2020/03/02

World Trade Center: intervista a Kevin Rosenthal, membro delle squadre di primo intervento

di Leonardo Salvaggio (Hammer). L'originale in inglese è disponibile qui.

Uno degli aspetti meno noti degli attentati del'11 settembre è stato il primo intervento mirato a ripristinare i servizi essenziali a Ground Zero e all'intera area meridionale di Manhattan. Per conoscere meglio questi aspetti fondamentali offriamo oggi ai nostri lettori il racconto personale di Kevin Rosenthal, che al tempo era direttore esecutivo per lo sviluppo di una delle aziende coinvolte nei primi interventi e che oggi è uno dei soci di Sur-Seal, una società certificata MWBE che lavora nel settore dell'energia.

Ringraziamo Kevin Rosenthal per la sua disponibilità e per il suo prezioso contributo.


Undicisettembre: L’11/9 sei è arrivato a Ground Zero nel pomeriggio. Cosa hai visto da quel momento?

Kevin Rosenthal: Sono arrivato alle quattro del pomeriggio quando la Con Edison aveva spostato il suo centro di comando a West Street, a un isolato da Ground Zero. Quello diventò il centro di comando principale per tutta l’attività: per il recupero, il ripristino e la riparazione dell’area meridionale di Manhattan, a sud di Canal Street. Iniziammo una valutazione del sito, ma la prima cosa che vedemmo era la devastazione causata dal crollo delle due immense torri.

Quindi iniziammo a vedere i sopravvissuti. C'erano delle scuole elementari nella zona; gli insegnanti e gli studenti erano stati fatti evacuare ed erano ammassati agli angoli degli isolati. I telefoni cellulari non funzionavano, quindi non c'era modo di contattare i genitori degli scolari, e questi non sapevano nemmeno se i genitori che si trovavano nelle torri erano sopravvissuti. Ricordo molto, molto vividamente una scolara tirare il vestito della sua insegnante e chiese all'insegnante perché gli uccelli erano in fiamme. La scuola era stata evacuata prima che cadessero le torri, quindi i bambini erano in strada e videro le persone che si lanciavano dall’edificio. Alcuni di quelli che sono saltati giù stavano bruciando e quei piccoli scolari non riuscivano a capire cosa stavano vedendo. E l'insegnante rispose: “È una bella domanda, non lo so. Quando torni a casa potresti chiedere ai tuoi genitori.”

Ricordo anche, prima che l'esercito delimitasse la zona, che c’erano persone in giro come in trance, con in mano le foto dei loro cari sperando in un miracolo.

C'era una puzza nell'aria: una mistura di gomma bruciata e zolfo. La puzza era così intensa che sei mesi dopo aver lasciato Ground Zero me la sentivo ancora nel naso. Era l'odore della morte.


Undicisettembre: Hai visto il WTC7 crollare?

Kevin Rosenthal: Vidi il crollo del WTC7 e non dimenticherò mai l'incredibile violenza del collasso e la pace del silenzio totale che ne seguì.

Photo credit: Kevin Rosenthal

Undicisettembre: Quanto tempo hai trascorso a Ground Zero dopo l'11 settembre e cosa avete fatto in quel periodo?

Kevin Rosenthal: Nei primi sei giorni, su ordine del Presidente, abbiamo dovuto stendere oltre sessanta chilometri di cavi ad alta tensione in superficie per collegare la borsa di New York a una centrale elettrica a South Street Seaport [area di Manhattan affacciata sull’East River e adiacente al distretto finanziario, N.d.T.]. L’ordine presidenziale, dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush, doveva essere rispettato rigorosamente in modo che il lunedì successivo, alle 9, la borsa di New York riaprisse, segnalando al mondo che l'America era di nuovo operativa. Quella era una soluzione temporanea, ma rimase in funzione per mesi, perché ci vollero altri tre mesi di lavoro 24 ore al giorno per millenovecento uomini e donne della Con Edison per ripristinare i servizi essenziali come luce, gas e vapore a Manhattan.

È stato un lavoro enorme dal punto di vista della costruzione, dell’ingegneria, della manutenzione, delle operations, e della sicurezza.

Molte organizzazioni diverse lavoravano insieme per il recupero e il ripristino. Io lavoravo con l’Esercito, l'Aeronautica Militare, l'FBI, il Dipartimento di Polizia, e la squadra di gestione delle emergenze della Con Edison per mettere in sicurezza alcuni punti critici nella zona. Avendo esperienza nella supply-chain sapevo dove i materiali stavano fisicamente, e contattammo le aziende e ci coordinammo con loro. Scegliemmo i materiali essenziali e indispensabili con l'assistenza della Guardia Nazionale e dell'Esercito, e li trasportarono con gli aerei C30 dell’Aeronautica Militare. Con l’aiuto dell’FBI e polizia di New York, li portammo alle nostre tre aree di raccolta: uno per il materiale elettrico, uno per il gas, e uno per il vapore. Erano accanto al centro di comando della Con Edison a West Street. Da lì abbiamo dovuto portarli alle millenovecento persone. È stata un'operazione che è andata avanti 24 ore al giorno. Non c’era differenza se erano le tre di notte o le tre del pomeriggio. L'ho fatto per 201 giorni, di tanto in tanto facendo un’ora di sonno. Dormivamo poco, ma dovevamo anche essere in grado di lavorare per via dell’importanza e del significato di quello che stavamo cercando di raggiungere tutti insieme.

Ero meravigliato dalla determinazione degli uomini e delle donne della Con Edison nel portare a termine questo lavoro. La frase che veniva usata all'epoca era che erano "ON IT" [dedicati allo scopo, N.d.T]. Hanno fatto miracoli e sono stato onorato di averne fatto parte.

Non sono solo un primo risponditore; sono anche un sopravvissuto. Ho avuto due operazioni al cuore per essere stato a Ground Zero. Non ho avuto sintomi fino al 2012, ma grazie al World Trade Center Health Program ho ricevuto le migliori cure e ho avuto i migliori chirurghi che mi sono stati vicini al 100%. Mi sento fortunato di poterne parlarne oggi, al contrario di altri con cui ho lavorato che hanno sviluppato altri tipi di malattie e non sono abbastanza fortunati da essere qui oggi.

Photo credit: Kevin Rosenthal

Undicisettembre: Sei stato coinvolto in molti lavori di recupero dopo molte catastrofi diverse. In che modo Ground Zero è stato diverso dagli altri casi in cui sei stato coinvolto?

Kevin Rosenthal: Il migliore caso con cui posso confrontare l'11 settembre è l’uragano Sandy e le attività di riparazione, ripristino e recupero successive. Ogni incidente è assolutamente unico a sé stesso. Non avevamo mai affrontato ondate di tempeste di oltre quattro metri, quindi ha presentato sfide diverse rispetto all'11 settembre, ad esempio. Questa era una situazione in cui c'erano componenti elettrici delle le centrali elettriche adiacenti a masse di acqua per il raffreddamento delle turbine. Nei casi di queste tempeste, improvvisamente l’acqua entra in contatto con un’enorme quantità di componentistica elettrica. Naturalmente questo crea guasti, incendi ed esplosioni. La sfida in questa situazione era pompare l’acqua fuori dalle strutture, facendo una valutazione del livello di danno della componentistica e ottenere dai produttori i pezzi di ricambio rapidamente. Siamo stati fortunati ad aver potuto lavorare con la Con Edison per rimettere in funzione le centrali elettriche pompando l’acqua fuori dalle stazioni elettriche che erano sommerse. Abbiamo lavorato con aree di stoccaggio e raffinerie come Bayway/P66, IMTT, e Kinder Morgan per sostituire centinaia di attuatori e valvole che sono stati usati per aprire e chiudere i serbatoi che contengono prodotti chimici petroliferi o altri materiali liquidi che vengono trasportati tramite condutture.

Il Public Service Electric & Gas [la società di servizio pubblico per l’energia del New Jersey, N.d.T.] aveva clienti nel New Jersey che erano senza elettricità e gas. Non potevano usare l'acqua potabile e non era possibile procurarsi una bottiglia d'acqua in sei stati attorno a New York e New Jersey per otto giorni. Così abbiamo aiutato il PSE&G a distribuire bottiglie d’acqua e sacchi di giacchio per quattro milioni di dollari ai loro clienti da dodici centri di distribuzione in ed intorno al New Jersey.

Quindi i requisiti erano diversi e siamo stati in grado di assistere diversi clienti in diversi modi.


Undicisettembre: Com'è stata la collaborazione con altre società private in quei mesi?

Kevin Rosenthal: Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con un'associazione chiamata Affiliated Distributors, una rete di centinaia di distributori indipendenti tra i migliori in tutti gli Stati Uniti che lavora con i migliori produttori in ambito elettrico, industriale, di tubi e valvole industriali, di sicurezza e per la costruzione. Con il supporto di un'organizzazione come AD, ho avuto la possibilità di soddisfare ogni tipo di richiesta dei clienti grazie alla varietà che AD rappresenta e all'accesso diretto che mi hanno concesso verso i principali produttori. Sono davvero stupefacenti durante le emergenze e le crisi.

Aziende come 3M, Duracell e Kimberly-Clark donavano il materiale e noi facevamo da distributore per loro per consegnare i materiali al personale che ne aveva bisogno a Ground Zero.

È importante avere e rispettare rapporti professionali e mantenerli nel tempo. È ciò che ti consente, durante questi eventi, di avere a disposizione le risorse necessarie. Essere una parte importante dell'intera catena di approvvigionamento e assicurarsi che esista dall'inizio alla fine consente di ottenere l'attrezzatura giusta al momento giusto e al prezzo giusto.


Undicisettembre: E come è stata la collaborazione con agenzie statali o federali?

Kevin Rosenthal: Durante i periodi di crisi non ci sono agenzie migliori con cui lavorare che l’NYPD, l'FDNY, la squadra di gestione emergenze della Con Edison, l'FBI, l'Esercito degli Stati Uniti, la US Air Force e la Guardia Costiera. È stato davvero uno sforzo congiunto. C'era un livello di collaborazione incredibile, senza precedenti. Era l'unico modo per rendere possibile l'impossibile.

Photo credit: Kevin Rosenthal

Undicisettembre: Quale impatto di lungo termine ha avuto l'11 settembre secondo te?

Kevin Rosenthal: Ha cambiato la mentalità del paese a livello individuale e ha unito il paese con un vero sentimento di unità e patriottismo che non si sentiva dagli anni '50. Siamo stati in grado di mantenere la perseveranza durante un attacco così terribile contro il nostro paese e di farlo in modo collaborativo. È stato bello vedere il risveglio del patriottismo e del rispetto. Le persone trattano le altre persone in modo diverso. Una cosa positiva che è scaturita da quella tragedia è un nuovo livello di gentilezza. Le persone erano guidate dal cuore!


Undicisettembre: In che modo l'11/9 influisce sulla tua vita quotidiana?

Kevin Rosenthal: Essendo un sopravvissuto, ne sono influenzato ogni giorno. Sono stati in grado di trattarmi, ma non di curarmi. Ogni giorno è una sfida. Ma non rimpiango nulla di ciò che ho fatto e se succedesse domani sarei di nuovo lì a sostegno di questo nostro grande paese!


Undicisettembre: Cosa ne pensi delle teorie della cospirazione secondo cui l'11 settembre sarebbe stato un inside job?

Kevin Rosenthal: Le persone stanno cercano di diffondere discordia per vendere giornali e libri. Non do alcun credito a queste teorie. È stato completamente opera di al-Qaeda. È stato un atto terroristico perpetrato contro il nostro grande paese.

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