2017/01/30

L’elicottero distrutto durante la missione di Abbottabad

di Hammer

La missione che uccise Osama bin Laden, svoltasi nella notte del 2 maggio 2011, non iniziò come previsto. Il primo dei due elicotteri Black Hawk avrebbe dovuto far scendere dodici uomini vicino al compound mentre il secondo avrebbe scaricato il contingente in un angolo del muro di cinta affinché presidiasse il perimetro. Ma al contrario dei piani il primo velivolo incontrò problemi aerodinamici che obbligarono il pilota a un atterraggio di emergenza.

L'elicottero infatti si trovò nella situazione chiamata vortex ring state, come riportato dal sito AVweb, o di settling with power, come riportato dal celeberrimo articolo Getting bin Laden di Nicholas Schmidle (curiosamente l'FAA considera i due termini come sinonimi, mentre Transport Canada li considera fenomeni diversi), aggravata dall'elevata temperatura dell'aria. Il pilota dovette atterrare bruscamente per evitare di perdere il controllo del mezzo; nella manovra uno dei rotori si danneggiò gravemente sbattendo contro il muro. Durante le esercitazioni condotte in North Carolina il problema non si verificò perché al posto del muro di cinta del compound, alto circa cinque metri e mezzo, vi era una ringhiera che consentiva all'aria di circolare.

Il mezzo riportò gravi danni a seguito del brusco atterraggio, ma nessuno degli uomini a bordo riportò gravi ferite. La squadra riuscì comunque a procedere nella missione e a concluderla con successo.


Al termine della missione e dopo aver caricato il cadavere di Osama sul Chinook giunto appositamente sul luogo, i militari dovettero distruggere il Black Hawk danneggiato, che non poteva riprendere il volo, per evitare che potesse essere oggetto di spionaggio. Il pilota dapprima ne distrusse la strumentazione interna con un martello che portava apposta per situazioni del genere, quindi alcuni dei militari posizionarono della cariche di esplosivo C-4, che fecero esplodere appena prima di imbarcarsi sul Chinook.

Tuttavia i Navy SEALs non riuscirono a distruggere tutto l'elicottero, perché durante la fase di atterraggio un pezzo della coda fu proiettato all'esterno del muro di cinta del compound. Le forze pakistane posero una barriera di plastica per proteggere i rottami dalla vista, tuttavia lo fecero solo dopo che furono scattate numerose foto del pezzo, facilmente reperibili in rete. Il rottame fu quindi coperto da un telone e rimosso con un trattore.


Le foto scattate nonostante le cautele (sia di quando si trovava nel prato del compound, sia di quando fu coperto, sia di quando fu rimosso) concessero ad alcuni esperti di valutare che il mezzo era un Sikorsky H-60 Black Hawk (anche se non è chiaro se si trattasse di un MH-60K, MH-60L o MH60-M) prodotto nel 2009. Tuttavia, nonostante la tecnologia non fosse nuova, fu molto efficace nello sfuggire alla sorveglianza pakistana; il velivolo fu quindi molto efficace nell'ingannare i sistemi di ricognizione per via della propria conformazione esterna e del rivestimento speciale atto ad assorbire le onde dei radar. Inoltre le pale era progettate appositamente per ridurre il rumore. Quel piccolo pezzo rivelò come la tecnologia utilizzata fosse notevolmente innovativa, perché fino ad allora la tecnologia stealth era utilizzata solo su aerei ed era stata progettata per l'elicottero RAH-66 Comanche, la cui progettazione fu cancellata nel 2004, ma parte di quanto sviluppato è stato probabilmente utilizzato nei velivoli impiegati ad Abbottabad.

Gli USA chiesero la restituzione del pezzo, che ottennero dopo due settimane. Durante quel breve periodo anche il governo cinese espresse interesse nei confronti del rottame e secondo alcuni agenti della CIA a un gruppo di ingegneri cinesi fu concesso di vedere il pezzo e fotografarlo. Tuttavia il Pakistan smentì di aver consentito a esponenti cinesi di visionare l’oggetto.

Nonostante l'impegno delle forze pakistane e di quelle statunitensi, alcuni frammenti del relitto non furono comunque recuperati, come dimostrato dalle molte foto reperibili in rete che mostrano persone che ne raccolgono dei piccoli pezzi da terra. Inoltre il giornalista Peter Oborne riporta di aver visto dei bambini raccoglierne frammenti e venderli come souvenir; lo stesso giornalista poté acquistarne un pezzo per cento rupie.

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