2022/02/01

Come al-Qaeda finanziò gli attentati dell'11 settembre

di Leonardo Salvaggio

Uno degli aspetti meno noti degli attentati dell'11 settembre è come al-Qaeda abbia trovato le risorse economiche per finanziare le attività necessarie a compiere un attacco su tale vasta scala. Secondo la monografia Terroris Financing della commissione di indagine sull'11/9, il costo totale dell'operazione era compreso tra 400.000 e 500.00 dollari; si tratta ovviamente di una cifra molto significativa che richiede sforzi e organizzazione per essere raccolta.


La commissione nel proprio testo chiarisce anzitutto come al-Qaeda fosse finanziata in generale. Secondo una diffusa credenza Osama bin Laden avrebbe ereditato 300 milioni di dollari dalla morte del padre; tuttavia si tratta di una notizia infondata in quanto quando l'Arabia Saudita gli revocò la cittadinanza nel 1994 costrinse la famiglia bin Laden a vendere a terzi le quote dei beni della famiglia che sarebbero stati di Osama; pertanto i 300 milioni finirono altrove e non nelle casse del terrorista. Osama bin Laden ricevette un milione all'anno dal 1970 al 1993, che assommano comunque a una somma importante, ma lontanissima dai presunti 300 milioni.

Secondo la commissione i fondi di al-Qaeda provenivano da donazioni raccolte nelle moschee e dagli imam, e da organizzazioni di beneficienza deviate o nelle quali al-Qaeda si era infiltrata; essendo la beneficenza uno dei cinque pilastri dell'Islam, era molto facile per al-Qaeda ottenere versamenti da parte del popolo. Le donazioni arrivavano principalmente dall'Arabia Saudita e da altre nazioni della zona del Golfo Persico. Il rapporto chiarisce anche che, contrariamente a quanto si può pensare, al-Qaeda non traeva i propri fondi da enti statali o dal traffico di droga o di diamanti insanguinati (noti in inglese come conflict diamonds, secondo la definizione delle Nazioni Unite si tratta di diamanti estratti da zone controllate da fazioni opposte ai governi legittimi e venduti clandestinamente per finanziare azioni contro i governi stessi).

La monografia spiega quindi quali mezzi al-Qaeda abbia utilizzato per muovere il denaro necessario a finanziare gli attentati. Prima che entrassero negli USA i dirottatori non ricevettero somme significative da al-Qaeda ma si mantennero da soli. Una volta entrati negli Stati Uniti al-Qaeda mise a disposizione dei propri uomini circa 300.000 dollari. Il denaro non era destinato solo ai diciannove dirottatori ma anche ai coordinatori come Ramzi Binalshibh e Mustafa al-Hawsawi. Secondo l'indagine governativa, nota per brevità come Joint Inquiry, la cifra è invece compresa tra 175.000 e 250.000 dollari, probabilmente perché considera solo il denaro inviato ai diciannove dirottatori. Le principali spese coperte da questa somma furono principalmente vitto e alloggio per terroristi, l'iscrizione alle scuole di volo, i viaggi necessari per gli incontri tra gli organizzatori e gli stessi biglietti aerei dell'11 settembre 2001.

Per inviare il denaro ai terroristi negli USA, al-Qaeda utilizzò tre canali: bonifici bancari provenienti dagli Emirati verso i conti correnti che i dirottatori avevano aperto presso banche americane, carte di credito o prepagate legate a conti correnti esteri principalmente in Arabia Saudita e negli Emirati, denaro importato dall'estero sotto forma di contante o di traveler's cheque. Il primo dei tre canali fu quello maggiormente utilizzato, in quanto servì a spostare circa la metà dell'intero ammontare.

I dirottatori non ricevettero, secondo il rapporto, sovvenzioni da dentro gli USA, se non in un singolo caso di poco rilievo: il saudita Yazeed al Salmi, che si trovava negli Stati Uniti con un visto per studenti, versò 1900 dollari sul contro che Nawaf al-Hazmi (uno dei dirottatori del volo che finì contro il Pentagono) aveva aperto alla Bank of America a San Diego, prendendoli da 4000 dollari in traveler's cheque acquistati a Riyahd. Il rapporto specifica anche che al-Qaeda non utilizzò mezzi di spostamento di denaro che potrebbero apparire ovvi o semplici: ad esempio, i dirottatori non si finanziarono da soli, né con lavori legali né con attività criminali, non ricevettero fondi governativi e non fu utilizzata l'hawala (sistema di scambio di valori basato su una rete di mediatori diffuso nel mondo islamico che al-Qaeda aveva utilizzato in passato per spostare denaro dal Golfo Persico all'Afghanistan o al Pakistan).

La commissione si è anche interrogata sul perché l'intelligence non abbia intercettato questi scambi di denaro prima degli attentati. Il motivo risiede nel fatto che le indagini sul finanziamento al terrorismo non erano considerate prioritarie prima del 2001 e quindi le informazioni raccolte erano spesso lacunose e non condivise tra le agenzie, inoltre i controlli sul riciclaggio di denaro erano concentrati sulle indagini sul traffico di narcotici e sulle frodi finanziarie e non sul terrorismo o sugli omicidi di massa. In ultimo i terroristi riuscirono a eludere i controlli delle banche perché spostavano piccole somme ogni volta, rendendo così impossibile distinguere le transazioni lecite da quelle legate alla pianificazione di atti criminali.



Fonti:

2 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

articolo interessante, approfondisce alcuni aspetti legati alla terribile vicenda dell'undici settembre. è sempre un bene approfondire anche per non lasciare spazio a fantasiose teorie del complotto, che circolano in rete e sui libri ( purtroppo..) ancora oggi a distanza di vent'uno anni. insomma, chiarisci sempre di più che non è stato un "inside job"!
ti saluto e buon lavoro.

Leonardo Salvaggio ha detto...

La questione in questo caso è che tu lo capisci che un articolo del genere conferma che non si é trattato di inside job, ma altri non ci arrivano. Grazie dell'apprezzamento!