Uno dei gruppi terroristici più attivi in Afghanistan è quello noto come Rete Haqqani, che nacque nella zona sudorientale al confine con il Pakistan nei primi anni '70, fondato dal miliziano afgano Jalaluddin Haqqani da cui l'organizzazione prende il nome. La rete ha fin dalla sua fondazione lo scopo di combattere per l'instaurazione di un regime che imponga la sharia in Afghanistan respingendo ogni forma di occidentalizzazione della nazione, per questo motivo osteggia dalla propria fondazione ogni regime non totalitario e le forze straniere che nei decenni hanno occupato l'Afghanistan.
Il primo obiettivo degli attentati della Rete Haqqani fu l'alleanza guidata da Mohammad Daoud Khan, che prese il potere nel 1973 con un colpo di stato con cui destituì il cugino Mohammed Zahir Shah. Nei primi anni i campi di addestramento della Rete Haqqani si trovavano il Pakistan nella regione del Waziristan del Nord. Il primo attentato condotto dall'organizzazione fu nel 1975 contro il governatore del distretto di Ziruk sostenuto dal governo; tuttavia la Rete Haqqani non ebbe un ruolo fondamentale nella caduta di Daud che venne ucciso nel 1978 durante il colpo di stato ordito dal Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan. Nel 1979 l'Unione Sovietica invase l'Afghanistan e la Rete Haqqani combatté contro l'invasore al fianco di altri gruppi di guerriglieri locali ricevendo il supporto dell'intelligence di USA, Arabia Saudita e Pakistan. Durante questa alleanza contro un nemico comune il Presidente Ronald Reagan definì Haqqani un freedom fighter (combattente per la libertà) e si diffuse anche sui media la notizia secondo cui il terrorista sarebbe stato invitato alla Casa Bianca nel 1985, ma si trattò di un equivoco: l'uomo raffigurato in una celebre foto con il Presidente e scambiato per Haqqani era in realtà un altro miliziano di nome Mohammad Yunus Khalis (più vecchio di Haqqani di vent'anni e coerente con l'uomo nella foto).
Gli attentati della Rete Haqqani, analogamente a quelli di altri gruppi terroristici della zona, prevedono l'uso di attacchi suicidi, autobombe, ordigni esplosivi autoprodotti e razzi. La Rete trae il suo sostentamento da attività criminali quali rapine, estorsioni, rapimenti e traffico di droga, alle quali affianca fonti di denaro apparentemente legali quali la raccolta di offerte nelle madrase. Negli anni 80 la Rete Haqqani si alleò con al-Qaeda, con cui combatteva contro i sovietici, consentendo all'organizzazione di Osama bin Laden di costruire campi di addestramento e di formare i propri combattenti nelle zone controllate da Haqqani. Nel decennio successivo la rete aiutò anche la formazione dei Talebani, da un gruppo scoordinato nato nelle madrase fino all'organizzazione terroristica che riuscì a compiere un colpo di stato e a salire al potere. Durante il primo regime dei Talebani, Jalaluddin Haqqani ricoprì il ruolo di Ministro degli Affari Tribali, a riprova di quanto solida fosse l'alleanza tra i due gruppi. Nei primi vent'anni della propria esistenza, cioè circa fino alla presa del potere da parte dei Talebani, la Rete Haqqani mantenne un'organizzazione basata in gran parte su legami tribali e familiari e venne riconosciuta dagli altri gruppi jihadisti come un ente distinto e indipendente solo a metà degli anni 90.
Dopo l'inizio della guerra in Afghanistan successiva agli attentati dell'11/9, ufficiali americani e pakistani incontrarono Haqqani a Islamabad e gli chiesero di abbandonare l'alleanza con i Talebani e di unirsi ai guerriglieri alleati delle truppe angloamericane, tuttavia ottennero un rifiuto e la Rete Haqqani combatté contro le forze USA al fianco del regime. Haqqani aiutò anche Osama bin Laden a rifugiarsi a Tora Bora dopo la caduta del governo del Mullah Omar. Nei due decenni successivi le forze americane in Afghanistan e il nuovo governo di Kabul sostenuto dagli USA furono i primi obiettivi degli attentati della Rete Haqqani, che nel 2008 tentò anche di uccidere il presidente Hamid Karzai. Nel 2011 l'amministrazione Obama tentò di negoziare un accordo di pace con la Rete Haqqani tramite un incontro negli Emirati Arabi, ma le parti non giunsero a nulla. Si stima che nei primi dieci anni di guerra in Afghanistan, la Rete Haqqani sia stata responsabile del 10% degli attacchi contro forze USA e del 15% delle vittime.
Un documento pubblicato nel 2010 da Wikileaks riportò che Sirajuddin Haqqani, figlio di Jalaluddin, era considerato dall'International Security Assistance Force (missione della NATO, autorizzata dall'ONU, in supporto al governo) un soggetto da uccidere o catturare. Nel 2012 l'amministrazione Obama e il Consiglio di sicurezza dell'ONU inserirono la Rete Haqqani nella lista nera delle organizzazioni terroristiche; i Talebani risposero sul proprio sito internet che non esisteva nessuna organizzazione chiamata Rete Haqqani e che si trattava di un gruppo interno ai Talebani stessi.
La Rete Haqqani è responsabile di numerosi attentati contro obiettivi occidentali in Afghanistan anche negli anni recenti, tra cui l'esplosione di un camion bomba nel 2017 vicino all'ambasciata tedesca a Kabul che ha causato 150 morti e 413 feriti, risultando nell'attentato mortale più grave avvenuto nella capitale afgana negli ultimi decenni.
Manifesto propagandistico diffuso in Afghanistan dalle forze USA, il terzo da sinistra è Jalahuddin Haqqani. Fonte: PSY Warrior |
Attualmente la Rete Haqqani è ancora fortemente legata ai Talebani e ad al-Qaeda, in violazione degli accordi di Doha che vietano al nuovo governo di Kabul di stringere accordi con l'organizzazione fondata da bin Laden. Sirajuddin Haqqani, attuale leader della Rete dopo la morte del padre nel 2018, è anche uno dei ministri del nuovo governo dei Talebani, nonostante sia ancora considerato dall'FBI uno dei terroristi più ricercati. Nel 2020 la Rete Haqqani contava circa 10.000 miliziani, per fare un paragone si tratta di circa il venti percento delle forze dei talebani, mentre l'ISIS-KHorasan si aggira intorno ai 5000 uomini.
La Rete Haqqani è anche il ramo dei Talebani più vicino ad alleanze con l'ISIS-Khorasan e in alcuni casi ha fatto da mediatore per l'organizzazione di attentati contro il regime sostenuto dagli USA caduto nel 2021. La pericolosità di questo gruppo è quindi concreta e non deve essere sottovalutata, anche se i media occidentali non le danno lo stesso risalto che viene dedicato ad al-Qaeda o allo Stato Islamico.
Fonti aggiuntive oltre a quelle citate nell'articolo:
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