Visualizzazione post con etichetta Todd Beamer. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Todd Beamer. Mostra tutti i post

2009/02/17

Recensione: Called

di John - www.Crono911.org

Dal volo United 93, l'unico dei quattro aerei di linea dirottati la mattina dell'11 settembre 2001 a non raggiungere l'obiettivo prefissato dai terroristi, partirono numerose telefonate dei passeggeri, quasi tutte attraverso il sistema telefonico di bordo (Airphone) gestito dall'operatore GTE Verizon.

I passeggeri di United 93 si rivoltarono contro i dirottatori, che furono costretti a far schiantare l'aereo su una campagna di Shanksville, nelle vicinanze di Pittsburgh.

Per questa ragione i nomi dei passeggeri sono iscritti nella memoria americana come veri e propri eroi, e simbolo di quella rivolta è la frase "Let's roll" attribuita a uno di loro, Todd Beamer, con la quale iniziò l'assalto per riprendere il controllo del velivolo.

Todd Beamer fu uno di coloro che riuscirono a utilizzare uno degli Airphone per chiamare a terra. Dagli atti esibiti nel processo Moussaoui, ed in particolare dallo studio repertato P200055, sappiamo che Beamer fece quattro telefonate, tutte dall'estremità posteriore dell'aereo. Le prime due erano dirette all'operatore telefonico AT&T, ma la connessione fallì. La terza era diretta alla propria abitazione, e fallì anch'essa.

Con l'ultima, alle 9:43 (circa 20 minuti prima dello schianto) riuscì a contattare i centralinisti del servizio GTE Verizon e spiegò che il velivolo era stato dirottato. La telefonata fu presa in carico da una supervisore, Lisa Jefferson, che rimase in linea con Beamer fino alla sua tragica fine.

La Jefferson ha scritto un libro, nel 2006, intitolato "Called", in cui racconta quella telefonata, il successivo incontro con la moglie di Todd Beamer, e l'impatto che quell'esperienza ha avuto sulla sua vita.

Il libro è stampato dalla Northfield Publishing e il codice ISBN è 9781881273752; è un piccolo volume di circa 150 pagine.

Dal punto di vista della ricostruzione storica, la parte interessante è concentrata nel primo capitolo. La telefonata non fu registrata, per cui la Jefferson è l'unica persona che possa testimoniare le parole di Beamer: difatti ha deposto al processo Moussaoui.

Citiamo alcuni passaggi della conversazione, così come ricostruita dalla Jefferson, traducendo direttamente dal libro:

Beamer: "Tre persone hanno dirottato l'aereo, due hanno preso il controllo della cabina di pilotaggio, sono loro a pilotare il velivolo... Due dei tre sono armati di coltelli, si sono chiusi all'interno della cabina di pilotaggio. Uno porta qualcosa che sembra una bomba, allacciata all'addome con una cintura rossa. Si trova nella prima classe e ci ha ordinato di stare seduti... Gli assistenti di volo non stanno facendo nulla, i dirottatori hanno ordinato loro di sedersi e uno di essi si è seduto proprio vicino a me, è così che so queste cose... Ci sono due persone stese sul pavimento della prima classe. Penso siano stati feriti. Non so se siano ancora vivi. L'assistente di volo mi ha detto che si tratta del pilota e del copilota".

Lisa Jefferson ci racconta di aver detto a Beamer di non chiudere il telefono, anche qualora fosse stato costretto ad interrompere la conversazione: in quel modo avrebbe potuto continuare ad ascoltare ciò che succedeva nel velivolo.

Beamer parlò a lungo con la Jefferson, pregò insieme a lei, le disse che avevano deciso di saltare addosso ai dirottatori:

Jefferson: "Sei sicuro di volerlo fare?"
Beamer: "Sì, mi affiderò alla fede [nel Signore], perché a questo punto non mi resta altra scelta".
Dopo queste parole, Beamer si rivolse agli altri passeggeri: "Siete pronti? Bene... andiamo! [Let's roll!].

L'uomo (nella foto a destra) lasciò il telefono aperto e la Jefferson rimase in ascolto anche dopo che l'aereo si era schiantato, nonostante non sentisse più nulla. La linea era rimasta aperta, e furono i suoi superiori a dirle di chiuderla, quando i notiziari diffusero la notizia che il volo United 93 si era schiantato.

Nel suo libro la Jefferson spiega che il sistema di tracciamento della GTE Verizon mostrava che la telefonata proveniva da United 93 e aveva agganciato il ponte radio di Pittsburgh.

La ricostruzione della Jefferson e la localizzazione della chiamata attraverso il sistema di tracciamento trovano conferma nei verbali redatti dall'FBI, che interrogò la donna già quel giorno stesso.
Questi verbali, però, sono stati desegretati solo da pochi mesi, mentre il libro della Jefferson è del 2006.

2007/10/17

United 93: le telefonate "incongruenti"

di John - http://www.crono911.org

L'articolo è stato integrato con ulteriori fonti dopo la pubblicazione iniziale.

Una tecnica largamente utilizzata dai sostenitori di teorie alternative per contestare la validità di quella che essi chiamano la "versione ufficiale" (e che è la sequenza dei fatti che si è svolta sotto gli occhi di migliaia di persone) è quella di dare un grande valore a particolari del tutto insignificanti nel contesto.

Un esempio è fornito dalle vicende relative alle telefonate partite dal volo United 93.

Se esaminiamo la raccolta di telefonate presentate dal sito complottista Killtown, verifichiamo che vengono presentate un totale di 17 telefonate fatte da 10 passeggeri e 2 assistenti di volo. Il sito ha conteggiato le telefonate basandosi su quanto riferito da fonti giornalistiche.

Quello che sappiamo del contenuto di queste telefonate proviene sostanzialmente dai ricordi delle persone che le hanno ricevute: parenti e amici delle vittime, centralinisti, eccetera.

Già questo particolare deve far capire a chiunque sia dotato di buon senso che per forza di cose tali testimonianze sono riferite con un certo margine di imprecisione, dovuto alla natura umana dei ricordi, all'emozione che hanno vissuto coloro che hanno raccolto le ultime frasi di una persona cara, alle inevitabili coloriture dei racconti, e all'integrazione fra ricordi veri e propri e notizie apprese nel corso dei giorni successivi.

A questo si aggiungono le approssimazioni con le quali i giornalisti riportano le dichiarazioni delle persone che intervistano.

Per esempio, spesso si legge che quelle telefonate sono partite da "cellphone", ossia telefonini cellulari privati. In realtà quasi tutte sono partite dagli Airphone, ossia telefoni di bordo come quello mostrato all'inizio dell'articolo.

Abbiamo trattato il discorso "cellphone" e "Airphone" in più sedi, e chi lo voglia approfondire troverà sufficienti informazioni su Undicisettembre, su Crono911.org e su Crono911 Online.

Un altro esempio dell'approssimazione delle fonti giornalistiche è dato dal fatto che sulla base di esse il sito Killtown ha individuato, come abbiamo visto, 17 telefonate partite dal volo United 93. In realtà sono state ben 37.

Ciò nonostante, ancora oggi i complottisti (proprio il sito Killtown ne è esempio) si appigliano al fatto che sui giornali c'è scritto "cellphone" e che i parenti delle vittime siano soliti parlare anch'essi di "cellphone". Questo tipo di contestazione è intellettualmente così arida che non è proprio il caso di riprenderla in esame.

Con lo stesso sistema, i complottisti spulciano le testimonianze (spesso riportate da diverse fonti giornalistiche con differenze più o meno marcate l'una dall'altra) alla ricerca di apparenti contraddizioni e incongruenze.

Ovviamente con questa tecnica si possono trovare non una, ma migliaia di apparenti incongruenze, perché ciascuna dichiarazione, resa in tempi e circostanze diverse, sarà leggermente differente da tutte le altre, a meno che uno non la reciti come una poesia.

Prenderemo quindi in esame solo tre "contestazioni" riferite al volo United 93, quelle più "clamorose". Vediamole:

Le telefonate di Thomas Burnett



La tesi complottista


Dagli atti del processo Moussaoui si evince che risultano registrate soltanto tre telefonate effettuate dal passeggero Thomas Burnett alla moglie Deena, tutte da telefoni di bordo Airphone, alle ore 9:30, alle 9:37 e alle 9:44.

Al contrario, la moglie sostiene:
  • di aver ricevuto almeno quattro telefonate, partite dal telefono cellulare privato del marito;
  • di aver visto infatti il numero di cellulare del marito sul proprio display;
  • che le telefonate sono state effettuate alle ore 9:27, 9:34, 9:45 e 9:54;
  • che la donna è così precisa perché ha annotato in tempo reale l'orario delle telefonate.
Dato che le prime telefonate sono partite quando l'aereo si trovava a una quota incompatibile con l'uso di un telefonino cellulare privato, se ne dovrebbe concludere che le telefonate sono state falsificate.

La ricostruzione della signora Burnett è ben visibile nel sito dedicato alla memoria del marito, mentre diverse sue dichiarazioni sono riportate (con relativo link alla fonte) nel citato sito Killtown.

Come stanno le cose


Innanzi tutto il prospetto delle telefonate esibito nel processo Moussaoui e oggi pubblicamente disponibile è uno schema riassuntivo, una presentazione grafica basata sulla documentazione fornita dai gestori telefonici all'FBI.

Questa presentazione grafica non risulta formalmente contestata né dalla difesa dell'imputato, né dai testimoni, ed è stata ammessa come prova d'accusa nel corso di un regolare processo con una regolare giuria popolare.

E' ragionevole, pertanto, ritenerla una valida e precisa ricostruzione delle risultanze tecniche e documentali.

Notiamo subito che non c'è contraddizione nella sequenza cronologica delle prime tre telefonate. Differenze addirittura inferiori a 3 minuti sono del tutto plausibili.

Quella che manca del tutto è la telefonata che, secondo la Burnett, sarebbe avvenuta alle ore 9:54.

E' possibile che questa quarta telefonata manchi perché fu effettuata con il telefonino cellulare di Thomas Burnett e pertanto non poteva essere registrata dal gestore degli Airphone. L'orario rende plausibile questa ipotesi.

Infatti risultano altre due telefonate partite da telefonini privati da quel volo: quella di Cee Cee Lyles delle ore 9:58 e quella di Edward Felt, anch'essa delle 9:58.

Alle 9:54 l'aereo era in fase di rapida discesa e si trovava già a 11.000 piedi, ossia 3.300 metri di quota rispetto al livello del mare. E' un'altezza compatibile con l'utilizzo di un telefonino cellulare.

E' poi più che verosimile che la signora Burnett possa aver fatto un po' di confusione nel ricostruire quei momenti drammatici.

Vediamo infatti cosa ha dichiarato in momenti diversi e a fonti giornalistiche diverse.

Post Gazette del 13 settembre 2001:

Deena Burnett said she received four calls from her husband, California businessman Thomas E. Burnett Jr., 38. During the first call, he described the hijackers and told her they had stabbed and seriously injured one passenger, advising her to contact authorities. She informed him that the World Trade Center had been hit by another hijacked jet.

Deena Burnett ha detto di aver ricevuto quattro chiamate dal marito, Thomas E. Burnett Jr., trentottenne uomo d'affari californiano. Durante la prima chiamata, l'uomo ha descritto i dirottatori e ha detto che essi avevano accoltellato e ferito gravemente un passeggero, e le ha chiesto di contattare le autorità. La donna lo ha informato che il World Trade Center era stato colpito da un altro aereo dirottato.

Thomas Burnett called back shortly thereafter to report that the wounded passenger had died, and said he and some others "were going to do something," to stop the terrorists, Deena Burnett told KCBS Radio San Francisco.

Thomas Burnett ha richiamato poco dopo per riferire che il passeggero ferito era morto e ha spiegato che lui e altri "stavano per fare qualcosa" per fermare i terroristi - ha dichiarato Deena Burnett alla KCBS Radio di San Francisco.

In questa dichiarazione, quindi, sembra che la Burnett intenda dire che avvisò il marito di quanto stava accadendo al World Trade Center già nel corso della prima telefonata.

CNN, 19 settembre 2001:

Passenger Tom Burnett... was also apparently part of the group. He called his wife four times during the hijacking. On the last call, he told her the male passengers were getting ready to do something.
"He said, 'They've already knifed a guy; they're saying they have a bomb. Please call the authorities,' " said Deena Burnett.


Sembra che anche il passeggero Tom Burnett... facesse parte del gruppo. Ha chiamato la moglie quattro volte durante il dirottamento. Nell'ultima chiamata, le ha detto che i passeggeri maschi si stavano preparando per fare qualcosa.
"Ha detto che avevano già accoltellato un uomo; che affermavano di avere una bomba; mi ha pregato di chiamare le autorità" ha dichiarato Deena Burnett.

In quest'altra dichiarazione, la Burnett sembra collocare addirittura all'ultima telefonata il momento in cui il marito le chiese di chiamare le autorità. Nella ricostruzione presente sul sito dedicato al marito e in molte altre dichiarazioni, questo passaggio è collocato invece nella prima telefonata.

Post Gazette del 22 settembre 2001:

When he called home, his wife, Deena, was feeding their three daughters breakfast and watching the television accounts of the World Trade Center attacks. "I'm on the airplane. They've already knifed a guy. Call the authorities." Then the phone went dead.

Quando [Tom Burnett] chiamò la propria abitazione, sua moglie Deena stava servendo la colazione alle loro tre figlie e stava guardando i servizi televisivi sugli attacchi al World Trade Center. "Sono sull'aereo. Hanno già accoltellato un uomo. Chiama le autorità". Quindi il telefono tornò muto.

She called 911 and was connected to the FBI. Her husband called again and said, "They are talking about flying the airplane into the ground." She told him about the jets that had crashed into the World Trade Center. He asked questions, then suddenly had to go.

[Deena Burnett] chiamò il 911 e la chiamata fu passata all'FBI. Suo marito richiamò e disse: "Parlano di far schiantare l'aereo al suolo". Lei gli disse degli aerei che si erano schiantati contro il World Trade Center. Lui fece delle domande, poi improvvisamente dovette andare via.

He called a third time and said that the man who had been stabbed, possibly the pilot, was dead. Deena remembered her training as a former flight attendant. "Please sit down and don't call attention to yourself," she said.

[Il marito] chiamò una terza volta e disse che l'uomo accoltellato, forse il pilota, era morto. Deena fece appello alla sua passata esperienza di assistente di volo. "Ti prego, stai seduto e non attirare l'attenzione su di te" gli disse.

On his fourth and final call he said passengers had decided to act. "I know we're going to die. There's three of us who are going to do something about it."

Nella sua quarta e ultima chiamata, l'uomo disse che i passeggeri avevano deciso di passare all'azione. "So che moriremo. Ci sono tre di noi che intendono reagire in qualche modo".

Nella dichiarazione che abbiamo appena riportato, la donna dice di aver avvisato il marito di quanto stava accadendo al World Trade Center nella seconda telefonata, non nella prima.


Post Gazette del 28 ottobre 2001:

Deena Burnett was waking up at her home in San Ramon, Calif. She'd gone down to the kitchen to fix breakfast for her three daughters. The phone rang. She recalls it was around 6:20 a.m. -- 9:20 Eastern time.
It was Tom.
"Are you all right?" she asked.
"No. I'm on United Flight 93 from Newark to San Francisco. The plane has been hijacked. We are in the air. They've already knifed a guy. There is a bomb on board. Call the FBI."Deena Burnett dialed 911.


Deena Burnett si era appena svegliata nella sua casa di San Ramon, in California. La donna era scesa in cucina per preparare la colazione alle sue tre figlie. Il telefono squillò. La donna ricorda che erano all'incirca le 6 e 20, ossia le 9 e 20 per la costa orientale.
Era Tom.
"Stai bene?" gli chiese [Deena].
"No. Sono sul Volo United 93 da Newark a San Francisco. L'aereo è stato dirottato. Siamo in volo. Hanno già accoltellato un uomo. C'è una bomba a bordo. Chiama l'FBI". Deena Burnett chiamò il 911.

Around 9:30, Deena Burnett's phone rang again. It was Tom.
"He didn't sound frightened, but he was speaking faster than he normally would," she said. He told her the hijackers were in the cockpit.
"I told him a lot of planes had been hijacked, that they don't know how many," she said.
"You've got to be kidding," he replied.
"No," she said.
Were they commercial planes, airliners, he asked her. She didn't know.
"OK," he said, "I've got to go." He hung up.
Deena looked at the television. The Pentagon suddenly appeared, a hole torn into its side by an oncoming airplane. She wondered if it was her husband's flight. Deena Burnett started crying.


Intorno alle nove e mezza, il telefono di Deena Burnett squillò nuovamente. Era Tom.
"Non aveva un tono di voce spaventato, ma parlava più velocemente del normale" ha detto [Deena Burnett]. Lui le disse che i dirottatori erano nella cabina di pilotaggio.
"Gli dissi che molti aerei erano stati dirottati, non sapevano quanti" riferì lei.
"Mi stai prendendo in giro" replicò lui.
"No" disse lei.
Lui le chiese se erano aerei di linea commerciali. Lei non lo sapeva.
"Va bene - disse lui - Devo andare". Chiuse la conversazione.
Denna guardò la TV. Improvvisamente mostrarono il Pentagono con uno squarcio nella facciata provocato da un aereo. Si chiese se era l'aereo di suo marito, e iniziò a piangere.

Deena Burnett doesn't know how she did it, but she went on with her morning rituals. She got the 5-year-old twins up and ready for school. She called a friend to get them there... Deena Burnett's phone rang again.
Tom was still alive.
"They're taking airplanes and hitting landmarks all up and down the East Coast," she told him.
"OK," he replied. "We're going to do something. I'll call you back."
Click.


Deena Burnett non sa come ci riuscì, ma continuò a fare tutto ciò che faceva normalmente ogni mattina. Preparò le due figlie gemelle di cinque anni per andare a scuola. Chiamò un'amica perché passassi a prenderli... Il suo telefono squillò nuovamente.
Tom era ancora vivo.
"Stanno dirottando aerei e li fanno schiantare su edifici lungo tutta la costa orientale" gli disse.
"Va bene" replicò lui. "Stiamo per fare qualcosa. Ti richiamerò".
Click.

Si notino quante differenze ci sono tra questa ricostruzione e le altre. Le telefonate qui sono solo tre, non quattro. Gli orari sono approssimati: non c'è traccia di quella straordinaria precisione che si ritrova nella ricostruzione presentata sul sito dedicato al marito.

USA Today, 10 settembre 2002:

She has the four calls that Tom made from the doomed United Flight 93, conversations she painstakingly reconstructed from memory and notes scribbled that day on a shopping list in her kitchen as he spoke. Deena carries a three-page copy of that transcript in her purse and in her car at all times.
"When I sit and I'm quiet and I'm still," she says, "it's nice to have those conversations to pull out and read and reflect on."
She noted the precise time for each call to the couple's California home: 6:27, 6:34, 6:45 and 6:54 a.m. The last one — in which Tom told her, "Don't worry, we're going to do something" — ended less than 10 minutes before the hijacked Boeing 757 plunged into a Pennsylvania field as passengers fought hijackers for control.


[Deena] conserva le quattro telefonate che Tom fece dal volo United 93 destinato a una fine tragica, telefonate che ha pazientemente ricostruito dai propri ricordi e da appunti scarabocchiati quel giorno su una lista della spesa nella propria cucina, mentre lui le parlava. Deena porta sempre con sé, nella sua borsetta e nella sua auto, una copia lunga tre pagine di quella trascrizione.
"Quando sono seduta e sono calma e tranquilla" racconta "è bello avere quelle conversazioni da tirar fuori e leggere e sulle quali riflettere".
La donna ha annotato il momento esatto per ciascuna chiamata fatta alla casa coniugale in California: 6:27, 6:34, 6:45 e 6:54 di mattina. L'ultima, quella in cui Tom le disse "Non preoccuparti, faremo qualcosa" si concluse meno di 10 minuti prima che il Boeing 757 dirottato si tuffasse in un campo in Pennsylvania mentre i passeggeri lottavano con i dirottatori per riprenderne il controllo.

Abbiamo appena visto come a un anno di distanza la ricostruzione presenta molte differenze. Le telefonate sono di nuovo quattro, gli orari sono scritti con estrema precisione. Deena dice che prese delle annotazioni su alcuni fogli di carta che teneva in cucina per la lista della spesa.

Si noti pure che in nessuna delle interviste citate sinora, la Burnett ha parlato di aver visto l'identificativo telefonico (caller ID) del marito comparire sul proprio telefono.

Di questo particolare si parla invece in questo articolo di Greg Gordon del Sacramento Bee Washington Bureau dell'11 settembre 2002 (molte fonti complottiste citano lo Star Tribune di quella stessa data, dove però non sembra esserci traccia di tale dichiarazione):

They were interrupted by another call. Deena's caller ID told her it was Tom. This time, he told her the terrorists were in the cockpit. "The guy they knifed is dead," he said.

Furono interrotti da un'altra chiamata. Il dispositivo di identificazione del chiamante mostrò a Deena che si trattava di Tom. Questa volta lui le disse che i terroristi si trovavano nella cabina di comando dell'aereo. "L'uomo che hanno accoltellato è morto" disse [Tom].

Qui la Burnett colloca nella seconda telefonata il momento in cui "vide" l'identificativo telefonico del marito.

Continuando nella ricerca, abbiamo trovato decine e decine di articoli e di servizi giornalistici che contengono dichiarazioni e interviste rilasciate da Deena Burnett, con numerose differenze dall'una all'altra.

Tutto questo vuol dire che Deena Burnett mente?

Certo che no. E' semplicemente una donna che ha perso il marito in circostanze drammatiche e ha vissuto quasi in diretta telefonica la sua morte. Non è una segreteria telefonica.

Leggiamo.

Toronto Sun, 16 settembre 2001:

As they speak, Deena Burnett goes through the motions of a normal morning. Her children are hungry -- somehow she manages to make breakfast for their daughters, 5-year-old twins and a 3-year-old. Holding the phone in one hand, she sends them upstairs to get dressed and make their beds.

Mentre parlano, Deena Burnett sbriga le solite cose di una mattina normale. Le sue figlie hanno fame: in qualche modo riesce a preparare la colazione per le due gemelle di 5 anni e per la bambina di 3. Tenendo il telefono in una mano, le spedisce su per le scale affinché si vestano e rifacciano i propri letti.

Sacramento Bee dell'11 settembre 2001, già citato:

Deena's phone wouldn't stop ringing. Friends, family, everyone wanted to know whether she'd heard from Tom. A police officer arrived, but Deena refused to let him take over the phone calls from Tom. Amid the commotion, she struggled to ready her girls for school, trying to hush their complaints that they hadn't been able to talk to their dad.

Il telefono di Deena non smetteva di squillare. Amici, parenti, tutti volevano sapere se aveva notizie di Tom. Giunse un poliziotto, ma Deena non volle permettergli di rispondere alle chiamate di Tom. Nonostante lo stato di agitazione in cui versava, si adoperò per preparare le bambine per la scuola, cercando di zittire le loro proteste per non aver potuto parlare con il loro papà.

San Francisco Chronicle del 17 settembre 2001:

She dressed and fed the twins and the couple's 3-year-old daughter, while watching events in New York unfold on television. Tom called back to tell her the man who had been stabbed, possibly the pilot, was dead.

La donna fece vestire e mangiare le due gemelle e la figlia di 3 anni, mentre guardava la TV che mostrava quanto accadeva a New York. Tom la richiamò per dirle che l'uomo che era stato ferito, forse il pilota, era morto.

Telegraph del 13 settembre 2001:

She said she had the phone cradled under her chin as she went about her chores of getting their two daughters, aged five and three, ready for their day.

La donna ha detto che aveva il telefono incastrato sotto il mento mentre si industriava come ogni giorno a preparare le loro due figlie di 5 e 3 anni per la scuola.

Ecco, questa era la situazione in casa di Deena Burnett. La donna parlava al telefono, rispondeva alle telefonate del marito e a quelle di parenti e amici, era in contatto telefonico con l'FBI, aveva un poliziotto in casa, correva su e giù preparando la colazione, rifacendo i letti e vestendo le figlie per mandarle a scuola, con il telefono incastrato sotto il mento e lo sguardo sulla televisione che preannunciava quella che sarebbe stata la tragica fine del marito...

Eppure c'è qualcuno che oggi pretende che quella donna abbia funzionato anche come una segreteria telefonica e non possa aver avuto un momento di confusione, non possa aver commesso qualche imprecisione.

In ogni caso, è utile ricordare quanto scritto nella nota 80 a pagina 456 del 9/11 Commission Report:

The FBI interviews were conducted while memories were still fresh and were less likely to have been affected by reading the accounts of others or hearing stories in the media. In some cases we have conducted our own interviews to supplement or verify the record. See FBI reports of investigation, interviews of recipients of calls from Todd Beamer, Mark Bingham, Sandy Bradshaw, Marion Britton, Thomas Burnett, Joseph DeLuca, Edward Felt, Jeremy Glick, Lauren Grandcolas, Linda Gronlund, CeeCee Lyles, Honor Wainio.

Le interviste dell'FBI furono effettuate quando i ricordi erano ancora freschi ed era meno probabile che fossero stati contaminati dalla lettura dei resoconti di altre persone o dall'ascolto di altre narrazioni nei media. In alcuni casi abbiamo condotto delle nostre interviste autonome a titolo di complemento o verifica della ricostruzione. Si vedano i rapporti dell'FBI sulle indagini e le relative interviste dei destinatari delle chiamate provenienti da Todd Beamer, Mark Bingham, Sandy Bradshaw, Marion Britton, Thomas Burnett, Joseph DeLuca, Edward Felt, Jeremy Glick, Lauren Grandcolas, Linda Gronlund, CeeCee Lyles, Honor Wainio.

L'FBI, quindi, interrogò tempestivamente coloro che avevano ricevuto telefonate dal volo United 93, comprese le telefonate di Tom Burnett, proprio per raccogliere le loro dichiarazioni prima che i ricordi si confondessero e fossero influenzati dalle notizie apprese dai media.

La nostra conclusione su questo argomento è che probabilmente Deena Burnett ricevette le prime tre telefonate dagli Airphone di bordo. Nella prima telefonata apparve l'ID della chiamata da bordo, e la donna, rispondendo alla chiamata, seppe che si trattava del marito. Nella seconda e nella terza fu visualizzato lo stesso ID, che questa volta la donna ricollegò subito al marito, prima ancora di rispondere. Queste tre telefonate sono avvenute negli orari indicati negli atti del processo Moussaoui e corrispondono a quelle ricostruite dalla donna.

E' possibile che ci sia stata anche una quarta chiamata, fatta da Tom Burnett con il proprio telefono cellulare pochi minuti prima che l'aereo si schiantasse, e che questa chiamata non sia stata registrata sui tabulati... oppure la donna, semplicemente, si è confusa. E ne aveva tutte le ragioni.

Le telefonate rimaste "aperte" dopo la distruzione dell'aereo




La tesi complottista


Secondo gli atti ufficiali, risulta che in alcune chiamate la linea telefonica è rimasta aperta per molto tempo dopo che l'aereo si era distrutto al suolo. Per esempio, la chiamata di Todd Beamer iniziata alle ore 9:43 e 48 secondi è durata per ben 3.925 secondi, ossia oltre un'ora, fin dopo le 10:45, ma l'aereo è andato ufficiamente distrutto alle 10:03. Questo dimostra che quelle telefonate non sono partite dall'aereo e quindi sono false.

Come stanno le cose


Innanzitutto la tesi complottista è in palese contraddizione con sé stessa. Se le telefonate fossero un falso, sarebbe ben strano che proprio il documento che dovrebbe spacciarle per vere contenga la prova, evidente a chiunque, della falsità.

Ma al di là della considerazione logica, va precisato che i tabulati mostrano semplicemente la durata delle telefonate così come calcolata dal software che contabilizza il traffico telefonico. Quando si dice che la linea è rimasta aperta per un'ora, in realtà è il computer che l'ha considerata aperta, in assenza di un chiaro segnale di chiusura. Segnale che non è mai arrivato perché nessuno ha mai "riagganciato", proprio perché l'aereo è andato distrutto.

Una conferma di questo fatto è proprio nella telefonata di Todd Beamer, un passeggero che, dopo aver tentato senza successo di contattare i propri familiari, decise di chiamare il call center del gestore telefonico GTE. La chiamata fu presa dalla centralinista Lisa Jefferson, che rimase per circa un quarto d'ora al telefono con lo sfortunato passeggero.

E' la stessa Jefferson a spiegare che lasciò la linea aperta anche se era rimasta muta, finché i responsabili tecnici non le dissero che l'aereo si era schiantato (Post Gazette del 22 settembre 2001).

Questo conferma che le linee potevano rimanere "aperte" anche dopo la distruzione dell'apparecchio dal quale era stata generata la chiamata.

La telefonata di Edward Felt



La tesi complottista


Il passeggero Edward Felt fece una telefonata dalla toilette posteriore dell'aereo, pochi minuti prima dello schianto. Utilizzò il proprio telefonino cellulare per chiamare il 911 (l'equivalente del nostro 113 o del 112) e, pochi istanti prima che la linea cadesse definitivamente, disse di aver sentito un'esplosione e di aver visto fumo bianco uscire dall'aereo. Questo dimostrerebbe che l'aereo è stato abbattuto.

Come stanno le cose


Sembra che tutte le fonti di questa affermazione si rifacciano a un articolo pubblicato (Associated Press) su SF Gate News dell'11 settembre 2001. Nell'articolo si legge infatti:

Minutes before the 10 a.m. crash, an emergency dispatcher in Pennsylvania received a cell phone call from a man who said he was a passenger locked in a bathroom aboard United Flight 93. The man repeatedly said the call was not a hoax, said dispatch supervisor Glenn Cramer in neighboring Westmoreland County.
"We are being hijacked, we are being hijacked!" Cramer quoted the man as saying, from a transcript of the call.
The man told dispatchers the plane "was going down. He heard some sort of explosion and saw white smoke coming from the plane and we lost contact with him," Cramer said.


Qualche minuto prima dello schianto, avvenuto alle 10 di mattina, un telefonista del servizio di emergenza in Pennsylvania ha ricevuto una telefonata cellulare da un uomo che diceva di essere un passeggero chiuso in un bagno del volo United 93. L'uomo ha ripetuto più volte che la chiamata non era uno scherzo, ha riferito il supervisore Glenn Cramer della vicina contea di Westmoreland.
"Ci stanno dirottando, ci stanno dirottando!" così Cramer ha citato le parole dell'uomo, da una trascrizione della chiamata.
L'uomo ha riferito al telefonista che l'aereo "stava andando giù. Ha sentito una specie di esplosione e ha visto del fumo bianco che proveniva dall'aereo, e abbiamo perso il contatto" ha detto Cramer.

In questo caso siamo in presenza di una bufala giornalistica.

Infatti la telefonata, essendo stata fatta al 911, è stata registrata. Sia il telefonista, John Shaw, che ha materialmente ricevuto la telefonata, sia la moglie di Felt, che ha ascoltato la registrazione, hanno categoricamente smentito che Edward Felt abbia mai menzionato esplosioni o fumo.

Earlier reports have said that a previously unidentified passenger, Edward Felt of Matawan, N.J., said in a 911 call from a restroom that he saw a puff of smoke and heard an explosion, leading some to cite this as evidence that the plane was shot down by the military to prevent it from crashing into sensitive targets. But the 911 dispatcher, John Shaw, and others who have heard the tape, including Mr. Felt's wife, Sandra Felt, say he made no mention of smoke or an explosion when he said, "We're going down."
New York Times, 27 marzo 2002.

Notizie precedenti riferivano che un passeggero che non era stato ancora identificato, Edward Felt di Matawan, nel New Jersey, aveva detto, in una chiamata fatta al 911 da un bagno, di aver visto uno sbuffo di fumo e di aver udito un'esplosione, portando qualcuno a citare questo fatto come una prova che l'aereo era stato abbattuto dai militari per evitare che si schiantasse contro bersagli sensibili. Ma il telefonista del 911, John Shaw, e altre due persone che hanno sentito il nastro, inclusa la moglie di Felt, Sandra Felt, riferiscono che l'uomo non fece alcuna menzione di fumo o esplosioni quando disse: "Stiamo andando giù".

La smentita è stata ulteriormente ribadita dagli interessati in questo articolo di Pittsburgh Tribune Review dell' 11 settembre 2002.
In una intervista pubblicata su Pittsburgh Pulp del 28 novembre 2002, anche il fratello di Felt, Gordon Felt, che ha ascoltato il nastro, ha smentito categoricamente la cosa: "There was no mention of white smoke or an explosion". Nello stesso giornale, viene ribadito che anche il telefonista John Shaw ha smentito la circostanza: "It never happened".
Anche in questo caso la realtà è ben diversa dalle illazioni di chi sostiene teorie alternative.

La ricerca su tre dettagli che sembrano estremamente significativi e sospetti ci ha permesso di trovare spiegazioni semplici e documentate, che anche i "complottisti" avrebbero potuto trovare, se fossero stati davvero interessati a cercare la verità.

Ma come abbiamo potuto leggere anche in qualche commento di questo stesso blog, per molti di loro la critica alla "versione ufficiale" è un punto di arrivo, non un punto di partenza. Sarà probabilmente per questo che siamo sempre più avanti rispetto a loro: si fermano nel punto dal quale noi partiamo.