2007/09/10

Il convegno dei complottisti italiani? "Un mezzo flop": lo dicono loro

di Paolo Attivissimo

L'8 settembre scorso si è tenuto a Roma il secondo incontro del movimento italiano di inchiesta sugli eventi dell’11 settembre 2001, come viene definito qui.

L'evento è stato organizzato nell'ambito del "Global Day of Action", un'iniziativa di mobilitazione internazionale che (cito testualmente) "culminerà martedì 11 nel primo tentativo da quarant'anni a questa parte - dalle contestazioni di massa della guerra in Vietnam - di uno sciopero generale dichiaratamente politico a New York, a Washington e in diverse altre città Usa."

Un progetto indubbiamente ambizioso, che però si è scontrato con una dura realtà. Lascio parlare i partecipanti, perché non c'è altro da aggiungere. Le loro parole sono tratte da questa pagina di Luogocomune.net.

Albert79:

purtroppo a mio avviso è stato un mezzo flop, quaranta-cinquanta persone al massimo di cui sei o sette trent’enni [sic], nessun vent’enne [sic]. Dico questo perché si ha l’impressione che le cd “nuove generazioni” siano sempre più rincoglionite appresso ai telefonini, e il fatto che io, a quasi trent’anni, fossi uno dei più giovani tristemente lo conferma. Sicuramente la concomitanza con la notte bianca qui a Roma e il V-day non ha giovato, però francamente ero convinto di trovare molte più persone, considerato che se ne è parlato parecchio.

Fabrizio70:

Concordo con l'analisi sopra , mi sarei aspettato più presenza giovanile , anche se non credo che il problema sia stata la notte bianca (ottimo antipasto invece) od il v-day , in effetti non c'è stata molta comunicazione sull'evento , svolto in un centro sociale e già solo questo può creare problemi per la partecipazione do molte persone , infatti pur se pochi non c'era molto più spazio disponibile,senza contare il fatto che parecchie persone alle parole centro sociale autogestito gli viene il prurito sulla pelle....

yarebon:

anch'io ho partecipato all'incontro di ieri. I ventenni c'erano (compreso io), non eravamo in molti, ma io ho visto più giovani (trentenni e ventenni) che anziani. Se flop c'è stato é riguardo al numero dei partecipanti, ma secondo me si è sbagliato il giorno (notte bianca a Roma) e soprattutto se non sbaglio si è data notizia dell'evento pochi giorni prima.

L'articolo di introduzione all'evento parla di un piano dei poteri forti per ridurre il movimento "all’insignificanza totale sguinzagliando schiere di debunkers". Ma a quanto pare, non possiamo prenderci questo discutibile merito. L'insignificanza ha purtroppo radici ben differenti, chiaramente interne al movimento stesso. E chi è causa del suo mal, completi il proverbio.

7 commenti:

Dan ha detto...

Potrebbe essere "pigrizia", per così dire. Ovvero, se si tratta di scrivere commenti su un blog o su un forum è piuttosto comodo, mentre partecipare a un incontro dal vivo richiede un livello di entusiasmo/convinzione che non tutti hanno, oppure non erano disposti a incomodarsi tanto, anche solo per le complicazioni logistiche di raggiungere la città se si abita fuori Roma. Ovviamente non avanzo ipotesi se sia stata più mancanza di entusiasmo o troppe complicazioni, perchè non ho certo gli elementi per dirlo. Ma forse, e dico FORSE, i complottisti italiani non sono tanti quanti pensavano di essere.
Piuttosto, come saranno andate queste manifestazioni in America?

Figura Quattro ha detto...

l'ennesima figura da "peracottari" travestiti da supremi conoscitori della verità assoluta.

John ha detto...

Delle teorie complottiste, in fondo in fondo, interessa a pochissimi.

Anche perchè le teorie complottiste non sono certo solo l'11 settembre, ma sono anche roba come Kennedy, la principessa Diana, gli sbarchi sulla Luna...

Magari è anche vero che 2 persone su 3 credono a qualche teoria complottista... ma non gli interessa più di tanto.

Gli "impegnati", quelli che si scomoderebbero per andare a un convegno o a un evento, sono pochissimi, e in genere hanno le loro idee già belle e confezionate.

Chi dice di fare ricerca, dovrebbe puntare non a raggiungere il pubblico spicciolo o a beccarsi con i debunker o a gioire dei minuti concessigli dalla televisione X o dalla radio Y, bensì a produrre un lavoro serio, documentato e sostenibile che convinca il mondo intellettuale e professionale al punto da creare un fronte compatto e referenziato contro i malfattori di turno.

Ma il mondo più intellettuale e colto non è facilmente permeabile alle fandonie, e le teorie complottiste confezionate con trucchetti vari non hanno grossi spazi in quegli strati della società.

I famosi sondaggi sull'11 settembre, ad esempio, è vero che mostrano un'elevata percentuale di gente che crede a una qualche ipotesi complottista, ma questa percentuale cala bruscamente tra i livelli più colti e istruiti.

Siccome però il vero scopo di questi personaggi è quello di raggranellare un po' di quattrini o di visibilità (spesso sfruttando anche i battibecchi con i debunker, che gli tornano utilissimi) ecco spiegati i tentativi di coinvolgere "il grande pubblico".

Facciamo un esempio che farà incavolare i luogocomunensi.

Massimo Mazzucco ha una pagina su Wikipedia.
Mica è cosa da poco, se vogliamo, specialmente per chi è vicino al mondo dello spettacolo: significa un po' essere immortalati nella storia.
Ma la sua pagina non è stata creata perchè ha fatto film o perchè è un buon fotografo.
E' nata il 15 dicembre 2006, ad opera di un gentile complottista iscritto a LC.

Il complottismo è riuscito a dare a Mazzucco ciò che anni e anni di carriera cinematografica e fotografica non gli avevano dato.

Stessa cosa dicasi per Jimmy Walter: pluri-milionario, attivista politico ecc... , non sarebbe mai stato conosciuto da nessuno se non fosse stato per le sue attività complottiste, che gli hanno fatto guadagnare la pagina su Wikipedia l'8 novembre del 2004.

Il grande pubblico per queste persone conta più di qualsiasi altro obiettivo.
Ma il grande pubblico non si scomoda per andare a un centro sociale a seguire un dibattito complottista.
Lì ci vanno intellettuali e impegnati. E come si vede, sono pochi.

mother ha detto...

Problemi con le tesi di parte degli internauti, rischio di dover mettere in discussione il metodo accusatorio di questi anni? No è tutto un controcomplotto!
Complotto mangia complotto.

Il bello è che solo qualche hanno fa spammatori dietrologi diffondevano forum per forum le teorie dietrologiche in contrasto fra loro (Jones Wood), con evidenti errori rispetto alle prove immagini informazioni video disponibili in un impeto di tracottanza e spavalderia.
Oggi chi ieri veniva insultato perchè non prono al suddetto impeto viene descritto come un controcomplotto di cospiratori i quali dovrebbero spammare il web.
Siamo arrivati all'assurdo che comportamenti adottati dai dietrologi poco tempo fa oggi sono considerati al fine di preservare le loro teorie e vantare un vittimismo mediatico tale da sopperire le figuracce compiute sul metodo scientifico applicato.

L'idea di chi fa informazione politica è da sempre non "dimostrare" qualcosa, ma "perpetrare" qualcosa entrando in un circolo vizioso dal quale non può uscire.

Dan ha detto...

Metodo usato tante volte anche nella branca principale della politica: dirlo, sbandierarlo ai quattro venti per farsi sentire da più persone possibile. Non importa se poi non è vero.

Per il resto, concordo con John e Mother: lucida analisi di quello che è il movimento complottista.

Dan ha detto...

(Premetto di rendermi conto che sono un po' off-topic, però... volevo riportarlo.)
Devo ammettere che ero curioso. Al di là dell'importanza dell'anniversario che ricorre oggi, volevo vedere come ne avrebbero parlato. Radio, TV, giornali, e la rete. Paolo ha scelto sobriamente una specie di "giorno di raccoglimento", un minuto virtuale di silenzio in memoria delle vittime di quel giorno.
Luogocomune invece curiosamente pubblica un lungo articolo su Pearl Harbor, da quel che ho capito considerandolo come un 9/11 ante litteram, e un altro che parla di "seconda fase" del complottismo. C'è un paragrafo,
"Se c’è oggi infatti un vero divario sociale, non è più soltanto di tipo economico: oggi la grossa differenza è fra chi è informato e chi non lo è. Questi ultimi, sono destinati a scomparire con la propria ignoranza, chi invece è informato non potrà che mettere in moto nuove generazioni che seguano lo stesso percorso."
e un paio precedenti, a suo modo interessanti, che parlano della differenza tra massa comune non informata e il popolo informato della rete, di quante informazioni abbiano a disposizione e quanto velocemente recepiscano i cambiamenti.

Ma la parte più interessante è dove comincia a spiegare cosa sia questa "seconda fase". Ovvero, una volta stabiliti e assodati i "fatti" come dicono loro, andare a ricercare le cause prime dietro a tutti quegli avvenimenti. E trovo piuttosto curioso, sarà l'occasione dell'anniversario, che nel momento che Paolo annuncia che bene o male il lavoro di debunking di Undicisettembre è terminato, e comincerà ad occuparsi delle analisi tecniche e delle vere stranezze più concrete del 11/9, i complottisti annunciano invece di aver portato alla luce (secondo loro) tutti i fatti e le "prove" del complotto, e si spostano verso il campo più fumoso e indefinito della ricerca di mandanti e motivi, in sostanza verso la geopolitica...
In definitiva Undicisettembre passa, finito il debunking delle assurdità, alla vera e propria ricerca; i complottisti invece (o perlomeno Luogocomune), convinti di avere scoperto tutti i fatti, mentendo o credendo a menzogne, si spostano verso cose più inconsistenti e quasi impossibili da provare o confutare come geopolitica e simili. Sarà un caso, o sarà legato alla mancanza di valide argomentazioni ora che sono state debunkate tutte, come si diceva poco tempo fa?

mother ha detto...

-lavoro di debunking delle assurdità concluso.
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Non sono così convinto sia concluso per vari motivi.
Uno di questi è l'informazione asimmetrica di internet che richiede moltissimo tempo per documentarsi e è fortemente influenzata dallo spammaggio (io lo spammaggio lo vedo come tanti piccoli emilio fede o Morrione per par condicio, liberi nel etere internautico).
Un altro motivo degno di nota è la natura stessa della dietrologia che spesso vive di momenti di stasi. Per capirsi, esattamente come le teorie dietrologiche si basano su fatti parziali, interviste tagliuzzate e prove campionate ad hoc, quando un movimento dietrologico si trova a doversi confrontare con una memoria ancora viva dei fatti nelle persone dell'evento e svariate fonti mediatiche disponibili, il numero delle persone che possono accedere ad informazioni che mettano in difetto una teoria è elevato. Per questo motivo in tali periodi la dietrologia entra in una specie di stasi in cui al trascorrere del tempo vengono meno le fonti di informazione o la memoria di chi ha visto/vissuto gli eventi. Dal punto di vista psicologico vi è lo stesso meccanismo che porta a rimuovere ricordi dolorosi o dimenticarsi delle esperienze di gioventù.
Questo gioca a favore di descrizioni parziali dell'evento, ovvero teorie dietrologiche ed il risultato è che dopo il periodo di stasi si ha il rifiorire della dietrologia.
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Riguardo alle affermazioni dei dietrologi di aver dimostrato tutto resto alquanto alibito.
Da sempre il metodo dominante nel 911 è stato insinuare il dubbio più che dimostrare. L'essenza stessa del dubbio è l'unico fattore utile per confermare il pregiudizio/convinzione (di cosa varia a seconda della teoria, ci Israele, chi antiamericanismo, chi guerra in afganistan, chi Bush ha condotto male la politica americana, ecc...).
Un esempio è Giulietto Chiesa che oggi su Omnibus ha affermato che non vuole dimostrare nulla, ma solo indicare una serie di domande.
La dietrologia in altre parole non afferma, ma domanda rispetto ad un lettore che nel migliore dei casi è un appassionato della materia ed ha una visione dell'argomento basate sui fatti parziali presentati nella teoria del tutto legati alla tipica question.
L'affermazione viene quindi stimolata nel lettore senza la personalità di spicco della teoria dietrologica faccia affermazioni.
Assume quindi un'estrema importanza il pregiudizio del lettore (variabile da lettore a lettore) in un corredo parziale di fatti presentati dal dietrologo, spesso senza il tempo di approfondire tutto il materiale disponibile.
Vi è poi una regola economica descritta da un premio nobel per l'economia: "la non completa conoscibilità delle informazioni".
In altre parole la conoscenza umana varia da persona a persona ed ogni singolo riesce a tenere in memoria solo un certo numero di informazioni. Se le informazioni disponibili eccedono questo limite umano soggettivo parte di queste vengono dimenticate o l'interelazionamento di informazioni viene meno.
Nel campo economico si ha la capacità di interrelazionare solo fino a 4-5 prezzi fra i differenti pesi costo al Kg, qualità prodotto e benefici (ahimè le donne arrivano a 4-5 gli uomini hanno una media di 2-3). Tale aspetto ovviamente ha delle conseguenze nei supermercati dove i prodotti sono presentati in serie sullo stesso scaffare affiancati. Se tuttavia si presentassero su scaffali differenti, magari scaffali da ritrovare all'interno del supermercato capire bene che ci si ritroverebbe in una situazione similare alla dietrologia.

La discussione è parecchio lunga e finisce in OT... la chiudo qui.