Visualizzazione post con etichetta omonimie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta omonimie. Mostra tutti i post

2007/11/26

Mohammed Atta è ancora vivo. Anche Hani Hanjour, e Ziad Jarrah stanno bene, grazie

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Uno degli inciampi più frequenti di molte teorie cospirazioniste è l'incapacità di considerare la possibilità delle omonimie nell'identificazione dei dirottatori.

Per esempio, alcuni complottisti hanno sostenuto che i dirottatori sono in realtà ancora vivi perché alcune notizie di agenzia hanno trovato, dopo gli attentati, persone viventi i cui nomi corrispondono a quelli dei dirottatori dell'11 settembre. Ai dirottatori vengono inoltre attribuiti comportamenti inusuali oppure la simultanea presenza in più luoghi.

Il confronto fra le fotografie dei dirottatori (tratte dai loro documenti d'immigrazione) e quelle delle persone in questione dissipa però ogni dubbio: si tratta semplicemente di omonimi o quasi omonimi, resi possibili anche dal fatto che la trascrizione in alfabeto occidentale dei nomi arabi ammette numerose varianti.

Forse perché i nomi in questione sono arabi e quindi poco familiari, a molti sembra però difficile concepire che in tutto il mondo ci possa essere più di un Waleed al-Shehri, o Abdulaziz al-Omari, o Mohammed Atta. Se i nomi fossero per esempio Giuseppe Russo o Antonio Esposito, che per ragioni culturali sappiamo essere molto diffusi, la possibilità che esistano degli omonimi apparirebbe invece molto più plausibile: ma nel caso dei nomi arabi non abbiamo termini di paragone.

Occorre insomma ricordare che quando sentiamo dire che un certo "Mohammed Atta" ha fatto qualcosa di complottisticamente sospetto, in mancanza di fotografie o elementi identificativi di altro tipo può trattarsi facilmente di un omonimo e che questo banalissimo fatto può spiegare l'apparente mistero.

Ma quanto facilmente? Ecco un piccolo esempio. Una semplice ricerca nelle guide telefoniche di alcuni paesi europei e degli Stati Uniti rivela che di Mohammed Atta ancora vivi e vegeti ce ne sono parecchi davvero, specialmente se si considera che dopo l'11 settembre, un nome del genere dev'essere difficile da portare.

Per esempio, ci sono tre Mohammed Atta in Norvegia: uno a Gjettum, uno a Stavanger e uno a Oslo (quello a Stavanger scrive il proprio nome con una M sola).




C'è un Mohammed Atta anche in Svezia:



Se si accettano altre grafie, in Svezia ci sono anche un Mohammed Ata e due Muhammed Ata.

Ci sono almeno due Mohamed Atta anche in Italia, uno a Roma e uno a Milano, secondo le Pagine Bianche.

Negli Stati Uniti ci sono tre Mohammad Atta nell'elenco telefonico di Numberway, ma Intelius trova 17 Mohammed Atta, 73 Mohammad Atta, 5 Mohamad Atta e ben 42 Mohamed Atta.





Analogo discorso si può fare per esempio per Hani Hanjour, pilota dirottatore del Volo 77, o per Ziad Jarrah, dirottatore pilota del Volo 93, come mostrato qui sotto. Per Hanjour è stata usata la grafia Hanjoor, quella riportata sul suo certificato di addestramento sul simulatore del Boeing 737, pubblicato nel processo Moussaoui.





La possibilità che alcuni episodi riguardanti per esempio persone di nome Mohammed Atta siano riferiti non al dirottatore ma a uno dei suoi oltre 140 omonimi non sembra insomma trascurabile. Stranamente, tuttavia, i sostenitori delle teorie alternative non si pongono il dubbio. Se qualcuno dice che un certo Mohammed Atta ha parlato con loro, per loro non può che essere quel Mohammed Atta, il dirottatore.

Non risulta che i sostenitori delle teorie cospirazioniste abbiano contattato questi omonimi per chiedere loro se sono per caso loro i veri protagonisti degli avvenimenti misteriosi attribuiti ai dirottatori.