di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.
Undicisettembre offre oggi ai suoi lettori il racconto dello US Marshal William Sorukas, che si trovava nei pressi del Pentagono l'11/9 e che dal giorno seguente fu impiegato a Ground Zero.
Il racconto di Sorukas fornisce un altro importante tassello per ricordare quanto successo quel giorno e fornisce una visione inconsueta sulle conseguenze degli attentati dell'11/9.
Ringraziamo William Sorukas per la sua cortesia e disponibilità.
Undicisettembre offre oggi ai suoi lettori il racconto dello US Marshal William Sorukas, che si trovava nei pressi del Pentagono l'11/9 e che dal giorno seguente fu impiegato a Ground Zero.
Il racconto di Sorukas fornisce un altro importante tassello per ricordare quanto successo quel giorno e fornisce una visione inconsueta sulle conseguenze degli attentati dell'11/9.
Ringraziamo William Sorukas per la sua cortesia e disponibilità.
Undicisettembre: L’11/9 ti trovavi in Virginia, cosa ti è successo quel giorno e cosa ricordi?
William Sorukas: Ero assegnato allo US Marshals Service Technical Operations Group, che si trova appena fuori da Washington D.C., in una sede staccata. Quando gli aerei colpirono il World Trade Center, io ero ad Alexandria, in Virginia, a installare un dispositivo per le intercettazioni per un'indagine in corso su un fuggitivo. Come parte di questo processo, era necessaria una telefonata per inizializzare il dispositivo e la configurazione. Durante questa chiamata, fu difficile sentire per via di un aereo che passava sopra di me; seppi poi che era l'aereo che colpì il Pentagono. Dopo aver completato l'installazione del dispositivo, ricevetti una chiamata con cui mi venne chiesto di tornare in ufficio, e in quel momento vidi cosa stava succedendo a New York e al Pentagono. Nel primo pomeriggio mi recai al quartier generale del Marshals Service, che era molto vicino all'aeroporto nazionale Reagan di Washington e al Pentagono. Non avendo ben chiara la vastità degli attacchi o di altri obiettivi, fu costituita una zona di sicurezza al quartier generale del Marshals Service. A un certo punto, mentre ero sul tetto del quartier generale, vidi l’Air Force One tornare verso la zona di Washington e atterrare alla base Andrews dell'aviazione militare.
Undicisettembre: Dal 12/9 sei stato a Ground Zero. Cosa avete fatto in quei giorni?
William Sorukas: Andai a Ground Zero a New York con una squadra la sera del 12 settembre, su richiesta del Dipartimento di Polizia di New York e della loro Unità di Risposta e Assistenza Tecnica. Il nostro primo incarico fu lavorare con gli altri operatori di primo intervento nel tentativo di trovare e salvare persone. Con il passare del tempo, la nostra responsabilità cambiò e divenne la localizzazione e il recupero dei resti di persone.
Undicisettembre: Qual era la situazione a Ground Zero dopo l’11/9?
William Sorukas: Quando arrivò la nostra squadra era buio, con l'eccezione degli incendi che continuavano a bruciare. C'era una grande nuvola di polvere che circondava l'area e l'estensione delle macerie sembrava non finire mai mentre camminavamo nell'area. Ripensandoci, è ciò che una persona si aspetterebbe da due palazzi di oltre cento piani che erano crollati.
Undicisettembre: Nel periodo che hai trascorso lì c’è stato qualcosa in particolare che ti ha colpito?
William Sorukas: C'era un grandissimo sforzo da parte di tutti i soccorritori, che includevano pompieri, ufficiali di polizia, professionisti del soccorso medico, operai edili, e durante i primi due o tre giorni anche persone couni che semplicemente volevano aiutare.
In mezzo alle macerie non ricordo di aver visto grandi oggetti che ti aspetteresti di vedere da un grande edificio adibitio a uffici, come scrivanie, sedie, armadi d'archiviazione, tavoli. A un certo punto la nostra squadra trovò una grande lastra di vetro (probabilmente una finestra) che era completamente intatta.
L'odore che ancora ricordo era simile a quello del cemento bagnato. Per i primi due o tre giorni, la nostra squadra non utilizzò nessun tipo di apparato di respirazione, quindi tutti noi inalammo qualunque cosa ci fosse nell'aria. Per sette o otto anni ho avuto una tosse cronica che mi ricordava costantemente l'odore del cemento bagnato che avevamo sentito.
Undicisettembre: Per quanto tempo rimaneste lì?
William Sorukas: La nostra squadra rimase lì per nove o dieci giorni.
Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie di complotto secondo le quali l’11/9 sarebbe stato un inside job?
William Sorukas: Se con inside job intendi la complicità da parte del governo degli Stati Uniti, sono totalmente in disaccordo.
Undicisettembre: L’11/9 che effetti ha avuto sul lavoro quotidiano degli US Marshals?
William Sorukas: Ha avuto effetti sia diretti sia indiretti sulle responsabilità dello US Marshals Service. Per esempio, questo fu visto come un attacco contro gli Stati Uniti, il governo degli Stati Uniti e il popolo degli Stati Uniti. I giudici federali rappresentano il governo degli Stati Uniti, quindi la loro protezione divenne una priorità per lo US Marshals Service, perché queste erano le basi fondamentali dell'agenzia sin dalla sua creazione nel 1789. Indirettamente, le responsabilità per le investigazioni sui fuggitivi divennero più importanti. Questo accadde perché altre agenzie, come l’FBI, anch'essa coinvolta nella caccia ai fuggitivi, spostarono gran parte del loro personale alla lotta al terrorismo.
Undicisettembre: L’11/9 come condiziona la tua vita quotidiana?
William Sorukas: Personalmente, mi ha fatto capire le nostre vulnerabilità e cosa accadde agli Stati Uniti nel dicembre del 1941.
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