Il 13 dicembre del 2003, giorno della cattura di Saddam Hussein, il quotidiano londinese The Daily Telegraph pubblicò un articolo del famoso giornalista Con Coughlin secondo cui la redazione del giornale aveva ricevuto da fonti irachene non meglio specificate una nota manoscritta inviata da Tahir Jalil Habbush al-Tikriti, ex capo dell'intelligence irachena, al presidente Saddam Hussein.
La nota, datata 1 luglio 2001, riportava che Mohamed Atta aveva partecipato a un addestramento a Baghdad nell'estate del 2001 (quindi, ragionevolmente, pochi giorni prima della stesura del testo stesso) tenuto dal noto terrorista palestinese Abu Nidal (organizzatore, tra gli altri attentati, dell'attacco contro i banchi del check-in delle compagnie aree TWA ed El Al negli aeroporti di Vienna e Roma il 27 dicembre del 1985). Al-Tikriti, nel testo, loda la dedizione di Atta e le sue doti di leader del gruppo che aveva l'incarico di distruggere importanti obiettivi.
La seconda parte del testo menziona anche un carico di uranio che l'Iraq avrebbe ricevuto via nave dal Niger, facendo implicito riferimento al presunto programma di Saddam Hussein di sviluppare armi nucleari, argomento che il presidente George Bush aveva menzionato nel proprio discorso sullo stato dell'unione del 2003. La lettera in questione è nota come Habbush memo, dal nome del presunto autore.
Un secondo articolo dello stesso quotidiano e ancora di Coughlin, autore anche della biografia del leader iracheno Saddam: King of Terror del 2002, riporta maggiori dettagli sulla lettera insieme al commento dello stesso Coughlin secondo cui il documento proverebbe l'esistenza di legami tra il regime di Saddam Hussein e i dirottatori dell'11/9 e che il governo iracheno stava conducendo un piano per la produzione di armi di distruzione di massa.
L'articolo menziona anche un precedente ritrovamento di documenti nella sede di Baghdad dei servizi segreti iracheni che menzionerebbero un incontro avvenuto nel 1998 in Iraq tra un inviato di al Qaeda ed esponenti del governo. L'incontro avrebbe avuto successo, al punto che anche bin Laden stava pianificando un viaggio nello stato di Saddam Hussein.
Intervistato dalla trasmissione televisiva Meet The Press il giorno stesso della pubblicazione del primo articolo, Coughlin disse di aver ricevuto la lettera di al-Tikriti da un esponente del governo ad interim iracheno, di cui non rivelò il nome, aggiungendo che il documento stesso era stato autenticato e che la grafia era proprio quella di al-Tikriti (argomento sul quale negli articoli sul Telegraph era stato più cauto sostenendo invece che non fosse possibile asserire con sicurezza che il documento fosse autentico).
Pochi giorni dopo la pubblicazione dei due articoli, il settimanale americano Newsweek pubblicò un pezzo di Michael Isikoff in cui sollevava alcuni ragionevoli dubbi sul memo e sul suo contenuto. Anzitutto, riporta l'articolo, l'FBI aveva verificato minuziosamente gli spostamenti di Atta e risultava che nel periodo in cui avrebbe dovuto svolgersi l'addestramento a Baghdad, il terrorista si trovava invece negli Stati Uniti. Inoltre anche l'Iraqi National Congress (partito politico iracheno di opposizione fondato con il supporto dell'amministrazione americana nel 1992), che aveva sempre sostenuto che ci fossero legami tra Saddam Hussein e al Qaeda, aveva avanzato forti dubbi sull'autenticità della lettera. L'articolista di Newsweek aveva anche interpellato Coughlin sull'autenticità del memo, ma il giornalista inglese aveva risposto che la redazione del suo giornale non aveva modo di verificare l'autenticità del testo.
Un'altra indagine sull'Habbush memo fu condotta dal giornalista Ron Suskind nel libro The Way of the World, pubblicato il 5 agosto del 2008. Secondo Suskind la lettera sarebbe un falso realizzato appositamente dalla CIA e dalla Casa Bianca; l'autore scrive che la CIA aveva intenzione di far scrivere la lettera dallo stesso Habbush, il quale si rifiutò. Visto il diniego dell'iracheno, l'agenzia decise quindi di realizzare un falso. Suskind cita come proprie fonti Robert Richer e George Tenet della CIA e Nigel Inkster dell'MI6. Tutti e tre hanno però in seguito smentito di aver asserito quanto riportato da Suskind nel suo libro.
Tenet ammise che l'amministrazione Bush fece pressioni alla CIA affinché l'agenzia dipingesse i legami tra al Qaeda e l'Iraq in modo superiore a quanto emergeva dalle evidenze in suo possesso, ma smentì di aver appositamente creato un documento falso. La CIA prese anche una posizione pubblica e ufficiale, smentendo di aver ricevuto una richiesta di fabbricazione del documento.
Anche Nigel Inkster intervenne di nuovo sull'argomento, confermando di aver parlato con Suskind ma di aver detto al giornalista di non essere nella posizione di commentare l'Habbush memo perché non era a conoscenza dei dettagli dell'accaduto.
Due giorni dopo la pubblicizzazione del libro di Suskind, Philipp Giraldi, ex funzionario della CIA specialista di antiterrorismo, scrisse in un articolo su The American Conservative che alcune sue fonti confermavano quanto scritto da Suskind riguardo al fatto che la Casa Bianca aveva ordinato la realizzazione di un falso memo. Tuttavia Suskind sarebbe caduto in errore su chi era stato incaricato di realizzare il falso, in quanto questo non fu commissionato alla CIA ma all'Office of Special Plans (unità del Pentagono che visse per soli dieci mesi e che aveva il compito di fornire dati grezzi di intelligence sull'Iraq al Presidente), al tempo era diretto da Douglas Feith, che nel 2003 ricopriva anche l'incarico di Sottosegretario alla Difesa per la politica militare.
Ayad Allawi |
Circa dieci giorni dopo la pubblicazione del volume di Suskind, lo stesso Coughlin tornò sull'argomento con un articolo fortemente critico nei confronti di Suskind nel quale confermava che Allawi fosse la fonte che gli aveva consegnato il documento ma che lo aveva incontrato a Baghdad nel novembre del 2003. Nel testo Coughlin ribadisce con forza che la CIA non ebbe alcun ruolo nel produrre il memo.
Al contempo il presidente del Comitato Giudiziario degli Stati Uniti (ente interno alla Camera dei Rappresentanti preposto a supervisionare l'amministrazione della giustizia) annunciò di aver commissionato al proprio staff un'indagine per verificare le ipotesi avanzate da Ron Suskind, nell'ambito di un'indagine più ambia sugli abusi dell'amministrazione Bush con particolare riferimento alla volontà di una guerra preventiva contro il regime di Saddam Hussein. In riferimento all'Habbush memo, però, la commissione concluse che, nonostante il documento sembrasse effettivamente un falso, non era stato possibile verificare chi lo avrebbe commissionato.
Ad oggi i contorni di questa vicenda restano molto fumosi. Non è noto chi abbia realizzato il memo, in che circostanza e perché. Non è chiaro che ruolo abbiano avuto la Casa Bianca e la CIA. Anche questa rientra tra le zone grigie dell'11/9, che non c'entrano nulla con le sciocchezze che ripetono i complottisti da più di un decennio.
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