di Hammer
Lo scorso 1 novembre la CIA ha rilasciato parte del materiale documentale trovato nel compound di Abbottabad dove si nascondeva Osama bin Laden prima di essere ucciso nella notte tra l’1 e il 2 maggio del 2011. All'interno dell'immensa mole di documenti che sono stati resi pubblici si trova un diario di 228 pagine scritte a mano dallo stesso terrorista saudita tra il 5 marzo e l’1 maggio, cioè fino a poche ore prima della sua morte.
Purtroppo il testo è disponibile solo in arabo, tuttavia alcune testate occidentali hanno pubblicato degli articoli sull'argomento cercando di spiegarne i contenuti più importanti. L'analisi più completa è quella del giornalista americano Hassan Hassan (probabilmente per il fatto che essendo di origine siriana è in grado di leggere il testo in autonomia senza aiuto di traduttori), che in una lunga serie di post su Twitter ha pubblicato numerosi stralci di traduzione del testo originale. Hassan ha anche pubblicato due articoli sulla testata online The National (il 2 novembre e l'8 novembre) in cui si addentra nel contenuto del diario.
Nel testo Osama cita come ispirazione per la sua radicalizzazione l'ammirazione per l'ex primo ministro turco Necmettin Erbakan e la militanza nei Fratelli Musulmani, di cui però critica la scarsità di mezzi e di conoscenze. Per esempio, Osama lamenta che nelle riunioni settimanali per leggere la Sira (testo islamico che raccoglie le biografie tradizionali di Maometto) il testo fosse incompleto e sottolinea come dal punto di vista religioso l'influenza del movimento su di lui fu scarsa. La sua ammirazione per Erbakan lo spinse nel 1976 a intraprendere un viaggio in Turchia, finanziato dai Fratelli Musulmani, dove venne per la prima volta in contatto con dei movimenti jihadisti. Di nuovo bin Laden lamenta la scarsa organizzazione dei Fratelli Musulmani, che lo ha costretto a 12 ore di trasporto in pullman, anziché un volo che sarebbe stato molto più breve. Il suo odio per il mondo occidentale nacque durante un viaggio scolastico in UK, che lo portò anche a visitare la casa natale di Shakespeare a Stratford-upon-Avon. Un articolo di The Guardian sul medesimo argomento aggiunge che in questa occasione bin Laden giunse alla conclusione che la società occidentale è decadente e troppo libertina.
La testata online Long War Journal, che ha ricevuto il testo in anticipo dalla CIA, aggiunge anche che una sezione del diario è dedicata alla primavera araba, che nei primi mesi del 2011 era un tema di attualità. Al Jazeera entra in maggiore dettaglio sull'argomento (anche in questo caso probabilmente grazie al fatto che l'autore dell'articolo può leggere il testo originale senza traduzione), spiegando che bin Laden nutriva il timore che Gheddafi potesse riuscire a sottomettere i ribelli e questo avrebbe avuto ripercussioni negative in quanto, riteneva il terrorista, il caos e il vuoto di potere avrebbero potuto creare un terreno fertile che avrebbe consentito ad al Qaeda di attecchire nel paese. Al contrario la stessa situazione favorevole al terrorismo non avrebbe avuto luogo in altri paesi come la Tunisia o l'Egitto. Purtroppo l'articolo non entra nel dettaglio di perché bin Laden sostenesse questa tesi.
Il terrorista esprime nel proprio scritto anche il timore che lo Yemen potesse essere coinvolto da un movimento rivoltoso analogo alla primavera araba, tuttavia non ritiene il popolo pronto a un simile evento; cadendo in un’evidente contraddizione, scrive anche che al Qaeda avrebbe potuto contribuire a far nascere una rivolta nel paese per poi approfittare del caos che si sarebbe verificato. Il Time, in un articolo firmato da cinque giornalisti dell'Associated Press di cui quattro hanno nomi di origine araba, fa notare che nonostante l'estesa presenza di al Qaeda nella penisola arabica, bin Laden non sembra avere avuto più informazioni di quelle diffuse dalla stampa; il motivo può essere che il leader si trovava effettivamente isolato oppure che non voleva lasciare tracce scritte delle informazioni che gli arrivavano dai membri della propria organizzazione.
Osama auspica anche la caduta del regime saudita ed esprime contrarietà a molti governi arabi al pari degli Stati Uniti. Questi ultimi vengono descritti come la testa del serpente che, una volta tagliata, avrebbe tolto la protezione ai regimi arabi, che sarebbero caduti di conseguenza.
Hassan Hassan chiude la sua lunga serie di tweet con una considerazione sul cartellino del prezzo che è stato scansionato insieme al diario e dal quale si evince che il quaderno è stato acquistato in un negozio a 113 chilometri da Abbottabad (distanza per la quale Google Maps mostra il sorprendente tempo di percorrenza di tre ore) per 125 rupie, equivalente di circa un euro al cambio attuale.
Purtroppo le informazioni disponibili su questo testo sono poche e frammentarie; in 228 pagine il terrorista saudita ha sicuramente scritto molto altro. Hassan Hassan commenta in chiusura al proprio articolo che questo documento, oltre a fornire un prezioso quanto raro spaccato della mente di un leader della jihad, fornisce informazioni poco note in precedenza, come per esempio quanto il cosiddetto Islam politico abbia influenzato il pensiero di bin Laden.
Hassan conclude dicendo che il diario di bin Laden può essere di grande aiuto ai ricercatori per capire perché l'Islam radicale continua a raccogliere adepti nonostante sedici anni di guerra al terrorismo. Il livello di comprensione attuale sullo jihadismo, continua il giornalista, si basa su studi vecchi di decenni redatti quando le conoscenze del fenomeno erano notevolmente inferiori. Anche Long War Journal conclude con una riflessione analoga, cioè che il documento appena pubblicato può essere utile alle ricerche sulla jihad e auspica che giornalisti, esperti e ricercatori uniscano le loro forze nello studio di questo diario. A questo auspicio ci uniamo anche noi di Undicisettembre.
Lo scorso 1 novembre la CIA ha rilasciato parte del materiale documentale trovato nel compound di Abbottabad dove si nascondeva Osama bin Laden prima di essere ucciso nella notte tra l’1 e il 2 maggio del 2011. All'interno dell'immensa mole di documenti che sono stati resi pubblici si trova un diario di 228 pagine scritte a mano dallo stesso terrorista saudita tra il 5 marzo e l’1 maggio, cioè fino a poche ore prima della sua morte.
Purtroppo il testo è disponibile solo in arabo, tuttavia alcune testate occidentali hanno pubblicato degli articoli sull'argomento cercando di spiegarne i contenuti più importanti. L'analisi più completa è quella del giornalista americano Hassan Hassan (probabilmente per il fatto che essendo di origine siriana è in grado di leggere il testo in autonomia senza aiuto di traduttori), che in una lunga serie di post su Twitter ha pubblicato numerosi stralci di traduzione del testo originale. Hassan ha anche pubblicato due articoli sulla testata online The National (il 2 novembre e l'8 novembre) in cui si addentra nel contenuto del diario.
Nel testo Osama cita come ispirazione per la sua radicalizzazione l'ammirazione per l'ex primo ministro turco Necmettin Erbakan e la militanza nei Fratelli Musulmani, di cui però critica la scarsità di mezzi e di conoscenze. Per esempio, Osama lamenta che nelle riunioni settimanali per leggere la Sira (testo islamico che raccoglie le biografie tradizionali di Maometto) il testo fosse incompleto e sottolinea come dal punto di vista religioso l'influenza del movimento su di lui fu scarsa. La sua ammirazione per Erbakan lo spinse nel 1976 a intraprendere un viaggio in Turchia, finanziato dai Fratelli Musulmani, dove venne per la prima volta in contatto con dei movimenti jihadisti. Di nuovo bin Laden lamenta la scarsa organizzazione dei Fratelli Musulmani, che lo ha costretto a 12 ore di trasporto in pullman, anziché un volo che sarebbe stato molto più breve. Il suo odio per il mondo occidentale nacque durante un viaggio scolastico in UK, che lo portò anche a visitare la casa natale di Shakespeare a Stratford-upon-Avon. Un articolo di The Guardian sul medesimo argomento aggiunge che in questa occasione bin Laden giunse alla conclusione che la società occidentale è decadente e troppo libertina.
La testata online Long War Journal, che ha ricevuto il testo in anticipo dalla CIA, aggiunge anche che una sezione del diario è dedicata alla primavera araba, che nei primi mesi del 2011 era un tema di attualità. Al Jazeera entra in maggiore dettaglio sull'argomento (anche in questo caso probabilmente grazie al fatto che l'autore dell'articolo può leggere il testo originale senza traduzione), spiegando che bin Laden nutriva il timore che Gheddafi potesse riuscire a sottomettere i ribelli e questo avrebbe avuto ripercussioni negative in quanto, riteneva il terrorista, il caos e il vuoto di potere avrebbero potuto creare un terreno fertile che avrebbe consentito ad al Qaeda di attecchire nel paese. Al contrario la stessa situazione favorevole al terrorismo non avrebbe avuto luogo in altri paesi come la Tunisia o l'Egitto. Purtroppo l'articolo non entra nel dettaglio di perché bin Laden sostenesse questa tesi.
Il terrorista esprime nel proprio scritto anche il timore che lo Yemen potesse essere coinvolto da un movimento rivoltoso analogo alla primavera araba, tuttavia non ritiene il popolo pronto a un simile evento; cadendo in un’evidente contraddizione, scrive anche che al Qaeda avrebbe potuto contribuire a far nascere una rivolta nel paese per poi approfittare del caos che si sarebbe verificato. Il Time, in un articolo firmato da cinque giornalisti dell'Associated Press di cui quattro hanno nomi di origine araba, fa notare che nonostante l'estesa presenza di al Qaeda nella penisola arabica, bin Laden non sembra avere avuto più informazioni di quelle diffuse dalla stampa; il motivo può essere che il leader si trovava effettivamente isolato oppure che non voleva lasciare tracce scritte delle informazioni che gli arrivavano dai membri della propria organizzazione.
Osama auspica anche la caduta del regime saudita ed esprime contrarietà a molti governi arabi al pari degli Stati Uniti. Questi ultimi vengono descritti come la testa del serpente che, una volta tagliata, avrebbe tolto la protezione ai regimi arabi, che sarebbero caduti di conseguenza.
Hassan Hassan chiude la sua lunga serie di tweet con una considerazione sul cartellino del prezzo che è stato scansionato insieme al diario e dal quale si evince che il quaderno è stato acquistato in un negozio a 113 chilometri da Abbottabad (distanza per la quale Google Maps mostra il sorprendente tempo di percorrenza di tre ore) per 125 rupie, equivalente di circa un euro al cambio attuale.
Purtroppo le informazioni disponibili su questo testo sono poche e frammentarie; in 228 pagine il terrorista saudita ha sicuramente scritto molto altro. Hassan Hassan commenta in chiusura al proprio articolo che questo documento, oltre a fornire un prezioso quanto raro spaccato della mente di un leader della jihad, fornisce informazioni poco note in precedenza, come per esempio quanto il cosiddetto Islam politico abbia influenzato il pensiero di bin Laden.
Hassan conclude dicendo che il diario di bin Laden può essere di grande aiuto ai ricercatori per capire perché l'Islam radicale continua a raccogliere adepti nonostante sedici anni di guerra al terrorismo. Il livello di comprensione attuale sullo jihadismo, continua il giornalista, si basa su studi vecchi di decenni redatti quando le conoscenze del fenomeno erano notevolmente inferiori. Anche Long War Journal conclude con una riflessione analoga, cioè che il documento appena pubblicato può essere utile alle ricerche sulla jihad e auspica che giornalisti, esperti e ricercatori uniscano le loro forze nello studio di questo diario. A questo auspicio ci uniamo anche noi di Undicisettembre.
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