2019/04/15

Pentagono: intervista con l'ex agente dell'NCIS Craig Covert

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

Craig Covert è un ex agente speciale dell'NCIS che è stato inviato al Pentagono pochi giorni dopo l'11/9 come primo soccorritore. Per discutere gli eventi di quel giorno e dei mesi successivi, Craig Covert ha accettato la nostra proposta di un'intervista che oggi offriamo ai nostri lettori.

Ringraziamo Craig Covert per la sua cortesia e disponibilità.


Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto di ciò che hai visto e vissuto l’11/9?

Craig Covert: L’11/9 ero un agente speciale dell’NCIS, il Naval Criminal Investigative Service, a Washington. Quella mattina dovetti andare all'ambasciata israeliana a Washington in preparazione all'arrivo di un’autorità israeliana la mattina seguente, il 12 settembre. Mentre eravamo lì, il capo dell' ambasciata israeliana venne nella stanza e chiese “Avete visto cosa è successo? Un aereo si è appena schiantato contro il World Trade Center.” Io e il mio collega dell’NCIS guardammo il notiziario in televisione dentro l'ambasciata e quando il secondo aereo colpì, capimmo che la visita dell’autorità sarebbe stata cancellata e che avremmo dovuto tornare immediatamente al lavoro.

Non ricordo se il Pentagono sia stato colpito prima o dopo che lasciammo l'ambasciata, ma stava bruciando quando stavamo tornando al lavoro. Tornammo subito indietro, sapendo che probabilmente saremmo stati mandati al Pentagono per essere sulla scena per qualunque altra cosa fosse successa.


Undicisettembre: Cosa successe nei giorni seguenti?

Craig Covert: Come agenti speciali delle forze dell'ordine sapevamo che saremmo stati coinvolti in un modo o nell'altro. Quando tornammo in ufficio c'era molta confusione sia nell'ufficio sia fuori, in tutto il governo di Washington. Non importava se lavoravi per l’FBI, per l’NCIS, per i servizi segreti; tutti erano terribilmente confusi. Non sapevamo come reagire, perché c'erano voci di un altro aereo in avvicinamento. Ci agitavamo per capire cosa dovevamo fare. Sopra ogni cosa, sapevamo che saremmo dovuti andare al Pentagono per via del nostro lavoro come agenti dell’NCIS e per i nostri legami con i militari, perché lavoriamo per il Dipartimento della Marina.

L’NCIS ha una squadra di risposta alla scena del crimine molto forte, e la squadra fu assemblata velocemente. Più o meno tutti i membri della squadra furono mandati al Pentagono, all'inizio senza sapere cosa avremmo fatto. Indipendentemente da ciò, eravamo già in stand-by finché non fu deciso da poteri superiori cosa dovesse essere fatto e quale sarebbe stato il nostro incarico dopo lo schianto.


Undicisettembre: Cosa successe dopo che sei stato inviato al Pentagono?

Craig Covert: Fui mandato al Pentagono circa tre giorni dopo perché non c'era nulla che potessimo fare come investigatori prima che gli incendi fossero spenti dentro al palazzo. Provammo a ipotizzare un piano d’azione, ma il governo era in completa confusione. C'erano agenti con i mitragliatori fuori dal quartier generale dell’NCIS per i primi giorni in caso in cui ci fosse un altro attacco al nostro palazzo. Nessuno sapeva veramente cosa fare o se sarebbero arrivati altri attacchi. Quindi ci vollero tre o quattro giorni prima che l'agenzia producesse un piano.

Quando noi primi soccorritori fummo mandati al Pentagono incontrammo altre agenzie federali, agenzie dello stato e forze dell'ordine locali, squadre di intervento e dipartimenti dei vigili del fuoco che stavano tutti rispondendo alla scena dello schianto al Pentagono. Per i primi sei o sette giorni era troppo instabile per poter entrare. Il dipartimento dei pompieri aveva l’incarico di spegnere gli incendi e di mettere in sicurezza il palazzo nelle zone danneggiate in modo che i primi soccorritori potessero entrare per le operazioni di salvataggio. Inizialmente i pompieri erano gli unici che potevano fare operazioni di soccorso e recupero dei cadaveri, ma tutti capirono presto che non ci sarebbero stati troppi sopravvissuti dopo che gli incendi fossero stati spenti. La gran parte dei sopravvissuti era uscita il primo giorno. Dall'aereo stesso non c'erano corpi intatti, solo pezzi. Oltre alle vittime dell'aereo c'erano dipendenti del Pentagono che furono uccisi, e molti di loro furono recuperati dopo che il dipartimento dei pompieri spense gli incendi e che gli agenti di diverse squadre di ricerca iniziarono a rastrellare la scena del crimine. La nostra squadra iniziò ad andare nel palazzo circa una settimana dopo l’11/9 allo scopo di fare ricerca e salvataggio, ma fu quasi solo recupero dei cadaveri, perché nessuno era sopravvissuto allo schianto, e tutti i dipendenti dentro all'edificio nelle vicinanze della zona dell'impatto erano ovviamente morti. L'operazione di soccorso si trasformò presto in un'operazione di raccolta delle evidenze e di altri oggetti dalla scena.

Una volta che tutti erano consapevoli che non avremmo trovato altri sopravvissuti, iniziammo a concentrare la nostra ricerca sui resti umani, sulle macerie, su qualunque cosa che fosse relativa all'attacco come coltelli, taglierini, o cose di questo genere che potessero aiutare a dimostrare ciò che i notiziari stavano già riportando, cioè che i dirottatori probabilmente avevano usato dei taglierini e dei coltelli per gli attacchi sugli aerei. La nostra missione era di ritrovare i resti umani prima di tutto, dopodiché divenne un'operazione di raccolta di oggetti.

Io ero in una squadra che faceva il turno diurno; c'erano centinaia di agenti e primi soccorritori al Pentagono, erano tutti delle forze dell'ordine, pompieri o soccorritori di qualche ente governativo. Il personale dell’NCIS era diviso in due gruppi; io ero il capo di una delle due squadre diurne, mentre Erin Betro era il capo della seconda squadra. La mia squadra era composta di circa dodici agenti dell’NCIS, dell'OSI [United States Air Force Office of Special Investigations, N.d.T.] e alcuni militari in servizio.


Una volta che gli incendi furono spenti, non fu possibile entrare nel palazzo ed essere al sicuro, era troppo buio e pericoloso dentro al palazzo per fare un vero recupero di oggetti e di prove. Credo che sia stato il Centro di Comando dell’FBI, che era responsabile di tutta l'operazione, che decise che il modo migliore per gestire la situazione sarebbe stato portare dei bulldozer, degli escavatori e camion per i rifiuti. Il piano era di caricare tutte le macerie dalla zona dell'impatto nei camion e portarle dal palazzo al parcheggio nord del Pentagono che era sul lato opposto dell'area dell'impatto guardando il Pentagono dall'alto. I camion avrebbero poi scaricato le macerie in quello che noi chiamavamo la pila delle macerie.

Ogni ora, le squadre avrebbero frugato la pila delle macerie, ognuna per iniziare a smaltire la propria. Non so quanto fossero efficaci le squadre perché diverse agenzie hanno preparazioni diverse nel condurre gli esami della scena del crimine, e molte non hanno le competenze dell’NCIS quando esaminano le minuzie. Indipendentemente da ciò, prima che ogni pila fosse frugata, l’ATF mandava dei bobcat (macchine operatrici con la pala frontale) per abbassare la pila, dopodiché potevamo cercare a mano o con delle macchine per trovare tavoli, tubature, grandi pezzi di cemento, armature del cemento e pezzi di palazzo, lasciando quindi solo le macerie più piccole e gli effetti personali. Tutto era bagnato perché erano giorni che cercavano di spegnere gli incendi, ed era veramente un lavoro caotico. Inizialmente cercavamo parti di cadavere a mano, usando rastrelli e pale, ma alla fine i pezzi di cadavere iniziarono a marcire e dovemmo portare dentro i cani da cadavere affinché cercassero nella pila e ci aiutassero a cercare resti umani, perché era impossibile capire da dove arrivava l'odore. Oltre ai resti umani cercavamo effetti personali dei passeggeri dell'aereo e dei dipendenti del Pentagono che rimasero uccisi, come portafogli, foto, chiavi... qualunque cosa che sapevamo essere effetti personali delle vittime.

Avevamo anche l'incarico di cercare del materiale segretato. L'aereo colpì una zona del Pentagono che ospitava uno SCIF [Sensitive Compartmented Information Facility, N.d.T], un'area sicura che contiene materiale riservato, quindi migliaia di documenti segretati erano sparsi ovunque nella zona. L’NCIS in particolare era molto preoccupato per la possibile fuga di informazioni, quindi uno dei nostri scopi principali era raccogliere più materiale segretato possibile sparso tra le macerie. Sfortunatamente, poche agenzie delle forze dell'ordine oltre all’NCIS e all’OSI sapevano cosa cercare per trovare i documenti che erano stati segretati. Credo che molto materiale strettamente segretato e sensibile possa essere finito nella discarica.

Ovviamente cercavamo anche pezzi dell'aereo, pezzi della fusoliera, e qualunque cosa potessimo trovare che potesse essere raccolto e separato. In ultimo, cercavamo qualunque tipo di arma, coltelli o taglierini che potessero trovarsi nella pila dei detriti. Rastrellammo la pila con rastrelli dopo che i cani da cadavere avevano cercato le vittime; frugammo ogni pila numerose volte finché non eravamo sicuri di averla ripulita di questi oggetti: le parti di cadavere, gli effetti personali, il materiale segretato, pezzi di aereo e armi potenziali, prima che il resto della pila fosse caricato e portato via dai camion per essere smaltito.

Facemmo questo per sei settimane di fila, 24 ore al giorno. Prima che iniziassimo a spostare le macerie dal Pentagono al parcheggio nord passavamo sedici ore al giorno sulla scena, ma infine trovammo il ritmo e un piano di lavoro normale con il quale lavoravamo in turni da otto ore. Entro la terza settimana non eravamo più vestiti in abiti normali da lavoro. Avevamo tute protettive di tyvek, maschere, filtri HEPA perché non solo parti di cadavere iniziavano a marcire ma c'erano anche agenti cancerogeni e amianto nel palazzo che sono pericolosi per la salute. All'inizio indossavamo solo jeans e stivali, ma poi finimmo per essere equipaggiati con quelle che sembravano tute spaziali per il lavoro di recupero.

Infine, dopo sei settimane alla pila di detriti, la scena fu dichiarata completata e chiudemmo i lavori. A quel punto divenne un lavoro di recupero che fu trasferito almeno temporaneamente alle squadre di costruzione perché mettessero in sicurezza parti del Pentagono prima che cominciasse la ricostruzione. Non so se l'FBI o altre agenzie come il Pentagon Force Protection Agency rimasero sulla scena e cosa successe dopo che noi ce ne andammo.


Undicisettembre: Puoi confermare che la scatola nera del volo American Airlines 77 è stata trovata dall’NCIS?

Craig Covert: Fu trovata durante un turno di notte credo da uno dei nostri team dell’NCIS. Il mio amico e collega che era con me all'ambasciata israeliana l’11/9, l'agente speciale Greg Huska, era la persona che ricordo aver detto che la sua squadra trovò la scatola nera. Come la mia squadra, era una squadra di agenzie miste. C'erano agenti dell’NCIS, agenti dell’OSI e personale militare. Ciò che so di sicuro è che fu trovata durante il turno notturno e che alcuni agenti dell’NCIS se ne vantavano, ma non so nello specifico chi lo trovò.


Undicisettembre: Qualcuno aveva dei dubbi che un aereo avesse colpito il Pentagono?

Craig Covert: No. assolutamente no. Il Pentagono è posizionato vicino al cimitero internazionale di Arlington; l'aereo arrivò così basso che abbatté alcuni semafori lungo l’autostrada. Ci fu un tassista la cui automobile fu colpita da uno dei semafori dopo che l'aereo lo abbatté a circa 180 metri dal punto dell'impatto. L'aereo colpì il Pentagono così in basso che lasciò un buco nell'anello più esterno e incredibilmente parte dei piani superiori e un paio di anelli all'interno erano ancora intatti, creando quello che quasi sembrava essere un ponte sopra la zona dell'impatto. Siccome il piano più in alto era ancora intatto sopra la zona dell'impatto, era pericoloso per noi perché era instabile e poteva potenzialmente crollare. Qualcuno portò una gru e l'abbatté in modo che potessimo entrare per rimuovere le macerie.

Ma nessuno dubitava che un aereo avesse colpito. Inizialmente c'erano pezzi di aereo per tutta l'area tra il Pentagono e l'autostrada. C'erano ruote, il carrello, e anche grossi frammenti della fusoliera con le finestre ancora visibili. Migliaia di pezzi della fusoliera dell'aereo sparsi nella zona. L'inconfondibile odore del carburante avio JP-4 o JP-5 rimase nell'aria per molte settimane. Quindi no. Nessuno dubitava di ciò che era successo.

Nell'ultima pila di detriti su cui la mia squadra lavorò, vidi personalmente i comandi dell'aereo. Erano in quella pila. Quando recuperavamo resti umani, di solito erano grandi come una mano: un dito, un pezzo di spalla, un pezzo di carne. I cani da cadavere cercavano e trovarono il 95% dei resti umani, ma saltuariamente trovavamo resti umani mentre rastrellavamo la pila. Raccoglievamo pezzi che sembravano cartone bagnato, perché tutto era bagnato e sporco per via della cenere e dell'acqua che c'erano dentro al Pentagono. Quando lo lavavamo dello sporco, vedevamo che c'erano peli e pori della pelle e capivamo che quel pezzo di cartone che ci sembrava di aver trovato era la pelle di qualcuno. Trovai molti scalpi umani e in uno di questi scalpi c'era la targhetta con il nome di un’assistente di volo incastrato nei capelli. È difficile negare che quello fosse di una vittima dell'aereo. Trovammo anche pezzi del rivestimento del sedile del pilota e i comandi dell'aereo; la mia squadra raccolse quegli oggetti l'ultima settimana che eravamo lì. Non ci fu nessun errore: un aereo colpì il Pentagono.


Undicisettembre: Anni dopo l’11/9 sei stato inviato in Afghanistan. Che incarico avevi lì?

Craig Covert: Un incarico diverso. Durante gran parte del mio lavoro nelle forze dell'ordine, fui anche un riservista della Marina. Durante un’esercitazione della Marina in un weekend fui avvicinato da un superiore a Camp Lejeune e mi disse “Tu sei un agente speciale, vero? Ti intendi bene con gli agenti speciali e le forze dell'ordine, vero? Abbiamo bisogno un ufficiale di collegamento con la DEA, in Afghanistan. Ti può interessare?” Quindi finii per essere mandato in Afghanistan, a coordinare le operazioni antidroga tra la DEA e la Marina.


Undicisettembre: L’11/9 come condiziona il lavoro quotidiano dell’NCIS?

Craig Covert: Cambiò radicalmente non solo il modo in cui l’NCIS conduceva le proprie operazioni, ma tutte le forze dell'ordine. L’NCIS divenne molto più orientato al terrorismo. Iniziamo a sviluppare squadre operazionali ad alto rischio per fare tutto dalla protezione al controspionaggio, sia quella contro l’intelligence di paesi esteri o riguardo a potenziali attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. Fummo coinvolti nella Joint Terrorism Task Force dell’FBI in ogni parte della nazione, e io fui assegnato a un gruppo della JTTF alle Hawaii per due anni. Quindi l'agenzia divenne molto più coinvolta nelle attività antiterroristiche sia internamente che a livello internazionale insieme ad altre agenzie. Tutti cambiarono la loro metodologia. L’NCIS ha agenti negli Stati Uniti, o dislocati in altri stati, e anche a bordo degli aerei di linea; tutti noi abbiamo affrontato cambiamenti radicali nel modo in cui abbiamo svolto il lavoro delle forze dell'ordine dopo l’11/9.

Le cose cambiarono, furono formati i nuovi gruppi per affrontare l’antiterrorismo, furono create nuove posizioni. Ci cambio ma cambiò chiunque altro nelle forze dell'ordine.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto secondo cui l’11/9 sarebbe stato un autoattentato?

Craig Covert: Mi fanno ridere. Da gente della JTTF ho visto informazioni e comunicazioni di minacce che il pubblico non conosce o di cui non sente. Non hanno idea di quali siano le vere minacce che gli Stati Uniti affrontano giornalmente. E quando sento queste teorie della cospirazione che non hanno fondamenti dietro ai loro ragionamenti, scuoto la testa. Non lavorano per agenzie che hanno accesso a questo tipo di informazioni e non vengono messi al corrente di informazioni che io ho visto o che altre agenzie hanno visto o investigato. Hanno diritto alle loro decisioni e opinioni disinformate e mal direzionate, ma non sono basate sulla realtà. La realtà è che ci sono persone là fuori che vogliono ucciderci, che vogliono distruggere il modo di vita occidentale e sarà così nel prossimo futuro. Tutto ciò che possiamo fare è provare a combatterlo, che sia lontano dalle scene senza che il pubblico lo sappia o apertamente, prima che giunga da noi un'altra volta.


Undicisettembre: L’11/9 come condiziona la tua vita quotidiana?

Craig Covert: Mi ha reso più consapevole delle minacce che affrontiamo, in particolar modo dopo essere stato assegnato alla JTTF l'anno dopo. Sicuramente mi rese consapevole che c'è molto che noi, come agenzia federale, facciamo dietro le scene per contrastare potenziali minacce contro gli Stati Uniti. Mi ha reso più consapevole di ciò che succede per proteggere la nostra stessa salvezza e per contrastare le minacce giornaliere contro i nostri cittadini che non avrei mai immaginato prima dell’11/9. Non avevo mai capito prima il livello della minaccia che affrontiamo. Gran parte dell'intelligence è svolta da un piccolo gruppo di persone selezionate nella comunità dell'intelligence, nella Casa Bianca o in alti livelli del governo. Ma ora che siamo nel post-11/9, e molte più agenzie sono coinvolte nello sforzo per ostacolare il terrorismo, abbiamo un terreno migliore per combattere queste minacce che affrontiamo tutti i giorni. Il pubblico può non essere mai messo al corrente di ciò, ma sono tempi pericolosi. Grazie a Dio abbiamo le nostre forze dell'ordine e le comunità di intelligence.

Non avevo figli al tempo, la considerai la scena del crimine più importante della mia carriera. Comunque, ripensandoci, e pensando a come oggi lo valuto con gli occhi di un padre, posso capire come le persone che avevano figli sono stato emotivamente sconvolte. Abbiamo avuto molti agenti che hanno avuto stress post traumatico, e conosco molte persone che ne sono state colpite personalmente. Non posso dire di esserne stato colpito personalmente, ma di nuovo mi aprì gli occhi sulle minacce che affrontiamo tutti i giorni.

1 commento:

Leonardo Salvaggio ha detto...

Sara,

this is an Italian blog and you say you are Italian. So why did you write your comment in English?

Dear Robin, for my part there will always be a lot of prayer every day for your innocent victims , for your little orphans, for your widows, for many thousands of broken hearts,

Who's Robin?