di Leonardo Salvaggio
A seguito dell'ordine esecutivo firmato dal Presidente Joe Biden lo scorso 3 settembre, l'FBI ha recentemente pubblicato numerosi altri lotti di documenti relativi alle indagini sull'11/9 che si aggiungono a quelli resi pubblici lo scorso autunno. I documenti rilasciati sono fin qui oltre novecento e assommano a oltre quattromila pagine la cui lettura e analisi richiederà molto tempo. La revisione finalizzata alla desecretazione, comunque, non è finita nonostante l'ordine esecutivo inizialmente prevedesse che il lavoro dovesse essere completato in 180 giorni dall'emissione, cioè entro il 2 marzo 2022; al contrario al momento in cui scriviamo la pubblicazione più recente è del 29 marzo.
La documentazione si concentra sul ruolo dei facilitatori sauditi, guidati da Omar al-Bayoumi, che a San Diego assistettero e aiutarono Nawaf al-Hazmi e Khalid al Mihdhar, due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si schiantò contro il Pentagono. Il materiale è ancora in gran parte censurato e per ciascun segmento oscurato e specificato in quale casistica ricade, vengono ad esempio omesse le informazioni che devono rimanere riservate per non compromettere le indagini ancora in corso o quelle che possano consentire di identificare le fonti che devono rimanere anonime. Nelle ultime settimane sono anche stati resi pubblici segmenti precedentemente censurati di documenti già desecretati, ad esempio nei casi in cui mancava l'autorizzazione di un giudice che nel frattempo è arrivata.
Tra i file PDF resi disponibili ce n'è uno di 510 pagine che contiene informazioni rilevanti su al-Bayoumi e sui suoi legami con il governo di Riyadh, e sul principale dei suoi collaboratori, un altro cittadino saudita chiamato Osama Bassnan.
Un documento redatto dall'ufficio dell'FBI di Washington nel 2017 (a pagina 506 del PDF) afferma che prima dell'11/9 Omar al-Bayoumi riceveva uno stipendio dall'Al-Mukhabarat al-'Amma, la principale agenzia di intelligence saudita nota in inglese come General Intelligence Presidency, confermando così per la prima volta che l'uomo era un agente dell'intelligence saudita, attraverso il principe e ambasciatore Bandar bin Sultan Al Saud, il quale aveva stretti rapporti con la Casa Bianca e con il Presidente George W. Bush, al punto che veniva soprannominato "Bandar Bush". Al-Bayoumi riportava le informazioni che riusciva a trarre sui terroristi che stava seguendo allo stesso ambasciatore, il quale a sua volta li riportava all'Al-Mukhabarat al-'Amma. L' ufficio di Washington scrisse in un'altra nota dello stesso anno (a pagina 451) che le probabilità che al-Bayoumi conoscesse i piani dei due dirottatori prima degli attacchi è del 50%, di fatto non giungendo a una risposta certa.
Lo stesso file PDF contiene il verbale di un interrogatorio condotto dall'ufficio di San Diego a una fonte che rimane anonima il 24 settembre 2001 (a pagina 79), cioè pochi giorni dopo gli attentati. La fonte, che conosceva Bassnan e al-Bayoumi da prima degli attentati, riporta che Bassnan diede l'impressione di essere stato a conoscenza delle intenzioni dei terroristi già da prima che gli attentati avvenissero, tuttavia ogni volta che discuteva di questi aspetti tendeva a cambiare discorso, contraddirsi e trattenersi dal rivelare altro. Se non vi è certezza, quindi, che al-Bayoumi sapesse cosa i due terroristi stavano per compiere, ci sono alte probabilità che Osama Bassnan lo sapesse. Come riportato dalle ormai celebri 28 pagine del Joint Inquiry, l'indagine governativa sull'11/9, pubblicate nel 2016, anche Bassnan ricevette in varie occasioni somme di denaro dal principe Bandar.
Il mistero sul coinvolgimento dell'Arabia Saudita è quindi ancora molto intricato, la strada verso il chiarimento di questi aspetti rimane lunga ma almeno è iniziata grazie all'ordine esecutivo firmato da Biden. Il lavoro dell'FBI e quello dei tribunali continua, nella speranza che le famiglie delle vittime possano prima o poi avere una risposta sulle responsabilità di chi ha favorito i terroristi che hanno ucciso i loro familiari.
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