2014/02/21

Manhunt di Peter Bergen: la caccia a Osama bin Laden durata dieci anni

di Hammer

Nel 2012 il giornalista della CNN Peter Bergen ha pubblicato il libro Manhunt: The Ten-Year Search for Bin Laden from 9/11 to Abbottabad nel quale racconta come si è svolta la ricerca di Osama bin Laden dall'11/9/2001 fino al giorno della sua uccisione. Bergen, che ha conosciuto bin Laden personalmente nel 1997, ha ricostruito i fatti che si sono svolti in poco meno di dieci anni grazie a numerose interviste con le più alte autorità civili e militari degli Stati Uniti e del Pakistan che abbiano contribuito alla ricerca di Osama.

Nel dicembre del 2001, dopo solo due mesi dall'inizio della guerra in Afghanistan, le forze statunitensi fallirono nel tentativo di trovare bin Laden laddove si pensava fosse nascosto: nelle caverne di Tora Bora. Per un certo periodo regnò l'incertezza sulle sorti di Osama il quale poteva essere rimasto ucciso durante i bombardamenti o essere sopravvissuto sfuggendo ad essi. I dubbi sulla sorte di bin Laden furono risolti nel novembre del 2002 quando Al Jazeera ricevette in Pakistan una audiocassetta con un messaggio vocale del leader di Al Qaeda ritenuto autentico.

Per anni le ricerce di bin Laden non registrarono nessun progresso significativo mentre i vertici e l'opinione pubblica degli Stati Uniti concentravano la loro attenzione più sulla guerra in Iraq che non alla caccia del terrorista più ricercato del mondo. Al termine dell'amministrazione Bush la ricerca sembrò raffreddarsi, ma con l'avvento di Barack Obama alla Casa Bianca questa fu ripresa con il massimo impegno grazie al dispiegamento di un maggior contingente di uomini della CIA nelle zone interessate e all'estensione delle ricerche dalle campagne alle aree urbane.

Fu solo nel 2010 che la ricerca di Osama bin Laden vide una signficativa accelerazione quando Abu Ahmad al-Kuwaiti, un corriere di Al Qaeda che veniva seguito dalla CIA già da qualche tempo, si dotò di un nuovo telefono cellulare che a sua insaputa consentì alla CIA e all'intelligence Pakistana di "geolocalizzarlo" e virtualmente pedinarlo. Così la CIA potè osservare che al-Kuwaiti si recava spesso in in luogo "che aveva le fattezze di una fortezza" ("a place that looks like a fortress", nell'originale) nelle vicinanze di Abbottabad.

Dopo lunghi mesi di osservazione di quanto avveniva dentro la fortezza, la CIA giunse alla fine di gennaio del 2011 a una certezza ragionevole che nel compound abitasse proprio Osama bin Laden. Il Presidente Obama chiese quindi che gli fossero presentate diverse opzioni su come condurre l'attacco e gliene furono proposte tre: un bombardamento con dei bombardieri B-2, un raid dei Navy SEALs e una soluzione da valutare in accordo con il governo pakistano. Il coinvolgimento del governo locale fu prontamente scartato per via di eventuali difficoltà nel raggiungere un accordo sulle modalità e tra la prima e la seconda opzione fu scelta quest'ultima per ridurre al minimo il numero dei morti non necessari e per avere la certezza del decesso di Osama, il quale avrebbe potuto sopravvivere a un bombardamento senza alcuna possibilità di verifica.

Al momento dell'esecuzione della missione ad Abbottabad questa non si svolse pefettamente secondo quanto programmato, ma dopo che il primo elicottero si schiantò al suolo nelle vicinanze del compound il pilota del secondo decise di abbandonare il "Piano A", che prevedeva di atterrare sul tetto dell'edificio e di entrarvi dall'alto, in favore del "Piano B", che prevedeva invece di atterrare sul prato e di entrare nell'edificio dal basso.

Dopo che la missione si concluse con successo il corpo di Osama fu riconosciuto ufficialmente grazie a un esame del DNA e a quel punto si pose il problema della sepoltura. La Sicurezza Nazionale degli USA chiese la consulenza di alcuni esperti di religione islamica, che spiegarono come il corpo avrebbe dovuto essere sepolto entro 24 ore dopo essere stato opportunamente lavato e dopo che un musulmano avesse recitato delle specifiche preghiere su di esso. La sepoltura in mare era concessa in alcuni casi, per esempio per i morti in nave, e fu scelta questa strada per evitare di dover creare una tomba che potesse essere eletta a santuario dai seguaci di Osama. La stessa soluzione era stata scelta due anni prima per un altro terrorista di Al Qaeda: Saleh Ali Saleh Nabhan.

Bergen chiude il libro con una riflessione su quanto sia stata fallimentare la politica di Osama che scelse di colpire gli USA al cuore allo scopo di ridurne l'influenza nel medio oriente e di rafforzare la propria organizzazione terroristica. Ottenne proprio il risultato opposto: Al Qaeda uscì nettamente ridimensionata e decapitata dalla guerre che seguirono l'11/9 e l'influenza degli USA negli stati islamici dell'Asia è da allora cresciuta enormemente.

Anche noi di Undicisettembre aggiungiamo una nostra riflessione personale. Mentre i complottisti si inventano investigatori con improbabili confronti tra foto sgranate e video di Youtube che nessuno sa quanti cambi di formato e ridimensionamenti abbiano subito, i giornalisti seri come Peter Bergen indagano intervistando i protagonisti di questa storia. E la sua ricostruzione spazza via ogni bizzarra teoria complottista.

4 commenti:

Giuliano47 ha detto...

La CIA ha seguito le tracce di un cellulare? Allora cade la possibilita' del tradimento di qualcuno per ottenere la notevole taglia messa a disposizione dal governo americano.

Unknown ha detto...

Grazie per la segnalazione di questo libro; ne ho appena acquistato l'ebook e nei prossimi giorni lo leggerò sicuramente con avidità :)

Se conosciete altro materiale di eguale serietà, segnalatelo.

omar ha detto...

Il libro è stato tradotto in italiano o è presente solo in inglese?

Leonardo Salvaggio ha detto...

Omar,

non è stato tradotto in italiano, ma è disponibile in queste lingue:

Portoghese:
http://tinyurl.com/nvtgfmk

Olandese:
http://tinyurl.com/o2vxch6

Francese:
http://tinyurl.com/ovnkoao

Tedesco:
http://tinyurl.com/pdlzzp4

Spero sia d'aiuto.