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2011/05/31

Il demolitore Danilo Coppe e i cospirazionisti: lo sfogo di un esperto

di Hammer e Jerry Lee

Da alcuni giorni è presente su Youtube un video caricato dall'utente 911SkyScraper, a cui è stata prestata la voce da Massimo Mazzucco, di critica verso l'intervista a Danilo Coppe pubblicata da Undicisettembre lo scorso gennaio.

È inutile lanciarsi nello smontare pezzo per pezzo le manipolazioni (intenzionali o meno, non è nostra facoltà saperlo) di 911SkyScraper e di Mazzucco, i quali, è bene ricordarlo, non hanno alcuna competenza specifica e forse non si rendono conto di sfiorare il ridicolo nel loro tentativo di contraddire un esperto del calibro di Coppe sul campo di quest'ultimo.

Dello stesso avviso è lo stesso Danilo Coppe, che ci ha mandato le poche righe che seguono e che pubblichiamo con il suo permesso. Lo sfogo di Coppe è molto eloquente; concordiamo con il fatto che sia inutile tentare di far ragionare chi è autoconvinto delle proprie tesi e non vuole sentire alcun tipo di ragioni.

Precisiamo che Coppe non ha agito di sua iniziativa, ma ha risposto a una nostra segnalazione che abbiamo ritenuto opportuno fare. Lo ringraziamo per l'ulteriore prezioso tempo che ci ha dedicato e per noi la questione si chiude qui; non abuseremo oltre della pazienza di un professionista serio.

Facciamo nostro il suggerimento dello stesso Coppe: se i complottisti lo vorranno gli potranno commissionare uno studio ad hoc in modo da potersi togliere tutti i dubbi che hanno sulla questione. Purtroppo siamo sicuri che chi ha come scopo vendere libri e DVD infarciti di fantasie a scopo di lucro non ha certo interesse a commissionare un lavoro serio e professionale che porrebbe una pietra tombale sul business del complottismo.

La fede (in una religione, in una filosofia, in una credenza) è qualcosa che esula da qualsiasi considerazione logica e scientifica.

Va bene, lo ammetto: io non c'ero dentro alle Twin Towers quel maledetto 11 settembre 2001. Ho sempre ammesso che tutte le considerazioni pro e contro l'abbattimento controllato delle torri sono basate su indizi e non su prove. Gran parte delle ricerche fatte da chi ha indagato, magari in buona fede come Mazzucco, si basano su considerazioni a senso unico fatte da chi non accetta la spiegazione fornita magari frettolosamente, magari in modo poco rigoroso, dall'Autorità Americana. Tuttavia, tirato per la giacchetta, ho dato un mio parere da demolitore abituale, rispetto allla gran parte degli opinionisti intervistati.

Da un primo parere sono seguite schermaglie di vario genere da parte, soprattutto, di chi non ha nulla da fare tutto il giorno se non cercare conferme alle proprie opinioni. Mazzucco in fondo è giustificato poiché quello è il suo mestiere, quindi gradirebbe magari una maggior precisione da me, che invece a fatica trovo il tempo anche solo di scrivere queste poche righe.

Il giorno che i sostenitori del "complotto" vorranno, accetterò volentieri un incarico ufficiale, pagato, per redigere uno studio ufficiale sull'evento, supportato da tutte le dinamiche scientifiche del caso. Allo stato attuale, i miei detrattori dovranno accontentarsi delle mie dichiarazioni, fornite a caldo, quando vengo intervistato sull'argomento.

Solo unendo tutte le mie risposte alle varie interviste, che per forma mentis cerco sempre di rendere sintetiche, si riesce ad avere un quadro di massima del mio pensiero. Così se una volta ho detto che il WTC7 è caduto per danni ed incendio e una volta mi sono limitato a parlare solo di danni, si ridurrà la gravità di qualche mia omissione. Qualcuno dovrebbe poi spiegare ai complottisti che non c'è una documentazione scientifica che abbia censito quanti pilastri sono stati lesionati nell'impatto degli aerei e quanti siano stati preservati.

Come ho tentato di far capire più volte, le strutture reticolari si fanno carico di una o cento lesioni ma non per sempre. Se si aggiunge un calore di circa 600 gradi, l'acciaio tende comunque a snervarsi e di conseguenza basterebbe quasi solo quello per determinare un crollo.

Invece per abbattere le strutture con l'esplosivo la preparazione necessaria, fatta in clandestinità, richiederebbe ben più del tempo fornito per il blackout.

Comunque, come detto, sono stanco di tornare su questo argomento perché non ho tempo. Lascio volentieri che ognuno continui a pensarla come vuole.

2011/01/31

Intervista a Danilo Coppe, esperto di demolizioni controllate

di Jerry Lee

Alcune delle più diffuse tesi del complotto sull'11/9 vogliono che le Torri Gemelle e il World Trade Center 7 siano stati demoliti con l'uso di esplosivo nell'ambito di un autoattentato. Gli esperti di settore hanno coralmente dichiarato che questo non è possibile, ma i sostenitori delle tesi alternative preferiscono credere a quanto asserito da persone che non hanno nessuna competenza in materia.

Per stabilire oltre ogni ragionevole dubbio l'impossibilità che gli edifici del World Trade Center siano stati oggetto di una demolizione controllata, il gruppo Undicisettembre ha chiesto un parere al maggiore esperto italiano di esplosivi e demolizioni: Danilo Coppe.

Per chi segue il dibattito sull'11 settembre, Danilo Coppe non ha certo bisogno di presentazioni, essendosi già espresso in passato sull'argomento. Per chi non lo conoscesse riportiamo in breve il suo curriculum:
  • Geominerario esplosivista, con oltre 600 interventi di esplosivistica all'attivo;
  • Leader italiano nelle demolizioni controllate con esplosivi, consulente per enti istituzionali, reparti investigativi e reparti speciali;
  • Più volte ausiliario di polizia giudiziaria, criminalista, consulente tecnico d'ufficio e consulente tecnico di parte;
  • Seminarista periodico su “Esplosivi ed Esplosioni” presso l'Università di Parma, facoltà di Giurisprudenza;
  • Titolare della SIAG srl di Parma;
  • Presidente dell'Istituto Ricerche Esplosivistiche.

Nell'intervista che è risultata dall'incontro con Coppe, l'esperto ha smentito definitivamente la possibilità che quanto sostenuto dai complottisti sia avvenuto e ha spiegato perché è insensato credere che il complesso del World Trade Center sia stato demolito mediante esplosivi o sostanze come termite, nanotermite o supertermite.

Probabilmente gli irriducibili continueranno a cercare altre scuse per sostenere le proprie argomentazioni, ma abbiamo la certezza che quest'intervista sarà sufficiente a togliere ogni dubbio a chi si confronta razionalmente con le tesi alternative.

Ringraziamo Danilo Coppe per la sua cortesia e disponibilità e precisiamo che il testo dell'intervista che segue è basato sulla trascrizione di una registrazione audio ed è stato riveduto per chiarezza e approvato da Coppe stesso.


Undicisettembre: Sgomberiamo il campo da ogni dubbio. Ti chiediamo innanzitutto: tu pensi che quello che è successo alle Torri Gemelle e al World Trade Center 7 sia o non sia una demolizione controllata?

Danilo Coppe: Assolutamente non è una demolizione controllata.


Undicisettembre: Quali sono le caratteristiche visibili dall'esterno che distinguono il crollo delle Torri Gemelle da una demolizione controllata?

Danilo Coppe: In realtà le note caratteristiche visive non sono poi tanto dissimili, nel senso che quando noi vogliamo fare una demolizione controllata attuiamo quello che poi accidentalmente è successo l'11 settembre, quindi c'è analogia. Si eliminano dei punti di appoggio, tanto da determinare il collasso della struttura. Quello che fa la differenza sono le modalità con cui si ottiene questo scopo, che sicuramente non erano cose fattibili così come sono state ipotizzate nelle varie teorie del complotto.


Undicisettembre: Per quanto riguarda invece la Torre 7, che è oggetto di molte polemiche, quali sono state le caratteristiche che ti consentono di escludere che si tratti di una demolizione controllata?

Danilo Coppe: Ho esaminato molte fotografie – anche inedite, perché i complottisti hanno cercato di convincermi e quindi mi hanno mandato anche foto non pubblicate – dove si vede che i crolli delle due Torri Gemelle hanno gravemente lesionato la struttura del WTC7 prima che questo crollasse. Ci sono foto fatte dall’alto e si vedono chiaramente le gravissime lesioni che ha subito il WTC7. Inoltre la struttura del WTC7 era molto stretta e alta, che è la tipologia ideale di manufatto da demolire, perché basta eliminare pochi appoggi e questo crolla. Nel caso particolare, le macerie e i grossi blocchi che si sono staccati dalle Twin Towers, durante il loro crollo, hanno invaso la base perimetrale del WTC7 stesso e l'hanno colpito con pezzi anche ai piani intermedi, determinando lo stesso fenomeno accaduto alle Twin Towers, cioè la rottura di tiranti e puntoni di una struttura reticolare, che quindi non aveva più i presupposti per stare in equilibrio.


Undicisettembre: Se tu avessi avuto l'incarico di demolire le Torri Gemelle, che tipo di esplosivo avresti utilizzato?

Danilo Coppe: Sicuramente avrei utilizzato delle cariche cave lineari a base di RDX o di Pentrite, che sono due esplosivi molto veloci. Certamente un'operazione del genere avrebbe richiesto settimane e settimane di posizionamento delle cariche, con grovigli di fili elettrici per decine e decine di chilometri di collegamenti e anche con la certezza matematica di rompere i vetri di tutto il quartiere, perché avrebbero determinato un'onda sonora elevatissima. Sarebbe stato l'unico modo per tagliare quelle strutture portanti in acciaio.


Undicisettembre: Quanti uomini sarebbero necessari per preparare due edifici come le Torri Gemelle, o anche come il World Trade Center 7, a una demolizione controllata e quanto tempo sarebbe necessario?

Danilo Coppe: Decine e decine di tecnici molto preparati per almeno una settimana per ogni manufatto.


Undicisettembre: Quindi sarebbe stato impossibile che nessuno degli occupanti degli edifici si accorgesse che qualcuno stava venendo a porre queste cariche esplosive in tutto questo tempo?

Danilo Coppe: È categoricamente impossibile perché, tra l'altro, queste orditure in acciaio sono spesso ricoperte da cartongesso o laterizio leggero, che serve tra l'altro come sistema di fissaggio dei servizi quali tubi dell'acqua o cavi elettrici, che vengono così fissati alle putrelle ed alle altre orditure in acciaio. Quindi un eventuale demolitore avrebbe dovuto levare tutti questi materiali, posizionare le cariche, rifare tutte le tappezzerie e tutti i pannellamenti che ricoprivano le orditure. È un'operazione che richiederebbe mesi e mesi di padronanza totale della struttura.


Undicisettembre: Sarebbe possibile azionare l'esplosivo per una demolizione controllata via radio? Quali sono i principali problemi di questa pratica?

Danilo Coppe: Mentre in Italia un'operazione del genere non sarebbe possibile per il caos delle frequenze che abbiamo, negli Stati Uniti teoricamente sarebbe anche possibile farlo, perché c'è molto rigore nell'attribuzione delle frequenze. Certamente il comando via radio dovrebbe essere dato al solo innesco principale, per poi creare un sistema di esplosioni secondarie attivate da onde d'urto trasmesse via cavo a tutto il resto delle cariche [nelle micce detonanti, che sono corde con anima riempita d'esplosivo, l'onda d'urto o onda di detonazione si propaga molto rapidamente lungo il cavo man mano che il cavo detona, N.d.R.]. In poche parole si attiva una prima carica e questa ne attiverebbe altre centinaia. In ogni caso tutte le cariche andrebbero collegate via cavo e quindi ritorniamo al problema di prima. È certo anche questo: con quello che stava succedendo al World Trade Center c'era una miriade di portanti di emergenza, di ogni genere, di privati e istituzionali che avrebbero potuto disturbare il segnale oppure a sua volta attivare le cariche prima del tempo.


Undicisettembre: Il crollo delle Torri Gemelle inizia dall'alto, proprio dove sono state colpite dall'aeroplano. Se fosse stata una demolizione controllata, gli esplosivi sarebbero stati piazzati proprio lì: in alto. Avrebbe senso nel caso delle Torri Gemelle? Dove dovrebbero essere piazzati gli esplosivi?

Danilo Coppe: Assolutamente sarebbero stati piazzati alla base con la maggior concentrazione, poi distribuiti per tutto lo sviluppo a intervalli di 3, 4 o 5 piani uno dall'altro. Il problema è che in un caso l'aereo ha colpito la torre in un punto tale da lasciare sopra di sé circa 17 piani e nell'altro caso c’erano sopra 32 piani. Quindi avevamo dei manufatti in un caso di 17 piani e nell'altro di 32 piani che stavano sopra un varco di circa 3 piani di altezza con le strutture portanti compromesse; quasi nove metri in cui il Boeing 767 ha asportato gli appoggi principali e quindi questi due grossi complessi hanno ceduto in quelle zone per motivi di peso. Tra l'altro è crollato prima l'edificio che è stato colpito per secondo, proprio perché c'erano 32 piani che gravavano sul varco, sullo squarcio. Mentre l'altro edificio ha tenuto di più perché c'erano “solo” 17 piani. Immaginate un palazzo di 17 piani che cade da 9 metri di altezza: è ovvio che distruggerebbe in maniera coassiale tutto ciò che vi sta sotto.


Undicisettembre: La maggior parte dei complottisti ha sostenuto che le Torri Gemelle e l'edificio 7 siano stati demoliti con la termite, poi sono passati alla supertermite o nanotermite. È possibile demolire dei grattacieli con queste sostanze?

Danilo Coppe: La termite non è un esplosivo: la termite è una sostanza chimica molto semplice da reperire perché è ossido di ferro e alluminio. Viene utilizzata per fare le saldature nella cosiddetta alluminotecnica: è un primer che si attiva a fronte di temperature di innesco di almeno sei, settecento gradi e solo allora si innesca questa mescola che produce un effetto “fusione”; non certamente un effetto “esplosivo”. Anche in questo caso collocare dei sacchi di termite e dei dispositivi che possano dare simultaneamente o anche gradualmente sei, settecento gradi in ogni punto in cui viene posizionata la termite è assolutamente impossibile. Anche se parliamo di supertermite è la stessa cosa; la supertermite o nanotermite è ancora ossido di ferro più alluminio, ma con l'aggiunta di silice. Non cambia nulla.


Undicisettembre: Quindi la termite o la supertermite non fa un botto, non fa un rumore come di un esplosivo quando agisce?

Danilo Coppe: Nessun rumore. Nel momento in cui si attiva il sistema di innesco, che può essere al plasma o a elettrodo, si sviluppa questa temperatura nel silenzio più assoluto e si fonde il materiale che gli sta a contatto.


Undicisettembre: Quindi è possibile demolire edifici come le Torri Gemelle e il World Trade Center 7 con queste sostanze?

Danilo Coppe: Assolutamente impossibile. Non si potrebbe mai nemmeno calcolare in che tempi la reazione completa il suo percorso di fusione dell'acciaio che le sta a fianco.


Undicisettembre: Quindi non avrebbe nessun senso utilizzare una sostanza del genere?

Danilo Coppe: Nessun senso, infatti.


Undicisettembre: Nel 2007 Massimo Mazzucco ha portato come prova a suo dire “incontrovertibile” che il WTC7 sia stato demolito con esplosivo un video in cui si sente un'esplosione avvenuta sette ore prima del crollo e ha giustificato il fatto con la seguente frase:

“L'orario in cui la frase è stata pronunciata fa ben poca differenza: come mi ha spiegato lo stesso Coppe, quando l'ho intervistato, più un edificio è solido (ridondante) più bisogna ‘ammorbidirlo’ in anticipo, con cariche individuali, prima di piazzare la serie finale. Altrimenti non viene giù, oppure rischia di restare a metà, che è peggio ancora.

Nelle stesse demolizioni ‘regolari’, se ci fate caso, prima della scarica finale parte una serie più o meno fitta di singole esplosioni, intese a portare la struttura vicino ai limiti di carico. Solo a quel punto si da [sic] il via alla serie definitiva, con le esplosioni in simultanea. Altrimenti ci vorrebbero ogni volta tonnellate di esplosivo, per fare tutto in un colpo solo, e di ‘controllato’ a quel punto resterebbe molto poco.”

È corretto che le demolizioni di grossi edifici avvengono “a rate” e che l'esplosivo viene fatto esplodere anche a distanza di ore?

Danilo Coppe: Negativo. La prima parte di ciò che dice Mazzucco può essere corretta, nel senso che a volte si devono fare dei cicli di demolizione preventiva. La seconda parte delle affermazioni è sbagliata, nel senso che non si può andare dentro a un edificio dopo che gli sono già stati dati un certo numero di colpi, quindi i tempi si riducono sempre a pochi istanti tra le varie esplosioni. Quindi si fa magari prima una serie di cariche di indebolimento, ma a ruota seguono le altre; parliamo di secondi, non certo di ore. Chi è il pazzo che entrerebbe in un fabbricato dopo che è già stato indebolito con delle cariche esplosive? Non sarebbe assolutamente sensato.


Undicisettembre: È vero che nelle demolizioni controllate solitamente vengono tolte le finestre prima di demolire l'edificio?

Danilo Coppe: No, il vetro è un materiale inerte che può stare comodamente dentro le macerie e nelle demolizioni controllate, per quanto si calchi la mano, difficilmente i vetri volano lontani; vengono frantumati in fase di collasso della struttura, quindi direi che è quasi indifferente toglierli o lasciarli.


Undicisettembre: Tornano all'ipotesi di una demolizione controllata delle Torri Gemelle, lasciando in posizione tutti i vetri l'aumento di pressione interna al momento delle detonazioni sarebbe sufficiente a proiettarli in fuori o almeno romperli? Prima hai parlato di “certezza matematica di rompere i vetri di tutto il quartiere, perché avrebbero determinato un'onda sonora elevatissima”. La stessa onda sonora avrebbe rotto anche i vetri dell'edificio in demolizione?

Danilo Coppe: Ovviamente sì.


Undicisettembre: È possibile distinguere un crollo spontaneo da una demolizione controllata in base al tempo di crollo? In caso di demolizione controllata il crollo è più rapido che in caso di crollo spontaneo o no?

Danilo Coppe: È possibile distinguerlo anzitutto perché se è un cedimento strutturale di strutture tradizionali non si sentono i rumori delle esplosioni che altrimenti si sentirebbero. Si possono sentire dei tonfi che possono sembrare delle esplosioni, cioè dei momenti molto rumorosi come in effetti sono stati percepiti alle Twin Towers per il cosiddetto effetto pancake, cioè un solaio che cade sul successivo. Oppure i pilastri caricati di punta, come si dice tecnicamente, nel momento in cui cedono, possono dare strappi o rumori riconducibili a una certa distanza a urti quasi esplosivi. Per cui la prima distinzione è di natura fonometrica.

Per il resto i crolli spontanei non hanno quelle simmetrie che hanno di solito gli abbattimenti controllati. Nel caso delle Twin Towers, essendo una struttura lunga ma relativamente piccola di sezione, l'aver tolto anche pochi appoggi ha determinato un crollo abbastanza simmetrico, anche se osservando bene le immagini si vede che la struttura partiva storta e poi si raddrizzava, ma quello è un problema di baricentro: cioè il baricentro di una struttura che viene forzata a convergere in una direzione per la mancanza di appoggi tutti su un lato tende tanto più a raddrizzarsi quanto più il suo baricentro è basso.

Per quanto riguarda invece il tempo di crollo, nel caso delle Twin Towers è stato impiegato lo stesso tempo che se fosse stato un crollo voluto o una demolizione controllata. In altri casi ci possono essere, a seconda della tipologia costruttiva del manufatto, piccole differenze; ma alla fine l'energia di caduta, cioè massa per accelerazione di gravità, fa sì che bene o male la velocità sia la stessa.


Undicisettembre: È vero che le demolizioni controllate lasciano al suolo pozze di metallo fuso?

Danilo Coppe: Io ho fatto seicento demolizioni controllate e ho assistito allo “smarino” (cioè l'eliminazione delle macerie) delle stesse e non ho mai riscontrato pozze di materiale fuso o in fusione, nemmeno quando ho utilizzato cariche cave come quelle che ho menzionato prima.


Undicisettembre: Quindi la presenza di queste pozze non potrebbe essere attribuita a una demolizione controllata o alla presenza di esplosivi?

Danilo Coppe: No, no, assolutamente. L'esplosivo di per sé non fa nessun effetto di questo genere. L'unica cosa che fa pozze di materiale fuso è appunto la termite; però vi ricordo che la termite è ossido di ferro e alluminio, e l'alluminio era molto presente all'interno del manufatto, nei sistemi di separazione di ambienti, uffici e cose del genere, perché l'edificio era molto pannellato; quindi l'alluminio, di fronte a un incendio di notevole entità, avendo un punto di fusione molto basso, può aver effettivamente creato queste pozze. Ma questo è un problema legato alla grande quantità di aviocarburante che era presente ed al successivo incendio che si è sviluppato.


Undicisettembre: Tu conosci qualche collega che faccia la tua stessa attività e che abbia la tua pari esperienza, anche all'estero, che abbia un'opinione diversa su quello che è successo alle Torri Gemelle e che quindi dica “Sì, secondo me è stata una demolizione controllata”?

Danilo Coppe: No, non ne conosco e quando feci notare che il 99% degli intervistati erano falegnami, veterinari, e non esperti di demolizioni l'unica cosa che mi sorprese fu uno stralcio di un'intervista fatta al mio collega americano Loizeaux [nell'immagine a fianco, N.d.R.], il quale disse che le demolizioni controllate e i crolli delle Torri Gemelle si assomigliavano, ma nella stessa maniera che ho descritto io. Cioè il crollo, il collasso, assomiglia a un abbattimento controllato; non vuol dire che lo sia. Però non conosco nessuno che abbia un'opinione contraria alla mia.


Undicisettembre: Infatti, ricordo che in occasione di un seminario tu dicesti “Non è tanto il crollo delle Twin Towers che assomiglia a una demolizione controllata, ma la demolizione controllata ricrea le condizioni uguali a quelle che hanno determinato il crollo delle Twin Towers”. Questa affermazione è stata un po' strumentalizzata dai complottisti, che hanno detto che Danilo Coppe quindi sostiene che ci fu una demolizione controllata al World Trade Center. Hai qualcosa da dire a riguardo?

Danilo Coppe: Io ho sempre detto che effettivamente era possibile che agli occhi di un profano ci fosse questa similitudine e continuo a confermare questa cosa. Il non addetto ai lavori le può confondere, l'addetto ai lavori invece no. Però di addetti ai lavori ne sono stati consultati molto pochi.


Undicisettembre: Hai visto le repliche che ha fatto Mazzucco alla tua intervista? Ritieni opportuno replicare a qualcuno dei suoi punti?

Danilo Coppe: Le ho viste a suo tempo e mi faceva sorridere il fatto che è difficile convincere una persona quando ha fatto una fede di certe argomentazioni, per cui qualunque cosa uno gli dica trova sempre il modo di contrastare. Io ricordo sempre che gli unici dubbi che ebbi con Mazzucco erano derivanti dal non avere a disposizione i diagrammi dei sismografi della stazione sismica di New York, in cui i complottisti sostenevano che fossero chiare le esplosioni e dissi “Se me le fate vedere, io vi faccio vedere che le frequenze delle esplosioni sono a centinaia di hertz mentre le frequenze degli urti sono ad unità o decine di hertz, per cui si distingue qual è un'esplosione e qual è un urto”. Siccome di fronte a queste mie osservazioni non mi veniva presentato questo famigerato diagramma, ho sempre risposto che non potevo essere così preciso su una risposta del genere. Poi se uno stralcia solo la parte dove dico che non posso rispondere, sembro incerto, dubitante o titubante: in realtà avevo già sufficienti elementi per non andare a cercare ulteriori approfondimenti sull'argomento.


Undicisettembre: C'era a tal proposito una domanda a cui tu hai risposto che la velocità di crollo nelle demolizioni controllate e quelle spontanee sostanzialmente è identica e la replica di Mazzucco è stata “Questa è un'affermazione davvero sorprendente, oltre che apparentemente in contrasto con una delle più note leggi della Fisica.”

Danilo Coppe: Qual è questa legge della fisica? Io resto sempre dell'idea che un corpo cade in base alla massa e all'accelerazione di gravità, per cui se io tolgo 9 metri di appoggi con una demolizione controllata o con un aereo, la velocità di caduta è esattamente la stessa. Può essere più lenta la demolizione controllata se ci sono una marea di orditure da abbattere con piccole cariche e si distanzia molto l'attivazione di una carica rispetto a un'altra, che è una scelta del demolitore che a volte può essere premiante, a volte può essere negativa. Però sicuramente in un caso violento come è stato alle Twin Towers, dove tanti appoggi sono stati eliminati tutti insieme, se avessi fatto la stessa cosa con gli esplosivi avremmo due velocità perfettamente identiche.


Undicisettembre: Confermi a tal proposito di aver notato quel famoso “meteorite” che molto spesso viene mostrato dai complottisti? In che casi hai verificato la presenza di questi massi, di questi grovigli che loro sostengono essere del metallo fuso?

Danilo Coppe: Quando brucia un'autovettura, senza esplosione, si deve andare a guardare quali pezzi vengono trovati conficcati nel fondo stradale, perché l'asfalto è una mescola bituminosa che si fonde e poi si solidifica, quindi bisogna staccare il massello dell'asfalto e poi rifarlo completamente perché le parti meccaniche vanno a incastrarsi con questi materiali inerti. Certamente il cemento ha una resistenza maggiore a questo tipo di coesione con metalli allo stato fuso. Però non dimentichiamoci anche che in questo caso le macerie stesse che hanno creato questa enorme montagna a Ground Zero hanno anche creato un effetto refrattario, cioè il calore si è dissipato con maggiori difficoltà, soprattutto nelle parti più basse che erano quelle a contatto con il fondo e con le strutture in cemento che stavano nei seminterrati. Quindi questo effetto refrattario ha mantenuto certe temperature (attivate dal carburante dell'aereo) in concomitanza con tanto alluminio, che può aver creato queste pozze famose, le quali possono aver fatto interagire i metalli con anche i laterizi.


Undicisettembre: Quindi il famoso “meteorite” si potrebbe trovare in qualsiasi crollo spontaneo?

Danilo Coppe: Se il crollo è avvenuto accompagnato da un incendio, allora sicuramente sì. D’altra parte anche se il crollo è avvenuto “a secco”, cioè senza incendio, allora potremmo avere un fenomeno simile al funzionamento di una sparachiodi che riesce a conficcare per diversi centimetri un chiodo nel cemento a secco e a freddo, rendendoli coesi in maniera inscindibile.


Undicisettembre: I complottisti spesso chiedono un'indagine indipendente, tra l'altro non si sa bene da parte di chi. Che parcella richiederebbe la perizia di un tecnico esperto su un argomento così importante e complesso? Chi potrebbe sostenere tali costi?

Danilo Coppe: Le parcelle di un perito sono molto variabili anche a seconda della luna del perito. Io ho visto in Italia fare perizie, e io ho stesso ne ho fatte, in cui non ci si vuole lucrare (come recentemente il caso di Piazza Loggia, in cui uno deve chiedere solo il rimborso delle spese sostenute). Quando non c'è questa riluttanza morale nello sparare cifre elevate, nulla vieta che il perito chieda una cifra a seconda delle sue aspettative. In questo caso non credo che ci sarebbero state difficoltà nel reperire qualche perito a buon mercato, pur competente, negli Stati Uniti, che facesse questo tipo di analisi.

Sicuramente qualche errore è stato fatto, ma sono convinto della buona fede nella superficialità delle indagini preliminari, perché quando c'è la chiarezza del cinematismo di un evento come quello che è accaduto alle Twin Towers non si sta a pensare “Devo repertare qualcosa per cercare eventuali residui di esplosivo”. Al massimo ci si può chiedere se sull'aereo ci fosse esplosivo, ma anche in questo caso avrebbe agito esclusivamente nella zona del varco, non avrebbe certo agito in altre zone, tantomeno nel WTC7. Quindi francamente era uno scrupolo che si poteva evitare. Dobbiamo anche pensare alle priorità che si davano in quel momento, che erano di tirare fuori persone ancora vive e soprattutto di dare un nome alle frattaglie umane sparse in un mucchio di macerie senza precedenti.


Video: Danilo Coppe spiega il crollo delle Torri Gemelle




Nota tecnica: Nel video Coppe parla di 17 e 50 piani soprastanti anziché di 17 e 32, ma chiaramente questa differenza non inficia i principi della sua spiegazione.

2007/09/18

Danilo Coppe: nessuna demolizione controllata delle Torri Gemelle

di John - www.crono911.org

Danilo Coppe è uno dei massimi esperti italiani ed internazionali in materia di esplosivi e di demolizioni controllate. E' Presidente dell'IRE, Istituto Ricerche Esplosivistiche ed è stato consultato per il film "Zero" di Giulietto Chiesa e Franco Fracassi (compariva iniziamente nell'elenco dei collaboratori) e intervistato dal regista Massimo Mazzucco per Luogocomune.

In questa intervista rilasciata ad ADNKronos-IGN a Parma, lo scorso 14 settembre, in occasione del seminario internazionale “La vulnerabilità degli edifici in relazione agli attacchi terroristici”, l'esperto smentisce categoricamente le teorie di demolizione controllata delle Twin Towers.

In particolare, Danilo Coppe spiega quanto segue con estrema chiarezza:

"La tesi è stata costruita in modo interessante e accattivante. Devo dire che guardando questi documentari pro-complotto, io stesso li ho reputati costruiti bene e queste teorie convincenti. In realtà non sono suffragate da nessun elemento tecnico, ma al contrario ne esistono tanti a dimostrazione esattamente del contrario.

La struttura architettonica delle Twin Towers era a travi reticolari, quindi delle strutture particolari molto agili, molto snelle, che però purtroppo, se compromesse in modo radicale, determinano quello che si chiama poi "collasso progressivo", che è quello che ha determinato un crollo simile, assimilabile a quella di una demolizione controllata.

In effetti non è tanto il crollo delle Twin Towers che assomiglia a una demolizione controllata, ma la demolizione controllata ricrea le condizioni uguali a quelle che hanno determinato il crollo delle Twin Towers".


Il programma del convegno è scaricabile a questo indirizzo.

2007/03/20

Inganno Globale seconda edizione corregge gli errori. Soltanto quelli segnalati dai debunker

di Henry62
http://11-settembre.blogspot.com/

Nota: dal 2017 circa i contenuti del sito Flight77[.]info non riguardano più gli attentati dell’11/9. In questo articolo, i link al sito sono stati aggiornati per puntare alla copia archiviata su Archive.org.


Finalmente, dopo più di due mesi dall'annuncio, è arrivata in distribuzione l'edizione riveduta e corretta del libro Inganno Globale di Massimo Mazzucco. Devo ringraziare la segnalazione di un nostro attento lettore, perché onestamente la cosa era passata del tutto sotto silenzio anche presso il sito Luogocomune.net di Mazzucco.

Come nella prima edizione, anche questa aggiornata al 2007 ha allegato il DVD in omaggio col film omonimo. Chi ha prenotato presso il proprio libraio questa seconda edizione ha però avuto una piccola sorpresa, perché il libro non risulta ancora disponibile nelle librerie, ma è invece diffuso come gadget allegato ad una rivista della Macro Edizioni, in genere venduta al prezzo di 4 euro e per l'occasione disponibile al prezzo maggiorato di 9,90 euro.

La distribuzione della rivista sembra essere estremamente limitata, perché per trovarla ho dovuto girare per una quindicina di edicole, dove alla fine ho recuperato l'unica copia che era stata inviata.

La rivista si chiama "Il/La Consapevole – Stili di vita – Modi di pensare". Dovrebbe trattarsi di un bimestrale, ma non ne sono certo, perché riporta "Anno 4 Numero 9, Febbraio-Marzo 2007"; quello che è certo è che degli 8 numeri precedenti è possibile ordinare gli arretrati al prezzo speciale di promozione di un numero omaggio se se ne ordinano più di 4 numeri.

Già la scelta della distribuzione in edicola è significativa dell'approccio dell'editore e dell'autore, perché bisogna dare loro atto che si tratta di una scelta coraggiosa, ma vorrei segnalare anche la presenza di un'intervista a Mazzucco nella rivista e, cosa alquanto strana, una interessante postfazione nel libro a difesa del lavoro da parte dell'editore che, secondo me giustamente, difende la scelta di campo fatta.

Perché parlo di scelta di campo? Perché, come vedremo, nei fatti di questo si tratta, cioè di diffusione di un'opera di propaganda che a priori ha scelto quali ipotesi sostenere e che trascura di citare tutte le prove che sono contrarie alle idee (o meglio, opinioni personali) dell'autore. Questo metodo non è quello della ricerca della verità ma, più propriamente, quello della propaganda o, se preferite, della controinformazione.

Sia chiaro che tutto ciò è lecito e legittimo, ma non completamente condivisibile se definito pomposamente "Sconvolgente! Il primo libro italiano sull'11 Settembre. Avvincente, inoppugnabile, documentatissimo" (scritta riportata in evidenza sulla confezione di vendita).

Si potrebbe pensare alla pubblicità ingannevole, ma confidiamo nel buon senso dei lettori che sapranno valutare da soli queste roboanti affermazioni: mai come in questo caso vale l'antico adagio "chi si loda…". E il libro Inganno Globale non è affatto "inoppugnabile", anzi, e vedremo quanto sia "documentatissimo".

Del resto è a tutti chiaro che non si tratta del primo libro italiano sull'11 Settembre: qualcuno ricorderà certamente, per esempio, le rampogne di Mentana a Chiesa che faceva pubblicità ai suoi libri sull'11 settembre durante una puntata di Matrix, e lo stesso Blondet scrisse sull'11 settembre ben prima di Mazzucco. Ma si sa, per vendere tutto è lecito.

Questa nuova edizione, resasi praticamente obbligatoria per correggere i numerosi e gravi errori della prima, si presenta di facile lettura e ancora rivolta al pubblico non specializzato: si tratta in pratica della prima edizione cui sono state apposte alcune correzioni ed è stata aggiunta un'intervista a Danilo Coppe, specialista italiano di demolizioni controllate.

Un po' furbescamente, ma senza possibilità di trarre in inganno chi segue questo nostro blog, l'edizione viene definita in copertina del libro "Edizione ampliata e aggiornata Gennaio 2007", perché definirla "corretta" sarebbe stata un'ammissione forse troppo umiliante; ma per il poco che conosco Mazzucco non credo sia stata una sua specifica scelta, quanto un'esigenza commerciale di marketing.

Mazzucco sa perfettamente che gli errori da me segnalati erano effettivamente tali, e non credo che si possa parlare propriamente di "aggiornamento 2007" quando le correzioni riguardano dati già noti da tempo, quali, per esempio, il numero di piani delle Torri o la natura bistatale e non municipale della Port Authority di New York.

Comunque sia, non per me ma per rispetto ai lettori, mi sarei aspettato due parole sulle correzioni apportate rispetto alla prima edizione, ma così non è stato. Evidentemente dà ancora molto fastidio ammettere i propri limiti, soprattutto se tali limiti emergono chiaramente da una discussione pubblica cui non si sa dare altra risposta che montare (per stessa ammissione di Mazzucco) nella home page di Luogocomune una gogna mediatica con cui esporre al pubblico ludibrio il critico resosi reo di lesa maestà.

L'impianto del libro è praticamente inalterato e pone le solite domande cui ormai siamo abituati, quelle stesse domande alle quali sono state date risposte sia dal lavoro d'inchiesta del team di Popular Mechanics (di imminente uscita in edizione italiana) sia, in tempi più recenti, dal lavoro "Inganno", curato da John e recentemente approdato su Canale 5 nella trasmissione Matrix di Enrico Mentana.

Vediamo ora di capire le correzioni fatte e valutare quindi il contenuto esclusivamente in merito ai fatti citati dal libro, visto che per nessun motivo intendo replicare alle personali opinioni complottiste dell'autore. Vorrei analizzare solamente il suo metodo di ricerca della verità.

Come detto, avevo a suo tempo aperto una discussione su Luogocomune, sito di cui Mazzucco è webmaster, proprio sugli errori del libro Inganno Globale. La cosa non fu certo gradita dall'autore, che in breve chiuse di forza la discussione ed espulse il sottoscritto dal suo sito, come si può vedere qui.

Conclusione prevedibile e da me accettata senza problemi, sebbene il mio scopo fosse quello di segnalare alcuni errori del libro e farli così correggere: devo dire che anche in questo sono riuscito solo parzialmente, perché il buon Mazzucco nel suo "inoppugnabile" e "documentatissimo" lavoro è riuscito comunque a infilare errori, almeno uno dei quali è una vera e propria perla.

L'elenco degli errori corretti da Mazzucco è, purtroppo, solamente quello che avevo segnalato pubblicamente: ringrazio della fiducia riposta in me da Mazzucco, ma gli devo segnalare che volutamente non li avevo segnalati tutti, proprio per valutare la bontà dell'opera di revisione dell'autore. Per cui devo constatare che quelli che non ho citato esplicitamente si ritrovano anche nella seconda edizione.

In alcuni casi le correzioni apportate da Mazzucco risentono della sua partigianeria, quindi sono di fatto delle semplici variazioni lessicali di concetti del tutto errati.

Faccio un esempio per chiarire: laddove a pag. 16 di IG1 parlava esplicitamente di termite, in IG2 parla di generici materiali esplodenti. Peccato che la termite non sia un esplodente e, soprattutto, non siano state trovate assolutamente tracce della sua presenza. Illazioni e ipotesi sostenute in primis da Jones, ma prove zero (e non mi riferisco al film di Chiesa).

Lo stesso discorso vale per l'affermazione di IG2 che l'edificio WTC7 sarebbe crollato solamente a causa di un incendio.

Secondo l'autore, in facciata al Pentagono continua ad esserci solamente un piccolo buco di 3-4 metri, più un'ulteriore spaccatura frutto di una inesistente esplosione della parete verso l'esterno (IG2, pag. 46).

Il Pentagono, nonostante le ampie discussioni in merito, viene sempre da Mazzucco ritenuto protetto da inesistenti batterie antiaeree (IG2, pag. 49).

Un ipotetico Boeing che andasse ad impattare contro l'edificio ad una velocità di 850 km/h avrebbe dovuto rimbalzare, secondo Mazzucco (IG2, pag. 51). Non so quali siano le nozioni di fisica che sottendano a queste valutazioni, ma certamente non si può imputare all'autore la mancanza di fantasia.

In merito all'analisi Purdue (IG2 pag. 53), lascio a voi immaginare dove arrivi l'"inoppugnabile" e "documentatissima" ricerca.

Il timone dell'aereo, che in IG1 era d'acciaio, diviene in IG2 una "spessa lama metallica alta più di 6 metri", sostituendo un generico metallo laddove, come ovvio, si trovano invece materiali compositi su travatura in lega leggera.

L'autore sembra poi avere una particolare attenzione per le finestre del Pentagono, della cui incolumità, per le finestre non direttamente impattate, non riesce proprio a capacitarsi, tanto da lasciarsi andare (IG2. pag. 56) a ironiche battute che suonano fuori luogo sia nei modi che nella sostanza. Probabilmente l'autore non ricorda che non stiamo parlando di comuni finestre, ma di speciali infissi anti-esplosione con lastre trasparenti multistrato (ciascuna del peso di alcuni quintali...) montate su particolari serramenti in acciaio imbragati alla struttura della facciata.


Dal documentario Inside the Pentagon, National Geographic.
Si noti l'uso di un veicolo sollevatore di grande portata per trasportare la finestra.


Naturalmente, parlando sia del volo AA77 al Pentagono che del volo UA93, Mazzucco dimentica di citare l'esistenza delle scatole nere e delle identificazioni delle vittime, dei passeggeri e dell'equipaggio, ma questo è un dettaglio che l'autore non ritiene significativo e degno di menzione, mentre accenna, naturalmente sfrondata delle parti non gradite, all'intervista del sindaco di Shanksville (IG2, pag. 71) nella quale si negherebbe la presenza di rottami dell'aereo caduto.

Venendo invece alle Twin Towers, Mazzucco continua a diffondere l'ipotesi, ormai obsoleta, ripudiata e dimenticata da tutti, del collasso a pancake (pag. 98), che risalente al 2002 e che nemmeno compare nel report definitivo del NIST del 2005. Ma questo è funzionale per poter continuare imperterrito a scrivere che con tale ipotesi (che non si accorge di sostenere solamente lui, ormai), si violerebbero delle leggi di natura in riferimento ai tempi del crollo. Evidentemente non è chiara la distinzione fra collasso e crollo, ma avendolo più volte spiegato proprio sulle pagine di Luogocomune, invito Mazzucco a leggersi il suo sito e ad aggiornare le sue teorie.

Lo stesso discorso vale per la spiegazione di come abbiano potuto 18 persone salvarsi dalla Torre Sud (pag. 104). Le contraddizioni sono, come al solito, all'ordine del giorno: prima si dice che le Torri sono cadute sulla propria pianta, poi ci si chiede come pezzi delle Torri possano essere stati scagliati a distanze di decine e decine di metri: delle due, l'una… l'autore faccia la sua scelta e poi ne riparleremo, perché non è possibile commentare ipotesi antitetiche esposte nello stesso libro come se niente fosse.

In merito alla vicenda della presenza di amianto nelle Twin Towers siamo arrivati al ridicolo: ricordo che Mazzucco pretendeva da me la documentazione con cui lui potesse correggere il suo clamoroso errore della prima edizione, e su questo ingaggiò un ingenuo quanto per me divertente tormentone di messaggi in cui, praticamente, denunciava di fatto la sua completa incapacità nel chiarire questa vicenda, talmente importante per l'autore da presentarla invece all'interno di un paragrafo dal titolo evocatore di "Alla ricerca di un movente".

Nella seconda edizione la soluzione è stata salomonica: prendendo spunto da valutazioni "spannometriche" fatte da qualcuno in post anonimi della discussione da me aperta su Luogocomune, le tonnellate di amianto diventano circa 5.000. Nella discussione, questo numero usciva come stima della percentuale di amianto presente nel materiale isolante, ma l'autore anonimo del post fece questa valutazione basandosi su percentuali in pesi, mentre le percentuali di composizione del materiale antincendio spruzzato al WTC venivano generalmente fatte in volume. L'uso di cifre scaturite da fonti del tutto prive di verifica e di autorevolezza come un post anonimo è sintomatico della cosiddetta approfondita e inoppugnabile ricerca condotta per questo libro.

Vale la pena di ricordare, per chi vuole informarsi correttamente, che la realtà è che l'amianto, reso non pericoloso per rimozione o incapsulamento, era presente solamente nei primi 38 piani della Torre Nord e completamente assente in tutti gli altri edifici. Eppure anche in Inganno Globale Aggiornamento 2007 l'errore continua a rimanere. Confidiamo nell'aggiornamento 2008.

In merito all'intervista a Danilo Coppe, rispetto troppo l'opera di Danilo per affiancarlo al resto dell'opera mazzucchiana, per cui lascio a lui, se vuole, la possibilità di dire la sua da queste pagine.

Non vorrei dilungarmi oltre, ma avevo promesso una perla, già presente nella prima edizione, che volutamente non era stata segnalata pubblicamente per poter valutare il "frutto dell'eccezionale lavoro di raccolta documentale di Massimo Mazzucco" (citazione di Giorgio Gustavo Rosso, editore di Inganno Globale, dalla postfazione pag. 149): il povero Mark Bingham, vittima del volo UA93 e autore della famosa e contestata telefonata alla madre in cui si presentava con nome e cognome, per Mazzucco diventa Scott Bingham (pag. 79) e la telefonata diventa letteralmente "Hi mom, this is Scott, Scott Bingham" (stessa pagina, quarta riga dall'alto), con tanto di virgolette per la citazione testuale.

Peccato che Scott Bingham esista veramente e non sia il ragazzo appassionato di rugby morto a Shanksville: è uno dei più importanti e veri ricercatori sull'11 settembre, titolare del sito Flight77[.]info e autore delle richieste che hanno portato al rilascio dei filmati del Pentagono.

Caro Mazzucco, capisco il fuso orario e l'assonanza dei cognomi, ma verificare ciò che si scrive è davvero così difficile? Un pensiero va anche a lei, signor Rosso, editore di questa pietra miliare italiana della ricerca sull'11 settembre, cui va tutta la nostra sincera solidarietà quando afferma (pag. 153) che un suo secondo autore che scrive di 11 settembre, David Icke, "sicuramente non è in grado, come Mazzucco, di documentare ogni cosa che scrive".

E' indubbio che un sostenitore della presenza nella famiglia reale inglese di alieni rettiliformi travestiti quale è Icke possa incontrare qualche difficoltà nel documentare queste affermazioni, ma lodare Mazzucco dicendo che è più documentato di David Icke non credo sia un gran complimento.