Due mesi prima degli attentati dell'11 settembre, l'agente speciale dell'FBI Ken Williams mandò al quartier generale dell'agenzia un memo, oggi noto come Phoenix Memo, per informare della potenziale presenza di terroristi che stavano studiando aviazione civile. Per discutere del suo memo e di altri fallimenti dell'intelligence che hanno portato all'11/9, Ken Williams ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.
Ringraziamo Ken Williams per la sua cortesia e disponibilità.
We would like to thanks Ken Williams for his time and kindness.
Undicisettembre: Tu sei l'autore del celebre Phoenix Memo; puoi dirci di cosa si tratta?
Ken Williams: Nel 1999 avevo un informatore, che ora è deceduto, che era un ex terrorista di un'organizzazione di rilievo, non posso dirti quale organizzazione fosse ma era un ex terrorista. Lo reclutai per lavorare per l'intelligence statunitense e mi riferì che c'erano due individui residenti a Prescott, in Arizona, che stavano organizzando una sezione di un'organizzazione chiamata al-Muhajiroun, che significa "l’immigrato". Al-Muhajiroun è nata nel 1983 alla Mecca, in Arabia Saudita, ed era un gruppo islamico sunnita piuttosto radicale che reclutava mujaheddin per andare a combattere i sovietici in Afghanistan. Al-Mujahiroun ha dato molti problemi al governo saudita intorno alla metà degli anni '80 e vennero poi dichiarati fuorilegge e banditi nel 1986. Lasciarono quindi l'Arabia Saudita e stabilirono il loro quartier generale a Londra. Una volta che i sovietici furono espulsi dall'Afghanistan e Osama bin Laden emerse come una figura di spicco, Al-Mujahiroun si autodefinì "gli occhi, le orecchie e il portavoce di Osama bin Laden e di al-Qaeda".
Questi uomini a Prescott frequentavano la Embry-Riddle Aeronautical University, che è un'università per l'aviazione civile molto prestigiosa, i loro campus principali si trovano a Daytona Beach, in Florida, ma hanno un campus anche a Prescott. Prescott è una cittadina a duecentocinquanta chilometri a nord di Phoenix, è stata la prima capitale territoriale dell'Arizona, una cittadina da cowboy, uno dei luoghi in cui Wyatt Earp e Doc Holiday vissero nel 1800; e se questo tipo di cose possono succedere a Prescott, possono succedere ovunque, in qualsiasi piccola città, in qualsiasi parte del mondo.
Queste due persone andavano più volte alla settimana a Phoenix per reclutare uomini per al-Qaeda, andavano anche a Tempe, in Arizona, dove si trova l'Arizona State University, una delle più grandi università degli Stati Uniti, che è frequentata da molti studenti mediorientali dell'area del Golfo. Quindi, questi due stavano facendo il lavoro che gli era stato assegnato, reclutavano persone all'università e nelle moschee di Phoenix e Tempe. Uno dei due era un cittadino libanese che si trovava negli Stati Uniti con un visto per studenti di nome Zakaria Mustapha Soubra, studiava sicurezza aerea alla Embry-Riddle Aeronautical University; il secondo si chiamava Ghassan al-Sharbi, era uno studente saudita, anche lui con un visto per studenti, che studiava ingegneria elettrica.
Questi individui erano un grossa minaccia secondo l'informatore e quando iniziammo a indagare su di loro, abbiamo visto che stavano diffondendo nelle moschee materiale che sosteneva Osama bin Laden e al-Qaeda. Questo fu il mio primo caso su questo tipo di persone con questa ideologia radicale negli Stati Uniti. Sulla base di questa e di altre attività che stavamo seguendo qui in Arizona sono giunto a concludere "Penso che al-Qaeda stia cercando di organizzare qualcosa con aerei o con l'aviazione civile qui negli Stati Uniti".
Nel novembre 1999 ci fu un altro incidente su un volo dell'American West Airlines, c'erano due sauditi, studenti di dottorato uno di nome Mohammed al-Qudhaeein e l'altro di nome Hamdan al-Shalawi, che fecero agli assistenti di volo e all'equipaggio strane domande sulle caratteristiche dell'aereo, come ”Quanto carburante trasporta l'aereo? Quante persone ci sono a bordo?" A un certo punto uno dei due si alzò e camminò verso la cabina di pilotaggio dell'aereo e provò ad aprire la porta, quando è stato fermato dagli assistenti di volo disse di aver sbagliato perché pensava che fosse la porta del bagno. L’equipaggio si spaventò e chiamò la cabina di pilotaggio per riferire al pilota cosa stava succedendo, il pilota atterrò a Columbus, nell'Ohio. L'aereo originariamente era diretto da Phoenix, in Arizona, a Washington DC; dopo essere atterrati a Columbus contattarono l'FBI e il dipartimento di polizia locale che fecero scendere i due uomini dall'aereo per interrogarli. I due tennero da subito un atteggiamento aggressivo sostenendo che si trattasse di profilazione razziale. Non erano presenti in nessun database dell’intelligence, non avevano precedenti penali e quindi non potevano essere ulteriormente trattenuti; furono fatti risalire sull'aereo e proseguirono fino Washington dove vennero accolti da membri dell'ambasciata saudita e del Consiglio degli Affari Islamici e tennero una conferenza stampa sui gradini del Campidoglio in cui parlarono di profilazione razziale e azioni discriminatorie da parte della compagnia aerea e delle forze dell'ordine.
Presi in considerazione quell'incidente e i due uomini che frequentavano la Embry-Riddle University, e c'erano altre indagini di cui non sono autorizzato a parlare perché sono ancora secretate e di cui non si parla nel Rapporto della Commissione sull'11 settembre. C’erano anche altre persone che avevano la stessa ideologia radicale che studiavano argomenti relativi all'aviazione civile. Decisi quindi il 10 luglio 2001 di scrivere un memo in cui comunicavo le mie osservazioni, le mie preoccupazioni e i miei sospetti e chiesi ai miei responsabili di discuterne con le varie agenzie di intelligence, non solo negli Stati Uniti; quando chiesi loro di discuterne con la CIA, pensavo che ne avrebbero discusso anche con i nostri alleati. Volevo solo verificare se fossero state raccolte informazioni di intelligence che supportassero la mia teoria secondo cui al-Qaeda stava inviando persone negli Stati Uniti per studiare materiali relativi all'aviazione.
Questa è una sorta di "reader’s digest" dell’intera questione.
Ci sono varie ragioni per cui ho impiegato così tanto tempo dal 1999 quando ho aperto il caso su questi due uomini a Prescott e sul volo dell'American West a quando ho inviato la comunicazione. Per un periodo di tempo, sono stato estromesso dal caso e messo su un'indagine di incendi dolosi. Al tempo c’era un uomo di nome Mark Warren Sands che appiccava incendi in case in costruzione nella proprietà della Mountains Preserve nell'area metropolitana di Phoenix; il dipartimento di polizia di Phoenix chiese all'FBI risorse investigative per aiutarli a cercare gli autori di questi incendi dolosi, cosa che alla fine riuscimmo a fare: venne arrestato e processato e passò più di vent'anni in prigione. Questo però mi distolse da al-Qaeda per un anno; tornai sull'indagine su Soubra e al-Sharbi a maggio o giugno del 2001 e quando mi misi ad aggiornare i miei file, mi venne l'idea di questa comunicazione che ora è conosciuta come Phoenix Memo.
Mark Sands distolse l’attenzione dell’FBI da questi operatori di al-Qaeda che erano nella nostra area di responsabilità.
La sede dell'Embry-Riddle Aeronautical University a Prescott |
Undicisettembre: Sei stato interrogato dagli inquirenti dopo l'11 settembre riguardo alla tua comunicazione? La Commissione, l'FBI, qualcun altro?
Ken Williams: Non sentii nulla dal quartier generale dell'FBI. Mandai la comunicazione il 10 luglio del 2001, gli attacchi avvennero l’11 settembre 2001 e nel mondo burocratico dei governi non è assolutamente un lungo lasso di tempo. L'FBI ha tre classificazioni per le comunicazioni: "routine" che è una comunicazione da prendere in considerazione per un’azione quando è possibile, "priorità" che è un po' più alta di “routine” e significa "hey, c’è qualcosa, forse una minaccia concreta”, e poi “immediato” che significa “c'è una bomba ad orologeria, sta partendo qualcosa, dobbiamo mollare tutto quello che stiamo facendo e agire subito”. Inviai il Phoenix Memo come comunicazione di "routine" perché nel momento in cui lo inviai, era una mia teoria investigativa, non avevo alcuna informazione specifica da un informatore o da una fonte tecnica che dicesse "questi uomini sono pronti a commettere un attentato terroristico”. Non è stata una comunicazione di “priorità”, perché volevo solo che ciò che avevo scoperto venisse inviato alla comunità di intelligence per una discussione e per vedere se qualcun altro aveva un altro informatore che avesse segnalato persone che stavano imparando a guidare aeroplani o che stavano studiando materiale relativo all'aviazione.
Il resto è storia. Vorrei averlo inviato come "priorità" o "immediato", ma in quel momento stavo seguendo le procedure e non avevo informazioni specifiche su una precisa attività criminale che stessero pianificando. Era solo una teoria basata su informazioni che avevo raccolto in Arizona.
Undicisettembre: Com’è possibile che i sauditi, e anche il governo saudita, abbiano cercato di aiutare i terroristi nel fare quello che hanno fatto?
Ken Williams: Questa è una domanda molto interessante. Molti di noi qui in occidente non capiscono come funzionano il governo e la società saudita. È uno stato religioso, ma è anche uno stato laico perché c'è una monarchia: i due devono imparare a coesistere. Da quello che ho imparato dagli accademici e dalla mia formazione presso il governo degli Stati Uniti, la monarchia deve talvolta cooperare con gli estremisti religiosi attraverso il Ministero degli Affari Islamici per placarli in modo che la monarchia sopravviva; se non placano gli estremisti religiosi nella loro società il regno può essere rovesciato. Non si è visto prima dell’11/9, ma dopo l’11/9 e le conseguenti guerre in Afghanistan e in Iraq si è visto che al-Qaeda ha iniziato ad attaccare il regno saudita, hanno detto chiaramente “Vogliamo rovesciare il re dell'Arabia Saudita.”
Prima dell'11 settembre non era così evidente perché, in base a quello che ho appreso dagli accademici, il governo saudita li ha accontentati permettendo loro di fare alcune cose e aiutandoli a reclutare mujaheddin per andare a combattere i sovietici in Afghanistan, che era anche il tentativo dell'Occidente di colpire l'URSS e infatti molti paesi occidentali hanno sostenuto i mujaheddin. Gli Stati Uniti hanno sostenuto attivamente fornendo fondi e armi a questi gruppi che combattevano i sovietici.
Non dovrebbe essere una novità per i governi occidentali che questo è il modo in cui funzionava il governo saudita a quei tempi e credo che ora, con la pressione che subiscono, abbiano accettato di cooperare nel cercare di fermare quest'attività terroristica. Ed è per questo che credo che le famiglie delle vittime dell'11 settembre abbiano ottenuto un rifiuto dal governo degli Stati Uniti nell'ottenere la loro cooperazione per fare pressione al governo saudita affinché affrontino le loro colpe con molti dei loro dipendenti coinvolti nel fornire supporto al dirottatori negli Stati Uniti prima dell'11 settembre.
Undicisettembre: Tu sei anche coinvolto nell'Operazione Encore e il tuo nome compare nel famosissimo articolo del New York Times a riguardo. Sulla base di ciò che sai come parte di questa indagine, pensi che il governo degli Stati Uniti stia facendo tutto il possibile per chiarire quale sia stato il ruolo dei sauditi o stia cercando di proteggerli in qualche modo?
Ken Williams: Non ero coinvolto nell'Operazione Encore prima di uscire dall’FBI, mi sono ritirato nel 2017 dopo trent'anni di servizio. Sono venuto a conoscenza dell'Operazione Encore dopo aver cambiato lavoro ed essere andato a lavorare per gli avvocati dei querelanti come investigatore e consulente per lo studio legale Kreindler e Kreindler. Non posso entrare nello specifico, perché è sotto ordine restrittivo dell'FBI, ma quello che posso assicurare a te a i tuoi lettori è questo: c'è qualcosa che il governo degli Stati Uniti dovrebbe indagare. Io credo che stiano difendendo il governo saudita per qualche motivo. Credo che servano altre indagini penali, oltre a quello che sta già succedendo con le indagini civili di cui faccio parte, su questo caso: questo è il più grande omicidio che abbia avuto luogo nella storia degli Stati Uniti. Questa è un'indagine per omicidio irrisolta, ci sono persone che devono essere ritenute responsabili delle loro azioni che hanno portato a quel giorno orribile.
Sono indignato del fatto che le vittime dell'11 settembre e le loro famiglie non ottengano maggiore collaborazione dal governo degli Stati Uniti nella loro causa contro il Regno dell'Arabia Saudita. È davvero una storia americana, queste persone, con l'assistenza di avvocati, hanno ottenuto l’emanazione del Justice Against Sponsors of Terrorism Act, noto come JASTA. Il JASTA consente ai cittadini americani di citare in giudizio governi stranieri responsabili, o colpevoli in una forma o in un'altra, per danni civili. Essere respinti dal proprio governo che invoca segreti di stato e motivazioni analoghe come ragioni per cui non possono aiutare i cittadini americani è una vera farsa. Quello che dico a colleghi, amici e persone nei media come te è che quando le politiche e le procedure emanate per proteggere i segreti, originariamente progettate per proteggere gli americani, si rivoltano e iniziano a danneggiare gli americani, devono essere cambiate. Il nostro Congresso e i nostri legislatori devono guardare al sistema e a cosa stanno facendo l'FBI, il Dipartimento di Giustizia e la CIA e dire “Aspetta, dobbiamo rivalutare cosa sta succedendo perché queste politiche e procedure che avevamo messo in atto per proteggere i segreti stanno ora danneggiando gli stessi cittadini che dovrebbero proteggere”.
È per questo che sono così infervorato e mi sono impegnato nell'assistere lo studio legale. Mi sono ritirato dall’FBI a maggio del 2017 e ad ottobre sono stato contattato dagli avvocati che rappresentano le vittime dell'11 settembre che mi hanno chiesto se fossi disposto a dare assistenza come investigatore e consulente sul loro caso, ho detto “Assolutamente, ma fatemi fare una verifica con il mio ex datore di lavoro". Ho chiamato l'FBI e sono stato informato dall'ufficio del Consiglio Generale dell'FBI, che è composto dagli avvocati che conducono l'FBI e ci dicono cosa possiamo o non possiamo fare da un punto di vista legale, che non volevano che assistessi le famiglie delle vittime dell'11 settembre nella loro causa contro il governo dell'Arabia Saudita. La prima ragione che mi è stata data è stata [Ken Williams legge questa citazione dal documento originale – NdR] “C’è un’altra causa in corso in cui è coinvolto il governo degli Stati Uniti e qualsiasi collaborazione tu possa fornire potrebbe avere un impatto negativo su quel caso. L'amministrazione Trump sta anche cercando di tenere buoni rapporti con l'Arabia Saudita e non vogliono che tu rilasci deposizioni o collabori con il comitato per le famiglie”.
Quando mi è stato detto ciò, dopo essere stato un fedele dipendente dell'FBI per trent'anni, ho richiamato lo studio legale e ho detto loro "Hey, non vogliono che vi aiuti" Non sapevo in quel momento che sarebbe diventato una questione grossa come lo è ora. Quando ho dato questa risposta agli avvocati, mi hanno ringraziato per il mio tempo e l’attenzione che avevo dedicato, ma mi sono sentito malissimo, mi sono sentito come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Non ho potuto aiutarli per altri nove mesi e poi all'improvviso lo studio legale mi ha richiamato e a quel punto ho detto “Sì, vi aiuterò” perché per me era inconcepibile che qualcuno nel governo degli Stati Uniti mi dicesse di non aiutare i miei connazionali. Ho deciso di collaborare con lo studio legale e da allora lavoro con loro per cercare di portare giustizia a queste persone e ottenere una sentenza contro il governo dell'Arabia Saudita per la loro complicità nell'attacco terroristico dell’11/9.
Undicisettembre: Se colleghiamo tutto ciò di cui abbiamo discusso finora e anche quello che è successo alla Alec Station con il memo di Doug Miller che venne bloccato, pensi che l'11 settembre avrebbe potuto essere evitato se le cose fossero state gestite correttamente?
Ken Williams: Penso che ci sia un'ottima probabilità. Non ho la sfera di cristallo, ma penso che se le cose fossero state gestite diversamente, si sarebbe potuto prevenire o fermare per un lasso di tempo.
Dobbiamo tenere a mente che a metà degli anni '90 la comunità di intelligence statunitense scoprì che i terroristi stavano pianificando un'operazione chiamata "Operazione Bojinka" in cui avrebbero fatto esplodere degli aerei, c'era anche un piano per far schiantare un aereo contro il quartier generale della CIA. Quindi, c'erano informazioni disponibili.
Quindi, sì, se le cose fossero state gestite diversamente avremmo potuto almeno ritardare l'operazione o impedirla del tutto. Il Ghassan al-Sharbi che menziono nel Phoenix Memo fu arrestato nel marzo 2002 a Faisalabad, in Pakistan, con Abu Zubayda che all'epoca era considerato uno dei vertici di al-Qaeda ed era uno degli uomini più braccati al mondo come bin Laden o al-Zawahiri, era al terzo posto nei ranghi di al-Qaeda in quel periodo. Se sei Abu Zubayda e sei in fuga e ti nascondi dai servizi di intelligence dell'Occidente, non lasci che un individuo a caso si nasconda nel tuo nascondiglio con te. Per me eravamo sulla strada giusta, questo mio informatore mi ha indicato la direzione giusta. Un'altra cosa che voglio sottolineare è che Ghassan al-Sharbi e Zakaria Soubra usavano un'auto intestata a Mohammed al-Qudhaeein, che era una delle persone sul volo dell'America West Airlines.
Scoprimmo tutto ciò quando iniziò la guerra e andammo in Afghanistan e recuperammo molte informazioni da CD, dischi rigidi, documenti e altri supporti; scoprimmo che Hamdan Al-Shalawi aveva frequentato un campo di addestramento di al-Qaeda in Afghanistan al fine di condurre un'operazione simile all’attentato contro le Kobar Towers.
Tutto questo accadde quando fui tolto dal caso a Prescott, in Arizona, e posto sul caso degli incendi dolosi. Quando Hani Hanjour e Nawaf al-Hazmi, due dei dirottatori dell'11 settembre, entrarono nell'area metropolitana di Phoenix per frequentare la scuola di volo e vissero qui per un periodo di tempo.
Quindi, di nuovo, sì. Penso che se le cose fossero state gestite diversamente, se le informazioni fossero state condivise, se non fossi stato tolto dal caso, almeno avremmo ritardato qualcosa o l'avremmo compromesso al punto da prevenirlo del tutto. Contemporaneamente a questi eventi, di cui ti sto parlando, l'agente dell'FBI Harry Samit a Minneapolis identificò Zacarias Moussaoui che frequentava una scuola di volo, era molto interessato al volo ma poco a imparare come atterrare. Tutti i pezzi si stavano componendo.
Penso che le informazioni che avevo raccolto io con l'ufficio di Phoenix FBI e il fatto che stessimo seguendo le persone di cui ti ho parlato oggi (Soubra, Al-Sharbi, Al-Shalawi e Al-Qudaheen) siano stati riportati anche a Khalid Sheik Mohammed. Tutto questo, unito al fatto che l'FBI stava indagando su Moussaoui a Minneapolis, ha portato me e alcuni dei miei colleghi che hanno lasciato l’FBI a chiederci: “Abbiamo accelerato noi le cose? Quanti altri di questi piloti aveva addestrato bin Laden? Ce n’erano più di quattro?" Forse si accorsero, ma questa è pura congettura, che stavano per deragliare e che avrebbero fatto meglio ad accelerare la pianificazione, altrimenti non sarebbero fato nulla.
È una domanda che mi perseguiterà per il resto della mia vita.
Una cosa che voglio sottolineare è che i servizi di intelligence di ogni paese fanno del loro meglio per proteggere i propri cittadini dai terroristi e dagli attacchi terroristici, ma noi siamo costretti ad avere successo sempre, mentre i terroristi hanno tutto il tempo del mondo per sedersi e pianificare e a loro basta avere successo una volta sola per uccidere e causare grandi distruzioni. Lo abbiamo visto accadere più e più volte. Quando guardiamo gli orrori dell’ISIS in Siria e Iraq e li vediamo tagliare le teste alle persone, dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci sono persone che sognano di diventare un giorno martiri come i diciannove dirottatori che hanno ucciso migliaia di persone l'11 settembre 2001. Dobbiamo essere sempre vigili per identificare le loro azioni, affrontarli e neutralizzarli, altrimenti avremo un altro giorno come l'11 settembre.
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