Quando si pensa agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, uno degli interrogativi più frequenti (e più sensati) è questo: "Come è stato possibile che 19 terroristi siano riusciti a entrare negli Stati Uniti, ad addestrarsi presso le locali scuole di volo, a muoversi indisturbati senza destare sospetti?".
La domanda ha più di una risposta:
- i diciannove terroristi provenivano da paesi ritenuti affidabili;
- il flusso di stranieri da/per gli USA era elevatissimo ed era facile passare inosservati;
- i dirottatori non incarnavano lo stereotipo del terrorista (molti di loro avevano un elevato livello di istruzione e provenivano da famiglie agiate);
- essi godevano della libertà di movimento e del rispetto della privacy, che in USA erano ancora più ampi di molti altri paese civili e democratici;
- l'elevata disponibilità di denaro consentiva loro di accedere a qualsiasi bene o servizio con grande facilità;
- i servizi di anti-terrorismo avevano difficoltà a coordinarsi tra loro e a condividere le informazioni in proprio possesso;
- le segnalazioni sospette erano tante, difficili da discriminare, e seguivano tortuose vie gerarchiche ...
A maggior ragione non c'è da meravigliarsene, ove si pensi che persino dopo diversi mesi dagli attacchi - quando si presuppone che un nome come quello di Mohamed Atta, capo dei 19 terroristi e pilota del volo American 11 che è stato il primo a schiantarsi, contro la North Tower, fosse stampigliato nella mente di qualsiasi cittadino americano - è riuscito a sfuggire ancora una volta, da morto, tra le maglie dell'apparato burocratico americano, ed in particolare dell'INS, Immigration and Naturalization Service, ossia il servizio che rilasciava i visti di ingresso e di soggiorno agli stranieri.
Di certo il nome di Mohamed Atta era molto vivo nella memoria dei responsabili della Huffman Aviation International School a Venice in Florida, una delle scuole di volo presso cui Atta si era addestrato.
Si può immaginare quindi lo sconcerto di responsabili e istruttori quando l'11 marzo del 2002, esattamente sei mesi dopo gli attentati, si sono visti recapitare dall'INS le buste contenenti i documenti con cui veniva approvata la richiesta di Mohamed Atta e di Marwan Al-Shehhi (pilota dirottatore del volo United 175 schiantatosi contro la South Tower) di regolarizzare la propria posizione in USA, convertendola da semplice "visitatore" a "studente".
A sinistra: Rudy Dekkers, uno degli istruttori di Atta e Al-Shehhi, mostra i documenti recapitati dall'INS.
E' possibile che dopo sei mesi da quei tragici fatti, nessuno degli impiegati e funzionari che hanno esaminato quelle due pratiche abbia capito con chi aveva a che fare? Possibile che i nomi di Atta e di Al-Shehhi, la loro provenienza, lo status di studenti presso la scuola di volo Huffman, non abbiano fatto suonare nemmeno un campanello di allarme?
Il 13 marzo del 2002 il presidente Bush in persona, appresa la notizia, ha ordinato alla Procura Generale degli Stati Uniti di svolgere una dettagliata inchiesta per capire come si fosse potuto fare un errore così madornale.
Le conclusioni di questa inchiesta, affidata all'OIG (Ufficio dell'Ispettore Generale, dipendente dal Dipartimento della Giustizia) e racchiuse in un rapporto di 212 pagine, datato 20 maggio 2002, sono state che l'INS aveva in realtà approvato le istanze prima degli attentati: luglio 2001 per Atta, agosto 2001 per Al-Shehhi.
A quel punto i documenti erano stati presi in carico da una società privata che aveva l'appalto per la notifica e la trasmissione delle pratiche dell'INS.
Presso questa società le pratiche sono rimaste ferme per ben sei mesi, prima che fossero spedite alla scuola di volo.
Questo episodio, poco noto almeno qui in Italia, dimostra quali scherzi può giocare un apparato burocratico grande e complesso, chiamato a gestire milioni di pratiche e istanze: dai rapporti sull'immigrazione apprendiamo infatti che nel 2001 sono immigrati in USA oltre 1.060.000 individui, gli stranieri che hanno ottenuto un visto di ingresso temporaneo sono stati oltre 32 milioni, ai quali si aggiungono i rifugiati (circa 100.000) e i naturalizzati (oltre 600.000).
Al di là delle considerazioni esposte in questo articolo, il rapporto è molto interessante anche perché spiega in maniera chiara e dettagliata il funzionamento dell'INS e delle procedure per i visti di ingresso e di soggiorno in USA in vigore fino al 2001, e ricostruisce i movimenti di Atta e Al-Shehhi da/per gli Stati Uniti. Il documento, inoltre, fa anche un'analisi molto critica delle lacune e delle deficienze del sistema di verifica delle referenze per l'ottenimento dei visti di soggiorno e del sistema di controllo sui corsi di addestramento per piloti d'aereo tenuti dalle scuole di volo private.
Nel 2003, proprio a seguito delle vicende dell'11 settembre 2001, l'INS è stato trasformato in USCIS (U.S. Citizenship and Immigration Services) e posto il controllo del DHS (Department of Homeland Security), l'ente che coordina tutte le attività degli enti in qualche modo connessi alla sicurezza del territorio statunitense.
2 commenti:
A quel punto i documenti erano stati presi in carico da una società privata che aveva l'appalto per la notifica e la trasmissione delle pratiche dell'INS.
Attenzione che tra poco diranno che la società privata faceva parte del complotto, altrimenti come mai ci hanno messo cosi tanto per inviare la documentazione ? :)
Se invece, la società impiegava sempre 6 mesi per inviare la documentazione (e quindi non solo per Atta, ma anche per altri stranieri) allora significa che il complotto era stato studiato da molto molto tempo e per non fare sorgere sospetti la società appaltatrice aveva iniziato a ritardare le spedizioni per tutti i destinatari :D
PS A scanso di equivoci tengo a precisare che queste sono battute, non hanno nessun intento denigratorio e se per caso qualcuno si ritenesse offeso allora chiedo sinceramente scusa.
Io dico solo: sei mesi per recapitare della documentazione?? Complimenti per l'efficienza e solerzia alla ditta "preposta"... se uno aveva bisogno urgente di quei documenti per qualcosa, tipo studiare o lavorare, stava fresco.
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