2007/08/29

WTC7: il crollo "inaspettato" nelle parole dei pompieri

di Paolo Attivissimo

Uno dei luoghi comuni di cui molti sostenitori delle teorie alternative hanno infarcito le loro fantasie deformi sugli eventi dell'11 settembre è che il crollo del World Trade Center 7 sia stato anomalo e inatteso anziché prodotto dalla combinazione dell'impatto delle macerie della Torre Nord e degli incendi estesissimi nel WTC7 (qui accanto vedete una rara immagine della vera estensione degli incendi sul lato nord, quello meno colpito; si noti il numero di finestre sfondate).

I fatti, e specificamente le testimonianze dei pompieri che erano sul posto, gente esperta nel riconoscere i segni di pericolo di collasso di una struttura, raccontano un'altra storia. Eccola, raccolta facendo quello che i complottisti non fanno: andando a leggere le dodicimila pagine di testimonianze pubblicate dal New York Times e le testimonianze pubblicate da Firehouse.com.

Qui inizio a raccoglierne e tradurne qualcuna man mano che procede la consultazione di questa mole immensa di documenti. Quest'articolo verrà aggiornato man mano che emergeranno altri dati significativi riguardanti specificamente il World Trade Center 7. Per brevità, qui vengono citati soltanto i passaggi che si riferiscono al WTC7.

Da queste testimonianze risulta chiaramente e inequivocabilmente che il crollo fu ampiamente previsto fin dal primo pomeriggio, tanto da consentire l'allontanamento di tutti i soccorritori. I segni premonitori del crollo sono descritti eloquentemente: squarci, spigoli mancanti alla base, incendi estesi non domati, inclinazione e deformazione visibile dell'edificio.

Nessun pompiere parla di demolizioni controllate.

Va notato che molti pompieri parlano di "esplosioni" (explosions), ma nessuno riferisce di aver visto queste esplosioni o le descrive come prodotto di dispositivi esplosivi. Le descrizioni fin qui consultate usano questo termine per indicare il boato prodotto dallo scoppio di materiale normalmente presente sulla scena di un incendio.


Richard Banaciski (fonte)


Ci hanno detto di uscire da lì perché erano preoccupati che il World Trade Center 7, che gli sta proprio dietro, venisse giù. Eravamo ai piani superiore del Verizon Building che lo guardavamo. Si vedeva chiaramente che l'intero spigolo inferiore dell'edificio era andato. Potevamo vedere fino a dove sorgevano le Torri Gemelle, perché eravamo così in alto. Guardavamo oltre gli edifici più piccoli. Ricordo che c'erano incendi enormi, enormi. Alla fine ci hanno fatto ritirare [notare l'uso di "pull" per indicare la ritirata]. Hanno detto "va bene, uscite da quell'edificio" [il Verizon, situato accanto al WTC7, N.d.T.] perché erano davvero preoccupati per quel 7. Ci hanno tirato fuori di lì [ancora il termine "pull"] e poi hanno radunato tutti su Vesey Street, fra l'acqua e West Street. Hanno fatto allontanare tutti lì. Alla fine è venuto giù. Da lì -- questo è molto più tardi, perché ogni giorno [sic] eravamo così preoccupati di quell'edificio che proprio non volevamo che la gente si avvicinasse. Stavano cercando di limitare il numero di persone che erano lì dentro. Alla fine è venuto giù.

They told us to get out of there because they were worried about 7 World Trade Center, which is right behind it, coming down. We were up on the upper floors of the Verizon building looking at it. You could just see the whole bottom corner of the building was gone. We could look right out over to where the Trade Centers were because we were that high up. Looking over the smaller buildings. I just remember it was tremendous, tremendous fires going on. Finally they pulled us out. They said all right, get out of that building because that 7, they were really worried about. They pulled us out of there and then they regrouped everybody on Vesey Street, between the water and West Street. They put everybody back in there. Finally it did come down. From there - this is much later on in the day, because every day we were so worried about that building we didn't really want to get people close. They were trying to limit the amount of people that were in there. Finally it did come down.



Daniel Nigro (fonte)


Daniel Nigro era uno dei comandanti dei vigili del fuoco, Chief of Department, che accorsero l'11 settembre 2001.

La decisione operativa più importante da prendere quel pomeriggio fu che il crollo [delle torri del WTC] aveva danneggiato il World Trade Center 7, che è un edificio di circa 50 piani sulla Vesey Street, fra West Broadway e Washington Street. Aveva incendi molto intensi su molti piani, e io ordinai l'evacuazione di una zona sufficiente nei dintorni per proteggere i nostri uomini, per cui dovemmo rinunciare ad alcune operazioni di soccorso che erano in corso al momento e far arretrare la gente abbastanza da evitare che, se il World Trade Center 7 fosse davvero crollato, non avremmo perso altre persone. Continuammo a lavorare a quello che potevamo fare da quella distanza e circa un'ora e mezza dopo che era stato dato quell'ordine, alle 17:30, il World Trade Center crollò completamente.

The most important operational decision to be made that afternoon was the collapse had damaged 7 World Trade Center, which is about a 50 story building, at Vesey between West Broadway and Washington Street. It had very heavy fire on many floors and I ordered the evacuation of an area sufficient around to protect our members, so we had to give up some rescue operations that were going on at the time and back the people away far enough so that if 7 World Trade did collapse, we wouldn't lose any more people. We continued to operate on what we could from that distance and approximately an hour and a half after that order was given, at 5:30 in the afternoon, World Trade Center collapsed completely.



Comandante Cruthers (fonte)


Presto ci furono preoccupazioni che il World Trade Center 7 potesse essere stato colpito dalla torre che crollava e che avesse numerosi incendi al suo interno e si temeva che potesse crollare. Pertanto ordinammo di creare una zona di crollo...

Intervistatore: Una zona di crollo?

Sì, e ordinammo di mantenerla, in modo tale che quando si fosse verificato il previsto crollo del 7 non avremmo avuto gente che ci stava operando dentro. Ci furono molte discussioni con la Con Ed a proposito della sottostazione elettrica in quell'edificio e le linee di alimentazione e i refrigeranti per l'olio [dei trasformatori, N.d.T.] e così via. E la loro preoccupazione era il genere d'incendio che avremmo potuto avere quando fosse crollato.

Early on, there was concern that 7 World Trade Center might have been both impacted by the collapsing tower and had several fires in it and there was a concern that it might collapse. So we instructed that a collapse area -- (Q. A collapse zone?) -- Yeah -- be set up and maintained so that when the expected collapse of 7 happened, we wouldn't have people working in it. There was considerable discussion with Con Ed regarding the substation in that building and the feeders and the oil coolants and so on. And their concern was of the type of fire we might have when it collapsed.



Tenente William Ryan (fonte)


Questa testimonianza è significativa anche per un altro aspetto: contiene due esempi dell'uso del termine shit per indicare oggetti, cose o sostanze imprecisate da parte dei pompieri, come nel famoso video "incontestabile" di Luogocomune in cui un soccorritore dice, secondo i complottisti, "Seven is exploding", ma in realtà pronuncia qualcosa che somiglia molto di più a "Shit is exploding" (nel senso di "sta scoppiando di tutto"). I dettagli sono in quest'articolo.

I complottisti, dall'alto della loro vasta competenza linguistica, deridono quest'interpretazione, mentre per un madrelingua inglese come il sottoscritto il dubbio non si pone. Qui ne abbiamo appunto due esempi, a ulteriore conferma, nelle parole di Ryan:

I civili erano dappertutto, coperti di roba.

Civilians were all over covered with shit.


E ancora:

Ho trovato un telefono che funzionava, una linea fissa, e sono riuscito a parlarle [alla moglie, N.d.T.]. Non sapevo che il Pentagono era stato colpito. Non lo sapevo. Lei ha cominciato a raccontarmi tutte quelle cose.

I found a phone that worked, a landline, and I got through to her. I didn't know the Pentagon got hit. I didn't know. She started telling me all that shit.


Ma sentiamo cosa dice Ryan dell'Edificio 7:

Poi scoprimmo, credo intorno alle 15, che pensavano che il 7 sarebbe crollato. Per cui ovviamente, abbiamo uomini che sono tutti in questa pila di macerie e la preoccupazione principale fu far uscire tutti, e credo che ci volle più di un'ora e mezza, due ore per portare tutti fuori di lì.

Intervistatore: Inizialmente, quando eravate lì, diceva che avevate sentito alcuni mayday?

Oh sì, avevamo mayday in continuazione.

Intervistatore: ricevevate comunicazioni radio?

C'erano persone che parlavano. Le persone con le quali ho parlato e che erano con noi sentivano voci e gridavano alla gente. Avevamo sentito degli allarmi PASS [allarmi personali automatici, indossati dai pompieri, che scattano se attivati dal pompiere o se il pompiere non si muove per più di qualche decina di secondi, N.d.T.], ma poi non sentimmo voci e non sentimmo più allarmi PASS. Il calore dev'essere stato enorme. C'era così tanto fottuto fuoco lì. Quest'intera catasta bruciava follemente. Bastavano il calore e il fumo da tutti gli altri edifici in fiamme e non si vedeva niente. Per cui ci volle un po' di tempo e finimmo per far arretrare tutto, e fu allora che crollò il 7.

Then we found out, I guess around 3 o'clock, that they thought 7 was going to collapse. So, of course, we've got guys all in this pile over here and the main concern was get everybody out, and I guess it took us over an hour and a half, two hours to get everybody out of there.

Q. Initially when you were there, you had said you heard a few Maydays?

Oh, yes. We had Maydays like crazy....

Q. You were getting radio transmissions?

There were people talking. The guys I've talked to that were with us heard voices and were shouting to people. We had heard PASS alarms, but then we didn't hear voices, no more PASS alarms. The heat must have been tremendous. There was so much fucking fire there. This whole pile was burning like crazy. Just the heat and the smoke from all the other buildings on fire, you couldn't see anything. So it took us a while and we ended up backing everybody out, and that's when 7 collapsed.


Chris Boyle (fonte)


Ci fu ordinato di andare sulla Greenwich e Vesey [strade di New York, N.d.T.] per vedere come stavano le cose. Ci andammo, e sulle facciate nord ed est del 7 non sembrava che ci fosse assolutamente alcun danno, ma poi guardavi la facciata sud del 7 e c'era un buco alto probabilmente venti piani nell'edificio, con incendi a vari piani. Sull'edificio cadevano macerie e non aveva un bell'aspetto.

Ma avevano in funzione una linea di alimentazione per un idrante. Come dicevo, [l'incendio del WTC6] lambiva il marciapiede dall'altra parte della via, ma alla fine anche loro si tirarono indietro [si noti l'uso di "pull" nell'originale]. Poi ricevemmo un ordine da Fellini: attacchiamo il 7. Fu quella la prima volta che sentii davvero torcersi le budella, perché l'edificio non aveva un bell'aspetto. Avevo intuito che i sistemi d'alimentazione degli idranti erano fuori uso. Non c'era pressione per gli idranti. L'idea non mi piaceva affatto. Poi quest'altro ufficiale che mi sta accanto dice "Quell'edificio non mi sembra diritto". Così me ne sto lì e guardo l'edificio. Non aveva un buon aspetto, ma mi sono detto che saremmo entrati e avremmo visto il da farsi.

Radunammo delle manichette, e la maggior parte di noi aveva le maschere. Ci dirigemmo verso il 7, e quando eravamo a circa cento metri arrivò di corsa Butch Brandies e disse "Scordatevelo, nessuno entra nel 7, si sentono scricchiolii, escono rumori da lì", così ci fermammo e basta. E circa 10 minuti dopo, Visconti, che era a West Street, e credo avesse notizie di ulteriori danni nei piani sotterranei e cose di questo genere, per cui Visconti disse che nessuno sarebbe dovuto entrare nel 7, per cui quella fu la cosa definitiva e abbandonammo la faccenda.

Firehouse: Quando hai guardato la facciata sud, quanto eri vicino alla base di quella facciata?

Boyle: Ero proprio accanto all'edificio, probabilmente proprio accanto.

Firehouse: Quando avevate incendi sui 20 piani, era in una singola finestra o in molte?

Boyle: C'era uno squarcio aperto enorme e [l'incendio] era diffuso dappertutto lì dentro. Era uno squarcio enorme. Direi che era probabilmente un terzo, proprio in mezzo. E così, dopo che Visconti era sceso e aveva detto che nessuno doveva entrare nel 7, dicemmo che andava bene e che saremmo tornati alla postazione di comando. Perdemmo i contatti con lui. Non lo vidi più quel giorno.

We were told to go to Greenwich and Vesey and see what's going on. So we go there and on the north and east side of 7 it didn't look like there was any damage at all, but then you looked on the south side of 7 there had to be a hole 20 stories tall in the building, with fire on several floors. Debris was falling down on the building and it didn't look good.

But they had a hoseline operating. Like I said, it was hitting the sidewalk across the street, but eventually they pulled back too. Then we received an order from Fellini, we're going to make a move on 7. That was the first time really my stomach tightened up because the building didn't look good. I was figuring probably the standpipe systems were shot. There was no hydrant pressure. I wasn't really keen on the idea. Then this other officer I'm standing next to said, that building doesn't look straight. So I'm standing there. I'm looking at the building. It didn't look right, but, well, we'll go in, we'll see.

So we gathered up rollups and most of us had masks at that time. We headed toward 7. And just around we were about a hundred yards away and Butch Brandies came running up. He said forget it, nobody's going into 7, there's creaking, there are noises coming out of there, so we just stopped. And probably about 10 minutes after that, Visconti, he was on West Street, and I guess he had another report of further damage either in some basements and things like that, so Visconti said nobody goes into 7, so that was the final thing and that was abandoned.

Firehouse: When you looked at the south side, how close were you to the base of that side?

Boyle: I was standing right next to the building, probably right next to it.

Firehouse: When you had fire on the 20 floors, was it in one window or many?

Boyle: There was a huge gaping hole and it was scattered throughout there. It was a huge hole. I would say it was probably about a third of it, right in the middle of it. And so after Visconti came down and said nobody goes in 7, we said all right, we'll head back to the command post. We lost touch with him. I never saw him again that day.

Peter Hayden, vice comandante (Deputy Chief) (fonte)



A quel punto, e qui siamo nel pomeriggio, ed eravamo preoccupati di ulteriori crolli, non soltanto del Marriott, perché c'era una notevole porzione del Marriott [WTC3, N.d.T.] ancora in piedi, ma eravamo anche piuttosto certi che sarebbe crollato il World Trade Center 7. Nelle prime ore avevamo visto un rigonfiamento nello spigolo sud-ovest fra il decimo e il tredicesimo piano, e avevamo installato un transit [dispositivo di monitoraggio, N.d.T.] ed eravamo piuttosto sicuri che sarebbe crollato. Si poteva proprio vedere che c'era un rigonfiamento visibile, si estendeva lungo circa tre piani. E' venuto giù intorno alle 17, ma alle 14 circa ci eravamo resi conto che questa cosa sarebbe crollata.

Intervistatore: C'erano incendi intensi lì dentro sin da subito?

No, non fin da subito, e probabilmente è per questo che è rimasto in piedi così a lungo, perché c'è voluto un po' di tempo perché quell'incendio crescesse. Lì dentro c'era una massa di fuoco pesante e poi non abbiamo fatto alcun tentativo per contrastarla. Era semplicemente una di quelle battaglie che avremmo perso. Eravamo preoccupati per il crollo di un edificio di 47 piani. Eravamo preoccupati per il crollo ulteriore di quello che rimaneva in piedi delle Torri Gemelle e del Marriott, per cui abbiamo cominciato a ritirare gli uomini [notare ancora l'uso di "pull" in originale] dopo un paio d'ore di rimozione superficiale e di ricerche sulla superficie delle macerie. Abbiamo iniziato a ritirare gli uomini perché eravamo preoccupati per la loro sicurezza.

Intervistatore: Il Comandante Nigro ha detto che hanno creato una zona di crollo e volevano che tutti si allontanassero dal numero 7: avete dovuto far venir via tutti quegli uomini?

Sì, abbiamo dovuto ritirare [ancora "pull"] tutti. E' stato molto difficile. Abbiamo dovuto insistere molto per far uscire gli uomini. Non volevano uscire. C'era gente che entrava in zone delle quali neppure io ero molto tranquillo a causa della possibilità di crolli secondari. Non sapevamo quanto fosse stabile tutta questa zona. Abbiamo ritirato tutti [e ancora "pull"] probabilmente alle 15 o 15:30. Abbiamo detto "Quest'edificio verrà giù, indietreggiate". E' venuto giù alle 17 circa, ma per quell'ora avevamo fatto indietreggiare tutti. A quel punto [il crollo] sembrò un evento più modesto, ma in circostanze normali il crollo di un edificio di 47 piani sarebbe stato un evento importante. Sembrò un petardo rispetto al crollo degli altri due, ma voglio dire, era un edificio grande, e quando e venuto giù è stato un evento notevole. Ma avendo vissuto gli altri due, non sembrò così grave. Ma era quello di cui eravamo preoccupati. Avevamo detto agli uomini, abbiamo perso fino a 300 uomini. Non ne volevamo perdere altri, quel giorno.

By now, this is going on into the afternoon, and we were concerned about additional collapse, not only of the Marriott, because there was a good portion of the Marriott still standing, but also we were pretty sure that 7 World Trade Center would collapse. Early on, we saw a bulge in the southwest corner between floors 10 and 13, and we had put a transit on that and we were pretty sure she was going to collapse. You actually could see there was a visible bulge, it ran up about three floors. It came down about 5 o’clock in the afternoon, but by about 2 o’clock in the afternoon we realized this thing was going to collapse.

Firehouse: Was there heavy fire in there right away?

Hayden: No, not right away, and that’s probably why it stood for so long because it took a while for that fire to develop. It was a heavy body of fire in there and then we didn’t make any attempt to fight it. That was just one of those wars we were just going to lose. We were concerned about the collapse of a 47-story building there. We were worried about additional collapse there of what was remaining standing of the towers and the Marriott, so we started pulling the people back after a couple of hours of surface removal and searches along the surface of the debris. We started to pull guys back because we were concerned for their safety.

Firehouse: Chief Nigro said they made a collapse zone and wanted everybody away from number 7— did you have to get all of those people out?

Hayden: Yeah, we had to pull everybody back. It was very difficult. We had to be very forceful in getting the guys out. They didn’t want to come out. There were guys going into areas that I wasn’t even really comfortable with, because of the possibility of secondary collapses. We didn’t know how stable any of this area was. We pulled everybody back probably by 3 or 3:30 in the afternoon. We said, this building is going to come down, get back. It came down about 5 o’clock or so, but we had everybody backed away by then. At that point in time, it seemed like a somewhat smaller event, but under any normal circumstances, that’s a major event, a 47-story building collapsing. It seemed like a firecracker after the other ones came down, but I mean that’s a big building, and when it came down, it was quite an event. But having gone through the other two, it didn’t seem so bad. But that’s what we were concerned about. We had said to the guys, we lost as many as 300 guys. We didn’t want to lose any more people that day.


Tenente John P. Flynn


Flynn è l'autore di un dettagliato articolo di Firehouse.com in cui elenca senza peli sulla lingua le ragioni del disastro delle Torri Gemelle, sottolineando anche le responsabilità dei progettisti nel concepire una struttura così vulnerabile al fuoco. Da questo articolo:
I pompieri che usarono dei transit per determinare se la struttura era in movimento furono sorpresi di scoprire che si stava muovendo. La zona fu evacuata e l'edificio crollò più tardi nel pomeriggio dell'11 settembre.

Firefighters using transits to determine whether there was any movement in the structure were surprised to discover that is was moving. The area was evacuated and the building collapsed later in the afternoon of Sept. 11.



Aggiornamento 2 febbraio 2008

di mother
Un altro esempio dell'uso della parola pull può essere visto in questo PDF: New Yorks Districts respond to plane crash, del distretto di New York, US Army Corps of Engineers, con riferimento ai mesi di settembre-ottobre 2001.

Each DTOC contained two Emergency Tactical Operations Centers, two Emergency Command and Control Vehicles, and one Emergency Support and Sustainment Vehicle. The support vehicle pulls a 40K generatorwith enough power to operate a DTOC independent of any other power source.

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Ogni DTOC contiene due
Emergency Tactical Operations Centers, due Emergency Command and Control Vehicles, un Emergency Support and Sustainment Vehicle. Il veicolo di supporto traina (pull) un generatore da 40K con abbastanza potenza da azionare un DTOC indipendentemente da ogni altra sorgente d'energia.


e per esempio anche:

Joe Seebode, Harbor Programs manager, wason a PATH train from New Jersey under the WorldTrade Center on Sept. 11 at 9 a.m. “I had meetings atthe Port Authority on the 62nd floor at 9:30 a.m.,” saidSeebode. Seebode often had to visit the Port Authority’soffices in the World Trade Center on business.As we pulled into the station, the public addresssystem came on and asked us to exit the stationimmediately due to smoke conditions. We were underthe World Trade Center Plaza and there was smokein the building. I put my tie over my face and headedfor the exit,” said Seebode.

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Joe Seebode, manager dell'Harbor Programs, era nella stazione del treno vicino al New Jersey sotto il World Trade Center l'11 settembre 2001 alle 9 del mattino. "Avevo una riunione alla Port Authority al 62° piano alle 9.30 del mattino", dice Seebode. Seebode doveva visitare spesso per affari gli uffici della Port Authority nel World Trade Center. "Quando noi entrammo (pulled into) nella stazione, il sistema di avvertimento pubblico ci chiese di uscire dalla stazione immediatamente a causa della presenza di fumo. Eravamo sotto la World Trade Center Plaza e c'era fumo nell'edificio. Io mi misi la cravatta sulla faccia e raggiunsi l'uscita", dice Seebode.

2007/08/25

Metallo fuso in colata e nelle macerie: aggiornamento articoli

di mother. Ultimo aggiornamento: 2008-05-11

Sono giunti a completamento vari articoli iniziati nei mesi scorsi su materie tecniche piuttosto corpose con varie sfaccettature. Per evitare di creare testi immensi, gli articoli sono stati divisi in più parti, raccolte in questo indice:

- Fiat lux 1: parte tecnica: considerazioni preliminari sulla plausibilità scientifica di identificare la composizione di un oggetto sulla base del suo colore in una fotografia, come ipotizzato da Judy Wood e Steven Jones.

- Fiat lux 2: molten metal dal WTC: ulteriori dettagli sul rigore delle ipotesi complottiste di identificazione del materiale colato dal WTC.

- Fiat lux 3: diatriba Jones/Wood: valutazioni e confronti sugli esperimenti di fusione condotti da Steven Jones e Judy Wood.

- Fiat lux 4: Torre Windsor e World Trade Center: confronto fra le immagini notturne dell'incendio e crollo della Torre Windsor e quelle diurne del WTC.

- Fiat lux 5: la termografia di Carol Cimiengo: considerazioni sull'utilizzabilità della termografia ripresa l'11/9 nella valutazione delle ipotesi alternative.

- Molten metal - testimonianze: a Ground Zero si parlò di metallo fuso, poi di acciaio fuso, quindi si incominciò a favoleggiare di pozze, che divennero quindi ruscelli e veri e propri fiumi di metallo incandescente. La realtà, come al solito, è ben diversa; ecco le testimonianze su cui farsi un'opinione.

- Molten metal - sulfur: lo zolfo e la corrosione ad alta temperatura dell'acciaio non sono testimoni dell'uso di thermate come afferma Jones, anzi, sono la più importante evidenza dell'assenza di super-termite.

- Molten metal - colate laviche nelle subway: fra le leggende metropolitane che circondano i tragici fatti dell'11 settembre, i fiumi di metallo fuso, che avrebbero trasformato i sotterranei di Ground Zero in un vulcano o in una specie di fonderia, occupano uno spazio speciale. Testimonianze ufficiali e fotografie ci mostrano che la realtà era ben diversa ed il vero problema erano i fiumi di acqua che avrebbero potuto riversarsi nella rete della metropolitana se lo slurry-wall avesse ceduto.

- Molten metal - USGS e GeoNews: le telerilevazioni delle temperature al suolo e nell'immediato sottosuolo ebbero un ruolo fondamentale nell'indirizzare le squadre di soccorso e nell'ottimizzare lo sforzo dei pompieri per controllare i focolai di incendio. Secondo i complottisti, queste alte temperature sono incompatibili con un crollo naturale e sarebbero la prova di una demolizione controllata, ma le autorità americane, per nascondere la cosa, organizzano addirittura una mostra pubblica delle immagini con i rilevamenti termometrici...

- Molten metal - melted car: l'11 settembre centinaia di autoveicoli bruciarono sia all'interno di Ground Zero che nei suoi dintorni; per una corrente complottista, capitanata da Judy Wood, questa è una prova di utilizzo di armi ad energia diretta dallo spazio.

- Considerazioni sull'ASTM E119: la certificazione americana delle strutture per la resistenza all'incendio fornisce indicazioni realistiche? Un'analisi di sintesi delle luci e delle ombre di questo esame e della sua reale utilità nel campo dell'ingegneria strutturale e della progettazione della sicurezza degli edifici.


Si consiglia la lettura anche di C'erano pozze di metallo fuso... da 11-settembre.blogspot.com, blog di Henry62.

2007/08/24

L'ultimo chiuda la porta: Jimmy Walter abbandona il complottismo

di Paolo Attivissimo

Jimmy Walter, il milionario statunitense che dichiara di aver speso sette milioni di dollari per finanziare la "ricerca della verità", lo sponsor del video Confronting the Evidence trasmesso persino da Raitre in Report, chiude bottega.

Molla tutto e chiude la sua parabola con un piagnisteo che coinvolge persino il presidente venezuelano Chavez nella lista di coloro che per viltà fecero il gran rifiuto: quello di abbracciare la causa del complottismo.

Ecco una sintesi del suo messaggio di congedo, nel quale afferma che tutti, ma proprio tutti, compreso l'Iran, fanno parte della Grande Cospirazione per nascondere l'orribile impostura.

... l'accettazione da parte dei Democratici dell'indagine palesemente errata sull'11/9 commissionata dal Congresso [oltre a molti altri gesti dei Democratici elencati da Walter, N.d.T.] dimostra chiaramente che l'"opposizione" dei Democratici è fasulla, progettata per fallire, e che i media sono controllati dai nostri veri governanti, che non si vedono mai.

Nessuna persona obiettiva può esaminare l'assenza di rottami al Pentagono e il crollo dell'edificio 7 del WTC senza rendersi conto che c'è qualcosa di terribilmente sbagliato nella versione ufficiale. Senza dubbio, i dirigenti e molti membri dei media principali, i Democratici, i Repubblicani, l'FBI, la CIA, l'MI6, il Mossad, e i governi di Israele, Regno Unito, Russia, Europa e Asia sanno la verità o sono coinvolti nell'attacco dell'11 settembre 2001. Neppure Hugo Chavez del Venezuela, neppure l'Iran o i media di sinistra sono disposti a dedicare tempo e risorse a smascherare le bugie.

... Aiutate coloro che vi stanno vicino a sopportare il dolore e a prepararsi per i disastri che stanno per accadere, perché "loro" non si arrenderanno e non si fermeranno qui. Ci saranno altri attacchi "terroristici", alcuni addossati all'Iran, per giustificare l'attacco all'Iran, la permanenza in Iraq e la guerra senza fine.


Questo sito rimane attivo per coloro che vogliono sapere. Io mi sono arreso. Non rispondo più all'e-mail, non regalo più DVD, e non sostengo più la sfida da un milione di dollari (che nessun ingegnere o scienziato del NIST, della FEMA o altrimenti credibile ha osato accettare). Buona fortuna a tutti. Non sarà una buona notte.

Con rimpianto,

Jimmy Walter

Attendiamo ora con interesse la reazione della redazione di Report, che tanta fiducia ha riposto e tanta autorevolezza apparente ha conferito al video-bufala di Jimmy Walter, buggerando contribuenti e abbonati Rai.

Dalle parole di commiato di Walter è infatti evidente che Milena Gabanelli e Sigfrido Ranucci, autore e coautore di Report, sono stati sedotti dalle fantasie di un paranoico che ha ormai tristemente raggiunto lo stadio terminale.

Una cosa, tuttavia, va riconosciuta a Jimmy Walter: ha fatto, sia pure involontariamente, un'osservazione molto lucida. Persino i governi di stati come l'Iran e il Venezuela, non certo amiconi degli Stati Uniti, non danno corda alle teorie complottiste. Chiediamoci tutti perché.

2007/08/22

WTC7, il mistero della foto senza danni

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

English abstract (updated): A photograph (shown below) of the south face of WTC7 appears to show no damage and no fires affecting the building after the collapse of both of the Twin Towers. This picture appears to contradict the many reports from firefighters and other photo and video evidence of fires and damage.
Accurate, geographically oriented digital models of the WTC are used to calculate shadow orientations and determine the time of day when the photograph was taken. Initial findings, published below, show that the photograph was taken between 9:59 and noon. Subsequent findings show that the models cast the correct shadows only between 9:40 and 10:20 AM local time (+/- 5 minutes).
Therefore, the most likely explanation for the apparent contradiction is that the picture was taken while WTC1 was still standing but hidden by the smoke (on the left) of the collapsed WTC2. Another less likely explanation is that the damage to WTC7 is hidden by the smoke, as occurs for example in some photographs of the deeply damaged Bankers Trust/Deutsche Bank building.
Either way, the photograph cannot be used as conclusive evidence of no damage to WTC7 after the collapse of both towers.


Ci sono poche immagini pubblicamente disponibili della facciata sud del WTC7, quella rivolta verso le Torri Gemelle. Una di esse sembra contraddire le altre, che mostrano incendi e danni estesi alla facciata, come del resto confermato dalle testimonianze dei pompieri: è quella mostrata qui sotto, tratta da questa pagina di 911 Research e purtroppo disponibile (a quanto risulta finora) soltanto alla bassa risoluzione con la quale è riportata qui.


La facciata sud non mostra segni di lesioni e non emette fumo: questa foto sembra quindi confermare le teorie complottiste che asseriscono che il WTC7 non fu interessato da incendi significativi o da lesioni estese e contraddire gli altri reperti fotografici e video.

L'origine e la collocazione temporale di questa foto sono incerte: la didascalia che accompagna l'immagine su 911 Research afferma che l'immagine è stata scattata "dopo la distruzione di entrambe le torri" e che "le ombre, prese da un punto d'osservazione rivolto verso nord, suggeriscono che sia mattina". Tuttavia non è nota la fonte di queste affermazioni: ho contattato 911 Research il 28/8/2006, ma non ho mai avuto risposta in merito.

Esistono due spiegazioni possibili per quest'apparente contraddizione fotografica. La prima è che il fumo copra le lesioni: cosa abbastanza plausibile, dato che un altro edificio gravemente lesionato, il Bankers Trust/Deutsche Bank Building, attualmente in corso di smantellamento, fu indiscutibilmente colpito e squarciato da macerie del WTC2, eppure vi sono foto in cui una leggera cortina di fumo risulta sufficiente a occultarne i danni pur vistosi. Questa è un'immagine dello squarcio prodotto nel Bankers Trust Building:


Eppure risulta apparentemente illeso in immagini come quella mostrata qui sotto, in cui l'edificio è in alto a destra: la facciata lesionata, quella così chiaramente visibile nella foto qui sopra, è quella rivolta verso sinistra (verso i resti del World Trade Center), tuttavia il velo di fumo e la bassa risoluzione impediscono di vederne i danni.


La seconda spiegazione possibile è che la collocazione oraria sia errata e che la foto si riferisca in realtà a un momento che precede il crollo del WTC1 (Torre Nord), le cui macerie hanno causato i danni al WTC7 (come documentato altrove), e che la nube di fumo visibile a sinistra nella foto copra il WTC1, che è in realtà ancora in piedi.

Vediamo quindi di approfondire la questione con alcuni esperimenti e qualche considerazione.

Possiamo innanzi tutto definire con certezza un orario minimo, prima del quale la foto non può essere stata scattata: le 9:59, ora del primo crollo di una delle Torri Gemelle. Infatti nella foto si notano a sinistra degli enormi frammenti di facciata di una delle torri, per cui almeno una delle torri è crollata.

Si tratta, fra l'altro, di frammenti conficcati, non di un moncone di torre, come possiamo notare dalla mappa del luogo e da una fotografia che riprende la medesima zona da un'altra angolazione.

La freccia azzurra indica la direzione lungo la quale è stata presa l'immagine, determinata dal fatto che lo spigolo del WTC4 (in primo piano) è quasi sovrapposto allo spigolo del WTC7.

A sinistra, un grandissimo frammento di facciata; a destra, quel che resta del WTC4. Questa foto non è necessariamente contemporanea della fotografia controversa: la presenza di incendi nel WTC4 suggerisce che sia successiva.

Va notato, fra l'altro, che quest'ultima foto documenta la grandissima distanza alla quale sono arrivati frammenti anche molto grandi delle macerie delle Torri Gemelle: questo frammento ha scavalcato completamente il WTC4, conficcandosi a oltre 120 metri di distanza dalla torre.

Con l'aiuto di un modello digitale in scala, realizzato con un programma (Google Sketchup) che calcola correttamente le ombre in base a latitudine, longitudine, orientamento, data e ora, possiamo verificare la disposizione delle ombre sul WTC7 nel corso della giornata. Il modello, liberamente scaricabile su richiesta, è basato sullo straordinario lavoro di Brenta.

Nota tecnica: la corretta collocazione geografica di un modello si può verificare scegliendo in Google Sketchup il menu Tools e l'opzione Toggle Terrain. L'orario si imposta scegliendo dal menu Window la voce Shadow. e attivando l'opzione Use sun for shading.

Nella modellazione è stato tenuto conto del fatto che Google Sketchup non considera l'ora legale (Daylight Saving Time, DST), che invece era in vigore l'11/9/2001 a New York. Pertanto nel modello occorre immettere un orario anticipato di un'ora.

Ore 8.46 (il primo impatto). Il WTC3 è l'edificio blu; WTC4 è l'edificio verde; il WTC5 è l'edificio color sabbia; il WTC6 è l'edificio giallo; il WTC7 è la torre arancione.

Ore 9:59 (crollo della Torre Sud).

Già a questo punto si nota un fenomeno interessante: al momento del primo crollo (9:59), le ombre sono pressoché parallele alla facciata sud del WTC7 e si stanno spostando in senso orario.

La buona precisione del calcolo delle ombre nel modello digitale si può notare mediante il raffronto con questa fotografia, successiva al crollo della Torre Sud e precedente il crollo della Torre Nord (quindi scattata fra le 9:59 e le 10:28), e il modello visto dalla medesima angolazione.




Da questo momento in poi, la facciata sud inizia a non essere più del tutto in ombra come lo era prima. Nella fotografia controversa, invece, la facciata è in ombra.

Ore 10:28 (crollo della Torre Nord e del WTC3).


Ore 11:30.

Man mano che passa la giornata, insomma, la facciata sud è sempre più esposta al sole. Possiamo quindi escludere con certezza la fascia pomeridiana come orario di scatto della fotografia controversa, anche perché nelle foto pomeridiane il WTC7 ha la facciata est in ombra e quella ovest illuminata dal sole, ossia il contrario di quanto si riscontra nella foto in discussione.

Le ombre molto corte proiettate per esempio dal veicolo in primo piano escludono ulteriormente sia il tardo pomeriggio, sia il primo mattino.

Il problema è capire, a questo punto, in che orario del mattino si colloca la fotografia: prima o dopo il secondo crollo delle Torri Gemelle? Riguardiamo la foto:


La presenza di un'ombra netta che attraversa la piazza e divide in due parti la facciata del WTC4 dovrebbe permettere di risalire con precisione all'ora in cui è stata scattata la foto, per esempio mediante il confronto con altre foto della zona che abbiano una collocazione oraria precisa. Purtroppo per il momento non risultano disponibili immagini con queste caratteristiche (e in questo senso il contributo dei lettori è sicuramente gradito), per cui occorre procedere per altre vie.

A prima vista, dalla foto sembra mancare anche la seconda torre crollata. Ma proviamo a usare il modello per ricostruire la visuale della fotografia, collocando l'osservatore nella Liberty Plaza (come nella foto) alle 9:59, quando la Torre Nord è ancora in piedi:

Sia pure con le dovute approssimazioni di prospettiva (ininfluenti sugli edifici lontani), questa visuale dimostra che la Torre Nord si colloca molto più a sinistra di quanto potrebbe suggerire la ricostruzione mentale della scena e quindi potrebbe benissimo essere ancora in piedi, coperta dalla nube di fumo che si vede sulla sinistra nella foto controversa.

Questo risultato ci lascia formalmente con tre alternative (escludendo la falsificazione della foto controversa):
  • la foto è stata scattata in tarda mattinata, dopo il crollo di entrambe le torri, e in realtà non ci sono stati danni alla facciata sud del WTC7, per cui i pompieri mentono e tutte le altre fotografie sono false;
  • la foto è stata scattata in tarda mattinata, dopo il crollo di entrambe le torri, e i danni alla facciata sud del WTC7 ci sono ma sono occultati dalla cortina di fumo;
  • la foto è stata scattata dopo il crollo del WTC2 (Torre Sud) ma prima del crollo del WTC1 (Torre Nord), che è coperto dalla nube di fumo sulla sinistra, per cui il WTC7 è ancora intatto ma subirà poco dopo i danni ben documentati, quando crollerà il WTC1.
La scelta fra le alternative viene lasciata al buon senso del lettore.

Aggiornamento (2007/09/25)

Un'analisi più approfondita, condotta con un modello digitale più completo, ha permesso di determinare che ombre compatibili con quelle osservabili nella fotografia controversa si formano soltanto fra le 9:40 e le 10:20 del mattino (con un'approssimazione di +/- 5 minuti). Poiché la Torre Nord è crollata alle 10:28, è estremamente probabile che la foto sia stata scattata prima del crollo e che quindi la Torre Nord sia ancora in piedi ma coperta dal fumo.

Ecco alcune immagini esplicative a bassa risoluzione (ingrandibili cliccandovi sopra). Va ricordato che l'orario indicato da Google Sketchup è anticipato di un'ora perché il software non tiene conto dell'ora legale.

Ore 8:46


Ore 9:59


Ore 10:28

Come si può notare dalle immagini, le ombre prodotte sul WTC4 e sul WTC5 dai grattacieli all'1 di Liberty Plaza e al 22 di Cortland Street lasciano illuminata una fetta significativa della plaza antistante il WTC4 soltanto prima del crollo della Torre Nord. Le dimensioni della fetta illuminata sono massime intorno alle 10:00. Dopo il crollo della Torre Nord (10:28), la zona illuminata si assottiglia sempre più fino a scomparire.

Un altro elemento che permette di definire l'orario della fotografia controversa è la parziale illuminazione del WTC5. Osservando attentamente la foto, infatti, si nota che una stretta banda verticale della facciata rivolta verso l'osservatore è illuminata, mentre il resto è in ombra. Questa configurazione di ombre si verifica soltanto fra le 9:40 (quando il sole inizia a illuminare la zona) e le 10:20 (quando la banda diventa visibilmente troppo larga).

Pertanto si può concludere che nei limiti di precisione del modello, l'unico periodo nel quale si ottengono nel modello le ombre mostrate nella fotografia è prima del crollo della Torre Nord. Risulta quindi molto plausibile che la fotografia sia stata scattata prima di questo crollo.

2007/08/18

Considerazioni sull'ASTM

di mother. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il sostenitore di teorie alternative Kevin Ryan ha scritto su 911blogger.com quanto segue, tradotto in italiano da Luogocomune.net qui (gli errori della traduzione di Luogocomune sono riportati qui sotto fedelmente):

Anche gli studenti alle prime armi sono a conoscenza del fatto che UL è una delle poche importanti organizzazioni a cui fanno capo regolamentazioni e specifiche, poiché essa “produce un Indice di Resistenza al Fuoco (Fire Resistance Index) con una valutazione oraria per travi, colonne, piani, soffitti, muri e partizioni testati secondo l'ASTM Standard E119” [2]. La FEMA (Federal Emergency Management Administration) stessa ha sottolineato questo aspetto nel loro WTC report affermando che “per architetti ed ingegeri, la raccolta d informazioni della UL sulla resistenza al fuoco è uno dei maggiori punti di riferimento nelle scelte progettuali che rispettino le regolamentazioni per al resistenza anti-incendio” [3].

Inoltre, il chimico e manager della Divisione Anti-incendio Tom Chapin con cui ero in contatto ha ammesso il coinvolgimento di UL nella validazione dell'acciaio del WTC in una lettera al direttore del New York Times pubblicata il 15 aprile 2002. In questa lettera Chapin afferma che "Il World Trade Center è resistito per quasi un'ora sopportando condizioni ben oltre quelle affrontate in un tipico incendio. In quel lasso di tempo, migliaia di persone sono evacuate salvandosi la vita. Le specifiche ASTM E-119 e le procedure di test di UL hanno aiutato a rendere possibile tutto questo" [4].

Tuttavia le false dichiarazioni di Popular Mechanics riguardo UL e la non-validazione dell'acciaio non sono solo il risultato di una conoscenza approssimativa delle metodologie di test. La stessa UL infatti, poco dopo avermi licenziato per le mie richieste di chiarimenti ha fatto una dichiarazione simile. Hanno negato la loro responsabilità anche dopo aver ammesso pubblicamente che i loro test erano relativi alla resistenza anti-incendio delle torri del WTC. Inoltre, la situazione si aggrava drasticamente se si considera che UL ha enfatizzato la questione affermado che “non ci sono prove” che la ditta abbia validato l'acciaio.

La normativa ASTM E119 è reperibile a questo indirizzo. Da questa norma riportiamo un passaggio che chiarisce che si tratta di certificazione di strutture, non di materiali (le evidenziazioni sono aggiunte):

1. Scope
1.1 The test methods described in this fire-test-response standard are applicable to assemblies of masonry units and to composite assemblies of structural materials for buildings, including bearing and other walls and partitions, columns, girders, beams, slabs, and composite slab and beam assemblies for floors and roofs. They are also applicable to other assemblies and structural units that constitute permanent integral parts of a finished building.
1.2 It is the intent that classifications shall register comparative performance to specific fire-test conditions during the period of exposure and shall not be construed as having determined suitability for use under other conditions or after fire exposure.
1.3 This standard is used to measure and describe the response of materials, products, or assemblies to heat and flame under controlled conditions, but does not by itself incorporate all factors required for fire hazard or fire risk assessment of the materials, products or assemblies under actual fire conditions.
1.4 These test methods prescribe a standard fire exposure for comparing the test results of building construction assemblies. The results of these tests are one factor in assessing predicted fire performance of building construction and assemblies. Application of these test results to predict the performance of actual building construction requires the evaluation of test conditions.
1.5 The values stated in inch-pound units are to be regarded as the standard. The values given in parentheses are for information only.
This standard does not purport to address all of the safety concerns, if any, associated with its use. It is the responsibility of the user of this standard to establish appropriate safety and health practices and determine the applicability of regulatory limitations prior to use.
1.6 The text of this standard references notes and footnotes which provide explanatory material. These notes and footnotes (excluding those in tables and figures) shall not be considered as requirements of the standard.

Il fuoco svolge la sua azione sulle strutture in vari modi, poiché vi sono vari elementi da tenere in considerazione.

In primo luogo un incendio è un fenomeno chimico e fisico. Per combustione di sostanze combustibili in reazione con l'ossigeno, si producono calore e prodotti di scarto.

I prodotti di scarto, o l'azione chimica stessa che li genera o che possono generare, sono un pericolo per le forme di vita organiche, mentre tendenzialmente non interessano le strutture metalliche; tuttavia, possono coinvolgere quegli elementi strutturali portanti o secondari che rientrano fra i materiali combustibili.
Il calore danneggia la struttura più di quanto non facciano altri termini dell'incendio, agendo su più fronti.

Sottoposto a calore, un metallo subisce un fenomeno di dilatazione fisica del proprio volume secondo direzioni preferenziali, dettate dalla forma fisica con cui è stato estruso e dalle caratteristiche di comportamento del materiale stesso al variare della temperatura. Tale fenomeno non è lineare e per materiali compositi, come l'acciaio (ferro-carbonio), può comportare, per temperature elevate, grandi variazioni di comportamento (sopra i 700°C vi è persino la modificazione della struttura interna di ordinamento degli atomi).


Il calore, tuttavia, agisce anche sulla capacità resistente dell'acciaio, riducendola all'aumentare della temperatura.


Questi due fattori hanno entrambi una notevole importanza per l'equilibrio strutturale.

Ogni elemento portante d'acciaio è inserito fra dei vincoli, che vengono sottoposti ad un certo stress per l'allungamento di parte dell'elemento strutturale. Questo stress si traduce in un sistema di forze globalmente in equilibrio (non scarica reazioni al terreno) che, sui singoli collegamenti (bulloni, saldature e chiodature), aumenta la tensione agente, portando la zona verso le condizioni di rottura (tendenzialmente duttile).

Oltre lo stato di coazione interna, la riduzione della resistenza degli elementi strutturali allontana dalle condizioni di progetto (condizioni di progetto secondo verifiche statiche o a ribaltamento) o di esercizio. La rigidezza degli elementi strutturali dipende dal modulo elastico dei materiali e l'azione del calore agisce proprio su questo parametro dei materiali. Questo porta a dirottare il sistema di tensioni interne verso un nuovo sistema di equilibrio dato da elementi strutturali non più portanti, o portanti con una percentuale di rigidezza dipendente dal comportamento del materiale al fuoco/calore subito.

Detto questo, risulta facile comprendere cosa significhi sottoporre a verifica d'incendio una struttura. Due sono le problematiche che si sviluppano (tralasciando la combustione chimica) e due sono le verifiche da eseguire.

Una verifica è ben rappresentata dalla ASTM E 119, la quale mira a verificare gli assemblati e le connessioni fra elementi strutturali, nonché la combustibilità di questi.

Vi sono tuttavia delle considerazioni in merito:
  1. Verificare che non si sviluppino eccessive tensioni fra i collegamenti strutturali di un assemblato strutturale non è la migliore verifica possibile. La presenza di tensioni nei collegamenti, dovute all'equilibrio strutturale, cui vanno a sovrapporsi altre tensioni dovute alla coazione dovuta agli allungamenti, è una notevole modifica dello stato di sollecitazione secondo un diagramma delle azioni che tenga conto della storia di carico.
  2. La diminuzione della capacità resistente e della rigidezza dell'elemento assemblato è legata all'aumento della temperatura. Questo permette di definire la tipologia di isolante e gli spessori da utilizzare per prevenire che nell'elemento si raggiungano valori critici, tali da modificare la risposta dei singoli elementi.

Inoltre, per quanto siano i singoli elementi strutturali a definire l'ambito locale, l'adozione di piccoli assemblati può far dimenticare che dinamiche globali possono costituire un problema anche con piccole modificazioni per ogni singolo assemblato.

Oltretutto, la definizione della capacità resistente ad un incendio ottenuta testando la struttura sulla base di adeguati elementi protettivi, non è a favore della sicurezza; in altre parole, se l'assemblato venisse invece verificato senza elementi isolanti, nella pratica si avrebbe una maggiore sicurezza data dall'inserimento di materiale di isolamento. Siccome non si può espandere la capacità resistente al fuoco dell'acciaio, se non andando contro concetti di resistenza, economicità e ottimizzazione delle sezioni degli elementi strutturali usati, la prova assumerebbe più significato se venissero definite due stime di tempo utile per la resistenza al fuoco (stima ottimistica e stima pessimistica), in cui le valutazioni dovrebbero essere eseguite rispettivamente con lo strato isolante e senza.

I soccorsi avrebbero così un intervallo di tempo di assoluta sicurezza ed un ulteriore lasso di tempo di probabile sicurezza, in relazione all'evento eccezionale che ha colpito la struttura.

Tali verifiche, tuttavia, vista la modifica di resistenza e di rigidezza degli elementi, richiedono che si ricreino nell'ambito del test le condizioni esatte di tensione in cui si troverebbero inseriti gli elementi nella struttura.

Si ricorda l'articolo che descrive lo stato delle protezioni antincendio poco prima dell'attentato al World Trade Center.
  • Si può far notare un ulteriore aspetto a sfavore della sicurezza dovuto alle protezioni antincendio, di cui si dovrebbe tenere conto (o dimostrare la scarsa influenza). Se ci trovassimo nella situazione per cui parte dello strato isolante viene asportato per una lunghezza finita di struttura ed in quel luogo si sviluppa un incendio, gli strati isolanti vicino al luogo dell'incendio, non asportati, costituiscono un isolamento alla dispersione di calore in altri ambienti.
  • La progettazione contro le azioni eccezionali prevede riduzioni dovute alla non contemporaneità degli eventi. Un piccolo esempio: una struttura può subire una nevicata eccezionale, essere sottoposta a venti pari a quelli di un tornado, subire un terremoto (vi è una probabilità che si verifichino questi eventi eccezionali secondo un certo periodo di ritorno).
    Tuttavia la probabilità che si verifichino tutti e tre gli eventi eccezionali contemporaneamente è quasi nulla. Così, in genere, si considerano singolarmente le azioni eccezionali, fra le quali rientra la verifica agli incendi.
    In realtà alcuni eventi eccezionali, come gli incendi, possono essere logica conseguenza di altri eventi eccezionali. Per questo motivo la probabilità che si verifichino due eventi eccezionali in contemporanea, di cui il secondo è un incendio, non è nulla.
    Il caso più evidente è ovviamente un evento eccezionale come l'urto di un aeromobile contro un grattacielo, che genera il successivo incendio diffuso all'interno della struttura su più piani in contemporanea (ben diverso dal cestino da ufficio che prende fuoco). L'eccezionalità dell'evento legato all'impatto dell'aereo produce almeno altri due eventi eccezionali, come la rimozione delle protezioni passive antincendio dalla struttura nella zona di impatto e la messa fuori servizio del sistema antincendio attivo degli estintori a pioggia. Il camion pieno di idrocarburi che urta contro il pilone di un viadotto, il camion carico di grassi vegetali che prende fuoco in un tunnel, ecc.


Aggiornamento (2-10-2007)


Questa foto, tratta da pagina 29 di questo documento NIST, mostra l'asportazione dell'isolante termico sul WTC2 nei piani di impatto del Boeing 767.

Come appena spiegato, se la norma prevede il rientro dentro certi parametri di allungamento o resistenza, una situazione ben differente si verifica nei casi in cui un incidente o un'esplosione asporta parte dell'isolamento o nei casi in cui ciò avviene in un elemento caricato con pressoflessione.

In questo caso la norma non garantisce una corretta previsione di resistenza al fuoco, sia per l'insorgere di instabilità dell'equilibrio dovuta alla riduzione del modulo elastico, sia per la diminuzione della capacità resistente che per l'esposizione a temperature inferiori a quelle considerate critiche per l'acciaio con conseguenti comportamenti di allungamento e contrazione.




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Molten metal - melted car

di mother



Si ricorda questo post delle testimonianze sul molten metal.

Judy Wood, nel descrivere la sua teoria, dà un ruolo importante alle auto bruciate (melted o toasted) ritrovate nei dintorni di Ground Zero.

In aiuto le viene il video in cui si parla di melted car.




Tali effetti vengono utilizzati per comprovare la presenza di fantomatiche armi, quali mininukes - piccole bombe atomiche - o raggi laser stellari che, da satellite, avrebbero indebolito le strutture del WTC facendolo crollare, ecc... (link)

Bisogna far notare che, a seguito del crollo delle due Torri Gemelle, una notevole quantità di materiale combustibile è fuoriuscita, disperdendosi in buona parte delle zone limitrofe.


Una scintilla... qualche residuo dell'incendio già sviluppato nel WTC... basta poco per diffondere l'incendio, soprattutto nei primi momenti, quando i soccorritori erano in fuga e le tubature degli idranti erano andate sotto-pressione a causa delle rotture provocate alla rete dell'acquedotto dall'impianto al suolo degli edifici.





Gli incendi non si diffusero alle sole auto, ma anche a piante, a carte e a tutto quanto veniva raggiunto dalle fiamme, senza pompieri attorno pronti a spegnere l'inizio d'incendio.
Non solo auto e cose, quindi, subirono la conseguenza degli incendi che si svilupparono un po' ovunque.



Viene facile paragonare tale avvenimento con altri, forse meno catastrofici dal punto di vista dell'intensità dell'incendio e degli eventi, tuttavia altrettanto devastanti


Queste sono le immagini dell'incendio che qualche settimana fa ha devastato il Gargano in Italia, compresi alcuni campeggi.







Incuriosisce l'uso del termine "melted" o "toasted" anche per le auto bruciate da incendi ben documentati da foto che ne chiariscono in modo evidente le cause.
Per quanto parti metalliche vengano meno a seguito degli incendi, definire le auto come "fuse" o "squagliate" è un uso esagerato del termine.



Aggiornamento articolo 2-10-2007

Immagini di incendi successivi ai crolli sono disponibili in questo video


Un esempio di auto in fiamme ed esplosione del serbatoio di carburante lo abbiamo su questo video youtube
Oltre agli schiocchi e botti, si può notare come si diffonde l'incendio nei parcheggi.
L'auto in fiamme ben presto porta il serbatoio ad esplodere e parte del carburante a fuoriuscire riversandosi nell'intorno del veicolo in fiamme (nella foto quello bianco).

Il fuoco sotto del nuovo veicolo se presente in quantità sufficiente agisce sulle parti combustibili (parti del motore, gomme) diffondendosi ben presto al resto dell'auto.

Altri video con la presenza dei fuochi sulle macerie di Ground Zero: video1 video2



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