democratici, le persone di età compresa tra 18 e 29 anni, i cittadini di origine ispanica, i single e coloro che sono divorziati o separati o vedovi, i residenti in piccoli città, gli adulti con istruzione inferiore al diploma, credono che il Governo e la Commissione 9-11 stiano nascondendo qualcosa. Allo stesso modo la pensa il 48% dei votanti indipendenti (nè Repubblicani nè Democratici).

Qui si impone una grossa riflessione.

Innanzitutto, la maggioranza dei Repubblicani tende a rigettare l'ipotesi del Cover Up, mentre una buona metà dei Democratici ritiene che il governo stia “nascondendo qualcosa” (che è peraltro molto generico).

Il che conferma che la verità è una, ma crederle o non crederle è spesso questione di ideologia politica e non di analisi ragionata.

Inoltre, la maggioranza delle persone colte non crede ad alcuna ipotesi di Cover Up, mentre circa la metà di quelle meno colte crede che il governo nasconda qualcosa. Questo è un dato fondamentale, che in un certo senso riassume tutto questo lungo discorso, e premia la pazienza di chi ci ha seguito fino a questo punto: più una persona è colta, più è informata, più crede “in toto” alla “verità ufficiale”.

Il che conferma quello che abbiamo sempre sostenuto: le ipotesi cospirazioniste approfittano dell'ignoranza, ma non trovano spazio nei confronti di chi si informa. E questo, si badi bene, lo dice un sondaggio di parte.

E come dice il buon Attivissimo, se un'affermazione proviene da una fonte che da quella affermazione trae un danno, l'affermazione stessa acquista una significativa validità.


Ringraziamo vivamente Stefano "Matz", esperto e ricercatore in statistica per il prezioso apporto fornito.

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