2011/09/07

Recensione: “L'11 settembre raccontato da Al Qaeda” (Canal +, 2011)

di mother

Sembra che il giornalismo non sia morto sotto i colpi e le sferzate della dietrologia. I cultori di questo mestiere, a 10 anni dagli attentati dell'11 settembre 2001, sono riusciti laddove i dietrologi hanno fallito con le loro teorie cospirazioniste, con le loro richieste di una seconda commissione d'inchiesta e con i loro pamphlet politici copiati in decine di forum Internet da spammer.

Solo in questo modo si può introdurre la presentazione del documentario inchiesta l'11 septembre raconté par Al Qaeda di Oliver Pighetti e Catherine Graciet, trasmesso nel maggio 2011 da Canal+ (Francia) nella trasmissione Spécial Investigation.

Il documentario di Pighetti e Graciet segue la stessa filosofia del reportage I Knew Osama bin Laden di Al Jazeera, precedentemente recensito: far parlare degli attentati, di Osama bin Laden o di Al Qaeda chi ha avuto un rapporto diretto con lo sceicco saudita o con l'organizzazione terroristica.

L'unica piccola differenza è che mentre in I Knew Osama bin Laden di Zaidan il motivo trainante delle interviste era lo sceicco Osama bin Laden, in l'11 septembre raconté par Al Qaeda si parla degli attentati dell'11 settembre 2001 e di Al Qaeda con le risposte date ai giornalisti da militanti dell'organizzazione terroristica.

Le interviste inedite introducono una notevole quantità di particolari minuti e sconosciuti di Al Qaeda, dei dirottatori dell'11 settembre 2001, della preparazione degli attentati, dei depistaggi per ingannare le agenzie di sicurezza, degli eventi storici verificatisi negli anni a cavallo del nuovo millennio, il tutto con la prospettiva unica di chi si trova al di là del muro.

Vengono intervistati:
  • Il barbiere pachistano di Osama bin Laden, soprannominato Mohammad nel documentario per celare il suo vero nome;
  • Riz Farihin: terrorista indonesiano che in Afghanistan ha seguito i corsi di addestramento per il dirottamento di aerei assieme a Khalid Sheikh Mohammed;
  • Qari Hayatullah: reclutatore di terroristi per bin Laden in Pachistan, arrestato dall'ISI due giorni dopo l'intervista;
  • Yazid Sufaat: biochimico malese vicino ad Al Qaeda, organizzatore del programma di armi batteriologiche dell'organizzazione terroristica di Osama bin Laden;
  • Noman Benotman: vecchio leader del Gruppo Islamico Combattente Libico, invitato a Kandahar nel 2000 da Osama bin Laden per una riunione con altri gruppi jihadisti;
  • Mohamed Rais: indonesiano incaricato di accogliere le nuove reclute di Al Qaeda in Afghanistan;
  • Fatiha: moglie marocchina di Karim Mejjati, terrorista di Al Qaeda in Europa, legato agli attentati di Madrid del 2004 e di Londra del 2005.



Vengono trattati i seguenti argomenti:
  • opinioni dei militanti di Al Qaeda sugli attentati dell'11 settembre 2001;
  • breve storia delle origini di Osama bin Laden e dei combattimenti contro l'URSS;
  • discorso di bin Laden riguardo gli infedeli;
  • intervista a Muhammad, il barbiere di Osama bin Laden, un pachistano rimasto vicino allo sceicco per 15 anni (dimostrazione fatta con foto), ricercato da ISI e CIA;
  • descrizione del primo piano terroristico con dirottamento di aerei per colpire obiettivi americani su più continenti (1999) e modifica in un piano che prevedeva attentati soltanto sul suolo americano;
  • testimonianza di Riz Farihin riguardo l'addestramento per il dirottamento di aerei ricevuto in Afghanistan nei campi di Al Qaeda;
  • video del discorso di Osama bin Laden, non datato, in cui traccia il profilo e la forma delle cellule jihadiste;
  • testimonianza di Qari Hayatullah sul compito di reclutatore per Al Qaeda: coloro che dubitavano venivano mandati ad ascoltare i discorsi dell'imam al-Zawahiri o del Mullah Omar in una moschea;
  • piani alternativi all'11 settembre 2001: Yazid testimonia la sua collaborazione ad insegnare e produrre antrace per l'organizzazione terrorista;
  • reclutamento di al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi; testimonianza di Riz Farihin e di Mohammad riguardo al reclutamento dei dirottatori impiegati negli attentati dell'11 settembre;
  • testimonianza di Yazid Sufaat su Moussauoi;
  • commento di Osama bin Laden sugli attentati di Nairobi e Kenya;
  • commento di Osama bin Laden sull'attentato alla USS Cole con due kamikaze di Al Qaeda;
  • testimonianza di Noman Benotman sul meeting di Osama bin Laden nel 2000 con vari gruppi jihadisti, organizzato dallo sceicco saudita per discutere dell'attentato da svolgere sul suolo americano, e le successive alleanze nella lotta contro gli infedeli;
  • testimonianza di Mohamed Rais riguardo gli attentati dell'11 settembre 2001 e riguardo al depistaggio messo in atto per celare i veri attentatori ai servizi segreti di varie nazioni;
  • testimonianza di Mohammad, il barbiere di Osama bin Laden, riguardo la cerimonia di addio ai kamikaze dell'11 settembre 2001;
  • testimonianza di Fatiha sui campi di AlQaeda;
  • testimonianze di Noman Benotman, Mohamed Rais, Fatiha del clima che si viveva ad una settimana dagli attentati;
  • interpretazione di Noman Benotman riguardo all'uccisione di Massud;
  • commenti di Fatiha, Mohamed Rais e di Mohammad sugli attentati dell'11 settembre 2001;
  • fuga di Al Qaeda dall'Afghanistan a seguito dell'intervento militare americano;
  • creazione di AS-Sahab da parte di Al Qaeda ed i video di propaganda susseguenti all'11 settembre 2001; gli attentati di Al Qaeda successivi al 2002 (Bali nel 2002; Madrid 2004; Londra 2005);
  • malattia di Osama bin Laden.



Anche in questo documentario, come in I Knew Osama bin Laden, ci si trova di fronte ad un'opera che porta un'enormità di dati e testimonianze dirette di notevole valore ed interesse storico. Sarà ancora molto interessante leggere le giustificazioni creative con le quali quest'opera verrà negata o, peggio ancora, osservare come verrà accantonata e dimenticata dai dietrologi.

Certo, a 10 anni dagli attentati del 2001 il paragone può essere sconfortante, se si considera che i giornalisti francesi e arabi di Canal+ e Al Jazeera son riusciti ad intervistare testimoni diretti dell'operato dell'organizzazione terroristica, mentre i dietrologi italiani e americani fino a qualche mese fa si arrovellavano ancora sulla cattiva trascrizione delle parole di Cheney in un'intervista radio disponibile da anni nel Web.



Prossimamente verranno pubblicati i video con sottotitoli in italiano, benché il gruppo Undicisettembre spera vivamente che tutto il documentario venga tradotto in italiano e in inglese per poter essere diffuso nel mondo e ottenere gli onori che merita.
Si ringrazia Rodri per la traduzione.