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2012/06/18

World Trade Center: intervista con la sopravvissuta italiana Gina Lippis

di Hammer

Tra i sopravvissuti delle Torri Gemelle ci sono, come è ovvio, diversi cittadini italiani, il cui racconto è per noi particolarmente toccante in quanto ci riporta le loro dirette emozioni senza la mediazione della traduzione.

Proprio per questi motivi il gruppo Undicisettembre ha raccolto la testimonianza dell'italiana Gina Lippis, le cui parole cariche di emozione e di trasporto rappresentano un tassello molto importante per la ricostruzione degli eventi di quel giorno.

Offriamo di seguito l'intervista ai nostri lettori e ringraziamo Gina per la sua cortesia e disponibilità.


Undicisettembre: Ci puoi fare un breve racconto della tua giornata dell'11/9? Cosa ricordi in generale di quel giorno?

Gina Lippis: Io lavoravo per una società di brokeraggio ed ero al quarantaseiesimo piano della Torre 1. Alla mia destra c’era la finestra di vetro e avevo una vista che era la fine del mondo! C’erano la Statua della Libertà e il Ponte di Verrazzano che rappresentano proprio l'entrata a New York per chi arriva dall'Europa. Osservavo questa visuale sempre con un sentimento particolare perché mi ricordava quando sono arrivata in America la prima volta.

Io sono venuta in America nel 1966, siamo emigrati letteralmente con la valigia di cartone. Siamo arrivati a New York il 16 maggio passando proprio sotto la Statua della Libertà e il Ponte di Verrazzano; quindi quella vista per me rappresentava il momento del cambio della mia vita.

Quando sono emigrata con i miei genitori sono rimasta qui in America dieci anni e venendo da una famiglia molto povera non conoscevo la mia Italia. Quindi dieci anni dopo essere emigrata decisi di tornare in Italia per qualche anno, trovare un lavoro, e girare un po' la mia patria. Questo perché a quel tempo purtroppo (e mi spiace dire questo!) gli unici Italiani che c'erano qua in America erano persone molto povere come noi. E io mi ribellavo a queste gente che si metteva a lavorare senza andare a scuola perché dovevano solo guadagnare per comprarsi il “carro”, come chiamavano le automobili italianizzando “the car”. Io mi sono detta “No, questa non è l'Italia. L'Italia deve essere diversa.” e così decisi di tornare. Arrivai a Milano senza conoscere nessuno e trovai un lavoro in borsa per puro caso, mi buttai con entusiasmo in questo lavoro che mi piaceva tantissimo e rimasi in Italia 17 anni.

Dopo 17 anni avendo tutti i parenti in America (oltre ai genitori ho un fratello e una sorella sposati con bambini) per me non aveva più senso rimanere in Italia da sola e decisi di rientrare. Cominciai a lavorare in borsa qui a New York, ma avevo tutta la clientela in Europa: Londra, Madrid, Parigi, Lugano e Milano principalmente.

Quindi, anche a causa del fuso orario, io dovevo arrivare in ufficio presto la mattina. Di solito arrivavo tra le 5:30 e le 6 e lo stesso successe la mattina dell'11 settembre; arrivavo in ufficio sempre per prima e sempre da sola.

Quella mattina era indescrivibile! Un chiarore, una limpidezza, un sole splendido! Quando aprii la porta mi trovai davanti alla finestra del mio ufficio, con la Statua della Libertà e il Ponte di Verrazzano e le navi che entravano nel porto. Era più bello di una cartolina e ho pensato “Che meraviglia! Che peccato non avere una macchina fotografica.”

Mi sono messa a lavorare, cominciai con le solite telefonate in Italia e in Europa. In ogni stanza avevamo un monitor per controllare l’andamento delle borse in Europa. Alle 9 meno un quarto eravamo in ufficio in 6, il mio capo aveva l'ufficio proprio a fianco al mio. Mi alzai per andare a prendere un caffè al self service al quarantaquattresimo piano; ho poggiato la mia borsa sulla scrivania e ho preso il portafoglio. C'era un collega con me che era venuto a vedere sul monitor come andavano i futures in Europa e abbiamo sentito un botto incredibile. Ricordo con chiarezza che mi è mancato il terreno sotto ai piedi.

A quel punto arrivò il mio capo di corsa, lui che non bestemmia mai, e urlò “Let's get the fuck out of here!”. Presi il mio zainetto, me lo misi sulle spalle e cominciammo a scendere. Ovviamente come noi fece tutto il resto del palazzo.

Nel palazzo c'erano quattro scale e in ogni scala c'era un sacco di gente. Abbiamo cominciato a scendere, ti garantisco, con una lentezza estrema e a ogni piano affluiva altra gente. Tutti chiedevano “Cos'è successo?” ma nessuno sapeva niente.

Quando facevamo le prove di evacuazione (ora si fanno ogni mese, al tempo si facevano un po' meno frequentemente) ci dicevano sempre di non prendere l'ascensore, ma di usare le scale. Quindi ci siamo tutti catapultati in queste scale e abbiamo cominciato a scendere piano piano. Puoi immaginare le urla, i pianti... Io però sono rimasta in me, non ho urlato, non ho pianto, quasi come se non avessi paura: ero gelata.

Arrivati al trentaduesimo piano, e ci arrivammo dopo tanto tempo, il mio capo disse “Proviamo a cambiare scala”, perché eravamo completamente fermi e dai bocchettoni cominciava a uscire del fumo. Io mi aggrappai alla cintura del mio capo che è un omone di due metri e cinque e continuavo a ripetergli “Bob, don't leave me. Don't leave me”, “Non mi lasciare. Non mi lasciare.”

Provammo un'altra scala, ma la situazione era la stessa. Provammo la terza ma era piena anche quella. Ci stavamo portando alla quarta scala e passammo davanti a un ufficio con la porta di vetro. Provammo ad entrare per vedere se c'era qualcuno che magari sapeva cos'era successo. Tutti provavamo a chiamare con i cellulari, ma non c'era telefono che funzionasse lì dentro.

Entrammo in quell'ufficio e trovammo due persone che giravano come due zombie, abbiamo chiesto se avessero un televisore ma non l'avevano. Un mio collega per caso provò a telefonare a casa e riuscì a parlare con la moglie la quale gli disse che un aereo si era abbattuto sulla Torre però oltre il settantesimo piano. Lui disse “Non ti preoccupare, noi siamo al trentaduesimo, stiamo scendendo e non abbiamo nessuna intenzione di risalire. Stai tranquilla che sto bene.”

Non ci siamo rilassati, però ci siamo detti che poteva essere un aereo da turismo e se fossimo scesi non ci sarebbero stati problemi. Il mio capo disse “Gina, fermatevi qui un attimo, io arrivo subito.”

“No, tu non mi lasci qua” risposi.

“Stai qua, devo andare un attimo in bagno. Arrivo subito.”

Scoprii dopo che era andato a prendere della carta bagnata per coprirci la bocca, visto che dai bocchettoni usciva fumo. Nel frattempo ebbi la brillante idea di andarmi ad affacciare alla finestra per vedere fuori. Mentre ero alla finestra una donna si buttò dai piani alti, mi passò davanti e si spiaccicò su un tetto sotto di me.

Questa cosa mi paralizzò. Non ho pianto, non ho urlato, sono rimasta pietrificata davanti a questa finestra.

Tornò il mio capo, mi venne vicino e mi disse “Vieni via di qua! Vieni via di qua!” perché aveva visto anche lui questa donna spiaccicata come una pelle di leone sotto al tavolino del soggiorno con le braccia spalancate. Quella figura l'ho avuta davanti agli occhi non sai per quanto tempo.

Ricominciammo a scendere e dopo poco, ma proprio poco, sentimmo una scossa incredibile e sentimmo la Torre oscillare. Tutti pensammo “Adesso crolla”, anche se ce lo siamo detti dopo. In quel momento ci guardammo l'un l'altro ma nessuno disse niente, perché ciascuno non voleva spaventare gli altri. Dopo capimmo che fu lo schianto del secondo aereo.

Continuammo a scendere e oltre al fumo che usciva dai bocchettoni c'era dell'acqua per terra. A un certo punto incontrammo una signora di colore molto grassa che occupava tutta la scala (che non era poi così larga, in due ci si stava ma in tre si era stretti) e mi ricordo che piangeva e invitava gli altri a passarle avanti. Noi le dicevamo “Ma no, scendiamo insieme lentamente” ma lei rispondeva “No, blocco troppa gente.” e ci lasciò passare.

Scendendo, scendendo e scendendo incontrammo un uomo sulla sedia a rotelle. Incontravo questo signore ogni mattina perché evidentemente facevamo gli stessi orari di lavoro. Anche lui come la signora di colore ci diceva “Andate, andate.” e c'era un amico che gli spingeva la carrozzina. Noi gli dicevamo “Vai, noi veniamo dietro di te.” ma rispose “No, mi ci vuole troppo tempo.” Insomma, portare una sedia a rotelle giù dalle scale non è una cosa facile.

Questo signore lavorava per la Port Authority e ogni mattina scambiavamo qualche parola: “Buon giorno”, “Come sta?”, “Ah che bel tempo oggi”, “Oggi fa freddo”, “Oggi fa caldo”. Dopo tanto tempo lessi su un settimanale che sia lui che l'amico morirono nel crollo. Uno dei due era al telefono con i genitori quando la Torre è crollata. Lui voleva che l'amico scendesse, ma questo gli disse “No. O ci salviamo tutti e due, o moriamo tutti e due.”

Noi continuavamo a scendere piano piano e a un certo punto cominciarono a salire i pompieri. Una scena che non hai idea! Questi pompieri che salivano carichi di tutta l'attrezzatura che si portano addosso... Noi chiedevamo loro “Ma cosa è successo?”, ma non ci dicevano niente. Dicevano solo “Non lo sappiamo, non vi preoccupate. Voi scendete, tenete la destra e andrà tutto bene.”

Ci hanno fatto uscire al secondo piano dove abbiamo preso la scala mobile per portarci sotto dove c'erano i negozi. Lì c'era una tale folla che io, il mio capo e io miei colleghi ci siamo persi. C'erano varie uscite: chi usciva di qua, chi usciva di là, e io persi i miei colleghi.

Ci hanno fatto risalire e ci portarono sulla strada. Dalle scale scendeva quasi mezzo metro d'acqua. Immagina come eravamo conciati, tutti bagnati! Da lì uscii fuori: non chiedermi dove perché non ne ho idea. Ancora oggi non so dove sono uscita. L'unica cosa che ricordo è che mi trovavo in questo slargo e mi bloccai completamente davanti a una gamba con una scarpa rossa che è stata la mia tortura per tanti, tanti, tanti mesi.

Continuavo a chiedere aiuto ma nessuno si fermava, eravamo tutti sulla stessa barca ovviamente.

A un certo punto sentii il mio capo, Bob, che mi chiamava da lontano: “Gina, corri!” Io gli dissi: “Vieni qua, Bob, aiutiamo questa gente.” Lui corse verso di me e si accorse che ero paralizzata. Non sentivo le gambe, non reagivo, non una lacrima: niente! Ero un sasso. E ti dico che io dentro ancora oggi mi sento così.

Se chiudo gli occhi e penso a quel giorno, non sento rumori, non sento urla. Come un film muto. A distanza di dieci anni non sento niente. Non sento urla: niente!

Ero un pezzo di ghiaccio, non sentivo niente. Lui mi ha strattonata. “Corri, corri, via di qui.” Ricordo bene che lui disse “E' Broadway e qui sotto c'è la metropolitana.”. Cominciammo a camminare verso nord; io abito sulla cinquantaquattresima, all'altezza a cui si trova il palazzo delle Nazioni Unite.

Camminammo a lungo, ci fermammo in un bar. Ricordo particolarmente la solidarietà di questa città. Tutti i bar erano aperti e offrivano da bere. Tutti i televisori erano accesi, addirittura qualche bar aveva messo il televisore sulla porta.

Quando io e Bob eravamo già a una certa distanza dal World Trade Center, la Torre Nord crollò e con essa sparirono le Torri Gemelle. Abbiamo sentito il boato e le urla della gente, ci siamo girati e le Torri non c'erano più.

Il mio capo mi ha accompagnato fino a casa e con il computer ha tentato di mettersi in contatto con la moglie, perché abita nel New Jersey. Lui poi andò da sua sorella che abita qui vicino. Io decisi che sarei andata dai miei genitori nel Queens, oltre il Queensboro Bridge sulla cinquantanovesima. Verso le due il mio telefono squillò ed era mio fratello che finalmente era riuscito a mettersi in contatto con me. A quel punto scoppiai in urla e pianti sentendo la voce di mio fratello che urlava e piangeva a sua volta.

Mi cambiai e uscii per andare dai miei. Arrivai nel Queens verso le cinque, mio fratello era venuto a prendermi oltre il ponte. Mentre attraversavo il ponte ero proprio afflitta, con il mio zainetto sulle spalle. A volte quando ci penso mi vedo e mi faccio pena. Vedo questa figura triste che attraversa il ponte con questo dolore dentro.

A metà del ponte guardai a destra e vidi una massa di fumo nero che si spostava verso est, perché il vento soffiava da quella parte quel giorno, e sono svenuta. Nessuno mi ha soccorsa perché c'era questa fiumana di gente che voleva solo uscire da Manhattan. A un certo punto sono rinvenuta e ho sentito un urlo: “Gii-naa, Gii-naa!” Mi guardavo intorno per vedere chi mi stava chiamando ed era mio fratello che si era arrampicato sul ponte e in mezzo a quella marea di gente mi aveva riconosciuta.

Da lì è cominciata la mia tragedia. Volevo tornare a New York per donare il sangue, non ho mangiato per una settimana, avevo incubi tutte le notti. Sono venuti due giornalisti mandati dalla televisione italiana a intervistarmi. Mi fecero sedere e mi chiesero di raccontare la mia giornata. La raccontai come la sto adesso raccontando a te, ma essendo il giorno appena seguente furono solo pianto e singhiozzi, non riuscivo neanche a parlare. L’intervista fu trasmessa in prima serata e fu un bene perché molti parenti miei non riuscivano a mettersi in contatto con me e vedendomi in televisione sapevano che almeno ero viva.

Per un certo periodo mi sembrava di stare bene anche se non sono andata a lavorare per un paio di mesi perché non ce la facevo, avevo paura. Sono andata avanti così fino a gennaio, poi ho cominciato a stare male, male, male; al punto che temevo di avere un tumore alle ossa perché non riuscivo a camminare, mi faceva male sotto i piedi. Non dormivo, non mangiavo. Avevo quello che chiamano “Post-traumatic stress”.

Il giovedì successivo una persona che lavora per la Croce Rossa mi trovò seduta che piangevo sulla quinta Avenue e mi ha letteralmente portata all'ospedale. Là lo psicologo mi ha fatto parlare con la manager che mi ha detto: “Signora, abbiamo dei grossi problemi. C'è una lista di attesa di almeno un anno.” Puoi immaginare quanta gente sconvolta ci fosse.

Io ero sconvolta dalle lacrime, dai singhiozzi, dai tremolii, dalle paure e il lunedì sera ho iniziato la terapia di gruppo. Eravamo in otto e ti garantisco che eravamo come otto neonati che piangevano. Però devo dire che mi ha aiutato molto, perché in quei momenti la famiglia non basta. Io ero contro la mia famiglia perché secondo me non mi ascoltavano abbastanza; invece non era così, è che un familiare in quella situazione non sa come trattarti. Invece una persona esterna e del mestiere sa come trattarti e iniziai con gli antidepressivi. Dovevo prenderne 10 milligrammi, ma dopo un mese ne prendevo 50 milligrammi al giorno.

Io volevo solo andare a Saint Patrick a vedere i funerali e piangere, mi sentivo in colpa perché troppi padri e troppe madri erano morti e io che non ho figli mi chiedevo “Perché sono sopravvissuta?”

Sentivo il bisogno di farmi del male. Era una sensazione che non so descrivere.

Io avevo bisogno di guardare la televisione, perché guardando quelle immagini io stavo male e stare male mi faceva sentire bene. Era come se fosse il pegno che io dovevo pagare per essere sopravvissuta. Ero davanti alla televisione 24 ore al giorno, non la mollavo per niente.

Per far contenta mia madre le dicevo che andavo a letto, poi appena sentivo che lei chiudeva la porta tornavo davanti al televisore.

Anche adesso ogni volta che lo racconto io vivo quel momento, anche oggi per me è l'11 settembre. Sento dentro quella sensazione, il voler far qualcosa a tutti i costi e non poter fare niente.

Una mia amica di Bari aveva due figli: una figlia di 34 anni e un figlio di 38 anni sposato con due bambini. Erano una nella Torre 1 e l'altro nella Torre 2, sono morti entrambi.

Negli anni successivi sono stata ospite alla televisione varie volte. In una di queste occasioni, non ricordo bene quale trasmissione fosse, c'era in collegamento un giornalista inviato in Afghanistan (che se ne stava comodamente in albergo) e io dissi qualcosa relativamente al fatto che io non sono a favore della guerra (e se mettiamo in fila un milione di persone, nessuno dice “Sì, io voglio la guerra”), però proviamo a chiedere a quella mamma che aveva due figli e che sono morti entrambi... Quella donna non vuole la guerra, vuole giustizia. E questo giornalista mi attaccò dicendo che il sangue di quegli Americani che sono morti nelle Torri è rosso esattamente come quello di chi sta morendo a causa della guerra in Iraq e in Afghanistan.

Io gli dissi: “Sì, sicuramente. Perché la guerra uccide tantissimi innocenti e andrebbe evitata.” Ma in un momento del genere io non sono in grado di dire qual è la cosa giusta. Certo, io non voglio la guerra, vorrei che tutto il mondo fosse in pace, ma purtroppo non è così.

Un'amica di una mia collega, che lavora ancora con me, era sulla Torre 2 e il marito sai dov'era!? Era sull'aereo che ci si è schiantato contro!

E un signore di Staten Island ha corso per prendere il traghetto per tornare dalla sua famiglia con tre figli, è arrivato sulla banchina quando il traghetto si era appena spostato. Ha saltato per prendere il traghetto, ma ha battuto la testa ed è morto: l'11 settembre, non perché era nella Torri, ma nel tentativo di tornare dalla sua famiglia.

Tutto questo perché?!?!

Perché dei pazzi sono saliti su un aereo e sono venuti a infilarsi nel nostro cuore alle 9 meno un quarto dell'11 settembre! Io non ho fatto niente a nessuno e mi hanno rovinato la vita. Non sono più la stessa.

Non sorrido più, magari sorrido con il viso, ma dentro non sorrido più; non ricordo da quando il mio cuore non sorride veramente.

Non sento più niente. Mi ricordo quando è morto mio padre ho sentito un dolore fortissimo dentro perché avevo perso il mio papà e dopo l’11 settembre non ho più sentito nulla del genere anche se ho perso molti amici e amiche.

Questo grazie a loro e alla loro religione!

Non sento più niente, sono come un automa, come uno di quei giocattolini a cui tiri la corda e camminano.

Ho perso tutti i clienti perché non ce la facevo più a lavorare. Non ci andavo e quando ci andavo non ero la stessa di prima. Avevamo un altro ufficio nel New Jersey e il mio capo mi disse “Abbiamo due scrivanie libere, scegli quella che vuoi.” Ne scelsi una, mi sedetti e iniziai a piangere come una disperata. Avevo un computer e un telefono e mi chiesi “E adesso cosa faccio? Chi chiamo?”. Non avevo più niente.

Da lì poi sono ripartita, piano piano. Ma non ero più quella di una volta, facevo fatica.

Sono stata in terapia due anni e mezzo, poi mi sono accorta che non serviva più a niente. Poi ho fatto la terapia individuale e a un certo punto la psicologa mi ha detto “Gina, quello che hai dentro ormai non te lo toglie più nessuno. Devi imparare a conviverci.” e aggiunse una cosa che si avvera giorno dopo giorno, cioè che magari un giorno mi alzo e sono tranquilla e vivo normalmente, il giorno dopo sono depressa da morire anche senza nessun motivo.

Sono gli strascichi che mi porto dietro. Magari un giorno andranno via, non lo so, ma oggi ci sono ancora. Io dopo l'11 settembre non sono più quella che ero una volta.

Un'altra storia che ti posso raccontare è questa. Durante le analisi del DNA sui resti trovati a Ground Zero, nel momento in cui identificavano qualcuno ne informavano la famiglia; c'era una signora che sperava con tutta sé stessa che trovassero i resti del marito per potergli fare un funerale e di questo signore hanno trovato solo il cuore. E il funerale è stato fatto solo con il cuore nella bara.


Undicisettembre: Quando vi siete resi conto che era un attentato terroristico e non un incidente?

Gina Lippis: Ce ne siamo resi conto quando ci stavamo allontanando dalle Torri andando verso Nord, siamo entrati in un bar perché io dovevo bere e andare in bagno, nel bar c'era il televisore e per la prima volta vidi i due aerei che si infilavano nelle Torri. A quel punto era chiaro per tutti che era un attentato.


Undicisettembre: Ti ricordi chi diede le istruzioni di evacuare e in che modo?

Gina Lippis: Nessuno. Nella Torre 1 non furono date istruzioni. Quando siamo usciti dalla scala al trentaduesimo piano c'era un telefono di emergenza, ma non funzionava neanche quello. A noi non ha detto niente nessuno, non abbiamo sentito la voce di nessuno.

A meno che non sia io a non ricordarmelo, ma non credo perché ero lucida. Mi rendevo benissimo conto di ciò che stava avvenendo attorno a me. Mi ricordo della signora che si è dovuta togliere le scarpe con i tacchi e si è tagliata un piede e sanguinava, o di quell'altra signora che aveva tutta la camicia bagnata perché pioveva dentro.

Tutto questo macello dentro la scala me lo ricordo chiaramente, però – ripeto – non ricordo una voce, non ricordo un urlo, non ricordo niente. Come un film muto, anche a distanza di dieci anni.

Quando History Channel ha realizzato il documentario Gli Italiani nelle Torri ci ha intervistati uno per volta, quindi io non sapevo cosa avessero detto gli altri. Quando poi mi hanno inviato il DVD ho riscontrato che dicevamo tutti le stessissime cose. Anche Francesco Ambruoso ha detto che per lui era come un film muto, non ricorda le voci, non ricorda i suoni.


Undicisettembre: Una cosa che non ho capito dal tuo racconto è dov'eri quando è crollata la Torre Sud.

Gina Lippis: Eravamo già per strada, ma non ho visto il crollo della Torre Sud. Abbiamo sentito il boato e abbiamo visto la polvere che usciva da tutte le parti, ma non abbiamo capito cosa stesse succedendo perché a New York i palazzi sono molto alti e se ti trovi sul marciapiede non vedi il palazzo successivo a quello che hai più vicino.


Undicisettembre: Puoi confermare o smentire che ci sia stato un lungo blackout nei giorni precedenti all'11 settembre?

Gina Lippis: No, io non ricordo nulla del genere.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto secondo cui le Torri Gemelle sarebbero state demolite con esplosivi dal governo americano?

Gina Lippis: Ho letto di tutto, anche questa teoria. Non sono un esperto, quindi non lo so. Non sono in grado di dire se credo a una teoria o a un'altra: non lo so.


Undicisettembre: Dopo quanto tempo sei tornata a Ground Zero?

Gina Lippis: Subito! Dopo due giorni sono andata lì a piangere come una disperata e ci sono tornata due o tre volte a settimana.


Undicisettembre: Cosa pensi del nuovo World Trade Center attualmente in costruzione?

Gina Lippis: Io avrei rivoluto le due Torri. Il nuovo progetto è bello, ma io avrei rivoluto le due Torri lì al loro posto. Erano il nostro simbolo, il simbolo di questa città.

Sebbene io mi senta molto italiana e adoro la mia patria, la mia gente e la mia lingua, dopo l'11/9 mi sento anche molto americana. Infatti dopo l'11/9 ho preso la cittadinanza americana e adesso ho i due passaporti. Non rinuncerei né all'uno né all'altro per niente al mondo.


Undicisettembre: Come si vive a New York dieci anni dopo l'accaduto?

Gina Lippis: New York si è rimboccata le maniche. I primi tempi questa città era devastata: non c'era turismo, non c'era nessuno in giro. Era veramente triste. Adesso la città ha un po' rialzato la testa, anche se la crisi la sentiamo anche qui in America.

Abbiamo un ottimo presidente. Ma come dico sempre, New York non è l'America. L'America è un'altra cosa.

Sì è ripresa un po', ma c'è sempre quell'ombra scura su di noi. Quando c'è qualche evento, ad esempio la maratona, c'è sempre un po' di paura. Ogni tanto quando prendi la metropolitana e vedi una gran flotta di poliziotti ti chiedi “Oddio, cos'è successo? Perché ci sono così tanti poliziotti?” e allora vai a chiedere “Excuse me, cosa è successo?” e loro ovviamente e giustamente ti rispondono “Non c'è niente, signora. Tutto okay.”

Quella che era una volta la vita di New York non lo è più. Va un pochino meglio dopo dieci anni, cominciamo a convivere con ciò che è successo.

2009/04/09

"Materiale thermitico attivo" trovato nella polvere di Ground Zero?

di Henry62

Segnalo la pubblicazione del seguente articolo sul blog "11-Settembre":

in cui fornisco alcune valutazioni ed osservazioni personali sulla inconsistenza, a parer mio, delle frettolose conclusioni raggiunte dal gruppo di ricercatori sul materiale rinvenuto nella polvere di Ground Zero, in particolare sulla presunta presenza di alluminio elementare.

2009/03/08

Intervista a un sopravvissuto delle Torri Gemelle

di Hammer

Il gruppo Undicisettembre ha avuto recentemente occasione di entrare in contatto con uno dei sopravvissuti all'attacco alle Torri Gemelle. L'uomo si trovava nella Torre Nord al momento dell'impatto del volo American Airlines 11 e non è un testimone qualunque: a quel tempo era, infatti, un dipendente e portavoce della Port Authority. Il suo nome, pubblicato con il suo permesso, è Greg Trevor.

Trevor ha accettato di concederci un'intervista; grazie alla sua partecipazione agli eventi e conoscenza dei fatti, ne è uscito uno spaccato di estremo interesse sia dal punto di vista umano che da quello più tecnico del debunking.

Oltre a renderci partecipi delle emozioni, delle paure e delle speranze di chi è stato colpito dalla tragedia, il racconto di Trevor consente di sgombrare il campo da alcune delle leggende cospirazioniste che girano da anni intorno all'11 settembre.

Ringraziamo Greg Trevor per la sua grande cortesia e disponibilità.



Undicisettembre: Cosa ricordi, in generale, di quella mattina? Ci puoi fare un breve racconto della tua esperienza?

Greg Trevor: Arrivai al lavoro presto, quella mattina: intorno alle 7:15. Di solito arrivavo tra le 9:30 e le 10; l'11 settembre arrivai prima perché la sera precedente ero tornato a casa usando una vettura aziendale della Port Authority, che avevo adoperato durante la giornata per andare all'aeroporto Kennedy: in tali circostanze eravamo autorizzati a tenerci la vettura aziendale fino al giorno dopo. L'11 settembre tentai di arrivare al lavoro prima per evitare il traffico dell'ora di punta.

Quando il primo aereo colpì la Torre Nord alle 8:46, ero in piedi dietro la mia scrivania al 68° piano della stessa Torre. Fui quasi scaraventato a terra dall'impatto del primo aereo, che si schiantò contro la facciata nord più di venti piani sopra di me. Udii un forte tonfo, seguito da un'esplosione. Ebbi la sensazione che l'edificio si spostasse di circa tre metri verso sud. Poi si mosse in senso opposto, verso nord, e infine tremò avanti e indietro. Fuori dalla finestra vidi una parabola di fiamme precipitare verso il suolo, seguita da un turbinìo di carta e vetro. A quel punto sentii due diversi suoni: le sirene d'emergenza dalla strada e i telefoni che suonavano su tutto il 68° piano. Erano le chiamate dei giornalisti che ci chiedevano cosa fosse successo.

Nei dieci minuti seguenti, io e i miei colleghi controllammo la zona del piano a cui ci trovavamo per verificare che tutti stessero bene. Poi raccogliemmo le cose che pensavamo potessero esserci utili presso una postazione di comunicazione di emergenza (penne, carta, elenchi telefonici e cose di questo tipo) e iniziammo l'evacuazione.


Undicisettembre: Durante l'evacuazione della Torre 1 ti ci volle molto tempo per uscire dal palazzo. In quel lasso di tempo quali erano le condizioni dell'edificio? Scendendo le scale notasti qualche segnale che i danni strutturali erano gravi?

Greg Trevor: Quando abbandonammo il nostro piano, l'aria si stava riempiendo di fumo polveroso. All'inizio l'aria era più pulita nella tromba delle scale. Le condizioni della tromba delle scale sembrarono normali tra le 9 e poco prima delle 10 del mattino. Durante le esercitazioni di evacuazione ci era stato detto di aspettarci che ci volesse circa un minuto per ogni piano durante la discesa lungo le scale. A quanto pare questa era stata l'esperienza dei dipendenti della Port Authority che erano stati coinvolti nell'evacuazione del World Trade Center in occasione dell'attentato del 1993: a quel tempo io non ci lavoravo, avevo cominciato a lavorare nel Trade Center nel 1998. L'11 settembre effettivamente ci volle più o meno un minuto per ogni piano.


Undicisettembre: Come fu l'evacuazione: ordinata o caotica? Immagino che le esercitazioni antincendio fossero molto frequenti. Furono in qualche modo utili?

Greg Trevor: Direi che l'evacuazione fu molto ordinata. La Port Authority aveva fissato prove di evacuazione obbligatorie ogni sei mesi. Ogni piano aveva del personale designato a coordinarle e ogni membro del personale aveva una torcia elettrica da usare durante le evacuazioni.


Undicisettembre: Mentre uscivate, udisti o vedesti delle esplosioni o notasti altro di strano o inaspettato?

Greg Trevor: Fino a poco prima delle 10 non notai nulla di insolito. Ovviamente eravamo preoccupati per le condizioni degli edifici, ma non eravamo in preda al panico.

Siccome le esercitazioni erano frequenti, sapevamo cosa fare. Ogni pochi piani dovevamo fermarci e spostarci verso destra per far passare i feriti che scendevano e i pompieri e la polizia della Porth Authority che salivano.

Arrivammo al quinto piano poco prima delle 10. A quel punto sentimmo un rombo molto forte. Il palazzo tremò violentemente e io fui gettato da un lato all'altro della tromba delle scale. In quel momento non lo sapevamo, ma la Torre Sud era appena crollata.

La tromba delle scale in cui ci trovavamo si riempì di fumo e polvere di cemento. Respirare divenne difficile e le luci si spensero. Un flusso d'acqua ininterrotto, profondo circa 10 centimetri, iniziò a scendere lungo le scale. Sembrava di guadare un torrente sporco che scorreva rapido, di notte, nel mezzo di un incendio in una foresta.

La migliore decisione che avevo preso quel giorno era stata quella di indossare una cravatta di maglia per andare al lavoro. Mi misi quella cravatta blu davanti a naso e bocca per difendermi dal fumo e dalla polvere. Per evitare l'iperventilazione feci ricorso a quanto avevo imparato ai corsi preparto Lamaze che avevo frequentato con mia moglie.

Qualcuno urlò di mettere la mano destra sulla spalla della persona che ci precedeva e di continuare a scendere. Scendemmo ancora una rampa di scale, fino al quarto piano, e a quel punto sentii qualcuno urlare che la porta era bloccata. La violenza del crollo della Torre 2, a quanto pareva, aveva bloccato l'uscita d'emergenza. Ci fu ordinato, allora, di girarci indietro e risalire le scale per cercare di raggiungere a un'altra tromba.

Stavamo quindi avanzando controcorrente in quel fiumiciattolo nero e sporco. Altri continuavano a cercare di scendere e il panico cominciava a diffondersi. Per la prima volta ebbi paura che non ne sarei uscito vivo. Bisbigliai una preghiera veloce: "Signore, ti prego, fammi rivedere la mia famiglia."


Undicisettembre: Per quanto ne sai o per quanto ti è stato raccontato, quanto furono violenti gli incendi ai piani superiori, dove si schiantò l'aereo?

Greg Trevor: Secondo i miei colleghi sopravvissuti che erano vicini al punto d'impatto, gli incendi erano molto violenti.


Undicisettembre: Ti accorgesti di qualcosa quando il secondo aereo si schiantò contro la Torre Sud?

Greg Trevor: No. Non ne seppi niente finché un collega non mi inviò un'email sul Blackberry.


Undicisettembre: Vedesti i pompieri che salivano le scale mentre tu scendevi? Cosa puoi dirci di loro?

Greg Trevor: Vedemmo sia i pompieri, sia la polizia della Port Authority salire le scale di corsa. Temo che ci sia molto poco che io possa dire di loro. Uno dei miei incarichi alla Port Authority era curare i rapporti con i media della Polizia della Port Authority stessa. Sebbene molti dei miei colleghi si trovassero all'interno del palazzo, non vidi nessuno di loro durante l'evacuazione.

Però riuscii a sentire uno di loro: l'ufficiale David Lim. Era un ufficiale dell'unità cinofila il cui cane, Sirius, rimase ucciso nell'attacco. In seguito David si sarebbe trovato intrappolato tra le macerie per cinque ore, ma in quel momento ebbe la presenza di spirito di trovare un modo per farci invertire la direzione e tornare giù per le scale dopo che i soccorritori sbloccarono l'uscita d'emergenza. Ripeté continuamente "Giù va bene! Giù va bene!". Quando lo sentii, urlai anch'io su per le scale "Giù va bene!" Come un'eco anche altri urlarono "Giù va bene!" verso chi stava più in alto. A quel punto ci incamminammo verso il basso più velocemente possibile.


Undicisettembre: Uscisti dalla torre circa 10 minuti prima che crollasse. C'erano segnali che era sul punto del collasso o venne giù all'improvviso? Vi aspettavate che crollasse?

Greg Trevor: Io sicuramente non mi aspettavo che sarebbe crollata. Però mio fratello, che è un ingegnere civile della Georgia, mi disse in seguito che guardando le immagini in televisione si aspettava che le Torri sarebbero crollate.


Undicisettembre: Per quanto ne sai, le perlustrazioni con i cani antibomba erano state sospese prima degli attacchi? Se sì, quando?

Greg Trevor: No. Infatti il cane a cui facevo riferimento prima, Sirius, era un cane addestrato alla ricerca di esplosivi.


Undicisettembre: Vedesti rottami di aerei per strada?

Greg Trevor: Io personalmente no, ma molti dei miei colleghi sì. Quando io uscii, l'intera area era già ricoperta da vari centimetri di polvere, quindi mi era impossibile riconoscere i rottami.


Undicisettembre: So che questa è una domanda piuttosto bizzarra: gira voce che la Torre Sud fosse stata interessata da un blackout dovuto a lavori di manutenzione sabato 8 settembre 2001 e durato fino alle 2 pomeridiane del giorno seguente. Ricordi che sia successo nulla del genere?

Greg Trevor: Non ricordo che sia successo nulla del genere e lo trovo impossibile da credere. Se fossero state intraprese azioni del genere, il nostro dipartimento, il Port Authority Public Affairs, ne sarebbe stato informato in modo da poter rispondere alle domande dei giornalisti.


Undicisettembre: Cosa ne pensi del nuovo World Trade Center attualmente in costruzione? Sarà mai il simbolo di New York, così come lo furono le Torri Gemelle?

Greg Trevor: Dopo l'11/9 ho avuto il piacere di lavorare con due degli architetti che guidavano il progetto di rinascita del sito: Daniel Libeskind e Santiago Calatrava. Entrambi hanno una visione straordinaria per il sito. Quando tutti i lavori del nuovo World Trade Center saranno finiti, sarà molto diverso, ma credo che sarà un tributo adeguato agli eroi, alle vittime, alle famiglie, ai sopravvissuti e alla città.


Undicisettembre: Secondo te, la città e la nazione hanno reagito? Credi che la nazione viva ancora nella paura o abbia recuperato la propria posizione di leader mondiale?

Greg Trevor: Per via dell'esperienza che ho vissuto, è molto difficile per me valutare come gli altri abbiano affrontato le conseguenze della tragedia. Per quanto riguarda me stesso, dopo sette anni e mezzo sto ancora rielaborando gli eventi di quel giorno.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che l'11 settembre fu un autoattentato? La maggior parte sostengono che le Torri Gemelle furono imbottite di esplosivi, mai visti da nessuno, che le fecero crollare. Altre teorie più estreme sostengono che nessun aereo le abbia mai colpite e che tutte le immagini viste in TV fossero false; dicono che dei missili avrebbero colpito le Torri o che delle bombe sarebbero esplose all'interno. Qual è la tua opinione in proposito? Hai mai conosciuto di persona qualcuno che credesse a queste teorie cospirative?

Greg Trevor: Non ho mai conosciuto nessuno che mi proponesse una tale teoria.

Conoscevo molte delle persone che sacrificarono la propria vita quel giorno. Tra loro c'erano alcuni membri del World Trade Department, che conoscevano le Torri meglio di chiunque altro. Molti di loro perirono mentre guidavano i soccorritori per cercare i feriti piano per piano.

Conosco anche ingegneri della Port Authority che rimasero negli edifici per aiutare le persone ad uscire e che si misero in salvo per un pelo. Dopo l'11 settembre questi ingegneri hanno partecipato alle analisi scientifiche del crollo del World Trade Center.

Se queste teorie cospirative fossero vere, il complotto avrebbe richiesto il coinvolgimento attivo o il consenso di questi uomini e di queste donne, che si comportarono da eroi. Queste teorie sono un insulto al loro onore, al loro eroismo e alla loro memoria.

2008/03/13

Le “guglie” delle Torri Gemelle

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Federico Dite. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Dal libro New York September 11, una raccolta in grande formato delle immagini dell'11 settembre scattate dai fotografi dell'agenzia Magnum, è molto interessante segnalare l'immagine presentata qui sotto.


Questa fotografia è una delle più nitide documentazioni di un fenomeno che è sfuggito a molti osservatori superficiali della dinamica dei crolli, e soprattutto a coloro che teorizzano una demolizione controllata con taglio delle colonne portanti: dopo il crollo delle torri, una porzione considerevole di queste colonne rimase in piedi per diversi secondi, formando quelle che sono state definite “guglie” (spire in inglese).

Un'immagine scattata dalla medesima angolazione durante il crollo della Torre Nord ci permette di avere un riferimento posizionale e di collocare quindi la “guglia”: coincide con una porzione degli elementi del "core" (nucleo di colonne centrali).


Sovrapponendo le due immagini precedenti si ottiene quest'indicazione posizionale:


Confrontando con una pianta dell'edificio si nota la corrispondenza con la porzione destra del core.



Osserviamo questa “guglia” in dettaglio.



Le immagini che seguono sono di varia provenienza e documentano da altre angolazioni la struttura e l'evoluzione della “guglia” della Torre Nord.











La “guglia” della Torre Sud


Per la Torre Sud, la prima a crollare, il fenomeno della “guglia” è talmente rilevante da essere facilmente scambiabile per un altro grattacielo: soltanto il confronto con le immagini pre-crollo permette di capire senza ombra di dubbio che la struttura che si vede è una parte del core della Torre Sud, che successivamente collassa.










Da queste immagini si deduce chiaramente che la dinamica del crollo non è stata un semplice accatastamento rovinoso della struttura (cioè il pancaking tuttora citato erroneamente da molti video cospirazionisti), ma ha avuto fasi ben più complesse: dapprima sono caduti i solai, portando con sé le facciate, e soltanto in un secondo momento è crollata parte del nucleo centrale.

Questo fenomeno è perfettamente compatibile con un cedimento strutturale innescatosi nelle facciate portanti, come documentato dal rapporto NIST. Le facciate, tirate verso l'interno in corrispondenza di alcuni solai danneggiati dall'impatto e deformati dall'ammorbidimento dovuto al calore degli incendi, cedono: la massa soprastante la lesione inizia a ricadere sul resto della torre, e i solai, non più sorretti perimetralmente, si spezzano, cadendo in fuori; la soletta di cemento dei solai si frammenta, producendo grandi nubi di polvere. L'edificio si apre come i petali di un fiore, al centro del quale resta, per pochi istanti, una parte del nucleo portante della struttura.

Immagini come queste contraddicono invece irrimediabilmente le teorie che immaginano che il crollo delle Torri Gemelle sia stato prodotto tagliando le colonne del core, cosa chiaramente impossibile se il core è crollato in parte dopo il resto dell'edificio.

La domanda da rivolgere ai sostenitori della demolizione controllata è quindi molto semplice: se, come dicono loro, le torri sono state demolite dall'esplosivo o dalla termite, quale stravagante meccanismo di demolizione, senza precedenti nella storia, sarebbe stato utilizzato per ottenere questo risultato? Dove sarebbero state collocate le cariche in modo da lasciare in gran parte intatto il centro dell'edificio ma fargli crollare tutto il resto? E come sarebbe stato possibile ottenere questo risultato nascondendo le cariche alle decine di migliaia d'inquilini dell'edificio?

Le teorie alternative sono indubbiamente affascinanti, perché promettono soluzioni semplici ai dubbi che molti, giustamente, si sono posti di fronte a un evento indubbiamente incredibile perché senza precedenti. Purtroppo, però, quando a queste teorie si chiede di spiegare in dettaglio cosa è successo, ci si trova di fronte a contraddizioni e assurdità imprescindibili come queste.

2007/12/30

Zerobubbole 13: Una donna si affacciò dalla breccia d'impatto, quindi gli incendi non erano molto caldi

di Undicisettembre. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. L'articolo si riferisce al contenuto della versione di Zero presentata a ottobre 2007 alla Festa del Cinema di Roma.

0:14:00. NARRATORE: Insomma, temperature non certo elevatissime, come testimonia la presenza di questa donna, proprio nel punto dell'impatto con l'aereo.

Con questa frase, pronunciata mentre le immagini mostrano una foto dello squarcio d'impatto nella quale si scorge una figura umana, Zero cade in violenta autocontraddizione: pochi minuti prima, come scena d'apertura, ha presentato la voce angosciante di una donna, Melissa Doi, che grida disperata al telefono che "fa molto, molto, molto caldo". Così caldo che teme di morire.

Così caldo che dice (nella parte guarda caso tagliata da Zero) che non vede fiamme ma sente che il pavimento scotta dappertutto.

Così caldo che circa 200 persone si suicidano lanciandosi nel vuoto dalle Torri Gemelle pur di evitare di morire negli incendi (come mostrato nell'immagine qui accanto).

Ma adesso, magicamente, le temperature diventano "non certo elevatissime" secondo gli autori di Zero. Una frase che suona come uno schiaffo alla memoria di tutte queste persone.

Persone il cui gesto disperato Zero non esita a mostrare nelle proprie immagini quando vuole evocare forti emozioni, ma che dimentica disinvoltamente quando gli fa comodo sostenere improbabili quanto offensive teorie alternative.

Reticenza sui dati


Zero continua a non fornire dati che consentano allo spettatore di approfondire l'argomento.

Di quale torre stiamo parlando? A che ora è stata scattata la foto? Niente. Eppure tutti questi dati sono pubblicamente disponibili, perché la presenza di una donna che si affaccia dallo squarcio prodotto dall'impatto è nota e documentata anche nei rapporti tecnici.

Infatti a pagina 160 del rapporto NIST 1-5A si trova la fotografia mostrata qui sotto, nella quale si scorge la donna citata da Zero. Il rapporto NIST fornisce i dati che Zero non offre: si tratta del WTC1 (Torre Nord) e la foto è stata scattata da Roberto Rabanne intorno alle 9:30. E' tristemente ironico che chi lamenta una presunta inadeguatezza delle otto indagini tecniche formali svolte fin qui sugli eventi dell'11 settembre fornisca meno informazioni delle stesse indagini che critica così aspramente.

Sì, otto indagini: un'inchiesta giudiziaria civile (processo Moussaoui), due inchieste governative (Commissione 11/9 e Joint Inquiry di Camera e Senato USA) e cinque tecniche (FAA, NTSB, NIST, FEMA, ASCE), alle quali si aggiungono quelle giornalistiche e i rapporti tecnici dei soccorritori (MCEER, Arlington After-Action Report, e altri).


Ora che sappiamo luogo e ora, sappiamo anche quanto tempo è passato dall'impatto. Il volo American Airlines 11 colpì il WTC1 alle 8:46. Questa foto ritrae quindi la situazione ben quarantacinque minuti dopo l'impatto. E gli incendi, per loro natura, migrano: consumano tutto quello che trovano da bruciare e poi avanzano e salgono verso altre zone non ancora consumate.

Ignoranza della dinamica degli incendi


E' quindi ingannevole sottolineare che la donna si trova "proprio nel punto dell'impatto con l'aereo", come se dovesse essere il punto più caldo: quello è invece il punto dove l'incendio si è sviluppato subito e poi si è affievolito. Le sue condizioni tre quarti d'ora dopo l'inizio dell'incendio non dicono nulla sullo stato del resto dell'edificio.

Innanzi tutto, l'elevatissima velocità dell'impatto (fra 700 e 800 km/h) ha scagliato i frammenti dell'aereo e il carburante verso l'interno dell'edificio prima che prendessero fuoco, per cui la zona d'impatto è giocoforza una delle meno colpite da incendi. Inoltre non tutto il carburante poteva bruciare immediatamente all'impatto, perché non vi era aria sufficiente: in parte è rimasto allo stato di massa liquida e come tale ha proseguito la propria corsa, allontanandosi dalla breccia d'entrata.

Secondo il NIST, non più del 15% del carburante può essersi incendiato subito: il resto, circa 32.000 litri, deve essere rimasto allo stato liquido o nebulizzato, potendo quindi fluire o colare attraverso la struttura, fino a trovare nuova aria e qualcosa che gli desse fuoco. La questione è discussa, cifre alla mano, a pagina 79 del rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Ma soprattutto, lo squarcio fa da presa d'aria per gli incendi, per cui è colpito da un intenso flusso d'aria fresca, richiamata dall'esterno per effetto camino dalle fiamme all'interno della torre. Se c'è un punto ventilato in tutta l'area devastata, è proprio la breccia d'impatto. Usare questa fotografia come "prova" di temperature basse nel resto del volume colpito dagli incendi denota quindi grave incompetenza nella dinamica degli incendi in generale.

L'evoluzione dell'incendio nella zona dello squarcio è documentata dalle fotografie del medesimo rapporto NIST 1-5A: già pochissimi minuti dopo l'impatto, gli incendi non interessavano più lo squarcio e si sono poi propagati principalmente verso l'alto e il lato opposto, come mostrato dalle immmagini mostrate qui sotto.

Guardate le foto: tenendo conto del fatto che ogni lato delle Torri Gemelle misurava 64 metri (più di mezzo campo di calcio), vi sembrano indicare incendi modesti e "temperature non certo elevatissime"?

Meno di un minuto dopo l'impatto, non ci sono fiamme nello squarcio dal quale è penetrato l'aereo.

La facciata est del WTC1 alle 9:38, 52 minuti dopo l'impatto. Lo squarcio d'entrata dell'aereo è sulla facciata nord (a destra). Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Le facciate ovest (a sinistra) e sud (a destra) del WTC1 alle 10:22, 96 minuti dopo l'impatto. Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

La facciata sud (opposta a quella d'impatto) del WTC1 alle 9:19, 33 minuti dopo l'impatto. Fonte: rapporto NIST NCSTAR 1-5A.

Chi è la donna?


L'esatta identità della donna mostrata da Zero è data per scontata da molti siti cospirazionisti, ma in realtà è controversa. Viene indicata sovente come Edna Cintron (nella foto qui accanto), 46 anni, di New York, assistente amministrativa alla Marsh & McLennan Cos. Inc, al 97° piano, morta nel crollo della torre.

Secondo queste fonti, il marito, William, avrebbe identificato Edna nelle varie foto, dai capelli e dagli indumenti, ma non con certezza. Non è stata reperita finora una fonte giornalistica attendibile e di prima mano che confermi quest'affermazione attribuita al marito.

Come notato nei commenti qui sotto, fra le immagini delle persone che si sono suicidate gettandosi dalle Torri Gemelle ve n'è almeno una di una persona i cui indumenti sono compatibili con quelli della persona che si affaccia dallo squarcio. Le immagini sono troppo sgranate per consentire un'identificazione affidabile, per cui prevale il principio di prudenza. Se davvero si trattasse della stessa persona, le fandonie di Zero sulle temperature degli incendi al WTC troverebbero la più tragica delle smentite.

2007/10/02

Fumo dalla base delle Torri Gemelle

di mother

Durante il crollo del WTC, uno dei fenomeni sfruttati dai dietrologi per sostenere le loro teorie è l'emissione di fumo dalla base del WTC (un post riguardante invece gli squib è qui).



Le possibili spiegazioni per la presenza di fumo che fuoriesce dalla base degli edifici durante i crolli sono:
  1. Ricordando il post delle testimonianze sul molten metal vi è la testimonianza di Rodriguez, che parla di acqua che si accumula sul vano ascensori dell'edificio, e la testimonianza di addetti della Controlled Demolition Inc. che parlano della presenza di molten metal (metallo fuso) alla base dei vani degli ascensori. Al momento del crollo dell'edificio è logico come parte del molten metal prodotto dagli UPS e da altri metalli presenti nel corredo da ufficio sia penetrata nel vano ascensori e fuoriuscito dalla facciata del WTC2. La mescolanza fra metallo ad alta temperatura ed acqua accumulata è una facile spiegazione del fumo fuoriuscito dalla torre alla base dell'edificio. Tuttavia questo implica il raffreddamento del metallo fuso, mentre una delle due testimonianze parla di metallo ancora fuso alla base degli ascensori al momento del ritrovamento. Dal video Foundry Demonstration by Roger Bansemer:
  2. Un fronte di crollo che progressivamente schiaccia sempre più piani implica una pressione sugli strati d'aria interpiano. Tale pressione sfoga nei punti di libera circolazione, producendo gli sbuffi orizzontali oltre le finestre rotte, ma si intrufola anche nei vani scale ed ascensori e nei cavedi, spinta in vie di corsa verticali dirette dalla cima alla base. E' facile capire come parte del fumo prodotto dal progressivo collasso sia sceso attraverso questi arrivando ad inondare la base dell'edificio e fuoriuscendo dall'atrio d'ingresso, prima che il fronte del crollo raggiungesse la stessa base.
  3. Uno degli aspetti più trascurati del crollo delle torri è la presenza di ascensori nell'edificio: in parte locali, con motore situato nei vani tecnici, in parte express, con via di corsa comprendente più piani, anche oltre i vani tecnici, fino in cima all'edificio. La vibrazione prodotta sull'edificio ha sicuramente danneggiato parte di questi ascensori facendoli uscire dalle via di corsa, o rovinando i fragili meccanismi di blocco d'energenza. E' presumibile che alcuni di questi, in parte investiti dall'esplosione dell'aereo interna all'edificio e la successiva palla di fuoco lungo il vano ascensori, siano stati danneggiati a tal punto da liberarsi, creando degli enormi botti allo schianto sul piano di base del vano in cui erano alloggiati. A tal riguardo vi sono testimonianze sia di persone in ascensori bloccati che sono riusciti a salvarsi aprendosi una via di fuga (vedi testimonianza di Rodriguez) sia di persone che hanno notato come gli ascensori locali dei piani non funzionassero al contrario di quelli dell'ultimo tronco. Nel collasso progressivo (si ricorda che entrambi gli impatti sono avvenuti sopra o sul vano tecnico del terzo tronco di struttura) la distruzione dei motori degli ascensori comporta il crollo nella struttura degli ascensori situati svariati piani più in basso rispetto al fronte del crollo.
  4. Un altro aspetto da non trascurare, raccontato dalla testimonianza di tutti i superstiti usciti dal WTC (sia usciti subito dopo l'impatto degli aerei, sia usciti dopo decine di minuti o per ultimi come Rodriguez), è dato dai pezzi di struttura, metallo e vetri (non molten metal) che crollando dai piani danneggiati finivano per creare danni ed uccidere sulle sottostanti strutture situate di fronte alle Torri Gemelle. Ecco un video che documenta questi danni e che mostra come auto parcheggiate in prossimità della struttura si incendiarono e presero fuoco. Questo post è dedicato all'analisi di quel video.
Per quanto riguarda il primo edificio (WTC2) crollato sembrerebbe quindi essere più probabile la quinta soluzione, spiegata approfonditamente nel post indicato.
Nel caso del crollo del secondo edificio (WTC1, video di esempio delle teorie complottiste), tuttavia, abbiamo delle formazioni basse di fumo che possono rientrare nei casi sopra citati o negli effetti dovuti agli incendi provocati dalle macerie della prima torre.


Alcuni video interessanti e molto rari che documentano lo stato caotico presente nella zona sono:

Un piccolo appunto merita anche questo video che documenta il collasso del WTC1 vicino al WTC2 e la presenza di yellow smoke (fumo giallognolo):


Senza troppo seguito appare evidente come la colorazione gialla sia data dal riflesso della luce del sole.

Il video riporta il link di reopen911.org ed è stato inserito da un utente Youtube chiamato JimmyWalter (difficile capire se si tratta di un emulo o del reale).

Nel prosieguo della nuvola di polvere si notano chiaramente i raggi di sole illuminare alcune parti rispetto ad altre:


Inoltre da non dimenticare le foto di Bill Biggart, molto chiare a tal proposito (per copyright lascio indicato il sito che le archivia).

FOTO1
FOTO2

In conclusione, per quanto riguarda il WTC2 il fumo alla base è quasi sicuramente quello sviluppatosi dall'incendio del veicolo in fiamme visibile nel video, mentre per il WTC1 la situazione alla base ed i danni al Marriott Hotel erano di per sé tali da sviluppare fumo che fra la cortina degli edifici intorno alle Torri Gemelle veniva in parte nascosto.

Le altre ipotesi sviluppate, oltre a dimostrare la possibilità di varie spiegazioni rispetto alla chiusura dietrologica (fumo alla base = bombe o termite, senza altre possibilità di spiegazione), forniscono comunque alcune considerazioni utili per la descrizione dell'evento.

Non vi era fumo di colore particolare, quel giorno, ma vi erano semplicemente zone illuminate e zone non illuminate.

Smoke Plume

di mother



Questo video è uno dei pochissimi documenti che mostrano la base del WTC il giorno degli attentati.
Nel video si vede l'ora circa 13 minuti prima del collasso della prima torre.
In alto appaiono i due squarci sulle due torri provocati dall'impatto degli aerei.
Il sonoro non indica esplosioni.


Lo zoom eseguito dall'autore mette in luce un particolare di alcuni veicoli parcheggiati in prossimità della passerella pedonale.


Pompieri passeggiano tranquilli lungo la strada non preoccupandosi delle auto incendiate.
Carte e detriti sono a terra distribuiti omogeneamente.
Il camioncino ha le ruote in fiamme e sembra aver perso i finestreni a differenza delle auto vicine.


Anche il vicino Marriot Hotel è del tutto integro senza danni da esplosioni o finestre infrante


La disposizione degli edifici mostra come il Marriot Hotel sia rispetto alla zona in questione la struttura più prossima oltre la liberty street che incrocia con la west street (su questa vi è la passerella pedonale).


Se per esempio prendiamo una mappa della disposizione degli edifici vediamo che il parcheggio di veicoli in questione si trova nell'area della St.Nicholas Greek Orthodox Church, nella direzione verso cui impattò il boeing del WTC1 e verso cui furono scagliati pezzi di struttura e resti dell'aereo.


La spiegazione più logica sul motivo per cui quei veicoli erano incendiati è che al momento degli impatti, pezzi distaccati dall'esplosione e proiettati all'esterno abbiano distrutto parte dei veicoli sottostanti scatenando degli incendi.

(questa foto usata per esempio tratta l'impatto al wtc2, l'unico impatto per cui le videocamere erano piazzate con lo zoom già al massimo)


Un'immagine del vecchio rapporto WTC, Building Performance Study riportava nella ricostruzione 3D l'indicazione delle direzioni da cui provenivano gli aerei e dei pezzi di boeing fuoriusciti dalle strutture.
Non vi è una descrizione dei pezzi di struttura sradicati e caduti o dei focolari provocati a seguito dello scontro dei due aerei.

Guardando questo video si possono trarre utili considerazioni a riguardo.
Le immagini che mostrano la base del complesso, il cortile interno mostrano sia pezzi di struttura crollati



sia incendi diffusi da carte infiammate o detriti proiettati all'esterno dal piano di impatto.


auto in fiamme, mentre i pompieri erano preoccupati nell'intervenire all'interno della struttura piuttosto che spegnere di tali incendi all'esterno delle Torri Gemelle.


Inoltre decine di testimoni furono allontanati dopo il secondo impatto per non rischiare nuovamente la loro incolumità per i detriti che cadevano dalla struttura, lasciando così numerosi veicoli nelle street.

Analizzare le foto dopo il crollo per trarne elementi utili, come quelle di Bob Bilard non è molto utile, visto che la situazione post crolli è troppo caotica.
Tuttavia ci si può fare un'idea di come sia cambiata l'area prima e dopo il crollo.


Tale passerella e le vicine auto sono visibili anche nel video di Kevin Sutabee.




Anche nel video 9/11 The Miracle of Stairwell B viene ripresa la passerella pedonale ed i vicini veicoli oramai schiacciati dai detriti.


Il video amatorale venduto da domvideo documenta invece la seconda passerella pedonale in West Street vicino il WCF 2 e 3, indugiando sulla base del WTC1.


Anche in questo video vi è ripreso un falò sviluppato su una scala vicina al WTC1 dalla carta fuoriuscita dal WTC, mentre i pompieri non si avvicinavano per non essere schiacciati dai detriti e dalle persone che continuavano a cadere.


Molto più interessanti sono i video del crollo del primo edificio (WTC2) che documentano la presenza di fumo nell'area.


In questo post sono state sollevate delle ipotesi logiche riguardo la formazione di fumo alla base degli edifici oltre alla teoria complottista delle demolizioni controllate.

La teoria complottista prevede che si tratti di fumo sviluppato dalla detonazione di cariche di esplosivo, anche se l'audio non riporta alcun sonoro.
Il video WTC Smoke con i video indicanti le condizioni in cui versava la WTC Plaza, sono chiarificatori per tali eventi.


Esiste inoltre questo video in cui si sostiene l'ipotesi che sia la termite della teoria di Steven Jones a produrre il fumo, anche senza la forte luce sprigionata dalla reazione termitica o il molten steel che cola dalla base del WTC.

Anche questo video segue la teoria della termite prendendo il fumo come prova della presenza del composto in azione.

Il video riporta quest'altra immagine del fumo vicino alla passerella pedonale



In questo blog sono stati scritti parecchi post sulla termite (si ricordano in particolare facciamo il punto sulla termite molten metal: USGS e Geonews)



In conclusione, contro le ipotesi di demolizione controllata con temite (già smentita in più punti in altri post) o con esplosivi alla base del WTC (anch'essi giù smentiti in altri post per altri aspetti) vengono presentate una serie di immagini, video ed un'analisi per mostrare come il fuoco prodotto da veicoli incendiati abbia prodotto l'effetto di fumo antecedente al crollo del WTC2, con decine e decine di pompieri ad assistere alla scena molto più interessati al soccorrere i feriti o sfollare la gente osservando gli eventi di qualche centinaio di piani più in alto.
Non si notano danni notevoli alle strutture portanti se non a parti secondarie di queste e tanto meno litri di molten metal/steel o termite.


Aggiornamento 5-10-2007

Rispolverando le foto pubblicate nel libro 11/9 La cospirazione impossibile ho recentemente scoperto un filone nuovo di dati riguardo la zona in cui si è sviluppato il fumo-incendio dei veicoli.

L'immagine in questione è


Confrontata con quelle precedentemente inserite tratte dal video youtube WTC smoke, foto1 e foto2 vi sono moltissimi elementi in comune.
Oltre ad uno scorcio di passerella vediamo infatti la sequenza di macchine accostate: rossa-camioncino bianco e di fianco bianca e nera.
A ciò si aggiunge la fila di auto parcheggiate ortogonalmente sulla sinistra.
Il particolare indicato in questa foto di un pannello di colonne perimetrali con gomma del boeing incastrata nel video outube sopra citato non si vede poichè è nascosto dalla presenza del Bankers Trust (in questa foto è di spalle al fotografo).
Infatti si può notare seguendo il marciapiede come l'edificio si protenda fino verso il marciapiede della street.

La didascalia sul libro la Cospirazione impossibile riporta:
Pag. 89 (in basso): Una ruota di un carrello del Volo AA11. Immagine tratta dalla Figura 7-70, pag. 274 del rapporto NIST NCSTAR 1-2. La medesima ruota è visibile da altre angolazioni anche nelle Figure 6-16 e 6-17, pag. 76 e 77, del rapporto NIST NCSTAR 1-5A.
Il rapporto NCSTAR 1-5A è disponibile a questo link.
Le altre foto vengono qui di seguito riportate.


There was a significant amount of material expelled from WTC 1 following the aircraft impact and subsequent fireballs. ... Figure 6–14 shows that a layer of dust and other debris was deposited on Church Street, located to the north of the WTC complex, by the passage of the dust cloud. The depth of the tire tracks provides an indication for the thickness of the dust. Similar photographs showed that deposited debris ran along most of the length of Church Street between Liberty Street and Vesey Street, or a distance of four city blocks. Given the large area covered by the debris, it is evident that a substantial amount of material was expelled from the north face of WTC 1 by the aircraft impact and subsequent fireballs. ... It is not possible to identify the source of the dust, but it seems likely that it consisted of pulverized concrete, since large areas of several floor slabs were missing in the vicinity of the aircraft impact, as well as other building materials, such as drywall. The large amount of pulverized debris generated provides additional evidence that the aircraft caused extensive damage to interior portions interior of the tower as it entered and passed through the tower. The amount and nature of the debris indicates that the aircraft impact and fireballs must have caused significant damage close to and on the south face of WTC 1. There were also a number of small fires burning on Liberty Street immediately following the aircraft impact (not visible in Figure 6–15). ... A curious aspect of Figure 6–16 is the large pipe that can be seen twisted about and rising above the panel section. A different view of the pipe is available in Figure 6–17, where it can be seen that it extends from well above the panel section across the pickup truck to the right and then up into the air. The force of the collision of the pipe with the pickup has crushed the pickup cargo bay. The pipe section length is considerably longer than the panel section, which is 36 ft. The pipe diameter has been estimated as 1.5 in., based on its size relative to the panel section.
Inoltre a pagina 122 (217 nel PDF del link inserito prima) abbiamo altre immagini scattate non dall'US police department ma dal fotografo Maciej Swulinski:
Photographs and videos taken on Liberty Street and in the immediate vicinity show that a great deal of debris was also present on the south side of WTC 2. Some of this debris came from the first aircraft impact on WTC 1, as described in Section 6.4.3, but there was a much larger amount following the second aircraft impact. Figure 7–35 shows a photograph that was taken looking across Liberty Street toward WTC 2 following the second aircraft impact. The street is completely covered with debris.Figure 7–36 shows an enlarged portion of Figure 7–35. This photograph is typical of other photographs of the debris taken in the vicinity. Various types of debris, including papers and cardboard boxes, are identifiable. There is also a great deal of what appears to be crushed concrete. A dimpled material is evident in the foreground. Similar material is seen elsewhere in the street debris. This material is likely a portion of a ceiling tile.
Il sito di Maciej Swulinski è disponibile a questo link.
La sua storia viene raccontata qui
Morning of September 11, 2001 was nice and sunny. ... I crossed Hudson River by ferry and arrived to World Trade Center area. I walked enjoying the great morning. Being just across the street from the WTC towers I heard the explosion in the close distance. Suddenly the whole area around me was covered with debris. I noticed the car that was hit and had two flat tires, but the driver was trying to keep going. The other car was burning.
Maciej Swulinski oltre che confermare le deduzioni svolte nel post, essendo vicino al luogo dell'esplosione entra in conflitto con la testimonianza di William Rodriguez che parla di due esplosioni.
Tuttavia bisogna non dimenticare questo post che tratta proprio la questione della testimonianza di Rodriguez dal 2001 fino in seguito alla sua partecipazione ai congressi dietrologici (c'è anche questo post legato alla testimonianza rilasciata al NIST)
When I looked above at 1 WTC I saw a little smoke. Like in everyone’s mind at this moment I had the simple explanation: unlucky pilot, probably small plane line Cessna hit the tower. Immediately I stared to take pictures to document this accident. I was running with my camera from one place to another trying to get the best perspective. After taking a series of pictures I slowed down and looked around me. I discovered that the street was covered not only by debris. I noticed shoes and other passengers' belongings, wires and electrical equipment probably from the airplane. Human flash was everywhere. Standing in the middle of the street, right at the entrance to the Tower Two I was beginning to understand what a tragedy took place here. It could not be a small plane.
At this moment hearing a coming sound I raised my head. No! This is not happening. A big passenger jet was right above me. It was a blink of an eye. A fraction of second later the airplane disappeared inside WTC tower. I was standing at the base of the building that was the target of terrorist attack. There was no place take the cover. It was to late to run away. All I could do was just to cover my head with my bare hands and wait for the miracle. Parts of the building and from the airplane were falling on the street around me. I was too scared to look at the explosion above me. When all this finished I quickly left the area.
I went to nearby office building where I worked at that time. It was on Broadway...It took me another few hours to reach my home. Later in my garment I found pieces of glass from WTC's windows that fell on me when airplane exploded above my head.

Le foto molto interessanti sono presenti in questo link.


La prima descrive la passerella pedonale mostrando un pezzo infuocato in distanza e vari detriti a terra.



Per capire l'orientazione basta osservare questa foto inserita a pagina 171 del PDF.

Figure 6-15. This photograph was taken from the corner of Liberty Street and Church Street looking west down Liberty Street after WTC 1 was struck by American Airlines Flight 11 but before WTC 2 was hit by United Airlines Flight 175. Some faces are blurred.



La terza delle auto vicine a pezzi infuocati, svariati oggetti e detriti a terra (il posizionamento non può essere fatto osservando il cartello del Park Fast che trae in inganno rispetto quello visibile nel video WTC smoke, bensì con la retrostante passerella pedonale).



La quinta immagine mostra un'auto con la ruota incendiata e detriti infuocati sulla destra del veicolo. Un fanale quasi rotto sull'auto in primo piano di cui si vede il cofano.



La settima immagine mostra detriti e un resto dell'aereo



La nona immagine mostra un pezzo impiantato sul lunotto posteriore di un'auto in zona non ben identificata.



Il seguente video recentemente rilasciato mostra l'impatto del secondo boeing sul WTC2 in prossimità della facciata nord del WTC7 al minuto 6:00-6:30.
La traiettoria del boeing è proprio quella in cui si trova la telecamera e si possono sentire i detriti espulsi con l'impatto e l'esplosione cadere in tutta la zona.
Da notare che in seguito viene inquadrato uno di questi detriti nella vicina street, quindi oltre il WTC7 a centinaia di metri di distanza.
Un'ulteriore conferma a quanto detto nel post.