di Hammer. L'articolo è stato corretto dopo la pubblicazione iniziale.
Nel luglio del 2013 Al Jazeera ha pubblicato il testo integrale dell'Abbottabad Report, rapporto di una commissione indipendente istituita dal governo pakistano per chiarire le modalità con cui si è svolto il raid dei Navy SEALs che nel maggio del 2011 ha portato all'uccisione di Osama bin Laden. La commissione, denominata Abbottabad Commission, ha intervistato più di 200 persone tra cui ufficiali militari, personale della polizia locale, il sindaco di Abbottabad e le tre mogli di Osama.
Cio che emerge principalmente dalla lettura del documento è il doppio fallimento nazionale Pakistano; l'intelligence di Islamabad non è infatti stata in grado di rilevare la presenza di Osama bin Laden sul territorio nazionale per oltre sei anni e nemmeno di impedire l'operazione militare statunitense avvenuta senza la collaborazione del governo locale e definita "act of war", ovvero un "atto di guerra".
Il documento, lungo 337 pagine, è ricchissimo di dettagli sull'ultimo periodo di vita di Osama bin Laden e porta alla luce aspetti poco noti in precedenza, come il fatto che lo "sceicco del terrore" fosse ossessionato dalla sicurezza e indossava un cappello da cowboy quando usciva dall'edificio per evitare di essere riconosciuto dall'alto e che aveva espresso l'intenzione di far abbattere gli alberi circostanti per evitare che potessero fungere da nascondiglio per eventuali spie.
Il rapporto dedica un'ampia parte anche al progetto della CIA di avviare, con la complicità del medico Shakeel Afridi, una campagna di vaccinazione contro l'epatite-B che avrebbe permesso di prelevare campioni di sangue da tutti i bambini della zona tra cui i figli di Osama, in modo da poterlo confrontare con i campioni di DNA dello stesso bin Laden in loro possesso e confermare così la sua presenza nella zona. Il piano fallì in quanto al medico non fu concesso di entrare nel compound.
Le conclusioni tratte dalla commissione sono molto critiche nei confronti dell'intelligence e della polizia Pakistana accusandole in più di una occasione di gravi negligenze. Per lunghi anni infatti nessuno si è accorto che la costruzione del compound era abusiva e che non veniva pagata nessuna bolletta per il consumo di gas e corrente elettrica.
La pubblicazione del documento è stata, come ovvio, ignorata dai siti complottisti in quanto costituisce una smentita indipendente e autorevole delle teorie del complotto sulla morte di Osama bin Laden. Infatti attraverso le oltre 200 interviste viene confermata la versione dei fatti diffusa dalle fonti statunitensi, pertanto se esistesse un complotto dovrebbero farne parte anche il governo pakistano e le tre mogli di Osama bin Laden. Il rapporto riconosce inoltre l'autenticità della conferma da parte di Al Qaeda della morte del proprio leader. A pagina 243 la Commissione si chiede inoltre se fosse stato ragionevole ritenere che Osama bin Laden fosse morto prima del 2011 (come tuttora sostenuto da molti complottisti tra cui gli italiani Chiesa e Mazzucco) e la risposta a cui giunge è negativa in quanto nel gennaio dello stesso anno era stato diffuso un messaggio audio attribuito a bin Laden che era stato verificato, con il riconoscimento vocale, essere autentico.
Il rapporto non potrà comunque essere accusato dai complottisti di essere una velina creata ad arte dal governo americano poiché il documento stesso mette in dubbio un aspetto cruciale della vicenda, ovvero la sepoltura in mare del cadavere di Osama in quanto la sepoltura in mare di chi è morto sulla terra sarebbe vietata dalle usanze islamiche e perché non è stata mostrata nessuna foto della salma nemmeno al governo pakistano.
Nel luglio del 2013 Al Jazeera ha pubblicato il testo integrale dell'Abbottabad Report, rapporto di una commissione indipendente istituita dal governo pakistano per chiarire le modalità con cui si è svolto il raid dei Navy SEALs che nel maggio del 2011 ha portato all'uccisione di Osama bin Laden. La commissione, denominata Abbottabad Commission, ha intervistato più di 200 persone tra cui ufficiali militari, personale della polizia locale, il sindaco di Abbottabad e le tre mogli di Osama.
Cio che emerge principalmente dalla lettura del documento è il doppio fallimento nazionale Pakistano; l'intelligence di Islamabad non è infatti stata in grado di rilevare la presenza di Osama bin Laden sul territorio nazionale per oltre sei anni e nemmeno di impedire l'operazione militare statunitense avvenuta senza la collaborazione del governo locale e definita "act of war", ovvero un "atto di guerra".
Il documento, lungo 337 pagine, è ricchissimo di dettagli sull'ultimo periodo di vita di Osama bin Laden e porta alla luce aspetti poco noti in precedenza, come il fatto che lo "sceicco del terrore" fosse ossessionato dalla sicurezza e indossava un cappello da cowboy quando usciva dall'edificio per evitare di essere riconosciuto dall'alto e che aveva espresso l'intenzione di far abbattere gli alberi circostanti per evitare che potessero fungere da nascondiglio per eventuali spie.
Il rapporto dedica un'ampia parte anche al progetto della CIA di avviare, con la complicità del medico Shakeel Afridi, una campagna di vaccinazione contro l'epatite-B che avrebbe permesso di prelevare campioni di sangue da tutti i bambini della zona tra cui i figli di Osama, in modo da poterlo confrontare con i campioni di DNA dello stesso bin Laden in loro possesso e confermare così la sua presenza nella zona. Il piano fallì in quanto al medico non fu concesso di entrare nel compound.
Le conclusioni tratte dalla commissione sono molto critiche nei confronti dell'intelligence e della polizia Pakistana accusandole in più di una occasione di gravi negligenze. Per lunghi anni infatti nessuno si è accorto che la costruzione del compound era abusiva e che non veniva pagata nessuna bolletta per il consumo di gas e corrente elettrica.
La pubblicazione del documento è stata, come ovvio, ignorata dai siti complottisti in quanto costituisce una smentita indipendente e autorevole delle teorie del complotto sulla morte di Osama bin Laden. Infatti attraverso le oltre 200 interviste viene confermata la versione dei fatti diffusa dalle fonti statunitensi, pertanto se esistesse un complotto dovrebbero farne parte anche il governo pakistano e le tre mogli di Osama bin Laden. Il rapporto riconosce inoltre l'autenticità della conferma da parte di Al Qaeda della morte del proprio leader. A pagina 243 la Commissione si chiede inoltre se fosse stato ragionevole ritenere che Osama bin Laden fosse morto prima del 2011 (come tuttora sostenuto da molti complottisti tra cui gli italiani Chiesa e Mazzucco) e la risposta a cui giunge è negativa in quanto nel gennaio dello stesso anno era stato diffuso un messaggio audio attribuito a bin Laden che era stato verificato, con il riconoscimento vocale, essere autentico.
Il rapporto non potrà comunque essere accusato dai complottisti di essere una velina creata ad arte dal governo americano poiché il documento stesso mette in dubbio un aspetto cruciale della vicenda, ovvero la sepoltura in mare del cadavere di Osama in quanto la sepoltura in mare di chi è morto sulla terra sarebbe vietata dalle usanze islamiche e perché non è stata mostrata nessuna foto della salma nemmeno al governo pakistano.