di Hammer
Ero arrivato a New York la sera prima e avevo incontrato per cena uno dei soccorritori che ho intervistato in questi anni. A cena con noi c'era anche un suo amico e collega che lavora come ospite esterno presso gli uffici della FEMA al World Trade Center. Gli ho chiesto se poteva farmi entrare nella torre, mi ha risposto positivamente, ma avrebbe dovuto comunicare la mia presenza all'agenzia che si occupa della sicurezza al WTC il giorno prima, cioè in quello stesso momento. Lo ha fatto e ha ottenuto l'approvazione in pochi minuti, così la mattina del 27 ottobre, molto presto, ho potuto entrare nel nuovo One World Trade Center.
Siamo passati attraverso l'imponente struttura chiamata Oculus, disegnata dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava, che, da quanto mi hanno raccontato, ogni 11/9 alle 8:46 (orario dello schianto del volo American Airlines 11) si oscura completamente senza lasciare entrare la luce solare. Attraverso Oculus si accede al centro commerciale sotterraneo che si sviluppa per due piani interrati e da cui si arriva alla lobby del One World Trade Center, dove le guardie mi hanno chiesto il passaporto (la carta d'identità non è stata sufficiente) per ricevere il badge che mi autorizzava ai soli piani 52 e 64, dove si trovano gli uffici della FEMA. Sono passato attraverso il metal detector e poi finalmente sono arrivato all'ascensore.
La vista dalle finestre della torre è strabiliante: si vede la città con i suoi simboli più riconoscibili come l'Empire State Building e il Chrysler Building, si vedono il fiume Hudson e il World Financial Center, si vede lo stato del New Jersey e da lassù la Statua della Libertà sembra piccola come un giocattolo.
Non ero mai stato nelle Torri Gemelle (le ho solo viste dal battello), ma dalle foto mi sembra che gli uffici non fossero così luminosi come quelli dell'attuale prodigioso edificio a base quadrata, che diventa un ottagono salendo, per poi tornare ad essere un quadrato in cima ruotato di 45 gradi rispetto a quello di base.
Terminata la visita sono ridisceso nella Plaza, che rispetto alla mia ultima visita di tre anni fa è molto migliorata. I due cantieri che stanno costruendo gli edifici 2 e 5 non impediscono alla piazza di essere un luogo pieno di attività, dove la gente passeggia, si incontra o si siede a riposare.
Poco dopo ho incontrato un sopravvissuto che intervistai qualche anno fa e che è anche una guida al 9/11 Memorial Museum ma che quella mattina era in visita privata e quindi ha potuto fare a me da guida personale. Prima di entrare al museo mi ha spiegato che le due fontane che occupano il posto delle Torri Gemelle sono leggermente più piccole dei compianti edifici e che il perimetro delle torri è oggi occupato dagli alberi che circondano le fontane stesse.
La struttura esterna delle fontane su cui sono incisi i nomi delle vittime è riscaldata in modo che non geli d'inverno e che non venga coperta dalla neve. Nei nomi delle persone vengono infilati quotidianamente dei fiori bianchi nei giorni dei loro compleanni, con una media di otto al giorno. Nella Plaza è piantato anche l'unico albero sopravvissuto all'11/9, i cui semi verranno ripiantati in modo che non muoia mai.
Dopo il giro nella Plaza siamo scesi nel museo, che rispetto a tre anni fa è stato completato con alcuni reperti che all'epoca mancavano, come l'unico pannello di vetro intatto recuperato da Ground Zero (immagine a destra), un mattone del compound di Abbottabad dove si nascondeva Osama bin Laden e la casacca indossata da uno dei Navy SEALs che condussero la missione che uccise il terrorista saudita.
Il memoriale offre un toccante e tuttora doloroso ricordo di quell'incredibile tragedia, ma anche dell'eroismo dei soccorritori e della lotta e della speranza per la rinascita e la ricostruzione. Il museo tratta anche in dettaglio la storia di al Qaeda e di come gli inquirenti abbiano identificato i responsabili dell'attacco.
Tra i vari reperti conservati al museo si trova anche una rampa di scale di una delle Torri Gemelle (immagine sotto), che già alla vista appare da subito molto stretta; si può chiaramente intuire quale fatica abbiano sopportato i pompieri nel salire carichi del loro equipaggiamento mentre la folla scendeva in cerca di salvezza.
L'allargamento delle scale, mi ha spiegato la mia guida personale, è solo una delle tante migliorie di sicurezza introdotte nelle nuove strutture; tra queste vi è anche il fatto che i primi 19 piani alla base della torre sono di cemento e non abitabili (nelle Torri Gemelle erano solo 5) per resistere a nuove eventuali esplosioni nei piani bassi.
Dopo essere uscito dal museo e prima di allontanarmi dalla Plaza ho rivisto anche The Sphere, il monumento che era al centro del complesso prima dell'11/9 (di cui abbiamo raccontato la storia in passato), che solo due mesi fa è stata spostata da Battery Park (alla punta meridionale di Manhattan) a Liberty Park, che si trova proprio accanto al World Trade Center.
Sono tornato nella Plaza nel tardo pomeriggio per incontrare un altro soccorritore con cui avevo appuntamento per cena. Anche lui è una guida al museo e mi ha raccontato altri dettagli, come il fatto che le sorgenti d'acqua che formano le fontane sono nello stesso numero delle vittime delle torri e che le fontane non hanno angoli di novanta gradi (ai vertici del quadrato ci sono lati più corti) in modo che ci si possa avvicinare anche in carrozzina. In ultimo mi ha fatto vedere la copertina dei manuali dei corsi antiterrorismo che i pompieri devono frequentare: prima dell'11/9 vi era l'immagine del WTC con un mirino puntato, dopo solo uno sfondo bianco.
Fortunatamente ancora una volta ho notato che i complottisti sono spariti. Non ci sono al World Trade Center né in nessuna altra zona della metropoli. Anche i banchetti di venditori ambulanti che nelle zone periferiche dei five boroughs vendono le cose più strane del mondo, tra cui DVD su ogni teoria del complotto immaginabile, non hanno quelli sull'11/9. Nemmeno chiedendoli, non li vendono proprio.
Al mio terzo viaggio a New York dopo l'11/9 posso constatare che la prima volta, nel 2008, regnava ancora il dolore, la seconda volta si respirava la speranza e la voglia di rinascere, mentre oggi la vita è tornata a colmare questa città, che è tra le più importanti al mondo.
Ero arrivato a New York la sera prima e avevo incontrato per cena uno dei soccorritori che ho intervistato in questi anni. A cena con noi c'era anche un suo amico e collega che lavora come ospite esterno presso gli uffici della FEMA al World Trade Center. Gli ho chiesto se poteva farmi entrare nella torre, mi ha risposto positivamente, ma avrebbe dovuto comunicare la mia presenza all'agenzia che si occupa della sicurezza al WTC il giorno prima, cioè in quello stesso momento. Lo ha fatto e ha ottenuto l'approvazione in pochi minuti, così la mattina del 27 ottobre, molto presto, ho potuto entrare nel nuovo One World Trade Center.
Siamo passati attraverso l'imponente struttura chiamata Oculus, disegnata dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava, che, da quanto mi hanno raccontato, ogni 11/9 alle 8:46 (orario dello schianto del volo American Airlines 11) si oscura completamente senza lasciare entrare la luce solare. Attraverso Oculus si accede al centro commerciale sotterraneo che si sviluppa per due piani interrati e da cui si arriva alla lobby del One World Trade Center, dove le guardie mi hanno chiesto il passaporto (la carta d'identità non è stata sufficiente) per ricevere il badge che mi autorizzava ai soli piani 52 e 64, dove si trovano gli uffici della FEMA. Sono passato attraverso il metal detector e poi finalmente sono arrivato all'ascensore.
La vista dalle finestre della torre è strabiliante: si vede la città con i suoi simboli più riconoscibili come l'Empire State Building e il Chrysler Building, si vedono il fiume Hudson e il World Financial Center, si vede lo stato del New Jersey e da lassù la Statua della Libertà sembra piccola come un giocattolo.
Non ero mai stato nelle Torri Gemelle (le ho solo viste dal battello), ma dalle foto mi sembra che gli uffici non fossero così luminosi come quelli dell'attuale prodigioso edificio a base quadrata, che diventa un ottagono salendo, per poi tornare ad essere un quadrato in cima ruotato di 45 gradi rispetto a quello di base.
Terminata la visita sono ridisceso nella Plaza, che rispetto alla mia ultima visita di tre anni fa è molto migliorata. I due cantieri che stanno costruendo gli edifici 2 e 5 non impediscono alla piazza di essere un luogo pieno di attività, dove la gente passeggia, si incontra o si siede a riposare.
Poco dopo ho incontrato un sopravvissuto che intervistai qualche anno fa e che è anche una guida al 9/11 Memorial Museum ma che quella mattina era in visita privata e quindi ha potuto fare a me da guida personale. Prima di entrare al museo mi ha spiegato che le due fontane che occupano il posto delle Torri Gemelle sono leggermente più piccole dei compianti edifici e che il perimetro delle torri è oggi occupato dagli alberi che circondano le fontane stesse.
La struttura esterna delle fontane su cui sono incisi i nomi delle vittime è riscaldata in modo che non geli d'inverno e che non venga coperta dalla neve. Nei nomi delle persone vengono infilati quotidianamente dei fiori bianchi nei giorni dei loro compleanni, con una media di otto al giorno. Nella Plaza è piantato anche l'unico albero sopravvissuto all'11/9, i cui semi verranno ripiantati in modo che non muoia mai.
Dopo il giro nella Plaza siamo scesi nel museo, che rispetto a tre anni fa è stato completato con alcuni reperti che all'epoca mancavano, come l'unico pannello di vetro intatto recuperato da Ground Zero (immagine a destra), un mattone del compound di Abbottabad dove si nascondeva Osama bin Laden e la casacca indossata da uno dei Navy SEALs che condussero la missione che uccise il terrorista saudita.
Il memoriale offre un toccante e tuttora doloroso ricordo di quell'incredibile tragedia, ma anche dell'eroismo dei soccorritori e della lotta e della speranza per la rinascita e la ricostruzione. Il museo tratta anche in dettaglio la storia di al Qaeda e di come gli inquirenti abbiano identificato i responsabili dell'attacco.
Tra i vari reperti conservati al museo si trova anche una rampa di scale di una delle Torri Gemelle (immagine sotto), che già alla vista appare da subito molto stretta; si può chiaramente intuire quale fatica abbiano sopportato i pompieri nel salire carichi del loro equipaggiamento mentre la folla scendeva in cerca di salvezza.
L'allargamento delle scale, mi ha spiegato la mia guida personale, è solo una delle tante migliorie di sicurezza introdotte nelle nuove strutture; tra queste vi è anche il fatto che i primi 19 piani alla base della torre sono di cemento e non abitabili (nelle Torri Gemelle erano solo 5) per resistere a nuove eventuali esplosioni nei piani bassi.
Dopo essere uscito dal museo e prima di allontanarmi dalla Plaza ho rivisto anche The Sphere, il monumento che era al centro del complesso prima dell'11/9 (di cui abbiamo raccontato la storia in passato), che solo due mesi fa è stata spostata da Battery Park (alla punta meridionale di Manhattan) a Liberty Park, che si trova proprio accanto al World Trade Center.
Sono tornato nella Plaza nel tardo pomeriggio per incontrare un altro soccorritore con cui avevo appuntamento per cena. Anche lui è una guida al museo e mi ha raccontato altri dettagli, come il fatto che le sorgenti d'acqua che formano le fontane sono nello stesso numero delle vittime delle torri e che le fontane non hanno angoli di novanta gradi (ai vertici del quadrato ci sono lati più corti) in modo che ci si possa avvicinare anche in carrozzina. In ultimo mi ha fatto vedere la copertina dei manuali dei corsi antiterrorismo che i pompieri devono frequentare: prima dell'11/9 vi era l'immagine del WTC con un mirino puntato, dopo solo uno sfondo bianco.
Fortunatamente ancora una volta ho notato che i complottisti sono spariti. Non ci sono al World Trade Center né in nessuna altra zona della metropoli. Anche i banchetti di venditori ambulanti che nelle zone periferiche dei five boroughs vendono le cose più strane del mondo, tra cui DVD su ogni teoria del complotto immaginabile, non hanno quelli sull'11/9. Nemmeno chiedendoli, non li vendono proprio.
Al mio terzo viaggio a New York dopo l'11/9 posso constatare che la prima volta, nel 2008, regnava ancora il dolore, la seconda volta si respirava la speranza e la voglia di rinascere, mentre oggi la vita è tornata a colmare questa città, che è tra le più importanti al mondo.
2 commenti:
Ciao Hammer, grazie dell'articolo. Ti segnalo 3 refusi:
"ho potuto entrare" anziché "sono potuto entrare"
"autorizzata" anziché "autorizzava"
"sposata" anziché "spostata"
Grazie Fenice. Ho corretto due refusi su tre perché "Ho potuto entrare" é giusto. In quel caso si può usare l'ausiliare del verbo servile o quello del verbo retto.
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