2020/04/20

Il Boeing dell'Aerolíneas Argentinas che rischiò di schiantarsi contro la Torre Nord

di Leonardo Salvaggio (Hammer). L'articolo è stato corretto dopo la pubblicazione iniziale.


Il 20 febbraio del 1981 un Boeing 707 della compagnia statale argentina Aerolíneas Argentinas rischiò di schiantarsi contro la Torre Nord del World Trade Center. Il disastro fu evitato solo grazie alla prontezza del controllore di volo che si accorse della situazione e ordinò al pilota di riportarsi all'altitudine corretta.

Il volo Aerolíneas Argentinas 342, che trasportava quarantanove passeggeri più nove persone dell'equipaggio, era partito dalla città di Guayaquil, in Ecuador, ed era diretto all'aeroporto JFK di New York. Durante la fase di avvicinamento alla città, l'aereo si trovò a 450 metri di altitudine, invece degli 800 a cui avrebbe dovuto trovarsi; considerando la sua linea di discesa questo avrebbe portato il velivolo a colpire la Torre Nord circa sessanta metri sotto la punta dell'antenna, cioè a metà dell'altezza della stessa.

Il controllore di volo Donald Zimmerman si accorse di quanto stava accadendo quando l'aereo era a meno di quattro miglia dalla Torre e a circa un minuto e mezzo dallo schianto. L'uomo fu anche avvisato dal sistema di allarme sonoro della FAA che risuonò negli uffici dei controllori.

Un Boeing 707 dell'Aerolíneas Argentinas

Zimmerman allora ordinò prontamente al pilota di virare verso destra e di aumentare la propria quota fino a 900 metri; il pilota ovviamente accettò le indicazioni e fece quanto Zimmerman aveva ordinato evitando il disastro. Zimmerman dovette quindi ritardare l'atterraggio del volo 342 all'aeroporto JFK dopo averlo fatto alzare così tanto. Il controllore segnalò anche al pilota che davanti alla sua traiettoria c'era un edificio molto alto: probabilmente il pilota non vedeva il complesso per via delle nubi basse che limitavano la visibilità sulla città di New York.

Alcuni giorni dopo un portavoce dell'FAA disse che la causa del disastro sfiorato fu un malinteso tra il controllore di volo e il pilota, che non capì le indicazioni del primo. In ogni caso Zimmerman lodò la prontezza di reazione del pilota, che fu in grado di reagire e cambiare rotta a a una velocità di circa 450 chilometri orari. Lo shock per il mancato disastro fu comunque tale per Zimmerman che dovette assentarsi da lavoro per oltre tre settimane.

Un mese dopo l'accaduto la compagnia aerea spiegò che il proprio pilota aveva tentato di contattare Zimmerman prima che questo intervenisse e che il controllore non aveva risposto alle chiamate per circa tre minuti. L'FAA rispose in ogni caso che una mancata risposta da parte del controllore non autorizzava il pilota ad abbassarsi di quota fino a quel livello. Le procedure dell'FAA non furono cambiate in seguito a questo episodio.


La compagnia Aerolíneas Argentinas non era nuova a questo tipo di incidenti. Nel gennaio del 1977 un altro Boeing 707 rischiò di schiantarsi in un'area residenziale di Long Island dopo un decollo durante una tempesta di neve; il New York Times cita anche un secondo caso a marzo del 1980 che coinvolse un aereo cargo di cui non fornisce altri dettagli.

Questo incidente sfiorato ci spiega un dettaglio molto importante sull'11/9, cioè che era questo lo scenario che i progettisti avevano previsto durante la realizzazione delle Torri: i due grattacieli erano progettati per reggere lo schianto di un aereo di linea in fase di atterraggio, e quindi con carico di carburante limitato, e a velocità contenute. Infatti il Boeing argentino viaggiava a circa la metà della velocità dei voli American Airlines 11 e United Airlines 175 al momento dello schianto contro le Torri Gemelle. Purtroppo i complottisti non hanno chiaro questo aspetto e probabilmente non conoscono lo strano episodio del volo 342.

2020/04/06

1998: la rapina alla Bank of America nella Torre Nord del World Trade Center

di Leonardo Salvaggio (Hammer)

I due attentati terroristici del 1993 e del 2001 non furono gli unici eventi nefasti che si svolsero nelle Torri Gemelle del World Trade Center di Manhattan; nel 1998 infatti nel complesso avvenne anche una rapina ai danni della sede della Bank of America all'undicesimo piano della Torre Nord.

Questa folle vicenda è narrata in dettaglio nel libro Made Men del giornalista del New York Daily News Greg Smith del 2003. Poco prima delle otto e trenta del mattino del 13 gennaio tre rapinatori salirono con un ascensore per passeggeri fino all'undicesimo piano e si spostarono davanti al montacarichi da cui sapevano che sarebbero arrivati, come ogni giorno, delle guardie della Brink's che portavano riserve di denaro contante alla Bank of America, i cui uffici a quel piano non erano aperti al pubblico.

Quando il montacarichi arrivò al piano le due guardie della Brink's, che portavano sette sacchi di banconote in un carrello di metallo, e altre cinque persone, che si trovavano sull'elevatore per andare ad altri piani, si trovarono di fronte i tre rapinatori con i volti coperti da passamontagna. Due dei rapinatori puntarono delle pistole contro le sette persone e uno di loro urlò di stare fermi e girarsi verso la parete dell'elevatore. Mentre i due rapinatori armati costringevano le sette persone a stare immobili, il terzo le legava alle mani e alle caviglie con cavi elettrici.


I rapinatori tagliarono quindi le borse con il contante e trasferirono i soldi rubati in borse di tela che portavano con sé. L'intera operazione durò otto minuti, dopo i quali i rapinatori mandarono il montacarichi con gli occupati ammanettati al ventiduesimo piano, che al tempo era vuoto per via di lavori di manutenzione. Ripresero quindi uno degli ascensori per scendere, tolsero i passamontagna, nascosero le pistole nelle borse e uscirono dalla Torre. Il contante rubato ammontava a un milione e seicentomila dollari, parte dei quali in valuta estera.

Per gli inquirenti fu chiaro fin da subito che i rapinatori avevano ricevuto l'aiuto di qualcuno che conosceva bene il palazzo. Sapevano infatti a quale piano e a quale ora sarebbero arrivate le guardie con il contante e avevano evidentemente dei badge abilitati all'ingresso nella torre, perché in seguito all'attentato del 1993 si poteva entrare nelle Torri solo con un tesserino. Curiosamente il New York Times usò il termine inside job per descrivere i sospetti della polizia; oggi i complottisti usano lo stesso termine per definire gli attentati dell'11/9.

Un aspetto che i rapinatori non avevano previsto, però, era che sarebbero stati facilmente riconoscibili nei filmati delle videocamere di sicurezza per via delle borse che portavano con sé e che le persone immobilizzate sul montacarichi avevano visto chiaramente. I volti di due di loro si vedevano in modo nitido, il terzo indossava un giubbotto della squadra di football dei Green Bay Packers con un cappuccio che aveva sollevato sulla testa in modo da coprirsi almeno parzialmente il viso. I testimoni riferirono anche che i tre erano molto nervosi, segno che non erano rapinatori esperti. Nel giro di ore i volti dei rapinatori furono diffusi sui media nazionali e in poco tempo due di loro furono identificati da persone che vivevano nelle rispettive aree, anche grazie a una ricompensa di 26.000 dollari promessa delle autorità a chi avrebbe aiutato a identificare i malviventi. Solo due giorni dopo due uomini, chiamati Melvin Folk e Mike Reed, furono arrestati a Brooklyn per la rapina alla Bank of America.

Il 16 gennaio il terzo rapinatore, Richie Gillette, prese un treno diretto in California e fu segnalato alla sicurezza da un altro passeggero per il comportamento anomalo: fumava in modo compulsivo e sembrava avere con sé un'abnorme quantità di denaro; inoltre indossava un giubbotto dei Green Bay Packers, proprio come quello del rapinatore del World Trade Center. La polizia ferroviaria lo interrogò quando il convoglio si fermò nella stazione di Albuquerque, nel New Mexico, e Gillette non fu in grado di spiegare l'origine del denaro che portava con sé. Il denaro gli venne confiscato, ma l'agente di polizia che fece la confisca non procedette subito all'arresto e tornò alla sua auto per informare via radio la polizia locale di quanto stava avvenendo. Quando tornò sulla carrozza per fermare Gillette, l'uomo era fuggito. La polizia lo cercò per le strade di Albuquerque; una cameriera del bar Famous Sam's (al numero 1001 di Central Avenue, oggi chiamato Cafe Oaxaca) segnalò alla polizia la presenza nel suo locale di un uomo che assomigliava al ricercato; Gillette fuggì da una porta sul retro, ma l'FBI riuscì a bloccarlo in un hotel poco distante la sera dello stesso giorno.


L'FBI però capì presto che i tre uomini arrestati non avevano un livello intellettivo e uno spirito organizzativo sufficiente ad aver architettato la rapina; si trattava quindi solo di esecutori mentre i mandanti erano ancora in libertà. Il vero ideatore della rapina era infatti il criminale locale Ralph Guarino, che aveva chiesto aiuto logistico a Salvatore Calciano, che lavorava da vent'anni per l'American Building Maintenance, la società che aveva in carico le pulizie delle Torri Gemelle.

Calciano aveva fornito a Guarino le informazioni necessarie sui movimenti di denaro della Bank of America e i tre badge aziendali che avevano consentito ai rapinatori di accedere al palazzo. I badge forniti da Calciano erano tutti suoi, i tre rapinatori quindi entrarono tutti nel palazzo con lo stesso nome; sarebbe stato sufficiente un controllo più preciso all'ingresso per sventare la rapina. Guarino aveva un motivo preciso per aver scelto tre esecutori di basso profilo intellettivo: aveva fatto credere loro che la mafia li avrebbe uccisi se non avessero portato a compimento il loro incarico, millantando di essere un mafioso di rilievo.

I due organizzatori, sentendo ai notiziari che gli esecutori della rapina erano stati catturati, capirono di correre seri rischi. Inoltre entrambi avevano già impegnato i soldi: Guarino doveva quarantamila dollari alla famiglia mafiosa Gambino, mentre Calciano aveva speso cinquantamila dollari per la ristrutturazione di casa. Guarino considerò una possibilità: un criminale di sua conoscenza di era offerto di ripulire la valuta estera e riconsegnargli dollari statunitensi in cambio, ma voleva per sé metà dell'importo. Guarino rifiutò la proposta. Guarino e Calciano si incontrarono per una cena a base di pesce in un ristorante di Brooklyn il 19 gennaio per discutere su come togliersi dai guai, ma vista la complessità della situazione non raggiunsero un accordo su come agire. E prima che Guarino potesse decidere come risolvere la situazione, l'FBI lo raggiunse nella sua casa di Staten Island e lo arrestò per aver organizzato la rapina.

Dopo l'arresto Guarino divenne un informatore dell'FBI nell'ambito delle indagini contro la famiglia mafiosa italo-americana DeCavalcante, per la quale lavorava anche Calciano. Guarino mantenne i rapporti con quest'ultimo, che non era a conoscenza del fatto che Guarino fosse in arresto, e gli fece credere che le possibilità di essere arrestati per la rapina al World Trade Center fossero minime, in modo da continuare ad avere informazioni sull'attività dei DeCavalcante. Salvatore Calciano fu infine arrestato come organizzatore della rapina nel dicembre del 1999.