2019/02/18

Intervista all'ex agente della DIA Julie Sirrs

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

Julie Sirrs è un'ex agente della DIA che ha compiuto quattro viaggi in Afghanistan durante il regime dei Talebani, di cui due durante il periodo in cui lavorò alla DIA. Per parlare delle condizioni dell'Afghanistan in quel periodo e dell'alleanza tra i Talebani e Osama bin Laden, Julie Sirrs ha accettato la nostra richiesta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.

Ringraziamo Julie Sirrs per la sua cortesia e disponibilità.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci del tempo che hai passato in Afghanistan da agente della DIA? Che incarico avevi?

Julie Sirrs: Ho fatto due viaggi in Afghanistan mentre lavoravo per la DIA, ma entrambi erano al di fuori del mio lavoro, in altre parole la DIA non mi mandò lì ufficialmente. La seconda volta che ci andai ci furono delle discussioni sulla possibilità di renderlo un viaggio di lavoro, ma per motivi burocratici non fu possibile raggiungere un accordo prima che io ci andassi. Ovviamente usai le informazioni che acquisii durante entrambi i miei viaggi per il mio lavoro alla DIA.


Undicisettembre: Essendoci stata in via non ufficiale, a chi comunicavi le informazioni che raccoglievi mentre eri lì?

Julie Sirrs: In realtà non comunicavo con nessuno a riguardo delle informazioni che raccoglievo mentre ero lì. Aspettai fino al mio ritorno per scrivere rapporti dai miei appunti. Non c'erano molti mezzi di comunicazione in Afghanistan a quel tempo, era prima dei telefoni cellulari; saltuariamente si trovavano telefoni satellitari ma di solito non li usavo se non raramente solo per far sapere che ero arrivata e che stavo bene, cose di questo genere.

Mentre ero lì semplicemente raccoglievo informazioni per me stessa. Le persone con cui mi ero coordinata per entrare in Afghanistan sapevano che lavoravo per il governo, in particolare nel mio secondo viaggio quando andai in aree sotto il controllo dello United Front, meglio noto come Alleanza del Nord, avevo anche incontrato alcuni di loro alla Defense Intelligence Agency quindi sapevano chi ero ma sapevano anche che non sarei andata lì in un viaggio ufficiale.


Undicisettembre: Com’era l’Afghanistan sotto i Talebani? Cosa ti colpì di più?

Julie Sirrs: C'era un sentore tra molti negli Stati Uniti al tempo, nel governo o tra persone che erano specializzate nell'Afghanistan nel settore privato, che i Talebani fossero benvenuti da molti afghani perché avevano ripristinato l'ordine e perché non erano corrotti e anche se erano molto rigidi nella loro interpretazione dell'Islam avevano buone qualità. Quindi ciò che mi colpì in particolare la prima volta che andai in Afghanistan, e fu l'unica volta che andai in aree controllate dai Talebani, fu che i Talebani non sembravano essere apprezzati dalla popolazione.

Durante quel viaggio passai via terra attraverso il confine con il Pakistan fino a Kabul e poi nella periferia di Kabul e una città chiamata Paghman. Mi resi conto in tutti quei posti che le persone avevano paura dei Talebani, che i Talebani erano molto arroganti, che chiedevano pagamenti illegali. Il giorno che me ne andai vidi che alcune persone erano state uccise e impiccate, erano ancora lì affinché chiunque potessi vederle. Il loro governo era molto duro e spaventoso. Anche i pashtun con cui viaggiavo avevano paura dei Talebani.

Ebbi la forte impressione che i Talebani non fossero la forza in qualche modo positiva che penso alcune persone a Washington volessero credere al tempo e quella fu la prima impressione che mi colpì. Ma anche allora nel 1997 si vedeva che i Talebani erano molto vicini agli arabi islamisti radicali e li avevano invitati a Kabul concedendo loro di prendere il controllo di alcune aree, questi arabi in seguito divennero noti per essere affiliati con Osama bin Laden e al-Qaeda. Questo era evidente nel 1997, non molto dopo che Osama bin Laden chiese rifugio ai Talebani in Afghanistan.


Undicisettembre: Com’era la condizione delle donne sotto i Talebani?

Julie Sirrs: Era pessima. Quando ero a Kabul e nelle zone limitrofe e viaggiavo con una famiglia, quindi c'erano sia uomini sia donne, tutte noi donne ovviamente eravamo coperte da un burqa. A un certo punto eravamo in dieci su una macchina e stavamo facendo un giro in auto per Kabul, c'era una strada che volevamo percorrere ma fummo fermati da un soldato Talebano che ci disse che la macchina non poteva percorrere quella strada perché c'erano delle donne in macchina.

I Talebani avevano questa specie di forze di polizia e se vedevano le calze di una donna attraverso il velo l’avrebbero picchiata pubblicamente nella piazza del mercato. La popolazione aveva molta paura e le condizioni erano molto negative specialmente per le donne.

Anche nella casa in cui stavo una delle bambine voleva una bambola e ricordo che le dissero che non poteva averne una perché i Talebani le avevano vietate perché erano contrarie all'Islam. Erano tempi duri.


Undicisettembre: Per quanto ne sai com'erano le relazioni tra al-Qaeda e i Talebani?

Julie Sirrs: Questa è una cosa che ho studiato professionalmente e credo che fossero molto buone fin da subito, penso che avessero molto in comune e che i Talebani erano più antioccidentali sin dall'inizio di quanto generalmente venisse compreso a quel tempo, quindi molto naturalmente andavano d'accordo con bin Laden e con al-Qaeda e avevano obiettivi in comune. Al-Qaeda e bin Laden vedevano nei Talebani un vero alleato e volevano aiutare i Talebani con i loro scopi in Afghanistan e in generale nell'Asia centrale. In Afghanistan nello specifico aiutavano i Talebani a combattere contro la resistenza antitalebana e in particolare quella guidata da Ahmad Shah Massoud. Bin Laden fin da subito aiutò i Talebani con fondi addizionali e con i suoi stessi combattenti arabi e ovviamente fu coinvolto nell'assassinio di Massoud che fu considerato utile dai Talebani. In cambio i Talebani diedero a bin Laden un rifugio non solo perché lui era un musulmano e un loro ospite ma anche perché credevano nella sua ideologia e volevano lavorare con lui.

Ahmad Shah Massoud al centro della foto

Undicisettembre: Credi che l’11/9 avrebbe potuto essere evitato, se le varie agenzie avessero comunicato meglio tra loro?

Julie Sirrs: Credo che sarebbe stato possibile ed è stato anche ben documentato dalla Commissione sul’11/9. L’11/9 avrebbe potuto essere evitato se i responsabili politici americani avessero capito meglio chi erano i Talebani e la loro alleanza con al-Qaeda e se gli Stati Uniti, anziché rimanere neutrali in Afghanistan, avessero al contrario fornito migliore supporto a coloro che stavano combattendo contro i Talebani, in modi semplici come un supporto diplomatico o anche con dei finanziamenti. Quindi non sto parlando in alcun modo di mandare truppe americane a terra o niente del genere ma di fornire maggiore supporto e di chiarire che gli Stati Uniti erano contrari ai Talebani. Penso che questo avrebbe reso più difficile per i Talebani tenere il controllo di alcune aree come hanno fatto e avrebbe reso più difficile per bin Laden avere un rifugio sicuro in Afghanistan e senza questo sarebbe stato più difficile per lui pianificare e realizzare gli attacchi dell'11/9 come ha fatto.


Undicisettembre: Durante il tuo periodo alla DIA hai anche interrogato dei membri di al-Qaeda che erano stati catturati. Cosa puoi dirci di loro?

Julie Sirrs: Erano persone che erano state catturate dagli afghani che combattevano con le forze di Massoud, inizialmente pensavamo che fossero combattenti talebani ma poi capimmo che non erano afghani. Molti di loro erano pakistani, in gran parte studenti di madrase pashtun del nord-ovest del Pakistan, ma molti di loro erano anche più vecchi, oltre i trent'anni e non erano pashtun ma punjabi, forse ufficiali pakistani di qualche rango nell'esercito o nell'intelligente del Pakistan o reclutati da loro al di fuori della rete delle madrase. C'erano anche delle persone dalla Cina, dalle aree uiguri, e arabi, ricordo in particolare persone dallo Yemen. C'erano anche prigionieri di alcune delle nazioni post sovietiche dell'Asia centrale, ma non li interrogai direttamente.


Undicisettembre: Quali informazioni importanti hai acquisito da loro?

Julie Sirrs: Non erano i tipici Foreign Fighters che mi sarei aspettata, in particolare i pakistani. Scoprii cose riguardo alle loro reti, come queste persone entravano in Pakistan e come venivano trasferite illegalmente in Afghanistan. Alcuni di loro venivano dalle madrase in varie zone del Pakistan ma parte della rete al di fuori da tutto ciò. Sembrava che ci fosse uno sforzo ben organizzato per far entrare degli stranieri in Afghanistan affinché combattessero insieme ai Talebani. Ad alcune di queste persone veniva detto che avrebbero combattuto effettivamente le truppe americane o russe o dei Foreign Fighters dall'altra parte dell’Afghanistan; ma quando arrivavano e scoprivano che in realtà stavano combattendo contro altri afghani e musulmani relativamente devoti alcuni di loro furono delusi. Qualcun altro rimaneva legato alla propria ideologia e anche se stavano combattendo contro altri musulmani che erano molto conservativi credevano comunque che fossero troppo liberali e che dovessero morire per qualcosa di così poco importante come indossare pantaloni occidentali. Quindi questi prigionieri volevano essere rilasciati per poter continuare il loro combattimento dovunque potevano.


Undicisettembre: Cosa pensi dell’uso della tortura nella cosiddetta Guerra al Terrorismo?

Julie Sirrs: Personalmente sono contraria, in parte moralmente, ma anche perché non credo che sia efficace. Penso che quando le persone vengono torturate siano portate a non dare informazioni accurate; diranno qualunque cosa pensano che l'interrogatore voglia sentire. Credo anche che da un punto di vista della sicurezza operativa se qualcuno importante viene catturato, qualcuno che può avere delle buone informazioni, la cattura di quella persona è generalmente nota in poco tempo dagli altri nella sua organizzazione, quindi è molto probabile che cambieranno i loro piani di conseguenza, quindi anche un'informazione che avrebbe potuto essere valida non è più valida.

Quindi non credo che sia molto utile e in generale rende più difficile apparire come una forza per il bene comune in posti come l'Afghanistan quando questa è la reputazione che si vuole ottenere.


Undicisettembre: Pensi che sarebbe stato possibile prendere Osama bin Laden prima del 2011?

Julie Sirrs: Credo di sì. Abbiamo cercato in un certo senso di avere linee aperte di comunicazione con gli afghani dell'Alleanza del Nord e in particolare quelli che erano più attivi in Afghanistan, quelli vicini a Massoud. Credo che avessero informazioni utili, ovviamente non sapevano esattamente dove si trovava ma credo che se coloro che erano opposti a bin Laden, e specialmente gli Stati Uniti, avessero dato più supporto ai combattenti antitalebani questo avrebbe aiutato a ridurre il territorio che bin Laden aveva a disposizione e lo avrebbe reso più vulnerabile e lo avrebbe costretto a spostarsi più frequentemente. Credo che se bin Laden fosse stato meno al sicuro prima dell’11/9, sarebbe stato per noi più facile catturarlo.


Undicisettembre: Cosa ti portò a lasciare la DIA alla fine?

Julie Sirrs: Come ho detto i miei viaggi in Afghanistan non furono ufficiali, seppi dopo il mio ritorno dal secondo viaggio che alcuni ufficiali erano infastiditi che io avessi deciso di intraprendere questo viaggio. Pensavo che andasse bene prima di partire ma risultò che questo non era vero per alcune persone. Quindi la DIA alla fine decise di ritirare la mia autorizzazione alla sicurezza che significava che non potevo più viaggiare. Quindi ufficialmente diedi le dimissioni ma sostanzialmente vollero cacciarmi fuori. Sentii che alcune persone al Dipartimento di Stato erano particolarmente scontente del mio viaggio e questi erano tra quelli che avevano più simpatia per i Talebani al tempo, quindi ci può essere stata anche qualche ragione politica, ma alla fine fui costretta ad andarmene.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie della cospirazione secondo cui l’11/9 è stato un inside job?

Julie Sirrs: Ovviamente non do loro nessun credito, penso che le persone che credono a queste teorie non capiscano gli eventi che hanno portato fino a ciò che è successo. I terroristi hanno preso di mira il World Trade Center in passato, stavano lanciando un numero crescente di attentati sempre più sofisticati, dall'attacco contro la U.S. Cole agli attentati contro le due ambasciate. Sono stati fortunati in termini della distruzione che hanno causato ma in molti modi questo non è sorprendente. Era ovvio che bin Laden stesse continuando a tramare attacchi contro gli americani. I dettagli esatti e la natura dell'attacco presero molti di sorpresa tra cui me stessa, ma credo in termini del contesto generale di ciò che stava succedendo in Afghanistan e in Africa contro al-Qaeda che non fu una grande sorpresa.

Ma le persone che non conoscono bene queste cose e che non ne sanno abbastanza sono più portate a credere alle teorie della cospirazione.


Undicisettembre: Cosa pensi della comunicazione tra le agenzie al giorno d’oggi? Funziona meglio che prima del 2001?

Julie Sirrs: Non ne ho un’esperienza diretta perché lasciai la DIA prima del 2001 ma per quanto ne so c'è stato uno sforzo per migliorare la comunicazione e credo che alcune agenzie, ad esempio l’FBI, siano più coinvolte dell'antiterrorismo e siano direttamente coinvolte in cose di questo tipo più di quanto lo fossero prima dell’11/9, quindi credo che abbiano migliorato le proprie conoscenze e questo sicuramente aiuta.


Undicisettembre: Oggi sei un avvocato, giusto? Hai dovuto riadattare la tua vita nel passare dall'essere un’agente della DIA ad essere un avvocato?

Julie Sirrs: Beh, no. Dopo che lasciai la DIA andai a lavorare per un piccolo gruppo fatto da altro personale precedentemente impiegato nell'intelligente e questa fu una transizione naturale, ma dopo decisi di fare qualcosa di diverso e quindi scelsi questo. Ma credo che alcune delle stesse capacità siano utili, alle volte devi investigare. Ho a che fare con molti tipi di persone diverse da avvocato così come avevo a che fare con molti tipi di persone diverse mentre ero nella DIA negli Stati Uniti e all'estero. È diverso, ma è stata una buona transizione e alle volte sono sorpresa da come uso le stesse capacità.

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