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2011/09/06

In quanti credono alle tesi di complotto? Sondaggio BBC (2011)

di Paolo Attivissimo

La BBC ha pubblicato i risultati di un sondaggio telefonico sulle tesi di complotto effettuato a luglio 2011 dalla Gfk NOP nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il sondaggio si basa su un campione di 1000 utenti per ciascun paese ed ha un margine d'errore dichiarato del +/- 3%.

La domanda rivolta agli intervistati è stata questa:

Furono effettuati degli attacchi contro il World Trade Center e il Pentagono l'11 settembre 2001, noto comunemente come “11/9”. È comunemente accettato che questi attacchi furono eseguiti da ‘al-Qaeda’. Tuttavia alcune persone hanno suggerito che ci fu una cospirazione più ampia che incluse il governo americano. Lei crede che ci fu una cospirazione più ampia o no?

Con questa formulazione, la domanda include non solo le tesi “MIHOP” (made it happen on purpose) di demolizione controllata, dell'uso di missili o aerei teleguidati contro il Pentagono, di abbattimento segreto del Volo 93 o di altri interventi tecnici diretti del governo americano o di elementi al suo interno, ma anche le tesi “LIHOP” (let it happen on purpose),  ossia quelle secondo le quali il governo USA, o chi per esso, evitò intenzionalmente d'interferire nell'azione dei terroristi, presumibilmente per sfruttarla per un proprio tornaconto.

Nel Regno Unito ha risposto “sì” il 14% degli intervistati; negli Stati Uniti questa risposta è stata data dal 15% delle persone contattate dal sondaggio. Nei giovani fra 16 e 24 anni la percentuale aumenta al 25% circa.

Questi risultati sembrerebbero indicare un calo della diffusione delle tesi alternative rispetto al sondaggio del 2007 di Zogby International negli Stati Uniti, dove la somma di MIHOP e LIHOP arrivava al 31% (LIHOP 26,4%; MIHOP 4,5%) e rispetto al sondaggio del 2009 di Public Policy Polling, che dava la tesi LIHOP al 14%.

2011/09/05

Recensione: The Conspiracy Files (BBC, 2011)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 29 agosto scorso la BBC ha trasmesso The Conspiracy Files: 9/11, Ten Years On, un'edizione ampiamente aggiornata della puntata della serie The Conspiracy Files dedicata alle tesi di complotto sull'11 settembre.

La prima edizione di questa puntata era andata in onda a febbraio del 2007 ed era stata recensita da Undicisettembre in questo articolo. Quanto segue è una sintesi dei contenuti della versione aggiornata.

2:20. Dopo il teaser e i titoli, il programma presenta le immagini dell'enorme Hangar 17 dell'aeroporto JFK, dove sono conservati migliaia di rottami delle Torri Gemelle. Sono immagini già presentate nell'edizione 2007, ma restano una risposta chiara a tutti coloro che sostengono che l'acciaio delle Torri fu fatto sparire in tutta fretta per nascondere chissà cosa.




Viene poi riassunta la dinamica degli attentati attraverso le immagini degli eventi.

5:00. Il programma di sposta ad Austin, in Texas, per intervistare il conduttore radiofonico Alex Jones, che per tre ore tutti i giorni parla in diretta di complotti e occultamenti governativi. Le espressioni facciali di Jones sono eloquentissime. Secondo Jones, i veri responsabili dell'11/9 sono “reti private aziendali dissociate che operano nell'intelligence statunitense, britannica e israeliana” (“private corporate rogue networks working in US, British and Israeli intelligence”).

6.25. Sintesi dei problemi e ritardi d'intercettazione degli aerei dirottati, con immagini dei radar e audio delle comunicazioni radio. Intervista a Colin Scoggins, che l'11 settembre 2001 lavorava al centro di controllo del traffico aereo della FAA a Boston, Massachusetts.

Alex Jones accusa il vicepresidente Dick Cheney di aver ordinato di non intercettare gli aerei dirottati. Ma Scoggins, che era in contatto continuo con il comando della difesa aerea, ribatte: “Non ho visto nessuna carenza di risposta... Tutto ciò che vidi fare dai militari quel giorno... Non c'era nessuno ‘stand down’. Probabilmente io ero in contatto con i militari più di chiunque altro nel paese, a parte i militari stessi... Credo che gran parte [della causa] sia la mancanza di comunicazione tra la FAA e i militari; il resto fu colpa delle attrezzature che avevano i militari, che come le loro procedure erano progettate per guardare verso l'oceano. Le loro apparecchiature non erano concepite per guardare verso l'interno degli Stati Uniti.”

9:25. Un video del secondo impatto mostra chiaramente un aereo di linea di cui si scorge anche la livrea, corrispondente a quella della United Airlines.


9:56. A Oneonta, New York, viene intervistato a casa propria Dylan Avery, uno dei giovanissimi autori di Loose Change, uno dei video cospirazionisti di maggiore successo, pubblicato in numerose versioni in anni successivi. La narratrice del programma nota che la più recente edizione di Loose Change ha avuto un budget di un milione di dollari. Avery mostra il computer portatile sul quale realizzò nel 2003 la prima versione del suo video.

12:25. Viene mostrato uno spezzone di Loose Change - An American Coup, l'edizione 2009 del video di Avery. Lo spezzone è dedicato agli sbuffi visibili durante i crolli delle Torri Gemelle, al di sotto del fronte di discesa dei crolli stessi, che secondo alcune tesi di complotto dimostrerebbero la presenza di esplosivi.

12:54. A Manhattan viene intervistato Leslie Robertson, uno dei progettisti delle Torri Gemelle. Il suo ufficio si affaccia ancor oggi su Ground Zero. Viene mostrata la simulazione grafica dell'impatto e della distribuzione del carburante realizzata dalla Purdue University.

Spiega Robertson: “Non è necessario che gli incendi fondano l'acciaio per far crollare l'edificio. È sufficiente che ne alzino la temperatura in modo che la resistenza dell'acciaio si riduca fino al punto in cui si verifica il cedimento.” Gli incendi raggiunsero i 1000 °C, ma già a 600 °C, spiega la voce narrante, l'acciaio perde metà della propria resistenza. I solai cedettero e caddero su quelli sottostanti, producendo boati simili a esplosioni. I piani sottostanti collassarono, producendo gli sbuffi di fumo. Di nuovo Robertson: “Dentro [l'edificio] c'è aria, e man mano che crolla, quest'aria crea pressioni molto alte dentro l'edificio stesso, che cerca di sfondare le finestre, ed è ovvio che si otterranno emissioni gassose dall'edificio. Non c'è dubbio.”

14:58. A San Francisco, il professor Abolhassan Astaneh, ingegnere strutturista presso la University of California at Berkeley, sostiene che le tesi di complotto distolgono l'attenzione dai veri problemi strutturali delle Torri Gemelle.

Avendo studiato i disegni tecnici integrali del World Trade Center, a suo avviso il progetto delle Torri si discostava in undici punti fondamentali dalle prassi collaudate di normale costruzione prescritte dalle normative edilizie. Vengono citato alcuni di questi punti: i solai leggeri in calcestruzzo, le tramezze in cartongesso e in particolare le pareti portanti sottili perimetrali al posto delle colonne e delle travi tradizionali.

Spiega Astaneh: “Il motivo per il quale è crollato nel modo in cui è crollato è il sistema a pareti portanti. Al livello al quale l'aereo colpì, lo spessore della parete era solo sei millimetri”. A proposito di questo valore, occorre precisare che si tratta del valore minimo fra i vari spessori nelle zone d'impatto, come dettagliato negli aggiornamenti in fondo a questo articolo. “Questo non vuol dire che dobbiamo incolpare Robertson o i progettisti per questa tragedia. Questa tragedia è avvenuta per colpa degli assassini che vennero a uccidere degli innocenti. Ma dobbiamo imparare le lezioni di questo tipo di tragedie per essere sicuri di non commettere più lo stesso errore. E la lezione, in questo caso, è che si devono seguire le norme. Questo edificio non era conforme alle norme.” Secondo Astaneh, la fragilità delle pareti intorno alle scale d'emergenza impedì a molti di mettersi in salvo, dice la voce narrante.

17:10. Leslie Robertson respinge queste accuse: “Quelle pareti erano più robuste ed ermetiche delle pareti usate in passato. Non sono a conoscenza di nessun caso, nel World Trade Center, nel quale il progetto strutturale non eccedesse i requisiti delle norme edilizie della città di New York.” È interessante notare che Robertson è attento nel precisare che si riferisce al progetto strutturale e alle norme di New York, mentre Astaneh critica anche la fragilità degli elementi protettivi intorno alle scale oltre a quella degli elementi strutturali.

Robertson confessa di essere ancora angosciato, nei ricordi e negli incubi, dalle persone intrappolate nei suoi edifici.

17:58. Si passa ai possibili moventi di un complotto, mentre scorrono le immagini dei bombardamenti di Baghdad. Alex Jones afferma che dei “gruppi criminali dissociati all'interno del governo” vogliono guadagnare cifre enormi sulle guerre e sul petrolio e controllare l'area mediorientale, indispensabil per il dominio del mondo. Ma ci sarebbe anche il movente del potere negli Stati Uniti: Bush è accusato, nel video Loose Change che viene mostrato, di aver preso il potere grazie all'11 settembre: “un colpo di stato americano”. Parole che oggi, con Obama alla Casa Bianca e Bush scomparso dalla scena, suonano abbastanza stridenti. Dylan Avery parla delle leggi liberticide e dei maltrattamenti dei prigionieri, che hanno avuto legittimazione dall'11 settembre.

19:00. Intervista in Winsconsin al professor James Fetzer, che però è laureato in filosofia (dunque non un esperto d'ingegneria strutturale o in altri campi pertinenti all'11/9), è un ex Marine ed ha fondato l'associazione Scholars for 9/11 Truth.

A conferma delle frequenti contiguità dei cospirazionismi, Fetzer sottolinea di aver studiato a lungo anche l'assassinio del presidente Kennedy.

20:21. A Dulles, in Virginia, per esaminare i video delle telecamere di sicurezza che ripresero i dirottatori mentre venivano controllati prima di salire a bordo del volo American Airlines 77 che si sarebbe schiantato sul Pentagono, come mostrato dalle riprese successive all'impatto. Si nota il fotogramma qui sotto, nel quale si vede una notevole distesa di rottami davanti all'edificio.


Secondo Loose Change non ci sono prove della presenza dell'aereo di linea: il foro d'impatto è troppo piccolo e mancano i rottami.

21:35. C'è chi sostiene che fu un aereo più piccolo, per esempio un drone militare teleguidato, oppure un missile. Fetzer dice che è chiaro che nessun Boeing 757 colpì il Pentagono. Vengono mostrati i due video dell'impatto ripresi dalle telecamere dell'ingresso al parcheggio del Pentagono, definendoli “non risolutivi” a causa della loro qualità estremamente bassa.

23:36. Intervista ad Allyn Kilsheimer, ingegnere strutturista e testimone oculare dei resti dell'aereo al Pentagono, mentre viene mostrata l'animazione dell'impatto creata dalla Purdue University. Kilsheimer: “Vidi pezzi di metallo, principalmente di colore verde, alcuni di color alluminio, molti dei quali erano fusi. Poi trovammo pezzi di persone in uniforme, che indossavano divise da compagnia aerea.”

25:25. Immagini del Pentagon Memorial che commemora le 184 vittime dell'attacco. Viene intervistata Jean O'Connor, agente speciale dell'FBI, arrivata sul posto meno di un'ora dopo l'impatto e responsabile della raccolta e catalogazione di ogni elemento di prova da parte degli specialisti dell'FBI.

“C'erano certamente pezzi di metallo provenienti dall'aereo. Alcuni avevano le scritte rosse e bianche della livrea della American Airlines” dice la O'Connor, mentre vengono mostrate le immagini di questi rottami. “Abbiamo fatto fare dei grossi contenitori di legno appositamente per contenere i pezzi dell'aereo.”

Viene mostrato un rottame d'aereo tuttora custodito dall'FBI. “Ho personalmente raccolto resti delle vittime provenienti dall'aereo e furono raccolte prove del DNA e delle impronte digitali in laboratorio che confermano assolutamente il fatto che erano vittime provenienti dal volo American Airlines 77” spiega l'agente, che aggiunge: “Lasciar proseguire queste tesi di complotto è ingiusto nei confronti dei loro amici e delle loro famiglie. Fondamentalmente, sminuisce le vite di queste persone. Fa sembrare che non siano mai esistite.”

27:35. Il documentario presenta il caso del tenente colonnello Steve O'Brien, che osservò l'impatto al Pentagono dall'aereo da trasporto militare C-130 che stava pilotando. C'è chi dice che l'aereo di O'Brien fu utilizzato per radiocomandare l'aereo che colpì il Pentagono. Fetzer teorizza che i rottami d'aereo siano stati disseminati lanciandoli dal C-130.

O'Brien precisa di aver visto “la caratteristica livrea argentea” della American Airlines. “Per noi era certamente un aereo della American Airlines.” Ne descrive in dettaglio la manovra di avvicinamento ed impatto. Oggi il tenente colonnello è accusato dai complottisti di essere parte della cospirazione.

30:26. Si passa al WTC7. Immagini della sua facciata lesionata, tratte dalla diretta TV. In Danimarca, a Dragor, c'è Niels Harrit, professore di chimica in pensione, che sostiene che “è impossibile che un grattacielo in acciaio possa crollare per un incendio”.

Il confronto fra una demolizione controllata reale e il crollo quasi verticale del WTC7 fa esclamare a Harrit che “È ovvio che è una demolizione controllata”. lnsieme al professore statunitense Steven Jones, ha studiato dei campioni di polvere raccolti a Manhattan dopo i crolli e ha notato delle “schegge rosse e grigie”. Il lato rosso di queste schegge, dice Harrit, “presenta tutti i segni di essere un materiale termitico”. Ma la BBC nota che la termite non risulta mai essere stata usata per distruggere edifici.

Harrit afferma che quando queste schegge vengono scaldate, manifestano tutte le caratteristiche di una reazione termitica violenta. L'intervistatore gli chiede quali sono state le reazioni degli scienziati alle sue conclusioni, pubblicate in un articolo su una rivista di chimica. “Nessuna! Nessuna! È oltre ogni dubbio l'articolo meglio verificato dal peer review in tutta la mia carriera” dice, tralasciando di specificare che la direttrice della rivista che lo pubblicò si dimise proprio per colpa dell'inadeguata verifica dell'articolo di Harrit, come descritto qui. “Nessuno ne ha messo in discussione le conclusioni” aggiunge Harrit.

34:10. Il documentario si trasferisce a Pittsburgh, in Pennsylvania, uno dei luoghi che per tradizione è centro di ricerca mondiale nella metallurgia, e intervista due esperti della Carnegie Mellon University, i professori Richard Fruehan e Chris Pistorius, chiedendo loro di esaminare la teoria di Harrit.

Spiega Fruehan, che è condirettore del Center for Iron and Steel Research, editore associato della rivista Metallurgical Transactions e autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della metallurgia: “Se mi mostri un mucchio di polvere, ci posso trovare dentro praticamente qualunque cosa. Magari non in grandi quantità.”

La voce narrante nota che si polverizzarono 1,2 milioni di tonnellate di materiali edili e che lo US Geological Survey raccolse 38 campioni di polvere, mentre il gruppo di ricerca RJ Lee ne raccolse centomila e li analizzò approfonditamente. La ricerca di Harrit e colleghi si basa su quattro soli campioni. Harrit e colleghi avrebbero semplicemente selezionato le particelle che a loro interessavano e avrebbero poi emesso un verdetto altamente drammatico.

Fruehan fa notare che in realtà il materiale “energetico” descritto da Harrit “se si va a chili, emette meno energia della carta che brucia.” Sembra quindi improbabile che, quand'anche si trattasse di materiale termitico, potesse tranciare di colpo le colonne del World Trade Center come ipotizzano i sostenitori della tesi di demolizione a mezzo nanotermite.

L'altro esperto della Carnegie Mellon, Chris Pistorius, professore di scienza e ingegneria dei materiali, laureato in ingegneria metallurgica, ha una spiegazione molto semplice: “Pezzetti di vernice, secondo me... Non è insolito usare come vernice di fondo o come mano intermedia dei pigmenti-barriera, come l'ossido di ferro micaceo, che è un tipo di ossido di ferro che forma scheggette, e alluminio, che è quello che hanno trovato.”

La voce narrante precisa che Harrit e colleghi hanno esaminato un solo tipo di vernice di fondo (primer) proveniente dal World Trade Center e hanno dichiarato che non corrisponde alle loro scheggette rosse e grigie. Ma Pistorius nota che qualunque grande edificio usa vari tipi di primer e che quello trovato da Harrit e colleghi è “tipico delle vernici usate per l'acciaio strutturale”. Viene fatto notare che lo stesso genere di primer è usato ovunque sulle strutture metalliche a New York, per esempio sui ponti, e la temperatura d'innesco delle reazioni nelle scheggette misteriose è esattamente quella che ci si attende da questi primer.

36:50. Il documentario chiede come mai la teoria di Harrit non è stata confutata. Lo spiega Pistorius: “È così che funziona la scienza: un'ipotesi è esatta fino a quando si dimostra che è sbagliata. Nessuno si è preso la briga di spendere tempo per farlo. Non vuol dire che sia giusta. Vuol dire semplicemente che non è stato dimostrato che è sbagliata. Ci sono tante ragioni per cui nessuno se ne prende la briga: francamente, secondo me, è irrilevante. Sarebbe piuttosto facile farlo, ma tutti hanno cose più interessanti da fare, credo.”

37:43. Si passa al Volo 93. Alex Jones afferma che il cratere del suo impatto non somiglia a un cratere d'impatto normale. “Le mie fonti governative di alto livello” aggiunge “hanno persino identificato lo stormo coinvolto nell'abbattimento del Volo 93.” Poi Jones si accorge della contraddizione, perché prima asseriva che c'era un ordine segreto di non abbattimento: “I generali non seguirono gli ordini e ordinarono l'abbattimento del Volo 93.” È interessante notare che in tutte le sue teorie, Jones non fa mai i nomi di questi generali o dello stormo di caccia.

Il programma esamina le segnalazioni di rottami trovati a vari chilometri dal sito d'impatto principale, che sembrano suggerire una distruzione in volo. A Indian Lake, a quasi 7 miglia (11 km) dal cratere sarebbero stati trovati rottami pesanti.

Ma andando a verificare i dati emerge che questa è la distanza che risulta usando i servizi Internet di navigazione, che danno la distanza stradale, confermata dalla BBC con una prova pratica. Ma la distanza in linea d'aria è ben diversa, perché la strada gira tutt'intorno al lago Indian. In linea d'aria si tratta di poco più di un miglio (1600 metri), e l'11 settembre il vento soffiava dal luogo d'impatto verso Indian Lake.

40:00. Brenda Wasson, testimone a Indian Lake, racconta dei frammenti che fluttuavano nell'aria e ne mostra un campione: un oggetto piccolo, simile a un brandello di tessuto. Dice che non c'erano oggetti più grandi di questo: solo pezzetti di carta e d'isolante.

Accanto a lei, Barry Lichty, ex sindaco di Indian Lake, conferma: nessun pezzo di motore o simile, checché ne dicano i complottisti.




41:30. James Fetzer afferma che si tratta di una messinscena e che nel luogo dell'impatto non c'erano rottami e non c'erano neppure cadaveri.

Su quest'argomento viene intervistato Wallace Miller, il coroner (medico legale) della zona, di cui i complottisti come Dylan Avery citano spesso la frase “I stopped being coroner after about 20 minutes, because there were no bodies there” (“Ho smesso di essere un coroner dopo circa 20 minuti, perché non c'erano cadaveri”).

Miller chiarisce che smise di essere coroner perché la causa e la modalità di morte erano assolutamente evidenti, e che la frase è citata incompleta (nella frase completa, infatti, precisa che trovò eccome parti di cadavere).

Dylan Avery cerca di contrastare queste asserzioni precise di persone che erano sul posto dicendo che secondo lui (che non è esperto d'incidenti aerei) ci dovrebbe essere un cratere molto più grande. Si tormenta nervosamente la pelle di un braccio mentre l'intervistatore gli spiega che Miller, con la sua frase citata fuori contesto, stava semplicemente facendo una similitudine. Vengono mostrati rottami del Volo 93.

43:40. Viene esaminata la tesi, sostenuta da Fetzer, secondo la quale il Volo 93 atterrò altrove e che i passeggeri furono fatti sparire in qualche modo a Cleveland: ci sarebbe una notizia che lo conferma. In realtà il volo era il Delta 1989, fatto atterrare perché nella confusione dell'11/9 si sospettava avesse una bomba a bordo o fosse stato anch'esso dirottato.

La BBC intervista uno dei passeggeri di quel volo, Mary McFadden. Le ragioni dell'equivoco diventano chiare: stessa destinazione e stesso corridoio aereo del Volo 93. Quando il Volo 93 sparì dai radar e cambiò direzione, i controllori di volo pensarono che Delta 1989 fosse il Volo 93 dirottato.

Vengono fatte sentire le registrazioni delle comunicazioni dei controllori. Colin Scoggins, che fece l'annuncio via radio del dirottamento del volo Delta 1989, ammette di essersi sbagliato. Ma quel giorno bastava che un pilota sbagliasse un trasferimento di frequenza per trovarsi classificato come dirottamento.

Viene presentato uno spezzone della conferenza stampa in cui il sindaco di Cleveland annuncia che c'è un 767 (non un 757) fermo in un'area isolata dell'aeroporto e si teme vi siano dirottatori a bordo, seguito da un altro spezzone in cui i reporter smentiscono successivamente questo timore.

47:00. Intervista a Frank Spotnitz, uno degli autori di X-Files, che spiega la popolarità dei cospirazionismi: sono miti moderni, laici, pensati (come i miti antichi) per dare senso al caos del mondo e per gratificare coloro che hanno certe ideologie.

Spotnitz stesso è oggetto di una teoria cospirazionista, perché prima dell'11/9 scrisse una puntata del telefilm Lone Gunmen, una derivazione di X-Files, che raccontava il dirottamento segreto da parte del governo di un aereo di linea, partito da Boston e lanciato contro le Torri Gemelle. Lo scopo del piano segreto era incolpare un dittatore straniero e avere così un pretesto per una guerra in Medio Oriente, in modo da permettere all'industria militare statunitense di fare grandi profitti. La teoria cospirazionista è che il telefilm fosse un avvertimento in codice o intendesse preparare psicologicamente il popolo americano.

49:10. Di nuovo Alex Jones in uno dei suoi show radiofonici. Riferimenti ad altri episodi storici in cui il governo USA ha mentito: il caso Watergate, il caso Iran-Contra, il caso Lewinsky, l'accusa all'Iraq di possedere armi di distruzione di massa. Spotnitz parla del cinismo alimentato da questi casi, che predispone al cospirazionismo.

50:25. L'uccisione di Osama bin Laden nel 2011: Fetzer sostiene che in realtà bin Laden era morto nove anni prima. Philip Mudd, agente della CIA dal 1985 al 2005 che partecipò alla caccia al mandante degli attentati, liquida queste teorie. “Ma allora c'erano migliaia di persone che erano consapevolmente coinvolte in una cospirazione non solo per dargli la caccia quando era già morto, ma anche per tenerlo segreto per nove anni.”

51:43. C'è un caso, dice la BBC, in cui le prove sono a sfavore della ricostruzione ufficiale: l'asserita mancanza di avvertimenti specifici degli attacchi. Si parla dell'arrivo negli USA, a gennaio 2000, di due dei dirottatori, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, che erano noti alle autorità come membri attivi di al Qaeda ma sfuggirono comunque ai controlli d'immigrazione perché non erano stati aggiunti alla lista dei sospettati di terrorismo. Vissero negli Stati Uniti, a San Diego, usando i loro veri nomi.

Un messaggio della CIA segnalò che uno di loro era entrato negli Stati Uniti, ma la segnalazione non fu passata all'FBI. Gli agenti sul posto non sapevano che un terrorista era nella loro città. Viene intervistato Bill Gore, ex agente speciale dell'FBI a San Diego, e vengono mostrate le scuole di volo e gli appartamenti dove risiedevano i terroristi.

In seguito affittarono un appartamento da una persona che lavorava anche come informatore dell'FBI, ma l'informatore non era al corrente di chi fossero. Uno dei terroristi era addirittura citato nell'elenco telefonico di San Diego con il proprio nome autentico (nell'immagine qui accanto). Ma nessuno mise insieme questi indizi, resi inevitabilmente più chiari dal senno di poi.

Nel frattempo arrivavano all'FBI segnalazioni di un possibile piano di al Qaeda per compiere un attacco, senza però informazioni specifiche.

55:00. E se il complotto fosse consistito semplicemente nel lasciar fare ai terroristi, senza fermarli? Il programma esamina anche questa ipotesi con Richard Clarke, coordinatore nazionale per l'antiterrorismo statunitense dal 1998 al 2001.

Clarke lamenta che ancora oggi non sa perché nonostante 60 persone della CIA sapessero della presenza dei due terroristi negli Stati Uniti nessuno lo avvisò di questo fatto e nessuno lo comunicò all'FBI fino a 19 giorni prima dell'11 settembre, quando finalmente l'FBI fu allertata. Ma nel frattempo i due terroristi si erano trasferiti altrove e avevano fatto perdere le proprie tracce.

Ribatte Mudd, chiarendo che le 60 persone in questione non si occupavano esclusivamente di questi due terroristi e respinge l'accusa di grave insuccesso dell'intelligence.

Il programma conclude che “Le prove indicano errori dell'intelligence prima dell'11 settembre. Le teorie di complotto sono, appunto, solo teorie: le prove non le confermano. Ma i loro autori insistono che lotteranno contro quella che vedono come una cospirazione governativa senza scrupoli e pericolosa.”

56:23. Dice Alex Jones: “Se mi uccideranno, mi trasformeranno in un martire.” Harrit insiste che la nostra società non può continuare ad esistere se non vengono date risposte a queste domande. Spotnitz nota che criticare le asserzioni complottisti è, per chi ci crede, “come attaccare la fede di qualcuno senza offrire nulla in cambio se non incertezze.”


Aggiornamenti


2011/09/06. Su richiesta di un lettore, JonnhyK, è stata verificata l'indicazione dello spessore di 6 millimetri fatta dal professor Astaneh. Risulta corretta, anche se si tratta del valore minimo fra quelli nelle zone d'impatto, dove le lastre d'acciaio che formavano le colonne scatolari delle facciata avevano spessori variabili da 6 a 15 mm per il WTC1 e da 6 a 21 mm per il WTC2 (la differenza fra le due torri è dovuta alla diversa altezza delle zone d'impatto). Le colonne centrali avevano spessori variabili da 19 a 102 mm.

Questi dati emergono dal rapporto FEMA del 2002, Appendice B-1, pagine 1-2: “Column plate thickness varied from 1/4 inch to 5/8 inch in the impact zone of WTC 1 for floors 89- 101, and from 1/4 inch to 13/16 inch in the impact zone of WTC 2 for floors 77-87 [...] The core columns were box sections fabricated from A36 steel plate and were 36 inches x 14–16 inches with plate thickness from 3/4 inch to 4 inches.”

2011/08/29

La BBC pubblica una miniguida alle cinque tesi di complotto principali

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

La BBC ha pubblicato oggi un articolo, intitolato “9/11 conspiracy theories: How they've evolved”, che offre un'efficace sintesi di dieci anni d'evoluzione delle tesi di complotto alternative e può essere utile come miniguida essenziale nelle discussioni che inevitabilmente, con l'avvicinarsi della ricorrenza del decennale, nasceranno anche fra chi solitamente non segue questi argomenti ma ha semplicemente delle legittime perplessità sull'accaduto.

Quanto segue è una rapida traduzione dell'articolo della BBC, che tiene traccia tra parentesi quadre delle modifiche apportate all'articolo stesso dall'emittente dopo la pubblicazione iniziale.

1. La mancata intercettazione degli aerei dirottati


La domanda: Perché l'aviazione militare più potente del mondo non riuscì a intercettare nessuno dei quattro aerei dirottati?

Secondo i sostenitori delle tesi alternative: L'allora vicepresidente statunitense Dick Cheney ordinò ai militari di non intervenire e di non intercettare gli aerei.

Secondo i rapporti ufficiali: Fu un dirottamento multiplo estremamente insolito, con violenza a bordo e nel quale il transponder, che identifica l'aereo [inizialmente era "fornisce l'esatta localizzazione del velivolo"], fu spento o cambiato.

Inoltre quel giorno presso il comando della difesa aerea statunitense era in corso un'esercitazione di routine.

Il controllore di volo Colin Scoggins rimase in continuo contatto con i militari e non vide alcuna mancanza di risposta. Ci furono confusione e carenza di comunicazione fra il sistema civile di controllo del traffico aereo (FAA) e i militari.

Le attrezzature dei militari erano inoltre obsolescenti e progettate per guardare verso l'oceano per gestire una minaccia da Guerra Fredda.

2. Il crollo delle Torri Gemelle


La domanda: Perché le Torri Gemelle crollarono così rapidamente, entro il proprio perimetro, dopo incendi su pochi piani che durarono solo un'ora o due?


Secondo i sostenitori delle tesi alternative: Le Torri Gemelle furono distrutte da demolizioni controllate. Le tesi riguardano il collasso rapido (circa 10 secondi), gli incendi di durata relativamente breve (56 minuti nel WTC2 o 102 minuti nel WTC 1), i resoconti di rumori di esplosioni poco prima del crollo e le violente espulsioni visibili in alcune finestre molti piani al di sotto del crollo.


Secondo i rapporti ufficiali: Un'ampia indagine del National Institute of Standards and Technology ha concluso che gli aerei tranciarono e danneggiarono delle colonne portanti e asportarono l'isolamento antincendio.

Circa 43.000 litri di carburante d'aereo furono riversati su numerosi piani, innescando ampi incendi. Le temperature, fino a 1000 °C, causarono l'imbarcamento dei solai e la flessione delle colonne perimetrali, producendo i rumori di “esplosioni”.

L'enorme peso dei solai cadde, creando un carico dinamico ampiamente superiore alla capacità di carico progettuali delle colonne. Le macerie furono spinte fuori attraverso le finestre man mano che i piani soprastanti collassavano.

Le demolizioni controllate si effettuano quasi [inizialmente non era specificato “quasi”] sempre partendo dai piani inferiori e procedendo verso l'alto, ma questo crollo iniziò in alto.

Non sono mai state trovate prove di cariche esplosive, nonostante le accurate ricerche manuali, e non ci sono prove dei tagli preliminari delle colonne o delle pareti che si effettuano normalmente in una demolizione controllata.

3. L'attacco al Pentagono


La domanda: Come è possibile che un pilota dilettante sia riuscito a far fare a un aereo di linea una manovra complicata e a farlo schiantare contro il quartier generale delle forze armate più potenti del mondo, 78 minuti dopo la prima segnalazione di un possibile dirottamento, senza lasciare tracce?


Secondo i sostenitori delle tesi alternative: L'edificio non fu colpito da un Boeing 757 commerciale ma fu usato invece un missile, un piccolo aereo o un velivolo senza pilota. Ma poiché le prove hanno progressivamente dimostrato che il volo 77 della American Airlines colpì effettivamente l'edificio, l'attenzione si è spostata sui dubbi intorno alla difficile manovra di avvicinamento. Si sostiene che ai comandi non ci fosse al-Qaeda, ma il Pentagono stesso.


Secondo i rapporti ufficiali: Sul luogo furono recuperati e catalogati dal'FBI rottami d'aereo, comprese le scatole nere.

Anche se i primi video non mostravano molti rottami, ci sono molte riprese e fotografie che mostrano rottami d'aereo e prove della traiettoria di volo, come i lampioni spezzati.

I resti dell'equipaggio e dei passeggeri sull'aereo furono ritrovati e identificati positivamente tramite il DNA. Inoltre dei testimoni videro l'aereo colpire il Pentagono.

4. Il quarto aereo: il volo United Airlines 93


La domanda: Perché il sito dello schianto a Shanksville, in Pennsylvania, era così piccolo, e perché non si vedevano rottami d'aereo?


Secondo i sostenitori delle tesi alternative: Il volo United Airlines 93 fu abbattuto da un missile e si disintegrò in volo, disperdendo i rottami su un'area vasta.


Secondo i rapporti ufficiali: Ci sono fotografie nitide che mostrano rottami d'aereo e il registratore delle conversazioni in cabina (cockpit voice recorder), che dimostrò che c'era stata una rivolta dei passeggeri e che i dirottatori avevano intenzionalmente fatto precipitare l'aereo.

Le tesi iniziali secondo le quali dei rottami pesanti erano sparsi a molti chilometri dal sito d'impatto principale risultarono false. In realtà il vento aveva trasportato frammenti leggeri, come carta e isolamento, per circa due chilometri.

Un'altra teoria si basava su un'errata citazione del coroner locale, Wally Miller, che disse che smise di fare il coroner dopo circa 20 minuti perché non c'erano cadaveri. Ma disse anche che si rese conto ben presto che si trattava di un incidente aereo che sarebbe stato necessario un servizio funebre di grandi proporzioni per le numerose vittime.

Inoltre i militari non diedero mai ordini all'aviazione di abbattere l'aereo di linea.

5. Il crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center


La domanda: Come è possibile che un grattacielo, che non era stato colpito da un aereo, sia crollato così rapidamente e simmetricamente quando nessun altro grattacielo in acciaio è mai crollato per incendio?


Secondo i sostenitori delle tesi alternative: L'Edificio 7 del World Trade Center fu distrutto da una demolizione controllata usando sia esplosivi sia sostanze incendiarie.

Inizialmente l'attenzione si concentrò sulla frase "pull it" usata dal proprietario, Larry Silverstein, in un'intervista televisiva. Ma in realtà si riferiva al ritiro dei vigili del fuoco (gli esperti di demolizione non usano il termine "pull it" come gergo per l'innescare esplosivi).

Ora l'attenzione si è spostata sulla velocità del crollo, che raggiunse quasi la caduta libera per 2,25 secondi. Si sostiene che solo degli esplosivi potevano farlo crollare così rapidamente e simmetricamente.

Alcuni scienziati, scettici nei confronti del resoconto ufficiale, hanno esaminato quattro campioni di polvere da Ground Zero e hanno affermato di aver trovato materiale termitico che reagisce violentemente quando viene riscaldato. Sostengono che tonnellate di termite ed esplosivi convenzionali furono predisposti all'interno non solo del WTC7 ma anche delle Torri Gemelle.


Secondo i rapporti ufficiali: Un'indagine del National Institute of Standards and Technology, durata tre anni, ha concluso che l'edificio crollò a causa degli incendi incontrollati, innescati dal crollo della vicina Torre Nord, che bruciarono per sette ore.

L'alimentazione primaria dell'acqua del sistema antincendio a pioggia era stata tranciata. Non sono mai state trovate prove di cariche esplosive e non ci sono registrazioni della serie di esplosioni molto rumorose che ci si sarebbe aspettati in una demolizione controllata.

Inoltre esiste una spiegazione alternativa per il “materiale termitico” trovato nella polvere dagli scienziati scettici: è semplicemente un tipo di vernice di fondo. Si calcola che al World Trade Center si polverizzarono un milione e duecentomila tonnellate di materiali da costruzione, e nella polvere sono presenti quasi tutti i minerali (non necessariamente in grandi quantità). Un campionamento più ampio della polvere non ha rilevato prove di termite o esplosivi, secondo un rapporto dello US Geological Survey e un altro della RJ Lee.

2008/08/09

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (quarta parte)

di Paolo Attivissimo

Si conclude qui la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower dedicata al WTC7. Sono già state pubblicate la prima, seconda e terza parte.

47:00. Qualche immagine di Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, poi si passa alle dichiarazioni di Barry Jennings, uno dei sopravvissuti del WTC7.

La voce narrante del documentario sottolinea che nessuno morì nel WTC7, eppure sembra che le parole di Jennings, dette in un'intervista rilasciata da Jennings agli autori di Loose Change, indichino una situazione drasticamente differente. Secondo Dylan Avery, Jennings avrebbe detto di aver camminato sopra i cadaveri nell'atrio d'ingresso del WTC7. Jennings risponde che Avery e i suoi colleghi lo hanno presentato come se avesse visto dei cadaveri, ma lui dichiara di non averne mai visti.

Avery, però, ha una registrazione dell'intervista sul suo cellulare, e la fa vedere ai documentaristi della BBC. Dice Jennings nella registrazione:

"...e il pompiere ci portò giù, continuava a dire 'Non guardate giù'. E io continuavo a dire 'Perché?'. Lui disse 'Non guardate giù'. E... stiamo scavalcando la gente. E sai che lo puoi sentire, quando stai scavalcando la gente."

In originale:

...and the firefighter took us down, kept saying 'Do not look down'. And I kept saying 'Why?' He said 'Do not look down'. And... we're stepping over people. And you know you can feel when you're stepping over people."

Una frase decisamente enigmatica, che ha tutti i crismi e le ambiguità che la candidano a diventare il "pull it" del 2008. Perché Jennings parla di "people" ("gente, persone"), invece di "bodies" ("cadaveri"), come sarebbe più naturale se si trattasse di morti? Che cosa intende con "stepping over"? In inglese, "to step over" significa "scavalcare", nel senso di fare un passo che supera un ostacolo, senza toccarlo, come si potrebbe fare per scavalcare un fiore senza calpestarlo. Quindi non stava mettendo i piedi sui cadaveri, non li stava calpestando ("calpestare" sarebbe "to step on"). Stava scavalcando della gente. In che senso?

Jennings non chiarisce definitivamente la propria frase. La commenta così: "Ho detto che mi sentivo come se la stessi scavalcando, ma non la vidi mai. Capite, questo è il modo in cui mi hanno presentato, e non mi è piaciuto, così ho detto loro di rimuovere la mia intervista. Se credo che il nostro governo farebbe una cosa del genere alla propria gente? No. Sinceramente non lo credo. Io so che ero lì dentro, ho sentito quello che ho sentito, visto quello che ho visto."

Un video più esteso dell'intervista fatta da Avery a Jennings è disponibile qui su Youtube. La frase in questione è intorno a 5:30, ma il contesto non ne chiarisce il senso. Però Jennings dice che era con Mike Hess (per questo Jennings parla al plurale: "ci portò giù") e con almeno un soccorritore: sarebbe interessante sapere se queste persone confermano o smentiscono le parole di Jennings. E come mai nessuno degli addetti al recupero dei resti umani ha mai parlato di questi presunti cadaveri presenti sotto le macerie del WTC7?

48:00. Si torna a parlare del misterioso acciaio fuso proveniente dal WTC7 e arriva la spiegazione dell'apparente mistero. Il pezzo d'acciaio fu trovato dall'ingegnere specializzato in protezioni antincendio Jonathan Barnett in un'area di smistamento delle macerie di Ground Zero. Barnett (nell'immagine qui accanto, con il pezzo) dice che proveniva da una trave molto più grande e che è stato identificato con precisione perché il tipo di acciaio è quello usato per il WTC7 e non per le Torri Gemelle.

Barnett dice che il pezzo lo stupì, perché era così eroso e deformato. Le analisi di laboratorio hanno determinato che il pezzo fu "attaccato da scoria liquida", dice il professor Sisson citato all'inizio del documentario. La scoria liquida ("liquid slag" in originale, dove "slag" è un termine metallurgico), stando alle analisi, era composta da ferro, zolfo e ossigeno. Sisson chiarisce che il metallo non è stato fuso: è stato eroso progressivamente da un processo chimico, reso possibile dagli incendi molto caldi che covarono sotto le macerie di Ground Zero nelle settimane successive ai crolli. L'acciaio fu cotto a fuoco lento.

Lo zolfo derivava dalle grandi quantità di tramezze in gesso, polverizzato e poi bruciato dagli incendi. "Non lo trovo per niente misterioso" dice Sisson. "Se ho dell'acciaio e questo genere di temperature alte, e un'atmosfera ricca di ossigeno e zolfo, questo è il genere di risultato che mi aspetterei."

49:30. Il documentario parla del rapporto NIST sul WTC7, non ancora pubblicato. La prima indagine, effettuata dalla FEMA, dichiarò che il WTC7 era crollato per gli incendi intensi, alimentati da migliaia di litri di carburante presenti nell'edificio (per i generatori del centro di coordinamento emergenze). Ma la FEMA disse che questo aveva "solo una bassa probabilità di verificarsi" e che erano necessarie ulteriori indagini. Una conclusione che ha alimentato infinite teorie di complotto.

Sono passati sei anni da quel rapporto FEMA, e anche quest'attesa è stata interpretata come reticenza. Ma Shyam Sunder (immagine qui accanto), direttore delle indagini del NIST, passeggia fra i rottami delle Torri Gemelle (quelli che i complottisti dicono essere stati portati via in tutta fretta) e poi spiega:

"Ci lavoriamo da poco più di due anni. Due anni, due anni e mezzo, non sono affatto insoliti. E' lo stesso periodo che impieghiamo per le indagini sugli incidenti aerei."

Non disponendo di acciaio del WTC7 da studiare, i ricercatori del NIST hanno realizzato sofisticati modelli digitali che riproducono in estremo dettaglio le caratteristiche fisiche del WTC7. Vengono mostrate alcune immagini che sembrano corrispondere a quelle presenti nei file che, secondo i complottisti, sono bozze trafugate del rapporto NIST sul WTC7.




Secondo il NIST, dice il documentario, la ragione principale del crollo è la serie di normali incendi di ambienti adibiti a uffici; non è il carburante diesel come si pensava inizialmente. Vengono mostrate immagini di altri grattacieli incendiati ma non crollati e altre immagini dell'atrio del WTC7 devastato.

Il documentario fa notare che il WTC7 era diverso dagli altri grattacieli: era costruito a cavalcioni di una sottostazione elettrica. Inoltre c'erano numerosi incendi nel WTC7, e soprattutto i pompieri non poterono fare nulla per domarli: non c'era acqua.

Un'animazione digitale spiega la presunta dinamica degli eventi. Le sollecitazioni principali sono avvenute, secondo le risultanze non definitive del NIST, lungo il lato est, dove le travi (gli elementi strutturali orizzontali) avevano lunghezze considerevoli senza supporti. Gli incendi bruciarono abbastanza a lungo da indebolire le connessioni di queste travi lunghe al resto della struttura. Il punto debole, in particolare, fu costituito dalle connessioni fra le travi dei solai e le colonne verticali. Surriscaldandosi, le travi si imbarcarono e le connessioni si ruppero.



Questa rottura ebbe un effetto collaterale poco intuitivo ma molto importante: tolse alle colonne verticali il contenimento sul piano orizzontale prodotto dall'interconnessione con i solai. Di conseguenza, il WTC7 si trovò ad avere lunghi tratti verticali di colonne che erano libere di flettersi senza alcun contenimento laterale.

Questo concetto è confermato dalle prove fisiche trovate nel WTC5 (immagini qui sotto). Il grande squarcio presente nel WTC5, una sorta di cratere verticale in quest'edificio relativamente basso e largo, non fu il risultato dell'impatto delle macerie delle Torri Gemelle: fu causato puramente dagli incendi. L'acciaio fu esposto alle fiamme per ore e s'indebolì. Le connessioni s'imbarcarono e cedettero. Se questo è successo al WTC5, basso e meno sollecitato, non sembra illogico pensare che possa essere successo al ben più slanciato e sollecitato WTC7.





53:00. Si torna a parlare dei tempi di crollo del WTC7. Una ripresa molto nitida del crollo accompagna la voce di Richard Gage, che parla di "sei secondi e mezzo" di durata del crollo.

Shyam Sunder gli risponde che quando ci sono connessioni sostanzialmente prive di resistenza ai carichi che vi gravano, se si verifica il cedimento importante di una colonna verticale descritto prima, non ci vuole molto tempo per un crollo: a quel punto la struttura ha già perso tutta la propria integrità.

53:55. Uno spezzone del programma Hardfire illustra i dibattiti in USA fra complottisti e debunker. Viene intervistato Mark Roberts (immagine qui accanto), che sottolinea come il cospirazionismo ha i tratti tipici delle sette religiose: non c'è nulla, ma proprio nulla che possa far cambiare idea a un complottista; non c'è elemento di prova che tenga.

Roberts sottolinea anche un'altra lacuna fondamentale delle teorie alternative: non riescono a formare una versione coerente degli eventi e si contraddicono a vicenda.

55:00. Parla Richard Clarke (immagine qui accanto), capo consigliere per l'antiterrorismo del governo Bush all'epoca dei fatti, e solleva una delle più ovvie obiezioni di buon senso al cospirazionismo in generale.

"La gente che crede a queste teorie di complotto, specialmente questa riguardante il WTC7, non capisce cos'è il governo e chiaramente non vi ha mai lavorato. Chiunque vi abbia lavorato vi dirà due cose: il governo non ha la competenza necessaria per organizzare una cospirazione su vasta scala come questa; secondo, non è capace di mantenere i segreti. Non c'è praticamente nulla, che io sappia, in trent'anni di accesso libero ai documenti top secret, che non sia finito sul Washington Post o il New York Times."

A sottolineare le sue parole viene proposto uno spezzone di Nixon, la cui cospirazione elettorale fu smascherata, sfociando nel caso Watergate e nelle sue dimissioni. "Non c'è alcun modo in cui questo complotto per abbattere il WTC7 avrebbe potuto accadere" dice Clarke.

Dylan Avery perde le staffe davanti alla telecamera della BBC e risponde: "Non m'importa che esperienza del cazzo [fucking experience, in originale] ha. Non m'importa. E' una persona che fa parte del sistema. E' ovvio che vi dirà cose di questo genere." Una reazione scomposta e molto imbarazzante, per un gruppo di cospirazionisti che nel resto del programma aveva mantenuto un atteggiamento compito e ragionevole. Una reazione che toglie bruscamente la maschera di apparente civiltà dei leader del complottismo.

56:00. Mentre scorrono immagini del WTC7 e dei suoi interni, Clarke nota che era un edificio come gli altri: certo aveva molti inquilini governativi, ma ne aveva anche di altro genere, esattamente come tanti altri edifici.

Una passeggiata tra i complottisti che si radunano ogni fine settimana a Ground Zero. Poi parla di nuovo il pompiere Frank Papalia.

"Immagino che ognuno abbia diritto alla propria opinione. Mi fa un po' rabbia, perché io ero lì. Ho sentito parlarne gente che veniva da Cincinnati e dalla California e da dovunque venga questa gente. Io ero qui. Voi no. Credo che non abbiano alcun rispetto per gli amici che ho perso, e per tutte le persone che sono morte quel giorno, è come uno schiaffo in faccia."

58:00. Le parole del comandante dei pompieri Daniel Nigro, l'uomo accusato dai cospirazionisti di tacere le vere cause del crollo del WTC7, concludono il programma:

"I complotti possono sempre essere più emozionanti della realtà, perché ci puoi sempre aggiungere qualcosa. Sono un ottimo materiale per i romanzi. E anche a me piacciono i buoni romanzi, ma quando si tratta della vita reale, credo che dobbiamo sapere che un lato della pagina è la vita reale e l'altro è fantasia. E bisogna tirare una riga di demarcazione fra le due cose e vivere nel mondo reale, godersi i racconti di fantasia in quanto racconti di fantasia."

Un concetto quasi banale nella sua ovvietà, ma che sembra sfuggire del tutto a chi insegue le teorie alternative, basate su incredibili demolizioni organizzate di nascosto, senza tracce visibili, senza onde d'urto, senza residui di detonatori, con un'omertà assoluta che persino la mafia si sogna.

Il WTC7 è spesso definito la smoking gun, la pistola fumante, la prova più evidente del Grande Complotto: ma quando si affrontano i fatti, quando si ascoltano i tecnici, quando si parla con i testimoni diretti dell'11 settembre, emerge che è in realtà la prova più evidente della colossale stupidità delle teorie cospirazioniste.

2008/08/07

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (terza parte)

di Paolo Attivissimo

Prosegue la recensione dell'indagine della BBC The Third Tower, una puntata della serie di documentari Conspiracy Files, dedicata alle ipotesi cospirazioniste riguardanti i grandi eventi della storia. La puntata riguarda specificamente il WTC7 ed è, almeno per il momento, disponibile su Google Video.

La serie dispone inoltre di varie pagine Web di supporto presso la BBC: una FAQ, una dettagliata cronologia (che include gli eventi significativi precedenti l'11/9) e il blog degli autori della serie, con dettagli supplementari sulle indagini svolte dall'emittente britannica.

Le parti precedenti della recensione sono state pubblicate da Undicisettembre qui (la prima parte) e qui (la seconda parte).

40:40. Di fronte alla chiara descrizione dell'enorme quantità di fumo che sgorgava dal WTC7 fatta da Steve Spak, il cospirazionista Richard Gage teorizza che il fumo non provenisse dal WTC7, ma dal WTC6 o dal WTC5, e fosse risucchiato contro il WTC7. Non spiega in che modo si producesse quest'ipotetico risucchio. Gage obietta che nel WTC7 non si vedevano fiamme, per cui secondo lui il fumo non proveniva dal grattacielo. Ma Steve Spak, che a differenza di Gage era a Ground Zero quel giorno, non ha dubbi: "Era dal Numero 7. Il fumo usciva dall'edificio. Non veniva dalla direzione opposta. E' demenziale. Usciva dalle finestre, si vede nei video, si vede nelle foto. C'era fumo intenso e numerosi piani presentavano incendi". A supporto delle sue affermazioni viene mostrato uno spezzone del video girato da Spak che mostra chiaramente e inequivocabilmente la direzione in cui si muove il fumo: esce dal WTC7. I filmati di Spak mostrano anche incendi sul lato ovest.

42:00. Intervista al tenente Frank Papalia (immagine qui accanto), un pompiere che era a Ground Zero l'11 settembre. "Vedemmo gli incendi e il fumo sul lato sud dell'Edificio 7. C'erano danni, tanti danni. E il fumo... una quantità enorme di fumo. Non riuscivo a capire a che piano finisse."

Dice Papalia del lato est del WTC7: "Le finestre dal decimo al quindicesimo piano circa dell'Edificio 7 iniziarono a cedere per l'intensità dell'incendio interno. Lo guardammo e ci dicemmo 'C'è così tanto fuoco dentro questo edificio, nessuno riuscirà mai a spegnerlo'."

Dopo che fu dato l'ordine di allontanarsi perché non c'era più nulla da fare, Papalia ricorda così gli eventi: "Udimmo quello che sembrava il rumore di un motore di jet: abbiamo guardato oltre gli edifici vicini, si vedeva la sommità dell'Edificio 7. Cominciò a tremare e poi scomparve verso il basso, ed è arrivato giù in sette, otto o nove secondi. Semplicemente sparito." Viene mostrato il crollo dal livello della strada, sul lato nord: la parte visibile del crollo, prima che la nube di fumo copra la visuale, dura otto secondi.

"Io vidi i danni, e per me è sufficiente" prosegue Papalia. "Non udii cariche esplosive, non udii nessuna sequenza di esplosioni, esplosioni temporizzate. E non avevo mai sentito nessuno parlarne fino a quando... fino a molto tempo dopo."

43:20. La BBC nota che negli ultimi anni, il numero dei presunti partecipanti alla cospirazione è cresciuto: non solo il governo statunitense, ma anche la polizia e i pompieri sarebbero complici. E lo sarebbero anche i media, secondo i complottisti. Viene presentato lo spezzone della diretta BBC dell'11 settembre 2001 che, secondo i sostenitori delle verità alternative, dimostrerebbe la complicità della BBC stessa. Jane Standley, da New York, annuncia che il WTC7 è crollato, ma il WTC7 è ancora in piedi alle sue spalle. Questo, per i complottisti di Loose Change, significa che la BBC aveva il copione degli eventi della giornata e ne ha letta troppo presto una pagina.

Richard Porter, capo della redazione della BBC News (immagine qui accanto), spiega che l'11 settembre fu ovviamente una giornata caotica. "Le indagini che abbiamo svolto indicano molto fortemente che operavano sulla base di un rapporto d'agenzia errato. Avevamo questa comunicazione della Reuters, l'abbiamo ricevuta in effetti qualche tempo dopo le nostre richieste iniziali, ma quello che dice è questo: 'L'11 settembre 2001 la Reuters riferì erroneamente che uno degli edifici presso il World Trade Center di New York, il 7WTC, era crollato prima che effettivamente crollasse. Questa notizia fu tratta da una notizia di un'agenzia locale e fu ritirata non appena emerse che l'edificio non era crollato.'"

La questione viene girata a Dylan Avery, autore di Loose Change, chiedendogli se la cosa è secondo lui sospetta. La sua risposta è decisamente interessante: "Veramente no. Io non volevo neanche... ad essere sincero con voi, io non volevo neanche includere quella frase [nel film]. Ma, sapete, io non sono l'unico membro della mia squadra." In altre parole, neppure Avery crede alla teoria del coinvolgimento della BBC.

Avery prosegue: "Credo che sia un po' imbarazzante da parte sia della CNN e della BBC". Tutto qui.

44:40. Il documentario tocca anche la questione dello smarrimento della registrazione originale della parte incriminata della diretta dell'11/9: anche questo, secondo i complottisti, è molto sospetto. Ma i nastri sono stati ritrovati: erano semplicemente sul ripiano sbagliato, quello del 2002 invece di quello del 2001.

45:00. Jane Standley, la giornalista che diede l'annuncio prematuro, racconta la propria storia. Era appena arrivata a New York e la BBC trovò di corsa un posto dal quale riprendere l'intervista, ma la Standley aveva pochissime informazioni concrete.

"Mi fu lanciata [dallo speaker della BBC in studio a Londra] dice Jane Standley (immagine qui accanto) "un'affermazione, non una domanda. Non sapevo da dove venisse quell'affermazione". Infatti riascoltando le sue parole dell'"anticipazione" del crollo durante la diretta, presentate a questo punto nel documentario, spicca la frase "vi posso dire solo quello che già sapete".

"E' molto difficile, quando ci si trova in quelle condizioni, senza informazioni, senza accesso ad alcuna comunicazione, e ti arriva in campo una cosa del genere." In sostanza, la Standley dice che ha dovuto improvvisare una risposta su un argomento di cui non sapeva nulla. Una cosa non infrequente, nel mondo del giornalismo televisivo.

Poi sottolinea il lato ossessivo del cospirazionismo: "Mi dava molto fastidio, circa un anno fa, a causa del livello di persecuzione e il modo virulento in cui si parlava di me. E' semplicemente molto spiacevole che tutta questa cospirazione, che io trovo una situazione piuttosto ridicola, sia cresciuta sulla base di quello che in realtà è un piccolo errore molto schietto."

46:00. Il documentario affronta un altro capo d'accusa dei complottisti alla BBC: l'improvvisa interruzione delle comunicazioni con Jane Standley subito dopo l'annuncio errato del crollo del WTC7. Qualcuno voleva zittirla prima che rivelasse altri dettagli? No, spiega la BBC: il feed da satellite aveva un timer automatico che scattava alle 17.15 precise. Tutto qui.

Si passa ad Alex Jones, il conduttore radiofonico statunitense che è uno dei principali sostenitori delle teorie di cospirazione, e alle dichiarazioni di Barry Jennings. Questa sezione di The Third Tower verrà affrontata nella quarta parte di questa recensione.

2008/08/04

Recensione: "The Third Tower", la BBC affronta il WTC7 (seconda parte)

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Prosegue la recensione del documentario della BBC The Third Tower dedicato alle ipotesi cospirazioniste riguardanti il crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center. La prima parte della recensione è pubblicata qui.

29:40. Viene presentato un video in cui si ode chiaramente un boato improvviso nella zona del WTC. Il documentario dice che è stato girato dopo il crollo di entrambe le Torri Gemelle ma prima del crollo del WTC7. Mark Loizeaux fa un'osservazione molto importante. "Che rumore fa un'esplosione? La maggior parte della gente non lo sa, perché non ne ha mai sentita una dal vero. Per cui qualsiasi botto forte e improvviso... [mima la reazione di una persona] 'Quella è probabilmente un'esplosione!'".

Loizeaux ha ragione: siamo fortemente condizionati dagli effetti sonori usati da Hollywood, per cui la nostra percezione del rumore che ci attendiamo che facciano le esplosioni è fortemente alterata. Il cedimento improvviso di una trave portante, per esempio, produce un rumore che qualsiasi persona scambierebbe istintivamente per una detonazione (su questo Undicisettembre presenterà un esempio molto eloquente in un prossimo articolo).

Il documentario fa notare che per strada c'erano auto e camion in fiamme, i cui serbatoi esplodevano, e che non è stato trovato alcun segno della presenza delle ingenti quantità di esplosivo necessarie per abbattere un grande grattacielo come il WTC7.

Per esempio, nota Loizeaux mostrando una carica di esplosivo da demolizione (immagine qui accanto), una detonazione di esplosivo sufficiente a tagliare simultaneamente tutte le colonne portanti del WTC7 avrebbe facilmente infranto i vetri di tutti gli edifici adiacenti. Ma come nota Loizeaux (chiamato a Ground Zero per assistere nei lavori di sgombero), gli edifici adiacenti avevano finestre sfondate soltanto sulle facciate rivolte verso le Torri Gemelle. Le altre facciate erano intatte. Questo è un effetto compatibile con impatti di macerie provenienti dalle Torri, ma non con uno spostamento d'aria, un'onda d'urto prodotta da esplosivi, che avrebbe interessato tutte le facciate e distrutto tutti i vetri.

A riprova di quest'affermazione viene mostrato un filmato (fotogramma qui sotto) nel quale si vede chiaramente che negli edifici vicini al WTC7 crollato (la catasta di macerie al centro), le facciate non rivolte verso il WTC7 sono assolutamente intatte e non c'è un vetro fuori posto.



Loizeaux nota inoltre che in una demolizione con esplosivi, tra le macerie restano oggetti inequivocabili, come quello mostrato qui accanto: inconfondibili tubicini gialli a profusione e la parte dei detonatori che contiene il dispositivo di ritardo. Non risulta che ne siano stati trovati, e pare difficile (oltre che offensivo) argomentare che siano stati corrotti per tacere tutti i soccorritori, nonché gli addetti alla ricerca di resti umani che hanno setacciato a mano le macerie presso Fresh Kills: centinaia di persone, come sottolineerà tra poco anche la BBC.

La parola passa a Gene Corley (immagine qui accanto), ingegnere strutturista da cinquant'anni, principale responsabile delle indagini al World Trade Center: "Abbiamo guardato tutto. La demolizione controllata fu esclusa perché non [fu trovata] alcuna prova di demolizione controllata". Quando l'intervistatore gli chiede se le prove furono attivamente cercate, Corley risponde che "le abbiamo cercate e non abbiamo trovato alcuna prova di demolizione controllata".

32:00. Il documentario intervista Steven Jones, ricordando che ha lasciato il proprio ruolo di professore di fisica per inseguire le proprie teorie. Jones presenta la teoria della termite, di cui afferma di aver trovato tracce nella polvere prodotta dai crolli delle Torri Gemelle. Le sfere metalliche prodotte dalla reazione della termite, dice, corrispondono alle sfere metalliche ritrovate nella polvere di Ground Zero.

33.10. Jones dimostra in pratica l'effetto della termite. La termite fonde il proprio contenitore e trapassa la teglia che ospita l'improvvisato esperimento. Va detto che contenitore e teglia sono entrambi sottili e in alluminio, elemento a basso punto di fusione: una situazione ben diversa dagli spessori delle colonne del World Trade Center, che si misurano in centimetri d'acciaio.

Jones mostra immagini al microscopio elettronico delle sfere che ha trovato nella polvere di Ground Zero. Il documentario dice che Jones ricevette un campione prelevato dallo studente di fotografia Frank Delessio dal ponte di Brooklyn entro un'ora dal crollo delle Torri Gemelle. Delessio mostra come e dove ha prelevato il campione: vicinissimo a una strada ad intenso scorrimento.

E' un dettaglio importante, perché le strade sono una fonte nota e documentata di microsfere metalliche, prodotte dal logorio delle parti metalliche dei veicoli e reperibili in ogni città. Undicisettembre ha condotto un test informale a Milano, reperendo con una semplice calamita da laboratorio una quantità non trascurabile di finissima polvere metallica nell'erba di un parco pubblico. Si ritene improbabile che vi siano state demolizioni controllate mediante termite all'interno delle aree verdi milanesi.

Il documentario nota che secondo Jones, le microsfere sono prova dell'uso di termite e si formano soltanto in presenza di temperature elevate. Gli incendi nelle Torri Gemelle non raggiunsero temperature sufficienti, ma un aereo della NASA che sorvolò Ground Zero per rilevare le temperature delle varie zone scoprì aree caldissime vari giorni dopo i crolli. Il documentario sottolinea un picco di oltre 720 °C proprio nell'area occupata dal WTC7, cinque giorni dopo i crolli, nonostante i pompieri avessero versato sull'area grandi quantità d'acqua.

Vengono mostrate immagini di incendi che persistono all'interno delle macerie del WTC7 anche dopo il crollo dell'edificio e vengono citate le testimonianze di metallo incandescente tra le macerie. Nei fotogrammi qui sotto, le macerie del WTC7 sono al centro. L'edificio a sinistra è la Fiterman Hall, danneggiata dal crollo.




35:20. La BBC nota che esiste però un'altra spiegazione per la presenza delle microsfere metalliche: i lavori di taglio delle macerie metalliche di Ground Zero, effettuati con cannello ad altissima temperatura. Anche qualsiasi altra operazione di taglio a cannello effettuata nella zona in passato avrebbe disseminato microsfere metalliche.

Ma secondo Jones, questo non spiega la presenza di alluminio nella polvere delle Torri Gemelle (si noti che le facciate delle Torri Gemelle erano interamente rivestite in alluminio). Jones dice che nei campioni di polvere ci sono anche delle scaglie rosse (immagine qui accanto), che secondo lui sarebbero termite che non s'è consumata nella reazione chimica.

Loizeaux risponde che anche lui ha visto la termite, una volta, quando frequentava le scuole superiori. "Fa molta scena" dice "ma non ho mai visto nessuno usare una sostanza che fonde l'acciaio per scopi di demolizione. Non vedo come sarebbe possibile fare in modo che tutte le colonne subiscano una fusione passante contemporaneamente".

Il documentario nota che su Internet ci sono accenni a formule segrete per la termite che ne potenzierebbero gli effetti. Jones dice che si può tagliare il metallo usando la termite senza produrre una grande esplosione e che si può formulare la termite per farla bruciare rapidamente o lentamente. Jones parla di "nanotermite" e "supertermite... in forma di sol-gel... altamente esplosivo. Questo sol-gel può essere sagomato". Tutto questo, va precisato, si basa solo su "segnalazioni" di cui Jones non cita la fonte, non su prove sperimentali di Jones. In altre parole, nessuno finora ha presentato un campione di questa "supertermite in forma di sol-gel" e ne ha dimostrato l'uso per troncare di colpo colonne d'acciaio.

Loizeaux risponde: "Immagino che si possa continuare a dire 'Ma se... Ma se... e andare fino al mondo dei sogni e inventarsi tutto quel che si vuole. Ma semplicemente non è reale. Non è reale. I materiali e la tecnologia proprio non esistono. Se esistessero, io lo saprei".

36:55. Ribatte Richard Gage (che sostiene la demolizione tramite esplosivi): "Mark Loizeaux non è obiettivo perché ha una clientela molto ricca. Lavora anche per il governo federale. Lui non può dire pubblicamente 'Questa è una demolizione controllata' se non vuole perdere molti dei suoi migliori clienti." Si noti che Gage non risponde sul merito tecnico della questione. Non sta usando la sua competenza da architetto per dimostrare le proprie tesi. Sta accusando Loizeaux, senza la benché minima prova, di essere corrotto e di partecipare all'omertà della cospirazione.

Il documentario nota che altri hanno usato contro Loizeaux parole ancora più gravi e lo hanno accusato esplicitamente di far parte di un complotto. L'intervistatore riferisce le loro posizioni: Loizeaux ha lavorato a Ground Zero e ha le credenziali perfette come esperto di demolizioni pagato dal governo, quindi è ovvio che dica che non è stato lui a demolire il WTC. Loizeaux risponde senza mezzi termini: "Immagino che sarei un ottimo terrorista, e fortunatamente non ho quel genere di tendenze... Io sono turbato dall'11/9. Sono turbato da tutta questa faccenda. Ma ci sono modi per gestire questa cosa e modi in cui non la si può gestire, e di certo non si devono sottoporre a campagne di terrore... [sottolinea ripetendo] sottoporre a campagne di terrore la brava gente che lavora qui e i membri della mia famiglia." Questo è il lato squallido del complottismo: non si limita alla pacata discussione delle proprie tesi, ma accusa persone specifiche di aver partecipato alla strage di tremila civili, e minaccia attivamente queste persone.

38:00. Immagini del nuovo WTC7, già costruito e completato, più stretto e alto del suo predecessore. Il documentario nota che i lavori di sgombero di Ground Zero hanno fatto emergere, in questi anni, nuovi elementi che avvalorano la ricostruzione tecnica ufficiale delle cause del crollo del WTC7. La causa principale fu la serie d'incendi incontrollati che si sviluppò nell'edificio.

Gli incendi sono documentati dalle immagini del documentario, che mostrano il lato sud del WTC7 avvolto dal fumo e sfondato nella zona centrale. Immagini che rivelano una situazione ben diversa da quelle del lato nord, quello visto finora dalla maggior parte delle persone.

Lato nord intatto (ma osservando lo spigolo destro del WTC7 si nota già la pendenza dell'edificio):



Lato sud:








Qui sotto è mostrato un fotomontaggio dei tre fotogrammi mostrati qui sopra: si nota un solco nero verticale che indica una zona mancante della facciata. Questo dovrebbe essere lo squarcio descritto per esempio dal capo dei vigili del fuoco Chris Boyle in un'intervista a Firehouse: "...sulle facciate nord ed est del 7 non sembrava che ci fosse assolutamente alcun danno, ma poi guardavi la facciata sud del 7 e c'era un buco alto probabilmente venti piani nell'edificio, con incendi a vari piani... C'era uno squarcio enorme e [l'incendio] era diffuso lì dentro. Direi che era probabilmente un terzo, proprio in mezzo."


Richard Rotanz, vicedirettore del centro di coordinamento emergenze di New York, vide di persona questi danni: "Guardavamo i piani alti del WTC7. Si vedevano colonne mancanti, solai crollati, fumo intenso che scaturiva, e incendi. I piani superiori erano un inferno." Rotanz entrò nel WTC7 per valutarne le condizioni. "Si sentiva che l'edificio scricchiolava sopra di noi. Si sentivano oggetti che cadevano. Si sentivano gli incendi. Si vedevano colonne che pendevano dai solai soprastanti, squarci aperti nei solai sopra di noi. C'era una cabina d'ascensore scagliata fuori dalla propria tromba nell'ingresso, a causa dell'impatto della Torre 1 sull'Edificio 7".

39:30. Intervista al fotografo Steve Spak (fotogramma qui accanto), uno dei pochi che ebbe la possibilità di documentare fotograficamente il lato sud del WTC7 perché, nota il documentario, era vicecomandante onorario dei pompieri. Vengono mostrate le sue immagini del WTC7.

"Si vedeva che parte del lato sud... dell'edificio era danneggiata. Gravemente danneggiata. C'era un grande squarcio nell'edificio, nell'intero spigolo dell'edificio, sul lato sud. C'era un grande squarcio che a me è sembrato estendersi dal dodicesimo o quattordicesimo piano fin giù e si allargava man mano che scendeva." dice Spak mostrando la sua foto, visibile qui sotto.



Spak prosegue: "Si vedeva anche che parte dell'edificio era incurvata in fuori. Per me questi sono segni di danni strutturali primari. Si vede un elemento orizzontale conficcato nell'edificio proprio qui. C'è fumo lungo tanti piani sul lato sud dell'edificio. E io ho visto incendi fuoriuscire da queste finestre. Nella mia esperienza come fotografo di incendi per trent'anni, questo indica incendi estremamente intensi."



La terza parte della recensione prosegue la descrizione del documentario.