Dopo l'uccisione di Ayman al-Zawahiri avvenuta lo scorso mese di luglio a Kabul, al-Qaeda ha identificato l'egiziano Saif al-Adel come proprio nuovo leader, come risulta da un documento delle Nazioni Unite del febbraio di quest'anno.
Al-Adel è nato in Egitto, in una città chiamata Shibin al-Kawm a nord del Cairo, nei primi anni 60, l'anno esatto non è noto, con il nome di Mohammed Salahuddin Zeidan. Al-Adel rimase nel paese africano fino al conseguimento della laurea in economia. Nel 1987 si trasferì in Arabia Saudita dove rimase un solo anno e dove finse la propria morte. Al-Adel fece comunicare alla sua famiglia in Egitto la notizia del proprio decesso in un incidente d'auto da uno sconosciuto che riportò loro anche un giubbotto appartenente allo stesso al-Adel per provare la veridicità di quanto stava dicendo. La famiglia chiese alle autorità saudite di avere delle evidenze sulla morte del loro congiunto, ma senza successo; in assenza di prove certe sulla sorte dell'uomo il tribunale egiziano lo dichiarò legalmente morto. È probabile che a questo punto Al-Adel abbia rubato l'identità di un'altra persona e adottato il nome di battaglia con cui oggi è noto che significa spada della giustizia, per poi spostarsi in Afghanistan dove si unì ai gruppi jihdaisti che combattevano contro l'invasione sovietica. Al-Adel entrò a far parte di al-Qaeda già dalla fondazione e acquisì importanza all'interno della gerarchia dell'organizzazione diventando subito uno dei supervisori dei campi di addestramento. Tra i primi miliziani formati da Al-Adel si trova, ad esempio, Ramzi Yousef, responsabile del primo attentato contro il World Trade Center.
Tra il 1991 e il 1992 Saif al-Adel ebbe un ruolo rilevante nell'aiutare bin Laden a spostare al-Qaeda in Sudan e a espanderne l'influenza in Somalia e altri stari del corno d'Africa. Prima del ritorno di al-Qaeda in Afghanistan nel 1996, al-Adel viaggiò anche in Yemen per creare un ramo di al-Qaeda anche nella penisola araba. Negli anni seguenti fu tra gli organizzatori degli attentati contro le ambasciate americane in Africa del 1998, a seguito dei quali divenne uno dei ricercati most wanted dell'FBI, e dell'attacco contro la USS Cole del 2000. Durante la pianificazione degli attentati dell'11 settembre, al-Said fu tra quelli che si dissociarono delle intenzioni di Osama bin Laden e di Khalid Sheikh Mohammed, perché temeva che la reazione militare americana avrebbe distrutto al-Qaeda. Alcuni media riportano che al-Adel addestrò in Afghanistan alcuni dei dirottatori, tuttavia nessuno specifica quali dei diciannove sarebbero stati formati dall'egiziano.
In seguito agli attentati dell'11 settembre rimase in Afghanistan e insieme ad altri leader di al-Qaeda cercò un luogo dove potesse nascondersi; non trovandolo fuggì in Pakistan nel dicembre del 2001. Il Pakistan non si rivelò un posto sicuro dove dei leader di al-Qaeda potessero nascondersi, in quanto il presidente Pervez Musharraf si schierò a fianco degli Stati Uniti, e al-Adel vi rimase solo pochi mesi prima di trasferirsi con altri miliziani qaedisti in Iran. Sulle prime riuscirono a rimanervi senza troppe pressioni da parte delle autorita di Tehran, ma questa situazione durò poco e nel 2003 al-Adel venne arrestato insieme ad altri due terroristi e rimase in carcere fino al 2010 quando fu liberato in uno scambio di prigionieri tra l'Iran e la Rete Haqqani. Da allora le notizie sulla vita di al-Adel sono più vaghe. Tra il 2011 e il 2012 venne arrestato di nuovo durante un viaggio dal Pakistan all'Egitto e finì di nuovo detenuto in Iran. Al-Adel rimase in cella fino al 2015, quando venne liberato in un nuovo scambio di prigionieri, questa volta con il ramo di al-Qaeda attivo nella penisola araba.
Attualmente si ritiene che Saif al-Adel si nasconda ancora in Iran in una sorta di regime di arresti domiciliari autoinflitti, visto che l'Iran e al-Qaeda non sono alleati, e che diriga al-Qaeda da lì. In ogni caso al-Qaeda potrebbe presto trovarsi ad affrontare un serio problema di leadership. Se il fatto di essere in Iran dovesse ostacolare l'attività di al-Adel o se questi dovesse rivelarsi troppo vecchio per attirare nuovi adepti, al-Qaeda avrebbe avrebbe poche alternative. Le opzioni sarebbero di affidare la guida del gruppo a quelli che un rapporto dell'ONU del 2022 identifica come i successivi nella linea gerarchica, quali il marocchino Abdal Rahman al-Maghrebi, genero di al-Zawahiri, l'agerino Yazid Mebrak, leader del ramo magrebino di al-Qaeda, o il somalo Ahmed Diriye, capo di al-Shabbab. Se non si concretizzasse nessuna di queste ipotesi, una quarta ipotesi potrebbe essere il siriano Abu Abd al-Karim al-Masri che ha guadagnato notevole rilevanza da quando la Siria è afflitta dalla guerra civile e questa scelta potrebbe portare a una scissione, se lo spostamento del centro di gravità e dalla tradizione qaedista fosse troppo drastico.
Saif al-Adel è anche stato oggetto di uno scambio di identità da parte degli inquirenti americani. Per un periodo l'FBI ritenne infatti che Saif al-Adel non fosse Mohammed Salahuddin Zeidan, ma Mohammed Ibrahim Makkawi, un ex colonnello delle forze speciali egiziane che, come Zeiden, si unì ad al-Qaeda in Afghanistan. Makkawi venne arrestato nel 2012 al Cairo e alcuni media diedero erroneamente la notizia dell'arresto di al-Adel. Ad oggi, comunque, l'FBI elenca tuttora il nome di Mohammed Ibrahim Makkawi tra gli alias di al-Adel, nonostante l'equivoco sia stato chiarito.
Fonti:
- Washington Post
- Infografica del Soufan Group
- Combating Terrorism Center
- FBI - Most Wanted Terrorist
- Programma Rewards for Justice