Spesso i sostenitori di teorie alternative sui fatti dell'11 settembre 2001 sbandierano quelle che essi definiscono le "prove incontrovertibili" del complotto.
Così, secondo loro, esistono "prove incontrovertibili" che il WTC-7 è stato demolito con esplosivi, che i dati delle scatole nere sono falsi, che nessun aereo si è schiantato contro il Pentagono, che i filmati delle telecamere del Pentagono sono stati manipolati, eccetera.
Viene naturale chiedersi, quando si sente parlare di queste "prove incontrovertibili", per quale ragione nessuno abbia pensato di sottoporle a un Tribunale.
A questa obiezione, i cospirazionisti ribattono sostenendo che sono state intraprese azioni giudiziarie, e fra queste citano molto spesso la "denuncia di Ellen Mariani".

Un esempio è costituito dal sito complottista 911Timeline.net, che contiene una dettagliata cronologia dell'11 settembre 2001, probabilmente la più completa e precisa esistente in chiave complottista. Nella home page del sito campeggia attualmente l'avviso: "Breaking News - Ellen Mariani (911 Widow) vs. Bush" con relativo link per scaricare l'atto d'accusa della vedova.
In realtà, esaminando attentamente il documento, si verifica subito che non si tratta di una vera e propria denuncia, ma di un'azione legale intesa a ottenere un risarcimento economico. In particolare, si chiede una serie di risarcimenti per danni e spese, in aggiunta a un risarcimento "speciale" di 911 milioni di dollari. La cifra ha un chiaro valore simbolico, dato che "911" è il modo in cui si scrive la data dell'11 settembre negli Stati Uniti; l'entità della somma è invece tutt'altro che simbolica.
Un'azione civile, quindi, non penale.
Alla base della sua azione, la Mariani ed i suoi avvocati non pongono le tipiche questioni complottistiche, ma sostanzialmente accusano l'amministrazione Bush di aver permesso che gli attacchi avessero luogo, pur disponendo di dati e segnalazioni che avrebbero dovuto consentire di prevenirli.
L'azione legale della Mariani è stata intrapresa nel novembre del 2003 e iscritta al numero 03-5273 presso la corte distrettuale della Pennsylvania, Distretto orientale.
Incuriositi dal fatto che i siti complottisti – almeno quelli che abbiamo consultato – non dicono nulla circa l'esito del processo, abbiamo voluto verificare com'è andata a finire.
Abbiamo scoperto, così, che l'azione è stata rigettata nel giro di pochi giorni.
Ma la cosa interessante non è il fatto che l'azione legale non sia stata nemmeno accolta e discussa, ma le ragioni per cui ciò è avvenuto.
Nel documento con cui il Tribunale dichiara inammissibile l'istanza, accogliendo le eccezioni sollevate dall'Avvocatura dello Stato, si evidenzia infatti che l'azione legale della Mariani è stata viziata da ben tre gravi errori formali. Vediamo quali:
- La legge americana prevede che prima di intraprendere un'azione giudiziaria contro un ente o un'autorità pubblica per chiedere un risarcimento, è necessario proporre l'istanza attraverso i canali amministrativi. Se l'istanza non viene accolta dalle autorità, allora – e solo allora – è possibile intraprendere la via giudiziaria. La Mariani non aveva mai presentato alcuna istanza;
- La legge americana prevede che la corte competente per decidere vada individuata in quella competente per il luogo in cui risiede la parte offesa, o al massimo per il luogo in cui si è verificato l'evento. La Mariani, per sua stessa ammissione, risiede ed è domiciliata nello stato del New Hampshire. L'evento (distruzione del volo United 175) è avvenuto nello stato di New York. L'azione giudiziaria è stata invece promossa presso una corte della Pennsylvania;
- La legge americana prevede che il termine massimo per presentare un'istanza risarcitoria è di due anni dall'evento. I due anni scadevano l'11 settembre del 2003. La Mariani ha presentato la sua azione esattamente due anni e un giorno dopo, il 12 settembre del 2003.
Non è però ragionevolmente ipotizzabile (e questo è il succo di questo articolo) che i legali della Mariani, ed in particolare l'avvocato Phil Berg, che è stato niente di meno che sostituto procuratore generale nello Stato della Pennsylvania ed è anche avvocato di William Rodriguez (persona ben nota a chi segue le teorie alternative), non fossero perfettamente a conoscenza di norme così basilari.
Né è ipotizzabile che la decisione di presentare l'istanza esattamente un giorno dopo il suo termine massimo sia stata un errore o una svista, dato che l'11 settembre non è data che possa essere confusa in alcun modo.
E' chiaro che Phil Berg ha fatto di tutto per proporre un'istanza destinata in partenza ad essere rigettata: non ha rispettato la procedura preliminare amministrativa, l'ha consegnata alla corte sbagliata e l'ha consegnata un giorno dopo il termine ultimo.
Scartata l'ipotesi che Berg abbia agito per danneggiare il "movimento" complottista (infatti egli stesso ha scritto un libro complottista, assieme a Rodriguez, tradotto anche in Italia) non resta che una spiegazione: l'azione giudiziaria è stata solo uno stratagemma, un colpo sparato a salve, solo per poter dire: "Abbiamo intentato una causa contro Bush".
Sapendo bene che non c'era alcuna speranza di vincere una causa palesemente infondata, Berg e la Mariani hanno creato i presupposti affinché essa fosse subito respinta.
Se invece la causa fosse stata accolta e discussa, e poi persa, la Mariani avrebbe dovuto farsi carico del rimborso delle spese processuali, che sarebbero state di gran lunga più ingenti di quelle che in effetti è stata condannata a pagare con il respingimento immediato dell'istanza.
Ovviamente questa è la nostra interpretazione dell'inspiegabile comportamento della Mariani e del suo avvocato, ma siamo curiosi di verificare se possono essercene di diverse.