2007/10/12

Mariani vs. Bush

di John - http://www.crono911.org/. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Spesso i sostenitori di teorie alternative sui fatti dell'11 settembre 2001 sbandierano quelle che essi definiscono le "prove incontrovertibili" del complotto.

Così, secondo loro, esistono "prove incontrovertibili" che il WTC-7 è stato demolito con esplosivi, che i dati delle scatole nere sono falsi, che nessun aereo si è schiantato contro il Pentagono, che i filmati delle telecamere del Pentagono sono stati manipolati, eccetera.

Viene naturale chiedersi, quando si sente parlare di queste "prove incontrovertibili", per quale ragione nessuno abbia pensato di sottoporle a un Tribunale.

A questa obiezione, i cospirazionisti ribattono sostenendo che sono state intraprese azioni giudiziarie, e fra queste citano molto spesso la "denuncia di Ellen Mariani".

Ellen Mariani è la vedova di Louis Neil Mariani, passeggero del volo United 175 (la foto a sinistra ritrae i due coniugi). La donna è stata molto attiva in seno al "movimento per la verità sull'11 settembre" nel quale si riconoscono i sostenitori di teorie alternative, e numerosi siti complottisti non mancano di citare la sua denuncia nei confronti di Bush e della sua amministrazione.

Un esempio è costituito dal sito complottista 911Timeline.net, che contiene una dettagliata cronologia dell'11 settembre 2001, probabilmente la più completa e precisa esistente in chiave complottista. Nella home page del sito campeggia attualmente l'avviso: "Breaking News - Ellen Mariani (911 Widow) vs. Bush" con relativo link per scaricare l'atto d'accusa della vedova.

In realtà, esaminando attentamente il documento, si verifica subito che non si tratta di una vera e propria denuncia, ma di un'azione legale intesa a ottenere un risarcimento economico. In particolare, si chiede una serie di risarcimenti per danni e spese, in aggiunta a un risarcimento "speciale" di 911 milioni di dollari. La cifra ha un chiaro valore simbolico, dato che "911" è il modo in cui si scrive la data dell'11 settembre negli Stati Uniti; l'entità della somma è invece tutt'altro che simbolica.

Un'azione civile, quindi, non penale.

Alla base della sua azione, la Mariani ed i suoi avvocati non pongono le tipiche questioni complottistiche, ma sostanzialmente accusano l'amministrazione Bush di aver permesso che gli attacchi avessero luogo, pur disponendo di dati e segnalazioni che avrebbero dovuto consentire di prevenirli.

L'azione legale della Mariani è stata intrapresa nel novembre del 2003 e iscritta al numero 03-5273 presso la corte distrettuale della Pennsylvania, Distretto orientale.

Incuriositi dal fatto che i siti complottisti – almeno quelli che abbiamo consultato – non dicono nulla circa l'esito del processo, abbiamo voluto verificare com'è andata a finire.

Abbiamo scoperto, così, che l'azione è stata rigettata nel giro di pochi giorni.

Ma la cosa interessante non è il fatto che l'azione legale non sia stata nemmeno accolta e discussa, ma le ragioni per cui ciò è avvenuto.

Nel documento con cui il Tribunale dichiara inammissibile l'istanza, accogliendo le eccezioni sollevate dall'Avvocatura dello Stato, si evidenzia infatti che l'azione legale della Mariani è stata viziata da ben tre gravi errori formali. Vediamo quali:
  1. La legge americana prevede che prima di intraprendere un'azione giudiziaria contro un ente o un'autorità pubblica per chiedere un risarcimento, è necessario proporre l'istanza attraverso i canali amministrativi. Se l'istanza non viene accolta dalle autorità, allora – e solo allora – è possibile intraprendere la via giudiziaria. La Mariani non aveva mai presentato alcuna istanza;
  2. La legge americana prevede che la corte competente per decidere vada individuata in quella competente per il luogo in cui risiede la parte offesa, o al massimo per il luogo in cui si è verificato l'evento. La Mariani, per sua stessa ammissione, risiede ed è domiciliata nello stato del New Hampshire. L'evento (distruzione del volo United 175) è avvenuto nello stato di New York. L'azione giudiziaria è stata invece promossa presso una corte della Pennsylvania;
  3. La legge americana prevede che il termine massimo per presentare un'istanza risarcitoria è di due anni dall'evento. I due anni scadevano l'11 settembre del 2003. La Mariani ha presentato la sua azione esattamente due anni e un giorno dopo, il 12 settembre del 2003.
Si tratta di tre eccezioni formali insuperabili, e la Corte non ha avuto difficoltà ad accoglierle e a respingere l'istanza della Mariani.

Non è però ragionevolmente ipotizzabile (e questo è il succo di questo articolo) che i legali della Mariani, ed in particolare l'avvocato Phil Berg, che è stato niente di meno che sostituto procuratore generale nello Stato della Pennsylvania ed è anche avvocato di William Rodriguez (persona ben nota a chi segue le teorie alternative), non fossero perfettamente a conoscenza di norme così basilari.

Né è ipotizzabile che la decisione di presentare l'istanza esattamente un giorno dopo il suo termine massimo sia stata un errore o una svista, dato che l'11 settembre non è data che possa essere confusa in alcun modo.

E' chiaro che Phil Berg ha fatto di tutto per proporre un'istanza destinata in partenza ad essere rigettata: non ha rispettato la procedura preliminare amministrativa, l'ha consegnata alla corte sbagliata e l'ha consegnata un giorno dopo il termine ultimo.

Scartata l'ipotesi che Berg abbia agito per danneggiare il "movimento" complottista (infatti egli stesso ha scritto un libro complottista, assieme a Rodriguez, tradotto anche in Italia) non resta che una spiegazione: l'azione giudiziaria è stata solo uno stratagemma, un colpo sparato a salve, solo per poter dire: "Abbiamo intentato una causa contro Bush".

Sapendo bene che non c'era alcuna speranza di vincere una causa palesemente infondata, Berg e la Mariani hanno creato i presupposti affinché essa fosse subito respinta.

Se invece la causa fosse stata accolta e discussa, e poi persa, la Mariani avrebbe dovuto farsi carico del rimborso delle spese processuali, che sarebbero state di gran lunga più ingenti di quelle che in effetti è stata condannata a pagare con il respingimento immediato dell'istanza.

Ovviamente questa è la nostra interpretazione dell'inspiegabile comportamento della Mariani e del suo avvocato, ma siamo curiosi di verificare se possono essercene di diverse.

15 commenti:

Rodri ha detto...

C'è un piccolo errore al punto 3 alla fine della frase, due anni + un giorno dopo... del 2003 quindi.

John ha detto...

Corretto! Grazie :-)

mother ha detto...

l'errore di giurisdizione è da ABC delle nozioni giuridiche fondamentali.
Un po' meno l'errore sul tempo di prescrizione.
La regola 1 credo sia assimilabile con il ricorso al TAR.

omar ha detto...

Che dire..non ci resta che piangere.

Siamo ben oltre il ridicolo.Certi complottisti sono scesi al punto di intentare una causa palesemente irricevibile.

Occhio, che tra poco troveranno il petrolio..:-)

tont ha detto...

Ciao Jhon, ad occhio e croce c'è più di un omissione in quanto hai scritto: parlo del gigantesco conflitto d'interesse generato dalla presenza dei giudici e degli interessi indirettamente collegati ai fondi di compnsazione per le vittime (...e ai loro gestori-garanti).

Comunque per tua cultura ti rimando a questo link che ti potrà essere utile per riscontrare quanti e quali siano i dubbi che al pubblico vengono regolarmente taciuti: http://www.public-action.com/911/suit.html

a presto

Tont

brain_use ha detto...

tont:
"quali siano i dubbi che al pubblico vengono regolarmente taciuti: http://www.public-action.com/911/suit.html"

Scusa, tont, evidentemente il mio inglese si è arrugginito:
ti spiace evidenziare dove l'articolo da te citato contraddirrebbe quanto dice John?

(btw, blondet sarà contento di aver trovato un e-mulo americano...)

stuarthwyman ha detto...

"ti spiace evidenziare dove l'articolo da te citato contraddirrebbe quanto dice John?"

Io ho scritto:
Comunque per tua cultura ti rimando a questo link che ti potrà essere utile per riscontrare quanti e quali siano i dubbi che al pubblico vengono regolarmente taciuti...

Aggiungo che oltre a notare il conflitto d'interesse enorme tra i giudici chiamati ad operare (per ciò per cui sono direttamente e indirettamente riconducibili) e il fondo di compensazione delle vittime, vi è un'altro fatto per cui la causa se fosse iniziata si sarbbe arenata.

Bush non voleva la commissione 9/11, solo dopo varie esortazioni costituì l'organo destinato a far luce sugli atti di quel giorno.

Prima, però, varò il "Patriot act", per quanto controverso poichè atto a demolire la privacy dei cittadini americani, di fatto garantiva immunità alle società incaricate della sicurezza negli aeroporti...

Per cui la causa in un modo o nell'altro, anche se fatta da un avvocato indipendente non sarebbe mai andata avanti fino in fondo...

Non ho scritto che Jhon si sia contraddetto, ho fatto delle aggiunte e gli ho inviato un link per far lui riscontrare quali siano altri dubbi in seno a questa vicenda, peraltro molto molto discutibile.

John ha detto...

Grazie per il link, Stuart.

L'analisi che citi evidenzia una serie di critiche all'atto giudiziario proposto da Berg, basate essenzialmente su una serie di fatti importanti (ovviamente nell'ottica di chi sostiene la teoria dell'inside-job) che sono stati omessi nel testo.

Non ho letto tutto il link, ma mi sembra di capire che anche Berg sia sospettato di lavorare contro il "movimento".

Però è evidente, leggendo l'atto scritto da Berg, che lui non ha puntato affatto a sostenere un'ipotesi di Inside Job, quanto piuttosto a sostenere una colpevole o dolosa negligenza.
Una strategia che, da un punto di vista processuale, è sicuramente più equilibrata e ha più speranze di ottenere un risultato.

In fin dei conti, una persona è morta (assieme ad altre tremila) per dei dirottamenti, questo è un dato oggettivo, ed è verosimile pretendere un risarcimento da parte dello Stato che ha il compito generale di proteggere i cittadini.

Semmai, la corte avrebbe potuto respingere questa istanza - nel merito - osservando che un risarcimento (anche lauto) era già stato offerto alla Mariani, e se non erro l'aveva rifiutato.

Ma tutto questo è superato dal fatto che Berg ha commesso errori formali che non possono certamente essere casuali e spontanei.
E di certo anche la Mariani doveva esserne consapevole, perchè sono così evidenti che non si può dire al proprio cliente: "Non me n'ero reso conto".

Si è trattata quindi di una precisa strategia, e solo questo ho evidenziare con questi documenti, lasciando aperto il campo a qualsiasi ipotesi sulle ragioni di questo comportamento.

brain_use ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
tont ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
brain_use ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
John ha detto...

Brain, abbiamo già appurato la cosa che è stata poi ammessa dall'interessato. Ho provveduto quindi a eliminare i due commenti sopra per evitare ripetizioni sulla questione.

brain_use ha detto...

John ha detto...
Brain, abbiamo già appurato la cosa

oops...
Oggi non è la mia giornata!
Pardon anche stavolta.

casamazze ha detto...

l'accusare un parente stretto di una vittima di intentare un processo per risarcimento danni morali - tra l'altro irricevibile perché chiedeva a titolo di risarcimento una cifra "SIMBOLICA" ridicolmente alta - solo per fama o per denaro fa ghiacciare il sangue... Un grazie anche a Omar per il suo esiziale contributo alla ricerca della verità...

Paolo Attivissimo ha detto...

Casamazze,

non si tratta di fama o denaro, ma di un gesto di sensibilizzazione per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica.

E' evidente, da come è costruita l'azione legale, che non c'era alcun intento pecuniario. E non credo che si possa chiamare "fama" il desiderio di non far dimenticare una tragedia in cui si è perso un familiare.